Lo scetticismo sui GCM – parte II

Ho esposto nella prima parte alcuni problemi di ordine, per così dire, epistemologico che affliggono i modelli GCM. Essi si traducono sostanzialmente in dubbi circa:

– la correttezza dei parametri usati (problema del tuning dei parametri)

– la completezza dei fenomeni fisici/atmosferici considerati

Tuning dei parametri

E’ evidente che il parametro più importante è la sensibilità del clima rispetto all’aumento di concentrazione della Co2 (climate sensitivity), cioè il parametro che stabilisce di quanto aumentano le temperature se se la concentrazione della Co2 nell’atmosfera dovesse raddoppiare. Questo parametro, cruciale per tutta la teoria dell’AGW, è stato stimato in molti modi, a partire dai dati paleo climatici, ma i risultati sono molto differenti. A seconda degli studi, abbiamo valori che vanno da 0.01° a 7° o poco più. L’IPCC fornisce per questo parametro un range di valori probabile che va da 2° a 4.5°. Al di là delle questioni ideologiche, io credo che una delle maggiori difficoltà nello stabilire il valore corretto sia connaturata nel meccanismo stesso con cui la teoria AGW prova a descrivere il fenomeno: l’aumento delle T globali provoca un aumento della concentrazione della Co2 e viceversa. A questo punto, per quanto si provi a stabilire un’elevata correlazione tra T globali e concentrazione di Co2, diventa difficile stabilire fino a che punto è la temperatura che induce l’aumento di Co2, e fino a che punto la Co2 induce l’aumento delle T globali. Ricordo che è dai dati paleoclimatici emerge che prima aumenta la temperatura del pianeta e poi la concentrazione di Co2.

Completezza dei fenomeni

Ovviamente, i fenomeni non considerati potrebbero essere innanzi tutto quelli di origine solare. Da parte mia tendo a sottolineare l’importanza dell’indice geomagnetico Ap. A tal proposito, Nicola Scafetta, noto scienziato piuttosto critico in merito alla teoria AGW, ha proposto un’ipotesi di modello che tenga in considerazione gli effetti della variabilità dei parametri solari.

I due temi, in realtà si potrebbero fondere per generare un’unica domanda (magari un po’ lunga…), del tipo:

“Chi ci assicura che il valore assunto nel modello dalla climate sensitivity non sia più elevato del valore reale perché in tal modo si riesce a mascherare l’assenza di un fenomeno fisico-atmosferico non implementato dal modello?”

Per evitare malintesi, preciso che il quesito non è rivolto alla buona fede del ricercatore, ma alle modalità di costruzione del modello.

Dopo aver descritto problemi intrinseci alla definizione di un GCM, vorrei completare il discorso affrontando problemi più specificatamente tecnici, relativi allo stato dell’arte di questo tipo di strumenti.

Mancanza di feedback da parte degli RCM

Gli RCM, Regional Climate Model, sono quei modelli che vengono impiegati per previsioni meteorologiche a breve su scale regionale. In genere, contengono ancora più “fisica” di quanto sia implementata nei GCM. In alcuni casi, la simulazione globale prevede di includere gli RCM, ma solo per verificare gli effetti su una determinata zona dell’output prodotto dalla simulazione del GCM. Tuttavia, da quanto mi risulta, non viene simulato, per problemi di complessità computazionale, il feed-back inverso. Cioè, nella simulazione non si tiene conto di come i cambiamenti a livello regionale possano influenzare il clima. Con questo non voglio dire che le variazione climatiche siano sovrastimate dai modelli. Potrebbero essere anche sottostimate. Semplicemente le simulazioni prodotte, per come sono state costruite, non tengono conto di una serie di controreazioni del sistema.

Provo a spiegarmi con un esempio che, per sgombrare il campo da equivoci, va nel senso di una sottostima. L’esempio è a scopo puramente esplicativo, non tratto dalla realtà.

Immaginiamo che il GCM preveda un aumento di temperatura tale per cui l’RCM relativo alla penisola antartica ne preveda il completo scioglimento dei ghiacci relativi. Tale situazione diminuirebbe l’albedo che a sua volta ha influenza sul clima. Ecco, questo tipo di situazione non è implementata.

Limitatezza del numero delle variabili prognostiche oggetto di evoluzione.

Da quanto ho avuto modo di apprendere, i GCM, sempre per problemi di complessità computazionale, in genere prevedono l’evoluzione di un numero limitato di variabili climatiche, diciamo all’incirca quattro o cinque (temperatura, umidità, velocità del vento, ecc.). A mio parere, questa è una diviene una restrizione grave soprattutto nel momento in cui ci si ponga l’obiettivo di una previsione a lungo termine. In pratica, mi sembra difficile prevedere come sarà il clima nella seconda metà del secolo se non riesco ad ottenere una rappresentazione globale di come si evolve il pianeta, dal punto di vista climatico, nella varie decadi.

In conclusione, benché i modelli GCM abbiano raggiunto un notevole grado di complessità, credo che sia ragionevole nutrire dei dubbi sull’affidabilità dei risultati prodotti, specie quelli a lungo termine.

Agrimensore g

18 pensieri su “Lo scetticismo sui GCM – parte II

  1. Bell’articolo.
    Concordo. Tra l’altro, per esperienza so che, quando la situazione è complessa con la simulazione è possibile far venire “quello che si vuole” …

    Ciao
    Luca

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  2. Ottima seconda parte Agrimensore, che nn fa altro che testimoniare la prima:la grande difficoltra che hanno i GCM a predire il futuro del pianeta….

    Ci lamentiamo che reading o gfs sbagliano previsioni a 3-4 giorni, o che i modeli stagionali nn ne beccano una anche per i mese successivo a quando sn usciti (guardasi questo febbraio)…

    e tutto il credo agw è basto su questi modelli pieni di parametri ed equazioni che tralasciano in modo quasi completo ogni tipo di variabile solare!

    Chi vuol continuare a crederci faccia pure…

    simon

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  3. eheh, purtroppo è così.
    io per esempio a partire dagli stessi dati facendo un’elaborazione diversa e usando una scala diversa potrei farti apparire un fenomeno anzichè un’altro.

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  4. Se si cambiasse il parametro CO2 con un altro si otterrebbe lo stesso risulato. Mettendo l´aumento della popolazione, o l´intensitá della coltura della vite, o l´aumento del numero dei vitelli negli allevamenti, o l´aumento del numero delle puttane per strada, si otterrebbe il risultato che la temperatura globale aumenta.

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  5. Faccio un”ipotesi:e se alla NASA/NOAA fossero al corrente di un evedinte GC e continuassero a nascondere la verita per non creare allarme sociale?Insomma io dubito che loro non conoscano la verita.QUELLA VERA.Per me sono aggiornatissimi e informatissimi.

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  6. bel post
    ottima analisi agrimensore ai mostrato tutta una serie di problemi che i modelli presentano.

    Mi viene da pensare a certe affermazioni di Al gore sull’artico libero completamente dai ghiacci in estate entro il 2011 oppure l’ultimo rapporto dell’IPCC sullo scioglimento dei ghiacci dell’Himalaya entro 2035, la deforestazione dell’Amazzonia ecc…..

    Tutti modelli e studi farlocchi a volte dichiarazioni sensazionali per avere un finanziamento.

    sono d’accordo con Nitopi e Nintendo
    Partendo dai dati grezzi in statistica è possibile cavarci tutto quello che vuoi

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  7. Ma di che allarme sociale sociale hanno paura? Ogni anno ci sbattono sui giornali almeno un paio di catastrofi imminenti (caldo torrido, gelo polare, epidemie aviarie suine bovine ed equine, inquinamento tossico nella Pianura Padana). Oramai non ci crede più nessuno. Se domani il Corriere intitolasse “il Sole si sta spegnendo” se ne parlerebbe davanti alle macchinette del caffè negli uffici, qualcuno sarà d’accordo qualcuno sarà contrario e ognuno sarà esperto del problema. Qualcuno darà la colpa a Berlusconi e qualcuno darà la colpa “all’uomo” e qualcuno darà la colpa alla CO2. Vespa ci farebbe una puntata di Porta a Porta e dopo due giorni si riprenderebbe a parlare di altro. Oramai il livello di allarme è stato così sfruttato al rialzo che un allarme vero non sarebbe più percepito come tale.

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  8. C”e qualcosa di molto grosso dietro queste manipolazioni(a livello speculativo economico-finanziario)Non capisco cosa pero.Forse un approvvigionamento a prezzi bassi di materie prime,per poi venderle sul mercato in futuro quando potrebbero scarseggiare.Non possono esserci dietro solo i soliti dell”AGW.Troppo poco per una falsificazione cosi potenti.

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  9. Il fatto che il clima si stava scaldando provocava paura, la paura fa vendere libri, film, documentari, inoltre la politica si muove in progetti naturalmente costosi ecc..

    Insomma, la paura arricchisce chi la crea…

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  10. Quando c’è un crimine i moventi sono sempre: donne, denaro, potere.
    Nel caso del GW si deve “seguire” il profumo del denaro.
    Solo per fare un esempio, il fondo pensioni della BBC ha investito 8 miliardi di euro in societá tutte legate al riscldamento globale. Questo spiega perché i funzionari e giornalisti della BBC sono stati “gentilmente” spinti dai loro direttori ad avvalorare in ogni occasione le tesi del GW. Perché se il GW risultasse una “balla” i dipendenti della BBC perderebbero una montagna di soldi per le loro pensioni.

    http://www.dailyexpress.co.uk/posts/view/156703
    http://eureferendum.blogspot.com/2010/02/in-money.html

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  11. I miei complimenti ad Agrimensore per l’ottimo articolo!

    Quoto in pieno Silvano; ottima osservazione.
    Quello che non aiuta affatto è il livello di (dis)informazione che i media propinano alla gente “comune”: sensazionalismo a tutti i costi, tutto e l’esatto contrario…. ; la gente viene stordita e perde il senso della misura, la propria capacità di analisi, in buona sostanza è un lavaggio del cervello!

    Bruno

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  12. Per fare solo un piccolissimo esempio degli affari che si fanno con il riscaldamento globale basti pensare che in nome del risparmio energetico in Europa trecento milioni di persone hanno buttato via le vecchie lampadine per sostituirle con quelle molto più costose a basso consumo. E nessuno ha detto che contengono mercurio. Pensa a quanti soldi si possono fare in altri campi, più remunerativi…
    Se al posto del riscaldamento globale parte un tam-tam sul raffreddamento, il giocattolo si rompe e gli affari non si fanno più: bisogna sostituirli con altri, che al momento non ci sono.

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