Archivio mensile:Aprile 2012

Giorgio aveva ragione! + Aggiornamento grafico Livingston & Penn nei commenti

Cari amici di NIA, Giorgio molto probabilmente aveva ragione!

La delicata congiunzione planetaria che toccherà il suo periodo più critico nel mese di maggio sta iniziando a dare i suoi frutti!

Giorgio aveva detto da metà-fine aprile e così è stato.

Sono attualmente presenti 5 importanti regioni solari che hanno fatto salire il solar flux a 139 nella giornata di ieri, anche se al momento queste non stando dando origine a flare solari.

Così invece si presenta il Behind:

Non so se vi sarà il nuovo massimo relativo del ciclo solare 24, ma è indiscusso che il sole ha dato una solida accelerata!

Non ci resta che aspettare…

Simon

 

Indici meteo-climatici del mese di Marzo 2012

Introduzione

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

Gli indici: i valori del mese

–           ENSO (El Niño Southern Oscillation: Niña): -0,410 (indice MEI)

–           PDO (Pacific Decadal Oscillation): -1,4 (da confermare)

–           AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): 0,058

–           QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): -16,75

–           QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): -0,83

–           MJO (Madden-Julian Oscillation): come da figura seguente

 

 

Commento indici Marzo

–           La Nina (ENSO) ha tentato una resistenza, ma già a marzo ha mostrato un ulteriore chiaro declino e mentre leggete siamo ormai in fase di neutralità, anzi una lieve anomalia positiva si sta sviluppando nella porzione orientale dell’Oceano Pacifico equatoriale: http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/people/wwang/cfs_fcst/images3/nino34SSTMon.gif

–           La PDO, dopo un’escursione al di sotto di -2, è tornata a valori compresi tra 0 e -1,5. Di seguito è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

–           L’AMO si conferma positiva, ad ulteriore conferma della conclusione dell’escursione in territorio negativo. Di seguito è riportato il grafico storico dell’AMO: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg

–           La QBO30 è in calo, dopo una lieve risalita e fa segnare il nuovo minimo di questa fase negativa.

–           La QBO50 diminuisce ancora lievemente, ma si mantiene comunque appena sotto la neutralità.

–           La MJO è entrata in fase 1 il giorno 3 aprile, dopo aver attraversato le fasi 6, 7 e 8 a partire da metà marzo, bisogna dire che, a parte una breve escursione fredda artica a cavallo di Pasqua, nelle fasi 7 ed 8 (quelle in teoria più favorevoli per gli eventi freddi in Europa) si è visto poco o nulla.

In base alle previsioni ENSO NOAA  http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/CFSv2/images3/nino34Mon.gif è ormai avviato un Nino debole nel comparto est, come detto, mentre in quello ovest pare permanere una sostanziale neutralità; ciò è peraltro confermato dalle anomalie sottosuperficiali di temperatura, moderatamente positive ad oriente e neutrali ad occidente (qui le anomalie positive sono ben presenti in realtà, ma a profondità notevoli).

Desta invece qualche dubbio il comportamento della QBO, sia a 30 che a 50mb; nel primo caso la discesa potrebbe essere già terminata o essere prossima alla conclusione, mentre nel secondo caso il comportamento dell’indice, in relazione ad andamenti passati lascia per ora aperta la questione della durata della fase negativa, di solito non inferiore a 12 mesi ma occasionalmente molto più breve.

Intanto, il Vortice Polare Stratosferico ha subito pesantemente le conseguenze del “Final Warming”, citato nella rubrica precedente, a tutte le quote e risulta molto indebolito e di estensione assai più ridotta rispetto a quella invernale. Peraltro si tratta di un fenomeno fisiologico nel corso della primavera, dovuto all’effetto dei crescenti raggi solari che cominciano ad insistere sull’area artica dopo l’equinozio di primavera.

Infine, il Sole, dopo un effimero sussulto nella prima metà di marzo, risulta in una fase di “stanca”, con poche macchie davvero significative ed i parametri di attività poco consoni ad una fase di massimo o post-massimo.

 

Prospettive meteo-climatiche – aprile e maggio

Il cedimento definitivo della Nina ha contribuito grandemente ad aprire nuovamente alle perturbazioni atlantiche la strada dell’Europa Occidentale e dell’Italia. Dopo un marzo mite ed asciutto, aprile sta mostrando il vero volto primaverile, variabile, a tratti gradevole ma spesso fresco e piovoso, nonché nevoso sulle Alpi e talvolta anche sull’Appennino centro-settentrionale.

Le indicazioni di massima dei principali modelli per le prossime settimane disegnano un quadro altalenante: prima perturbazioni atlantiche ad intermittenza, poi un intermezzo asciutto e caldo (quasi un anticipo d’estate, almeno per il Centro-Sud) che pare comunque destinato a concludersi abbastanza presto, lasciando forse nuovamente spazio alle perturbazioni atlantiche.

Riguardo maggio, tuttavia, a differenza di quanto rilevato nella precedente rubrica, in seguito alla conclusione dell’evento di Nina, risulta pressoché scomparsa l’anomalia negativa tra le coste della Spagna e del Marocco, con una rapidità sorprendente. La persistenza di tale anomalia avrebbe potuto favorire la formazione di una lacuna barica, un polo di attrazione per le perturbazioni atlantiche, il che avrebbe causato ripetute risposte calde africane sul Mediterraneo e sull’Italia, ad aprile, maggio e forse anche oltre. Invece, complice anche la posizione normale dell’ITCZ alla prima rilevazione primaverile, l’ipotesi di ripetute e durature rimonte anticicloniche calde africane sul nostro Paese, almeno per il momento, si prospetta decisamente meno probabile.

Insomma, maggio potrebbe trascorrere all’insegna di una sostanziale normalità climatica, al massimo un poco più piovoso del normale, in attesa della futura progressione del Nino e del comportamento degli altri indici climatici.

FabioDue

Allineamenti planetari da Aprile a Giugno 2012

Siamo nuovamente qui riuniti per andare ad analizzare, sviscerare, quelle particolari configurazioni planetarie critiche, sul quale porre particolare attenzione, in relazione a dei possibili eventi geologici significativi, da metà Aprile a fine Giugno. Un vero e proprio almanacco astronomico da consultare in questi tre mesi, in sincro all’attività sismica del nostro pianeta.

In primis l’analisi del periodo sotto il punto di vista del vero e proprio fuoco lunare . Trimestre che vede in ordine le seguenti fasi lunari :

  • 21/04/2012 Luna Nuova
  • 06/05/2012 Luna Piena + Perigeo
  • 21/05/2012 Luna Nuova
  • 03/06/2012 Perigeo
  • 04/06/2012 Luna Piena
  • 19/06/2012 Luna Nuova

Adesso, di seguito, le delicate configurazione planetarie che ho individuato in queste settimane. Naturalmente le sotto riportate configurazioni planetarie dovranno essere interpretate, valutate ed eventualmente corrette tre o quattro giorni prima, in contemporaneo studio, evoluzione dell’attività solare, che come specificato e riscontrato in questi anni, ricopre il ruolo cardine nella distribuzione delle fasi di carica-scarica energetica del pianeta.

Si veda il grafico sotto riportato. Elaborazione che evidenzia la correlazione fra i tre eventi geofisici più significativi (  dalla partenza di questo ciclo solare SC24) e le variazioni del campo magnetico interplanetario. Si osservi come i tre principali eventi si siano sono manifestati in contemporanea o poco dopo una veloce o impulsiva fase d’accelerazione della dinamo solare. Il valore in nanoTesla del campo magnetico dell’eliosfera è stato mediato su una rotazione Carrington (27 giorni) e presenta un’ottima correlazione con i tre eventi geofisici più importanti che si sono manifestati dal 2010 ad oggi. In particolare questo grafico evidenzia nuovamente ( si veda in particolare il  sisma verificatosi a Sumatra 11-04-2012 ) i veri e propri “step“o gradini di accumulo energetico dalla Terra. Trend di crescita che si sono verificati nelle più significative fasi d’attività EM da parte della stella, da fine 2009 a l’attuale Aprile 2012.

Arrivando al dunque, prima di elencare le configurazioni planetarie più delicate è importante sottolineare che le date che di seguito ho riportato,elencato, devono rappresentare solo ed esclusivamente un’ orientamento sulle quelle possibili finestre temporali a rischio e non il giorno preciso. Aggiornamenti a seguire, nella sezione V&T.

In particolare, massima attenzione al Transito di Venere che si verificherà il 5 Giugno.

1° Configurazione 19-20 e 23/04/2012

Entrata in Luna Nuova(21) , Allineamento Marte-Sole-Venere-Urano (23), Allineamento Marte-Terra-Nettuno (proiezione18) e Allineamento Terra-Mercurio-Urano (23)

2° Configurazione 04-05/05/2012

Entrata in luna piena/perigeo lunare e allineamenti Mercurio-Terra-Saturno & Mercurio-Venere-Marte (05)

3° Configurazione 19-20/05/2012

Entrata in Luna Nuova (21), Proiezione entrata in allineamento (Transito) Sole-Venere-Terra

A seguire, prossime settimane, approfondimento su questo particolare dinamica, che si verifica ogni 243 anni. http://it.wikipedia.org/wiki/Transito_di_Venere_dalla_Terra

Un transito di Venere viene osservato dalla Terra ogni qualvolta Venere si interpone fra il nostro pianeta e il Sole, oscurandone una piccola parte del disco; durante un simile evento, un osservatore può vedere Venere come un disco nero che attraversa il disco solare.

I transiti di Venere sono tra gli eventi astronomici predicibili più rari e avvengono con uno schema che si ripete ogni 243 anni, con coppie di transiti separate da un intervallo di 8 anni che si ripetono in periodi più ampi di 121,5 e 105,5 anni. L’ultima coppia di transiti avvennero nel 1874 e nel 1882, e il primo transito della coppia attuale è avvenuto l’8 giugno 2004, mentre il prossimo è previsto il 6 giugno 2012. Dopo tale data i prossimi transiti avverranno nel dicembre 2117 e nel dicembre 2125.

4° Configurazione 01-03/06/2012

Transito di Venere (05), entrata in luna piena(04) e perigeo lunare(03)

5° Configurazione 16-17-18/06/2012

Entrata in Luna Nuova(19) e proiezione entrata in allineamento Giove-Venere-Terra(30)

6° Configurazione 25-26/06/2012

Entrata in allineamento Urano-Venere-Marte(25) e allineamento Sole-Mercurio-Marte(27)

E il luogo vi domanderete … a quando una possibile indicazione approssimativa ed eventuale possibile fascia oraria dell’evento. La risposta oggi è diretta e semplice. Non è possibile ! Primo, perchè personalmente non ho mai iniziato alcuna analisi o studio in merito. Secondo, perchè il tema è molto delicato e dai risvolti mediatici-sociali incontrollabili. Credo che scrivere, pubblicare o depositare una tale previsione debba essere fatto solo ed esclusivamente dopo una attenta analisi e riprova del metodo. Certo possiamo dibattere sul continente, ma andare oltre al momento sarebbe solo una dichiarazione da sciocchi. Credo però che unire l’analisi astronomica ( geogramma/monitor attività EM solare) + i rilevamenti del Radon e le rivelazioni EM a Terra, mi riferisco alle emissioni VLF o UHF, possa dare una grande spinta nel capo degli studi e delle previsioni dei grandi eventi geofisici.

Infatti cosa ho trovato recentemente ?!?

In queste settimane di ulteriori ricerche ho scoperto questa interessante piattaforma : International Earthquake and Volcano Prediction Center http://www.ievpc.org/index.html

Piattaforma  che annovera fra i vari centri associati anche il gruppo NCGT. Gruppo del quale fanno parte anche i nostri ricercatori italiani, il Dr.Valentino Straser e il Dr. Giovanni Gregori. http://www.ievpc.org/id64.html

Sicuramente ricorderete che qualche mese fa avevo annunicato l’entrata in collaborazione con il sopra citato gruppo. Si veda il seguente articolo : http://daltonsminima.altervista.org/?p=18594

Di seguito il volantino del centro  “IEVPC” :

Il centro delle previsioni sismiche e vulcaniche (IEVPC) è stato fondato da un team di scienziati e altri esperti con un circuito di registrazioni affermato per l’eccellenza nella ricerca scientifica, in particolare tettonica, vulcanismo, la ricerca sismica, la gestione e le altre abilità necessarie per raggiungere la missione e gli obiettivi della squadra IEVPC. Questa squadra si è formata dopo che i suoi fondatori si sono resi conto che ci sono stati forti correlazioni fra i terremoti, maremoti, l’attività vulcanica, l’attività solare e i precursori dei vari eventi geofisici. Questi precursori sono stati studiati per molti anni dai fondatori IEVPC, da scienziati e ricercatori del personale che rappresentano il principale organismo di competenza nella comprensione di questi precoci segnali che i catastrofici eventi geofisici (CGE) sono in grado di fornire. In altre parole, hanno determinato che attraverso la comprensione di questi eventi che portano a questi rischi geologici, potrebbero essere previsti in anticipo con un elevato livello di affidabilità. Inoltre, è stato dimostrato che una combinazione della tecnologia avanzata utilizzata dalla squadra di scienziati IEVPC, può portare ad un miglioramento sostanziale del tempo di rilevamento del precursore dell’evento CGE . L’IEVPC ha assemblato la tecnologia e il personale e ritiene che si possano dare giorni, settimane e mesi di preavviso per i più grandi terremoti ed eruzioni vulcaniche associate e tsunami. Con una capacità storica di fare previsioni con precisione e senza lunghi periodi di notifica, il IEVPC crede che forse molte migliaia di vite possono essere salvate ogni anno.

Di seguito la pagina specifica, dove vengono rilasciati i bollettini di allerta, con riportate indicazione delle possibili aree interessate da l’evento geofisico significativo.

http://www.ievpc.org/id69.html

In data 09 Aprile 2012 è uscito un bollettino nel quale si segnala un possibile evento di magnitudo compresa fra la M7.5 e la M8.5, entro la fine di Giugno, nella penisola Russa della Kamchatka. Attualmente lo stadio d’avanzamento (monitor analisi evento) è di fase, stage 6.

Si veda nello specifico la seguente pagina web :

A CGE is imminent and will occur within days. Emergency operationsand final preparations must be in place as specified in the Stage 6 CWN.

Pagina con il bollettino : http://www.ievpc.org/sitebuildercontent/sitebuilderfiles/cwnkamchatkastage6announcement040912.pdf

Attendo adesso quindi, le vostre valutazioni, in merito alle sopra citate configurazioni e detta previsione rilasciata dal centro IEVPC. Concludo questo nuovo articolo, con questa interessante studio portato avanti da un professore dell’università di Hokkaido.

http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-17487482

Il professor Kosuke Heki dell’Università di Hokkaido in Giappone, crede di aver trovato un modo per prevedere i terremoti. Heki analizza i segnali GPS, misurando la TEC, o Total Electron Content, nell’alta atmosfera. Mentre la misura della TEC si è interrotta dalle onde sonore dopo il terremoto Tohoku del 2011, ha scoperto – quasi per caso che il TEC è stato interrotto nei 40 minuti o giù di lì prima del sisma.

Verificando le registrazioni dei GPS ha trovato correlazioni simili per altri terremoti, una scoperta che si annuncia come un importante passo avanti nella nostra comprensione dei fenomeni sismici.

Michele

Ao index di Kjai

Cari lettori di NIA,

questo articolo parte da una interessante osservazione fatta non dal sottoscritto (magari!) ma da Roy Spencer, nell’articolo http://www.drroyspencer.com/2012/03/could-arctic-sea-ice-decline-be-caused-by-the-arctic-oscillation/.

L’osservazione in questione è che lo stato dei ghiacci artici, che su NIA viene monitorato da Fabio Nintendo, pare seguire abbastanza bene uno dei principali indici climatici, cioè la cosiddetta Arctic Oscillation (AO, http://en.wikipedia.org/wiki/Arctic_oscillation).

Innanzitutto è necessario chiarire cos’è l’AO. Wikipedia ci dice che:

L’Oscillazione Artica (AO), detta anche “modo anulare nordico” o “modo anulare dell’emisfero nord”, è un indice che mostra qual è l’andamento dominante delle variazioni di pressione atmosferica a livello del mare che avvengono a nord della latitudine 20Nord. Cioè ci dice se la pressione a nord del 20° parallelo è maggiore o minore del valore medio. L’indice AO non è caratterizzato da particolari periodicità (dicono loro!). Però, quando l’indice AO è positivo nell’artico, c’è un valore negativo centrato tra i 37 e i 45° Nord, e viceversa.

I climatologi, secondo wikipedia, credono che l’indice AO sia collegato all’andamento del tempo atmosferico in località anche lontane molte migliaia di chilometri, incluse molte delle principali zone popolate di Europa e Nord America. Il grado di penetrazione dell’aria artica alle medie latitudini è infatti legato all’indice AO. Quando l’indice AO è positivo, c’è bassa pressione nella regione polare, e l’aria fredda resta localizzata là. Quando l’indice AO è negativo, c’è alta pressione nella regione polare, e maggiore movimento di aria gelida verso le medie latitudini.

Il disegno seguente, sempre da wikipedia, rappresenta questo fenomeno. Come notate c’entrano anche le correnti a getto (Jet Stream), che sono quelle che nel caso di AO positiva isolano l’aria fredda al polo e nel caso di AO negativa diventano più irregolari, permettendo le discese di aria fredda alle medie latitudini.

Ricordo che l’indice AO non è un indice predittivo bensì descrittivo; questo significa che descrive una situazione climatica, ma non indica una causa diretta tra il tempo atmosferico in una certa località e il valore dell’indice stesso.

Tuttavia la statistica ci dice che c’è un’elevata correlazione tra il tempo atmosferico in certe località e in certi periodi dell’anno e alcuni degli indici. Quindi, per fare un esempio, se AO è negativo, è assai più probabile che ci siano discese di aria fredda alle medie latitudini. Non certo, ma più probabile. Non si può predire il tempo atmosferico sapendo l’indice AO, ma si può ipotizzare una tendenza.

Nel 2002 è stato pubblicato questo lavoro http://www.drroyspencer.com/wp-content/uploads/Response-of-Sea-Ice-to-the-Arctic-Oscillation-2002-J-Climate.pdf nel Journal of Climate, intitolato “Risposta del ghiaccio marino all’Oscillazione Artica”. Gli autori (uno dei quali, Mike Wallace, fu uno dei co-scopritori dell’AO) suggeriscono che il fatto che il cambiamento della configurazione dei venti, che segue l’indice AO, ha contribuito al declino dei ghiacci artici dalla decade 1979-1988 a quella 1989-1998.

Poiché il ghiaccio marino si muove seguendo il vento, come si può vedere per esempio da questo video (http://www.youtube.com/watch?v=5Y93VEqMP3g), le variazioni della pressione al livello del mare possono portare alla scomparsa dei ghiacci o ad una loro estesa formazione in varie zone dell’Oceano Artico. Gli autori suggeriscono che i venti modifichino il movimento dei ghiacci e la temperatura superficiale sull’Artico, e che le condizioni del ghiaccio artico durante l’inverno si ripercuotano sulla situazione dell’anno successivo, modificando i flussi di calore durante la primavera, la quantità di acque libere durante l’estate e il calore liberato dalla solidificazione dell’acqua durante il seguente autunno. Dunque da un anno all’altro c’è un effetto di memoria, e quando ci sono molti inverni di fila con pressione alta (o bassa), questo può influire sulla copertura di ghiaccio marino su una scala di tempo anche decennale. Il ghiaccio nel tempo può diventare più esteso e più spesso, oppure meno esteso e più sottile.

Nel periodo 1979-1998 gli autori suggeriscono un assottigliamento progressivo dei ghiacci, e in tutto questo conta l’effetto non dell’AO in una singola stagione ma l’effetto cumulativo. Se per molti anni l’indice AO resta prevalentemente con lo stesso segno, allora gli effetti iniziano a farsi sentire. Partendo da queste considerazioni Roy Spencer ci suggerisce che con un certo trattamento dei dati si possano osservare delle variazioni di lungo corso dell’indice AO.

Mi spiego: ecco il grafico dell’indice AO puro per i mesi invernali dell’emisfero nord (media dei valori di dicembre-gennaio-febbraio).

Se è vero che si notano zone con indice AO maggiore e zona con indice AO minore, è anche vero che non è proprio evidente un andamento particolare. Ma se sommiamo opportunamente tutti i valori del grafico uno con l’altro ecco che compare un andamento molto più chiaro:

Qui è chiarissimo come fino al 1935 l’indice AO cumulativo invernale aveva un andamento positivo, mentre dal 1935 al 1970 l’andamento era negativo e dal 1989 al 2009 di nuovo positivo.  Anche se questo valore cumulativo non è esattamente la stessa cosa dell’indice AO, esso rappresenta bene la tendenza che questo indice ha avuto negli anni passati.

Una piccola nota però sul trattamento dati. Rispetto al grafico proposto da Spencer ho fatto un paio di modifiche, e vorrei spiegare di che si tratta. I dati grezzi sono recuperabili qui: http://www.drroyspencer.com/wp-content/uploads/AO-monthly-1899-2002.xls

Se sommiamo i dati puri dell’indice AO invernale non otteniamo il grafico di sopra (che è la linea rossa di questo grafico) né il grafico di Spencer (linea verde) ma la linea blu.

La linea blu non ci dice moltissimo, ma bisogna tenere conto che l’indice AO medio è leggermente negativo, dunque l’indice cumulativo ha un trend decrescente. Per togliere il trend decrescente dalla curva bisogna usare non il dato puro dell’AO ma la differenza tra l’AO e il suo valor medio.

Solo che a seconda del periodo su cui facciamo la media otteniamo curve diverse! La curva rossa è mediata tra il 1935 e il 2012. La curva verde è mediata tra il 1900 e il 2012. Io ho preferito usare la curva rossa, secondo l’ipotesi che i ghiacci artici stiano riprendendosi e che quindi negli ultimi anni ci sia stato un minimo. Spencer ha usato l’intero campione di dati che aveva, cioè la curva verde. Nessuno dei due metodi è quello giusto, l’essenziale è però sapere che tramite la media stiamo forzando un andamento di lungo termine, e che questo può influire sull’interpretazione che il lettore dà ai dati. Nella curva verde la discesa sembra più ripida, nella curva rossa sembrano più ripide le salite. Non c’è un metodo giusto e uno sbagliato, tutto sta nell’avere molta cautela nel valutare i trend, basta un giochino matematico fatto con excel  e la percezione dei dati può cambiare di molto! 🙂

Dunque, con le dovute cautele, da questi grafici possiamo cercare di trarre delle conclusioni.  Se ricordate, AO negativo significa alta pressione al polo, e aumento dei ghiacci. AO positivo significa bassa pressione al polo, e riduzione dei ghiacci.

L’osservazione tramite satellite dei ghiacci artici iniziò nel 1979, dopo un lungo periodo di AO negativo. Dopo qualche anno, intorno al 1989, l’AO iniziò ad aumentare, e tale aumento è stato osservato fino ai giorni nostri. Per essere più precisi, dal 2000 al 2005 l’AO pareva di nuovo stabile, mentre dal 2006 al 2009 è stato di nuovo positivo. Nel 2010 un AO ampiamente negativo ha permesso di recuperare fino a circa il livello del 2000.

Ma allora il problema potrebbe essere che noi abbiamo iniziato ad osservare l’estensione dei ghiacci tramite satellite proprio nel momento in cui la copertura di ghiacci era massima! Questo potrebbe spiegare il declino osservato negli ultimi decenni (vedere i trend qui: http://daltonsminima.altervista.org/?p=18196 per dicembre; http://daltonsminima.altervista.org/?p=19059 per gennaio; http://daltonsminima.altervista.org/?p=19615 per febbraio) senza dover fare intervenire alcun intervento umano. Se quella osservata nel grafico qui sopra fosse un’oscillazione normale, con periodo di quasi un secolo (cioè quasi un secolo tra due minimi o due massimi successivi) allora sarebbe del tutto normale. E quindi niente effetto della CO2 antropogenica…

E’ davvero così? Roy Spencer afferma che anche negli anni 1920 si parlava di ghiaccio marino in declino, temperature record, ghiacciai in scomparsa, e negli anni si arrivava proprio da alcuni decenni di indice AO mediamente positivo. Proprio come adesso. E tutto questo, ovviamente, ben prima che l’uomo potesse aver influenzato il clima in maniera significativa.

Personalmente, non mi piace fare ipotesi su dati parziali, perché non permettono di trarre conclusioni definitive. E purtroppo, parlando di clima i dati sono sempre parziali. Questo spinge a suggerire di usare molto equilibrio nel commentare questi dati, tuttavia mi pare si possa concludere che:

– sul breve periodo (un centinaio di anni), la teoria che l’estensione dei ghiacci artici segua un ciclo sembra abbastanza fondata, visti i risultati del lavoro pubblicato su Journal of Climate e la stretta correlazione tra AO e stato dei ghiacci;

– sul trend di lungo periodo invece non possiamo dire nulla, perché non abbiamo abbastanza dati. Non c’è nessuna ragione per cui non possa esserci un trend di riduzione complessiva dei ghiacci, legato al “riscaldamento globale antropogenico”, sovrapposto all’oscillazione secolare legata all’AO. O viceversa un aumento complessivo legato a qualche altra ragione. Il grafico qui sotto mostra proprio questo: la curva viola indica un trend di lunghissimo periodo di riduzione dei ghiacci, la curva rossa ghiacci stabili, la curva verde un aumento dei ghiacci sul lunghissimo periodo. E questo trend dipende solo ed esclusivamente dal periodo sul quale è stata fatta la media, che è una decisione “matematica” e assolutamente arbitraria. Per fare le cose bene avremmo bisogno di alcune centinaia di anni di dati. Che non abbiamo…

Che fare dunque? Sicuramente delle informazioni le abbiamo: la circolazione dei venti modifica la formazione dei ghiacci artici, e i venti paiono cambiare con cicli di alcuni decenni. Nei prossimi anni pare saggio monitorare l’indice AO e lo stato dei ghiacci artici. Se la correlazione tra queste due grandezze venisse confermata, sarebbe un’ulteriore conferma che esistono cicli di lunga durata che regolano il clima terrestre, in particolare in questo caso la quantità di ghiacci artici. Forse i ghiacci polari si sciolgono (e riformano) anche senza aiuti umani, seguendo invece le variazioni multi-decennali degli andamenti prevalenti dei venti. Non sappiamo se questo è l’unico effetto, certo che attribuire al “riscaldamento globale antropogenico” lo scioglimento dei ghiacci osservato negli ultimi decenni pare, allo stato attuale delle conoscenze, una grossa forzatura.

Kjai

Nowcasting solare fine settimanale e due vecchie carte su cui riflettere.

Prosegue la fase di scarsa attività elettromagnetica da parte nella nostra stella. Fase di stanca che ci viene testimoniata da tutti i principali indici. Dagli X-ray al solar flux passando per forma ed estensione delle macchie. Quindi oggi fronte oggi fronte Terra che cosa troviamo ?

Troviamo le Ar 1454, l’Ar 1455 e una piccola macchia in formazione nell’emisfero nord.

Oggi la nostra stella in pieno massimo o minimo solare ( chi ci capisce qualcosa, alzi la mano !?!? ) si trova in questo stato.

Il Behind e la visione SDO/HMI ci stanno indicando l’arrivo di altre due macchie, rispettivamente l’Ar 1442 e l’Ar 1443. In settimana da quest’ultima regione si è originato un debole flare per il resto, sinceramente c’è poco da segnalare. Se non segnalarvi  questa nuova rubrica che oggi prende il via.

Il titolo : Amarcord solare anni 70 – 80 -90

http://www.icstars.com/HTML/SolarSection/WhiteLight/

Questa settimana ho trovato in qualche angolo recondito della rete, ricoperto da polvere e qualche ragnatela queste vecchie immagini. Sono un pò sbiadite e piene di puntini neri e bruciate. Chissà chi ha tentato di bruciare la seconda e perchè ? 😎 Scusatemi… capite bene che erano altri tempi e la carta gioca dei brutti scherzi….nel tempo….

19 Agosto 1991 - Massimo ciclo solare SC 21 -
19 Agosto 1991 - Massimo ciclo solare SC 21 -

Ultimamente siamo troppo leziosi,matematici, statistici ci perdiamo poi in mille opinioni,valutazioni, credo quindi che quasta nuova rubrica sarà molto gradita da certe piattaforme che predicano il vangelo perenne del ciclo solare in pieno forma. 🙂

Grafico di comparazione solar flux, cicli solari SC 18 a l’attuale SC24.

Se vogliamo attaccarci alla speranza oppure ad un secondo vecchio foglio di carta ingiallito, made in Raffaele Bendandi, allora non ci resta che aspettare questo benedetto 26 Maggio 2012.

Studio di visione eliocentrica mareale planetaria esercitata sul Sole, sviluppata Bendandi

Periodo compreso fra Maggio e Giugno 2012

http://img826.imageshack.us/img826/849/2012elio.jpg

Lunghezza modulo risultante sul Sole 220 !

Specifichiamo, che se effettivamente si verificherà una fase d’accelerazione dell’attività solare ( formazionedi nuove macchie, CME o altro) questa non avrà inizio il 26 Maggio ma già una o due settimane prima di tale data. Quindi occhio a non cascare nel classico errore di valutare dette dinamiche nel singolo giorno.

– Copyright … su gentile concessione del ex- forum Magnetika –

http://magnetika.forumcommunity.net/?t=45618821

P.S.  : Qualcuno sà perchè è stato chiuso ?

Tremo, scalpito in vista della prossima conferenza su Bendandi che si terra fra Maggio e Giugno 2012. Attendiamo nuove comunicazioni dal nostro @ ab2010.

Chi viene ? 🙂

Ho urgente bisogno di telecamere ad alta risoluzione e registratori audio. Io mi sono segnato già dalle 14 alle 17 domande da fare ai relatori (opss.. credo un solo relatore P.L. 😎 )

Domande tecniche sulla metodologia di costruzione dei parallelogrammi geocentrici più che quelli eliocentrici. Perchè signori miei se “neanche” il nostro caro genio italiano è riuscito a centrare questo nuova spinta o fase d’accelerazione solare, credo che avremo molto più bisogno delle visioni geocentriche che eliocentriche vista l’alta probabilità di eventi geofisici da non prendere tanto alla leggere.

Tutto questo, sempre, dico sempre che il metodo in primis sia stato compreso e decifrato nella sua totalità e che in secondis venga divulgato a tutto il popolo italiano ( e non solo agli organi assoluti detentori del santo graal della sicurezza e informazione geologica ufficiale ) e  per continuare una piena individuale e libera ricerca scientifica ulteriori e nuovi progetti di studio sulle correlazioni geologico-astronomiche.

Una domanda che mi sono preparto, infatti recita :

” Questa metodologia tecnico geometrico-astronomica errata o corretta che sia, sarà resa pubblica ?

Michele