Archivio mensile:Agosto 2012

Una nuova regione solare prova a far rialzare la testa al Sole, ma la configurazione planetaria dice no !

Nelle ultime 48h. la nostra stella, sembra indicarci, l’inizio di una possibile fase di ripresa dell’attività EM, con in primis il solar flux.  SF, che in questi primi venti giorni d’Agosto è sceso dai 140, agli attuali 95.

Nelle ultime ore però troviamo una novità. Novità o probabile cambiamento, che la possiamo identificabile in una nuova regione, che a breve, si affaccierà fronte Terra.

 

Ar, che nelle ultime ore ha generato vari flare di categoria C & M. L’evento di magnitudo più significativa originatosi dalla nuova regione è stato una flare di categoria M5.5 con esplosione di massa coronale associata. Onda di plasma, che però, secondo le preliminari proiezioni, non sembra destinata ad impattare contro il nostro pianeta.

 

 

 

Il Behind, ci testimonia, oltre alla sopra citata regione, anche una buona attività nell’emisfero sud.

Ripresa dalla sonda "Stereo behind"
Ripresa dalla sonda "Stereo behind"

Il mese di Agosto si concluderà quindi con una svolta ? Avremo una ripresa dell’attività EM solare ? Oppure l’attività, nel suo complesso, scenderà nuovamente su valori,  più da minimi che da massimo ?

A mio modesto parere, credo che questa nuova regione sarà l’ennessimo tentativo evanescente da parte della nostra stella. Breve ed impulsiva fase d’accelerazione, che si concluderà con un nulla di fatto.

L’intervista :

🙂

“…..Su quali teorie scientifiche, Sig. Michele poggia questa previsione ?….”

Semplice, la configurazione planetaria ! Negli archivi di Nia, nel blog del nostro amicone inglese Roger Tallbloke si trovano innumerevoli lavori e teorie scientifiche che attribuiscono, la natura del ciclo solare, nel lungo, nel medio o nel breve periodo alla configurazione dei pianeti. In particolare, ( vedi  i lavori di Raffaele Bendandi, Semi, Nicola Scafetta i primi che mi vengono in mente…..) sembra che il i battiti interni al ciclo undecennale solare siano il risultato delle congiuzioni fra Giove, Venere e/o la Terra. Si veda, ad esempio, questo lavoro :

L’effetto mareale planetario sull’attività solare

Eccovi quindi di seguito riportata, l’attuale configurazione planetaria, in data 18 Agosto 2012. Configurazione planetaria che vede Giove,Venere, la Terra ed i restati pianeti posizionarsi, letteralmente, lontani l’uno dall’altro !

Configurazione planetaria 18 agosto 2012
Configurazione planetaria 18 agosto 2012

“…Allora….quando sarà possibile avere una significativa ripresa dell’attività EM della nostra stella ?….”

Un’accelerazione dell’attività solare credo, ( anche se non particolarmente significativa e non paragonabile alle precedenti, come il marzo 2011 e il Settembre & ottobre del 2011) che molto probabilmente, la vivremo nell’Ottobre 2012, quando il nostro pianeta e Venere si posizioneranno fra Giove.

Un grande e traumatico autunno ci attende, con eclatanti dinamiche atmosferiche & dinamiche geologiche in proiezione. Avremo comunque tempo per approfondire e sviscerare nel dettaglio queste dinamiche, con dati ed analisi di posizionamento planetario geocentrico ed eliocentrico, molto più accurate che una semplice jpeg ,  incollata a compendio di questo breve nowcasting.

Buon fine settimana,

Michele

😉

La neve dell’ Alaska, lo stretto di Bering e le glaciazioni.

Premessa : In questi giorni di caldo opprimente … il cervello può sragionare e probabilmente é cosi 🙂

In Alaska la neve in montagna non si é sciolta (ndr.: per i pignoli : fusa o sublimata oppure semplicemente ha cambiato stato fisico aeriforme liquido o qualcos' altro es. plasma! Insomma é rimasta lì !)

Proprio l’ altro giorno il mitico Sandr-rio commentando un post ha fornito questo link  dove viene evidenziato come nelle montagne dell’ Alaska la neve non si é sciolta del tutto. Questo insieme al caldo mi ha fatto venire in mente una possibile relazione  che possa legare la neve dell’ Alaska, raffreddamento regionale,  lo stretto di Bering e le glaciazioni ed il riscaldamento globale.

Recentemente avevo notato che le anomalie termiche del mare di Bering fossero negative …

Anomalie termica del 17 giugno 2012 mostra una forte anomalia termica nel mare di Bering
Anomalie termica del 17 giugno 2012

Ma cosa c’ entra tutto questo con le glaciazioni … adesso vi spiego.

Dai dati di Vostok http://www.climate4you.com/images/VostokTemp0-420000%20BP.gif

Anomalie delle temperature globali rilevate dalla trivellazione dei ghiacci Antartici (Vostok)

si nota chiaramente che l’anomalia termica durante le glaciazioni é di circa -10°C. Questo é spiegabile nei soli termini di una mutata concentrazione dei cosiddetti gas serra? Se fosse così durante le glaciazioni é variato il contenuto dei gas serra la domanda che faccio é questa cos’ é che l’ha fatto cambiare. Gli studi di Milankovitch non sono sufficienti a spiegare una tale anomalia in termini radiativi. Ipotizzando un effetto serra non molto dissimile dall’ attuale o identico .. la temperatura media radiativa deve necessariamente passare da -18°C a -28°C o un valore leggermente superiore ma comunque minore di -18°C . Perché questo accada o varia l’ energia solare o varia l’ albedo non si scappa. Ma alla luce di studi fatti non sembra che che l’energia solare possa esser sufficiente ad innescare il fenomeno delle glaciazioni. Può accadere che restando ferma o riducendosi lievemente la temperatura media radiativa, possa cambiare qualcosa di non previsto, che muti l’ albedo?

Il vulcanismo potrebbe essere l’ imputato, ma perché questo avviene con una sequenza ricorrente … La mia idea é che la conformazione geografica e batimetrica degli oceani influisca pesantemente sul clima. Esistono mari a Nord che sono poco profondi che in caso di raffreddamento (solare o astronomico Milankovitch) possono rispondere più rapidamente degli oceani e andare in anomalia negativa, provocando un raffreddamento localizzato regionale. Questo fatto non modifica sostanzialmente le temperature globali ma può favorire la formazione di aree gelate in grado sempre localmente di generare fenomeni atti ad aumentare ulteriormente il raffreddamento . Io avrei individuato un punto cardine … il mare e lo stretto di Bering .
La mia idea é che l’ innesco della glaciazione parta proprio dal blocco dello stretto di Bering, in pratica i ghiacciai riescono a bloccare gli scambi di acqua oceanica con l’ Artico.

Questo fatto é  già stato  ipotizzato darebbe luogo ad un territorio ponte tra Asia e Nord America … noto anche come Beringia.

La Beringia era una regione che collegava l' Asia al Nord America al termime della glaciazione con l' aumento del livello degli oceani si é allagata é formato il mare di Bering.

Si verifica quindi una “Groenlandizzazione” delle zone meno aride con la crescita dei ghiacciai e successiva riduzione del livello dei mari, che riducono ulteriormente il flusso delle correnti verso l’oceano Artico.

Le condizioni di blocco dello stretto di Bering con una riduzione del livello dei mari di circa 50m

Bloccata ogni possibilità di scambio termico tramite le correnti marine, del Nord Pacifico, la distruzione del “sea-ice” durante l’ estate in questa zona rallenterebbe in modo significativo.

L’ Oceano Artico a questo punto potrebbe esser riscaldato solo attraverso la corrente del golfo,e questo ultimo potrebbe continuare fino a che il livello dei mari non scende troppo, studiando la batimetria nelle zone intorno alla Gran Bretagna e Islanda si nota come la “luce” verso l’Artico si possa chiudere in caso di riduzione significativa del livello degli oceani.

Probabilmente durante i periodi glaciali le zone colorate di celeste erano terre emerse, in queste condizioni la corrente del golfo aveva grosse difficoltà a raggiungere l’ artico.

Ad un certo punto si interrompe il flusso verso il bacino Artico, che rimane un mare quasi del tutto isolato. Durante le grandi glaciazione i mari si ritirano di 300-400 metri isolando definitivamente l’Oceano Artico che potrebbe congelare quasi del tutto .

Blocco della corrente del golfo con una riduzione del livello dei mari di circa 400 metri

Spero che questa spiegazione fantaclimatica vi piaccia … :-)

In questo modo il climalterante principale della terra sarebbe lo stretto di Bering … Saluti :-)

Luci0 gabsan … Gabriele Santanché

P.S. Non credeteci é solo il caldo !! Attenzione sono solo ipotesi strampalate e senza nessuno studio dietro solo qualche ora di lavoro in rete ma potrebbe essere anche un idea giusta.

link:  Software Topographie http://merkel.zoneo.net/Topo/Applet/index.php?lang=en

http://it.wikipedia.org/wiki/Beringia

Ringraziamenti a :

Sand-rio e per il link … al Prof. Sébastien Merkel per il software, Wikipedia

e naturalmente allo staff e al popolo di NIA che mi sopporta !! 🙂

 

Ghiacci Marini Artici – Situazione Luglio 2012

Prima di tutto mi scuso per non aver fatto il resoconto di Giugno, ma gli impegni erano troppo stretti e non sono riuscito a trovare il tempo per farlo.

Riguardo alla situazione di Luglio, come si può notare siamo ai minimi storici di estensione e la causa va vista nell’andamento dell’Indice AO attraverso questo grafico

 

 

Dopo un Maggio in media che aveva visto buone estensioni per l’artico proprio con l’inizio dell’estate l’AO è letteralmente crollato fino a metà Giugno su valori molto negativi (la scala adesso arriva a -6, ma prima dell’inverno 2010 arrivava a -4 perché valori inferiori non si erano mai raggiunti).

Il mese è poi finito in media e per inizio Luglio il nuovo crollo.

Per fortuna Luglio ha poi chiuso il mese con valori positivi e il calo di estensione si è rallentato, ma come si vede dalle proiezioni i modelli vedono un nuovo calo importante per metà Agosto e potrebbe essere la batosta finale che potrebbe portare l’artico ad una estensione minore del 2007, cosa che io vedo molto probabile a questo punto.

 

Estensione:

 

 

Anomalia Concentrazione:

 

 

Area:

 

 

Trend Anomalia Estensione:

 

 

Curiosità:

Rispetto a 10 anni fa abbiamo 1.6milioni di kmq di estensione in meno e 1.6 in meno di area.

Rispetto a 20 anni fa abbiamo 2.7milioni di kmq di estensione in meno e 2.4 in meno di area.

Rispetto a 30 anni fa abbiamo 2.8milioni di kmq di estensione in meno e 2.1 in meno di area.

 

 

Fabio Nintendo

 

Rubrica Sole Luglio 2012

Introduzione

Nel corso delle precedenti uscite della rubrica abbiamo più volte rimarcato come l’andamento di questo ciclo 24 risulti essere particolarmente variabile o, meglio ancora, “imprevedibile”. Ciò è vero quantomeno per quello che gli studi degli esperti del settore avevano lasciato intuire fin qui. Di sicuro, per chi come noi si è appassionato alle vicende del nostro astro, ci troviamo di fronte ad un ciclo “fuori dagli schemi” rispetto a quelli immediatamente precedenti, checché ne dicano taluni autorevoli personaggi del mondo scientifico. Questo ciclo davvero non vuole farci annoiare, fornendoci sempre nuovi elementi per i quali sorprenderci e sui quali discutere.

Ci preme sottolineare che il “fuori dagli schemi” è sempre e comunque da intendersi in modo relativo, a causa della limitata conoscenza di cui disponiamo circa il comportamento del Sole. Questa dipende anche e soprattutto dal brevissimo intervallo di tempo (50-60 anni), rispetto alla vita del Sole (5 miliardi di anni!), durante il quale la nostra stella è stata oggetto di osservazioni e di studi, da Terra e tramite satelliti, con gli strumenti più sofisticati oggi a disposizione.

Come descriveremo di seguito, il mese di luglio sta pienamente confermando il carattere del ciclo 24 come “fuori dagli schemi”.

Questo grafico, basato sulle medie mensili delle aree del disco solare coperte da sunspot (in rosso la smoothed) è abbastanza eloquente: l’attuale ciclo 24 per ora non riesce a tenere nemmeno il passo dei deboli cicli di fine ‘800 – primi ‘900.

In dettaglio, Luglio è iniziato con l’attività in netta e rapida crescita, fino al giorno 8, in cui ha superato di poco il valore di solar flux raggiunto lo scorso novembre, costituendo quindi il secondo massimo (per ora) del ciclo 24. Quindi l’attività ha segnato un declino altrettanto netto e rapido, caratterizzato dalla scomparsa di quasi tutte le macchie, fin verso il giorno 20, ben al di sotto del valore 100 di solar flux. Poi, fino fine mese, l’attività cresce nuovamente, anche se non supera i valori di solar flux raggiunti nei mesi precedenti. Quindi, l’attività in questo mese ha fatto registrare un andamento molto altalenante, ma con una variabilità superiore a quella registrata nei mesi precedenti, proprio in seguito al secondo massimo. Per questo, il valore medio mensile di solar flux è cresciuto nettamente e si è posizionato al secondo posto dopo quello di novembre. Invece, il sunspot number è cresciuto di poco rispetto a giugno (da 64,5 a 66,5), in quanto il numero di macchie si è ridotto nettamente (da 30 a 23) e la loro dimensione è stata perlopiù modesta. L’andamento dei prossimi mesi è, a nostro modesto avviso, da monitorare con attenzione: dopo una prima evidente stasi, le curve delle medie smoothed (sia SIDC che NIA’s) sono nuovamente cresciute in modo apprezzabile.
Sembra quindi allontanarsi, almeno per il momento, l’inizio del declino del ciclo 24.

Il valore del NIA’s di luglio 2012 è 42,6 (provvisorio).

L’andamento di tali curve naturalmente esclude un eventuale secondo massimo del ciclo 24, non improbabile stante la previsione NASA (massimo nella prima metà del 2013) e la relativa precocità del primo massimo (Novembre 2011) rispetto al minimo del 2008.

aaaaaaaaaaaaaaaaaaa

 

Solar flux

Il solar flux testimonia in modo eloquente le difficoltà che il ciclo 24 incontra nella sua progressione, anche se la distanza media dai cicli precedenti non è più in aumento, segno che ormai, anche il ciclo 24, sono tutti in prossimità del massimo.

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

In termini generali, il grafico conferma la peculiarità del ciclo 24, rispetto a quelli immediatamente precedenti: è un ciclo “pigro”, con le “marce lunghe”, è l’unico degli ultimi 6 cicli (dal ciclo 19, cioè da quando si misura il solar flux) che non sia ancora riuscito a raggiungere la soglia (di picco) di 200, ampiamente superata da tutti quelli precedenti.
Inoltre, si nota chiaramente la brusca frenata dopo il massimo, per ora relativo, comunque tutt’altro che eccezionale nonché il tentativo di “ripresa” negli ultimi mesi.

Più in dettaglio, nell’ultimo mese il valore medio del flusso “aggiustato” (ore 20) è stata pari a 142,31 (Giugno 2012 aveva fatto registrare un 124,2) mentre la “forbice” tra il valore minimo e quello massimo è rimasta compresa tra 92,8, valore non certo da massimo (ore 20 del 21/07) e 183,7 (ore 20 del 8/07). Nell’ultima decade (dal 20 al 30 compresi) la media è stata pari a 116,2 (valori delle ore 20) ma con valori che negli ultimi giorni sono ritornati a crescere gradualmente: si osserva quindi un’estrema variabilità di questo indice, dettata forse dall’avvenuta inversione magnetica dell’emisfero nord.

                                                                       

Altri diagrammi

Il cosiddetto “butterfly diagram”, per quanto ancora incompleto nella rappresentazione del ciclo 24 è eloquente: http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/bfly.gif

Il ciclo 24 risulta paragonabile ai cicli più deboli, perlomeno dal 1880 in poi, in termini di numerosità delle macchie, in rapporto alla loro estensione (in sostanza la colorazione del grafico “a farfalla”).
Risulta addirittura inferiore a tutti i cicli rappresentati, in termini di estensione delle macchie (ultimo grafico in basso).

Per quanto concerne lo stato di avanzamento dell’inversione dei poli solari (o, per meglio dire, il tentativo di inversione), l’ultimo dato disponibile (21 luglio) su http://wso.stanford.edu/Polar.html#latest evidenzia un valore “filtrato” per l’Emisfero Nord pari a +3. Dunque il cambio di polarità dell’emisfero Nord sembrerebbe essere avvenuto. Per l’Emisfero Sud, invece, il percorso sembra essere ancora molto lungo, infatti i valori di luglio hanno confermato quelli di giugno, ovvero la massima distanza dalla “neutralità”. Questo per ora allontana sempre di più la possibilità di un’inversione in tempi relativamente brevi anche per questo emisfero. Storicamente, negli ultimi 35 anni, le inversioni sono avvenute a distanza di pochi mesi o al massimo di poco più di un anno. Ma, come testimoniato al link precedente, in nessun caso un emisfero si era trovato così distante dall’inversione e in progressione antitetica, mentre l’altro l’aveva appena effettuata, tant’è che la media dei due emisferi, pur in lenta diminuzione, rimane tuttora ben distante dalla neutralità.

Per una più immediata comprensione dello stato di avanzamento del fenomeno, si vedano i seguenti grafici, tratti dal sito di Leif Svalgaard:

http://www.leif.org/research/WSO-Polar-Fields-since-2003.png, andamento dei due emisferi dal 2003 e

http://www.leif.org/research/Solar-Polar-Fields-1966-now.png, andamento complessivo dal 1966.

Per ulteriori informazioni in merito, si veda anche l’articolo http://solar-b.nao.ac.jp/news/120419PressRelease/index_e.shtml.

Le ultime immagini “Stereo Behind”, oltre ad confermare l’attuale fase di relativa maggiore attività da parte dell’emisfero Sud, attualmente testimoniano una situazione di nuovo piuttosto tranquilla, confermando che questo ciclo risulta davvero di difficile lettura. Risulta sempre valida quindi la regola che occorre attendere ancora qualche mese per poter avere un quadro complessivo della situazione solare. E’ soprattutto essenziale comprendere se e quando vi sarà spazio per ulteriori massimi, prima del fisiologico declino del ciclo.
L’estrema debolezza e variabilità di questo ciclo non lasciano ancora spazio ad interpretazioni univoche.

Infine, sorprende l’assenza di qualsiasi cenno  (o almeno non siamo riusciti a trovarlo) circa lo stato dell’inversione dei poli nel sito NASA generale ed in quello dedicato al monitoraggio del ciclo solare, come se il continuo ritardo dell’inversione non rappresenti un fatto anomalo e meritevole di qualche analisi e considerazione circa le possibili conseguenze.

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Conclusioni

Questo ciclo aveva fornito una parvenza di “normalità” lo scorso autunno, quando la progressione era parsa netta e, per la prima volta dal minimo, continua per qualche mese consecutivo. Gennaio ed in particolare Febbraio hanno fatto segnare un crollo difficilmente pronosticabile che ha di fatto minato l’ipotesi di un proseguimento “normale”, anche se contraddistinto da una debolezza di fondo, di questo ciclo 24. Il recente massimo di luglio, pur inaspettato, ha avuto il carattere di episodio isolato, come quello di novembre e dunque non ha modificato il quadro complessivo. Ciò avvalora ancor di più la possibilità che i due massimi possano essere quelli assoluti del ciclo. Certo, non si può escludere ve ne sia qualche altro nei prossimi mesi o nel 2013, come indicato nelle previsioni NASA. La modesta attività degli ultimi mesi, specie tra i due massimi, è ben poca cosa se confrontata con quanto accadeva al Sole negli approcci al massimo dei passati cicli e non  è in grado di sovvertire quanto sopra scritto.
Solo in caso di una forte ripresa nei prossimi mesi si potrebbe riaprire il discorso circa la natura del ciclo 24. Attualmente è in corso una fase di “spinta” più decisa da parte dell’emisfero Sud, con valori che hanno raggiunto a luglio quelli osservati per l’emisfero Nord nell’autunno scorso. Quest’ultimo invece è in fase di “stanca”. Si riprenderà? Vedremo nuovi massimi, oppure prossimamente si avvierà già il declino di questo ciclo?

Restate sintonizzati per i prossimi aggiornamenti!

 

FabioDue e Apuano70

IL SOLE PROVOCA SOLLECITAZIONI SEMIDIURNE SULLA SUPERFICIE TERRESTRE, CHE INNESCANO TERREMOTI ED ERUZIONI VULCANICHE – 2° parte –

Vinayak G. Kolvankar

Divisione sismologica, centro di ricerca di Bhabha, Trombay, Mumbai 400 085, India

Email: [email protected] Fax numbers : +9122 25505151, 25519613

Riassunto : Vari ricercatori sostengono che ci siano delle emissioni elettro-magnetiche prima dei terremoti o durante delle sequenze sismiche. In alcuni casi queste emissioni elettro-magnetiche sono state costantemente rilevate in determinate ore del giorno. Queste sono risultate di tipo diurno o semidiurno. Le emissioni elettro-magnetiche di tipo semidiurno, intervallate partendo dal mezzogiorno locale, sono state osservate in molti esempi prima di terremoti/eruzioni vulcaniche. Queste emissioni sono state osservate anche in una banda molto ampia di frequenze dalla VLF (frequenza molto bassa) alla gamma di microonde. Sono anche state osservate nei casi di terremoti/eruzioni vulcaniche  avvenute simultaneamente con queste emissioni elettro-magnetiche. Da questi studi, si può concludere che gli stress semi-diurni sulla terra e sulla luna sono principalmente causati dalla posizione del sole. Questa ricerca discute tutti questi esempi in dettaglio e un’applicazione per lo sviluppo di un monitoraggio attendibile dei precursori dei terremoti/eruzioni vulcaniche nelle aree ad alta sismicità.

 

La prima parte di questa ricerca è disponibile al seguente indirizzo:  http://daltonsminima.altervista.org/?p=19431

 

2.4 Esempio 4: Disturbi elettromagnetici dell’atmosfera all’ORSOC

I disturbi elettromagnetici dell’atmosfera all’ORSOC (Okayama Ridai Seismic Observatory Center) (E 144°55’, N 34°41’) e nelle sue vicinanze sono stati misurati utilizzando delle antenne multiple nella banda VHF. Per rilevare la direzione dell’epicentro di un terremoto, sono state usate sei antenne Yagi puntate in sei direzioni usando una gamma di sintonizzatori di 12 FM (range di frequenze 76-108 MHz). Le frequenze di trasmissione commerciali sono state evitate. La modalità TDM (10s frequenza di cui 0.5s il tempo di commutazione) è stata usata per rilevare il voltaggio equivalente ai disturbi nella banda desiderata. Una serie di due canali sono stati rivolti in direzione Est, Ovest, Sud, Nord, Terra, Cielo e Galassia (Yamamoto et al., 2002). I rumori del multi-canale rilevati il 17 Luglio 2001 sono raffigurati nella figura 5. Tuttavia gli autori non hanno fornito nessuna correlazione di queste emissioni RF con nessuna attività sismica.

E’ possibile che non ci sia alcuna attività sismica nella regione monitorata vicina all’ORSOC.

Figura 5: Disturbi elettromagnetici dell’atmosfera all’ORSOC (Okayama Ridai Seismic  Observatory Center) (E 144°55’, N 34°41’) e nelle sue vicinanze per i canali 1-13 del 17 Luglio 2001. Tali segnali sono stati spesso registrati e confermati in tutta la stagione estiva. Le tempistiche di queste emissioni RF in banda VHF si verificano in entrambi i lati nel periodo del mezzogiorno locale (il tempo è espresso in JST).

(Questa figura è qui riprodotta (Yamamoto et al., 2002) previa autorizzazione del primo autore Dr. Isao Yamamoto).

Tabella 4: Quattro eventi, verificatisi vicino all’ORSOC, riportati negli elenchi di NEIC, USGS. Le tempistiche del primo e del quarto evento (nella tabella sotto) sembra che si siano verificati rispettivamente durante la prima e la seconda emissione RF. 

ANNO

MESE

GIORNO

HR:MN:SEC

LAT

LONG

MG

DEPTH

2001

07

17

22:47:39

39°43’N

141°34’E

4.6

85

2001

07

19

10:26:46

27°18’N

140°34’E

4.1

501

2001

07

19

21:02:36

36°13’N

139°67’E

4.9

74

2001

07

20

04:26:40

32°35’N

137°49’E

4.6

402

I tipi di emissioni RF per i quattro eventi indicati in tabella 4 (Fonte: NEIC-USGS) si collocano a poche centinaia di Km dall’ORSOC e si sono verificati entro tre giorni (dal 17 Luglio 2001). Poiché gran parte della regione nella scala verticale sarebbe sotto sollecitazioni al momento delle emissioni RF, il terremoto potrebbe verificarsi in quei luoghi che sono sismicamente “maturi”. Quindi la posizione degli epicentri dei terremoti a poche centinaia di Km dal osservatorio dell’ORSOC poteva essere errata.

Si possono notare dalle tempistiche del primo e del quarto evento (della tabella 4) come essi si siano potuti verificare rispettivamente durante la prima e la seconda emissione RF semidiurna (considerare negli orari +9 ore per la differenza tra UT e JST). Questo è coerente con altri esempi in cui è stata osservata l’attività sismica e vulcanica al momento delle emissioni RF.

2.5 Esempio 5: Terremoto di Kobe del 17 Gennaio 1995

Il segnale sub-ionosferico VLF Omega trasmesso da Tsushima (34°37’N, 129°27’E), Giappone, è continuamente ricevuto a Inubu (35°42’N, 140°52’E). Le caratteristiche di propagazione del segnale (fase in particolare) hanno evidenziato un comportamento anomalo (specialmente intorno all’orario locale di alba e tramonto) alcuni giorni prima della scossa principale del 17 Gennaio 1995 (Haykawa et al., 1996). Gli autori indicano i cambiamenti improvvisi di queste fasi nel 15 e 17 Gennaio 1995, prima del grande terremoto di Kobe. I fenomeni sono illustrati in figura 6. Le tempistiche in cui queste fasi di segnale VLF raggiungono il minimo sono ancora equidistanti dal mezzogiorno locale. Il terremoto di Kobe si verifica/si è verificato un paio di ore prima del primo minimo delle fasi VLF.

Figura 6: Tracciato sequenziale delle variazioni delle fasi del segnale VLF diurno (F=10.2 kHz) osservate a Inubo. Qui Tm e Te indicano il momento in cui la fase raggiunge il minimo intorno all’alba e al tramonto; il valore della fase nella fase minima è espresso in Noh. Le fasi di ogni giorno sono mostrate nelle stesse unità relative. (Questa figura è riprodotta qui da un giornale (Hayakawa et al., 1996) previa autorizzazione del primo autore Prof. Hayakawa.)

2.6 Esempio 6: Osservazioni dall’Apollo Lunar Seismic Experiment (APSE)

L’APSE consiste in quattro sismometri posizionati sulla superficie lunare durante gli anni 1969-1972. Ciascuna stazione include tre strumenti di lungo periodo ed uno verticale di periodo corto. I dati sono stati inviati a terra e registrati fino al 1977. Profondi terremoti con epicentro a 700-1000 Km dominano l’intera collezione di dati e mostrano una  buona correlazione con le sollecitazioni di marea.

Si è visto dalle registrazioni che la parte più disturbata dei record si verifica intorno alle ore di alba e tramonto lunare, regolarmente accompagnate da picchi. La tre giorni (giorno solare) bilanciata negli orari di alba/tramonto (intorno ai giorni 10 & 23 dalla luna nuova per la stazione 12 e intorno ai giorni 7 & 20 dalla luna nuova per la stazione 16; le stazioni 12 e 16 sono state commissionate rispettivamente durante le missioni dell’Apollo 12 e Apollo 16) riflette i 39 gradi di differenza nella longitudine delle due stazioni. Ciò indica che i periodi di disturbo locali non sono simultanei e variano con la longitudine. Lo schema è similare allo schema semi-diurno esaminato sulla terra a differenti longitudini. Il potere spettrale dei terremoti lunari evidenzia anch’esso picchi corrispondenti al mese sinodico, che suggerisce il verificarsi di terremoti lunari durante i periodi di disturbo (Lammlein et al., 2005). La tabella 5 riassume tutti i sei esempi discussi in precedenza.

 

3. GENERAZIONE DELLA SACCA DI EMISSIONI RF OSSERVATE A BHATSA

La figura 1 mostra la posizione iniziale e finale di un disturbo RF tipico (tipo diurno) osservato a Bhatsa prima della sequenza sismica del Valsad. Se tutte queste porzioni iniziali e finali di differenti collegamenti della rete di Bhatsa sono riorganizzate in ordine dei loro periodi di disturbo (che è inversamente proporzionale alla potenza del segnale ricevuto) forniscono un insieme di emissioni di segnale crescente e decrescente come illustrato nella figura 7.

In questo tipo di emissioni RF diurni, la potenza del segnale del disturbo RF aumenta costantemente (con l’aumento dello stress) buttando giù dei differenti collegamenti in tempi differenti (basato sulla forza del segnale ricevuto dai differenti segnali delle stazioni).

Successivamente, quando la forza del segnale delle emissioni RF è in costante calo, i collegamenti vengono riportati alla potenza del segnale precedente, seguiti dagli altri collegamenti con minore forza in ordine decrescente.

Tabella 5: Dettagli di tutti e sei gli esempi di emissioni elettro-magnetiche semi-diurne distanziati in egual misura dal mezzogiorno locale.

EQ, SPAZIO DELLA SEQUENZA VULCANICA, PERIODO, BANDA DI FREQUENZA DELLE EMISSIONI EM

TEMPISTICHE DELLE EMISSIONI EM SEMIDIURNE

MEZZOGIORNO LOCALE & TEMPO COMPENSATO DELLE EMISSIONI EM

COMMENTI

Valsad, India10-30 Aprile 1991Gamma UHF 460-461 MHz 0400 GMT (0900 LT& 1200 GMT(1700 LT) Durata10-100 min. 0800 GMT(1300 IST)Tempo compensato  = ± 4 ore Gli orari della scossa principale 05:13 h (GMT) del 30/04/1991 e una delle due scosse premonitrici 04:17 h (GMT) del 14/04/1991 sono vicini all’orario della prima emissione RF. Tipo di emissioni RF semi-diurni registrati dopo la scossa principale.
Vulcano Mt. Mihara03-21 Novembre 1986LF – 82 kHz 09 -11 hrs. JST14 -16 hrs. JST 1230 hrs. JSTTempo compensato= ±2.5 ore Prima eruzione alle 17:25 JST, 15 Nov., 1986 e seconda eruzione alle 16:15 JST, 21 Nov  1986, avvenute negli orari delle emissioni EM.
Terremoto Cileno16-23 Maggio 1960HF 10 & 18 MHz 08 -12 hrs. GMT &19 -24 hrs. GMT 1700 hrs. GMTTempo compensato approssimativo = ± 5 ore Tutti i sei terremoti (due scosse premonitrici, una scossa principale e tre scosse di assestamento) con un range di magnitudo da 6.7 a 9.5 si sono verificate negli orari delle emissione RF.
ORSOC, Giappone17/07/2001VHF 76-108 MHz 09 -11 hrs. JST1230 -1430 JST 1200 hrs. JSTTempo compensato approssimativo=±1.5 ore Quattro eventi si sono verificati nei pressi dell’area durante i tre giorni in cui si sono verificate le emissioni RF. Gli orari di due di queste corrispondo agli orari delle emissioni RF.
Segnali VLF sub-ionosferici(terremoto di Kobe)Gamma VLF03-23 Gennaio 199510.2 & 11.3 kHz 0830 ore JST &1630 oreJST 12-30 hrs. JST(tempistiche del raggiungimento del minimo della fase VLF)Tempo compensato= ± 4.0 ore Gli orari di quando I segnali di fase VLF raggiungono il minimo sono distribuiti equamente nell’arco del mezzogiorno locale. Gli orari del terremoto di Kobe (ore 05:46) differiscono di un paio d’ore dagli orari della prima fase VLF
Apollo Lunar Seismic Data per le stazioni 12 e 16(1969 – 1977)Gamma di microonde 1-2 GHz attorno 10 & 23giorni dalla luna nuova (stazione 12)attorno 07 & 20giorni dalla luna nuova (stazione 16) Attorno ai 16.5 giorni dalla luna nuova(Stazione 12)Attorno ai 13.5 giorni dalla luna nuova(Stazione 16) La tre giorni bilanciata nel verificarsi delle emission EM in questi posti riflette i 39 gradi di differenza nella longitudine delle due stazioni.Il potere spettrale dei terremoti lunari evidenzia anch’esso picchi corrispondenti al mese sinodico, che suggerisce il verificarsi di terremoti lunari durante i periodi di disturbo (Lammlein 1977).

Figura 7. La posizione iniziale e finale dei segnali per i differenti collegamenti nella rete di Bhatsa sono riordinati nei termini della potenza del segnale ricevuto, che prevede una fascia di aumento e diminuzione dell’emissione dei segnali RF. Gli altri canali collegati (BIR, BHT, AJP, DLK) mostrano disturbi di più corta durata e quindi le porzioni di disturbi corrispondenti non figurano nel diagramma.  Le stazioni KHD hanno un sensore sismico triassiale e quindi la durata delle porzioni dei disturbi sono identiche per tutti e tre i segnali di questa stazione. 

 

4. Monitoraggio delle tensioni frontali locali

Una rete di collegamenti UHF/VHF può essere usata per monitorare la forza dei vari fronti di tensione nelle regioni sismicamente attive, può dare un allarme per i terremoti imminenti. Una disposizione tipica è illustrata nelle figura 8.

Come illustrato in questa figura, un set di quattro ricevitori posizionati nelle dimensioni medie di ogni punto riceve i segnali da quattro trasmettitori posizionati ai quattro angoli di un quadrato di 50 Km x 50 Km ed operanti in differenti punti di frequenza nella banda UHF/VHF.

La trasmissione può avvenire attraverso antenna omni-direzionale dai ricevitori nei blocchi adiacenti con cui si può monitorare lo stesso segnale. I ricevitori sono forniti con differenti set di attenuatori così che le loro impostazioni di sensibilità possono essere diverse.

Figura 8: Rete di collegamenti UHF/VHF per il monitoraggio delle regioni ad alta sismicità.

 Su base giornaliera, la sacca di disturbi RF a causa delle sollecitazioni anteriori (tipo semi-diurno) aumenterebbe di circa 10-15 dB, risultando almeno in uno dei ricevitori generando un segnale di disturbo. Le rocce sotto sollecitazioni emettono dei disturbi RF più violenti solo prima di raggiungere il punto di rottura (Ogawa, et al., 1989; Sachiko, T. et al., 2002) e può essere il preallarme per un imminente terremoto nelle immediate vicinanze.

Queste sacche di disturbi RF elevati si possono rilevare (su base giornaliera) per alcuni giorni prima dell’imminente terremoto. Queste rilevazioni dirette dei disturbi RF nelle bande UHF/VHF possono anche essere fatte utilizzando il sistema multi-canale adottato (Yamamoto et al., 2002). L’utilizzazione della banda HF (come nel caso dei terremoti cileni) ha potuto ampliare la tecnica di individuazione dei normali precursori e gli epicentri dei terremoti, tele-distanze. La tecnica può essere usata effettivamente per monitorare vaste aree.

 

5. Discussioni

5.1. Emissioni elettro-magnetiche collegate ai terremoti e ai vulcani

E’ possibile credere che le emissioni RF provengano direttamente dalle rocce cristalline della crosta. Queste rocce provocano una sorta di effetto piezoelettrico quando sono soggette a sollecitazioni.

Nelle emissioni RF di tipo semi-diurno, le sollecitazioni sono sempre state viste due volte al giorno, equidistanti su entrambi i lati dell’ora di mezzogiorno. Un effetto simile è stato  riscontrato sulla superficie della luna (mese sinodico) ed entrambi questi fenomeni sono causati dalla posizione del sole. Questo è un fenomeno giornaliero e l’aumento dell’intensità delle emissioni elettro-magnetiche, di circa 10-15 dB (da 146dB a circa -130dB), è stato osservato su base giornaliera. Terremoti/eruzioni vulcaniche sono stati costantemente riscontrati durante queste emissioni EM, che è il risultato delle tensioni che si creano.

I sei esempi forniscono la prova che queste emissioni sono state osservate in una ampia banda di frequenze dalla VLF alla gamma delle microonde. L’applicazione delle sollecitazioni semi-diurne, che si traduce in emissioni RF, non sembra essere un fenomeno locale. L’intera roccia sotto sollecitazione nella colonna verticale (larga alcuni Km) potrebbe contribuire alle emissioni elettro-magnetiche. Il tipo di emissioni osservate a Bhatsa e negli altri luoghi (per quanto riguarda i terremoti cileni e l’eruzione del vulcano Mihara) sono correlate con la rotazione terrestre. Il verificarsi dei terremoti lunari ha dimostrato una diretta correlazione con la rotazione della luna. Lo spettro FFT dei terremoti lunari mostra picchi maggiori al 50 e 100% delle fasi siderali (13.6 e 27.2 giorni). Tuttavia lo stesso spettro FFT fornisce dei picchi minori che corrispondono al mese sinodico, indicando i terremoti lunari che si svolgono durante le sollecitazioni semi-diurne generate dal Sole nella fase sinodica (Lammlein et al., 1977). Queste emissioni RF semi-diurne osservate su base giornaliera non forniscono nessuna correlazione con le forze lunari di marea, che sono considerate come un’altra fonte di innesco per i terremoti (Sachiko et al., 2002).

Si è assistito alle emissioni elettro-magnetiche nella banda UHF per circa due mesi anche dopo la sequenza sismica del Valsad. Questo è possibile quando la maggiore energia immagazzinata viene rilasciata sotto forma di terremoti, la regione continuerà a rilasciare emissioni elettro-magnetiche a bassi livelli. Questo è riscontrabile in molti altri esempi (Hata et al.).

5.2. Studio delle variazioni temporali e spaziali

Nei sei esempi riportati in tabella 1, le tempistiche delle emissioni semi-diurne mostrano  differenti scarti temporali, dal mezzogiorno locale di ± 1.5 ore e ± 5 ore. Alla rete sismica di Bhatsa è stato osservato che questi scarti temporali non sono fissi. Anche se non varia di giorno in giorno, indica tempi diversi per diversi periodi. Durante la sequenza sismica di Valsad dell’Aprile 1991, è stato constatato rimanere ±4 ore anche nel record elicoidale del Luglio 1993, lo scarto temporale è stato constatato essere  ±6 ore. I dati continui dei tempi della fase sinodica in funzione del verificarsi delle emissioni RF per le stazioni 12 e 16 (Apollo Lunar Experiment), in cui l’ampiezza massima è associata ai picchi RF, presentano un comportamento sinusoidale coerente con la diversa durata del mese lunare sinodico (Bullow et al., 2005). Un simile comportamento è anche testimoniato nelle tempistiche di variazione temporale dei valori medi mensili di “tm” e “te” per fase e ampiezza del segnale VLF, che mostra una buona correlazione con il periodo di giorni variabile da ottobre ad aprile (1995) a Inubu, Giappone (Hayakawa et al., 1996).

Gli altri quattro casi sono differenti rispetto ai due esempi precedenti e in generale la variazione temporale e spaziale in questi scarti temporali rispetto al mezzogiorno locale necessita di essere studiato sistematicamente, che fornirà alcuni indizi sulla causa di tali sollecitazioni in sviluppo all’interno della terra.

5.3. Possibili cause delle emissioni elettro-magnetiche di tipo diurno

E’ stato osservato nei casi di emissioni di tipo semi-diurno che il Sole potrebbe essere utile per generare delle sollecitazioni sulla terra. Similarmente, nei casi di emissioni di tipo diurno, considerando i loro tempi coerenti, anche alcune forze esterne potrebbero essere responsabili per questi fenomeni. Queste forze esterne possono essere causate dalla posizione dei pianeti (Li, 2006; Venkatnathan et al., 2005). Durante le intense emissioni RF di tipo diurno osservate a Bhatsa (per circa una settimana in determinate ore della giornata circa tre settimane prima della sequenza sismica del Valsad), questa (Valsad) porzione del globo vedrebbe la stessa posizione planetaria. L’aumento e la diminuzione costante delle emissioni RF potrebbe essere dovuta alla rotazione terrestre, che ha portato questa regione sismica ad affrontare un terremoto con una certa posizione del pianeta e poi si è costantemente allontanato da essa. Tuttavia, altri esempi simili serviranno per confermare le possibili cause delle emissioni di tipo diurno.

5.4 Possibile sequenza di eventi, conseguente ad un terremoto

A Bhatsa, le tempistiche delle emissioni RF di tipo diurno (alle 00 h GMT) e quelle del tipo semi-diurno (alle 0400 e 1200 h GMT) erano differenti. Anche le emissioni elettro-magnetiche in uno schema diurno sono molto intense. Nel caso del terremoto cileno del 22 Maggio 1960 (Mb=9.5), Warwick et al. (1982) fornì i dettagli dei disturbi radio a 18 MHz del 16 Maggio 1960 tra le 03:50 GMT e  le 04:10 GMT, sei giorni prima del grande terremoto. Questa tempistica è ancora diversa da quella del tipo semi-diurno (elencata in tabella 1). In entrambi i casi (terremoti cileni e di Bhatsa) le emissioni di tipo diurno conducono alle emissioni di tipo semi-diurno.

La maggior parte dei terremoti si verifica entro  3 giorni dalla formazione delle sollecitazioni di tipo diurno (Venkatnathan et al., 2005). In diversi casi il verificarsi del terremoto non è istantaneo e, queste sollecitazioni di tipo diurno, renderebbero questa zona sismica più vulnerabile. Come visto negli esempi sopra riportati, durante il verificarsi delle sollecitazioni semi-diurne che agiscono su base giornaliera, la regione mostra alte emissioni di disturbi RF. Le conseguenze successive ai terremoti verificatisi durante il manifestarsi di una tale sollecitazione semi-diurna fanno protrarre il fenomeno per alcuni giorni.

 

6. Conclusioni

Le emissioni elettro-magnetiche relative ai terremoti ed ai vulcani sono fenomeni a banda larga. Queste si trovano sostanzialmente in due versioni, tipo diurno e semi-diurno. Le emissioni di tipo diurno risultano più intense del tipo semi-diurno. Le tempistiche delle emissioni di tipo semi-diurno sono equidistanti su entrambi i lati del mezzogiorno locale. Il verificarsi di terremoti/eruzioni vulcaniche è simultaneo con le tempistiche di emissione e indicano che alcune sollecitazioni vengono generate durante questi periodi. La causa delle sollecitazioni semi-diurne sembra essere la posizione del Sole. La causa delle emissioni di tipo diurno potrebbe essere l’allineamento planetario, ma altri casi devono essere cercati ed esaminati per poter trarre una conclusione precisa.

 

Ringraziamenti: Sono grato al Prof. Hayakawa e al Prof. Yamamoto per avermi permesso di usare le figure dalle loro pubblicazioni al Prof. Gokhberg per avermi permesso l’utilizzo di una figura sul terremoto cileno dal suo libro. L’illustrazione di queste figure è stata molto cruciale nel contesto di questo articolo. Sono anche grato al Dr. R.S. Chaughule, Dr. S.L. Wadekar e al Dr. M. Ramanmoorthy per le varie discussioni sulla stesura di questo articolo.

Referenze

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Fine – 2° parte –