Archivi giornalieri: 25 Marzo 2011

Google e il più grande Business del 20° Secolo

Inserisco subito il link dell’articolo scritto da Guido Guidi ( che aveva già collaborato per NIA e non mi dispiacerebbe certo risentirlo )

http://www.climatemonitor.it/?p=16613

l’articolo del Guidi era tratto da una lettera inviata da Willis Eschenbach a Google e pubblicata su WUWT ( il Blog di Antony Watts )

http://wattsupwiththat.com/2011/03/19/an-open-letter-to-google/

Sta per esplodere una polemica niente male, o forse no la faccenda passerà inosservata, perché riguarda il mondo dei buoni e perché dalle nostre parti circa il conflitto di interessi abbiamo degli anticorpi speciali. Vorrà dire che ce la cucineremo da soli. Google, la più grande azienda del mondo della rete ha deciso di scendere in campo nel dibattito sul clima. Come? Non finanziando progetti di ricerca (magari questo lo faceva già come del resto il suo concorrente principale Microsoft che progetta fantasiose navi aspira CO2), ma gettandosi anima e corpo nella comunicazione scientifica (qui i dettagli del programma).

Dopo attento screening, sono stati selezionati 21 “esperti” di comunicazione scientifica e di provata fede AGW, perché si facciano venire delle idee su come far capire al mondo che i cambiamenti climatici sono un problema. Avete capito bene, anche i guru della comunicazione globale sono così a digiuno in materia di clima e dinamiche dello stesso, da essere convinti che in fondo sia un problema di comunicazione se ancora non ci siamo presi tutti per mano per far fronte alla minaccia globale del climarrosto. Forse è questa la chiave di lettura: proiezioni climatiche e realtà non coincidono perché la temperatura media superficiale globale non è stata avvisata. Anche questo può essere un problema di comunicazione.

Aspettiamoci dunque una bella offensiva mediatica, perché la rete o almeno una discreta parte di essa, sta per entrare in azione. C’era da aspettarselo, stiamo parlando dei maestri del business dei tempi moderni e quello del clima che cambia per cause antropiche è un business enorme. C’era da aspettarselo, perché Al Gore l’uomo più specializzato al mondo su come far soldi attorno alla CO2, è senior advisor del gigante di internet.

Eppure non va bene, il fatto che rientri nelle possibilità non rende affatto più digeribile la faccenda. Riusciranno infatti i padroni delle gerarchie di ricerca della rete a mantenere la loro imparzialità? Come saperlo? Non ci interessa, perché questa non e’ una domanda che vorremmo essere costretti a porci. Non e’ un segreto infatti che il dibattito sul clima abbia assunto una fortissima, anzi, preponderante connotazione politica. Si può accettare che i padroni di tutti i nostri segreti, cosa cerchiamo sulla rete, quali pseudonimi utilizziamo, quali idee abbiamo, cosa mangiamo, cosa leggiamo etc etc, entrino così a gamba tesa nel dibattito politico?

No, non lo è, e a pensarci bene non conviene neanche a loro. Se non e’ detto infatti che google possa perdere la sua imparzialità, fin qui governata “solo” dalla volontà di far soldi, è pero’ probabile che così facendo possano perdere le sembianze di imparzialità e quindi la fiducia di molti clienti. Dal punto di vista strategico potrebbe non essere stata una grande scelta. Se c’è un posto dove lo scetticismo sull’ipotesi AGW è forte, anzi, fortissimo, è proprio il mondo di internet. Con i media tradizionali tutti proni al “terrore-del-clima-che-cambia” vuoi per faciloneria, vuoi per generalismo, vuoi per convenienza vera e propria, la rete invece è diventata territorio di caccia per gli scettici, e la caccia è stata spesso anche molto buona. Un caso su tutti il climategate, lo scandalo degli imbarazzanti scambi epistolari degli scienziati della Climatic Research Unit inglese, che se non fosse stato per la rete non avrebbe mai potuto vedere la luce, né diventare di dominio pubblico. Se è quello il genere di comunicazione scientifica che con questa operazione verità si vorrebbe potenziare stiamo freschi.

D’altra parte non so quanto i sapientoni del comunicare potranno far bene, l’inizio non si può certo dire che sia sfavillante. Così ha infatti esordito Paul Higgins, co-direttore del programma di policy dell’American Meteorological Society, nonché, ovviamente tra gli eletti di Google:

[…] The vast majority of people don’t know and understand the details of climate science […]

[…] La stragrande maggioranza della gente non conosce e non capisce i dettagli della scienza del clima […]

I poche parole, voi non potete capire, ci pensiamo noi a mettere tutto in bella copia per farvi digerire la pillola.

Sinceramente, al di là degli ovvi risvolti di natura economica, faccio veramente fatica a comprendere questa scelta. Un’azienda il cui core business è quello delle informazioni, non dovrebbe mai accettare di sostenerne solo una parte, alla lunga questo potrebbe non essere pagante. Sento puzza di grande fratello, speriamo bene.

Guido Guidi

NB: L’articolo è stato ripresentato pari pari da come era stato pubblicato su Climate Monitor