Archivio mensile:Settembre 2010

AUMENTO DEI GAS SERRA E AEROSOL ANTROPICI: c) IL PROTOSSIDO DI AZOTO; IDROCARBURI ALOGENATI; OZONO

Altro gas serra é il protossido di azoto (N2O), che soprattutto é prodotto dai microbi del suolo nei processi di nitrificazione e denitrificazione naturali e agricoli, ma anche in minor misura, dalla bruciatura di combustibili fossili. Molecola per molecola, il suo effetto serra é 320 volte piú efficace della CO2 (Liao, 2004). Le emissioni attuali sono dell´ordine di circa 7 milioni di tonnellate annui.
Lo sviluppo agricolo e specialmente l´uso del nitrato di ammonio é la causa principale del suo aumento nell´ultimo secolo, da circa 0,2 ppm a circa 0,3 ppm. Il suo incremento dal 1750 al 2004 produce una forzante radiativa di circa 0,2 W/m2 (IPCC 2007). La sua vita media nell´atmosfera è molto lunga, circa 120 anni, e i cambi osservati nella sua concentrazione atmosferica sono lenti.

Gli idrocarburi alogenati son gas di origine antropica, e i piú noti sono i clorofluorocarburi o meglio conosciuti come CFC (CFC-11 e CFC-12).
Accusati di essere la principale causa di un possibile deterioramento dell´ozono atmosferico, sono nella troposfera dei gas ad effetto serra. Per essere di fabbricazione umana, la loro concentrazione era praticamente nulla prima del 1950. Sono stati utilizzati intensivamente nei sistemi di refrigerazione e come propellente degli aerosol e spray.
La forzante radiativa che avevano, nel 2004, era di circa 0,3 W/m2 (IPCC 2007). Grazie ai protocolli internazionali, la loro produzione si é ridotta drasticamente e la tendenza della loro concentrazone , sia in troposfera che nella stratosfera, dove sono distrutti dalle radiazione ultravioletta, é cambiata significativamente e comincia a declinare. (Engel 1998).
Senza dubbio, sono aumentati le concentrazioni dei gas che hanno sostituito il CFC negli apparecchi refrigeranti, specialmente sono aumentati gli idrofluorocarburi noti come HFC (HFC-23 specialmente) che anche producono un forzamento radiativo considerevole.
L´ozono (O3) é un importante gas atmosferico  ed é il precursore del radicale OH, che é il principale agente ossidante e pulitore di diversi contaminanti. Ma l´ozono é un potente gas serra perché assorbe la radiazione infrarossa di 9 μm, vicino alla lunghezza d´onda dello spettro di emissione di radiazione massimo della superfecie terrestre. Il suo forzante radiativo, molecola per molecola, é 1000 volte piú potente della CO2.
L´ozono troposferico ha il 10% dell´ozono totale (il 90% stá nella stratosfera) e alle latitudini medie dell´emisfero Nord, in estate arriva a 50/60 unitá Dobson, che rappresenta +/- il 15% della colonna totale di ozono sopra questa regione (Chandra 2004).
L´ozono é creato naturalmente per effetto dei raggi solari sulle molecole di ossigeno nella troposfera e nella stratosfera. L´ozono é anche continuamente distrutto naturalmente dall’ insolazione e anche dalle reazioni chimiche in presenza di diversi elementi come cloro, bromo, monossido di carbonio ecc..
La maggior parte dell´ozono troposferico di origine antropico si produce per ossidazione fotochimica (luce del sole) degli idrocarburi volatili (VOC) in presenza di ossidi di azoto NO e NO2. Questo ozono troposferico quindi non é emesso direttamente nell´atmosfera, ma si forma come prodotto secondario partendo da reazioni fotochimiche indotte dalla luce solare con i suoi precursori primari: ossidi di azoto e i composti organici volatili.
La concentrazione di ozono troposferico evolve in cicli, sia giornalieri che stagionali. La massima concentrazione si ha a metá pomeriggio, proprio come risposta alla maggior insolazione. E dovuto all´incremento della radiazione ultravioletta i livelli massimi si producono durante l´estate
dovuto ad un maggior uso di combustibili. In assenza di insolazione e di notte, gli ossidi di azoto realizzano la funzione opposta, la distruzione di ozono.
Nelle grandi cittá soleggiate la combinazione dei raggi solari e del traffico produce alte concentrazioni di ozono durante le ore diurne. Anche nelle regioni tropicali gli incendi della vegetazione della selva e della savana produce reazioni fotochimiche che creano ozono nell´atmosfera.
L´ozono non é omogeneamente ripartito geograficamente su tutto il pianeta perché dipende dalla maggiore o minore presenza di gas e aerosol precursori e dalla +/- insolazione latitudinale e dalla stagione dell´anno.

Aumento dell´ozono troposférico
Nell´ultimo secolo si é avuto un chiaro aumento dell´ozono nella troposfera. Secondo l´IPCC questo aumento é stato circa il 35% nel XX secolo nell´emisfero Nord, dovuto agli incendi della vegetazione e all´aumento delle emissioni dei gas emessi dai motori delle auto.
L´aumento si é verificato ma non é facile determinare il suo effetto serra e specialmente il suo forcing radiativo (Brunner, 1998; Brasseur, 1998).
Il forcing é molto maggiore nell´emisfero Nord e arriva al suo massimo nella fascia subtropicale tra i 20° e i 30° di latitudine Nord. (Roelofs 1997). Il forcing radiativo globale si stima sia tra 0,3 W/m2 e i 0,4, e supera i 0,5 W/m2 nel Mediterraneo e nel sudest dell´Asia.
(Stevenson, 1998).
Le analisi satellitari indicano recentemente che il diossido di azoto NO2 precursore dell´ozono troposferico, é diminuito considerevomente nelle regioni piú popolate e industriali dell´Europa e USA ma continua ad aumentare in Cina. (Ritcher 2005).

Diminuzione dell´ozono stratosferico
Il 90% dell´ozono si trova nella stratosfera. Se prendiamo come referenza il 1979, é possibile che l´aumento dell´ozono troposferico si sia fermato in alcune regioni per via di una diminuzione dell´ozono nella bassa stratosfera e dove si trova in maggiore proporzione della sua massa. Questo declino dell´ozono stratosferico ha prodotto una forzante negativa tra 0,1 e 0,2 W/m2 (IPCC 2007). Il segno negativo si deve al fatto che l´incremento della quantitá di energia solare diretta é minima perché la radiazione solare ultravioletta assorbita dall´ozono rappresenta solo una piccola percentuale di tutta l´energia ricevuta dal Sole, meno dello 0,04%. Questo piccolo incremento della energia solare che entra é minore dell´aumento della energia infrarossa che esce non trattenuta che risulta dalla diminuzione dell´ozono della bassa stratosfera. Pertanto l´effetto netto della diminuzione dell´ozono stratosferico é, in principio, quello di raffreddare la superficie della Terra.

Fig. Ozono globale (tra 65ºN e 65ºS) Evoluzione dello spessore medio tra il 1979 e 2000

Sul futuro dell´ozono stratosferico esistono molti interrogativi, dovuti al possibile raffreddamento della stratosfera a causa dell´incremento della CO2 (Dameris, 1998).La CO2 non solo é un efficente assorbente di radiazione infrarossa ma é anche un eccellente emissore di questo tipo di radiazione. A livelli tratosferici la emissione di radiazione infrarossa emessa dalla CO2 scappa in gran parte verso lo spazio esterno. Perció la CO2 attua lí raffreddando la stratosfera. Probabimente questo raffreddamento stratosferico causato dall´aumento della CO2 é per il proprio aumento dell´ozono troposferico (che cattura negli strati bassi la radiazione terrestre in uscita) contribuisce alla formazione di nuvole polari stratosferiche piú abbondanti. Per questo é possibile che la distruzione di ozono si produce in questi aumenti di nuvole, e che siano piú profondi i “buchi” stagionali che si formano alla alte latitudini.
Un altro dei motivi per cui potrebbe aumentare la frequenza delle nuvole polari stratosferiche, e la conseguente distruzione di ozono, é l´aumento del vapore d´acqua.
Il metano é la principale fonte di umiditá della stratosfera, e dove la sua ossidazione produce CO2 e acqua. Malgrado la scarsitá di misurazioni, vi sono indizi che il vapore acqueo nella stratosfera é andato aumentando in ragione di 1% annuale nelle ultime tre decadi (Oltmans, 2000).
Una maggiore concentrazione di acqua nella stratosfera facilita la formazione di nubi. Inoltra il vapore acqueo provoca, come la CO2, un effetto netto di raffreddamento nella bass stratosfera (Forster 1999), che anche contribuisce ad una maggiore frequenza delle nubi polari stratosferiche.
Senza dubbio, il raffredamento della stratosfera é possibile che faccia aumentare l´ozono stratosferico delle zone temperate e tropicali, perché lí si riduce la velocitá delle reazioni naturali di chimica omogenea (gas-gas) che distruggono l´ozono e che equilibrano il processo di formazione di ozono per azione del Sole sull´ossigeno. A questo fattore di diminuzione della distruzione naturale deve essere aggiunto la possibile diminuzione del cloro libero, distruttore di ozono, dovuto alla proibizione dei CFC dal 1987.
Infine non bisogna dimenticare che la chimica di distruzione eterogenea dell´ozono stratosferico é anche molto legata allo stato della stratosfera provocata da eruzioni e cataclismi (Deshler 1998), per questo l´incognita sullo sviluppo futuro é indecifrabile. Cosí il Pinatubo emise nell´atmosfera nel 1991 circa 5 Km/3 di materiale piroplastico e ceneri, e circa 17 milioni di tonnellate di SO2 (Kress 1997). Gran parte della massa di gas arrivó nella stratosfera, formando una cappa di aerosol solfatati che prograssivamente coprirono tutte le latitudini. Ci fu una perdita notevole nella concentrazione di ozono stratosferico, dovuto all´aumento delle reazioni di distruzione chimica di ozono dentro le nubi solfatate, registrandosi cosí una diminuzione di ozono di circa l´8% sopra l´Europa. Sembra interessante segnalare che questa importante variazione registrata nella chimica stratosferica dell´ozono indica la possibilitá che in passato si siano avute distruzioni anche piú massicce di ozono a cuasa delle eruzioni piú potenti. Intanto, per un cambio brusco nella concentrazione di ozono stratosferico
probabilmente occorerebbe un complesso cambio nella circolazione atmosferica, data la importanza dell´ozono nella distribuzione verticale dell´energia.

SAND-RIO

Correlazioni esistenti fra manifestazioni geologiche terrestri e dinamiche planetarie da Giugno ad Agosto 2010

Analisi grafica & cronologia eventi

Prima di procedere nell’esplorazione di questa vera e propria “cronologia” di avvenimenti sismico/vulcanici – astronomici degli ultimi tre mesi, un doveroso consiglio a tutti quegli utenti che per la prima volta si affacciano al blog di NIA, è quello di leggersi due importati articoli, che di seguito riporto. Articoli che gettano delle “fondamentali” basi scientifiche sulle correlazioni (geologico-planetarie) che sto cercando (attraverso un duro e complicato lavoro di archiviazione ) di portare a conoscenza al maggior numero di persone possibile. Il primo collegamento fa riferimento ad un mio precedente lavoro che analizza, come il seguente, la prima parte dell’anno (all’interno trovate cenno a numerosi studi scientifici).

http://daltonsminima.wordpress.com/2010/05/31/manifestazioni-solari-attivita-sismicovulcanica-terrestre-da-gennaio-a-maggio%C2%A02010/

Ricco di ulteriori e interessanti citazioni scientifiche è inoltre il seguente articoli redatto dal nostro Sand-rio:

http://daltonsminima.wordpress.com/2010/04/16/correlazione-tra-il-minimo-solare-e-violente-attivita-geofisiche/

Non dimenticatevi di leggere anche i commenti dove sono riportate interessanti citazioni e collegamenti a lavori scientifici che non fanno altro che avvalorare quanto emerge dai miei studi ed analisi ! Lasciatemi riportare poi questa doverosa premessa a carattere personale. Più volte in questi mesi ho riflettuto sul come impostare questa mia ricerca nel tentativo di dimostrare la stretta correlazione esistente fra le principali dinamiche astronomiche del nostro sistema solare ed i principali e più significativi eventi geologici del pianeta. E’ stato un vero e proprio tormentone estivo per il suddetto, ma come spesso riportato nei più bei romanzi, nel bel mezzo di una calda giornata estiva di metà Agosto, sono forse, dico forse, riuscito a trovate una buona soluzione . In pratica ho deciso di scorporare l’intero report grafico in tre specifiche analisi grafiche .Ho separato i disturbi geomagnetici prodotti dalla nostra stella con manifestazioni come Corona Hole, flare, Cme e altro, dai disturbi gravitazionali. Disturbi gravitazionali che si vanno a verificare durante le fasi di luna nuova e/o piena o durante i principali allineamenti planetari che vedono come “obbiettivo” principale delle forze d’attrazione/repulsione il nostro pianeta. E qui otteniamo due grafici. Il terzo e ultimo grafico non fa altro che portare alla luce alcuni dei periodi di scarsa attività geologica, che come vedrete, vanno a combaciare perfettamente con i periodi di scarse dinamiche celesti! Spero che questa “suddivisione” accontenti sia i detrattori che gli oppositori di questi studi, ritengo infatti che questa catalogazione sia un’ottima strada per poter avvalorare ancor di più come queste fenomenologie si muovano a “braccetto”! Per gli oppositori a queste correlazioni ho deciso perfino di riportare, in ordine cronologico, evento per evento con immagini e descrizioni registrati !Ma adesso partiamo . In primis riporto l’immagine dell’intero grafico :

http://a.imageshack.us/img193/8092/graficocompleto.jpg

Nota per comprensione legenda :

Su l’asse “X” ho riportato il conteggio dei giorni , a partire dal 21 Maggio 2010 al 31 Agosto 2010, mentre su l’asse “Y” ho adottato una particolare scala (da 0 a 120 ) comune per tutti i campi/indici analizzati ,dove mostro, sia l’indice planetario “Ap” che la magnitudo dell’evento sismico, naturalmente i valori numerici di quest’ultima indicazione deve esser divisi per 10. Per comodità d’analisi ho successivamente riportato (linea con valore Y=90 fittizio !) nel tempo l’evolversi dell’attività vulcanica,viceversa sulla linea (pallini di color azzurro) con valore Y=100 riporto sia le fasi lunari che i principali allineamenti planetari (quadratini di colore verde).Sulla linea con valore Y = 80 (pallini di color rosso) sono indicati i giorni nel quale il nostro pianeta è stato sottoposto ad un disturbo di natura geomagnetica.

Legenda :


Adesso il primo grafico che riporta tutti quegli eventi sismico/vulcanici che ritengo esser stati in correlazione contemporanea con tutti quei disturbi di natura solare (disturbi geomagnetici).

CORRELAZIONI GEOMAGNETICHE


Cronologia eventi :

Evento n°2 Disturbo geomagnetico del 10 Giugno 2010

Salto del Solar wind da 270km/h a 500km/h.

Istantanea ripresa dell’attività sismica terrestre! (vedi immagine riportata nel collegamento per una miglior comprensione del fenomeno).http://a.imageshack.us/img9/7231/eventon2.jpg

Evento n°4 Disturbo geomagnetico del 16 Giugno 2010

Da segnalare un potente sisma di magnitudo 7.4 in Indonesia e la contemporanea ripresa dell’attività sismica su scala globale! http://a.imageshack.us/img25/7335/eventon4.jpg

Riporto a cavallo dell’evento n°4 – n°5 l’immagine di una giornata tranquilla dal punto di vista sismico. E’ il 22 Giugno 2010.http://a.imageshack.us/img828/1249/scarsaattivitgeologian2.jpg

Evento n°6 Disturbo geomagnetico del 30 Giugno 2010

Anche in questa circostanza segnalo un sisma di magnitudo 6.5 a Oxaca in Messico. Sciame sismico nei pressi di Oakhurst (Long Valley) California.Incremento attività vulcano Sakurajama in Giappone.http://ds.data.jma.go.jp/svd/vaac/data/TextData/20100630_SAKU_0550_Text.html

Incremento attività Stromboli.http://www.meteoweb.it/cgi/intranet.pl?_tit=21:32%20Aggiornamenti%20sullo%20Stromboli&_cgifunction=form&_layout=news&keyval=news.news_id%3D23231

Anche nella seguente situazione riporto la contemporanea manifestazione dei due fenomeni ossia il disturbo geomagnetico e l’attività sismica terrestre.Osservate l’orario del salto del “solar wind” e la cronologia dei sismi del pianeta ! http://a.imageshack.us/img37/9071/eventon6.jpg

Evento n°9 Disturbo geomagnetico del 14 Luglio 2010

Terremoto di magnitudo 6.5 in Cile con generale incremento dell’attività sismica mondiale come nei precedenti eventi sopra riportati.http://a.imageshack.us/img812/5978/eventon9.jpg

Altra giornata tranquilla da un punto di vista sismico è il 17 Luglio 2010. http://a.imageshack.us/img192/6091/scarsaattivitgeologian3.jpg

Evento n°12 Disturbo geomagnetico del 3-4-5 Agosto 2010

In ordine abbiamo avuto una M6.1 a Tonga , una M6.4 a Papua nuova Guinea ,una M6.4 alle isole aleutine ed una nuova scossa di M7.0 a Papua nuova Guinea. Il 5 Agosto segnalo anche una serie di scosse nel Wyoming sede del famoso parco di Yellowstone (in ordine una M3.0 – M4.8 – M4.5 e una M3.2). Anche sul Katla in Islanda aumentano i tremori. Ed il 6 Agosto segnalo l’eruzione del vulcano Karangetang,a Sulawesi in Indonesia. http://a.imageshack.us/img203/6173/eventon12.jpgViceversa a cavallo di quest’ultimo evento e il prossimo, ossia fra il 7 e 8 Agosto abbiamo una nuova giornata tranquilla. http://a.imageshack.us/img641/2121/scarsaattivitgeologian4.jpg

Adesso invece il secondo grafico che riporta tutti quegli eventi sismico/vulcanici che suppongo esser stati prodotti da particolari eventi astronomici, attrazioni e/o repulsioni gravitazionali (allineamenti planetari e/o fasi di luna piena o nuova ).

CORRELAZIONI GRAVITAZIONALI

Cronologia eventi :

Evento n°3 Luna nuova del 13 Giugno 2010 Forte impennata dell’attività sismica planetaria con il terremoto di magnitudo 7.7 alle isole Nicobar del 12 Giugno. http://a.imageshack.us/img228/56/eventon3.jpg Anche nella seguente situazione c’è da riportare l’incremento dell’attività del vulcano il Gorely in Kamachatka e il Sakurajima in giappone a cavallo fra il precedente disturbo di natura solare e il il suddetto di natura planetaria. http://scienceblogs.com/eruptions/2010/06/tourists_volcanoes_and_governm.php#comment-2587765Slightly off topic but Sakurajima in Japan put on some impressive activity last night with intense crater glow and what looks like hours of Strombolian activity.” http://english.ruvr.ru/2010/06/12/9692858.htmlIn the Russian Far East, Kamchatka’s Gorely volcano is spewing steam and ash again after decades in dormancy.The plume has stretched to over a hundred kilometers, compromising regional air travel and threatening disruption at a local geothermal power plant. Volcanologists say that population centres are not under threat.”

Evento n°7 Allineamento planetario Terra-Sole-Mercurio del 2 Luglio

Sisma di magnitudo 6.8 nell’arcipelago di Vanuatu (Indonesia) accompagnato da un crescente attività sismica del pianeta. Da segnalare anche l’incremento dell’attività del vulcano Ebeko a nord delle isole Kurile (Kamachatka). http://a.imageshack.us/img338/282/eventon7.jpg

Evento n°8 Luna nuova del 11 Luglio 2010

Il 10 Luglio abbiamo un sisma di magnitudo 6.6 a nel territorio di Guam, nell’oceano pacifico. Il 12 Luglio abbiamo invece un sisma di magnitudo 6.2 in Cile. http://a.imageshack.us/img230/89/eventon8.jpg

Evento n°10 Dal 18 Luglio si entra in allineamento Saturno-Marte-Venere-Terra

Entriamo in un’area del nostro sistema solare ricca sotto un punto vista di forze gravitazionale in gioco, infatti il 18 si parte subito con una scossa di M7.2 a Papua nuova Guinea in Indonesia e una M6.7 in Alaska. L’indonesia fa il bis anche il 20 con una scossa di magnitudo M6.6. Segnalo inoltre anche uno sciame sismico nell’area vulcanica di Long Valley (California). http://a.imageshack.us/img517/2222/eventon10.jpg

Evento n°13 Luna nuova del 10 Agosto 2010

Sisma di magnitudo 7.5 a Vanuatu (Indonesia).

Evento n°14 Allineamento del 14 Agosto 2010 Marte-Venere-Terra

http://a.imageshack.us/img713/1983/allineamentomartevenere.jpg

Nuova serie di significativi sismi, segnalo una 7.2 alle Isole Marianne il 14 Agosto, una 6.6 nell’arcipelago di Papua nuova Guinea il 15 e una 6.3 alle isole Mauritius il 16. Dal 17/18 Agosto fino al 24 Agosto non si registrano eventi sismico/astronomici da riportare. Ad esempio la giornata del 23 Agosto è stata una giornata “molto calma” sia sotto un punto di vista sismico che solare, planetario con allineamenti e quant’altro !

http://img836.imageshack.us/img836/4051/giornatatranquilla23ago.jpg


In contemporanea abbiamo invece :

Evento n° 1 Luna Piena del 27 Maggio 2010 e Disturbo geomagnetico del 28-29

Sisma di magnitudo 7.1 del 27 maggio nell’arcipelago di Vanuatu ,oceano Pacifico meridionale. Da segnalare la ripresa dell’attività vulcanica con l’eruzione del vulcano Pacaya in Guatemala, del vulcano Tungurahua in Ecuador e del Bezymianny in Kamachatka. Nei giorni successivi al disturbo geomagnetico del 29 oltre ai vulcani sopra riportati si registrano anche degli importanti segnali di risveglio da parte d’altri vulcani vedi il Clevaland in Alaska,il Taal nelle Filippine e il Yasur a Vanuatu. Restando nel pacifico sede del potente sisma del 29 si registra anche l’eruzione del Sarigan alle isole marianne. Immagine riepilogativa dei principali eventi del 29 maggio.

http://a.imageshack.us/img638/4096/eventon1.jpg

Prima di passare al successivo evento, vi riporto l’immagine riepilogativa della scarsa attività sismica registrata fra il 7 e 8 Giugno 2010.

http://a.imageshack.us/img824/3765/scarsaattivitgeologian1.jpg

Evento n°5 Luna piena + Disturbo geomagnetico 26/27 Giugno 2010

Incremento dell’attività sismica in varie parti del mondo. In particolare incremento dei sismi in Islanda. Vedi nello specifico il Grimsfjall. Il picco dell’attività lo troviamo con il sisma di magnitudo 6.9 alle isole Salomone.

http://a.imageshack.us/img261/1992/eventon5.jpg

Evento n°11 Luna piena del 27 Luglio 2010 + Disturbo Geomagnetico

Il 27 Luglio entrerà nella “storia” delle mie ricerche come l’unico evento esterno al sistema Terra, preso in considerazione quest’ultimi tre mesi, nel quale non si riscontrano correlazioni fra la fase lunare di luna piena ed eventi sismici significativi (M>6.0).http://a.imageshack.us/img153/9643/eventon11.jpg

Che la spiegazione di questa scarsa influenza planetaria del nostro satellite sia da ricercarsi nei PERIGEI E APOGEI DELLA LUNA ?

In effetti osservando attentamente il grafico elaborato scopriamo che sia nell’evento n°11 che nell’evento n°15 la distanza della Luna dalla Terra è di 405.953 Km. e di 406.388 Km. Rispettivamente! Viceversa i sismi più significativi sono stati registrati in giorni coincidenti o molto prossimi ai Perigei !

n°1 27/05/2010 Perigeo del 20/05/2010 con distanza Terra – Luna di 369.733 Km.

n°3 13/06/2010 Perigeo del 15/06/2010 con distanza Terra – Luna di 365.933 Km.

n°13 10/08/2010 Perigeo del 10/08/2010 con distanza Terra – Luna di 357.860 Km.

http://www.marcomenichelli.it/perigei_apogei.asp

Evento n°15 Luna piena del 24 Agosto 2010 + Disturbo Geomagnetico

A seguito di questa nuova dinamica solare, segnalo un solo evento di magnitudo superiore alla 6 con una sisma M 6.1 in Messico. Viceversa l’attività vulcanica subisce un’improvvisa accelerazione il 25 Agosto con l’eruzione del Galeras in Colombia. In Italia torna di moda l’Etna con una forte esplosione dalla bocca Occidentale ! In Alaska l’allerta per vulcano “Cleveland” passa dal livello verde al giallo, anche nelle isole Curili (Russia) il vulcano Ekarma passa dal livello verde al giallo. Abbiamo poi l’eruzione del vulcano “Sinabung” in Indonesia il 28 Agosto 2010.  La lista dei vulcani che mostrano evidenti segnali di ripresa non finisce qui ! Da riportare anche il vulcano “Manam” a Papua nuova guinea a cavallo fra il 26 e il 30 Agosto, il “Nyiragongo” nel Congo il 30 Agosto e il “Nevado de Huila” in Colombia  il 29 Agosto.

http://www.meteoweb.it/cgi/intranet.pl?_tit=21:18%20-%20Forte%20Esplosione%20di%20cenere%20dall%E2%80%99Etna&_cgifunction=form&_layout=news&keyval=news.news_id%3D26497

http://scienceblogs.com/eruptions/2010/08/a_busy_day_for_etna_and_galera.php

http://www.avo.alaska.edu/activity/print_report.php?output=screen&id=1682

In quest’ultima immagine sono stati invece evidenziati (rettangoli di color rosso) tutti quegli intervalli di tempo,dei quali ho precedentemente parlato, riportando collegamento ai report, dove non si è manifestata alcuna attività geologica (simico/vulcanica) degna di nota.

Inutile sottolineare che questi brevi intervalli risultano coincidere con piccoli periodi di tempo dei quali non si evince alcuna contemporanea dinamica planetaria/solare da riportare !

A compendio di quest’analisi sismica dei passati tre mesi e come nel precedente articolo sulle correlazioni sismiche/solari e planetarie, riporto collegamento ad alcuni interessanti studi che avvalorano le ricerche e l’analisi che da più mesi sto portando avanti.

Entrambi i testi sono stati redatti da un certo S. MUKHERJEE e A. MUKHERJEE dell’università di Jawaharlal Nehru University, New Delhi.

Il primo a titolo : Change in magnetic field: an early warning system to understand seismotectonics

www.aip.de/thinkshop/posterpaper/mukherjee1.pdf

Un breve passo :

Explosive events on the Sun can charge the magnetosphere with energy, generating magnetic storms that occasionally may affect the active faults inigneous/sedimentary/metamorphic geosphere and change its viscosity (Marsh 1981; Brandish and Marsh, 1989) to trigger the shallow focus earthquake.

A conclusione di questo trattato lasciatemi riportare questa breve, ma doverosa, riflessione di carattere personale! Da quel che ho potuto studiare e osservare giorno dopo giorno, di queste fenomenologie, posso sicuramente affermare, che la maggior parte degli eventi sismici terrestri, registrati con magnitudo M>6.0, presentano come evento “scatenate” delle dinamiche di natura “esterna” al pianeta terra. Mi domando però se arrivato a questo punto dei miei studi, citare termini come “scatenate” o “esterna” sia corretto o sbagliato. Il dubbio, nasce leggendo le grandi ricerche di personaggi di confine come Bendandi,Tesla o Ighina, opere nelle quali non si trovano mai termini di questo tipo! Che la loro visione di vedere il creato “Universale” e “Unito” in ogni sua manifestazione sia un pò troppo fantasiosa, poetica e intrinseca di sogni ed emozioni umane.Viceversa ritenete invece che la giusta strada da seguire sia quella proposta dalla scienza d’oggi ? Ricerca impostata nel “separare” ciò che è in Terra da quel che è in Cielo ..per egoismo personale..per interesse ….o per ragione scientifica ?

A voi la vostra “personale” ed “intima” risposta e/o riflessione !

E poi, prima di lasciarvi, mi raccomando non venite a domandarmi con quale entità e in quale area precisa si scatenerà il prossimo terremoto…perchè…io questo non lo so di certo !

P.S. Opsss…Ma che cosa sto dicendo ….anche in questo mio “lavoro grafico” è stato utilizzato il “separare”…..

Divide et impara”..cari miei….

Michele




AUMENTO DEI GAS SERRA E AEROSOL ANTROPICI: b) IL METANO ATMOSFERICO

Il metano é un gas serra molto “efficiente” con una concentrazione atmosferica media attuale tra 1,7 e 1,8 ppm (Lelieveld, 2006). Dovuto al suo incremento sin dai tempi pre-industriali, quando la concentrazione atmosferica era di soli 0,7 ppm, si crede che il forzamento radiativo prodotto é molto importante, circa 0,7 W/m2 (quello della CO2 é di 1,7 W/m2). Le fonti di emissione sono molto varie ma la distruzione del gas per i radicali OH dell´aria é rapida, cosí che la vita media del metano atmosferico é di circa 12 anni. La evoluzione della concentrazione atmosferica dipende per questo non solo dalle fonti, ma anche dalla maggiore o minore presenza di questi radicali idrossili nell´aria.

Fig. Concentrazione di metano atmosferico nel 2005 ppm. (parte per milioni)

Sciamachy, Michael Buchwitz , http://www.iup.uni-bremen.de/sciamachy/NIR_NADIR_WFM_DOAS/wfmd_CH4v1_figs_2005.html

Evoluzione
Oggi alcuni investigatori credono che l´aumento del metano nell´atmosfera rimonta all´inizio dell´agricoltura ed in particolare alla coltivazione del riso 5000 anni fa.
Secondo Ruddiman l´incremento termico causato dall´agricoltura, apportando 40 ppm di CO2 per la deforestazione e 0,25 ppm di metanoper l´irrigazione sarebbe stato nei tempi antichi dello stessa intensitá o superiore a quello causato dall´industria (Ruddiman, 2003; Kerr, 2004). Questo ricercatore pensa che l´agricoltura evitó in questa maniera una nuova era glaciale circa 3000 anni fa.

Fig. Evoluzione della concentrazione di metano nell´atmosfera negli ultimi 20.000 anni fino all´inizio dell´era industriale (1750 +/-) stimata dai sondaggi di ghiaccio in Groenlandia e Antartide.
Osservando la concordanza negli ultimi 300.000 anni tra l´evoluzione dellla insolazione nelle latitudini tropicali, che determina la forza dei monsoni e la maggiore o minore esistenza di umiditá, e l´evoluzione del metano atmosferico, calcolata a partire dei carotaggi nei ghiacci antartici, Ruddiman conclude che naturale sarebbe stato che la concentrazione di metano diminuisse continuamente dagli ultimi 10.000 anni fino ad oggi. Ma il metano cominció ad aumentare circa 5000 anni fa, e questo lo attribuisce alla influenza antropica e specialmente ai batteri metanogenici che infestavano i campi allagati dalla nuova coltivazione di riso.
D´altra parte, le analisi sulla concentrazione isotopica del carbonio-13 contenuto nel metano intrappolato nei ghiacci antartici, indicano che nel primo millennio della nostra era ci sono state emissioni relativamente alte di metano pirogenico, proveniente dalla combustione della biomassa, probabilmente per la bruciatura dei pascoli e dei boschi della Cina e in Europa (Ferretti, 2005).

Diminuzione del ritmo di aumento
Anche se nel secolo scorso, l´aumento del metano atmosferico é stato molto considerevole, il ritmo di aumento nelle ultime decadi é andato diminuendo, anche se nel 2007 é aumentato di nuovo.

Fig. Concentrazione globale di metano da gennaio 1978 a dicembre 2007

http://www.esrl.noaa.gov/gmd/aggi/
Le ragioni sono sconosciute. Alcuni collegano questo rallentamento ai cambi nella chimica atmosferica che accelererebbero la distruzione del metano, altri pensano che ci sia stata una diminuzione nelle emissioni. Si é anche pensato che l´aumento dello zolfo contenuto nelle zone umide prodotto dalle piogge acide, ha potuto pregiudicare i batteri metanogenici che li proliferavano. (Gauci, 2005).
Quale che sia la causa, l´incremento annuali nel secolo XXI é piccolo, e addirittura l´anno 2000 sperimentó una piccola diminuzione assoluta. (Dlugokencky, 1998; Simpson, 2002; Bousquet, 2006).
Bisogna tenere in conto che la vita media nell´atmosfera del CH4 é molto corta, circa 12 anni, e che pertanto i disequilibri che si producono tra produzione e distruzione sono rapidamente apprezzabili.

Fonti di emissioni
L´agricoltura e l´allevamento sono una delle principali attivitá umane produttrici di metano. Ogni anno 400 milioni di tonnellate di metano sono prodotti da microbi che vivono in condizioni anaerobiche degradando la materia organica. I metodi dove attuano questi microbi sono i piú vari: lo stomaco del ruminante, l´interno di un letamaio, un campo inondato per la coltivazione del riso o il fondo di una palude. La coltivazione di riso su enormi estensioni allagate, favorisce la metanogenesi nei fanghi delle terre inondate.
Anche il mondo degli animali ruminanti, in cui nei loro stomaci per fermentazione enterica, si produce questo gas, hanno contribuito a questo aumento: tra il 5 e 10% della massa di alimento di una vacca si trasforma in metano. In Nuova Zelanda il metano prodotto dalle vacche e ovini é il principale componente della emissione di gas serra: circa 40% . E in Irlanda il metano di provenienza degli allevamenti é circa il 15% delle emissioni totali dei gas serra. (Dennis, 2004).
Altro fattore di emissione di metano é l´incendio della vegetazione, specialmente erbacce nelle savane tropicali che si attua nella pratica agricola per fertilizzare il suolo con la cenere. Nei fuochi della savana quasi tutto il carbonio della biomassa (85%) si volatilizza in CO2 ma tra lo 0,1 e il 0,25% lo fa in forma di metano CH4 (Delmas, 1991). Negli incendi forestali che seguirono il forte Niño del 1997-1998 si lanciarono quantitá importanti di metano in atmosfera. (Van der Werf, 2003).
A volte il metano arriva in atmosfera direttamente dal suolo bruciato quando negli incendi boreali si scongela il permafrost.
Recentemente si é scoperto che anche le foglie vive degli alberi e delle piante emettono metano. La percentuale con rispetto alle emissioni totali di metano puó essere importante: tra un 10% a un 30% delle fonti globali, che é di circa 600 milioni di tonnellate. Sono le regioni boscose tropicali quelle che piú contribuiscono, tra i 40 e 160 milioni di tonnellate. (Keppler, 2006). Altri calcoli ribassano molto queste cifre e le stimano tra i 10 e i 60 milioni di tonnellate. Il dibattito é ancora aperto e si complica per il fatto che alcune piante sembrano emettere metano 4000 volte piú di altre.(Schiermeier, 2006).
Una fonte di emissione umana molto importante sono le discariche, dove gran parte della materia organica li immagazzinata, si degrada in condizioni anerobiche e si converte in metano. Il miglioramento delle pratiche di stoccaggio della spazzatura con la corretta tenuta delle istallazioni e il recupero del metano creato, che puó essere utilizzato come combustibile, possono ridurre le emissioni come giá fatto nei paesi avanzati.
Altre fonti antropiche di metano nel XX secolo sono stati le fughe di gas dalle miniere di carbone, il famoso e pericoloso grisou, nelle istallazioni difettose delle estrazioni di gas naturale (il 90% dei quali é metano) e nei centomila chilometri di gasdotti costruiti per il suo trasporto.
Si é calcolato che in Russia, che é il maggior produttore al mondo di gas metano, si perde nell´atmosfera tra l´1 e il 2,5% (Lelieveld, 2005). Questo ricercatore scrive anche che le fughe di gas naturale superano il 5,6% della produzione, l´effeto riscaldante prodotto per le centrali termiche che utilizzano questo gas naturale sarebbe maggiore di quelle che utilizzano il carbone. Per aumentare la utilizzazione energetica di questo gas, sará necessario scavare pozzi piú profondi e costruire piú gasdotti, ma sará necessario migliorare le tecniche per diminuire le perdite e le fughe di gas nell´atmosfera.
In definitiva comunque non si conosce con precisione quale é la concentrazione globale di metano nell´atmosfera, che sembra essere molto maggiore sopra le foreste e le grandi cittá. Secondo il ricercatore Peter Bergamaschi, le emissioni di metano in Inghilterra sono male calcolate e sono il doppio di quelle che i britannici emettevano quando ratificarono il protocollo di Kioto. I francesi da parte loro, avrebbero omesso un terzo delle loro emissioni. (Pearce, 2006).

SAND-RIO

Gli autunni di nina in Europa (parte 2-nina moderata-forte)

Ecco la seconda parte dell’articolo sugli autunni di nina… come da titolo qui tratteremo dei periodi caratterizzati da eventi moderato o forti, ovvero come quello che ci interesserà quest’anno.

Ecco subito le anomalie di geopotenziale per i mesi in ordine:

Settembre:

A dominare la scena è sicuramente la forte depressione d’Islanda, causata da una veloce formazione del VP, che anche quest’anno è avvenuta prematuramente in stratosfera. Di conseguenza si instaura un regime AO+/NAO+ abbastanza debole in grado di mantenere in Italia il mese su valori termo-pluviometrici prossimi al normale.

Ottobre:

L’immagine di per se ha bisogno di veramente pochi commenti…

Forte HP in Atlantico con colate artico marittime di impressionante forza e persistenza in grado di portare temperature notevolmente sottonorma. Di recente abbiamo l’ottobre 2007 che ha seguito la tendenza e che si è poi aggiunto agli altri anni a fare media.

Novembre:

Ecco che con l’ultimo mese autunnale si percepisce subito l’entrata di un inverno molto precoce con configurazioni classiche da AO–/NAO- in grado di portare aria gelida continentale fin sul nostro paese.

Dicembre:

Come fatto nel precedente articolo, azzardiamo ad addentrarci an\\che nell’inverno. Dicembre a livello emisferico vede un’AO neutra, mentre in zona Europea la NAO si mantiene su valori leggermente positivi. Grazie però alla posizione favorevole delle SSTA negli inizi degli inverni di nina forte si riescono comunque ad avere ancora discrete colate di aria fredda artico marittima.

Analizzando tutto l’inverno si nota chiaramente che a dominare sono l’AO+/NAO+ che portano inverni  termicamente in media o leggermente sopra norma.

MIKI 03

AUMENTO DEI GAS SERRA E AEROSOL ANTROPICI: a) IL DIOSSIDO DI CARBONIO

La concentrazione atmosferica di CO2 ha sofferto un considerevole aumento nel XX secolo e che continua nel XXI secolo.
Prima dell´inizio della rivoluzione industriale nel 1750 quando Watt perfezionó la macchina a vapore, la concentrazione di CO2 nell´atmosfera era di 280 ppm (0,028% della miscela dei gas nell´aria) e nell´anno 2010 é arrivata a 390 ppm (0,038%) L´aumento é stato di circa il 40%.
Dunque la maggior parte di questo aumento é attribuibile al consumo di combustibili fossili per generare elettricitá, per l´industria e pre il trasporto, e circa il 35% di questo aumento ai cambi d´uso dei terreni agricoli. (Foley, 2005).
Dal 1958 sono iniziate le misurazioni della CO2 atmosferica da parte di Charles D. Killing dell´Ist. di Oceanografia di La Jolla in California, e dal 1974 dall´osservatorio di Mauna Loa nelle Haway, lontano da fonti locali di contaminazioni. Dopo altri scienziati hanno ottenuto delle serie di dati che corroborano i risultati di Mauna Loa.

Fig. Evoluzione della concentrazione di CO2 nelle ultime decadi.

Nelle ultime 2 decadi, l´incremento annuale della concentrazione di CO2 nell´aria, Con grandi variazioni tra un anno e l´altro, é stato di 2 ppmv, cioé un 0,5% annuo, o come dire circa 3 Pg di carbonio per anno. L´atmosfera attuale contiene circa 750 petagrammi di carbonio in forma di CO2.

*Pg (Petagrammo) = 1015 grammi = Gt (Gigatonnelata) = mille milloni di tonnellate.
1 PgC = 3,7 Pg de CO2
1 ppm nella concentrazione atmosfericadi CO2 = 2,12 Petagrammi di Carbonio (PgC) = 7,84 PgCO2

Nel grafico della CO2 si vedono delle oscillazioni stagionali di vari ppm, in modo che la line é seghettata. Succede che durante la stagione di crescita vegetativa nelle medie e alte latitudini dell´emisfero Nord, dove abbiamo molta piú vegetazione, questa assorbe CO2 dell´aria e la concentrazione atmosferica si abbassa. Il contrario succede durante la stagione invernale dell´emisfero Nord.
I denti della sega corrispondono ai cambi stagionali del totale della biomassa terrestre. A Mauna Loa normalmente si ha il massimo nel mese di maggio e il minimo a settembre-ottobre.

Fig. Variazioni mensili di CO2 a Mauna Loa tra gennaio 2005 e ottobre 2009.

http://www.esrl.noaa.gov/gmd/ccgg/trends/

L´ampiezza annuale tra cima e valle della concentrazione di CO2 nell´artico é tra 15 e 20 ppm. Questa differenza diminuisce andando verso l´equatore dove la differenza é di solo 3 ppm. non essendoci una grande stagionalitá nelle piante tropicali, e nell´antartico dove Pertanto, malgrado le correnti aeree che tendono ad omogeneizzare la miscela aria, esistono sempre delle differenze dovute alla latitudine.
Variabilitá naturale della concentrazione di CO2
L´incremento annuale di CO2 presenta differenze tra un anno e l´altro e puó variare da 0 a 4 ppm (Quay, 2002; Zeng, 2005).

Queste variazioni dipendono da molti fattori relazionati allo sviluppo vegetativo e ai processi biologici, ad anomalie della temperatura dei suoli, spessore della neve invernale e maggiore o minore intensitá dell´estate, ecc.
Anche il fenomeno del Niño sembra avere una certa influenza complessa ma importante (Feely, 1999; Chavez, 1999), poi gli incendi dei boschi e le torbiere delle zone tropicali, legate queste alla influenza del Niño.

Fig. Emissioni tropicali di CO2 in petagrammi di carbonio annui.
Solamente una parte della CO2 emessa si accumula nell´atmosfera (in azzurro) giá che la maggior parte e assorbita dal fitoplancton marini e dalla vegetazione terrestre (in verde) aumentando cosí la biomassa.

Effetto radiativo e termico dell´incremento della CO2.

L´aumento antropico della CO2 atmosferico, dai 280 ppm ai 390 ppm di oggi, produce un forzamento radiativo di circa 1,7 W/m2. Si suppone che sia circa il 50% del forzamento radiativo antropico totale dei gas serra. (Myhre , 1998; Hansen 2001; Hansen, 2005; IPCC 2007).

In gradi di temperatura, si calcola che questo aumento di concentrazione di CO2 (da 280 a 390 ppm) abbia causato un aumento medio globale di 0,6° C.
A lungo termine i modelli usati dall´IPCC predicono che la concentrazione di CO2 nel 2100 sará tra i 500 ppm e 1000 ppm. L’incremento provocherá un forzamento radiativo tra i 4 W/m2 e i 9W/m2, con un aumento medio della diretto della temperatura di 1,2°C. ma dovuti agli effetti di retroalimentazione si stima che l´aumento tra il 1990 e il 2100 sará tra 1,4° C. e 5,8°C. Negli ultimi 30 anni (1980-2010) il ritmo di aumento é stato di circa 0,15°C./ogni decade, per cui se aumentasse allo stesso ritmo tra 100 anni l´aumento sará di 1,5° C.
Questo aumento si basa im grande parte per la previsione di aumento di vapore acqueo causato dalla maggiore temperatura. L´impatto del vapore acqueo é di circa il 60% dell´effetto serra che si ha nell´atmosfera con cielo sereno. Il feedback provocato dall´incremento di vapore acqueo avrá un effetto radiativo superiore all´insieme di tutti gli altri gas serra. (Karl, 2003). Ma si ripercuoterá anche nella evoluzione e comportamento della nuvolositá, che un fattore ancora poco capito. Pertanto quello che succederá e con che intensitá é qualcosa ancora di molto incerto.

Fig. Stima dei principali cambi radiativi nella troposfera in W/m2 tra il 1750 e il 2000. Positivo in rosso e negativo in azzurro. secondo l´IPCC.
Notasi che se si sottraesse di colpo tutto il diossido di carbonio che esiste ora nell´atmosfera, la diminuzione radiativa corrispondente a questo gas sarebbe di circa 30W/m2, cioé, molto di piú che il cambio corrispondente al suo raddoppio, che appena supererebbe i 2,2 W/m2.
La ragione é che l´assorbimento da parte dei diossido di carbonio giá saturata in parte della ragione spettrale e dove si assorbe radiazione, e pertanto l´aumento dell´assorbimento futura sará sempre molto minore proporzionalmente che l´aumento della sua concentrazione.
Cause dell´incremento
Attualmente si stima in 7 Petagrammi la quantitá di carbonio fossile bruciato all´anno in tutto il mondo e in circa 1,6 Pg la quantitá di carbonio emesso per la deforestazione tropicale e altre pratiche agricole. Un´altra quantitá minore, circa 0,1 Pg di carbonio, proviene dalle rocce calcaree utilizzate per la fabbricazione del cemento.
In totale dai combustibili fossili e deforestazione si emettono nell´atmosfera ogni anno piú di 8 Pg di carbonio, che equivalgono a a circa 30 Pg di CO2.

Fig. Flussi annuali di carbonio (in rosso) e riserve (nei riquadri)

L´aria contiene circa 800 Petagrammi di carbonio. Si calcola che l´umanitá ha modificato in forma pesante il paesaggio, sviluppo dell´agricoltura, pascoli, attivitá forestali ecc, che ha provocato lungo la storia, un passaggio di 400 Pg di carbonio dagli ecosistemi continentali verso l´atmosfera e gli oceani. Inoltre uso di combustibili fossili ha emesso nell´atmosfera lungo tutta la storia umana, circa di 270 Pg. ( Lal, 2004). Gran parte Di questo carbonio, per processi naturali, é stato riassorbito dalla vegetazione marina e continentale.
Combustibili fossili
L´80% dell´energia annua deriva dall´uso di combustibili fossili: petrolio (35%0 carbone (25%) e gas naturale (20%).

Fig. Fonti di energia primaria globale nell´anno 2004. (Goldemberg, 2007)

Come risultato la media globale delle emissioni di carbonio nell´atmosfera in forma di CO2 é di 1 tonnellata per anno (tC/anno) per persona. Ma le differenze tra alcuni paesi e altri é enorme: l´emissione pro-capite negli USA é superiore a 5 tC/anno; in Giappone e Europa é tra 2 e 5 tC/anno, e nei paesi in via di sviluppo é di 0,6 tC/anno. In circa 50 paesi sottosviluppati le emissioni sono inferiori a 0,2 tC/anno.

Agricultura, deforestazione e incendi

Il suolo terrestre contiene molto piú carbonio dei 750 Pg dell´aria. La quantitá di carbonio contenuta nel primo metro superficiale di suolo arriva a 2500Pg. di cui 1550 Pg sotto forma di carbonio organico e il resto 950 Pg sotto forma di carbonio inorganico. Il carbonio contenuto nella vegetazione é di 560 Pg.
Le riserve di carbonio del suolo é molto diverso tra una regione e l´altra. Nelle zone aride il carbonio contenuto nel 1° metro é di circa 30 tonn/ettaro ma le torbiere alle alte latitudini contengono 800 tonn/ettaro. Il contenuto medio oscilla tra i 50 e 150 Tonn/ettaro (Lal, 2004).
La conversione di ecosistemi naturali ad agricoltura suppone una perdita del 60% del carbonio del suolo nelle regioni temperate e di un 75% nei suoli coltivati tropicali.
Nei boschi e nei suoli boschivi c´è una gran parte del carbonio organico terrestre. Per questo sono cosí importanti le modificazioni negli ecosistemi forestali e specialmente, in quelli tropicali. La deforestazione assieme all´erosione dei suoli, suppongono una perdita enorme di biomassa e la restituzione nell´atmosfera, sotto forma di CO2, del carbonio che prima era stato catturato con la fotosintesi. In varie zone tropicali la foresta non si rigenera e cosí aumenta la concentrazione di CO2 atmosferico.
I processi di perdita di vegetazione sono svariati e difficili quindi da quantificare. La ragione principale della deforestazione tropicale sono gli incendi provocati dall´uomo per aumentare le terre coltivabili e gli allevamenti. Si calcola che queste pratiche provocano e 2/3 della perdita delle foreste tropicali, attualmente la perdita é circa 6 milioni di ettari/anno (Willis, 2004).
Anche lo sfruttamento forestale per ottenere legni pregiati hanno avuto grave influenza nelle foreste del centroamerica, carbe, amazzonia e Africa del Sudest. I legnami sono esportati al 95% verso i paesi sviluppati, America del Nord, Europa e Giappone. Gli stessi che poi piangono per la perdita delle foreste pluviali.

Fig. Emissioni di carbonio nella la atmosfera (gC/m2/anno) 1996-2007 (J.T.Randerson)

http://www.ess.uci.edu/~jranders/

Fuori dei tropici sono da distaccare gli incendi nelle foreste della Siberia, che contiene la metá del carbonio degli ecosistemi forestali della Terra, Incendi incontrollati che hanno bruciato milioni di ettari nel 2003 e questa estate del 2010, lanciando nell´atmosfera (solo nel 2003) 700 milioni di tonn di CO2, una quantitá simile alla riduzione richiesta nel protocollo di Kioto.
In totale si calcola che le emissioni globali di carbonio dovute agli incendi siano di 3,5Pg all´anno, (Balzter, 2005), che di per sé potrebbe provocare, se il carbonio emesso non fosse riassorbito dalla vegetazione, un aumento di 1,8 ppm di CO2 nell´atmosfera. Circa un 50% delle emissioni sono dovute agli incendi dell´erba delle savane, un 40% dei boschi tropicali e 190% dei boschi in zone temperate e boreali.
Durante tutto il XX secolo la bruciatura di biomassa dei boschi boreali, temperati e tropicali, cosí come le savane, sono state una fonte molto importante di carbonio, che é stata sottostimata nelle sue ripercussioni climatiche. Ricordo che nella produzione di acciaio si usano milioni di tonnellate di carbone vegetale. Secondo un recente studio giá agli inzi del XX secolo gli incendi hanno immesso nell´atmosfera tra 1,5 e 2,7 Pg di carbonio. (Mouillot, 2006).

Finalmente in Africa il 94 % della popolazione rurale e il 73% di quella urbana usa il legname come principale fonte di energia. In scala globale si calcola che il carbonio emesso dal legname bruciato sia tra 2,5 e 5 PgC (Imhoff, 2004).

Gli assorbenti di CO2

Dalla misurazione diretta della concentrazione di CO2 nell´aria si deduce che il carbonio in atmosfera aumenta in media tra i 3 e 4 PgC annui. le emissioni antropiche superano i 7 PgC e pertanto solo il 50% del carbonio emesso resta nell´atmosfera, l´altra metá e assorbita dal mare e dalla biomassa continentale.
Esistono peró molti dubbi di dove siano questi assorbitori e in che proporzione sia il rapporto tra oceani e vegetazione che riassorbono la CO2. (Battle, 2000).
Ci sono aumenti sia nella biomassa continentale che in quella oceanica ma é difficile da quantificare. I calcoli si basano nei cambi avuti nella concentrazione atmosferica e oceanica di O2, e nei gradienti latitudinali osservati nelle misurazioni, tanto di CO2 che di O2. (Keeling, 1996; Joos, 1999 y 2003).

Una prova dell´incremento della biomassa terrestre si basa nella curva di evoluzione della CO2 atmosferica. Negli ultimi 30 anni l´ampiezza del ciclo annuale della concentrazione di CO2 atmosferico é aumentato anche se in maniera irregolare. Probabilmente in conseguenza di una maggiore attivitá vegetativa, con maggior assorbimento in primavera-estate e un minore rilascio di CO2 in autunno-inverno per un aumento della materia organica ossidata.
Le analisi della produttivitá marina durante il periodo 1948-2003 nel mar del Nord e nel Nordest dell´Atlantico, indicano anche un considerevole aumento del fitoplancton, specialmente negli anni 80, incremento che si mantiene tutt´ora. (Raitsos, 2005).
In un complesso studio delle fonti di incremento carbonio disciolto nei mari Sabine e al. (Sabine 2004) dedussero che nel periodo 1980-1000 dei 117 PgC emessi per la bruciatura di combustibili fossili e la fabbricazione di cemento, 65 PgC furono aggiunti all´atmosfera, 37 PgC furono assorbiti dagli oceani e 15 PgC furono assorbiti dalla superficie continentale.
Altre analisi indicano quantitá superiori nell´assorbimento continentale: tra 1 e 2 PgC annuo al Nord della latitudine 25°N dovuto all´incremento di CO2 atmosferico come all´aumento delle temperature. Studi piú dettagliati in Russia indicano che l`assorbimento nei boschi durante il 1983-1998 fu tra i 74 TgC/anno e i 284 TgC/anno (Beer, 2006).

Fig. Evoluzione della biomassa terrestre 1982-1999 (Nemani, 2003)

Rispetto agli ecosistemi terrestri, si sa che quelli dell´emisfero Nord assorbono in forma netta piú CO2 atmosferico rispetto all´emisfero Sud. L´aria troposferica nell´emisfero Nord contiene solo circa 3 ppm di CO2 in piú che l´emisfero Sud, peró la maggior parte della CO2 é emessa proprio nell´emisfero Nord, e che ció dovrebbe dare una differenza maggiore tra nord e sud, dell´ordine di 4 o 5 ppm. Lo sviluppo della vegetazione continentale nell´emisfero Nord potrebbe spiegare tale anomalia. Alcuni calcoli dicono che negli USA e canadá la CO2 assorbita dal suolo e dalla vegetazione é superiore a quella delle emissioni antropiche in questi paesi. (Fan, 1998).
Altri calcoli piú conservatori indicano che la massa di CO2 assorbita dal territorio nord americano é 1/3 di quella emessa: 0,5 Pg di carbonio assorbito contro 1,5 di Pg emesso. I calcoli per l`europa indicano che la biomassa assorbe tra il 7% e il 12% delle emissioni.(Janssens, 2003).
I principali meccanismi per spiegare l´aumento della biomassa terrestre sono diversi: a) fertilizzazione dell´atmosfera prodotta dall´aumento di CO2 b) fertilizzazione del suolo dovuta all´incremento dei deposito di azoto antropico c) riforestazione di terreni e invasione arborea in terreni prima agricoli e adesso abbandonati; d) aumento termico e prolungamento dell´epoca di crescita vegetativa

a) fertilizzazione dell´aria
L´incremento di CO2 puó influenzare positivamente l´attivitá vegetativa rafforzando la funzione clorofilliana e potenziando la crescita delle piante e la produzione netta della biomassa.
Poi si produce un diminuzione della evaporazione delle foglie e del consumo di acqua da parte della vegetazione. Succede che gli stom tendono a chiudersi quando aumenta la CO2 dell´aria. Cosí le piante perdono meno acqua e la fotosintesi si fa piú efficiente. Un minor bisogno di acqua aumenta anche la vegetazione in zone aride e semiaride.
b) fertilizzazione del suolo
Anche i suoli di alcune regioni possono aumentare la loro fertilitá dovuto ad un aumento di composti azotati nel suolo proveniente da certi composti azotati atmosferici, che paradossalmente sono il prodotto della contaminazione umana. (Nadelhoffer, 1999).
L´aumento delle temperature nelle alte latitudini favorisce la decomposizione nel suolo dei composti azotati, migliora la disponibilitá dell´azoto per la crescita delle piante e alberi e aumenta l´efficienza del processo della fotosintesi creando più massa vegetale. (Melillo, 1993).

c) riforestazione
In molte regioni del mondo, soprattutto nelle regioni temperate dell´Eurasia e America, il processo di riforestazione e l´aumento naturale delle masse boscose, dovuto all´abbandono di campi agricoli, é superiore alla deforestazione. Negli USA il volume di legname é aumentato del 30% negli ultimi 50 anni, (Schimel 2000) in Europa l´aumento della biomassa é stata del 25% tra il 1971 e 1990 (Moffat, 1998).

d) prolungamento della stagione vegetativa e meno gelate.
Una ultima ragione dell´aumento della biomassa é il prolungamento della stagione di accrescimento vegetativo nelle latitudini medie e boreali. Sembra che con un aumento del periodo primaverile e un ritardo dell´autunno di qualche giorno, motivati da un aumento delle temperature ha prolungato il periodo di crescita delle piante. (Mitchell, 2002).
Cosí l´incremento delle temperature notturne ha favorito un allargamento dei periodi liberi dalle gelate che distruggono le piante. (Menzel, 1999).

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