Archivio mensile:Dicembre 2011

Riscaldamento globale o una nuova era fredda?

Un eccellente articolo, apparso sul Daily Mail (quotidiano britannico) ha fatto la domanda del titolo agli esperti del clima, che si muovono al vento come bandiere. L’autore fa anche una breve storia del passato, e alla fine  tira le somme con un risultato molto triste … penso che sia giusto  riportare la traduzione, anche se approssimata di questo articolo, che per ora rimane nascosto nella rete informatica perché nessuno vuole ancora di lasciare l’osso succulento del riscaldamento globale. L’autore è Christopher Booker e questo è l’indirizzo per trovare la versione originale.

L'era glaciale sulla Strada suo? L'ultima notizia e il Che potremmo minacciati Essere ONU forte calo della temperatura

Non voglio commentare troppo: conoscete bene le mie idee. Forse in passato non sarei dovuto andare giù in modo pesante e non si può accusare solo l’isteria politica-climatica, perché le scelte politiche sono spesso realizzate con grande chiarezza “economica”…ma questi climatologi sono dei… va bé lasciamo stare.

Chi l’avrebbe pensato? L’ultima notizia è che il mondo è minacciato da un improvviso calo delle temperature, probabilmente tanto grave da attivare una nuova mini era glaciale. Il motivo è l’inquinamento di migliaia di centrali a carbone che stanno bloccando l´ingresso  del riscaldamento solare. Questo dice il Dr. Robert Kaufman presso la Boston University. Assicura che l’espansione economica della Cina ha provocato un enorme aumento delle emissioni di zolfo, che stanno creando una sorta di schermo alla radiazione solare che provocherá un raffreddamento globale.

Ma … aspettate un attimo. Non erano questi gli stessi scienziati allarmisti che avevano detto solo pochi anni fa che il nostro pianeta era in pericolo di essere “arrostito” da un irreversibile surriscaldamento globale? E  non erano loro che con le loro dichiarazioni assicuravano gran parte del mondo politico, dalla Gran Bretagna ai politici di tutto il mondo, sul pericolo del riscaldamento globale e che  hanno fatto spendere centinaia di miliardi di sterline per tentare di salvare la terra? Il problema è che questo incredibile cambiamento di idee solleva una domanda fastidiosa: «Questi esperti climatologi hanno una pallida  idea di cosa discutono e dicono?”

 

Ma forse la cosa più bizzarra è che la stessa situazione é successa tanti anni fa negli anni `40 per essere precisi.  Le persone ora sono preoccupate e così abituate a sentir parlare di riscaldamento globale che non si ricordano che, gli scienziati americani negli anni settanta avevano allarmato il mondo, fornendo la previsione di una nuova, potente era glaciale. Questo era stato causato da un periodo di circa 30 anni di temperature in diminuzione tra gli anni 40 e 70, dopo un improvviso aumento di temperatura all’inizio del ventesimo secolo. La causa di questo raffreddamento è stato associato dagli americani climatologi Schneider e Hansen, al biossido di zolfo e altri composti che vengono creati da combustibili fossili, in particolare dalle centrali a carbone.

15 anni dopo gli stessi scienziati sono stati in prima linea a creare il panico sul riscaldamento globale.

Schneider, che divenne un professore di biologia ambientale e  cambiamento climatico globale presso la Stanford University, aveva sostenuto allora (per spiegare il periodo di raffreddamento) che il danno non era venuto dalla fuliggine e dallo zolfo, che bloccano il calore del sole, ma dalla anidride carbonica ad effetto serra e da altri “gas” che sono una trappola per il calore. (sic! Per loro la famigerata CO2 era la causa di quel periodo di raffreddamento)

Erano uomini come Schneider e Hansen, alla fine degli anni 80, che hanno cambiato idea e hanno cominciato a terrorizzare il mondo con l´equazione “politica”  CO 2 = riscaldamento globale. In pochi anni, sono arrivate la riunione di Rio de Janeiro e del trattato di Kyoto, che occorreva procedere in qualche modo per ridurre le emissioni di CO2 per mantenere l’economia globale. Per un certo tempo è sembrato anche che la teoria, mettendo su decine di computer finanziati dai governi e quindi pagate con le tasse dei cittadini, fosse stata confermata dalla prova dei fatti. La CO 2 ha continuato a crescere e la temperatura sembrava seguirla.

Il “successo”, tuttavia, ha avuto vita breve, e recentemente è diventato evidente che qualcosa era andato storto in questo caso puramente teorico. Certamente la CO 2 atmosferica continua a crescere, ma la temperatura ha seguito un corso diverso, dimenticando di obbedire a ciò che il computer aveva predetto.

La teoria si basava di Che Guevara di I livello salgono di CO2, le temperature salgono Medie Troppo

Nel 2007, quando la temperatura è caduta tanto di quanto  era cresciuta nel ventesimo secolo, gli esperti hanno cominciato a dubitare della validità del riscaldamento globale (ma non certo i media  i giornalisti e gli eco-terroristi … idioti).

Un numero crescente di studiosi cominciarono a dire che la causa del cambiamento della temperatura alla fine di questo secolo potrebbe essere completamente scollegata dalla anidride carbonica. Forse, dicono, ci sono stati altri fattori responsabili dei cambiamenti climatici come le fluttuazioni nella radiazione solare e le variazioni delle correnti oceaniche. (Evviva!!)  Un poco alla volta, alcuni sostenitori del calore a tutti i costi, cominciano a formulare una teoria della responsabilità. Può darsi che il mondo sta attraversando un periodo di raffreddamento, ma gli effetti delle cause naturali sono stati solo “mascherati” e la tendenza per il caldo continua ad agire. Tra un decennio o venti anni  la CO 2 sará più “cattiva” di prima.

Tuttavia, negli ultimi anni, la maggior parte del mondo è stato costretta a sopportare inverni più freddi degli ultimi tre decenni. E ‘diventato abbastanza comico vedere come, con qualsiasi tempo, i sostenitori del riscaldamento globale continuano ad aggrapparsi alla loro amata teoria.
Qualunque cosa accada oggi, è caldo o freddo, si subisca un ondata di calore o di una terribile tempesta di neve, inondazioni o siccità, prima o poi sentirai le solite voci che dicono che la colpa di tutti questi eventi estremi è sempre la distruzione del clima causato dalle attività umane e da noi peccatori colpevoli.

Sono tutti uniti gli ambientalisti di Greenpeace, il WWF e la BBC e i loro alleati in tutto il mondo come l’Istituto nazionale di meteorologia, le migliaia di scienziati di tutto il mondo che hanno ricevuto miliardi di fondi dai loro governi per studiare i cambiamenti climatici e la sua prevenzione. Tutti ancora in lotta per quello che era il terrore della storia umana.

La verità, che sta diventando sempre più evidente (per coloro che sono disposti ad ascoltare e leggere) è che nessuno di questi personaggi  hanno la pur minima idea di che cosa governa i cambiamenti climatici. Essi non possono dire quale sará la temperatura  il prossimo mese o l’anno prossimo, ma nel frattempo  intendono rispondere con modelli al computer che sono in grado di dire ciò che accadrà tra un centinaio di anni. Ciò che è veramente terribile in tutto questo, tuttavia, è che i politici sono così “intrappolati” e rapiti con  la storia del terrorismo climatico che non mostrano ancora  alcun segno di iniziare a capire la realtà che sta apparendo agli occhi di che vuol vedere:: il riscaldamento globale non è affatto una certezza! (Adesso il canadá ha capito e si sono svincolati dalle fantasie climatiche)

Tre anni fa, quando l’isteria era al suo apice, i politici britannici hanno votato quasi all’unanimità per ridurre la CO 2 dell´ 80% in 40 anni. La spesa per questo piano di salvezza era di circa 18 miliardi di sterline all’anno entro il 2050, la legge più “costosa” mai emanata dal Parlamento britannico.

Siamo anche obbligati a seguire gli obiettivi dell’Unione europea che nel giro di nove anni, richiede una produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili, spendendo circa 200 miliardi di sterline per turbine eoliche inutile che attualmente malgrado i grandissimi finanziamenti e i mega impianti  riuscono a generare in Gran Bretagna solo lo 0,5% della potenza attualmente necessaria.

Le tasse imposte dai politici per combattere il cambiamento climatico (notare come lo chiamano ora … un po ‘di vergogna?) Sono costati circa 200 sterline per famiglia all’anno. Tutto questo solo per seguire una fantasia collettiva come non è mai era stato prima nella storia umana. (Ancora una volta tutto ció mi ricorda la favola del “Re nudo”.

Non solo, però. Tutto questo avviene nel nome di una teoria fraudolenta, con  le stesse persone che volevano convincerci che il mondo fosse  sul punto di “friggere”, se non fermavamo le centrali elettriche convenzionali e che ora sono  in prima linea nel dire che le stesse centrali potrebbero portarci verso una nuova era glaciale.

Siamo nelle mani di pazzi? Ma che si mettessero d´accordo con i loro stessi pensieri!!! Anche senza una massiccia iniezione di buon senso da parte del popolo britannico, sembriamo condannati a vivere in una tale situazione.

Per il WWF, Greenpeace e le ONG pseudo-ambientalisti, gli affari sono affari e il denaro non ha odore …  come dicevano i  latini “Pecunia non olet”, “Il denaro non puzza”.

SAND-RIO

 

 

INVERNO 2012: ANNO NUOVO ROBA NUOVA

Un saluto a voi, Popolo di NIA.
Ci troviamo qui in questa occasione per analizzare la situazione meteorologica attuale e quella futura. Onde evitare incomprensioni cercherò di adottare un impostazione più semplice possibile, evitando di perdermi in tecnicismi che risulterebbero solo che controproducenti. Ovviamente per eventuali dubbi rimando alla discussione, nel corso della quale cercherò di sopperire a vostre eventuali perplessità.
In questi giorni vi sarà capitato di sentirne di tutti i coloro. Dai più ottimisti che per qualche sentito dire o per qualche run modellistico sballato hanno gridato alle “grandi manovre del generale inverno” ai più pessimisti che, prima ancora dell’esordio, hanno sancito la fine dell’inverno. Il mio obbiettivo è quello di fare un po’ di ordine in questo polverone, nonchè di analizzare la situazione meteorologica futura insieme a voi.
Certamente l’inverno in corso non ha mai dato grandi garanzie. La ragione principale risiede in un quadro tele-connettivo di partenza a dir poco pessimo. La QBO positiva in concomitanza di un sole che, seppur in procinto di massimo, rimane ancora tentennante è la ragione principale di un inverno fino ad oggi bruttino. La Nina moderata-forte e per di più central fornisce poi il marchio di garanzie per l’inverno “gran toppata”.
Come ho avuto modo di spiegare svariate volte, la QBO positiva in concomitanza della bassa attività solare porta ad un Vortice Polare Stratosferico (VPS) completamente bloccato, a causa del blocco semi-totale della “Brewer Dabson Circulation” che, a livello stratosferico, costituisce una vera e propria corrente meridiana emisferica in grado di connettere le regioni equatoriali con quelle polari. In poche parole, quando la BDC è molto debole, il VPS si presenta molto forte e freddo nonchè interessato da venti zonali stratosferici molto intensi. Di conseguenza l’intera struttura del Vortice Polare (VP) risulta molto compatta, con pochissime occasioni per scambi meridiani di rilievo (Europa spazzata dal flusso mite zonale di matrice oceanica). In un simile contesto infatti, le onde planetarie ampie, la cui propagazione è presupposto fondamentale per le discese dell’aria fredda dalle alte alle medio-basse latitudini, entra in forte crisi. In altre parole, a causa delle elevate velocità zonali stratosferiche, i flussi di calore di matrice tropicale che dalla troposfera penetrano sino alla stratosfera polare grazie alla propagazione delle onde di Rossby, risultano fortemente divergenti.
Una simile situazione è notevolmente aggravata dalla Nina moderata/forte di natura central. I forti alisei, connessi alla circolazione di Walker, che spirano costantemente al suolo negli anni interessati dal fenomeno della Nina, inibiscono fortemente lo sviluppo della convenzione profonda su gran parte del Pacifico che, essendo l’oceano più grande del Pianeta, risulta essere cruciale per ciò che concerne i disturbi ai danni del VP. La riduzione dell’aria interessata dalla convenzione profonda ha 2 effetti:
1) ulteriore riduzione della forza della BDC che molto dipende dall’attività convettiva Pacifica ed in particolare dalle quantità di vapor acqueo che, attraverso la tropopausa, penetrano nella stratosfera equatoriale;
2) riduzione dei flussi di calore che dalla troposfera penetrano nella stratosfera polare per mezzo dello “sfondamento” in strato delle onde di Rossby. Detta in termini “scherzosi”, il calore derivante dalla convenzione tropicale costituisce un carburante per la formazione delle onde ampie e lunghe in grado di sfondare in stratosfera.
La situazione sin qui descritta è “fotografata” da alcune immagini chiave. Anzi tutto vi riporto un’immagine, immortalata dal satellite OMI-AURA, rappresentante il quantitativo di ozono presente nella stratosfera polare ad inizio dicembre. A tal proposito ricordo che, il trasporto di ozono dalle latitudini equatoriali (dove si origina) a quelle polari è legato all’intensità della BDC. Pertanto la quantità di ozono nell’ambito del VPS costituisce un ottimo indice per misurare la forza della BDC.

Potrete facilmente notare il Buco di ozono proprio sopra il Polo Nord.
In secondo luogo riporto l’immagine tratta da ECMWF in merito ai vettori dell’EP-FLUX. In due parole ricordo che tali vettori rappresentano le quantità di flussi di calore e di momento che dalla troposfera penetrano nella stratosfera polare. Pertanto i vettori più lunghi e verticali indicano una buona propagazione dei flussi di calore dalla tropo alla strato (buona propagazione d’onda).

Noterete che fino a metà dicembre (cerchio rosso) i flussi sono risultati completamente divergenti, sintomo di un VPS in grandissima forma. Proprio in questo periodo sono state raggiunte nella stratosfera polare temperature molto basse, quasi da record. Nella seconda metà del mese qualcosa è invece cambiato in quanto per la prima volta i flussi di calore sono riusciti a penetrare in parte in stratosfera (cerchio verde). Tale forcing, iniziato come detto verso la metà del mese ed imputabile in gran parte all’azione incessante della wave 1 (onda pacifica), porterà nei prossimi giorni al primo minor warming della stagione.
Come ho più volte sottolineato nei commenti rilasciati nella sezione meteo, tale disturbo non è per nulla associato ad una spinta dinamica della wave 1 (elevazione hp delle aleutine), bensì ad una particolare dislocazione del medio basso VPS che ha consentito al vortice semipermanente aleutinico di assumere una posizione particolarmente favorevole. Nello specifico, l’incessante azione dinamica indotta dalla tropo-wave 3 (onda asiatica) ha portato il Vortice Polare in bassa stratosfera, ad assumere una configurazione fortemente ellitticizzata con asse maggiore favorevole (canada-siberia orientale). Detta dislocazione ellittica ha consentito al VPS stesso di “pescare aria” proprio laddove si trovano di fatto le uniche evidenti fonti di calore nel Pacifico in regime di Nina like (SSTA+ nel Pacifico occidentale).

Tale dinamica è ben percepibile anche dalla carta a 500hpa (con la quale avrete sicuramente una maggiore famigliarità). A tal proposito la freccia rossa rappresenta la spinta esercitata dalla wave 3 con conseguente ellitticizzazione del VP (l’asse dell’ellisse è evidenziato dalla freccia arancione).
La suddetta dinamica ha consentito, come detto, discreti afflussi di calore ad opera della wava 1 ed il conseguente primo discreto riscaldamento stratosferico della stagione, come ben rilevabile dalla seguente carta a 10 hpa:

Come già più volte ribadito, l’imminente minor warming (peraltro debole) non avrà grosse ripercussioni in troposfera. L’effetto principale sarà di produrre una rotazione d’asse del Vortice Polare con ridistribuzione delle vorticità principali. In particolare, la traslazione del warming dalla Siberia orientale al Canada produrrà uno spostamento delle vorticità principali del VP verso il comparto euro-atlantico.


La figura mostra lo spostamento del warming sul canada con conseguente migrazione dei centri di vorticità verso il comparto europeo.

In questa fase di migrazione delle masse artiche si assisterà ad una debole ripresa della wave 2 (onda atlantica), con l’hp delle Azzorre che sarà facilitato a guadagnare provvisoriamente terreno verso latitudini più elevate. Detta ondulazione potrà produrre verso fine anno una rapida e debole incursione artica sin verso il mediterraneo, i cui risvolti non sembrano ancora essere del tutto inquadrati dai modelli.
Nella fase successiva (inizio nuovo anno), l’avvenuta transizione delle masse artiche sul comparto euro-russo ad opera del desplacement stratosferico, comporterà un inevitabile rafforzamento del getto polare sull’Europa, con conseguente incremento delle velocità zonali. In questa fase sarà pertanto molto probabile un ingerenza dell’hp oceanico sul nostro paese che verrà pertanto interessato da bel tempo e temperature molto miti per il periodo, soprattutto di giorno (infatti la forte inversione termica garantirebbe comunque temperature basse di notte, soprattutto nelle zone interne ed in Pianura Padana). La persistenza dell’anticiclone sull’Italia non dovrebbe comunque essere molto duratura. Infatti, la propagazione del warming anche alle quote inferiori, produrrebbe un ulteriore abbassamento del getto polare proprio sull’Europa occidentale, favorendo l’ingresso sul nostro paese di brevi fronti atlantici/nord atlantici. Dovrebbe trattarsi comunque di ondulazione di modesta entità, non in grado di apportare grossi scossoni.
Intanto, per via della mutata collocazione del VPS si dovrebbe assistere all’interruzione degli afflussi di calore provenienti dalla wave 1 ed il warming alle quote stratosferiche superiori dovrebbe essere progressivamente riassorbito. Pertanto si dovrebbe materializzare una sorta di azzeramento barico con la fine dei disturbi apportati dalla precedente situazione di forcing.
Sin qui la previsione dovrebbe avere buone possibilità di riuscita. Per il dopo si possono fare solo delle ipotesi qualitative senza grossi riscontri soprattutto a livello temporale. Tuttavia proverò a tracciare una linea di tendenza sulla base di alcune considerazioni.
Anzi tutto è da annoverare l’imminente passaggio della QBO a 50 hpa in territorio negativo, passaggio comprovato dai forecast ECMWF sull’andamento dei venti zonali:

Da tale carta si evince chiaramente come tra 10 giorni, alla quota di 50 hpa e sull’equatore (cerchio rosso) la QBO sarà già su valori neutrali.
Il passaggio della QBO in negativo in questa fase stagionale non potrà avere grandi scossoni in quanto il conseguente rafforzamento della BDC, non avrà effetti nell’ambito della stratosfera polare nell’immediato. Infatti le particelle d’aria che si muovono dall’equatore ai poli per mezzo della BDC impiegano dai 3 ai 4 mesi per arrivare sul polo. Pertanto la stratosfera continuerà ad essere bloccata dall’alto. Tuttavia ci sono altri effetti indotti dal passaggio della QBO negativa che, in questo contesto, potrebbero comunque risultare interessanti.
In primo luogo, quando il regime dei venti tropicale è orientale (QBO-), gli easterlies tropicali tendono a restringere la larghezza della planetary wave-guide nella bassa stratosfera extratropicale, favorendone una maggiore ampiezza d’onda ed una minore velocità di fase. In secondo luogo, la QBO- è in grado di apportare un incremento dell’attività convettiva nell’area pacifica, in particolar modo nelle zone già interessate dalla convenzione profonda (Pacifico occidentale in regime di Nina like). Tale fenomeno è per di più esasperato dalla bassa attività solare.
Per tali ragioni mi aspetto che il prossimo forcing troposferico ai danni della stratosfera polare possa essere più incisivo di quello precedente e pertanto essere quello buono che ormai da molto stiamo aspettando.
La dinamica del disturbo potrebbe tra l’altro essere abbastanza simile a quella che ha prodotto il primo warming della stagione, a causa della riattivazione della wave 3 (onda asiatica). Infatti, la wave 3 riceve calore (energia) dal getto atlantico che, come sopra detto, è previsto in forte intensificazione a partire dalla prossima settimana. Nello specifico, l’intenso getto atlantico, non appena oltrepassa il continente europeo, tende a rallentare per ragioni termodinamiche, accumulando in questa zona molto calore (euroasia).
La spinta indotta dalla riattivazione della tropowave 3 indurrebbe una nuova ellitticcizzazione del VP, con conseguente ripresa dei flussi di calore ad opera della wave 1 (EP-FLUX di nuovo convergente). In questa fase, per quanto anzi detto, le quantità di energia e di calore potrebbero risultare molto più ingenti. Il calore sviluppato in strato dalla nuova propagazione potrebbe per di più essere esaltato dalle forti velocità zonali che mediamente interessano la bassa stratosfera da molto tempo. In poche parole ritengo che ci siano buone possibilità di poter assistere ad uno stratwarming di tutto rispetto, che potrebbe avere risvolti in troposfera anche notevoli.
Per quanto concerne le tempistiche, si dovrebbe andare abbastanza per le lunghe. Diciamo che a cavallo della fine della prima decade di gennaio si potrebbe avere la prima riattivazione della wave 3. Detta attivazione potrebbe favorire, insieme alla dislocazione ellitticcizata del VP, il rallentamento del getto sull’Europa, con ripresa della wave 2 atlantica (conformazione del VP ad omega). Ciò potrebbe causare una prima discesa artica proprio sul continente europeo. Da questo momento in avanti ripartirebbero i flussi convergenti in strato con inizio del nuovo disturbo stratosferico, il quale potrebbe durare svariati giorni. Nella terza decade del mese arriverebbe a maturazione lo stratwarming, con i risvolti in troposfera che si inizierebbero ad avere alla fine di gennaio/inizio febbraio.
Ribadisco ancora una volta che si tratta di una linea di tendenza, soprattutto per ciò che riguarda le tempistiche. Pertanto le variazioni potrebbero essere notevolissime. D’altronde i forecast stratosferici ancora non iniziano ad inquadrare alcuna situazione favorevole. La stagione come si sa non è di quelle buone ed in questi ci si “attacca” anche ai più piccoli indizi favorevoli. E poi come si dice, la speranza è sempre l’ultima a morire.

INTEGRAZIONE:

Da questa immagine tratta da ECMWF ENSEMBLE di questa mattina si vede che i modelli cominciano ad inquadrare la dinamica descritta al termine dell’articolo. In particolar modo si evince chiaramente la spinta indotta dalla tropo-wave 3 con conseguente disposizione ad omega del VP. Questa particolare configurazione potrebbe portare, al termine della prima decade di gennaio (forse più tardi), ad una prima incursione artica sul nostro paese, la cui traiettoria ed i conseguenti risvolti sarebbero ovviamente tutti da valutare. La cosa importante, che sembra tra l’altro trovare riscontro in diverse emissioni modellistiche odierne, è che il VP sembra essere portato nuovamente ad ellitticcizzarsi, con conseguente ripresa dei flussi di calore convergenti in stratosfera ad opera della wave 1 pacifica. Questo è un presupposto fondamentale in vista dello stratwarming di fine mese da me ipotizzato.

Riccardo

Tanti auguri di Buon Natale a tutti gli utenti NIA!

Questo è il terzo Natale che esiste NIA, da poco abbiamo raggiunto i 3 milioni di contatti con più di 600 iscritti, un traguardo che non avrei mai immaginato di raggungere!

Tutto questo cari amici è grazie a voi che ogni giorno scegliete NIA, siamo diventati una Grande Famiglia!

Vi porgo i miei più sinceri auguri di Buon Natale, e vi ringrazio tutti, uno per uno, ovviamente un ringraziamento particolare lo dedico a miei più stretti collaboratori, Michele, Nintendo, Fabio 2, Giorgio, Sand-rio, Luca Nitopi, Andrea-B, Alessio, Riccardo, Lucio, Elmar, Stefano Riccio, Alex12, AB2010…e scusate se ne ho dimenticato qualcuno!

Avanti così così ragazzi, che possiate passare le migliori feste con i vostri cari…pace e serenità a tutti! 😉

Simon

Niña, PDO-, AMO-: tre medicine che riducono la febbre della Terra

Introduzione

ENSO (ora Niña), PDO, AMO: si tratta di tre indici che descrivono anomalie di temperatura delle superfici degli oceani Pacifico ed Atlantico settentrionale, i cui effetti storicamente incidono molto sul clima e sul tempo dell’intero pianeta, inclusa ovviamente la cara, vecchia Europa e quindi anche l’Italia.

Di seguito si presentano brevemente tutti e tre gli indici, insieme ad altri ad essi correlati. Quindi si procede a qualche riflessione sul loro comportamento storico, specie durante eventi di Niña paragonabili a quello in corso. Infine si prova a tratteggiare le prospettive future suggerite dalle informazioni oggi disponibili e si riporta qualche “notizia di cronaca” a corredo.

Il presente articolo non pretende di giungere ad alcuna conclusione nuova e clamorosa; quanto riportato è in gran parte già noto. Intende però evidenziare ciò che risulta chiaramente leggibile dall’esame dei dati e dei grafici di questi tre indici. Lo scopo è quello di ribadire quanto forse oggi non viene sottolineato abbastanza, in un periodo caratterizzato da un dibattito tutto incentrato sul Riscaldamento Globale di origine umana.

 

Gli eventi e gli indici

Per quanto riguarda la Niña (ovvero l’ENSO, El Niño Southern Oscillation), che cosa sia, come si misura (MEI) e quali siano i suoi effetti, è tutto spiegato nell’articolo http://daltonsminima.altervista.org/?p=16514, al quale si rimanda per i dettagli. In estrema sintesi, la Niña corrisponde a quella grossa anomalia negativa di temperatura che si vede al centro dell’immagine seguente, a cavallo dell’Equatore, nell’Oceano Pacifico, tra le coste del Sudamerica e l’Australia e la Nuova Guinea (Figura 1).

 

Figura 1: la Niña attuale e le altre anomalie oceaniche di temperatura

 

La PDO (Pacific Decadal Oscillation) è una sorta di “dipolo” caldo-freddo (in alto nell’Oceano Pacifico, Figura 1), per certi versi simile al sistema Niño/Niña (ENSO), anche in termini di ciclicità degli eventi, situato nell’Oceano Pacifico settentrionale, ben riassunto dallo schema seguente (Figura 2):

 

Figura 2: fase calda (sinistra) e fase fredda (destra) della PDO

 

La fase calda della PDO è quella rappresentata a sinistra, dove le anomalie negative di temperatura si trovano nella porzione centro-occidentale dell’Oceano Pacifico, mentre quelle positive si trovano a ridosso delle coste occidentali del Canada e appena sotto l’Alaska.

La fase fredda della PDO è invece schematizzata a destra, dove l’anomalia negativa si trova ad est, a ridosso del Canada e dell’Alaska, mentre quella positiva è ad ovest. Tale fase è quella attualmente in corso da qualche anno.

Tra PDO ed ENSO, tuttavia, vi sono almeno due grosse differenze:

  1. se è vero che anche gli eventi PDO sono ciclici, tuttavia si tratta di una ciclicità avente un periodo di 25-30 anni (almeno nel Ventesimo secolo) e non di 6-36 mesi, come nel caso dell’ENSO;
  2. gli effetti della PDO sul clima (analoghi a quelli dell’ENSO) sono assai marcati e diretti nel Nord Pacifico e nel Nord America (naturale, essendo assai vicini), mentre sono indiretti nelle regioni tropicali; per quanto riguarda l’ENSO, come potete immaginare data la sua posizione, accade esattamente il contrario.

Per quanto concerne gli effetti della PDO sul clima dell’Europa, se in fase fredda, essa amplifica la Nina e dunque ne esalta gli effetti: dunque rafforzamento del Vortice Polare, intensificazione delle correnti occidentali, distensione dell’alta pressione delle Azzorre lungo i paralleli e sul Mediterraneo. Inoltre, un calo della PDO preannuncia a breve una intensificazione della Nina. Per maggiori dettagli, si veda il paragrafo successivo.

L’AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation), quella geograficamente più vicina all’Europa, è costituita dall’anomalia complessiva di temperatura rispetto ad una media mobile decennale, opportunamente destagionalizzata, in una vasta fascia dell’Oceano Atlantico compresa tra l’Equatore e la Groenlandia, indicata nell’immagine seguente (Figura 3).

 

Figura 3: porzione di Oceano Atlantico considerata per il calcolo dell’AMO

 

Per semplificare, l’AMO è rappresentata dal valore (positivo o negativo) che si ottiene aggiungendo e sottraendo tutte le anomalie di temperatura della porzione di Oceano Atlantico dell’Emisfero Settentrionale.

L’AMO positiva (fase calda) ha un’influenza diretta sul clima del Nord America e dell’Europa, come si può ben immaginare: tende ad esaltare e prolungare i periodi di siccità, specie in Nord America.

In generale, l’AMO (e in particolare la distribuzione delle anomalie oceaniche) influenza la disposizione dell’Alta pressione delle Azzorre, ad esempio favorendone od ostacolandone la propensione ad elevazioni lungo i meridiani, specie in assenza di altri fenomeni prevalenti, come ad esempio una Nina moderata/forte.

Per ulteriori dettagli in merito ai suddetti indici, si consiglia la lettura di quanto riportato al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già presente nel forum Meteo di NIA.

 

Analisi andamento storico di ENSO, PDO, AMO, temperature globali e cicli solari

Il comportamento di questi eventi o “pattern” oceanici ed atmosferici è ben riassunto dai seguenti grafici, che permettono anche di effettuare confronti e ricavare interessanti considerazioni in merito. Nell’ordine, si riportano il MEI (indice ENSO, dunque per Niño, in rosso, e Niña, in blu), l’indice PDO l’indice AMO, le temperature medie globali ed i cicli solari. Il MEI è disponibile a partire dal 1871, il PDO dal 1900, l’AMO dal 1856. Inoltre le temperature medie globali si riportano dal 1880 ed i cicli solari dal 1900. Pertanto il confronto completo riguarda un periodo di circa 110 anni, dal 1900 in poi.

 

 

 

 Figura 4: MEI (indice ENSO) bimestrale; i grafici presentano parziali sovrapposizioni

 

 

 Figura 5: indice PDO mensile 1900-2011

  • Dal 1900 al 1920, la correlazione tra MEI e PDO non è molto evidente: ad eventi di Nina non paiono corrispondere pienamente oscillazioni del PDO e viceversa, anche se i due eventi di Nina del 1910 e del 1917-18 potrebbero corrispondere alla PDO lievemente negativa attorno al 1910 e quella negativa tra il 1915 ed il 1920.
  • La correlazione tra MEI e PDO migliora decisamente dal 1920 in poi: fino al 1942 circa, gli eventi di Nino prevalgono su quelli di Nina e la PDO rimane in prevalenza positiva; dopo e fino circa al 1976, la Nina prevale e la PDO diviene negativa e rimane tale grossomodo fino a quell’anno; poi gli eventi di Niño diventano preponderanti, fino alla fine degli anni 90, con la PDO che accompagna o precede di poco l’ENSO; negli ultimi 10-12 anni ENSO e PDO hanno seguito il medesimo andamento, persino in relazione ad eventi minori, come la Niña del 1999-2000 (cui ha corrisposto un picco negativo del PDO), la Niña del 2008-2009 (picco negativo del PDO), il Niño del 2009-2010 (breve positività del PDO) e l’attuale Niña, che si accompagna ad una PDO progressivamente sempre più negativa. In particolare nel 2010 e nel 2011, un netto calo della PDO a metà anno ha anticipato di poco l’intensificazione della Nina.

 

 

 Figura 6: indice AMO mensile 1856-2009

  • L’AMO, in apparenza, segue un ciclo proprio, come si diceva, avente una periodicità in generale non dipendente da ENSO e PDO. Qualche interazione con l’ENSO si nota in corrispondenza di grandi eventi di Niña del 1910, del 1917-18 e del 1955 (picchi negativi dell’AMO) e soprattutto della fase negativa negli anni 70 (2 eventi di Niña).

 

 

Figura 7: andamento delle temperature medie globali annuali dal 1880 al 2010

  • Le temperature medie globali sono diminuite dal 1880 fino al 1910, a causa dei ripetuti eventi di Nina dell’epoca. Poi sono cresciute fino al 1940 circa. Quindi hanno registrato una stasi duratura e un lieve calo tra il 1945 ed il 1975 circa, un periodo caratterizzato da eventi di Niña importanti e prevalenti su quelli di Niño, PDO negativa ed AMO che è divenuta negativa verso la metà degli anni 60. Quindi sono cresciute fino alla fine degli anni 90; da circa dieci anni mostrano una evidente stazionarietà.

 

 

Figura 8: andamento dei cicli solari dal 1900 al 2010

  • L’attività solare ha registrato un forte incremento tra la metà degli anni 30 ed i primi anni del nuovo secolo, con cicli molto intensi e regolari, intervallati da brevi minimi poco profondi. Uno studio in particolare di Sami Solanki di alcuni anni fa (Max Planck Institut), ha concluso che si sia trattato del periodo di attività solare più intenso degli ultimi 8000 anni. Tale attività è terminata nel 2006 con il recente lungo e profondo minimo.

Dunque, tra la metà degli anni 40 e la metà degli anni 70, l’incremento delle temperature subì una battuta di arresto e poi un lieve calo (Figura 7), in seguito alla combinazione di ripetuti e prevalenti eventi di Nina (Figura 4) e del passaggio della PDO in fase fredda (Figura 5). L’AMO diede un contributo quando divenne negativa, verso metà degli anni 60 (Figura 6). Il tutto avvenne a dispetto della forte crescita dell’attività solare, in corso fin dalla fine degli anni 30 (Figura 8).

Attualmente,

a)     è in corso un evento di Niña molto importante, paragonabile per intensità a quello del 1975 e secondo solo all’evento del 1955, negli ultimi 60 anni; la sua durata è ancora da stabilire, stando alle ultime previsioni è probabile arrivi perlomeno a 2 anni; la Niña attuale segue a breve distanza un’altra di intensità moderata;

b)     la PDO è tornata di recente in fase fredda (negativa), come nel periodo 1945-1975;

c)     l’AMO, pur ancora in fase calda (positiva), ha registrato qualche escursione sotto la neutralità, come ad esempio a novembre 2011, ma anche nei primi mesi del 2009; stando alle serie storiche, è probabile torni positiva entro il termine dell’attuale evento di Niña o poco dopo; si prevede possa passare in fase fredda (negativa) tra una quindicina di anni circa, come accadde appunto verso la metà degli anni 60.

 

Conclusioni: la febbre della Terra si ridurrà presto?

In queste condizioni, del tutto analoghe a quelle iniziali del periodo 1945-1975, è ragionevole attendersi perlomeno una lunga stasi o un lieve calo delle temperature medie globali, proprio come allora, a prescindere dal comportamento del Sole.

Lo scorso mese di giugno, nel New Mexico, i fisici solari americani a convegno discussero diversi studi presentati in cui si prospetta un’evoluzione dell’attività solare in bilico tra una successione di cicli deboli (come nel Minimo di Dalton) ed una sostanziale sospensione dell’attività ciclica (come nel Minimo di Maunder). Qualora una di queste prospettive si avverasse (ormai sono ben più che semplici ipotesi di studio), ci sarebbe da attendersi un calo progressivo, strutturale e quindi duraturo delle temperature medie globali, tale da compensare, decennio dopo decennio, buona parte dell’incremento osservato fino dall’Ottocento? Qualcuno da tempo se lo aspetta, qualcun altro comincia a chiederselo dopo le prime evidenze meteo:

http://www.climatemonitor.it/?p=22005

http://www.drroyspencer.com/research-articles/global-warming-as-a-natural-response/

http://www.dailymail.co.uk/news/article-1242202/Could-30-years-global-COOLING.html

Infine, si riportano due notizie di cronaca recente collegate alla trattazione di cui sopra:

  • a novembre 2011 le temperature medie globali (RSS) sono ulteriormente scese da +0,09 di ottobre a +0,03 rispetto alla media di riferimento; invece quelle UAH sono state lievemente ritoccate al rialzo, da +0,11 a +0,12, dopo un ritardo dovuto a motivi tecnici;
  • l’indice PDO è sceso nettamente, da -1,34 di ottobre a -2,33 di novembre, raggiungendo il valore più basso degli ultimi 50 anni (dicembre 1961: -2,69). Poiché la PDO, come detto, modula l’ENSO ed anzi ne preannuncia a breve il cambiamento, è lecito attendersi una nuova prossima intensificazione della Nina.

Per concludere, tutta la trattazione dell’articolo riguarda senz’altro la tendenza climatica futura per l’intero pianeta. Per quanto concerne il clima dell’Europa, è noto come la sua mitezza rispetto alla latitudine, in rapporto al clima di altri continenti, non consenta di solito le brusche escursioni verso il freddo (o verso il caldo) tipiche ad esempio delle pianure americane o asiatiche. Queste escursioni possono però verificarsi se i tradizionali “serbatoi” di freddo invernali, l’Artico e la Siberia, sono ben “carichi”, grazie ad esempio al calo delle temperature medie consentito da ripetuti e durevoli eventi di Nina e dall’intervento di PDO- ed AMO- con i suoi tempi.

 

NOTA: tutte le immagini e le informazioni del paragrafo che descrive gli indici sono tratte da siti Unisys (Niña), NOAA (MEI), NASA (AMO), JISAO (istituto di oceanografia e climatologia dell’Università di Washington, PDO) e SIDC (cicli solari); inoltre si è scelto di utilizzare immagini tratte da siti ufficiali per garantire l’assoluta attendibilità dei dati oggetto dell’analisi, anche se presentano scale temporali tra loro disomogenee le quali non facilitano i confronti.

Ringrazio infine sentitamente Giorgio per la cortesia di aver svolto, ancora una volta, la funzione di revisore del testo e dei contenuti.

FabioDue