Archivio mensile:Luglio 2013

Almanacco di Nia, visioni geocentriche ed eliocentriche da oggi a fine 2013

La mia recente pubblicazione e partecipazione all’assemblea dei geofisici europei di Vienna, gli impegni familiari, l’ingresso nella primavera/estate, il lavoro ed in genere tutte le questioni di vita familiare, che mi/ci riempiono la vita di tutti i giorni, non mi avevano permesso più analizzare, vagliare, le possibili configurazioni planetarie a rischio grandi eventi geofisici, in termini di energia rilasciata.

Infatti, l’ultimo articolo di analisi trimestrale era stato pubblicato il lontano, 8 gennaio :  allineamenti planetari da Gennaio a Marzo 2013.

Riprendiamo quindi l’analisi e il vaglio di quei possibili periodi delicati per le possibili ripercussioni geologiche sul nostro pianeta, riportando in aggiunta, in questa nuova analisi, alcune interessanti configurazioni planetarie, in visione “eliocentrica”.

Interessanti perchè,  potrebbero  inaugurare, anche se di breve durata, dei periodi di ripresa delle manifestazioni elettromagnetiche delle nostra stella.

Quindi, in sintesi, questa nuovo lavoro, prenderà in considerazione, il periodo che va da metà luglio a termine corrente anno e come per le precedenti analisi, vaglierà le fasi lunari, in parallelo alle configurazioni planetarie in visione geocentrica.

La scelta di allargare il periodo di osservazione, al prossimo semestrale, si rende necessaria per semplicizzare, snellire, alleggerire la trattazione, evitando di riportare talune configurazioni planetarie, semplicistiche, dai risvolti minori, sempre in riferimento all’energia rilasciata durante il possibile evento generato a seguito.

Naturalmente è bene ricordare, per tutta quella utenza, che in questo periodo estivo ha scoperto Nia, che questa non è astrologia ma studio di posizionamento planetario in relazione alle variazioni mareali gravitazionali e elettromagnetiche interne al nostro sistema e possibili ripercussioni su scala globale terrestre.

Ripercussioni di stampo geologico, ambientale e comportamentale, vedi regno animale e/o umano, documentate nei molteplici lavori scientifici (referenze & bibliografia) già pubblicati, su questa piattaforma. Si invità quindi il lettore a leggere, studiare i passati articoli depositati nella sezione vulcani & terremoti e/o ulteriori sezioni di questa piattaforma.

Detto questo, procediamo quindi con la stesura di questo vero e proprio almanacco, partendo da una visione eliocentrica.

——————————————————————————————————————————————————————–

  • ELIOCENTRICA

 

06 Agosto – 14 Agosto 2013

Ingresso allineamento planetario Saturno-Venere-Sole-Mercurio (6 Agosto) e successivo ingresso Giove-Marte-Mercurio-Sole (14 Agosto). Due impulsi mareali planetari sul Sole che si verificano in stretta vicinanza, in fase temporale. Probabile nascita e/o evoluzione di macchie solari con una coalescenza magnetica significativa ?

 

——————————————————————————————————————————————————————–

  • GEOCENTRICA

 

20-21 Luglio

Ingresso allineamento Giove-Marte-Terra e ingresso in luna piena e perigeo lunare

 

17-18 Settembre 2013

Ingresso allineamento Terra-Venere-Saturno

30-31 Ottobre 2013

Ingresso allineamento Terra-Mercurio-Sole ed ingresso in luna nuova

01-02 Dicembre 2013

Ingresso in luna nuova e perigeo lunare

——————————————————————————————————————————————————————–

  • GEOCENTRICA & ELIOCENTRICA

 

 

Fine 2012, inizio 2013, l’arrivo di Venere.

Ingresso allineamento Terra-Venere-Sole ed  ingresso in luna nuova. L’incrocio planetario più pericoloso di questo 2013, per i molteplici fattori da vagliare studiare giorno dopo giorno sia in visione eliocentrica che geocentrica.

Alcuni di questi fattori sono, la presenza di Giove alle spalle della Terra e la vicinanza al solstizio d’inverno. Ricordo infatti, che molti dei terremoti storici più devastanti, che interessano la placca euro-asiatica (vedi ad esempio i recenti terremoti in emilia e nell’aquilano), vedono appunto la partecipazione di Venere. Prevenzione e attenzione ai livelli più alti per tutto il mese di dicembre e gennaio.

http://daltonsminima.altervista.org/wp-content/uploads/2013/07/Terremoto-Emilia-20-Maggio-2012.jpg

http://daltonsminima.altervista.org/wp-content/uploads/2013/07/Terremoto-Aquila-06-Aprile-2009.jpg

I passaggi di venere, un mio precedente lavoro :

http://daltonsminima.altervista.org/?p=20339

http://daltonsminima.altervista.org/?p=20803

Situazione da vagliare giorno dopo giorno, in contemporanea, analisi dei parametri solari.

Infatti, allargando la questione alla visione eliocentrica, l’attività solare subirà un forte accelerazione (vedi l’ ipotesi mareale planetaria come genesi del ciclo solare) ? Si verificherà il secondo picco o accelerazione dell’attività solare che potrebbe portare l’emisfero sud a l’inversione ?



 

Michele

Rubrica Sole Giugno 2013

Introduzione e riepilogo

Durante la sua progressione verso il massimo solare, il ciclo 24 ha da subito manifestato un’intensità notevolmente inferiore a quella che gli esperti avevano pronosticato  http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2006/21dec_cycle24/ . Ma gli ultimi 18 mesi, dopo il picco dell’autunno 2011, hanno di fatto reso improbabile che questo ciclo possa prendere un diverso andamento rispetto a quello fatto vedere fino a questo momento. In definitiva il Sole è entrato in una fase di “stallo”: pur con naturali oscillazioni in alto ed in basso dei vari indici di attività, nel periodo in questione il solar flux (il miglior indicatore dell’attività solare finora noto) non ha mostrato in media alcun trend particolare, né crescente né decrescente. Lo si nota chiaramente dalla prima immagine successiva. Ciò, a nostro modesto avviso, significa che il Sole è attualmente in fase di massimo. Pertanto, salvo qualche temporaneo picco, ben difficilmente il nostro astro ci potrà mostrare molto più di quello cui abbiamo assistito finora durante il ciclo 24.

Il mese di giugno appena trascorso ha segnato una nuova frenata, dopo maggio e aprile che avevano mostrato una certa vivacità (ricordate i 4 X Flares in poche ore, a maggio?) : calo di solar flux e sunspot number, minor numero di macchie e meno attive.

Riguardo all’eventuale 2° picco di attività pronosticato anche dalla NASA  http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/01mar_twinpeaks/,  nel caso in cui ciò non dovesse aver luogo, data l’esigua (per ora) consistenza della “ripresa” dell’ultimo trimestre, il ciclo 24 sarebbe condannato ad un lento ma inesorabile tramonto.

Pur mantenendo quindi una certa prudenza (il Sole ci ha da anni abituato a continue sorprese, a repentini “cambi di marcia”), ormai mesi e anni sono trascorsi senza evidenti e durature accelerazioni del ciclo: siamo ormai a 4 anni e mezzo (54 mesi) dal minimo del dicembre 2008. Dobbiamo quindi constatare che il livello attuale di attività assomiglia poco a quello di un massimo solare e poco a quello dei cicli immediatamente precedenti: il solar flux non ha finora raggiunto quota 200, che fu ampiamente superata più volte dai cinque cicli precedenti. Anche il sunspot number risulta decisamente inferiore e analogo a quello dei cicli di fine Ottocento-inizio Novecento. Ricordiamo però che i calcoli attuali sono molto rigorosi e tengono conto anche della macchia più piccola. Pertanto i valori del passato sono molto probabilmente sottostimati: perlomeno del 5% per i cicli di fine Ottocento/inizio Novecento, fino al 20% ed oltre in precedenza (ad esempio durante il Minimo di Dalton).

Il grafico seguente evidenzia la citata assenza di trend del solar flux e i valori complessivamente “depressi” di questo massimo in tono minore.

 

 Il sunspot number

Come già accennato in precedenza, dopo il massimo registrato a Febbraio 2012 con 66,9, nel successivo mese di Marzo, per la prima volta dal minimo, la progressione del SSN (Smoothed Sunspot Number, media mobile su 13 mesi; fonte SIDC) si è interrotta ed invertita, continuando a calare sensibilmente nei mesi seguenti. Attualmente questo indice ( assieme anche al Solar Flux ) sembra proprio che sia entrato in una fase di stallo: la curva del SSN è di fatto diventata una linea piatta con piccole oscillazioni.

Riteniamo che il massimo relativo raggiunto nel mese di Febbraio 2012 sarà con elevata probabilità anche il massimo assoluto del ciclo. Naturalmente, come già detto, non possiamo escludere che l’attività solare manifesti una consistente e duratura ripresa su livelli paragonabili o superiori a quelli dell’autunno 2011, prima che l’inversione magnetica dell’emisfero Sud si compia. Dopo, in base alle nostre conoscenze attuali, il massimo del ciclo potrà considerarsi avvenuto con certezza.

Ad onor di cronaca va rimarcato che il conteggio del NIA’s risulta essere leggermente difforme rispetto a quelli ufficiali del sunspot number SIDC, in quanto il mese del massimo relativo cade a Marzo 2012 anziché Febbraio. In questa fase, a causa dei valori nuovamente “elevati” (se riferiti alla media di questo ciclo 24)  del SN, stiamo assistendo ad una fase di modesta crescita del valore di questo indice ed anche per il “nostro” conteggio a partire da Luglio 2012 vi è stata una leggera tendenza al rialzo di questo valore (i dati definitivi sono da verificare). Inoltre, la curva della media “smoothed”, con le dovute proporzioni, sembra ricalcare l’andamento di quello che per la Scienza ufficiale è e rimane l’unico conteggio valido, ovvero quello del SIDC.

Ci preme sottolineare che il ciclo 24 è da considerarsi “fuori dagli schemi”, sia pure in senso relativo, a causa della limitata conoscenza di cui disponiamo circa il comportamento del Sole. Questa dipende anche e soprattutto dal brevissimo intervallo di tempo (50-60 anni), rispetto alla vita del Sole (5 miliardi di anni!), durante il quale la nostra stella è stata oggetto di osservazioni e di studi, da Terra e tramite satelliti, con gli strumenti più sofisticati oggi a disposizione.

Vediamo in dettaglio cosa ci ha riservato questo Giugno 2013:

 Questo grafico, basato sulle medie mensili delle aree del disco solare coperte da sunspot (in rosso la smoothed) è abbastanza eloquente: l’attuale ciclo 24 per ora non riesce a tenere nemmeno il passo dei deboli cicli di fine ‘800 – primi ‘900.

In dettaglio, Giugno è stato caratterizzato da un livello di attività inferiore rispetto a quello dei tre mesi precedenti, che avevano fatto registrare una sensibile crescita rispetto al mese di Febbraio scorso, caratterizzato da valori da minimo pieno. Il sunspot number ha registrato una sensibile flessione rispetto a maggio, passando da 78,7 a 52,5 ritornando quindi su valori più tipici di quest’ultimo periodo. La relativa staticità, pur con gli “alti e bassi” relativi alle oscillazioni mensili, dei valori degl’indici di attività solare conferma ancora una volta la convinzione che il ciclo sia giunto al suo massimo e che questa incapacità di sovvertire una tendenza abbastanza netta al ribasso degli indici o quantomeno non riuscire a produrre più di quanto fatto vedere fino ad ora, di fatto possa decretare l’inizio del declino effettivo dello stesso.

I valori del NIA’s di aprile (33,8) maggio  (30,7) e giugno 2013 (19,1) sono provvisori e in attesa di validazione.

Nel grafico è ben evidente il raggiungimento del massimo a primavera e l’iniziale declino delle curve del SSN ed il sostanziale stallo attuale dell’indice in oggetto.

 

Solar flux

Il Solar Flux a Giugno ha segnato un nuovo calo, dopo un picco relativo a Maggio, è stato caratterizzato da valori piuttosto modesti all’inizio ed alla fine del mese. Invece, nella porzione centrale si è avuto un picco relativo, con valori massimi intorno a 140.

In virtù di quanto sopra esposto, il valore medio mensile del solar flux (aggiustato), è sceso ad appena 114,25, dopo il 134,33 di Maggio. Tali valori restano ampiamente al di sotto di quelli definiti “normali” per un sole in condizioni di massimo e ben al di sotto del 150 di Novembre 2011, massimo di questo ciclo.

Il solar flux testimonia in modo eloquente le difficoltà che il ciclo 24 ha incontrato nella sua progressione, ormai giunta al suo massimo. Dal grafico seguente risulta ancor più evidente la netta suddivisione dell’attività solare in due distinte fasi, spinta e riposo, la prima con valori relativamente elevati, la seconda con detti indici più vicini a valori da minimo che da massimo.

In termini generali, il grafico conferma la peculiarità del ciclo 24, rispetto a quelli immediatamente precedenti. E’ un ciclo “pigro”, con le “marce lunghe” e, come accennato in precedenza, è l’unico degli ultimi 6 cicli (dal ciclo 19, cioè da quando si misura il solar flux) che non sia ancora riuscito a raggiungere la soglia (di picco) di 200, ampiamente superata da tutti quelli precedenti. Ormai dubitiamo fortemente sia in grado di raggiungerla. Inoltre, si nota chiaramente una tendenza alla stasi, se non al declino, manifestatasi in questi ultimi mesi (dallo scorso autunno in poi), dopo un trend costantemente improntato al rialzo.

Più in dettaglio, nell’ultimo mese il valore medio del flusso “aggiustato” (ore 20) è stato pari a 114,25 (contro 134,33 di Aprile) mentre la “forbice” tra il valore minimo e quello massimo è rimasta compresa tra 92,3 (ore 20 del 11/06) e 141,1, (ore 23 del 21/06) valori davvero modesti. Nell’ultima decade (dal 21 al 30 compresi), la media è stata pari a 116,89 (valori delle ore 20), valore assolutamente in linea con quello fatto registrare dalla media mensile.

 

Altri diagrammi: butterfly e inversione magnetica

Il cosiddetto “butterfly diagram”, per quanto ancora incompleto nella rappresentazione del ciclo 24, è eloquente: http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/bfly.gif

 Il ciclo 24 risulta paragonabile ai cicli più deboli, perlomeno dal 1880 in poi, in termini di numerosità delle macchie, in rapporto alla loro estensione (in sostanza la colorazione del grafico “a farfalla”). Risulta addirittura inferiore a tutti i cicli rappresentati, in termini di estensione delle macchie (grafico in basso).

Per quanto concerne lo stato di avanzamento dell’inversione dei poli solari (o, per meglio dire, il tentativo di inversione), l’ultimo dato disponibile (16 giugno) su http://wso.stanford.edu/Polar.html evidenzia un valore “filtrato” per l’Emisfero Nord pari a +15, ovvero in progressiva e costante crescita dopo il cambio di polarità avvenuto a Giugno 2012. Per quanto riguarda l’Emisfero Sud, fino alla fine dell’anno scorso la progressione lasciava intendere che l’inversione sarebbe avvenuta nei mesi successivi. Invece, dall’inizio dell’anno i valori sono scesi solo da +19 a +16, mentre nell’intero 2012 erano scesi da +43 a +19, dunque con un trend ben più rilevante. Le oscillazioni magnetiche di breve periodo (si vedano i dati “non filtrati”, nelle prime colonne a sinistra, dal link precedente) indicano comunque che l’inversione avverrà più tardi di quanto si immaginava. La sequenza dei valori (filtrati) fatti segnare dall’emisfero Sud e registrati mensilmente proprio con le uscite della presente Rubrica, a seguito delle forti oscillazioni che ne caratterizzano l’andamento, rimane da valutare con molta prudenza in quanto, come osserveremo in un successivo grafico, il trend di questo emisfero non sembra essere ancora quello “decisivo” per il cambio di polarità.

E’ bene ricordare che l’inversione magnetica può definirsi conclusa solo dopo che entrambi i poli hanno effettuato il passaggio di segno. Quindi, con tutta probabilità, occorreranno ancora diversi mesi prima che l’inversione si completi. Storicamente, negli ultimi 30 anni, le inversioni sono avvenute a distanza di pochi mesi o al massimo di poco più di un anno. Ma, come testimoniato al link precedente, in nessun caso un emisfero si era trovato così distante dall’inversione e, per un lungo periodo di tempo, in progressione antitetica, mentre l’altro l’aveva appena effettuata. In virtù di quanto sopra esposto, come ovvia conseguenza anche la media dei due emisferi, benché prossima alla neutralità, aveva anche fatto registrare un passo indietro rispetto ai valori in precedenza riportati per Febbraio (poi corretti e confermati), da -3 a -4. Al momento la situazione è in piena evoluzione: l’ultimo dato disponibile riporta nuovamente un -1: solo tra qualche mese potremmo “leggere” con più precisione quanto accade adesso.

Può essere utile anche visionare il seguente grafico relativo all’andamento dall’inizio del ciclo 24 fino ad ora:

Per una più immediata comprensione dello stato di avanzamento del fenomeno, si vedano inoltre i seguenti grafici, tratti dal sito di Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/WSO-Polar-Fields-since-2003.png,

 

  andamento dei due emisferi dal 2003 e http://www.leif.org/research/Solar-Polar-Fields-1966-now.png,

  

 andamento complessivo dal 1966. Per ulteriori informazioni in merito, si veda anche l’articolo http://solar-b.nao.ac.jp/news/120419PressRelease/index_e.shtml.

Le ultime immagini “Stereo Behind” al momento non paiono prospettare una particolare ripresa dell’attività: le regioni attive, pur presenti, producono poche macchie e di taglia piuttosto modesta. E’ da sottolineare che, per la prima volta da anni (forse dall’ultimo giorno “spotless”) l’Emisfero Nord è totalmente privo di macchie, che invece sono presenti in quello Sud. Tutto ciò lascia pensare, come peraltro ci si attende, che il ciclo possa durare più dei “canonici” 11 anni: ad esempio David Archibald sostiene, in base ad uno studio delle emissioni coronali, che il ciclo 24 possa durare addirittura il 40% in più dei soliti 11 anni, cioè ben 17 anni, insomma fino al 2025!

Per i dettagli, si veda l’articolo al link seguente http://wattsupwiththat.com/2013/03/05/how-long-to-the-2425-solar-minimum/

Intanto, la previsione NASA http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/ssn_predict_l.gif ci dice che il massimo sarebbe…….proprio adesso! E dunque, se corretta (cioè se non di dovesse verificare un secondo massimo dopo quello del Novembre 2011) all’inizio del 2014 dovremmo assistere ai primi chiari segnali di declino.

 

 Sunspot number per emisfero e conclusioni

Questo ciclo 24 è sicuramente una grande occasione per il mondo scientifico in quanto ci offre la possibilità di studiare “in diretta” situazioni che fino ad ora avevamo potuto solamente immaginare o “ricostruire” attraverso simulazioni, dati proxy e modelli matematici: molto probabilmente, e non siamo solo noi a dirlo, ci troveremo ad affrontare un periodo (forse anche relativamente “lungo”) di attività solare molto più bassa rispetto a quella a cui, in qualche modo, eravamo abituati.

Che questo ciclo fosse lontano da quella presupposta “normalità” di cui abbiamo più volte parlato ne avevamo sentore già da prima che il profondo ultimo minimo solare terminasse. La parvenza di “normalità” dell’autunno 2011, quando la progressione era parsa netta e, per la prima volta dal minimo, continua per qualche mese consecutivo aveva dato l’illusione che il ciclo 24 potesse essere solo un poco più debole di altri precedenti ma comunque “normale”. Gennaio 2012 ed in particolare Febbraio hanno fatto segnare un crollo difficilmente pronosticabile che ha di fatto minato l’ipotesi di un proseguimento “normale”, anche se contraddistinto da un debolezza di fondo. Il più recente massimo di Luglio 2012 e il picco di Gennaio 2013, pur inaspettati, hanno avuto il carattere di episodi isolati, come e più di quello di Novembre 2011 e dunque non hanno modificato il quadro complessivo. Da Agosto a Novembre abbiamo assistito a mesi interlocutori, senza “acuti”, pur con la novità del netto calo del SSN. I mesi di Dicembre 2012 ed il Febbraio 2013 potrebbero aver dato il “colpo di grazia” a questo ciclo. I valori degli indici di riferimento nuovamente così bassi lasciano intendere che il Sole non riesce a dare di più di quanto non sia riuscito a fare nel corso degli ultimi 4 anni e anche una eventuale forte ripresa dell’attività potrebbe non essere sufficiente a far cambiare “piega” alle cose. Ciò avvalora ancor di più la possibilità che i due massimi trascorsi possano essere quelli assoluti del ciclo. Certo, non si può ancora escludere possa esservi un altro massimo nei prossimi mesi o nel 2014, al limite fin verso il 2015, come indicato nelle ultime previsioni NASA. Attualmente è essere entrata in netta decadenza la fase di maggiore spinta relativa proprio nell’emisfero Nord che, dopo l’inversione di polarità, sta mostrando come previsto un fisiologico calo (il massimo fu raggiunto a settembre 2011, con un SSN emisferico di 41,29). Invece l’emisfero Sud, dopo aver apparentemente iniziato una decisa fase di crescita, al momento risulta essere in completo stand-by. Da monitorare però i prossimi mesi in quanto sembra che stavolta ci possa essere l’occasione giusta per il “picco” di attività questo emisfero.

 

   Che cosa ci riserverà il ciclo nei prossimi mesi? La sensazione è che ben difficilmente riusciremo a vedere un Sole più attivo di quanto non lo sia stato nell’autunno scorso. Resta comunque probabile un relativo picco di attività dell’emisfero Sud, magari coincidente con la prossima inversione magnetica.

Vi lasciamo con un grafico che evidenzia l’andamento dell’attività solare in base al SSN: in blu la curva relativa al sole nel suo complesso, in rosso ed in verde lo stesso indice preso in considerazione rispettivamente per emisfero Nord e Sud; nonostante l’aumento di attività dell’ultimo periodo, è evidente il tracollo e l’attuale stasi dell’attività dell’emisfero Nord mentre il Sud, che, come detto, negli ultimi mesi ha drasticamente ridotto la sua già scarsa “spinta”  sembra apparentemente entrato in una fase di stallo e la curva del SSN emisfericonon accenna a risalire dopo il “picco” di aprile 2012 (SSN emisferico 30,09) e la seguente fase di stallo:

 

  Restate sintonizzati per i prossimi aggiornamenti!

 

Apuano 70 e FabioDue

 

Previsione dell’attività solare secondo il SIDC

Raccolgo questo breve post, riportato sul blog di Roger Tattersall –Tallbloke-, per segnalarvi questo interessante ( o furbesco direi … 🙂 ) grafico riportato sulla piattaforma ufficiale, del prestigioso centro belga di monitoraggio dell’attività solare, il SIDC.

http://sidc.oma.be/sunspot-index-graphics/wolfjmms.php

 

Giornaliero numero delle macchie solari : 13 anni passati e previsione dei prossimi 12 mesi.

Giornaliero numero delle macchie (linea gialla), mensile (llinea blu) e numero di macchie solari, livellato sui 13 mesi passati (linea continua di colore rosso) e previsioni per i prossimi 12 mesi effettuata in due modalità :

  • SC (Trattini rossi e punteggiatura) : Classico metodo di previsione, sulla base di una interpolazione dei minimi quadrati della serie di profili standard ciclo solare di Waldmeier.
  • CM (Trattini rossi) : Metodo combinato (K.Denkmayr e P. Cugnon), basato su una tecnica di regressione che combina un precursore geomagnetico (l’indice aa) con il metodo dei minimi quadrati per i profili reali degli ultimi 24 cicli solari.

Simpatico il commento del vice-amministratore del blog inglese, Tim Channon :

“….One or other or both will be wrong….”

🙂

Fonte : http://tallbloke.wordpress.com/2013/07/01/sidc-belgium-show-divergent-model-results/

Michele

L’attività solare può fare da innesco per i terremoti ?

Sembra di no ! Infatti, i geofisici hanno smentito una credenza di lunga data che le variazioni dell’attività solare possa essere collegata ad un aumento dell’attività sismica. I ricercatori della United States Geological Survey (USGS) hanno studiato i diversi fenomeni che si pensa possano indurre l’attività sismica. Una teoria, affermerebbe infatti, che ad un aumento dell’attività solare, come le macchie solari, la velocità del vento solare, o le tempeste magnetiche potrebbero innescare maggiori, o più grandi, terremoti.

Di recente c’è stato un grande interesse per questo tema, da parte della stampa popolare, probabilmente a causa di un paio di terremoti più grandi e molto devastanti. Questo ci ha motivato a indagare per noi stessi, anche se non era vero “, dice Jeffrey Love dal USGS, autore principale dello studio. Ma quando Love e il suo collega, Jeremy Thomas della Northwest Research Associates, hanno esaminato la relazione tra i picchi dell’attività solare e i grandi terremoti, hanno trovato che non vi era alcuna correlazione.

Figura 1. Serie temporali del (a) numero mensile di macchie solari G (giallo) e le medie annuali (nero), (b) Media universale-giornaliera del vento solare vicino alla Terra V (arancione) media annuale (bianca), (c) universale mediagiornaliera dell’attività geomagnetica indice AA (blu) e la media annuale (bianco), (d) grandezze dei terremoto globali, qui riportati per Magnitudo  7.5

 

Ci sono stati alcuni terremoti come quello del 1960 in Cile di magnitudo 9,5, dove, di sicuro, ci sono state più macchie solari e maggiore attività geomagnetica rispetto alla media. Ma poi per il terremoto in Alaska nel 1964 tutto era più basso del normale. Non c’è alcun schema evidente tra attività solare e sismicità, quindi i nostri risultati sono stati inconcludenti “, dice Love.

I ricercatori hanno utilizzato i dati del British Geological Survey, USGS, la NASA e la National Oceanic and Atmospheric Administration per contare il numero dei terremoti per giorno, mese e anno. Hanno poi classificato questi conteggi a seconda di come si presentava l’attività solare-terrestre. Essi hanno dimostrato che ci sono molti terremoti anche se non c’è molta attività solare.

Dal lavoro precedente avevamo trovato che i sensori posizionati a Terra, in prossimità delle zone dove si sono verificati i terremoti, non hanno mostrato alcun segnale “precursore”, che potrebbe essere utilizzato per prevedere un terremoto. Tuttavia, alcuni studi storici e alcuni recenti sembrano indicare un innesco solare per i terremoti, così abbiamo deciso di indagare su questo“, dice Love. “Un’affermazione importante è che ci possa essere una relazione tra l’attività solare-terrestre e la tempistica del grande terremoto di Sumatra, così abbiamo rivolto il nostro sguardo in quell’evento specifico“, spiega Love.

Il terremoto di Sumatra si è verificato il giorno di Santo Stefano nel 2004 e ha avuto una magnitudo di 9.3 – il terzo più grande terremoto mai registrato. “Ma per quanto ne sappiamo l’attività solare era perfettamente normale e non c’è motivo di pensare che condizioni normali potrebbero causare altri o più grandi terremoti”. La teoria è stata proposta alla fine del XIX secolo da Rudolf Wolf, un astronomo e matematico svizzero, noto per le sue ricerche sulle macchie solari. Love capisce perché la gente potrebbe credere che ci sia una correlazione tra i due fenomeni. “E’ naturale per gli scienziati cercare di trovare le relazioni tra le cose“, dice. “Naturalmente, questo non significa che una relazione esiste realmente!“.

 

Dalle conclusioni :

Da un’analisi retrospettiva dei dati storici, non possiamo risolvere con sicurezza una relazione statisticamente significativa tra l’occorrenza delle variabili solari-terrestre e i terremoti. Pertanto, non possiamo fiduciosamente rifiutare l’ipotesi nulla del non innesco solare-terrestre dei terremoti. Questo non significa, naturalmente, che non sia presente tale ruolo è che proprio non riusciamo a rilevare la sua presenza nei dati storici. Questo vuol dire, che non abbiamo alcuna correlazione verificabile, che può essere utilizzata per prevedere oggettivamente terremoti futuri. In contrasto con il lavoro qui riportato, alcuni sostenitori della ipotesi che l’interazione solare-terrestre può effettivamente innescare terremoti hanno segnalato l’identificazione di diversi tipi di correlazioni di possibile rilevanza. Prima che tali crediti possono essere considerati validi, i sostenitori devono dimostrare la significatività statistica delle loro correlazioni nei set di dati storici oggettivamente scelti. Per difendersi da ispezioni e e pregiudizi, i sostenitori del solare-terrestre innesco di terremoti hanno anche bisogno di dimostrare la persistenza e la significatività statistica delle loro correlazioni vantate nei confronti dei dati futuri. Questo non è stato fatto. E finché non lo è, l’ipotesi che l’interazione solare-terrestre può innescare terremoti deve essere considerato con notevole scetticismo.

 

Fonti :

http://astronomicamens.wordpress.com/2013/04/12/does-solar-activity-trigger-earthquakes/

http://earthweb.ess.washington.edu/jnt/Thomas_Love_GRL_2013.pdf

I dati mostrano un’incredibile rapporto fra la frequenza delle inondazioni nel sud della germania e l’attività solare

Premessa

La passata settimana, abbiamo pubblicato qui su Nia, traduzione di una ricerca, che mostrava un chiaro collegamento fra i periodi delle innondazione passate nel nord italia e i periodi di bassa attività solare. Adesso, una nuova ricerca, in terra di germania, sembra nuovamente confermare il forcing solare, quale causa principale, dei ripetitivi periodi delle inondazioni.

 

Gli isterici, media, politici, attivisti e scienziati (ad esempio Mojib Latif) hanno cercato di dare la colpa per l’allagamento tedesco all’inizio di questo mese, al cambiamento climatico artificiale. Ma una recente tesi di dottorato, mostra che le inondazioni nel sud della Germania sono fortemente correlate all’attività solare. Nessuna correlazione è stata trovato con la CO2.

 Fonte: Markus Czymzik dottorato tesi di laurea

Le inondazioni catastrofiche sul lago bavarese di Ammer si sono verificate prevalentemente durante le fasi di debole attività solare

di Fritz Vahrenholt e Sebastian Lüning  (Originale, a cura di P Gosselin)

Come si è sviluppato il corso delle inondazioni del passato? Quali fattori hanno un impatto sullo sviluppo?

L’affermazione semplicistica che “Più CO2 = Più inondazioni”, semplicemente non regge rispetto alla complessità del tema. Studi di modellizzazione dovrebbero iniziare prima riproducendo la storia di inondazioni in passato. C’è un sacco di informazioni disponibili sulle inondazioni passato. Una serie di gruppi di ricerca hanno esaminato numerosi studi dei dati di calibrazione.

Uno di questi studi ha avuto luogo presso il centro geo-ricerca (GFZ) di Potsdam, in Germania, dove Markus Czymzik ha determinato la storia delle inondazioni del terzo lago più grande della Baviera, il di Lago Ammersee , per gli ultimi 5000 anni, utilizzando campioni di sedimenti, come parte della sua tesi di dottorato. Il file pdf della tesi di laurea (in inglese) può essere scaricato senza alcun costo. Nella sua dissertazione Czymzik spiega perché Lago Ammer è particolarmente adatto per questo tipo di studio [tradotto dal tedesco]:

“….il lago Ammer, ai piedi delle Alpi, costituisce un archivio ideale per ricostruire le inondazioni. Il materiale dei detriti viene trasportato dal fiume dell’Ammer al bacino inferiore. I sedimenti consentono una rilevazione affidabile e una datazione ottimale degli strati alluvionali microscopici. I dati strumentali delle innondazioni del Ammer e il set dei dati meteorologici dell’osservatorio Hohenpeißenberg, consentono una calibrazione dei dati di sedimenti…”.

Già nel 2010, Czymzik insieme ai suoi colleghi aveva pubblicato un articolo sulla rivista Water Resources Research (Il documento è incluso anche nella tesi di dottorato a pagina 10). In esso gli scienziati presentano lo sviluppo della frequenza delle inondazioni nel lago Ammer per gli ultimi 450 anni. Con loro grande sorpresa in esso si mostra un’ottima correlazione con l’attività solare. Quando l’attività solare è stata debole c’è sempre stato un aumento delle inondazioni nel lago Ammer. Anche nella nuova carta del febbraio 2013 apparsa nella rivista Quaternary Science Reviews gli scienziati sono stati ancora in grado di mostrare questo rapporto incredibile.

 

Frequenza delle inondazioni nella regione del lago di Ammer (basso) e l’attività solare (sopra) (da Czymizik 2012 , tesi di laurea). Le fasi di attività solare deboli sono indicate sullo sfondo con il blu sfumato. Ogni volta che il sole era debole (alti valori di C14, picco) l’allagamenti erano più frequenti.

 

 Fonte: http://notrickszone.com/2013/06/24/data-show-amazing-relationship-between-south-german-flooding-frequency-and-solar-activity/

 

Michele