Archivio mensile:Novembre 2013

GEOS-5, previsione ed analisi del maggiore stratosferico warming improvviso del Gennaio 2013

Riscaldamenti improvvisi stratosferici (SSWs) sono una caratteristica onnipresente del flusso invernale nell’emisfero settentrionale. Scoperto più di 60 anni fa (Sherhag, 1952) quando le osservazioni radiosonde hanno cominciato a fornire osservazioni di routine ad altitudini superiori a 20 km sopra la superficie della terra, questi eventi prendono il loro nome da un rapido aumento della temperatura di diverse decine di gradi Kelvin in pochi giorni nelle alte latitudini settentrionali. Dalla scoperta iniziale di questo riscaldamento, osservazioni radiosonde di routine e set di dati satellitari sono stati utilizzati per costruire un quadro abbastanza completo della natura dinamica di questi eventi, che sono causati dalla propagazione e l’evoluzione del moto ondoso su scala planetaria nella troposfera e nella stratosfera. Un grande evento SSW in pieno inverno si verifica quando le temperature stratosferiche polari aumentano di almeno 25 gradi Kelvin in una settimana, e il vento zonale zonale-medio o vicino a 10 hPa (a circa 30 km di altitudine) inverte la direzione e diventa a nord est di 60 ° N. Le ricerche hanno portato ad una buona documentazione sulla frequenza e la stagionalità degli improvvisi riscaldamenti: poco più della metà degli inverni dal 1960 hanno sperimentato un evento di riscaldamento in gennaio o in febbraio (ad esempio, Charlton e Polvani, 2007). L’evento ai primi di gennaio 2013 non è così atipico, ma, come tutti questi eventi, ha caratteristiche dinamiche uniche in termini di sviluppo e di interazione con il flusso troposferico.

I recenti progressi nell’analisi GEOS-5 e sistema di previsione presentano una opportunità unica per esaminare l’evento SSW di gennaio 2013 ad un livello di dettaglio che non era possibile solo pochi anni fa. La configurazione del GEOS-5 atmosferica modello di circolazione generale (AGCM) qui utilizzato ha 72 strati che si estendono dalla superficie della terra fino a 0,01 hPa, o circa 80 km di altitudine, nella mesosfera superiore. Radiance osservazioni dai satelliti assimilati nel sistema GEOS-5 prevedono vincoli meteorologici di analisi fino a circa 50 chilometri, vicino alla stratopausa. Inoltre, l’analisi di GEOS e l’assimilazione avviene attualmente eseguito su una griglia orizzontale con punti ogni 0.25 ° in latitudine e 0,3125 ° in longitudine.

Figura 1.

Distribuzione dei EPV a 7 hPa il 24 dicembre 2013, prima del vento si è verificato. Il campo è EPV dal sistema GEOS-5 assimilazione dei dati, e mostra EPV nei potenziali unità di vorticità (PVU, 10 -6 K Kg -1 m 2 s -1). L’ombreggiatura indica le regioni di alta EPV, tipica del vortice polare, in bianco, e le regioni a bassa EPV, tipica di masse d’aria tropicali, in tonalità più scure

Figura 2.

Come mostra la Figura 1, ma per il 7 gennaio 2013, che mostra la ripartizione del vortice polare in tre vortici più piccoli.

La figura 1 mostra la mappa di vorticità potenziale di Ertel (EPV), una misura della rotazione del flusso che prende anche la rotazione della Terra e stabilità statica in considerazione, a 7hPa (circa 35 km di altitudine) il 24 dicembre 2012. Le regioni profonde bianco rappresentano un’alta EPV e rappresentano un forte, allungato del vortice polare sull’Europa settentrionale e Asia, con una “coda” di aria convogliata dal vortice principale, che si avvolge intorno alle latitudini settentrionali e circoscritto il palo. Nei giorni successivi, le analisi di GEOS-5 hanno mostrato il vortice di distorsione e di rottura, coincidente con l’aumento delle temperature polari a 10 hPa. Entro 7 Gennaio 2013, il taglio del vortice polare originale dai venti ha generato tre piccoli vortici, interconnessi (Figura 2), che si trova sopra il Canada, nel nord Eurasia e Siberia nordorientale. Il 14 gennaio, il più debole di questi vortici (sopra la Siberia) è scomparso (vedi figura 3). In questo momento, il vortice si trova sopra il Canada era più forte della coppia, ma con bassi valori di EPV rimanente sul polo, la stratosfera alle alte latitudine era ancora su un caldo molto anomalo. Un ulteriore allungamento e tranciatura dei vortici si è poi verificato, ed ha portando ad una situazione con dei vortici polari non ben formati per diversi giorni.

Il 22 gennaio, come visibile in figura 4, il flusso sembrava riorganizzazione, con uno sviluppo di una ampia regione di circolazione ciclonica vicino al polo.

Figura 3.

Come mostra la Figura 1, ma per il 14 gennaio 2013, con un grande vortice si è formano sopra il Canada.

Figura 4.

Come mostra la Figura 1, ma per 22 gennaio 2013, in questa analisi si mostra lo sviluppo di un ampio flusso ciclonico, probabilmente a significare la formazione di un nuovo vortice polare e la fine dell’evento.

L’animazione di questi dell’emisfero settentrionale campi EPV dalle GEOS-5 analisi atmosferiche mostra l’evoluzione di questo importante SSW di gennaio 2013. Il film inizia a metà dicembre 2012 e prosegue attraverso le varie fasi della manifestazione del riscaldamento, fino alla fine di gennaio. L’animazione include un fotogramma, ogni tre ore di assimilazione di GEOS-5. Cominciando a metà dicembre, a bassa aria EPV (colore scuro) può essere visto in arrivo da latitudini più basse e di essere trascinato nel flusso polare, generando una circolazione anticiclonica che interrompe il vortice polare. Evidente l’animazione sono la distorsione vortex prima il riscaldamento e la ripartizione associato al cambiamento di direzione del vento intorno al 6 gennaio, quando l’evento è stato ufficialmente classificato come uno dei principali SSW. Visto anche la successiva natura instabile del flusso nei giorni successivi, che rimasero fortemente disturbati, fino alla fine di gennaio.

Animazione: GEOS-5 analisi della distribuzione delle EPV (in PVU) nell’emisfero settentrionale. Dalle 00Z del 15 dic 2012 alle 21Z del 28 gennaio 2013. Come nelle altre figure EPV qui presentati, le sfumature più chiare rappresentano le regioni ad alta EPV, mentre le tonalità più scure rappresentano le regioni a basso EPV.

http://gmao.gsfc.nasa.gov/researchhighlights/SSW/epv_7mb_20121215_20130128.m4v

Insieme con le quattro analisi quotidiane, due previsioni a cinque giorni, inizializzate a 00Z e 12Z, sono state prodotte utilizzando il GEOS-5 AGCM. La valutazione di queste previsioni nella stratosfera ha rivelato che GEOS-5 era in grado di predire l’insorgenza e l’evoluzione della manifestazione SSW bene, anche catturando i modelli di flusso distorti con una certa precisione fino a quattro-cinque giorni di anticipo. Ad esempio, la previsione di cinque giorni lanciata il 2 gennaio 2013 alle 12Z, ha cominciato a visualizzare il cambiamento sostanziale nel vento e la temperatura nella stratosfera superiore. Tale previsione ha previsto che entro il 7 gennaio, la temperatura nella stratosfera polare a 10hPa, aumentasse di oltre 40 gradi Kelvin, ed i venti alle alte latitudini che avrebbero potuto invertire la direzione. Come si può vedere nella serie temporale in Figura 5, questa previsione è stata verificata, e nella sezione a 10 hPa temperatura a latitudini polari dal GEOS-5 analisi mostra che il modello era in grado di prevedere l’aumento delle temperature stratosferiche polari molto realisticamente . Inoltre, il profilo di previsione a 60 ° N corrisponde esattamente al profilo di analisi nella stratosfera e i venti a 10hP mostrano una buona concordanza tra le previsioni e l’analisi allo stesso tempo (vedere Figura 6) .

Figura 5.

Serie temporale osservata (quadrati rossi) e di previsioni a cinque giorni (quadrati blu) di temperatura, in Kelvin, a 10 hPa nelle latitudini polari. Ogni linea grigia tracciata collega un’analisi (quadrato rosso) alla previsione (quadrato blu) è inizializzato cinque giorni prima.

Figura 6

Sezione della previsione (blu) e le analisi osservazionali (rosso e verde) delle temperature stratosferiche (K, sinistra) e venti zonali (m/s, al centro), e il profilo dei venti zonali (m/s, a destra ) 12Z del 2 Gennaio 2013 (condizioni degli spettacoli di pre-riscaldamento) e i venti e temperature 12Z del 7 gennaio 2013 mostrano che la previsione 12Z del 2 gennaio, con 5 giorni di anticipo ha lavorato molto bene. Si noti la scala logaritmica alla destra.

Coerentemente con SSWs, GEOS-5 meteorologiche anche che il vortice polare potrebbe rompersi, e la previsione di cinque giorni valido 12Z del 7 gennaio predetto che i tre vortici più piccoli visto nelle analisi in quel momento formerebbero. I vortici di previsione formate vicino a dove sono apparsi nelle analisi, ed erano molto simili nella forma a quelli osservati. L’eccezione è il vortice eurasiatico, che, come si vede nella Figura 7, era più allungata in realtà quanto non fosse in previsione di cinque giorni. Nella Figura 8, la previsione di cinque giorni di EPV valido 12Z del 14 gennaio raffigura due vortici, la più grande e più forte delle quali è il Canada. Questa previsione è anche molto simile all’analisi dello stesso tempo, se il vortice più piccolo è più debole nell’analisi, e leggermente ovest della sua posizione previsione. La previsione di cinque giorni valido 12Z del 17 gennaio (vedi Figura 9) mostra che GEOS-5 è stato in grado di prevedere che il flusso stratosferico nei poli era ancora in movimento, come l’aria EPV inferiore può essere visto entrare il flusso e disturbare l’ grande vortice che si era formata sul Canada.

Figura 8.

Come in figura 1, per il 14 gennaio 2013. GEOS-5 analisi a sinistra, e la previsione di cinque giorni a destra.

A causa dei tempi di questo grande evento di riscaldamento all’inizio del gennaio del 2013, vi è ampio spazio per un vortice polare per ristabilire nella regione polare, con un ritorno alle basse temperature si avvicinano al palo. Anche se le previsioni di GEOS-5 di cinque giorni, a partire dal 25 gennaio 2013, ancora prevedono un modello di flusso disturbato alle alte latitudini nella stratosfera, stanno cominciando a mostrare la ricostruzione di un vortice polare ad altitudini più elevate. Un raffreddamento lento insieme con la creazione di un nuovo vortice polare sono caratteristiche tipiche di SSWs a metà inverno.

Figura 9. Come in figura 1, per il 17 gennaio 2013. GEOS-5 analisi a sinistra, e la previsione di cinque giorni a destra.

In sintesi, la risoluzione del quarto grado di GEOS-5, analizzate raffigurano la distorsione e la ripartizione del vortice polare stratosferico, nel gennaio del 2013, ha un grado di dettaglio che non ha precedenti. La precisione delle analisi e l’integrità del sottostante modello GEOS-5 portano ad una previsione di successo di questo evento SW fino a cinque giorni di anticipo, con lo spostamento iniziale del vortice seguito dalla sua ripartizione dinamica in tre vortici più piccoli. Le routine previsionali di GEOS-5 attualmente finiscono a cinque giorni, quindi questo lavoro suggerisce che le estensioni al di fuori di 10 giorni offrirebbero valore per gli studi futuri della stratosfera.

Riferimenti:

Charlton, AJ, e LM Polvani, 2007: Un nuovo sguardo ai Warming improvvisi stratosferici. Parte 1:. Climatologia e modellazione Benchmark J. Clima, 20, 449-469

Fonte : http://gmao.gsfc.nasa.gov/researchhighlights/SSW/

Michele

Alcuni bit solari infrasettimanali : pressione del vento solare, Ison etc….

Signori miei, gli ultimi dati ed immagini della nostra stella sono eloquenti. La passata accelerazione solare è decisamente alle spalle. Ci stiamo per avviare verso una nuova fase mediocre ed altalenante ?

I fatti odierni

Negli ultimi giorni, la coalescenza delle macchie solari è nuovamente e pesantemente  calata e con essa,  anche tutti i principali indicatori dell’attività magnetica. Con in primis l’indice planetario Ap (vedi il vento solare e relativi effetti EM sul nostro pianeta) che, a esser precisi, anche nel passato periodo di ripresa dell’attivita magnetica solare non ha superato il valore numerico di 20. http://www.swpc.noaa.gov/ftpdir/indices/old_indices/2013Q4_DGD.txt

Debolezza eliosferica

Il vento solare, testimone delle tempeste geomagnetiche (CME e/o Ch) si mantiene su valori estremamente bassi (300-400 Km/s.). Esplosioni di massa coronale, flare e altre fenomenologie, tornate in auge nella prima parte di novembre sono assenti.

Pressione dinamica eliosfera rilevata dal 1990 al Nov 2013

Flow pressure nPa

L’ultima immagine fornitaci dalla sonda SDO parla chiaro. Alcuna regione degna di nota, sia per area, che per coalescenza magnetica, si trova fronte Terra.  C’è solo una rondine, che ovviamente non può far primavera. L’Ar 1903

Flusso solare corretto in caduta libera. SF delle ore 22:00 UTC del 26-11-2013 a 110.

http://www.spaceweather.gc.ca/data-donnee/sol_flux/sx-4-eng.php

L’immagine auto-aggiornante, che ci arriva dalla sonda behind, ci parla di una stella a due velocità o due facce. Macchie solari che si sviluppano esclusivamente nell’emisfro sud. Emisfero nord che da spazio/evoluzione a dinamiche relative a soli e piccoli buchi coronali.

Per dovere di cronaca riporto  (questione che sicuramente saprete)  solo che nelle ultime ore la nostra  stella è in prima pagina sulle varie testate giornalistiche della rete, solo ed esclusivamente, per il passaggio della cometa Ison.

Che la nostra stella si sia presa una pausa per lo spettacolo?

🙂

Concludiamo quindi questo veloce aggiornamento solare  segnalandovi questa ottima pagina web ( vedi i pannelli ), realizzata dalla Nasa, per il monitoraggio della cometa  durante il passaggio intorno alla nostra stella.

Naturalmente, sempre che non si frammenti prima …. 🙂

http://cometison.gsfc.nasa.gov/

Michele

Un meteorologo tedesco afferma ….

“….I dati provenienti dalle Alpi, mostrano un chiaro raffreddamento da due, tre decenni ….”

Dati valutati da un meteorologo tedesco mostrano inequivocabilmente che le Alpi si stanno raffreddando nel corso degli ultimi 20 anni e forse molto più a lungo, ed in alcuni luoghi, massicciamente, grossolanamente e contraddicendo tutte le affermazioni forti, proiezioni, modelli e scenari fatti in precedenza dagli scienziati del riscaldamento globale .

Il meteorologo tedesco Dominik Jung ha analizzato alcuni dati provenienti dalle Alpi ed  ha concluso in lingua tedesca sul Huffington Post :

“…. Siamo ovviamente molto lontano da inverni più miti. La tendenza in realtà si sta muovendo nella direzione opposta! ….. “

Alcuni luoghi hanno visto un “raffreddamento massiccio”

Dominik Jung ha analizzato i dati provenienti da uno studio condotto dal Zentralanstalt für Meteorologie und Geodynamik (ZAMG), il servizio meteorologico statale austriaco, dati, che vanno indietro di 20 anni o più. Jung scrive inoltre che anche altre quattro stazioni ad alta quota, delle Alpi, sono state valutate: Zugspitze in Germania, Schmittenhöhe in Austria, Sonnblick in Austria e Säntis in Svizzera. Ad esempio, gli ultimi due inverni a Kitzbühel (nota località sciistica) sono in realtà i più freddi degli ultimi 20 anni .

Il risultato:

“……Tutte le analisi hanno dato lo stesso risultato sorprendente: gli inverni, nelle Alpi, negli ultimi decenni, sono diventate significativamente più fredde, i dati lo mostrano ….”

Jung scrive che i dati sono stati ricavati da lunghe serie, 20-30 anni e sono stati esaminati, come proprio i climatologi richiedono sempre. Jung informa poi i lettori, che ha chiesto agli esperti meteorologici austriaci sul posto, cosa ne pensassero dei risultati. Secondo Jung, la reazione è stata un silenzio di tomba indotto da shock, o tentativi di minimizzare i risultati.

La scienza umiliata

Jung ipotizza che la ragione per cui i meteorologi e i climatologi non vogliono sentir parlare di risultati opposti, è perché “non si adatta con la loro visione del mondo.”

Dopo tutto, solo pochi anni fa, erano tutti sicuri, circa le loro previsioni di inverni senza neve e che lo sci, sarebbe stato praticabile e disponibile solo ad elevate altitudini.

La scienza non poteva essere umiliata in misura maggiore.

Verso la fine del suo saggio sul Huffington Post, Jung commenta, riportando testuali parole : “il riscaldamento climatico è diventato una religione. Gli appartenenti ad essa non tollerano nuove scoperte “, anche quelle che derivano da osservazioni e misure solide. Il meteorologo Jung, conclude affermando che è scandaloso che le autorità competenti stanno semplicemente ignorando questi risultati.

 

Fonte : http://notrickszone.com/2013/11/22/austrian-meteorologists-stupefied-into-silence-data-from-alps-show-marked-cooling-over-last-2-3-decades/

Michele

Che cos’è la free-energy ?

La rete è piena di argomenti scientifici strani e bizzarri. E google immagini non può fare che da testimone :

🙂

https://www.google.it/search?q=free+energy&client=firefox-a&hs=gWM&rls=org.mozilla:it:official&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=4zeGUo3CN-K14ASWmYCYBw&ved=0CDMQsAQ&biw=1280&bih=676&dpr=1

Un pò di tempo fà, mi era stato chiesto di scrivere alcune righe sulla free-energy. Specifichiamo però, che parlare di free-energy non è cosa semplice, primo perchè l’utenza di Nia non è abituata a praticare o masticare alcuna terminologia di elettronica o elettricità. Secondo, perchè il tema oltre che essere delicato, controverso, ed estremamente di confine.

In sintesi, cari utenti di Nia (se ricordo bene), circa una quindicina di anni fà, o giù di lì, dopo la nascita della rete, sono iniziati a circolare su Internet  vari setup, circuiti elettronici o elettromeccanici, correlati da documenti o altro, che a detta dei vari autori avrebbero un rendimento superiore al 100% ( COP>=100%).

http://it.wikipedia.org/wiki/Coefficiente_di_prestazione

In termini spiccioli, a detta dei padri fondatori di queste circuterie (dei veri e propri “Doc” 🙂 ), tali circuterie elettriche sarebbero in grado di fornire un’energia maggiore in uscita rispetto a quella fornita in  entrata.

“Doc” dal film “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis 1985

Tali circuterie, secondo questi sedicenti “Doc“, poggerebbero i loro principi base ripresi da alcuni brevetti di Nikola Tesla.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nikola_Tesla

Tuttavia, scopo di questa trattazione, non sarà quello di entrare, nel dettaglio dei singoli dispositivi elettrici realizzati dall’ingegnere serbo,  ma riportare alcuni concetti base ripresi da uno dei testi (tradotto anche in Italiano) più interessanti e diciamo curiosi, che abbia trovato in rete, in questi anni.

Un testo, che fa il riepilogo dei concetti e le tecniche di base, da adottare in queste circuterie. Il tutto ripreso dalle testimonianze/analisi dei vari setup di Tesla.

Titolo del testo : The Free Energy Secrets of Cold Electricity.

Link versione in Inglese : https://www.dmt-nexus.me/doc/free_energy_secrets.pdf di Peter A. Lindemann

In sintesi, l’energia fredda, energia radiante o energia del punto zeroZPE“, si manifesterebbe durante un veloce transitorio o variazione dal grande potenziale elettrico , all’interno di caratteristici circuiti elettrici o elettrostatici. Una vera e propria  emanazione di energia in “surplus” si manifesterebbe durante questa “variazione” o “ transitorio” elettrico repentino. Naturalmente,la scienza ufficiale ribatte definendo queste circuterie elettriche come dei semplici ” oscillatori ” che in un determinato “deltaT”  tendono a smorzare, scaricare l’ energia accumulata nella fase di carica.

Fin qui nulla di nuovo, dove si trova allora la tecnica elettrica magica,  in grado di produrre, estrapolare tale energia dal nulla ?

In nostro soccorso arriva allora il testo del Dr.Lindemann, il quale come specificato in precedenza, riporta le principali e fondamentali tecniche tecnologiche elettriche da adottare, implementare nelle circuterie per ottenere l’evento radiante.

• L’Evento Elettro-Radiante è prodotto quando una corrente diretta, ad alto voltaggio (voltage), è scaricata attraverso uno spinterometro (spark-gap) e interrotta improvvisamente prima che si possano verificare eventuali rovesciamenti di corrente (any reversal of current).

 • Questo effetto è di gran lunga aumentato quando la sorgente di corrente diretta è un condensatore carico.

 • L’Evento Elettro-Radiante parte dai cavi e da altri componenti del circuito perpendicolare al flusso di corrente.

 • L’Evento Elettro-Radiante produce un voltaggio (voltage) spazialmente distribuito che può essere di migliaia di volte più alto del voltaggio della scarica iniziale (spark discharge voltage).

 • Esso si propaga istantaneamente come un longitudinale ed elettrostatico “raggio simile a una luce” che si comporta in modo simile ad un gas incomprimibile sotto pressione.

 • Gli effetti Elettro-Radianti sono caratterizzati esclusivamente dalla durata dell’impulso e dall’abbassamento del voltaggio (voltage drop) nello spinterometro.

 • Gli effetti Elettro-Radianti penetrano tutti i materiali e creano “risposte elettriche” (electronic responses) nei metalli come rame e argento. In questo per “risposte elettriche” si intende che una carica elettrica si accumulerà sulle superfici del rame esposte alle emissioni Elettro-Radianti.

 • Gli impulsi Elettro-Radianti più brevi di 100 microsecondi sono completamente sicuri da usare e non provocheranno shock o danni.

 • Gli impulsi Elettro-Radianti più brevi di 100 nanosecondi sono freschi e causano facilmente effetti luminosi nei globi vuoti (vacuum globes).

Globo luminoso

Globo luminoso rilasciato durante una scarica in  un Tesla coil

“L’Evento Elettro-Radiante” è essenziale per “il meccanismo di aumento” (gain mechanism) che Tesla scoprì, e che è alla base della sua Trasmittente Moltiplicatrice. E’ il fondamento della sua dichiarazione secondo cui era capace di creare più energia in uscita di quella che avesse utilizzato suo ingresso per avviare il processo.

Edwin Gray (immagine sopra) scopri che la scarica di un condensatore ad alta tensione -potrebbe continuare nel rilasciare un enorme e radiante scoppio elettrostatico (could be shocked into releasing a huge, radiant, electrostatic burst). Questa scarica di energia (This energy spike) era prodotta dal suo circuito e accumulata in un particolare dispositivo che Gray definiva il suo “conversion element switching tube” (immagine sopra) . La “non-shocking”, forma fredda di energia che proveniva dal suo tubo di conversione forniva energia per tutte le sue dimostrazioni, dispositivi e motori; non solo, ma ricaricava anche le sue batterie. Mr Gray definiva questo processo “separazione del positivo” (splitting the positive).

 Altre citazioni significative della fenomenologia interessanti riprese dal testo :

” Le improvvise scintille, che definiva come “scariche disruptive” (disruptive discharges), furono scoperte esser capaci di far esplodere i fili in vapore Esse spingevano onde elettriche molto penetranti (sharp shockwaves), che lo investivano attraverso tutta la parte frontale del suo corpo. Tesla fu estremamente intrigato da questo sorprendente effetto fisico. Anzi, più simili a spari di straordinaria potenza che a scintille elettriche, Tesla fu assorbito da questo nuovo studio.”……………………………”La condizione casuale (hazardous) compariva brevemente nel solo istante della chiusura.dell’interruttore.”………………………”L’effetto era solo un fastidio nei piccoli impianti. Ma nei grandi impianti elettrici regionali dove i voltaggi erano eccessivi, si rivelava mortale. Le persone venivano uccise dall’effetto, che diffondeva la sua corona elettrostatica mortale di scintille per tutti i componenti del sistema.”……………. ” Tesla trascorse davvero molto tempo nello sviluppare vari mezzi per bloccare ogni “forza inversa” (backrush) e un’altra corrente eco complessa (complet current echo) che poteva forzare la supercarica a dissipare prematuramente la sua densa energia.”…………………”Tesla scoprì diversi fatti riguardanti la produzione del suo effetto. Per prima cosa la causa era indubbiamente ritrovata nella repentinità del caricamento. Era nella chiusura dell’interruttore, l’esatto istante della “chiusura e interruzione”, che spingeva fuori l’effetto nello spazio. L’effetto fu definitivamente messo in relazione al tempo in modo preciso, durata di un IMPULSO. In secondo luogo Tesla scoprì che era imperativo che il processo di caricamento accadeva in un singolo impulso. Nessuna inversione della corrente era ammissibile, altrimenti l’effetto non si sarebbe manifestato.” ……………….”C’era un attributo che aveva lasciato Tesla completamente perplesso per un periodo. Tesla misurò una condizione di assenza di corrente in queste lunghe bobine secondarie di rame. Stabilì che la corrente, che sarebbe dovuta apparire, era completamente assente.”

Signori miei, ci sarebbero da scrivere chilometri e chilometri di pagine, osservazioni,test e altro…ci sarebbe da costruire una vera e propria sezione che parla e analizza questi studi, credo tuttavia che per il momento ci possiamo fermare qui.

La rete, non è certo il luogo migliore per iniziare una seria sperimentazione e ricerca. Oggi nulla è stato dimostrato o portato alla comunità scientifica, rimane un grosso alone di mistero… sono curioso, attendo con estremo interesse i vostri giudizi e opinioni in merito a questa misteriosa tematica.

 

Michele

Indici meteo-climatici di Ottobre-Novembre e prospettive meteo-climatiche autunno/inverno

Introduzione

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

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L’autunno – riepilogo

Finora, l’autunno italiano, ma anche europeo, è stato caratterizzato da una prevalenza di alte pressioni, specie nell’area mediterranea, con presenza di vaste anomalie positive di temperatura. Ottobre, da questo punto di vista, tranne una piccola parentesi fredda, è risultato particolarmente asciutto e mite, al Sud persino caldo. Anche novembre inizialmente ha mostrato le medesime caratteristiche. Ora qualcosa potrebbe cambiare, almeno temporaneamente. Potrebbe, si sottolinea, in base alle previsioni, che mostrano una progressiva accentuazione, tipicamente autunnale e novembrina, delle fasi di maltempo, unita ad un successivo probabile calo progressivo e forse anche marcato delle temperature.

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Gli indici: i valori del mese precedente

Tra parentesi sono riportati i valori del mese precedente (settembre)

  1. ENSO (El Niño Southern Oscillation, MEI index): (-0,19) 0,094
  2. PDO (Pacific Decadal Oscillation): (-0,48) -0,87
  3. AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (+0,29) +0,38
  4. QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (+13,1) +11,7
  5. QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (+7,6) +8,7
  6. MJO (Madden-Julian Oscillation): risulta tuttora estremamente debole, in zona 2, l’intensità è prevista ancora molto debole almeno fino a fine mese, pertanto non appare al momento significativo.

Commento indici

l’ENSO ormai da molti mesi si mostra sostanzialmente neutro, salvo una debole Nina nel comparto est (zone 1+2, a ridosso delle coste del Sudamerica).

Si ritiene che tale particolarità sia la ragione principale della instabile stagione primaverile e dell’avvio di quella estiva in tono minore rispetto al recente passato.

Le previsioni NOAA per i prossimi mesi prospettano un ulteriore prolungamento di sostanziali condizioni di neutralità, almeno per l’intera stagione invernale e non vedono con chiarezza alcun cambiamento sostanziale successivo. Fino ad ottobre, invece, il NOAA prevedeva il ritorno di un pur debole Nino nel corso dell’inverno.

Come noto, le anomalie sottosuperficiali di temperatura possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà effettivamente nel prossimo futuro all’ENSO, indipendentemente dalle previsioni del NOAA, pur da prendere seriamente in considerazione. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

Immagine subsurface

Rispetto ai mesi precedenti, ma ormai da un anno circa, le anomalie positive e negative si rafforzano e si indeboliscono alternativamente. Perdura pertanto l’equilibrio tra anomalie di segno opposto, senza che nessuna delle due prevalga sull’altra chiaramente ed in modo durevole. Attualmente le anomalie negative appaiono in ritirata rispetto a quelle positive. Queste ultime, però, risultano indebolite in termini di intensità, rispetto ai mesi precedenti. In sostanza, la rilevazione conferma al momento le previsioni NOAA circa il prolungamento delle attuali condizioni di neutralità su tutto l’Oceano Pacifico equatoriale.

Le anomalie superficiali ENSO mostrano da lungo tempo un’alternanza di deboli anomalie di segno opposto. In Oceano Atlantico, nell’emisfero settentrionale, predominano anomalie positive.

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/index.html

Immagine SST

 

La presenza di una anomalia negativa in Oceano Atlantico, tra il Nordamerica e l’Europa ma più prossima alle coste americane, è sintomo e promessa di ripetuti affondi ciclonici nell’area, che se confermati favorirebbero una maggiore tenuta lungo i meridiani dell’anticiclone appena ad ovest del Mediterraneo, consentendo probabilmente qualche discesa incisiva di aria fredda sul suo bordo orientale, diretta sull’Italia e/o sui Balcani.

La PDO è tornata negativa da alcuni mesi ormai, dopo una brevissima escursione in territorio positivo, la prima dopo qualche anno; sta più che mai confermando il suo ruolo “moderatore”; lo si è osservato nel caso dell’evento di Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dello scorso autunno. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

L’AMO si conferma più che mai in territorio positivo. Al link seguente è riportato il grafico storico dell’ AMO http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg. Tale indice risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nel lungo termine (decenni) dopo un cambio di segno.

La QBO30 è cresciuta nettamente, anche se al momento segna un (temporaneo) calo. Le statistiche dal 1979 ad oggi indicano una permanenza in territorio positivo compresa tra gli 11 ed i 16 mesi, dunque un ritorno in territorio negativo compreso tra Febbraio e Luglio 2014.

La QBO50 è ormai nettamente positiva ed in continua crescita. Storicamente, gli intervalli di valori positivi hanno una durata compresa tra 12 e 20 mesi. Pertanto, si può ritenere che la QBO assumerà nuovamente valori negativi non prima dell’estate 2014 e non più tardi dell’inverno 2014-2015.

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La fine dell’autunno 2013: l’accelerazione della stagione ed i primi segnali invernali

I prossimi giorni

L’autunno ci ha finora riservato una prevalenza di figure anticicloniche, alternate ad alcuni temporanei ma localmente anche molto intensi episodi di maltempo. Il freddo, l’anticipo d’inverno, si è visto solo brevemente nei primi giorni di ottobre. Ora la stagione autunnale ci propone una almeno temporanea accelerazione: assisteremo a più di una ondata di maltempo e probabilmente dovremo fare i conti con una prima consistente diminuzione delle temperature, che potrebbe condurci a valori decisamente sotto la media della seconda metà di novembre.

Di seguito è riportata la previsione GFS per le prime ore di venerdì 22 novembre e relativa alla pressione al suolo ed alla distribuzione delle precipitazioni:

Immagine SLP 1

Nell’immagine, si nota bene la tendenza dell’anticiclone delle Azzorre ad ergersi verso nord, consentendo una discesa fredda artica lungo il suo bordo orientale, in direzione prima del Mare del Nord e poi della Francia. L’Italia al momento si trova sul bordo orientale della depressione e pertanto, almeno inizialmente, sarebbe interessata da correnti miti ed intenso maltempo. Infatti, le previsioni per i prossimi giorni (ma ormai possiamo parlare di attualità) prospettano una prima importante fase di maltempo, per gran parte della nostra Penisola, con precipitazioni su Sardegna, versante centrale tirrenico e Nordest. Vi sarà opportunità anche per numerosi temporali al Sud.

In una fase successiva, all’incirca attorno al 25, la persistenza di una relativa area depressionaria nei pressi dell’Italia potrebbe fungere da invito per un primo importante affondo freddo artico. Attualmente la direttrice principale è costituita dalle nazioni alpine (Austria, Svizzera, Germania meridionale, Francia orientale). Le conseguenze che ad oggi si possono stimare comprenderebbero: un generale calo delle temperature, specie al Nord e in parte anche sulle regioni adriatiche; le prime possibili gelate in Pianura Padana, ma anche precipitazioni nevose fino a quote medie sull’Appennino centro-settentrionale.

Si tratterebbe, insomma, di una degna chiusura della stagione autunnale, pur senza l’ingresso del freddo invernale. Sarebbe poi compito dell’inverno ormai alle porte ribadire e rincarare o smentire quanto lasciato in eredità dall’autunno.

Possibile evoluzione successiva (Inizio Dicembre)

Come accennato poc’anzi, la via di uscita da una situazione di persistenza dell’alta pressione subtropicale, che appariva “bloccata” fino a pochi giorni fa, è ormai tracciata.

Attualmente, AO e NAO, dopo un lungo periodo di valori nettamente positivi, mostrano un netto calo verso una sostanziale neutralità, che potrebbe perdurare almeno fino a fine mese, se non addirittura accentuarsi.

Immagine AO

Immagine NAO

Naturalmente, non dimentichiamoci mai del fatto che AO e NAO non sono indici predittivi, ovvero non anticipano tendenze, ma solo descrittivi, quindi sintetizzano quanto il modello di previsione GFS già prospetta in dettaglio. Inoltre, osserviamo come la dispersione dei membri previsionali di AO e NAO sia rilevante, almeno nell’ultima settimana di novembre: in parole povere, si nota come le linee rosse delle previsioni si aprano a ventaglio verso fine mese, segno di una maggiore incertezza circa la tendenza media.

E poi? Arriverà l’inverno? Oppure l’anticiclone delle Azzorre prevarrà nuovamente, impedendo di nuovo alle perturbazioni e al freddo artico di raggiungere il Mediterraneo?

Al momento, le previsioni stratosferiche indicano che il Vortice Polare, ora compatto a tutte le quote, tende a divenire ellittico, con asse compreso tra Siberia orientale e Canada, mentre l’Europa sarebbe interessata solo da ondulazioni marginali del Vortice, perpendicolari all’asse di ellitticizzazione. Inoltre, nel lungo termine le previsioni suggeriscono che il Vortice Polare tenda a ricompattarsi nuovamente. Pertanto, le prospettive per l’Europa e l’Italia non sembrano al momento essere quelle dell’ingresso in grande stile dell’inverno, quanto piuttosto di scambi meridiani solo temporanei, seguiti da un probabile ritorno dell’alta pressione.

Ad oggi non è possibile dire di più. Visitate comunque la pagina Meteo del blog, per gli aggiornamenti successivi.

FabioDue