Archivi giornalieri: 4 Marzo 2010

Conferenza Allumiere 2010 con i Prof. Scafetta e Mazzarella tra i Relatori: Giove e Saturno, i burattinai del Sole…

Premessa la personale e sincera ammirazione che nutro per i tre scienziati intervenuti alla conferenza, vorrei riferirvi le impressioni ricevute durante la conferenza esaminando i tre interventi con lo stesso spirito con cui si parla al bar di un film o di una partita. E’ ovvio che il mio punto di vista è di molto ristretto rispetto a quello di un ricercatore climatologo, tuttavia penso di poter ugualmente commentare gli interventi dei relatori, così come, pur non avendo mai recitato in un set, e pur giocando a calcetto malissimo, non rinuncio a dare giudizi su film o partite di calcio.

Anche altri interventi sono stati interessanti, a cominciare da quelli del moderatore Ten.Col. Guidi, ma, per brevità, preferisco focalizzarmi sui tre relatori.

Prof. Adriano Mazzarella, direttore dell’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli

Il primo intervento è stato quello di Mazzarella, che ha esposto le correlazioni che ha trovato tra attività solare, lunghezza del giorno (LOD, length of day) e temperatura, ove come temperatura ha privilegiato quella degli oceani, secondo me correttamente, in quanto, come ha ricordato, l’oceano funziona bene da filtro passa-basso, cioè attenua la variabilità inter-annuale (rumore ad alta frequenza) delle temperature, fornendo così un trend già definito. Mazzarella ha definito il suo approccio olistico per differenziarlo da quello dei modelli, che tendono a indagare a partire dal singolo fenomeno e dal singolo elemento di globo terracqueo.

Le correlazioni illustrate da Mazzarella sono state molto convincenti, talora impressionanti, tuttavia va ricordato che, come si suol dire, “correlation is not causation”. A tal proposito, ricordo una nota regola di tipo metodologico. Se si trova una correlazione tra due grandezze A e B, può essere che:

1- A è causa di B

2- B è causa di C

3- esiste una terza grandezza C che è causa di A, B

4- è una combinazione delle tre precedenti possibilità (meccanismi di feedback)

5- è un caso

Ciò premesso, mi pare che quando Mazzarella ipotizza che variazioni di pochi millisecondi della LOD possano provocare cambiamenti climatici, faccia fatica a convincere l’uditorio. Direi che la correlazione da lui trovata circa la LOD (grandezza A) con le temperature (grandezza B) possa essere giustificata da altri tipi di causa effetto. Ad esempio, secondo un’ipotesi credo propria dello stesso Mazzarella, se l’attività solare (grandezza C), tramite la variazione solar wind (o l’attività geomagnetica), fosse la causa della variazione dei millisecondi sulla LOD , potremmo supporre che:

– l’attività solare modula la LOD

– l’attività solare modula la temperatura

– LOD e temperatura sono in correlazione

Credo che questa, a mio modestissimo parere, sia l’ipotesi più probabile, cioè siamo nel caso (3) dei punti summenzionati, ma ognuno potrà formarsi la propria idea.

Quella che ho trovato più interessante, fra le varie correlazioni esposte da Mazzarella, è stata quella che includeva le orbite di Giove e Saturno. La sottolineo, perché qualche ora più tardi è stata ripresa dallo stesso Scafetta.

Dr. Carlo Cacciamani, direttore del Servizio Idro Meteorologico dell’ARPA Emilia Romagna

Il secondo intervento è stato quello di Cacciamani che si è soffermato lo stato dell’arte dei modelli GCM (global circulation models).

Così come il relatore che lo ha preceduto, anche Cacciamani ha dimostrato, oltre all’indiscussa competenza, quel misto di passione e simpatia che è indispensabile per coinvolgere il pubblico. Tuttavia, la parte di relazione volta a suffragare la bontà dei modelli si è basata su delle argomentazioni che non condivido. In particolare, cito due punti sostenuti da Cacciamani:

1. I modelli funzionano in maniera non perfetta, ma già abbastanza accettabile, perché si sono sempre più evoluti fino a raggiungere un elevato grado di complessità, ed, in particolare, includono le principali equazioni della fisica dell’atmosfera.

Cacciamani ha anche illustrato le equazioni differenziali implementate sui modelli, forse nel tentativo di far comprendere quanto essi siano complicati. Premesso che basta essersi occupato un poco di fisica, ad esempio aver trattato le equazioni di Maxwell, per non impressionarsi più di tanto nel vedere operatori matematici quali rotore e divergenza, va detto che nessuno ha messo in dubbio la complessità dei modelli, nonché lo sforzo implementativo per farli funzionare sui calcolatori. Ma la complessità, da sola, non è una prova della correttezza. Al contrario, più un modello è complesso, più va verificato attentamente.

2. I modelli sono già attendibili per alcune zone di mondo, ad esempio il Mediterraneo, giacchè in tali zone i risultati di tutti i modelli convergono.

A me pare normale che i modelli tendano a convergere, dato che si basano all’incirca sulle stesse equazioni differenziali, le quali prevedono l’attività solare come costante, o quasi. In questo caso la convergenza dei modelli implica solo la sostanziale corrispondenza degli algoritmi adottati, non la loro correttezza.

Il problema che invece speravo Cacciamani affrontasse, è la questione cui ho provato ad accennare negli articoli su NIA

http://daltonsminima.wordpress.com/2010/02/19/lo-scetticismo-sui-gcm-parte-ii/

http://daltonsminima.wordpress.com/2010/02/18/lo-scetticismo-sui-gcm-parte-i/

e che sintetizzo in un’unica domanda:

“Chi ci assicura che i GCM non siano affetti da problemi di over-fitting, cioè, che non abbiano così tanti parametri che con un tuning opportuno non si riesca ad ottenere il fit delle curve (dei trend) indipendentemente dalla bontà del modello?”

Dr. Nicola Scafetta, ricercatore della Duke University.

Nel pomeriggio, Scafetta ha presentato la sua chiara e brillante relazione che dividerei in tre parti.

All’inizio ha messo in evidenza alcuni punti che vengono dati per scontati nella teoria AGW e che invece dovrebbero essere tema di approfondimento. Ad esempio, la climate sensitivity , cioè l’aumento della temperatura relativo ad un raddoppio di concentrazione di CO2, in laboratorio, è solo di un grado C. Vari studi, hanno fornito per il clima, includendo i feedback, valori da 0 a 9 gradi C, e l’IPCC ha assunto come statisticamente valido il range da 2,5 a 4 gradi C.

Poi, Scafetta ha ricordato la teoria dei Galactic Cosmic Rays (GCR) quali elementi che facilitano la formazioni di nubi basse, corredandola di grafici e correlazioni. Di seguito, per chi non la conosce, provo a descrivere la teoria che, come ho avuto già modo di scrivere, reputo molto promettente, sotto forma di catena causa/effetto:

più attività solare -> più campo magnetico del sistema solare in grado di deviare i raggi cosmici -> meno GCR sulla Terra -> meno nubi basse -> più temperature

Ovviamente, vale la stessa catena logica con segni invertiti.

Infine, Scafetta ha illustrato la sua teoria così come descritto anche nel relativo articolo di NIA (http://daltonsminima.wordpress.com/2009/10/26/).

In pratica, Scafetta ha messo in rilievo come esistono dei cicli nelle temperature che combaciano, quasi perfettamente, con i cicli orbitali dei maggiori pianeti del sistema solare. La metodologia di analisi statistica di Scafetta non cerca soltanto correlazioni su trend ricavati da grafici già smoothed, ma si basa sull’analisi spettrale. In pratica, un conto è correlare due grandezze rispetto a un trend, cioè una retta, un conto è far vedere in un arco di tempo che quando aumenta una, aumenta anche l’altra, e viceversa, verificando che i due andamenti abbiano la stessa frequenza. E’ stato davvero istruttivo vedere come Scafetta sia riuscito a scomporre un segnale (l’andamento della temperatura) nelle varie componenti, anche se aver enucleato anche l’aumento delle temperature a fronte di fenomeni intensi di El Nino può dar luogo a delle perplessità.

La conclusione dell’intervento è stata focalizzata sulla combinazione dell’orbita Giove-Saturno, della loro influenza sull’attività solare e sul ciclo di sessanta anni che ne deriva. Scafetta, se ho ben compreso, giustifica tale influenza con forze gravitazionali. Secondo me, sarebbe stato ancora più convincente se avesse accennato all’interazione magnetica tra i tre maggiori corpi del sistema solare.

Il ciclo di sessanta anni è importante perchè una scala di tempo umana. Inoltre, mentre i GCM riescono a cogliere i trend di lungo periodo parametrizzando opportunamento il modello, un ciclo di qualche decina di anni viene difficilmente simulato se non è compreso nel modello stesso. In particolare, Scafetta ha mostrato come col suo metodo, che include tale ciclo, si riesca a ricostruire il clima molto più a lungo nel passato, e molto meglio, di quanto riescano a fare i GCM. L’importanza di questo lavoro risiede nel fatto che ha messo in risalto come sia impossibile riuscire a costruire un modello predittivo sul clima trascurando la variabilità dell’attività solare. La successiva domanda di Cacciamani è stata in merito alla sostanziale incompletezza nella definizione fisica del fenomeno attraverso il quale i pianeti, soprattutto Giove/Saturno, possano influenzare il comportamento del Sole. Di conseguenza Cacciamani ha sottolineato l’impossibilità di considerarla in un modello GCM. Scafetta ha replicato che non è per questa carenza che si può pensare a definire un modello predittivo ignorando la questione. In sostanza, secondo Scafetta, postulare l’attività solare come una costante conduce inevitabilmente ad errori di previsione in merito al clima.

Alla fine, la mia impressione più forte è stata che, affrontando il problema da due prospettive diverse, quelle di Mazzarella e di Scafetta, si giunge ad ipotizzare Giove e Saturno come i maggiori burattinai che sollecitano il Sole a darsi da fare o a riposare, con conseguenze evidenti per quanto riguarda il clima terrestre.

E i GCM, prima o poi, dovranno affrontare il tema…

Agrimensore