Archivio mensile:Settembre 2010

LE OSSERVAZIONI CON TELESCOPI A BASSA RISOLUZIONE CONFERMANO LA LOTTA DI NIA SULLA INEDEGUATEZZA DEI CONTEGGI MODERNI RISPETTO AL PASSATO!

Premesse 

La diffusione della strumentazione telescopica dall’inizio del 17° secolo è stata una rivoluzione nell’astronomia che ha condotto ad una maggiore conoscenza delle macchie solari. Si trattava però di telescopi di limitata potenza.

Eppure questi strumenti hanno lavorato bene durante il minimo di Maunder e di Dalton, fornendoci un marea di informazioni che usiamo attualmente come termine di paragone.

J.M. Vaquero del Dipartimento di Fisica Applicata dell’Universidad de Extremadura a Cáceres (Spagna) ha usato le rilevazioni di tutta Europa eseguite con questi telescopi per creare il suo database delle macchie solari presenti sul nostro astro nei secoli passati. Nella sua compilazione se in un sito di rilevazione erano presenti delle nuvole nell’altro il cielo era sereno. Ciò gli ha permesso di mettere assieme dei dati molto attendibili in una scala temporale molto ampia.

Molti astronomi all’epoca usavano proiettare l’immagine su uno schermo per non rovinarsi la vista e poi tracciavano il disegno delle macchie solari su carta. Solo successivamente sono stati usati dei vetri oscurati per l’osservazione diretta.

Poi dagli anni 50-60 sono comparsi dei filtri molto più selettivi a cominciare da quelli della banda H-alfa.

Molto esaustiva la spiegazione, per capire il salto qualitativo raggiunto da questi filtri, fornita da un progettista della Coronado, famosa per i suoi telescopi solari dedicati:

La luce del Sole ha una sua “firma” inconfondibile, derivante dai vari elementi che lo compongono. Quando se ne osserva lo spettro si possono notare molte linee scure (linee di assorbimento) dovute all’azione di filtraggio esercitata sulla luce continua (quella che va dal lontano rosso al violetto) da quegli stessi elementi a diversi livelli della struttura solare mentre la luce procede verso lo spazio esterno.

Se si utilizzano degli strumenti che permettono di osservare il Sole in una di queste linee, il suo disco verrò osservato solo nella lunghezza d’onda di emissione dell’elemento che le ha prodotte. I filtri Coronado servono proprio a questo scopo. Sebbene vengano fatte osservazioni su quasi tutte le innumerevoli linee dello spettro, ve ne sono alcune che sono più importanti delle altre al fine di osservare i più significativi fenomeni solari.

Alla lunghezza d’onda di 656.28 nanometri (nm) si ha l’emissione più importante dell’elemento Idrogeno (H). Poiché questa e stata la prima linea mappata nello spettro solare, gli si è dato il nome di Idrogeno-Alfa (H-alfa). Proseguendo nel profondo violetto, troviamo un’altra importante riga di emissione, quella del Calcio-K (CaK), alla lunghezza d’onda di 393.3 nm.

Queste due sole linee ci consentono di trarre informazioni sulla maggior parte dei fenomeni veramente importanti che avvengono nel Sole: le protuberanze, le strutture che circondano le macchie solari (facole), le granularità, i flare, e molte altre. Poiché l’elemento che costituisce in maggior misura il Sole e l’idrogeno, la più importante di queste righe e proprio quella dell’H-alfa.“.

Ma la maggior parte delle rilevazioni fino agli anni ’20 non avevano questa tecnologia, le protuberanze, i flare e le granularità rimanevano di difficile osservazione.

Infatti se si guarda il Sole con un telescopio con filtro H-alfa si vedono cose che i vecchi astronomi non potevano proprio vedere e quasi tutti i grandi telescopi hanno ora questo tipo di filtraggio.

Anche l’immagine del Continuum di SOHO usa un filtro che fa vedere molto di più dei normali filtri per luce bianca.

Il MDI (Michelson Doppler Imager) di SOHO ha immagini prese vicino alla linea Ni I 6768 Angstrom. A questa lunghezza le caratteristiche più accentuate sono le macchie solari, ma si vede anche qualcosa di più, come certi pore che non sono assolutamente visibili da terra con i normali filtri per luce bianca.

Ma attualmente i filtri per luce bianca, dall’Astrosolar ai filtri in classe A o B, montabili su un telescopio amatoriale non sono molto dissimili nella possibilità di osservazione dai telescopi degli ultimi 300 anni.

Materiali e metodi

Il mio progetto di ricerca in atto è basato su una seconda osservazione del Sole con un telescopio a minor risoluzione che possa simulare un tipo di osservazione sovrapponibile a quella dei secoli passati.

Il mio termine di paragone nella scelta del modello di telescopio da utilizzare si è incentrata sul telescopio usato proprio dall’astronomo Rudolf Wolf nel 1848, inventore del numero di Wolf che consente la stima dell’attività solare in funzione del numero e della complessità delle regioni attive osservabili sulla fotosfera in luce bianca.

Questo telescopio, ancora in uso presso l’osservatorio di Zurigo, è un telescopio rifrattore di Fraunhofer di 80 mm di apertura e di 1100 mm di lunghezza focale, impiegato a 64 x.

Questo telescopio, che oggi appare obsoleto, servì a Wolf per confermare le osservazioni dell’astrofilo tedesco Schwabe, secondo il quale l’andamento dell’attività solare risultava modulato nel tempo e presentava un’ampiezza media di 11 anni. Quindi una strumentazione semplice, ma in grado di ottenere risultati più che notevoli.

Per le mie osservazioni utilizzo un telescopio rifrattore di circa 60 mm di apertura e una lunghezza focale di 1200 mm, quindi leggermente con una minore apertura, ma con una lunghezza focale un po’ più grande di quello usato personalmente da Wolf: di conseguenza con delle prestazioni quasi sovrapponibili ai telescopi usati fino a un secolo fa. Il filtro è autocostruito con foglio Astrosolar della Baader.

Il punto di osservazione e sulle Dolomiti in Trentino a 746 m. s.l.m. (Lat 46° 10′ 36″ N, Long 11° 49′ 56″ E)

Le osservazioni sono effettuate giornalmente di solito al mattino presto, quando il seeing (la turbolenza atmosferica, ossia la distorsione della visione dovuta alla diversa velocità degli strati d’aria contigui) è più basso. Se il cielo appare nuvoloso le osservazioni vengono spostate al pomeriggio. In ogni caso, come nei tempi passati, l’osservazione è unica nella giornata.

Attraverso questo telescopio viene eseguita una serie di fotografie con fotocamera digitale reflex (Olympus E-30 o E-420 di riserva) in formato jpg, circa 30-40, per simulare un’osservazione visiva continuata nel tempo di circa mezzora, ma senza l’intervento di alcun software di sintesi dell’immagine. Nella ripresa è applicato un filtro giallo-verde che non modifica l’immagine ricevuta, ma filtra semplicemente la dominante violetta dello spettro ottenuto con il filtro per luce bianca del filtro Astrosolar.

Tra le immagini riprese, viene scelta la migliore, ottenuta quando il seeing è più ridotto (il seeing si modifica in qualche secondo), che viene messa in rete. A questa, nel caso della presenza di macchie di un certo interesse, viene aggiunto un particolare della stessa immagine corretta solo nei toni del contrasto per simulare la sostituzione nel telescopio con un oculare di maggiore potenza per l’osservazione dei particolari.

In nessun caso, va sottolineato, le immagini sono trattate con il computer per favorire l’evidenza di rilievi non percepibili semplicemente con l’occhio dell’osservatore fissato sul telescopio direttamente.

Tale metodica non può portare, per una limitazione voluta dei mezzi, ad una sovrastima delle macchie osservate come nei grandi telescopi (ad es. Catania) che rende ormai non più paragonabili i dati odierni con quelli passati per una maggiore comprensione dell’attuale comportamento solare.

Siccome lo scopo del database di immagini ottenute con questa metodica è di rendere confrontabili le attuali osservazioni sul numero di macchie solari presenti sulla Fotosfera con quelle effettuate con un telescopio ottico dell’inizio dell’altro secolo, anche in relazione ad un calcolo del Numero di Wolf più corretto, le immagini sono pubbliche e vi è libero accesso dalla rete (http://www.palazzosomeda.it/Osservatorio/Databaseimmagini.htm ).

Nel database così compilato sono segnalati i giorni in cui non è possibile la rilevazione per un cielo totalmente coperto.

  Macchia 1106 NOAA in alta risoluzione e uso di software specifico e basso seeing

Macchia 1106 NOAA in bassa risoluzione e senza uso di software specifico e alto seeing

Conclusioni

Dopo quattro mesi di osservazioni di cui almeno 30 giorni di messa a punto della metodica i risultati sono lusinghieri e possono essere considerati quasi del tutto sovrapponibili al calcolo del NIA’s SN in particolare nel definire in particolare i giorni spotless.

È indubbio che certe macchie non sono per nulla visibili con telescopi a bassa risoluzione.

Si ritiene che questa tecnica possa essere d’ausilio quando si è in dubbio per il calcolo del numero di Wolf ottenuto dalle immagini di SOHO.

Nel futuro è prevista l’espansione dei punti di osservazione in Italia. Attualmente è presente solo un secondo punto di osservazione in provincia di Avellino che supplisce con le proprie immagini a l’impossibilità di eseguire rilievi per cielo coperto in Trentino. Ma è aperta la collaborazione con altri astrofili disponibili a condividere la metodica da altri siti ed estendere come nelle grandi istituzioni il bacino da cui prelevare le immagini. In questo caso la passione per il Sole è d’obbligo!

Appendice

Alcune osservazioni per il calcolo del numero di Wolf in base alla strumentazione tratto dal sito dell’Unione degli Astrofili Italiani:

Siccome il numero di Wolf (R) si calcola secondo la seguente formula: R = Kc * (10*G + M)

dove

kc: è il fattore di correzione (strumentale e di condizioni atmosferiche)

G: è il numero di gruppi osservati

M: è il numero di macchie complessive osservate

il valore numerico del fattore di correzione kc dipende da tre variabili.

1. strumento impiegato (K): nel caso dello strumento di riferimento, il rifrattore da 80mm, il suo valore è pari ad 1. Strumenti con apertura maggiore sono caratterizzati da migliore risoluzione, e quindi consentono di individuare un maggiore numero di macchie minute. Al di sopra di 80mm di apertura, non si hanno però ulteriori vantaggi connessi al miglioramento della risoluzione, vista la dimensione tipica della granulazione se osservata da Terra (circa 1″). Strumenti di minore apertura, al contrario, portano a una stima inferiore del numero di macchie.

2. trasparenza dell’atmosfera (S1): la presenza di foschia rende meno evidenti i particolari minuti e le piccole macchie e porta a sottostimare il numero di macchie.

3. seeing (S2) : la turbolenza dell’atmosfera ha effetto sulla risoluzione. In condizioni di alta turbolenza la risoluzione è minore, quindi sono individuate meno macchie minute

Pertanto il valore di kc è determinato con la seguente espressione: Kc =  K + S1 + S2

Ciascun osservatore viene quindi a ricevere un fattore correttivo personale kc che gli consente di confrontarsi direttamente con gli enti di riferimento per la determinazione dell’attività solare.

PABLITO 

CONOSCENZE BASE DEL SOLE 10) EVOLUZIONE E FINE DEL SOLE. (NON PERDETEVI DOMANI SUPER ARTICOLO DI PABLITO CHE DIMOSTRERA’ L’INEDEGUATEZZA DEI CONTEGGI MODERNI RISPETTO A QUELLI PASSATI!)

Il Sole é una stella con una piccola massa e , in accordo con la sua fase di evoluzione, le sue dimensioni e luminositá, si presnta come una volgarissima stella. Nel momento attuale si trova nella sua fase detta di sequenza principale , caratterizzata dal fatto di avere la sua energia attraverso reazioni di fusione dell´idrogeno in elio e, data la sua piccola massa, appena arriverá alla fase di combustione dell´elio in carbonio, cessará cosí la sua evoluzione in termini di fusione nucleare. Le differenti fase dell´evoluzione della stella possono essere caratterizzate ricorrendo a un diagramma che relaziona la temperatura effettiva a la rispettiva luminositá (diagramma di Hertzsprung-Russell – HR).

Diagramma di Hertzsprung-Russell che relaziona la temperatura allasuperfície della stella con la rispettiva luminositá o magnitudine assoluta.

Il processo di formazione di una stella come il Sole ha inizio in una nube di gas molecolare. Per instabilitá gravitazionale si comincia in una regione di questa nube, un processo di aggrgazione della massa per una zona centrale che risulterá nella formazione di una proto-stella. Questo processo di instabilitá gravitazionale é causato da onde di shock che attraversano la nube, essendo normalmente associate ad esplosioni di supernove nella vicinanza. Per effetto della gravitá il gas si agglomera in un nucleo centrale la cui temperatura aumenta gradualmente nella misura in cui la sua massa aumenta e si contrae.

Processo di formazione (inizio). La nube di gas (a) per instabilitá gravitazionale provocata per onde di shock associate a esplosioni di supernove (b) inizia un processo di aggrgazione di massa che piú tardi dará origine alla nuova stella (c).

Per conservazione del momento angolare della nube iniziale di materia, il processo di aggrgazione dá origine ad un disco di aggregazione dove si formano i pianeti. La fase di proto-stella termina quando il nucleo centrale é sufficientemente luminoso (dovuto alla contrazione e alle reazioni di fusione del deuterio) per allontanare la nube avvolgente, per un processo di pressione radiativo, entrando intanto nella fase di evoluzione di pre-sequenza principale.

Per effetto gravitazionale il gas della nube comincia ad agglomerarsi ...
... in un nucleo centrale (proto-stella) la cui temperatura aumenta gradualmente, nella misura in cui aumenta la sua massa aumenta e si contrae...
...formando un disco di aggrgazione dove si formano i pianeti.

In questa fase, il nucleo centrale continua rapidamente a contrarsi, usando essenzialmente l´energia gravitazionale da contrazione per riscaldarsi. Anche se la proto-stella é totalemte convettiva (dovuto alla sua bassa densitá e temperatura), con la contrazione il suo nucleo centrale diventa radiativo, aumentando la temperatura effettiva. Con l´aumento della densitá e della temperatura nel suo centro, presto questa ultima arriva avalori dell´ordine di 2 X 107 K, e comincia a diventare possibili le reazioni di fusione dell´idrogeno, timbrando cosí la nascita della stella. Entra intanto in una lunga fase di equilibrio – la sequenza principale – che dura fino a che esiste idrogeno per le reazioni di fusione.

la fase di proto-stella termina quando il nucleo centrale é abbastanza luminoso (dovuto alla contrazione e alle reazioni di fusione del deuterio) per allontanare la nube avvolgente.
Variazione della % degli elementi idrogéno e élio con il tempo

Durante la fase della sequenza principale non avvengono grandi mutamenti nelle proprietá globali come luminositá e raggio. Esiste appena un leggero aumento della luminositá in rapporto alla diminuzione dell´idrogeno nel nucleo, obbligando la stella ad adattarsi. Come risultato della combustione dell´idrogeno, la stella vá accumulando nel suo centro l´elio che risulta dalle sue reazioni di fusione, creando cosí un un nucleo inerte di questo elemento. L´aumento continuo del nucleo obbliga la stella ad adattarsi rapidamente per aggiustare le condizioni di produzione di energia che necessita per mantenere il suo equilibrio idrostatico. Come la massa del nucleo di elio diventa troppo elevata, la gravitá porta a che questa si trasformi in una sfera di gas degenerato, e nello stesso tempo diminuisce di diemnsione. Entriamo cosí in una fase in cui l´energia prodotta aumenta progressivaente in risposta alla contrazione del nucleo.

Il fine della sequenza principale corrisponde alla fase in cui la produzione di energia ha luogo in uno strato attorno al nucleo. Lí é prodotto piú elio che continuerá ad essere immagazzianto nel nucleo centrale.

La fine della sequenza principale corrisponde alla fase in cui la produzione di energia ha luogo, non nel centro, ma in uno strato attorno al nucleo. Lì é prodotto piú elio che continuerá ad essere immagazzinato nel nucleo centrale. Si ha cosí inizio ad una fase di instabilitá che porta la stella ad alterare tutta la sua struttura in una scala di tempo abbastanza breve. La stella si adatta al fatto di produrre energia appena in uno strato che avvolge il nucleo ma comincia ad alterare la sua luminositá e temperatura effettiva, per cui questa si muove nel diagramma H-R a destra della zona corrispondente alla sequenza principale, entrando in una fase di gigante rossa.

Fase di gigante rossa. L´espansione dell´involucro gassoso conduce ad una diminuzione della temperatura effettiva diventando la stella un un gigante rosso.

Nella misura in cui il nucleo di gas degenerato soggetto alla sua gravitá si contrae, per aumento della massa, trascina con sé gli strati ricchi in idrogeno che lo avvolgono per zone piú interne, portando ad un aumento del flusso di energia prodotta per fusione. In questo modo l´involucro della stella é obbligato a espandersi con una corrispondente diminuzione della temperatura effettiva dando origine a una gigante rossa.

Ramo assintóttico delle giganti. Nella fase finale della combustione dell´elio, la stella possiede un nucleo inerte di carbonio, seguito da uno strato di fusione di elio e da uno strato di fusione di idrogeno.

Ad un certo punto la stella ha giá perso una parte significativa del suo involucro gassoso, nella fase di espansione di gigante rossa, e il suo nucleo di elio finisce pe rarrivare a temperature sufficientemente alte per dare inizio alla combustione di questo elemnto in carbonio. Ha co´si luogo una “seconda” sequenza principale detta RAMO ORIZZONTALE. Dato che la reazione di fusione di elio in carbonio é meno efficiente di quella della fusione dell´idrogeno, la permanenza della stella in questa nuova fase di stabilitá (nel ramo orizzontale) sará molto piú corta di quella della fase di combustione dell´idrogeno, obbligando ancora una volta la stella ad evoluire.

Riassunto della nascita ed evoluzione di una stella tipo Sole.

Nella fase finale della combustione dell´elio, la stella possiede un nucleo inerte di carbonio, uno strato esterno a questo di combustione dell´elio e uno strato ancora piú esterno di combustione di idrogeno. Nuovamente con il crescimento del nucleo, adesso di carbonio, la stella acquisisce una configurazione instabile con la produzione di energia che deve aver luogo negli strati esterni. Entra cosí in una nuova fase denominato ramo assintottico delle giganti. La continua somma di massa nel nucleo porta ad una nuova fase di contrazione, in cui questo nucleo centrale trascina gli strati che lo avvolgono, risultando in un rapido aumento della produzione di energia e conseguentemente, in una nuova espansione del resto dell´involucro gassoso che ancora la avvolge. L´involucro si espande quando il gas é spinto dalla radiazione proveniente dalla elevata temperatura del nucleo che si contrae, finendo per portare la stella a perdere tutta la massa esterna nel nucleo centrale che passa ad evoluire separatamente, nella misura in cui il gas perso é restituito allo spazio interstellare. Risulta da questo processo la formazione di una nebulosa planetaria.

Evoluzione prevedibile per una stella del tipo G come il Sole

Alla fine del ramo asintottico dei giganti, quando l´involucro gassoso e perso, resta appena il nucleo centrale e la nube di materiae che é stata eiettata. Il nucleo, quasi solo di carbonio, é oltremodo piccolo, per cui la gravitá é incapace di iniziare la combustione di questo elemento, passando ad una fase di raffreddamentoman mano che perde energia termica, terminando cosí il processo di evoluzione. Il piccolo corpo sferico di carbonio degenerato che é rimasto dopo la contrazione del nucleo si chiama NANA BIANCA. Le dimensioni di questo corpo sono molto ridotte se comparate con la dimensione attuale del Sole, e la sua brillantezza si deve appena al calore che é rimasto dal processo di evoluzione e andrá ad essere progressivamente perduto raffreddando la nana bianca.

Percorso nel diagramma HR per una stella tipo il nostro Sole.

Finalmente, quando tutta l´energia térmica é rirradiata, la stella finisce di essere visibile diventando una nana-nera, questo é un diamante (carbonio cristallizato) perso nella Galassia.

SAND-RIO

QUALCUNO PER FAVORE SPIEGHI A CATANIA E LOCARNO CHE L’AR 1106 E’ UNA SOLA!

Locarno

http://www.specola.ch/img/lastdraw.jpg

Catania:

http://www.ct.astro.it/sun/draw.jpg

Non è perchè una regione è molto grande come la 1106, deve per forza essere erroneamente divisa in 2 (addirittura il primo giorno che fu contata Catania la divise in3!).

Allora, io adesso non voglio dire, ma questi mi sembrano dei gravi errori tecnici da parte dei 2 centri, che sono poi i principali osservatori del Sidc…ora non mi interessa nemmeno polemizzare per le miriadi di puntini che vengono visti e giudicati spots dai centri sudetti (cosa che non accadeva di certo coi telescopi di una volta), ma almeno che non venga snaturata la natura di una regione attiva, che come ci mostra giustamente il Noaa/Swpc è UNA SOLA:

Come ormai sapete, c’è differenza tra contare una regione sola e due…il numero di wolf si alza inevitabilmente…avere una regione in più significa sommare un’unità pari a di 10 in più. E non lo trovo giusto, visto che l’AR 1106 completerà tranquilla il suo 5° giro di stella…ora provate a contare quanto è alteraro e falsificato il numero di wolf…una regione da lato a lato impiega circa 14 giorni…moltiplicate per 10=140!

Un numero di wolf di 140 in più, e tutto ciò a causa di un errore di valutazione tecnica.

Continuiamo così!

Simon

IL GW é simile a tantissimi falsi allarmi precedenti.

Se esaminiamo l´allarmismo diffuso sul GW antropico e cerchiamo altre situazioni simili all´attuale, ne troviamo a decine.
Troviamo almeno 26 falsi allarmi in cui sono invischiati scienziati, politici e mezzi di comunicazione.
In ognuno questi falsi allarmi sono stati presentati come scientifici, anche se nessuno si basava su metodi scientifici.
Ogni previsione si é rivelata essere completamente falsa cosí come falsi sono stati gli effetti catastrofici previsti che o non si sono assolutamente verificati o si sono verificati con effetti assolutamente trascurabili.
Ma le politiche di conteneminto di questi presunti effetti disastrosi sono rimasti in vigore per molto tempo, anche quando poi si é visto che non era successo nulla.
L´attuale allarme sul Riscaldamento Globale é solo l´ultimo esempio di questo catastrofismo sociale, che con i precedenti ha in comune l´allarmismo non scientifico su qualcosa che sta accadendo e le previsioni di una catastrofe prossima e incombente come una spada di Damocle.
Anche questo allarmismo sul Riscaldamento Globale presto si sbiadirá, come giá sta succedendo, ma non prima che siano prese delle decisioni politiche ed economiche basate su previsioni non scientifiche.

Allora ecco un elenco significativo delle previsioni catastrofistiche e di allarmi falsi che si sono succeduti negli ultimi tempi. Sicuramente ne mancano tantissimi che anche Voi potete aiutare a ricordare:

1 Crescita della popolazione: fame mondiale(Malthus) 1798
2 Timber minaccia economica: carestia 1865
3 riproduzione incontrollata e degenerazione (eugenetica) 1883
4 Il piombo nella benzina: danni al cervello e a tutti gli organi 1928
5 L’erosione del suolo minaccia la produzione agricola 1934
6 Amianto e tutte i possibili tipi di tumori e malattie polmonari 1939
7 Effetti degenerativi del fluoro nell’acqua potabile sulla salute 1945
8 DDT e il cancro 1962
9 Crescita della popolazione e la fame (Ehrlich) 1968
10 raffreddamento globale, dal 1970 al 1975
11 aerei di linea supersonici, il buco dell’ozono, e tumori della pelle, ecc 1970
12 fumo di tabacco ambientale sugli effetti sulla salute 1971
13 Crescita della popolazione e la fame (Prati) 1972
14 La produzione industriale e le piogge acide 1974
15 Avvelenamento da pesticidi organofosfati 1976
16 impianti elettrici e sviluppo del cancro, ecc 1979
17 CFC, il buco dell’ozono, e tumori della pelle, ecc 1985
18 L`isteria per il formaggio 1985
19 Il radon nelle case e cancro ai polmoni 1985
20 salmonella nelle uova 1988
21 tossine ambientali e cancro al seno 1990
22 morbo della mucca pazza (BSE) 1996
23 diossina nel pollame belga 1999
24 Mercurio nei pesci, effetti sullo sviluppo del sistema nervoso 2004
25 Mercurio nelle vaccinazioni infantili e autismo 2005
26 torri per cellulari e il cancro, ecc 2008

Dopo il Riscaldamento globale quale sará il prossimo falso allarme dagli effetti disastrosi? A Voi la fantasia non manca e potete sbizzarrirvi….
Si prega evitare il 21-12-2012……

SAND-RIO

CONOSCENZA BASE DEL SOLE 9c) ROTAZIONE E ATTIVITÀ: IL CICLO SOLARE.

L´attivitá nel Sole, le macchie, pori, facule, eruzioni ecc. si trovano intimamente legate con l´esistenza di regioni dove il campo magnetico é molto intenso. Questo campo ha origine sotto l´atmosfera, nell´interno di questa immensa massa di gas che gira atoorno a sé stassa creando elettroni e protoni i quali, animati dal movimento, danno origine ad una corrente elettrica che a sua volta induce un campo magnetico. Il Sole si comporta come se fosse una gigantesca dinamo.

La dinamo solare. Partendo da un campo poloidale limitato alle regioni polari (a), i segmenti di linea del campo situati all´equatore sono piú velocemente trascinati rispetto agli altri, risultando in un allungamento equatoriale e nell´apparizione di un campo toroidale (b). Si originano cosí campi molto concentrati, intensi e di aspetto opposto da un emisfero all´altro (c).

La rotazione del Sole, essendo differenziale (la regione equatoriale ruota piú velocemnete delle altre regioni) trasforma un campo magnetico poloidale (che va da un polo all´altro) poco intenso, ad un campo toroidale (parallelo all´equatore) molto intenso: la rapida rotazione all´equatore si mistura alle linee di forza formando linee magnetiche di elevata intensitá del campo. È in questo campo magnetico che si trova l´origine, per esempio, delle macchie, nella misura in cui inibisce la convenzione o l´apparizione di zone piú fredde nella superficie solare.

La rotazione differenziale e l´apparizione delle macchie solari. La rapida rotazione all´equatore miscela le linee di forza formando linee magnetiche di elevata intensitá di campo. Questo campo magnetico é all´origine delle macchie solari.

La dinamo solare sperimenta cambiamenti di regime periodici che si traducono in una variazione quasi regolare del numero delle macchie solari. Questa permuta tra minimi e massimi dell´attivitá caratterizza il CICLO SOLARE, che corrisponde ad un periodo di circa 11 anni (il periodo varia tra i 9 e i 12 anni e mezzo). La localizzazione dove le macchie sorgono nel disco solare varia anche con la fase in cui si trova il ciclo, apparendo a latitudini piú alte (piú vicine ai poli) all´inzio del ciclo, in quanto vicino alla fine la quasi totalitá delle macchie sorge vicino all´equatore.

Mínimo e mássimo della attivitá. Le figure mostrano l´aspetto del Sole tra le fasi di attivitá massima e di attivitá minima. Fonte: National Solar Observatory)

Il momento quando un grande numero di macchie si formano é detto MASSIMO SOLARE. L´intensiá nel massimo di ogni ciclo varia anche da ciclo a ciclo, esistendo epoche in cui l´attivitá é molto superiore, in contrasto con altre in cui quasi praticamente non si registrano fenomeni di attivitá nel Sole. Un esempio é il minimo di MAUNDER (periodo compreso tra il 1650 e il 1700) che corrisponde ad una fase in cui il Sole quasi non ebbe macchie durante vari cicli di attivitá, coincidendo con un abbassamento della temperatura media registrata in Europa nella stessa epoca.

Variazione della latitudine delle macchie solari e relazione con la fase del ciclo solare.

Le macchie appaiono normalmente associate in gruppi essendo legate tra loro dal campo magnetico. In ogni ciclo di 11 anni tutti i gruppi di macchie presentano un orientamento similare (per ogni emisfero) avendo sempre la macchia di ogni emisfero la stessa polaritá. Nella fase seguente, quando inizia il nuovo ciclo l´organizzazione delle polaritá é invertita. In questo modo torneremo alla stessa configurazione alla fine di 2 cicli consecutivi. Il ciclo completo quindi sará di circa 22 anni. Riassumendo, anche il numero di macchie varia con un periodo di circa 11 anni, la polaritá delle macchie si inverte alla fine di ognuno di questi periodi, per cui di fatto il ciclo magnetico completo dura 22 anni.

Il numero di macchie solari varia al lungo del tempo, oscillando tra un periodo di quasi assenza di macchie (minimo solare) ad un periodo con un elevato numero di macchie (massimo solare).

Il ciclo solare ha un effetto diretto su quello che succede nella superficie del Sole e colpisce tutto il sistema solare attaverso le differenti manifestazioni dell´attivitá che possono succedere dovuto alle macchie o fenomeni associati, come flares, prominenze e buchi coronali. In una fase piú attiva del ciclo solare il campo magnetico presenta piú e maggiori zone chiuse di campo, il che porta all´apparizione nella corona di piú regioni attive con temperature e densitá maggiori. Questo tipo di regioni é particolarmente visibile nelle immagini del Sole ai raggi X, perché le zone che emettono in questa lunghezza d´onda corrispondono precisamente a quelle dove si registra la maggiore temperatura. Queste zone sono il risultato diretto della struttura chiusa del campo magnetico associato all´attivitá nella superficie del Sole. È per questo motivo che l´aspetto della corona, vista durante una eclisse totale di Sole, é abbastanza differente, dipendendo dal momento in cui si osserva: la struttura presentata é molto distinta nel caso in cui il Sole sia in massimo o in un minimo del suo ciclo di attivitá. La struttura della corona diventa abbastanza piú ricca in altezza quando il Sole é piú attivo, essendo possibile identificare le zone del campo magnetico associate all´attivitá nella superficie, in quanto che nel minimo di attivitá l´aspetto é molto piú uniforme, corrispondendo ad una struttura piú semplice del campo magnetico.

Il Mínimo di Maunder. La figura mostra la variazione del número di macchie solari con il tempo. Tra circa il 1650 e 1700 praticamente non si registrarono presenze di macchie, difinendosi questo periodo come il Mínimo di Maunder. (Fonte: Harcourt,inc.)
Diagramma a farfalla. Il diagramma mostra la média diária dell´area della macchia per rotazione solare per ogni latitudine. Rivela anche la variazione del campo magnetico del Sole con il tempo e la reversione del campo con il periodo di 11 anni.

Gli effetti del ciclo solare possono anche essere sentiti sulla Terra e nel resto del Sistema Solare. Un esempio é il fatto che dei cambiamenti nella attivitá del Sole possono essere accompagnati da alterazioni nel vento solare, da cui la configurazione del campo elettromagnetico che circonda la Terra che puó esporre questa piú o meno all´effetto dei raggi cosmici. Quando questo succede, la produzione di carbonio -14 é alterata. Questo effetto puó essere misurato essendo possibile stabilre una correlazione tra questo isotopo e il ciclo solare.

Attivitá solare e alterazioni nella istruttura della corona. Le alterazioni nella intensitá e distribuzione del campo magnetico lungo il ciclo solare, evidenziata dal numero e distribuzione delle macchie, prominenze e filamenti, anche si riflettono nella struttura della corona.(Fonte: Yohkoh/NOAA/HAO)

Altro esempio sono le aurore boreali la cui intensitá e frequenza é superiore nelle epoche di maggiore attivitá solare.

Variazione nella concentrazione di C-14 presente negli alberi. La tendenza decrescente nella variazione di C-14 dopo la rivoluzione industriale si deve principalmente alla sua liberazione nei combustibili fossili come diossido di carbonio. Intanto anche altre variazioni qui visibili, riflettono alterazioni nel flusso di raggi cosmici.c
Macchie solari e aurore catalogate tra il 1868-1962

Anche la temperatura nella Terra puó subire cambiamenti come é giá successo nel periodo giá menzionato del Minimo di Maunder in cui avvenne una piccola era di ghiaccio che portó tutta l´Europa ad avere temperature inferiori al normale durante alcune decadi.

Temperature relative registrate dal 1000 al 2000

SAND-RIO