Archivio mensile:Luglio 2011

I fallimenti dell’IPCC: le previsioni fatte nel 1995

IPCC – Le previsioni allarmistiche  nel New York TimesNel settembre 1995, il New York Times ha riferito che gli scienziati dell’IPCC hanno previsto perturbazioni climatiche diffuse. L’IPCC stava preparando la seconda relazione di valutazione (SAR) pubblicata nel 1996.[http://SELECT.nytimes.com/GST/abstract.html?res=F60613FB3C5D0C7B8DDDA00894DD494D81]

Il quadro delle probalile pertubazioni, tra cui cambiamenti sfavorevoli e alcuni che sono benefici, emerge dalle sezioni del progetto di una nuova valutazione del problema del cambiamento climatico dal gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici.

 Così, dopo 15 anni, come sono le previsioni dell’IPCC?

 

Temperatura: Le proiezioni di temperatura dell’IPCC SAR possono essere trovate qui:[https://www.ipcc.ch/ipccreports/tar/wg1/pdf/TAR-09.PDF]  La “trama” B2 produce proiezioni di temperatura più bassa di quella dei diversi scenari utilizzati nel SAR. La relazione:

La figura seguente tratta da SAR, mostra le proiezioni di temperatura per la trama B2 dei vari modelli  climatici.

la figura seguente mostra la temperatura media globale satellitare più recente  http://www.drroyspencer.com/2011/06/uah-temperature-update-for-may-2011-0-13-deg-c/[]

La figura seguente combina le due figure di cui sopra.

Il modello MR12 è l’unico che è vicino alla temperatura effettiva. E lo scenario B2 ha un “enfasi  su soluzioni locali per la sostenibilità economica, sociale e ambientale”.Così abbiamo già raggiunto la sostenibilità, anche se l’IPCC continua a promuovere scenari intimidatori. Le temperature sono tutte inferiori alla maggior parte dei modelli climatici previsti. Fallito.

Livello del mare ” Un continuo aumento globale medio del livello del mare è probabile, e tale aumento dovrebbe essere  di più di un piede e mezzo (secondo la misurazione americana) entro il 2100…  e sarebbe aumentato tanto  in 25 anni [2020] che la maggior parte delle spiagge della costa orientale degli Stati Uniti sarebbero scomparse assieme a varie isole e isolotti in tutti gli Oceani del mondoNella sua  ultima valutazione completa nel 1990, il gruppo di esperti ha tagliato la sua stima sulla previsione media considerando piú plausibile un incremento del livello dei mari  tra oggi e il 2100  da 26 pollici a poco meno di 20 pollici, con una gamma possibile da 10 a 31 pollici.”

La figura seguente mostra l’aumento del livello del mare dal momento in cui fu redatto il rapporto dell´IPCC  con le loro belle previsioni  e le effettive misurazioni satellitari [http://sealevel.colorado.edu/].

A questo ritmo, l’aumento sarebbe meno di 13 pollici del 1995 fino al 2100, non di 18 pollici. Sono trascorsi a questo momento  15 anni dei  25 anni previsti per la scomparsa della  maggior parte delle spiagge della costa orientale amricana e mondiale. Ma fino ad ora non é neanche iniziato la fase di scomparsa. FALLIMENTO.

Inverno neve  ” Un sorprendente e impressionante ritiro dei ghiacciai montani  in tutto il mondo, accompagnato da un restringimento della copertura neve d’inverno nell’ emisfero boreale. … Le regioni temperate Nord dovranno sopportare più pioggia e meno neve d’inverno.” Questo é quanto previsto nella relazione IPCC del 1995.

Mentre i ghiacciai montani sono in ritirata dal XIX secolo, ma non è aumentato il tasso di scomparsa (vedi: [http://www.appinsys.com/GlobalWarming/GW_4CE_Glaciers.htm])

la figura seguente mostra la coltre di neve nell’emisfero nord in inverno [http://climate.rutgers.edu/snowcover/chart_seasonal.php?ui_set=nhland & ui_season = 1]

Meno neve? FALLIMENTO.

Africa  “Alcune parti dell’Africa sub-sahariana, soprattutto meridionale e sud-est asiatico e l´America Latina tropicale – potrebbero subire perdite delle loro colture e estensione delle foreste. I deserti dovrebbero espandersi… il cuore dei continenti diventeranno   più secchi.

[L’IPCC  4AR,  2007,  dice “ dal 2080, ci sará un alta probabilitá di un  aumento del 5-8% delle regioni aride e semiaride dell’Africa sotto una varietà di scenari climatici .”]

Le figure seguenti mostrano gli aumenti delle coltivazioni di cereali e le rese di mais nelle zone che si prevedeva dovessero essere desertificate – vedere http://www.appinsys.com/GlobalWarming/IPCC_AfricaCrops.htm:

La figura seguente mostra l’indice normalizzato di differenza della vegetazione  (NDVI TRENES), mostrando un  sostanziale aumento  nella maggior parte della regione. [http://www.eoearth.org/article/Greening_of_the_Sahel]-vedere [http://www.appinsys.com/GlobalWarming/RS_Sahel.htm:]

NDVI TRENES (indice di vegetazione differenza normalizzato) dal 1982-1999

La figura seguente mostra la tendenza osservata di NDVI TRENES per il Sahel,  da un altro studio. [http://www.biogeosciences-discuss.net/5/3045/2008/bgd-5-3045-2008.pdf]

Anche il consueto allarmista National Geographic ammette: “Il deserto del Sahara sta diventando piú verde  a causa dei cambiamenti climatici?”, luglio 2009 [http://news.nationalgeographic.com/news/2009/07/090731-green-sahara.html]:

“desertificazione, siccità e disperazione — é quello che  il riscaldamento globale ha in serbo per gran parte dell’Africa. così abbiamo sentito e letto per vari anni. Emergenti prove dipingono invece  uno scenario molto diverso, uno in cui l’aumento delle temperature puó  beneficiare milioni di africani nelle parti più secche del continente. Gli scienziati stanno vedendo ora i segnali che le regioni desertiche del SAHARA e le aree circostanti sono piú verdi  a causa di aumento delle precipitazioni. …  Le Immagini fotografiche scattate tra il 1982 e il 2002 hanno  rivelato un esteso aumento del “verde”  in tutto il Sahel, secondo un nuovo studio sulla rivista Biogeosciences. “Ora vi sono persone che possono condurre al pascolo  i loro cammelli in aree che  non erano  state utilizzate a tale scopo da  centinaia o addirittura migliaia di anni. Vedere il ritorno degli uccelli,  struzzi, gazzelle, e  ancora sono tornati in questi luoghi vari tipi di anfibi come varie razze di rane. La tendenza è continuata per più di 20 anni. Tutto ció é innegabile, ha scritto la suddetta rivista Biogesciences. “”

Aumento nei deserti? FALLIMENTO.

Ma hanno previsto  qualcosa di giusto?…. Solo le parti non segnalate dai media tradizionali:“Effetti benefici: Se la previsione del pannello IPCC è giusta, includerebbero, ad esempio, inverni più miti nei climi nordici, un aumento delle precipitazioni in alcune aree che hanno bisogno di raccogliere le produzioni agricole che crescono piú velocemente. Si é ampliata la cintura del grano del Nord America e Russia. La produzione agricola in tutto il mondo  non é diminuita, anzi al contrario é aumentata molto.”il contributo umano al riscaldamento globale potrebbe variare tra altamente significativo a irrilevante. Gli scienziati dicono che non è ancora possibile misurare quanto riscaldamento è stato causato dall’attività umana e quanto è un risultato di cause naturali. “

È IL SOLE CHE COMANDA IL CLIMA DELLA  TERRA  E DI TUTTI I PIANETI DEL SISTEMA SOLARE.

Quando si accorgeranno di questa semplice veritá sará forse troppo tardi per evitare sconvolgimeti climatici, sociali ed economici, causati da un nuovo episodio di raffreddamento globale dovuto al calo di attivitá della nostra amata stella.

IL PROFESSOR UGO BARDI DEFINISCE “DIVERSAMENTE ENCEFALIZZATI” I SUOI STESSI COLLEGHI

Salve popolo di NIA. Oggi sono qui con voi non per fare una previsione meteorologica o per discutere dei fenomeni atmosferici, ma semplicemente per raccontarvi un fatto che mi è capitato in questi giorni riguardante il nostro amato professor Ugo Bardi, sperando di potervi strappare anche qualche risata.
L’altro giorno, sotto mentite spoglie, ho avuto il piacere e la fortuna di poter intrattenere una piacevole conversazione con il professore. Infatti, fingendomi un suo grande ammiratore e sostenitore incallito dell’AGW, sono riuscito a strappargli qualche rivelazione in cui egli stesso ammette che anche quelli dell’ “Organizzazione Meteorologica Mondiale” ed i membri di diversi enti di ricerca spudoratamente pro- AGW, sono dei Diversamente Encefalizzati. Nella breve conversazione sono riuscito inoltre a constatare che, anche un povero incompetente come me, ha una preparazione nei campi della climatologia e meteorologia più affidabile della sua. In altre parole, il professor Ugo Bardi, non capisce un granchè di cambiamenti climatici e dei meccanismi in grado di innescarli.
Vi spiego in poche righe l’accaduto inserendo le frasi che compongono la nostra conversazione, nella quale il mio nome è “Anonimo”.
Ho attaccato la discussione riguardo alla riduzione del buco dell’ozono che si è registrata durante gli ultimissimi anni nella stratosfera antartica, rivolgendogli la seguente domanda:

« Professore, mi potrebbe spiegare cortesemente per quale ragione il buco dell’ozono si è drasticamente ridotto negli ultimi anni? »

Risposta professor Bardi:

«Curiosa domanda, anonimo . Dove ti risulta che il buco dell’ozono “si è drasticamente ridotto negli ultimi anni”? A me risulta stabile; con previsione di recupero in tempi pluridecennali a causa della riduzione della concentrazione dei fluorocarburi».

Risposta mia:

«Ho letto notizie a riguardo ed approfitto della disponibilità offerta da un grande professore come lei. La mia domanda è la seguente: lei si spiega un (eventuale) aumento della quantità di ozono nella stratosfera antartica solo con la riduzione dei fluorocarburi? Non esistono altri meccanismi che comportano una variazione della quantità di ozono stratosferico, in grado dunque di ridurre il grande buco sull’antartide? ».

In seguito ad un’esplicita richiesta del professore che mi invitava ad essere più preciso, ho aggiunto:

«Diversi siti parlano di una notevole contrazione del buco dell’ozono iniziata qualche anno fà. Addirittura si parla di riduzioni del 20-30% nel giro di un paio di anni.
Ora volevo sapere se ci si può fidare di queste notizie che girano sul web, o se si tratta della solita disinformazione organizzata da coloro che
preferiscono arrampicarsi sugli specchi pur di negare che ci sia la mano dell’uomo dietro i cambiamenti climatici ed atmosferici. Queste notizie mi suonano strane perchè si parla di una veloce riduzione del buco iniziata all’incirca nel 2006, mentre la riduzione dell’emissioni dei clorofluorocarburi è iniziata più o meno alla fine degli anni 80′(protocollo di Montreal).
Per questo le chiedevo:
1) se tali notizie possano essere considerate attendibili;
2) se, a prescindere dalle emissioni delle sostanze inquinanti, esistono in natura altri meccanismi che possono portare ad una variazione della concentrazione media di ozono nella stratosfera polare antartica nel corso degli anni (non mi riferisco ovviamente alle eventuali variazioni stagionali).
Tra l’altro i miei dubbi sono divenuti ancor più fondati leggendo ultimamente di ricerche condotte da prestigiosi enti di ricerca mondiale che indicano una preoccupante riduzione di ozono anche sul circolo polare artico. Tali ricerche indicano la possibilità che nei prossimi anni si possa formare un pericoloso buco dell’ozono anche sul polo nord.
La ringrazio ancora per la sua disponibilità».

Ora, prima di dirvi come è andata a finire la discussione, ci tengo a precisare che le ricerche che hanno portato a stabilire una rapida contrazione del buco dell’ozono sono state condotte da scienziati di fama internazionale che fanno capo a diverse università. Tra questi spicca Ken Carslae, scienziato di scienze atmosferiche all’Università di Leeds che, insieme al suo gruppo di ricerca, ha pubblicato sull’autorevole rivista “Geophisical Research Letters” uno studio in cui dimostra come il buco dell’ozono si stia chiudendo anche a ritmi abbastanza sostenuti. Trattandosi di uno scienziato di fama riconosciuto nell’ambiente scientifico, il professor Ken Carslae non può che essere un accanito sostenitore dell’AGW. Infatti secondo lui la riduzione del buco dell’ozono è da attribuire interamente all’iniziativa dei governi di tutto il mondo di mettere fuori uso i clorofluorocarburi (Protocollo di Montreal del 1987), che sono le sostanze responsabili dell’apertura del buco stesso. Lo stesso professor Ken Carslae sostiene nella sua ricerca che, la scelta di bandire i clorofluorocarburi (CFC), avrà dei risvolti negativi perché la riduzione del buco dell’ozono comporterà l’aumento del GW (ma questa barzelletta è tutta un’altra storia).
Tra le altre, anche la “Macquarie University” di Sydney in Australia, è riuscita a quantificare al 20% la fetta dello strato del gas che si è riformata negli ultimi anni. Anche gli scienziati dell’ “Organizzazione Mondiale Meteorologica” hanno recentemente divulgato la clamorosa notizia del ridimensionamento del buco dell’ozono.
Ma d’altronde non servono neanche grosse ricerche universitarie , infatti la riduzione dell’estensione del buco è facilmente riscontrabile attraverso le immagini satellitari facilmente reperibili nel web.
E adesso passiamo alla risposta finale del professor Bardi che, a coloro che sostengono una riduzione del buco dell’ozono, rivolge le seguenti belle parole:

«Anonimo, non so dove tu abbia trovato questo sito. Mi sembrano, francamente, dei diversamente encefalizzati anche loro. Ma dove l’hanno presa questa idea che il buco dell’ozono si è ridotto? Sogni notturni? Voci misteriose che gli parlano nelle orecchie? Veline governative? Individui incappucciati incontrati in bar malfamati sulla Tiburtina? ».

E’ probabile che il professor Bardi, nel definire diversamente encefalizzati coloro che cercano di far credere alla povera gente che il buco dell’ozono dipenda esclusivamente dall’azione umana e che la sua restrizione (sempre per mano dell’uomo) possa far aumentare il riscaldamento globale, abbia fatto la cosa più giusta della sua vita. Peccato però che l’abbia fatto in modo inconsapevole.
Infine vi riporto la frase finale del professore che, incalzato dalle mie ripetute domande, ha alzato bandiera bianca ammettendo di non capirci un tubo dell’ozono stratosferico e dell’importanza che ha nei cambiamenti climatici:
«Figliolo, non ti so che dire. Io non sono particolarmente esperto di ozono. Se l’argomento ti interessa, credo che puoi trovare su internet dati in abbondanza. Non è questo il posto adatto per discuterne».

Permettetemi a questo punto una riflessione finale a proposito dell’ozonosfera e del buco dell’ozono. Nel 1987 il Protocollo di Montreal, entrato in vigore nel 1989, prevedeva lo smaltimento o addirittura l’eliminazione della produzione di clorofluorocarburi, ritenuti responsabili dell’espandersi del buco dell’ozono antartico. Ora, i risultati di questo intervento, si sono cominciati a vedere solo nel 2006, anno in cui il buco dell’ozono ha cominciato progressivamente a contrarsi. Ma nello stesso 2006 è iniziato un grande fenomeno che noi tutti conosciamo: il minimo solare di Eddy. Ebbene la capacità dei grandi minimi solari di modulare la quantità di ozono nelle stratosfere polari è un fattore chiave nell’ambito delle variazioni climatiche indotte dal minimo solare stesso. Un aumento dell’ozono stratosferico è collegato ad una maggiore destabilizzazione dei Vortici Polari, e questo fattore potrà causare una minore stabilità e “robustezza” dei ghiacci marini antartici e, contemporaneamente, un progressivo raffreddamento delle terre emerse situate alle medie latitudini dell’emisfero australe. Capirete quindi che le conclusioni del sopracitato professore americano Ken Carslae, il quale sostiene che “la chiusura del buco sta rallentando fortemente la formazione delle nubi protettrici e ciò accelera il riscaldamento di alcune aree dell’emisfero meridionale, Antartide compreso”, siano alquanto bizzarre.
Di questi temi, fondamentali nell’ambito dei cambiamenti climatici, tornerò a parlare in un prossimo futuro quando, insieme, cercheremo di capire in che modo il minimi di Maunder e Dalton abbiano innescato la celeberrima “Piccola era glaciale” alle medie latitudini. Intanto spero di avervi fatto capire che molti dei professori che intervengono nelle discussioni sulla climatologia e sui cambiamenti climatici, abbiano poco chiari i meccanismi che sono alla base delle dinamiche atmosferiche. Purtroppo quelli veramente preparati o vengono “oscurati” o “costretti” ad obbedire al credo dell’AGW.

Riccardo

NIA è ormai il primo Sito anti AGW in Italia….Fieri di esserlo, nn manca molto prima che questi signori sbattano la testa contro la REALTA’!

Professor Bardi pensieri:

“A….., questi sono imbecilli “a tutto tondo,” hanno il tocco di Re Mida dell’imbecillità. Sono una dimostrazione palese della validità della teoria di Gauss della distribuzione statistica. Su 7 miliardi di persone, ci deve essere un estremo remoto nella categoria degli imbecilli dove si trovano anche questi qui.”

“Fossi in lei non continuerei a citare Daltonsminima……Non lo vede? Stanno intraprendendo una crociata contro la scienza ufficiale e il 90% di essi non sa neanche cos’è una derivata…..già si stanno ridicolizzando da soli davanti agli occhi di tutti (perchè questo sono…..ignoranti, incompetenti e RIDICOLI), almeno non facciamogli pubblicità gratuita…..non sono nemmeno all’altezza di essere citati nel suo blog
Massima stima per lei, professore”

“Ci ho pensato sopra. Secondo me, questi vanno presi a pesciate in faccia; in primo luogo perchè se lo meritano ma, soprattutto, per svegliarli. Anche perché, nel complesso, sono anche persone intelligenti e non prive di qualche potenzialità. Se però continuano a parlarsi solo fra di loro, si continuano a rinforzare vicendevolmente ripetendosi sempre le stesse fesserie. Non tutti loro sono completamente perduti e si che fa più festa in paradiso per un peccatore pentito….””

“Caro anonimo, non solo te l’ho detto, ma te lo ripeto anche e con gli interessi. Non solo sei un imbecille, ma sei anche un imbecille criminale.

Non ti rendi nemmeno conto dei danni che gli imbecilli criminali come te stanno facendo per rallentare le misure che ancora faremmo in tempo a prendere per cercare di evitare il disastro climatico. Del resto, se te ne rendessi conto, non saresti imbecille.

Allora, spero che tu non faccia l’architetto di mestiere, perché se tu costruissi delle case cascherebbero sulla testa della gente che ci sta dentro, e questo in nome della tua pretesa libertà di essere imbecille. Guarda che questa libertà non è contemplata nella dichiarazione dei diritti dell’uomo. Non c’è il diritto di fare danni agli altri per via della propria imbecillità e l’imbecillità non è una giustificazione. Un criminale imbecille è comunque un criminale. Pensaci sopra.”

“Eh, caro Ugo: a prescindere dai diversamente dotati di giunzioni sinaptiche, mi sa che si tratta dell’ennesima (e potenzialmente una delle più perniciose) manifestazione del patto faustiano con il diavolo. Come sempre, richiede un prezzo. E come ogni patto mefistofelico, il prezzo è alto. E richiede una discesa agli inferi. E laggiù fa molto caldo…”

E per concludere in bellezza, nn poteva mancare un delirio simil schizofrenico, tratto da un passo della sacra Bibbia… (anche se continuo a pensare che sia solo una recita per farsi pubblicità, almeno me lo auguro vivamente!):

“E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.”

Io rimango senza parole…

MINIMO SOLARE RAFFREDDAMENTO GLOBALE E GHIACCI POLARI

Come molti sapranno, la nostra stella ha notevolmente ridotto la sua attività magnetica, dando vita ad un vero e proprio minimo solare. La bassa attività solare ha così determinato una riduzione dell’irraggiamento e una contrazione dell’eliosfera dovuta ad una consistente riduzione del vento solare. Questi fattori determineranno nei prossimi anni/decenni un generale abbassamento delle temperature globali. Sulla correlazione tra bassa attività solare e raffreddamento planetario abbiamo prove storiche (min di Maunder, min di Dalton, min di damon, ecc.), ovvero periodi nei quali si ebbero inverni mediamente più freddi, estati mediamente più fresche e banchise polari molto estese. Come mai allora nonostante il minimo solare le estensioni delle banchise, in particolare quella artica, sono ridotte ai minimi? Ebbene dopo mesi di ricerche sterili e a volte anche un po’ deprimenti, penso di aver trovato la risposta (o una delle risposte).
IL VENTO SOLARE
A partire dalla seconda metà degli anni 90 il SW ha ridotto mediamente la sua velocità di un 20%, generando una contrazione dell’eliosfera, riduzione accentuatasi poi ancor di più con l’entrata in pieno nel minimo de EddY (minimo attuale).
A questo puntovi chiederete: ma cosa c’entra il vento solare con le banchise polari?
Il Prof F.Califano ha pubblicato uno studio molto interessante, studio associato ad una tesi di Laurea in fisica dei plasmi. Il risultato della ricerca dimostra, con tanto di prove di laboratorio, l’interazione tra vento solare e magnetosfera, in particolare riconnessione ed effetti cinetici in campi di velocità disomogenei.

http://www.df.unipi.it/~califano/Francesco/Vortex.html

Da questo studio si evince con chiarezza come l’impatto del SW crea e amplifica
vortici atmosferici.
Ora il punto della questione è che anche i vortici polari sono vortici atmosferici.
I vortici polari dipendono in primis dalla forza di Coriolis, ma stante agli studi, anche dal vento solare. Un SW basso rende complessivamente il VP più debole. Il VP più debole tende a dilatarsi ed espandersi invadendo così le latitudini più basse e dando vita a maggiori scambi meridiani. Le conseguenze che ne derivano sono una diminuzione delle temperature alle medie latitudini ed un aumento delle temperature sulle alte latitudini, con conseguente perdite di superficie delle banchise.
Il processo di raffreddamento delle medie latitudini a sua volta riduce il divario con quelle più alte e di conseguenza progressivamente riduce lo stress da calore oltre i circoli, dando così la possibilità in una seconda fase alle calotte polari di recuperare rapidamente prima le superfici perdute negli anni del disgelo e poi di ampliare ulteriormente la loro estensioni.
Ora il problema è capire se le banchise (artica in primis) hanno toccato il loro punto minimo o se perderanno ancora superficie nei prossimi anni fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio.

Stante al grafico trentennale artico possiamo notare come, fin verso la fine degli anni 90, l’estensione era più o meno costante. Poi dalla fine degli anni 90, in concomitanza con la riduzione del vento solare, l’artico ha iniziato a perdere consistenza, per poi crollare dal 2005 in poi (anni del minimo solare), toccando un minimo assoluto nel 2007. Da ciò che io posso dedurre: e’ stato raggiunto un punto di equilibrio dal 2007 in poi con un generale assestamento. Speriamo che sia di buon auspicio per rimonte negli anni a venire. Ma solo il tempo dirà la verità.

Giorgio Malavolta