Archivio mensile:Gennaio 2011

ACCENNI DI SPETTROSCOPIA INFRAROSSA

Molte volte per capire le complesse dinamiche atmosferiche bisogna prima capire i singoli processi che le generano, per questo oggi parlerò di come funziona la radiazione solare e terrestre, in particolar modo quella infrarossa.
Sappiamo gia che un corpo che si trova al di sopra di 0 gradi Kelvin (-273,15°C) emette fotoni con una certa energia o lunghezza d’onda, un corpo molto freddo emetterà onde radio, mentre diventando più caldo emetterà microonde, infrarossi ( lunghezza d’onda da 1mm a 700nm), poi riscaldandolo sempre di più emetterà luce visibile, ultravioletto, raggi X e raggi gamma. Man mano che un corpo si scalda la radiazione che emette avrà una lunghezza d’onda sempre minore, cioè una energia dei fotoni emessa più alta, per questo un fotone emesso con lunghezza d’onda a 400nm sarà più “energico” di uno emesso a 1 mm in accordo con la legge di Wien.
Ogni atomo o molecola dell’universo conosciuto è in grado di assorbire ed emettere almeno fino alla lunghezza d’onda dell’infrarosso, mentre a seconda delle proprietà delle molecole e dei legami che le legano e della temperatura, solo alcuni materiali possono assorbire ed emettere le lunghezze d’onda che vanno dalla luce visibile ai raggi gamma (esempio ozono O3) In particolar modo l’assorbimento dell’infrarosso si basa su due parametri:
Frequenza:il numero di bande, ossia delle lunghezze d’onda sempre all’interno dello spettro dell’infrarosso, dipendono da massa molecolare ( maggiore è la massa più bande vengono assorbite) e natura dei legami atomici ( più una molecola è poliatomica più bande sarà in grado di assorbire)
Intensità: controllata da un unico fattore cioè il Momento Dipolare ( maggiore è il momento maggiore è l’intensità dell’assorbimento)

IL SISTEMA TERRA-SOLE

Approssimando il fatto che la Terra produce (per decadimento radioattivo di alcune rocce) una quantità di energia insufficiente, possiamo affermare che l’attuale temperatura media del pianeta di 288 K cioè 15°C è dovuta quasi interamente al Sole. La superficie solare ha una temperatura media di quasi 6000°C il che basta per permettere al sole di emettere radiazione elettromagnetica in tutte le lunghezze d’onda, dalle onde radio ai raggi gamma, mentre la temperatura del nostro pianeta ci permette di emettere solamente fino all’infrarosso, perché per emettere luce visibile bisogna raggiungere temperature di diverse centinaia di gradi a seconda dei materiali. L’interfaccia che separa il suolo terrestre dallo spazio e dalla radiazione solare è ovviamente l’atmosfera che nei confronti dello spettro solare ha due caratteristiche:
1) Poiché si trova allo stato gassoso non riesce ad assorbire lo spettro della luce visibile, ne raggi UV, X e Gamma a meno che non si parli di molecole particolari come l’ozono O3 il quale ha una conformazione che gli consente di assorbire raggi UV.
2) Riesce ad assorbire l’infrarosso che riceve dalle due fonti: Sole e Terra, ma proprio perché si trova allo stato gassoso non riesce ad aumentare la propria temperatura assorbendo questo infrarosso.
Infatti Niels Bohr gia nel 1913 aveva scoperto che una molecola allo stato gassoso assorbe e riemette infrarosso in uguali quantità in accordo con la legge di Stefan-Boltzmann e con la legge di conservazione dell’energia, ma non riesce a convertirla in energia termica e quindi in calore. Semplicemente quello che accade è che una molecola allo stato gassoso assorbe fotoni con una certa energia che corrisponde ad una banda dell’infrarosso e fa passare un suo elettrone da uno stato di riposo a uno stato eccitato. Continua ad assorbire fotoni finchè tutti gli elettroni sono eccitati, dopodiché non riesce più ad assorbire fotoni finchè gli elettroni non tornano al loro stato di riposo e vengono emessi tanti fotoni quanti ne erano stati assorbiti in tutte le direzioni in modo casuale e nella stessa banda, cioè con la stessa energia( il tutto avviene ovviamente alla velocità della luce) Tutto questo è facilmente verificabile ad esempio quando acquistiamo una stufa ad ! infrarossi, la prima cosa che ci viene detta è che la stufa non scalda l’aria ma bensì gli oggetti solidi, i quali a causa delle loro caratteristiche oltre ad assorbire la radiazione infrarossa come tutti gli oggetti, la convertono in energia termica a differenza dei gas e quindi in movimento molecolare, il quale sappiamo bene che può essere trasmesso anche da un solido a un gas e quindi causare il riscaldamento dell’aria ( per conduzione) ed è cosi che la nostra atmosfera trova l’energia per mantenersi allo stato gassoso, sottraendo per conduzione unicamente energia al suolo e ai mari.

SISTEMA ATMOSFERA-SUOLO

Quindi gia possiamo intuire la differenza tra un pianeta con e un pianeta senza atmosfera, quello con l’atmosfera deve cedere una buona parte della propria energia all’atmosfera per mantenerla allo stato gassoso, mentre quello senza non spreca nemmeno una radiazione che riceve e quindi avrà T superficiale media superiore a quella del pianeta con atmosfera. Tuttavia nel vuoto dello spazio la Terra non può perdere la propria energia per conduzione ma solo per irraggiamento di onde radio,microonde e infrarosso. In questo caso il pianeta con atmosfera avrà un arma in più, i gas che compongono l’atmosfera hanno assorbito infrarossi e li riemettono in tutte le direzioni, anche verso il suolo, cercando di contenere il raffreddamento del pianeta. Per riassumere il pianeta immaginario con l’atmosfera riceve la stessa energia del pianeta senza atmosfera, ma poiché deve riscaldare più roba (atmosfera) ha una temperatura media inferiore del pianeta senza atmosfera che però viceversa non ha ostacoli nel raffreddamento e quindi si raffredda molto prima. In sostanza il primo pianeta ha una T più fredda del secondo ma con meno escursione termica sempre del secondo. Migliorare l’assorbimento dell’infrarosso da parte dell’atmosfera non fa altro che ridurre la radiazione infrarossa che giunge al suolo.

OBIEZIONI CHE SI POSSO FARE E RISPOSTE

Quella descritta sopra è una visione semplicistica di come vanno le cose, quindi si possono fare delle obiezioni ad esempio:

Obiezione 1) Se fosse vero che un gas non riesce a scaldarsi assorbendo infrarosso com’è possibile che nello spazio esistano le nebulose cioè ammassi gassosi che si mantengono allo stato gassoso pur avendo come fonte di energia solamente l’infrarosso che ricevono dalle stelle lontane?

Risposta: le nebulose sono amassi di gas e polveri quindi in parte sono anche solide, in più essendo ammassi, significa che la vicinanza delle molecole gassose consente urti tra molecole sufficienti per raggiungere temperature tali da mantenere i gas al loro stato.

Obiezione 2) Se fosse vero quello scritto sopra allora la Luna che riceve in proporzione la stessa quantità di onde elettromagnetiche della Terra dal Sole dovrebbe avere una temperatura superiore, anche in virtù del fatto che ha un albedo minore della Terra e invece passa dai 120°C di giorno ai -150°C di notte con una temperatura media sotto lo 0.

Risposta: I modelli che si basano sulla legge di Kirchoff e legge di Stefan-Boltzmann prevedono temperature superficiali più fredde di 40°C sulla Luna rispetto alla realtà e di 33°C sulla Terra, perché calcolano una remissione immediata del calore assorbito da parte dei due corpi, e invece non tengono conto del fatto che qualunque corpo trattiene il calore per un certo periodo di tempo prima di cederlo.

Obiezione 3) Siccome la Terra emette solo infrarosso,migliorare l’assorbimento dell’infrarosso causa un aumento della temperatura superficiale perché la radiazione infrarossa uscente dal suolo terrestre è maggiore di quella che arriva dal sole (circa il 45% del totale della radiazione solare) perché il resto delle radiazioni devono prima essere convertite in infrarosso per uscire dalla Terra.

Risposta: l’obiezione è in parte giusta e in parte no, ossia è vero che la Terra emette più IR di quanto ne riceve dal sole, perché il resto della radiazione solare è convertita dalla Terra prima in calore e poi in infrarosso, ma c’è un parametro che non viene considerato ossia il tempo. Si può approssimare che la Terra venga riscaldata dal sole per 12 ore in cui raggiunge una temperatura media di circa 15°C ( 288 K ) e che si raffreddi per altrettante ore, durante le quali però non raggiunge affatto temperature prossime a 0 K (-273,15°C) come ci aspetteremmo se è vero che la radiazione assorbita è uguale a quella emessa, e allora perché se riceve abbastanza energia per passare da 0 a 288 K non ne emette altrettanta da passare da 288K a 0K ma solamente da 288 a 278K ( ad esempio)? Questo avviene anche sulla Luna dove non c’è atmosfera e dove la temperatura passa dai 120°C di giorno a -150°C di notte, quindi il fenomeno non può essere attribuito solo al! l’atmosfera ma al fatto che la radiazione viene appunto convertita in calore quando arriva al suolo e trattenuta, pertanto, se il periodo di irraggiamento è uguale a quello di raffreddamento, come nel caso di tutti pianeti del sistema solare, ci vorrà sempre meno tempo per riscaldare che per raffreddare il pianeta. Un esperimento interessante che può confermare questo è stato proposto da Alan Siddons:

http://hockeyschtick.blogspot.com/2010/06/why-conventional-greenhouse-theory.html

Quindi la Terra emette più IR di quanta ne riceve ma in un tempo più lungo, nell’arco di tempo di 24 ore, 12 di raffreddamento e 12 di riscaldamento, l’infrarosso emesso è sempre inferiore a quello assorbito. La conseguenza è palese, migliorare l’assorbimento di infrarosso nell’atmosfera ha l’effetto di rimandare più IR possibili verso il suolo e quindi riscaldamento del suolo, ma dall’altra una riemissione di IR verso lo spazio molto più intensa perché molto più intensa è la radiazione infrarossa che arriva dalla sorgente sole.

Gerrard 8

Due anni dopo il minimo: che accade al nostro Sole?

Sono ormai trascorsi due anni (dicembre 2008) dal minimo solare che ha ufficialmente segnato la fine del ciclo 23 e l’inizio del ciclo 24.

Nella prima metà del 2009 abbiamo assistito ad una ripartenza lenta del Sole. Poi si è verificato un temporaneo stop estivo, culminato in un mese di agosto interamente “spotless”.

Un’accelerazione nell’autunno dello stesso anno, protrattasi fino a febbraio 2010, ci ha fatto pensare che il ciclo stesse progredendo in modo tutto sommato paragonabile a quelli immediatamente precedenti: le macchie si sono intensificate, in numero e dimensione, i giorni “spotless” mensili si sono diradati e, in qualche caso, addirittura azzerati.

Invece, da febbraio 2010, il Sole si è preso nuovamente una pausa: gli indici di attività (sunspot number, solar flux) sono diminuiti, le macchie si sono nuovamente diradate, sono comparsi di nuovo alcuni giorni spotless.

Insomma, la progressione del ciclo ha segnato il passo.

Dalla scorsa estate ad oggi, dopo una ripresa nel mese di luglio che sembrava promettere ancora una volta un “colpo di reni” dell’attività solare, non si sono registrati ulteriori progressi. Infatti, tuttora febbraio 2010 è il mese del massimo di questo ciclo. Si tratta di un massimo relativo? Oppure, addirittura, di un massimo assoluto?

Per sintetizzare e provare a chiarire quanto esposto sopra, di seguito si riporta un grafico di confronto relativo al solar flux (radiazione alla lunghezza d’onda di 10,7cm), noto per essere un buon indice dell’attività solare: in rosso viene riportato l’andamento del solar flux medio mensile, normalizzato rispetto alla distanza media Sole-Terra, dal minimo ad oggi (fonte NOAA). Le altre linee riportate (in violetto, blu, giallo, verde, marrone) rappresentano il solar flux medio mensile misurato nei primi due anni dei cicli compresi tra il 19 ed il 23 (1954-1956, 1964-1966, 1976-1978, 1986-1988, 1996-1998). Le misure di tale importante parametro sono disponibili a partire dal 1947, pertanto le ripartenze dei cicli anteriori al 19 non sono presenti nel grafico.

Dall’esame del grafico si nota che

  • per i primi 12 mesi circa dal minimo, il ciclo 24 presenta un comportamento abbastanza simile a quello dei cicli precedenti, sebbene appaia complessivamente un poco più debole;
  • verso il 12°-15° mese accade qualcosa, una sorta di “rottura” che lo differenzia dai cicli precedenti: il 19, 20, 21, 22, 23 accelerano la loro progressione, mentre il nostro ciclo 24 accenna a “partire” ma subito si “pianta”, regredisce, sembra riprendersi e poi si stabilizza attorno ai valori già raggiunti, comunque sotto il massimo di febbraio 2010, anche se di poco.

 

Che cosa significa? Che cosa dobbiamo attenderci per i prossimi mesi? E’ solo una pausa, che sarà poi seguita da una nuova fiammata verso l’alto, oppure assisteremo ad un andamento del tutto anomalo e sorprendente?

Di certo possiamo dire che tale anomalia è sempre più riconosciuta persino dalle pur prudenti previsioni NASA, a cura di David Hathaway: la stima del massimo previsto per il ciclo 24 è stata ulteriormente ridotta, da circa 64 a 59. Resta invece stabile la data prevista per il massimo, tuttora collocata a metà 2013. Per ulteriori dettagli in proposito, si veda il link http://solarscience.msfc.nasa.gov/predict.shtml.

 

Tale ulteriore riduzione, se la previsione sarà confermata, colloca attualmente il ciclo 24 al terzo posto tra i cicli più deboli degli ultimi 250 anni (cioè dal momento in cui i cicli sono sufficientemente ben identificati da distinguerli tramite un progressivo, giunto ora al numero 24). In particolare, al momento solo i due cicli 5 e 6 del Minimo di Dalton risultano più deboli, in quanto i sunspot number massimi sono risultati di poco inferiori a 50.

Non dimentichiamoci però di due importanti considerazioni:

  • il sunspot number risulta tanto più sottostimato quando più si procede a ritroso nel tempo, specie a partire dalla fine del XIX secolo; dunque è possibile che i sunspot number del Minimo di Dalton (1798-1823) siano affetti da una approssimazione per difetto non trascurabile, tale da rendere la previsione del ciclo 24 ormai paragonabile all’andamento dei cicli 5 e 6;
  • lo stesso David Hathaway, nel sito di cui si riporta sopra il link, precisa come le previsioni dell’andamento di un ciclo solare risultano abbastanza affidabili a partire da 3 anni dopo il minimo; pertanto, nel nostro caso, occorre attendere la fine del 2011; è quindi ragionevole attendersi ancora qualche ritocco (al ribasso?) prima che la previsione si stabilizzi.

 

In conclusione, questo ciclo, mese dopo mese, anno dopo anno, assomiglia sempre di più ad un ciclo estremamente debole, almeno paragonabile a quelli del Minimo di Dalton. Tuttavia, in base a quanto affermato da Hathaway, si ritiene che per una piena valutazione della natura di questo ciclo occorra attendere ancora un anno circa, per verificare

  • se il ciclo acceleri nella sua progressione, confermi l’attuale trend complessivo di crescita lenta, o addirittura mostri un evidente declino;
  • se, pertanto, eventualmente il suo comportamento induca la NASA e Hathaway a ridurre ulteriormente le stime e soprattutto di quanto.

 

Infine, prossimamente sarà pubblicato un articolo contenente un’analisi più puntuale, basata sul sunspot number, dove si cercherà anche di evidenziare le differenze rispetto ai conteggi alternativi a quello ufficiale del SIDC.

A voi la parola!

FabioDue

Ghiacci Marini Artici – Situazione Dicembre 2010

Estensione:

Anomalia Concentrazione:

 

Area:

 

Trend Anomalia Estensione:

 

Curiosità:

Rispetto a 10 anni fa abbiamo 0.8milioni di kmq di estensione in meno e 0.9 in meno di area.

Rispetto a 20 anni fa abbiamo 1.3milioni di kmq di estensione in meno e 1.4 in meno di area.

Rispetto a 30 anni fa abbiamo 1.7milioni di kmq di estensione in meno e 0.7 in meno di area.

 

Ancora una volta l’AO raggiunge valori record negativi e l’Artico ne subisce pesanti conseguenze.

La cosa positiva è che la concentrazione di ghiaccio nelle aree più importanti è notevolmente aumentato e il disgelo del prossimo anno potrebbe essere decisamente più contenuto.

FABIO

Relazioni matematiche tra SN e SF – Parte seconda

Riassunto delle puntate precedenti:

Qualche tempo addietro ho pubblicato un articolo in cui mettevo in evidenza un possibile legame lineare tra i vari conteggi del sunspot number e i valori di solar flux mensili. L’idea mi era venuta così, all’improvviso, e avevo fatto qualche osservazione empirica su alcuni dati. Non avrei mai pensato che l’argomento potesse suscitare l’attenzione che effettivamente è venuta fuori, ma evidentemente il tema trattato era di interesse. Perciò ho deciso di andare avanti con l’analisi, operando in maniera più dettagliata e mettendo a confronto diverse idee.

Dunque, partiamo.

Un limite dell’analisi precedente era quello di considerare una base di dati riguardante una scala temporale troppo limitata (meno di due anni), per cui questa volta abbiamo fatto le cose molto più in grande: questo lavoro si basa sulle registrazioni di SN e SF dal 1954 al 2008, prende cioè in considerazione 5 cicli solari interi (dall’inizio del 19 al 23). Ciò comporta necessariamente che non possiamo utilizzare il conteggio NIA come base dati, perché non abbiamo misurazioni del SN per tempi poco recenti. La scelta è stata quella di utilizzare il conteggio SIDC.

La mole di dati che sono stati elaborati è veramente enorme, quindi non verranno riportate di seguito le tabelle dei dati stessi ma solo i grafici di interesse.

Il primo punto su cui soffermarsi è: esiste correlazione lineare tra SN e SF? Nella discussione sul precedente articolo qualcuno (non ricordo chi) lo aveva escluso categoricamente, sostenendo che se c’era un legame tra i due valori esso doveva essere esprimibile mediante una legge matematica più complessa. Bene, di seguito sono riportati i grafici SF/SN dei cicli di cui disponiamo di dati completi (asse x: SN mensili / asse y: SF mensili):

ciclo 19
ciclo 20
ciclo 21
ciclo 22
ciclo 23

Penso che ci siano pochi commenti possibili a questi 5 grafici: per ciascuno di essi esiste una retta di interpolazione che si adatta veramente molto bene all’andamento dei punti. Quindi possiamo dare per dimostrato che esiste correlazione lineare forte tra SN e SF.

 Il secondo punto sul quale volevo focalizzare l’attenzione è questo: è evidente che, nonostante la correlazione lineare sia presente in tutti i cicli, col passare del tempo diminuisce la precisione con cui SF e SN sono legati da una legge matematica. In parole più semplici, si nota che in tempi recenti abbiamo più punti del grafico che si discostano in maniera significativa dalla retta di previsione. E’ un problema importante, perché si potrebbe ragionevolmente supporre l’esatto contrario: con l’aumentare della precisione degli strumenti di misurazione la correlazione tra SN e SF dovrebbe aumentare. E invece no: di seguito è riportato il grafico delle varianze dei set di dati relativi ad ogni ciclo solare, ecco cosa emerge:

Al di là della retta di interpolazione, che ci interessa poco, è veramente incredibile come il trend sia al rialzo e soprattutto si nota un salto enorme tra il ciclo 20 e il ciclo 21 (il passaggio tra i due cicli è avvenuto negli anni ’70). Qual’è il motivo di questa perdita di precisione nella relazione lineare?
Dare una risposta sicura è senz’altro difficile, ma è logico supporre questo: che un miglioramento degli strumenti di osservazione non porti in realtà alla produzione di un SN più “vero”, cioè più legato al SF, ma che al contrario la relazione peggiori quando nel conteggio delle macchie vengono inclusi pori e micropori, magari dalla vita di poche ore.
Questa osservazione, pur non avendo la pretesa di essere una dimostrazione scientifica, induce a riflettere sull’importanza di produrre un SN in continuità con quello del passato, non solo per un fatto di confrontabilità coi dati antichi ma anche per motivi di validità del SN stesso: Un buon conteggio delle macchie solari, come già detto, dovrebbe essere un’espressione diretta della forza del sole al momento della misurazione, e siccome anche il SF è una misurazione dello stesso tipo (anche se di una quantità ovviamente differente) si capisce l’importanza di conteggio come quello di NIA che tenta di ricreare le condizioni di osservazione dei tempi passati.

 
 

Andrea

Si ringraziano per l’elaborazione dei dati:

Fabio Nintendo per il trattamento statistico e l’analisi

Luca Nitopi per l’analisi

Alessandra Lanzoni per la tabulazione

 NOTA: chiunque fosse interessato ad avere i dati di SF e SN del SIDC per i cicli 19, 20, 21, 22 e 23 su foglio excel per poterci lavorare, può richiederli al mio indirizzo email: [email protected]

 

Ghiacci Marini Antartici – Situazione Dicembre 2010

Estensione:

Anomalia Concentrazione:

 

Area:

 

Trend Anomalia Estensione:

 

Curiosità:

Rispetto a 10 anni fa abbiamo 1.3milioni di kmq di estensione in più e 0.1 in meno di area.

Rispetto a 20 anni fa abbiamo 1.3milioni di kmq di estensione in più e 0.1 in più di area.

Rispetto a 30 anni fa abbiamo 1.0milioni di kmq di estensione in più e 0.3 in più di area.

Normale amministrazione, l’Artico soffre e l’Antartide chiude il mese con un’estensione molto sopra-norma

 

FABIO