Analisi emissioni CO2

Quando si fanno analisi rispetto alle emissioni di CO2 di un singolo stato o nazione si entra in un discorso di Geopolitica.

I primi aspetti da valutare sono la storia, la crescita demografica, la presenza di materie prime, ecc… Il rischio è di impantanarsi in freddi dati e di non capire certi cambiamenti riscontrati nelle emissioni dell’anidride carbonica dovuti ad aspetti politici e storici del paese analizzato.

Un esempio del discorso che stavo facendo si può trarre da una analisi dello Zimbabwe precedentemente chiamato anche Rhodesia meridionale o Rhodesia (da Wikipedia).

Superficie Totale: 390.757 km² (lista dei paesi per area 59º)

Popolazione Totale (2003): 12.576.742 ab. (lista degli stati per popolazione 66º)

Densità: 32 ab./km² Lingua ufficiale Inglese,

Storia:

Iniziali forme di colonialismo iniziarono nel XV e XVI secolo ad opera di spagnoli e portoghesi ma la vera colonizzazione avvenne ad opera degli inglesi nel XIX ad opera di Cecil Rhodes.

Nel 1888 Rhodes stipulò un accordo col re dei matabele Lobenguela, assicurandosi lo sfruttamento delle risorse minerarie del territori. Le regioni divennero note come Rhodesia Meridionale (attuale Zimbabwe) e Rhodesia Settentrionale (attuale Zambia). Queste terre divennero un dominio diretto di Rhodes e della sua compagnia, la British South Africa Company (BSAC), che fungeva da organo amministrativo. Rhodes morì nel 1902 e la gestione diretta del territorio da parte della BSAC si protrasse fino al 1923.

Nell’Ottobre 1923 la Rhodesia Meridionale, dopo il referendum dell’anno precedente, divenne una colonia del Regno Unito, sottoposta al controllo della Corona Inglese.

Nel 1953, nonostante l’opposizione di gran parte della popolazione bantu, le due Rhodesie furono incorporate col Nyassaland, l’attuale Malawi, nella Federazione della Rhodesia e del Nyassaland.

La Federazione, fu sciolta nel 1963, con la conseguente dichiarazione di indipendenza di Malawi e Zambia (nel grafico esiste una lacuna proprio dovuta alla creazione della federazione)

Nel 1965 il paese si proclamò indipendente dalla Gran Bretagna con il nome di Reppubblica di Rhodesia; l’ONU non riconobbe lo stato di indipendenza e applicò per la prima volta delle sanzioni economiche. La politica applicata nel paese era molto simile all’apparthaid del vicino Sud Africa una elite di bianchi dominava sui diverse etnie locali (partito ZANU=etnia shona e partito ZAPU=etnia ndebele).

Nel 1980 lo Zimbabwe assunse il nome odierno e la sua indipendenza fu riconosciuta a livello internazionale.Le prime elezioni del paese, stavolta a suffragio universale, elessero Capo del Governo Robert Mugabe.

La prima fase dell’era Mugabe (1980-1995)

Le attenzioni di Mugabe si rivolsero per tutti gli anni ’80 alle etnie nere rivali, in particolare gli ndebele. Tra ZANU e ZAPU nel 1983 scoppiò un terribile conflitto che fece migliaia di vittime. Nel 1988 si tornò alla pace con un accordo tra i due partiti, che si unirono nello ZANU-PF. In realtà Mugabe otteneva l’esclusione di tutti gli ndebele dai posti di governo, in modo da consolidare il dominio della sua etnia (shona) e, nell’ambito di questa, del suo clan personale. Nel 1987, scaduto il termine settennale, Robert Mugabe si autoproclamò presidente con poteri esecutivi, eliminando la carica di Primo Ministro. Riconfermato nel 1990 e nel 1996, Mugabe e il suo partito accentrarono sempre più i poteri dello stato, assumendo atteggiamenti vieppiù demagogici e repressivi verso qualunque oppositore.

La seconda fase dell’era Mugabe (1995- )

Il regime di Mugabe si è scagliato in particolare contro i bianchi e, più in generale, contro gli oppositori riuniti nella MDC (Movement for the Democratic Change). I bianchi sono stati questa volta colpiti dal punto di vista economico attraverso politiche di esproprio forzato dei latifondi.

Mugabe ha invero privato il paese della sua impalcatura economica, trascinandolo nella più totale rovina sociale ed economica, come dimostrano tutti i parametri economici a cominciare da una spaventosa inflazione e dalla penuria dei generi alimentari di prima necessità.

A complicare la situazione si ha inoltre l’estrema diffusione dell’AIDS, che ha determinato una drammatica discesa dell’aspettativa di vita (attualmente di 37 anni). Peraltro la diffusione dell’AIDS attraverso lo stupro è un’arma biologica che è stata sfruttata da Mugabe contro le etnie rivali, come ha testimoniato recentissimamente il rapporto all’ONU delle Associazioni Femminili dello Zimbabwe.

Nel 2008 Mugabe ha ottenuto un’ennesima riconferma al vertice del paese. Le elezioni sono state contrassegnate dai consueti tumulti e violenze generalizzate. Nel settembre 2008, dopo cinque mesi di trattativa, si è arrivati al seguente accordo: Mugabe resterà presidente del paese, mentre Morgan Tsvangirai, leader dell’MDC, diventerà il nuovo primo ministro. Al primo spetterà la guida delle forze armate, al secondo risponderanno le forze di polizia. Mugabe inoltre sarà a capo di un gabinetto, con funzioni consultive, composto da 31 rappresentanti, 15 del suo partito, lo Zanu-PF, e 16 dell’opposizione, l’MDC. Vice premier, il 42enne Arthur Mutambara, riferimento dell’ala scissionista dell’MDC, più vicina allo Zanu-PF di Mugabe. Tuttavia, l’accordo è rimasto finora sulla carta e non è sicuro che venga effettivamente attuato, visti i dissensi riconstrati fra le due parti riguardo all’interpretazione di alcune sue clausole.

Mugabe ad oggi è apertamente appoggiato dalla Cina che cerca in Zimbabwe materie prime per lo sviluppo.

Se si studiano i cambi di regime l’entrata e l’uscita dal colonialismo britannico e soprattutto l’ultimo regime dittatoriale impostosi sul paese si può capire come si è andato a formare i grafici.

In particolare quando il regime di Mugabe distrugge l’economia del paese si ha una netta riduzione della produzione di CO2.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

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Speriamo che qualcuno pur di ridurre la produzione di anidride carbonica non arrivi a distruggere l’economia dei nostri paesi per imitare lo Zimbabwe.

Andrea B

All data from the Carbon Dioxide Information Analysis Center at the Oak Ridge National Laboratory. Data excludes emissions from land use and agriculture (including deforestation).

CITATION: Tom Boden, Gregg Marland, Robert J. Andres. Global CO2 Emissions from Fossil-Fuel Burning, Cement Manufacture, and Gas Flaring: 1751-2006. Carbon Dioxide Information Analysis Center, Oak Ridge National Laboratory; Oak Ridge, Tennessee. April 29, 2009. doi 10.3334/CDIAC/00001

11 pensieri su “Analisi emissioni CO2

  1. Be, una cosa e’ ridurre le emissioni perche’ non si ha piu’ niente da emettere a parte le pire funebri, una cosa e’ ridurle mantenendo uno standard energetico decoroso.
    E’ chiaro che si dovranno ridurre di parecchio i consumi e modificare molto le abitudini (non tanto per la CO2…- ..n’tu culo la C02… – quanto per la finitezza delle risorse in uso oggi) .
    Quello su cui ci sara’ da lottare e’ che la riduzione dei consumi avvenga per TUTTI …. (ricchi e poveri, intesi sia come individui che come paesi)….
    Ciao
    Luca

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  2. Questa é vera informazione! Complimenti Andrea.
    Tutti gli stati del mondo dovrebbero imitare lo Zimbabwe che ha ridotto le sue emissioni di CO2. Per un futuro pieno di……???

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  3. A parte tutto…
    mi viene da chiedere come siano state calcolate le emissioni…
    Probabilmente da indici tipo quanto petrolio e’ stato importato, quante foreste sono state bruciate etc…..

    Ma davvero e’ stato detto che lo Zimbabwe e’ da imitare???
    Ciao
    Luca

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  4. Boh…io non capisco bene come si fa a distinguere nettamente nella politica di questo Mugabe una prima fase e una seconda fase….e quell’impennata a salire allore da cosa fu causata se la prima fase fu caratterizzata da guerre civili?

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  5. io dico solo che anche oggi al tg ho ascoltato le solite bestialità pro-AGW, cn le solite immagini di ghiacci che si sciolgono, temp che saliranno di 2° nei prossimi 20 anni ed isole che spariranno…

    si salvi chi può!

    Simon

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  6. non per fare polemica, ma credo che questo articolo si poteva anche evitare di pubblicare.
    per simon: ho quasi finito l’articolo sull’orso russo.
    finito scriverò quello sulle basi statistiche del clima.

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  7. l’impennata del primo periodo è probabilmente dovuto alla fine delle restrizioni economiche che l’ONU aveva esercitato dal 1965 al 1979-1980 per far cessare all’apparthaid dei bianchi sui neri.
    Nella prima fase ci fu un rafforzamento del regime e della propria etnia
    nella seconda fase si ebbero le espropriazioni e la distruzione economica.

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  8. Perché? Penso che sia giusto sapere che se seguiamo la politica del GW e dei talebani della climatologia con riduzione della CO2 (gas NON inquinante) il futuro dell´umanitá é proprio una merd@@.

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  9. Ragazzi ghiacci polari in forte crescita 11,75 mln di kmq ieri,se raggiungiamo il soltizio invernale con 12 mln e” un risultato veramente buono sintomo di un”inversione di tendenza, il minimo comincia a produrre i primi effetti,e direi che tutto sommato con discreto anticipo rispetto alle mie previsioni.Siamo sulla buona strada.E probabile che l”effetto albedo siberiano e nord europeo abbia il suo influsso sull”espansione dei ghiacci,non dimentichiamoci che siamo in periodo di nino moderato/forte e quindi tutto cio mi da ancora piu soddisfazione.

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  10. è ancora presto bisogna aspettare il valore di marzo un po come per l’ITCZ i valori importanti sono quelli di mezza stagione. 🙂
    per i ghiacci artici Settembre e Marzo

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