Archivio mensile:Luglio 2011

Come ti frego le Temperature globali

Come sapete da un po’ di tempo avevo iniziato a fare dei resoconti con i dati GISS, perché la NASA mette a disposizione delle mappe che mostrano le anomalie, in maniera simile alle reanalisi NOAA, ma con i valori che vengono poi usati per calcolare le anomalie globali.
L’indirizzo è questo e se qualcuno volesse cimentarsi nella creazione di mappe faccia pure: http://data.giss.nasa.gov/gistemp/maps/

Fin qui niente da dire, io facevo i confronti con il decennio 2001-2010 e mostravo le anomalie solo terrestri, solo oceaniche e poi quelle globali.
Tutto era sempre andato bene, ma capita che mentre sto preparando il resoconto di Giugno mi accorgo di qualcosa che non può accadere.

Vi mostro per prima la mappa delle anomalie terrestri, ricordo sempre che la griglia dei valori che uso è di 250km, ma che quella ufficiale è di 1200km, rimando a questo articolo per tutte le domande: http://daltonsminima.altervista.org/?p=14840

Come potete vedere l’anomalia risulta essere di -0.03°C, niente di sbagliato pare

Ora vediamo le anomalie oceaniche

L’anomalia è di -0.04°C

Viene quindi ovvio pensare che l’anomalie globale sia compresa tra questi valori, ma chè, nell’epoca dell’AGW queste regole sono un optional

Sorvolando sui possibili errori di questo dataset che vanno a modificare il valori finale questa situazione diventa paradossale.
Ora ammettendo che tutti gli oceani siano monitorati e che tutte le terre emerse lo siano, cosa che anche dalle mappe è chiaramente non vera, il calcolo sarebbe molto semplice, si fa una media ponderata dei 2 valori, (-0.04 * 0.7) + (-0.03 * 0.3) che fa chiaramente -0.037
A questo punto mi chiedo se questa cosa sia un caso particolare di questo mese o una costante che ricapita ogni tanto all’interno del dataset, lascio a voi il compito di controllare, noi di NIA abbiamo già detto tutto quello che dovevamo dire.

FABIO

Il Prof. Bardi ed i Diversamente Encefalizzati…

Non è la prima volta che “l’Illustrissimo Professore” suole definire chi non la pensa come il pensiero dominante dell’AGW con epitoti a dir poco coloriti…

Le ultime perle di saggezza sono racchiuse in questo suo ultimo illuminante articolo:

http://ugobardi.blogspot.com/2011/07/unaltra-tegola-che-ci-casca-sulla-testa.html

Riporto testuale:

L’effetto cumulativo del riscaldamento è chiarissimo dalla perdita di ghiaccio in Groenlandia. La tendenza è chiara anche per le temperature atmosferiche, ma negli ultimi 10 anni, circa, l’aumento è stato meno rapido. Questo andamento è stato interpretato da parte di vari diversamente esperti di clima come “prova” che il riscaldamento globale non esiste. Adesso, un recente studio spiega le ragioni del rallentamento e ci fa vedere come siamo in guai ancora peggiori di come potevamo pensare di essere.

Ed ancora:

“Ormai, le tegole climatiche sulla testa ci arrivano tutti i giorni o quasi: dall’esplosione del numero delle meduse nei mari (che hanno anche bloccato delle centrali nucleari) agli eventi meteorologici estremi: incendi, alluvioni, tempeste di sabbia e varie.

L’ultima tegola che ci casca sulla testa è quella riportata in un lavoro recente  pubblicato sul PNAS che descrive come le emissioni di particolato di zolfo generate dalla combustione del carbone in Cina, abbiano parzialmente schermto la radiazione solare e quindi rallentato la crescita delle temperature terrestri negli ultimi 10 anni o giù di li.

Ora, lo so che ci sono persone diversamente encefalizzate, là fuori, che hanno preso questa cosa come una conferma che “il riscaldamento globale si è fermato” e quindi come occasione di gioire. Ahimè, cari diversamente dotati di tessuto neuronale, rendetevi conto che non è decisamente il caso di gioire. Questo studio conferma in pieno tutto quello che sappiamo del riscaldamento globale e ci dice che l’effetto del CO2 come gas serra potrebbe essere anche più forte di quanto non si pensi.”

A primo acchito vi devo confidare che mi è pure scappato un sorriso, ammetto che l’ironia sarcastica del Bardi può essere contagiosa…poi ripensandoci bene, mi sono sentito basito…

Ho pensato all’ Università, a quanti studenti paghino fior fiori di tasse per poter prendere uno straccio di laurea che il più delle volte non consente loro di lavorare…ho pensato alla mia Magnifica Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Medicina e Chirurgia, e a quanti altri Professori Bardi ci sarnno sparsi un pò ovunque…a quanti figli dei Baroni che appena laureati entrano in specialità scavalcando chi lo merita più di loro!

Poi ho pensato alla storia della scienza, e a quanti scienziati sono stati eticchettati come eretici semplicemente perchè la pensavano diversamente dal dogma ufficiale.

E mi sono ricordato che molte delle grandi scoperte che l’uomo ha fatto nel corso della sua storia sono state possibili proprio grazie a questi eretici!

Quanti geni sono stati bistrattati dai cosidetti portatori di verità assoluta?

Ciechi, avidi, incollati alle proprie cattedre, mentre il mondo andava avanti, loro sapevano solo distruggere chi osava contraddire la loro unica fede!

Siamo proprio messi male se siamo costretti pure a pagare delle tasse (salate) per mandare i nostri figli a studiare in queste Università, dove un docente si permette di definire come diversamente encefalizzati chi semplicemente si permette di non credere, di porsi delle domande, di ricercare altre cause.

Arrivati a questo punto, io NON CI STO!

Io dico no alle lobby della compravendita delle quote di CO2, io dico no al Climate Gate (anzi me ne vergogno assai!), io dico no a questi professori che in nome di un dogma fideistico si permottono di insultare ed infamare altri scienziati…io dico no al Narcisistico pensiero di sentirsi i fautori della Verità assoluta, nascosti dietro una Cattedra che il più delle volte manco si meritano!

Carissimo Prof Bardi, un consiglio (e qui prendo spunto da un nostro utente):

la prossima volta che scrive un articolo, si sciacqui la bocca, proprio Lei che dovrebbe essere d’esempio, anzi caro Professore, si compri un bel Aspiratore, per eliminare tutta questa CO2 che evidentemente non fa molto bene al suo cervello diversamente dotato…

Simon

La Rubrica di NIA: La Doppia Faccia della Demagogia

Negli ultimi tempi sempre più gente è passata dal credere cecamente alla scienza climatica mondiale ad una posizione più critica nei confronti di qualcosa che ancora oggi non conosciamo quasi per niente.

Avvenimenti come il Climategate o come gli innumerevoli errori trovati nei report dell’IPCC (comprensivi anche di alterazioni di dati e misure rispetto alle ricerche realmente eseguite), possiamo citare poi il triste fallimento del convegno di Copenaghen (chiuso tra l’altro sotto temperature siberiane).

Non scrivo questo articolo però per citare queste cose, ne abbiamo già discusso a lungo e tante altre informazioni si trovano in siti come il nostro, voglio parlare di chi si è preso la colpa di tutto questo.

Eh si, perché i “papi” dell’AGW hanno dato la colpa di questa diminuzione di consenso (ma badate nessuno nega l’esistenza del problema, ma sono la causa e la sua reale entità che fanno discutere) verso il catastrofismo climatico causato dall’uomo ai Media, perché secondo loro non hanno saputo schierarsi nel modo giusto verso la loro tesi, anzi spesso opzionando per l’altra.

Ora, il pezzo che seguirà è una libera interpretazione di una parte di un articolo che è stato pubblicato sul sito Climalteranti, potete trovare l’articolo originale a questo link: http://www.climalteranti.it/2011/07/08/psicologia-e-cambiamenti-climatici/

NB: Questo articolo non è una critica al sito in questione ne alle persone fisiche che gestiscono e scrivono in quel blog e tantomeno non è una critica verso chi fa ricerche sul campo climatico.

Si cerca invece di far notare come un certo atteggiamento, molto simile alla demagogia politica, possa essere un’arma a doppio taglio, e che pari pari può essere rigirata ed usata contro.

Qualsiasi altra interpretazione dell’articolo è una mera forzatura ed è a mio parare a solo scopo polemico, cosa che noi invece vogliamo evitare apertamente

Chi si occupa della scienza del clima a volte si stupisce delle difficoltà che si incontrano nel far capire la realtà del problema, e la sua vera gravità: nonostante le complessità e le incertezze presenti, alcuni dati di base, alcune tendenze sono però indiscutibili (aumento dei gas climalteranti in atmosfera, aumento delle temperature, riduzione dei ghiacci, ecc ecc) anche se ancora mancano prove della mano antropica in tutto questo.

Come  sanno i lettori di questo blog, oggi molto più che in passato ci sono voci che cercano di capire la reale connessione e  quantificare concretamente questi problemi, ricostruendo un clima che è sempre cambiato, la cui colpa può essere data al sole o che stiamo andando vero l’era glaciale.

Sorge quindi spontanea la domanda: Come Mai? Come mai ancora oggi è diffusa la convinzione che questa dei cambiamenti climatici sia un problema catastrofico ed irrisolvibile messo in giro da scienziati infingardi o avidi di fondi di ricerca?

Parte della responsabilità potrebbe essere del mondo scientifico, che non ha saputo comunicare adeguatamente all’esterno, far capire i dati e le elaborazioni che portano a ritenere il riscaldamento del pianeta come un fenomeno quasi completamente naturale e “molto probabile” la responsabilità del sole in tutto questo. Troppo spesso gli studiosi dimenticano che “i dati non parlano da soli”.

Altri “perché” si potrebbero trovare dall’azione delle lobby della disinformazione; ma mentre in altri contesti, per esempio negli Stati Uniti, le pressioni delle lobby dell’industria ecologista e ambientalista sono pesanti e documentate (http://daltonsminima.altervista.org/?p=1528), nel territorio italiano i conflitti di interesse sembrano essere stati un fattore poco rilevante. Hanno contato di più l’esibizionismo, il narcisismo, la ricerca di visibilità che può arrivare dal sparare catastrofiche previsioni per i prossimi anni.

Il problema climatico per altri è stato uno dei fronti di una battaglia ideologica, volta a difendere a tutti i costi l’attuale concezione dello sviluppo e della produzione, o una visione religiosa dell’uomo e della natura.

Il motivo della popolarità di queste posizioni va cercato anche nel loro essere comode visto che ancora adesso gran parte dell’informazione è controllata da chi crede nell’AGW. Non voler riconoscere la situazione climatica come naturale è legato al non riconoscere la insignificanza che siamo noi rispetto al nostro pianeta o rispetto al sole, un’insensatezza di cui si avvertono i segnali, e che coinvolge un livello profondo della nostra vita, in quanto si tratta di ridefinire le nostre aspettative.

Per rispondere al Come mai, è necessario quindi indagare anche il campo della psicologia. Parte del credo AGW può essere ricondotto a quanto viene studiato in ambito psicanalitico e in sociologia, in cui questa megalomania o questo ego smisurato che fa credere alle persone di avere in mano il destino di tutti  indica un meccanismo di difesa inconscio utilizzato dagli esseri umani per poter affrontare colpe, ansie e altre inquietudini. E il futuro che ci prospetta un clima che non possiamo controllare o modificare a nostro piacimento è per molti versi inaccettabile e fonte di ansia.

Chiedo a tutti i nostro lettori di scrivere commenti che rispettino il volere dell’articolo, mi raccomando, la parte in grassetto deve essere rispettata.

Siamo persone civili e non voglio neanche la minima critica nei confronti del sito da cui ho preso parte di questo articolo (l’ultima cosa che vogliamo è passare per quelli che attaccano siti concorrenti)

FABIO

L’ESTATE 2011 SI PRENDE LE FERIE O VA IN PENSIONE?

Un saluto a voi, popolo di NIA. Ho deciso di scrivere quest’articolo a sole due settimane di distanza dal precedente (“CHE LUGLIO CI ASPETTA?”), per rendervi partecipi di una situazione che si va delineando davvero interessante. Se vi ricordate in quell’occasione ci eravamo lasciati sottolineando la possibilità che l’estate mostrasse dei segni di stanchezza già dalla seconda metà del mese in corso a causa di un prematuro arretramento della zona di convergenza intertropicale (ITCZ). Si era detto, infatti, che l’estate 2011 potesse raggiungere il suo apice proprio tra la seconda metà del mese di giugno e la prima metà del mese di luglio. Ebbene le cose sono andate come credevo e ad oggi ci sono ottime possibilità che tali situazioni si verifichino realmente. Ma andiamo con ordine e procediamo cercando di capire il perché di queste mie affermazioni.
Di seguito vi riporto due immagini: la prima mostra la disposizione delle anomalie delle SST che si registrava in data 19 giugno, mentre la seconda è relativa alla situazione attuale delle stesse.

19 giugno 2011:

12 luglio 2011:

Il motivo del possibile arretramento prematuro dell’ITCZ risiede nella rapida variazione delle anomalie delle SSTA lungo le coste occidentali del continente africano. Nello specifico, dalle presenti immagini si può facilmente constatare come l’anomalia positiva nell’atlantico nord tropicale (cerchio arancione), si sia fortemente ridimensionata nell’arco di soli 20 giorni e a breve sarà sostituita da un’anomalia negativa. Viceversa l’anomalia negativa nell’atlantico sud tropicale (cerchio giallo) è andata ridimensionando e sta per essere rimpiazzata da un’anomalia positiva.
Ebbene, è risaputo che la posizione dell’ITCZ e’ dovuta anche al gradiente di temperatura tra le acque dell’ atlantico nord tropicale (TNA) e quelle dell’atlantico sud tropicale (STA) nella zona Golfo del di Guinea. Infatti, se si palesa tale gradiente, associato all’ENSO-, si viene a creare un incremento degli alisei di Nord est che indeboliscono il monsone africano che si spinge dal mare (golfo di Guinea) verso il continente africano e causano così un arretramento dell’ITCZ.

Fig. 1

Fig. 2

Nelle figure 1 e 2 è riportato il meccanismo che, nell’estete boreale, comporta l’innalzamento della zona di convergenza intertropicale (ITCZ). I venti riportati nella porzione superiore di figura 1 (quelli che si oppongono all’elevazione dell’ITCZ), denominati “Harmattan”, sono venti secchi e polverosi che soffiano da nord-est a sud-ovest, ovvero dal Sahara al Golfo di Guinea. In pratica non sarebbero altro che i “corrispondenti” degli Alisei di nord-est sull’entroterra sub-sahariano che, passando sul deserto, si riscaldano e raccolgono fini particelle di polvere da terra, trasportandole fino alle coste dell’Africa occidentale e sul golfo di Guinea, dove arrivano come venti caldi, polverosi e molto secchi. Questo tipo di vento viene anche denominato “Dottore” dalle popolazioni locali per via del refrigerio che porta per l’abbassamento dei tassi dell’umidità relativa. Ed infatti al finire della stagione estiva (fine settembre), il monsone africano arretra e viene sostituito da questi venti secchi che al contrario, in questo periodo, acquisiscono forza. Proprio il monsone africano infatti, essendo un vento molto umido che spira da Sud o Sud-ovest, porta piogge e forti temporali lungo le coste dell’Africa occidentale e tende a rinvigorire la circolazione meridiana di Hadley, con conseguente rafforzamento dell’anticiclone del nord Atlantico e blocco del flusso occidentale verso il Mediterraneo.
Una maggiore penetrazione del monsone nel continente africano produce infatti uno spostamento verso nord dell’anticiclone Libico che arriva a invadere il Mediterraneo occidentale portando subsidenza e condizioni di stabilità. In particolare i venti monsonici (rappresentati sia in figura 1 che in figura 2), sono venti semi/permanenti che spirano da sud-ovest lungo la fascia sub-equatoriale e che corrispondono all’Aliseo di sud-est deviato verso destra dalla profonda bassa pressione equatoriale (depressione termica equatoriale) dell’Africa centrale. Durante l’inverno boreale questi venti divengono molto più deboli e riacquisiscono la classica configurazione ad “Aliseo di sud-est”, mentre durante l’estate boreale sono i principali artefici dell’innalzamento dell’ITCZ, soprattutto nella sua porzione centro-occidentale 8come ben si capisce dalla figura 2).
Come detto in precedenza, l’istaurarsi di un gradiente nelle SSTA fra TNA e TSA (chiamato AMM), tale per cui un anomalo gradiente fra SSTA- a nord e SSTA+ a sud dell’equatore, indurrebbe un rafforzamento degli Alisei di nord-est (Harmattan ) con conseguente shift della posizione latitudinale dell’ITCZ verso sud. Questo fenomeno, che come detto coinvolge soprattutto la porzione centro-occidentale del continente africano, trova conferme anche nel mutamento delle anomalie delle SST nella porzione di oceano che costeggia le coste occidentali africane e che è subito sopra alle acque dell’ atlantico nord tropicale (cerchio grigio). In questa zona, l’anomalia negativa che imperversa da mesi, verrà a brevissimo sostituita da un’anomalia positiva, sintomo dello stazionamento dell’anticiclone tropicale sul Sahel occidentale (Mauritania-Mali) e dunque dell’abbassamento dell’ITCZ occidentale. Quest’ultimo è un fattore chiave se si pensa che l’intensità del monsone west-africano viene misurata anche attraverso l’indice “Sahel Rainfall Anomalies” (SR), che rappresenta appunto le anomalie pluvio sul Sahel occidentale fra luglio e settembre. Una situazione opposta si andrà ad instaurare nell’emisfero australe, dove, al riscaldamento delle acque dell’atlantico sud tropicale, corrisponderà un raffreddamento di quelle immediatamente più a sud (cerchio nero). Di seguito vi riporto le carte GFS world de cui si evince questo radicale cambiamento in sede africana:

13 luglio 2011:

18 luglio 2011:

Dalle carte a 850 hpa si può constatare agevolmente la formazione di un esteso anticiclone tropicale tra la porzione occidentale del deserto del shael e la fascia di atlantico che lo costeggia. Come già più volte spiegato, lo stazionamento di un anticiclone oceanico sub-tropicale in quella zona diviene fondamentale in quanto questo risulta efficace nel contrastare la risalita della linea perturbata (ITCZ) nella sua porzione occidentale. Inoltre dalle suddette immagini si può anche denotare un discreto abbassamento dell’ITCZ anche nei settori centro-orientali dell’africa nonché un decisa traslazione verso sud dell’intera “struttura equatoriale-tropicale” nell’emisfero australe. Ciò è segno della capacità del “famoso” gradiente AMM di traslare l’intera struttura a sud.
Ci tengo a fare un’ultima considerazione a proposito dell’estesa anomalia negativa in riferimento alle SST nella zona equatoriale del golfo di Guinea (nel precedente articolo cerchio nero), in quanto circa i suoi effetti ci sono pareri discordanti. Dalla stragrande maggioranza dei forum meteo (anzi direi da tutti) emerge infatti che, la suddetta anomalia può essere associata ad una monsone west-africano più intenso della norma. Ciò viene spiegato facendo riferimento al meccanismo che innesca i monsoni estivi: poiché la terra si raffredda e si riscalda molto più velocemente dell’acqua, durante il periodo estivo i continenti (in questo caso l’Africa boreale) si riscaldano molto di più rispetto agli oceani circostanti e ciò determina lo sviluppo di aree di bassa pressione (per via dell’innalzamento dell’aria più calda al suolo) verso le quali convergono i venti umidi da sud- sudovest provenienti dal mare (nel nostro caso golfo di Guinea). Questi venti sono appunto i monsoni e sono portatori di piogge abbondanti.
Ora quello che sostengono i più è che, con le acque più fredde nel golfo di Guinea, si approfondisce il gradiente termico tra terra e mare, causando così un rafforzamento del monsone. Io invece sostengo il contrario. Infatti detto gradiente è talmente elevato (nell’entroterra africano si raggiungono temperature al suolo impensabili) che non può risentire della variazione di un solo grado delle acque del golfo di Guinea. Al contrario la variazione di temperatura delle acque del golfo stesso, anche se piccole, possono modificare sostanzialmente il tasso di umidità che dal mare si spinge nell’entroterra. Maggiore sarà il tasso di umidità e maggiore sarà la violenza dei cicloni tropicali che caratterizzano il monsone. Non è un caso che le estati europee più calde degli anni 2000 (2003 in primis) causate da una posizione eccessivamente elevata dell’ITCZ, sono state accompagnate da forti anomalie positive nel Golfo di Guinea.
Concludo ribadendo che il processo sin qui descritto può essere sicuramente associato alla rapida variazione delle SSTA in Nino 3 e in Nino 1+2 (cerchio bianco). Come si può constatare dai grafici delle SSTA infatti, le anomalie positive in quelle zone si sono letteralmente sfaldate nel giro di 20 giorni, e stanno per essere sostituite da anomalie negative. E’ risaputo infatti che il ciclo ENSO è strettamente correlato all’intensità del monsone west-africano ed in particolar modo che la NINA tende ad inibire la risalita della linea perturbata (ITCZ) verso nord. Ciò trova conferme ad esempio nel fatto che negli anni 70 si ebbero le più devastanti siccità del Sahel, le quali furono la causa di più di un milione di morti in quelle aree.
Tornando alla previsione vera e propria, l’innesco di tale meccanismo, che potrebbe risultare anche irreversibile (visto che le proiezioni danno un veloce passaggio in condizioni di ENSO-), potrà produrre un arretramento dell’ITCZ già nella seconda fase di luglio. Inoltre, lo stazionamento delle forti anomalie negative nell’atlantico ad ovest della Grano Bretagna e nord Francia (vedi articolo precedente), saranno come un potente motore in grado di pompare in continuazione depressioni che, nel movimento zonale da ovest verso est, potranno penetrare a più riprese nel mediterraneo. Questo andamento, che è stato completamente inibito nella prima fase di luglio alle basse latitudini italiche a causa di un’ITCZ troppo elevato, potrà divenire il tema dominante nel prosieguo della stagione estiva. Pertanto si potrà assistere ad una traslazione meridionale dell’intero sistema, con l’Italia investita a più riprese dal flusso zonale, ed un’hp africano relegato nella sua “dimora libica”. Insomma signori, potremmo avere a che fare con la seconda metà dell’estate più fresca e piovosa degli anni 2000.

Riccardo

Due anni e mezzo dal minimo: colpo di reni del Sole, e poi?

Questo articolo riprende ed aggiorna quello analogo, pubblicato circa sei mesi fa, che trovate a questo link http://daltonsminima.altervista.org/?p=13193

Sono ormai trascorsi due anni e mezzo (dicembre 2008) dal minimo solare che ha ufficialmente segnato la fine del ciclo 23 e l’inizio del ciclo 24.

Nella prima metà del 2009 abbiamo assistito ad una ripartenza lenta del Sole. Poi si è verificato un temporaneo stop estivo, culminato in un mese di agosto interamente “spotless”.

Un’accelerazione nell’autunno dello stesso anno, protrattasi fino a febbraio 2010, ci ha fatto pensare che il ciclo stesse progredendo in modo tutto sommato paragonabile a quelli immediatamente precedenti: le macchie si sono intensificate, in numero e dimensione, i giorni “spotless” mensili si sono diradati e, in qualche caso, addirittura azzerati.

Invece, da febbraio 2010 fino ai primi di febbraio 2011, il Sole si è preso nuovamente una pausa: gli indici di attività (sunspot number, solar flux) sono diminuiti, le macchie si sono nuovamente diradate, sono comparsi di nuovo alcuni giorni spotless. Insomma, la progressione del ciclo ha segnato il passo, fino alla seconda decade di febbraio di quest’anno, quando si è verificata una brusca accelerazione: solar flux di slancio oltre quota 100, due massimi di intensità rispettabile (115 ed oltre 150), quindi un periodo di attività oltre quota 100, protrattosi fino alla prima decade di maggio. In realtà, fin dalla metà di aprile si registra un trend nel complesso declinante, pur con alcuni sussulti (115 all’inizio di giugno).

Dunque, il testimone di mese di massimo del ciclo è passato da febbraio 2010 a marzo 2011. Come sei mesi fa, ci chiediamo: si tratta di un massimo relativo? Oppure, addirittura, di un massimo assoluto?.

Come sei mesi fa, riporto il grafico aggiornato di confronto relativo al solar flux (radiazione alla lunghezza d’onda di 10,7cm), noto per essere un buon indice dell’attività solare: in rosso viene riportato l’andamento del solar flux medio mensile, normalizzato rispetto alla distanza media Sole-Terra, dal minimo ad oggi (fonte NOAA). Le altre linee riportate (in violetto, blu, giallo, verde, marrone) rappresentano il solar flux medio mensile misurato nei primi due anni e mezzo dei cicli compresi tra il 19 ed il 23 (minimi nel 1954, 1964, 1976, 1986, 1996). Le misure di tale importante parametro sono disponibili a partire dal 1947, pertanto le ripartenze dei cicli anteriori al 19 non sono presenti nel grafico.

Dall’esame del grafico si nota che

  • per i primi 12 mesi circa dal minimo, il ciclo 24 presenta un comportamento abbastanza simile a quello dei cicli precedenti, sebbene appaia complessivamente un poco più debole;
  • verso il 12°-15° mese accade qualcosa, una sorta di “rottura” che lo differenzia dai cicli precedenti: il 19, 20, 21, 22, 23 accelerano la loro progressione, mentre il nostro ciclo 24 accenna a “partire” ma subito si “pianta”, regredisce, sembra riprendersi e poi si stabilizza attorno ai valori già raggiunti, comunque sotto il massimo di febbraio 2010, anche se di poco;
  • anche al 26°-29° mese sembra accadere qualcosa di analogo a quanto verificatosi nel 12°-15° mese. Attendiamo comunque conferma nel prossimo semestre; in generale, si noti l’andamento decisamente più “nervoso” dei cicli 19-23, rispetto a quello relativamente più lineare e “pigro” del ciclo 24;
  • nonostante l’evidente progressione dal 26° mese, il ciclo non è comunque riuscito a mantenere il “ritmo” di quelli immediatamente precedenti, perdendo ulteriormente terreno (sia pure di poco) anche rispetto a quelli meno “vivaci”, come il ciclo 23.

Che l’accelerazione appena avvenuta e seguita subito da una brusca frenata sia la replica, solo più intensa, di quella verificatasi un anno fa? Se così fosse, dovremmo attenderci un anno o quasi di stabilità del solar flux sotto quota cento, prima di una nuova impennata. Dunque un ciclo “ciclico” nella sua progressione? Lo vedremo…..si noti comunque il trend di crescita del solar flux, nettamente inferiore a quello dei cicli precedenti, dai quali si sta progressivamente distaccando. A tale proposito, qualora il solar flux si mantenesse attorno ai valori attuali, o addirittura calasse ancora un poco, la distanza tra il ciclo 24 e quelli precedenti aumenterebbe ulteriormente, in quanto tutti i cicli 19-23, tra i 30 ed i 36 mesi hanno segnato (chi più, chi meno) ulteriori progressi.

Di certo possiamo dire che, qualora nei prossimi mesi si confermasse la stabilità (o addirittura un ulteriore declino) del solar flux sui valori attuali, le previsioni NASA, a cura di David Hathaway, non potrebbero che riconoscerla ed essere quindi ritoccate al ribasso, dopo un netto rialzo negli ultimi mesi: la stima del massimo (smoothed sunspot number) previsto per il ciclo 24 è attualmente pari a 70, in netta crescita dal valore di 58 previsto a febbraio. La data prevista per il massimo, invece, rimane ormai da tempo collocata a metà 2013. Per ulteriori dettagli in proposito, si veda il link http://solarscience.msfc.nasa.gov/predict.shtml.

Non mi stanco mai di ricordare, comunque, come lo stesso David Hathaway, nel sito di cui si riporta sopra il link, precisa come le previsioni dell’andamento di un ciclo solare risultano abbastanza affidabili a partire da 3 anni dopo il minimo; pertanto, nel nostro caso, occorre attendere almeno la fine del 2011; è quindi ragionevole aspettarsi ancora qualche ritocco (al ribasso o al rialzo?) prima che la previsione si stabilizzi.

 

In conclusione, questo ciclo, mese dopo mese, anno dopo anno, si conferma come un ciclo decisamente debole, molto di più di quelli immediatamente precedenti. Tuttavia, in base a quanto affermato da Hathaway, si ritiene che per una piena valutazione della natura di questo ciclo occorra attendere ancora l’inizio del 2012, per verificare

  • se eventualmente il suo comportamento induca la NASA e Hathaway a modificare ulteriormente le stime, di quanto e se in direzione di un incremento o un decremento;
  • se il ciclo acceleri nella sua progressione, confermi l’attuale trend complessivo di crescita lenta, o addirittura mostri un evidente declino.

Dedico infine un cenno alla questione della data prevista del massimo: metà 2013, il che vuol dire 4 anni e mezzo circa dopo il minimo. Rispetto agli ultimi 20 cicli, dal minimo di Dalton ad oggi, si tratta di un valore assolutamente normale. E’ possibile una distanza temporale inferiore, anche di soli 3 anni (cicli 8, 18, 22), tuttavia i cicli deboli (SSN massimo inferiore a 100) mostrano una distanza pari ad almeno 4 anni. Ed entrambi i cicli del Minimo di Dalton (1798-1823) impiegarono ben 6 anni per raggiungere il loro massimo.

A voi la parola!

FabioDue