In un recente lavoro il dr Leif Svalgaard ricostruiva la forza magnetica solare (Heliopheric Magnetic field strength=HMF) utilizzando l’IDV (Interdiurnal magnetic field) per supplire alla mancanza dei dati nei primi del 1900. In tal modo è riuscito a costruire un grafico della forza magnetica solare fino al 1835.
Usando i dati grezzi presenti nel lavoro del dr Svalgaard ( http://www.leif.org/research/IDV09.pdf) ho ricostruito il grafico e li ho confrontati con gli SSN (smoothed sunspot number) dal 1835 al 2009. Tratto da wattsupwiththat QUI
La forza magnetica dell’eliosfera dipende dal vento solare generato dalle macchie solari.
Interessante è il confronto far HMF e SSN durante il ciclo 20(1964-1976 circa). Durante il massimo del ciclo la forza magnetica dell’eliosfera è rimasta molto bassa rispetto ai cicli passati.
Quando l’eliosfera è molto debole magneticamente penetrano nel sistema solare una maggior quantità di raggi cosmici. Questi entrando in atmosfera provocano delle reazioni a piramide che producono anche le particelle responsabili della condensa del vapor acqueo (formazione di nubi). Di conseguenza più raggi cosmici penetrano in atmosfera maggiore sarà la copertura nuvolosa nella bassa troposfera (teroria di Svensmark articolo QUI). Con una maggiore copertura nuvolosa avremo un minor riscaldamento
I raggi cosmici possono essere presenti a diverse concentrazioni nella zona extra-sistema solare oppure essere prodotti dal sole. Per analizzare la concentrazione di raggi cosmici nei secoli passati viene utilizzata una misurazione indiretta. Viene misurata la concentrazione di un isotopo del Berilio (Berilio 10 Be 10) nelle carote di ghiaccio dei poli (più be10 = più raggi cosmici).
Nel lavoro del dr Svalgaard viene proposta una interessante comparazione proprio con il Berilio 10.
La freccia di grandi dimensioni segna l’inizio del monitor di neutroni con sistemi moderni. Si potrebbe ipotizzare che il valori estremamente bassi durante il 1883-1895 siano causati dall’esplosione vulcanica del Krakatoa. L’espulsione di aerosol di zolfo nella stratosfera avrebbero influenzato la deposizione di Be 10. (immagine estrapolata da Qui)
La concentrazione dell’isotopo del berilio non segue sempre l’andamento della curva della forza magnetica della eliosfera. Quindi anche la concentrazione dei raggi cosmici non dipende solo dalla forza magnetica dell’eliosfera ma anche dalla loro concentrazione presente in un dato punto dello spazio interstellare e dalla produzione da parte del sole. Da notare infatti che durante il ciclo 19 ,21,22,23 la concentrazione del Be 10 segue la curva della forza magnetica dell’eliosfera. L’eliosfera non lascia passare maggiori raggi cosmici ma è il sole maggiormente attivo che produce i raggi cosmici che arrivano sulla terra.
Inoltre vorrei fare una considerazione personale sui raggi cosmici che entrano in atmosfera (i raggi cosmici primari); la natura dei raggi cosmici è molto varia essi sono formati soppratutto da protoni ma anche da neutroni, elettroni, particelle alfa, neutrini, ecc (inoltre l’energia cinetica delle particelle dei raggi cosmici è distribuita su quattordici ordini di grandezza). Quindi essendo così varia la loro natura ritengo che non tutti i raggi cosmici producono il Be 10 e/o siano responsabili della produzione di particelle di condensazione delle nubi (teroria di Svensmark).
Bibliografia
IDV09 and Heliospheric Magnetic field 1835-2009
Leif Svalgaard1 and Edward W. Cliver2
Stanford University, HEPL, Cedar Hall, Via Ortega, Stanford, CA 94305-4085
Space Vehicles Directorate, Air Force Research Laboratory, Hanscom AFB, MA 01731-3010
Andrea B.