Archivi giornalieri: 25 Febbraio 2013

Le macchie solari non sono un indicatore del ciclo solare

Un nuovo studio sui campioni delle carote di ghiaccio dimostra che il legame tra l’attività delle macchie solari e il ciclo solare del Sole non è così forte come si pensava. I ricercatori hanno scoperto che il ciclo solare undecennale del Sole continuava normalmente durante il minimo di Maunder tra il 1645 e il 1715, quando l’attività delle macchie solari era insolitamente bassa. Questo è stato anche un momento in cui l’Europa settentrionale ha sperimentato condizioni insolitamente fredde.

L'attività del ciclo solare non può essere prevista con il numero delle macchie solari
L'attività del ciclo solare non può essere prevista con il numero delle macchie solari

La scoperta, riportata nella Geophysical Research Letters

L’eliosferica modulazione dei raggi cosmici galattici nei grandi minimi solari : le variazioni passate e futuro, di M. J. Owens, I. Usoskin, M. Lockwood DOI: 10.1029/2012GL053151,

ci spiega “come” il Sole si avvicina al “SolarMax” (culmine del suo ciclo), quando i suoi poli magnetici al nord e al sud si invertono. I ricercatori hanno cercato le variazioni del ciclo solare, studiando le concentrazioni degli isotopi di berillio-10 nei campioni di carote di ghiaccio.

I vari isotopi pesanti, incluso il berillio-10, vengono prodotti quando i raggi cosmici, un mix ad alta energia di protoni, elettroni e nuclei atomici al di fuori del sistema solare, si scontrano con le molecole nell’atmosfera terrestre. L’aumento dell’intensità del vento solare quando il Sole si sposta verso il “Solar Max” (massimo solare), riduce la quantità di raggi cosmici che raggiungono la Terra.

– Scali temporali

Attraverso lo studio dei livelli di berillio-10 nelle carote di ghiaccio, gli scienziati possono determinare il livello di attività solare in un dato momento. Sulla base di due campioni indipendenti di carote di ghiaccio, Owens e i colleghi hanno ricostruito l’attività solare precedente al 1610, prima del minimo di Maunder. “Tra il 1650-1710 non si sono registrate macchie solari, anche se c’erano un sacco di astronomi professionisti in quel momento”. Dice lo studio dell’autore, il dottor Mathew Owens dell’Università di Reading nel Regno Unito.

Eppure, nonostante la mancanza di macchie solari, il campo magnetico del Sole era ancora in grado di sfornare oltre il suo naturale ciclo undecennale solare”. “Questo dimostra che le macchie solari sono un sintomo non una causa del ciclo solare”.

– Magnetica

Le macchie solari sono regioni più fredde sulla superficie del Sole causate dalle linee intrecciate del campo magnetico con le diverse parti del Sole che ruotano a velocità diverse. Senza l’incremento dei campi magnetici, si inibisce il ciclo convettivo, che causa una diminuzione del movimento di energia dall’interno del sole.

“Ciò si traduce in un calo della temperatura superficiale, che noi chiamiamo macchia solare”, afferma Owens.

E quando l’attività solare è più bassa durante il “SolarMax” (il massimo solare), le spire magnetiche sono più piccole.

“Non sono abbastanza grandi da generare quel raffreddamento necessario, per generare le macchie solari, abbiamo ancora lo stesso processo in corso, ma solo su una scala diversa.”

Owens dice, che questo lavoro, può essere alla base, per una comprensione dei cicli nel lungo termine.

“Quando analizziamo i precedenti campioni di carote del ghiaccio, questi ci mostrano profondi cicli di 110 anni”.

Ed aggiunge… che questo è evidente nel numero di macchie solari durante la corrente fase del “SolarMax”. Il massimo solare più basso dal 1900.

“E tempo per i teorici di rafforzare e integrare queste nuove osservazioni.”

 

FONTE:  http://www.abc.net.au/science/articles/2012/11/26/3638776.htm