Archivio mensile:Febbraio 2014

Intervista al climatologo Vincenzo Ferrara

Il post sul profilo Facebook del climatologo Vincenzo Ferrara è letteralmente allarmante. Da qui è partita la nostra intervista.

  • Dott. Ferrara, Nel primo numero del 2014 della rivista scientifica Ocean Science è stato pubblicato un articolo, “Observed decline of the Atlantic meridional overturning circulation 2004–2012”, in cui sono riportate le osservazioni che confermano il rallentamento della Circolazione Meridionale Atlantica, una delle principali correnti mondiali da cui dipende la Corrente del Golfo. Il film “The Day After Tomorrow” si sta avverando?

In quel film l’arresto della Corrente del Golfo, con la conseguente glaciazione, avveniva nel giro di pochi giorni, in realtà il processo è molto più lento, almeno 100 anni. E’ comunque uno scenario possibile, tanto è vero che è già successo: 12.500 anni fa, nel periodo Younger Dryas, quando la Terra stava uscendo da un periodo di glaciazione e si stava riscaldando, per cui si stavano sciogliendo i ghiacci del nord. Questo ha provocato, tra l’altro, anche dei terremoti, dovuti al minor peso della massa ghiacciata, che fa sollevare la crosta terrestre (cosiddetti terremoti isostatici): tra l’altro sono stati registrati dei piccoli terremoti in Alaska e Groenlandia, per cui ci si colloca in questo scenario. L’altro fenomeno conseguente all’aumento delle temperature è stato il riversarsi nell’Oceano di una massa notevole di acqua dolce, che ha rallentato la Corrente del Golfo, tanto da causare una glaciazionedell’emisfero settentrionale del Pianeta, durata 1300 anni; poi lentamente la Corrente del Golfo si è ripristinata. 

  •  Adesso invece qual è la causa del rallentamento della Corrente del Golfo?

Adesso le grandi quantità di acqua dolce che stanno confluendo nell’Atlantico sono una conseguenza del cambiamenti climatici provocato dall’uomo: la deglaciazione della Groenlandia sta avvenendo a un ritmo di 220 miliardi di metri cubi di acqua dolce all’anno. E’ una quantità così grande, che l’Oceano non riesce a rimescolarla, per cui si accumula nel Nord dell’Atlantico. Il fatto che da una parte è più dolce, mentre l’acqua che proviene da sud è salata, rallenta la corrente del Golfo: oltre a un certo limite, la blocca. Infatti, l’acqua calda si forma nel Golfo del Messico: è acqua calda e salata. A parità di salinità, l’acqua calda è più leggera di quella fredda: quindi, per la forza di Cornelis, la Corrente del Golfo porta il calore verso nord, verso l’Europa. Grazie a questo processo, l’Europa è “riscaldata”: il nord Europa è abitabile pur essendo localizzato a latitudini simili alla Groenlandia e all’Alaska. Ad esempio, all’altezza della Norvegia in Groenlandia ci sono 2-3000 metri di ghiaccio; il nord della Gran Bretagna corrisponde a zone disabitate del Canada.  Questo è l’effetto della Corrente del Golfo. Se l’acqua dell’Atlantico diventa dolce, l’acqua calda e salata che arriva dal Golfo del Messico, troverebbe un ostacolo scontrandosi con l’acqua dolce, perché l’acqua salata è più pesante dell’acqua dolce. Quindi anche se acqua calda, non riesce ad andare avanti: in qualche modo sprofonda o torna indietro, e ricircola nel medio-basso Atlantico. Per cui l’Europa andrebbe verso una glaciazione, in maniera analoga a Groenlandia e Alaska. E’ un processo lento ma inesorabile.  

  •   Questo processo di rallentamento della Corrente, è già iniziato?

Sono una decina d’anni ormai che si osserva che la Corrente del Golfo è rallentata, all’altezza della Groenlandia. Adesso queste misure confermano che il rallentamento esiste e continua. Indica che il fenomeno si è innescato, anche se, come detto, è un processo lungo di 100 anni.  Il problema non è solo il riscaldamento climatico in sè, ma è la rapidità con cui avviene, che non permette un rimescolamento omogeneo dell’acqua. Insomma, il cambiamento del clima è troppo veloce rispetto al grado di riassestamento del Pianeta. In realtà questo non è un problema per il Pianeta, in quanto la Terra si riadatta con i suoi tempi in genere: è un problema invece per gli equilibri del genere umano. Il segnale è chiaro: bisogna fermare questo treno che sta correndo. 

  • Riguardo alla tempistica, è possibile conoscere in maniera più precisa quando si interromperà la Corrente del Golfo?

Noi non conosciamo quando con esattezza: è un fenomeno cosiddetto di “isteresi”. Sappiamo che più alto è il riscaldamento globale, maggiore è il rischio dell’interruzione della Corrente del Golfo. Inoltre, c’è un alto rischio: più è alta la velocità a cui aumenta la temperatura, maggiore è il rischio del collasso dei ghiacci della Groenlandia, improvvisamente (dove per “improvvisamente” si intendono alcune decine di anni, o più): questo, oltre ad interrompere la Corrente del Golfo, potrebbe portare anche a far sollevare il mare di 6-7 metri, proprio come successo 125.000 anni fa. Oltre alla glaciazione, avremmo anche questo ulteriore problema. Quindi, è come nel film “The Day After Tomorrow”, ma con un’altra tempistica…

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Intervista condotta da Veronica Caciagli

 

Fonte : http://www.lastampa.it/2014/02/25/scienza/ambiente/green-news/il-rallentamento-della-corrente-del-golfo-e-il-rischio-di-una-nuova-glaciazione-TIYTlsL9oqXLgKxkzzFYkM/pagina.html

Michele

La mancanza dei monsoni che portò “all’anno senza estate”

Sommario : “….Perché le fredde e piovose estati in Europa seguono intense eruzioni vulcaniche ai tropici ? Un gruppo di ricerca potrebbe aver trovato la risposta: le emissioni vulcaniche nel blocco atmosferico possono influenzare la quantità di precipitazioni in altre parti del mondo….”

Intense eruzioni vulcaniche nei tropici portano ad un indebolimento dei monsoni e all’ulteriore risultato di estati più piovose in alcune parti d’Europa (vedi la figura schematica).

Credit: Stefan Brönnimann – Università di Berna-

Martin Wegmann, Stefan Brönnimann, Jonas Bhend, Jörg Franke, Doris Folini, Martin Wild, Jürg Luterbacher. Volcanic influence on European summer precipitation through monsoons: Possible cause for “Years Without a Summer”. Journal of Climate, 2014; 140211144028000 Doi: 10.1175/JCLI-D-13-00524.1

I documenti storici dimostrano che forti eruzioni vulcaniche nei tropici sono spesso seguite da estati fredde e piovose in Europa centrale. Questi “anni senza estate” portano spesso a carestie catastrofiche, l’ultima volta nel 1816, dopo l’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia quando in Svizzera molte persone morirono di fame. Anche se è noto che le eruzioni vulcaniche portano ad un raffreddamento del clima, finora è stata poco chiara la provenienza del supplemento delle precipitazioni piovose.

Uno studio recentemente pubblicato dal team internazionale del Centro Oeschger per la Ricerca sui Cambiamenti Climatici presso l’Università di Berna porta alla luce questo problema: “Crediamo che le oscillazioni del monsone africano possono essere responsabili per le estati piovose europee”, afferma Stefan Brönnimann, ricercatore principale dello studio del Oeschger center.

Meno luce solare permette lo spostamento delle zone di precipitazione

Brönnimann e il suo team sono alla ricerca degli effetti di 14 intense eruzioni tropicali degli ultimi 400 anni sul clima di Europa e nelle regioni monsoniche. Le eruzioni possono iniettare grandi quantità di aerosol (cenere vulcanica) nella stratosfera, dove queste particelle microscopiche riflettono la luce solare in arrivo. La radiazione solare in arrivo diminuita a seguito delle eruzioni vulcaniche porta ad un raffreddamento che è più pronunciato sui continenti sopra l’oceano. Come risultato, i monsoni estivi in ​​Africa e in Asia si indeboliscono.

Secondo lo studio, questo porta non solo alla siccità nel Sahel, ma anche ad uno spostamento verso sud dei sistemi di bassa pressione atlantica con la formazione di maggiori temporali. Questo processo può, a sua volta, spiegare l’aumento delle precipitazioni nella parte sud dell’Europa centrale e il Mediterraneo settentrionale, che ha caratterizzato il caso dell’anno 1816.

Le eruzioni vulcaniche minacciano la sicurezza alimentare

Lo studio dimostra, ancora una volta, come le regioni separate da grandi distanze si possono influenzare a vicenda climaticamente“, dice Stefan Brönnimann. I risultati dello studio hanno quindi una rilevanza molto pratica per oggi e come ricercatore afferma: “i regimi delle precipitazioni cicliche come i monsoni sono importanti per la sicurezza alimentare in molte parti del mondo. Anche se le grandi eruzioni vulcaniche sono piuttosto rare, ci aiutano a capire meglio i sistemi monsonici.

Come notato da Brönnimann, una migliore comprensione della connessione tra le eruzioni vulcaniche e le precipitazioni può anche rivelarsi utili nella lotta contro il cambiamento climatico. Il suggerimento di rallentare il riscaldamento utilizzando le cosiddette tecniche di geoingegneria – per esempio iniettando artificialmente particelle nella stratosfera che riflettono la luce del sole – può essere visto sotto una nuova luce, in quanto anche questo potrebbe influenzare i sistemi monsonici.

Fonte :  http://www.sciencedaily.com/releases/2014/02/140213103405.htm

Simone

Molly L. Goelzer : Il campo magnetico eliosferico, scenderà ad 1 nTesla nel 2020

L’analisi del flusso del campo magnetico eliosferico sulla base del numero delle macchie solari dal 1749 ad oggi e la previsione per il prossimo minimo solare

Molly L. Goelzer , Charles W. Smith , Nathan A. Schwadron , KG McCracken3

Articolo pubblicato on line : 20 DEC 2013

doi : 10.1002/2013JA019404

©2013. American Geophysical Union. All Rights Reserved.

Riassunto

E’ oramai appurato, che molte proprietà del solare vento, nella fase di rialzo, oppure di caduta, sono in relazione con il ciclo solare e l’intensità del campo magnetico eliosferico (IMF), non fa eccezione. L’intensità del campo magnetico interplanetario (IMF) è visto essere al massimo intorno al periodo di massimo solare ed è basso durante il minimo solare e si è abbassato ancora di più, durante il recente e prolungato minimo solare, occorso fra il 2006-2009.

Il campo magnetico interplanetario dal 1997 a fine 2013

Campo magnetico interplanetario (media su una rotazione Carrington 27 giorni), rilevato dalla sonda ACE

Una spiegazione di questo comportamento può essere trovato nella teoria di Schwadron et al. (2010 ). Teoria che sostiene, che il flusso magnetico viene iniettato nello spazio interplanetario, durante le esplosioni di massa coronale e rimosso dalla riconnessione nell’atmosfera solare bassa. Questo produce un incremento del campo magnetico interplanetario (IMF), che è correlato con il numero di macchie solari. Qui, per la prima volta, applichiamo questa teoria alle registrazioni delle macchie solari risalenti al 1749 e confrontiamo favorevolmente le nostre previsioni con i risultati ottenuti con gli isotopi del Berillio 10Be. Facciamo anche una previsione su l’arrivo del prossimo minimo solare, sulla base dei risultati del minimo di Dalton.

Dalla carta :

Sulla base della capacità di questa teoria di conciliare misure degli ultimi 40 anni e l’accordo generale tra questa teoria e le conclusioni tratte dai dati paleogenici 10Be, possiamo ragionevolmente prevedere l’intensità del campo magnetico interplanetario (IMF), dei prossimi minimi. Rileviamo, che l’inizio del 2013 segna il picco del ciclo solare e che il numero di macchie solari è paragonabile a quanto visto durante il minimo di Dalton. Gli anni successivi al 1805 pertanto rappresentano una previsione per i prossimi 10 anni di attività solare. Applichiamo la teoria sopra descritta e gli stessi parametri che sono stati utilizzati finora [Owens et al. 2012]. La Figura 5 ( immagine sotto riportata) mostra prima una riproduzione dei risultati mostrati in Figura 1 per gli anni fino al 2013 e poi la previsione risultante per il minimo solare proveniente calcolato utilizzando il minimo di dalton, dal 1805 in poi. La linea tratteggiata verticale segna il passaggio tra il numero di macchie solari misurati per questo ciclo e quelli del minimo di Dalton .

Figura n°5

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Poichè, l’attività solare, durante il recente massimo (2013), è inferiore, in misura, rispetto agli anni passati, l’intensità del campo magnetico interplanetario (IMF) non raggiungerà mai più il livello visto durante l’ultimo massimo solare .
Di conseguenza, l’intensità del campo magnetico interplanetario (IMF) cadrà ad un valore più basso, mano a mano che ci avviciniamo al minimo solare e fino a quando, il costante livello di flusso associato con il livello più basso di attività CME non viene raggiunto. Questo impone che il flusso scenderà a dei valori così bassi, come nell’ultimo minimo solare prolungato. Il campo di Parker dovrebbe raggiungere 1 nT.

 

Fonte : http://www.leif.org/EOS/jgra50733.pdf

La carta : http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2013JA019404/abstract

Michele

Globale andamento del livello del mare tra il 1993-2012

Un articolo pubblicato recentemente su Global and Planetary Change, rileva che il livello globale del mare è calato del 44%, dal 2004 ad oggi, con un tasso equivalente pari a soli 7 centimetri al secolo. Secondo gli autori, l’aumento globale medio del livello del mare, registrato tra il 1993-2003 risulta essere pari ad un tasso di 3,2 mm/anno, ma l’aumento del livello del mare “ha iniziato a decelerare dal 2004 con un tasso di 1,8 ± 0,9 millimetri/anno”.    I recenti eventi ENSO, introducono una grande incertezza per una corretta stima della tendenza nel lungo termine . Questo articolo discute i grafici del totale innalzamento sterico del mare e la media di massa oceanica globale. Il livello del mare sterico, è la parte di aumento dovuta al riscaldamento e al cambiamento di salinità, quindi rappresenta al meglio i cambiamenti nel contenuto di calore dell’oceano. L’aumento totale, comprende anche i cambiamenti nei ghiacciai, il run-off del ghiaccio, l’evaporazione e la pioggia.  La causa della variazione del tasso è principalmente dovuta al cambiamento della PDO (Pacific Decadal Oscillation ) : Il confronto, tra il globale livello del mare, il livello medio del mare sterico globale e la media di massa dell’oceano globale, indica che la diminuzione della tendenza al rialzo è dovuta principalmente al contenuto di calore dell’oceano in fase di stallo, che ha avuto inizio nei primi anni 2000, quando la PDO è passata da una polarità calda ad una polarità fredda.

Gli autori, hanno trovato che tale rallentamento è dovuto principalmente al rallentamento della dilatazione termica registrato nel Pacifico, durante l’ultimo decennio. Questo risultato sfata l’affermazioni allarmistiche che il calore assorbito dall’oceano è in di aumento, negli ultimi dieci anni, dimostrando invece, che l’assorbimento di calore dell’oceano è diminuito durante la pausa del riscaldamento globale dal 2004, ed è andato negativo dal 2007, come dimostrato in fig. 4b. Lo sterico innalzamento del livello marino di espansione termica è stato negativo dal 2007.

Il documento è da aggiunge e da inserire, insieme a diverse altre pubblicazioni peer-reviewed, che indicano, che sia senza accelerazione o decelerazione di innalzamento del livello del mare, durante il 20° e 21 ° secolo,  nessuna prova di influenza umana sul livello del mare risulta presente :

JM Gregory et al Journal of Climate 2012
M Beenstock et al 2013
NOAA 2005-2012 Sea Level Budget
Dean & Houston 2011 & 2013
Scafetta 2013
Holgate 2007
Boretti 2012
Morner 2004
Jevrejeva et al., 2006 & 2008
Wöppelmann et al., 2009
Roemmich et al 2013

Riassunto

La proiezione dei futuri cambiamenti del livello del mare si basa sulla comprensione della tendenza attuale livello del mare e come esso è variato nel passato. Qui si indaga il cambiamento de livello del mare globale medio (GMSL) tra il 1993-2012, utilizzando una empirica modalità di decomposizione, nel tentativo di distinguere la tendenza in questo periodo dalla variabilità interannuale. Si è constatato che la GMSL [Globale livello del mare] è aumentato con una velocità di 3,2 ± 0.4 mm / anno tra il 1993-2003 e ha iniziato a decelerare dal 2004, ad un tasso di 1,8 ± 0,9 millimetri / anno. Tale rallentamento è dovuto principalmente al rallentamento della dilatazione termica nel pacifico, durante l’ultimo decennio, come facente parte di una scala decade di variabilità del Pacifico, mentre lo scioglimento dei ghiacci a terra sta accelerando l’aumento del livello del mare e la massa equivalente oceanica globale. Il recente rapido recupero del GMSL, passando dalla sua drammatica caduta, durante La Niña del 2011, ha introdotto una grande incertezza nella stima del trend livello del mare, ma la decelerazione del GMSL [Globale livello del mare] sembra essere intatto.


a. Andamento del livello del mare totale durante (in alto) Periodo 1 (1993-2003), e (in basso) Periodo 2 (2004-2012) medio. b. Come per la figura 5a, ma livello sterico

 

Fonti : http://hockeyschtick.blogspot.com.au/2013/11/new-paper-finds-sea-level-rise-has.html

http://joannenova.com.au/2013/11/sea-level-rise-slowed-from-2004-deceleration-not-acceleration-as-co2-rises/

Michele

Rubrica meteo-climatica Febbraio

Introduzione

La prima parte della Rubrica riporta le previsioni e le tendenze meteo-climatiche per i giorni e le settimane successivi alla pubblicazione della Rubrica. La seconda parte riassume e commenta i principali indici climatici e contiene anche qualche considerazione circa le prossime stagioni primaverile ed estiva.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

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La prima parte dell’inverno – riepilogo

L’inverno 2013-2014 è stato preannunciato a fine novembre da una breve ma importante irruzione fredda da est. E’ iniziato e proseguito con un’alternanza di alte pressioni di origine subtropicale, dunque miti e asciutte, e passaggi di perturbazioni atlantiche, quindi miti e umidi. E’ finora mancato qualsiasi apporto di aria fredda artica marittima (da nord quindi) o continentale (da nordest), in grado di produrre episodi di chiaro stampo invernale con gelo e cadute di neve anche in pianura. In compenso, i ripetuti passaggi di perturbazioni atlantiche stanno apportando quantitativi record di neve sulle Alpi e piogge abbondantissime in tutto il Nord Italia. Ciò garantisce una scorta preziosa per le nostre sorgenti ed anche per i nostri ghiacciai, tanto da far sperare in un loro recupero se la prossima stagione estiva sarà clemente: la grande quantità di neve contribuirà perlomeno a proteggere il ghiaccio a lungo dai raggi solari e, se le abbondanti nevicate proseguiranno nei prossimi anni, incrementerà la massa ghiacciata.

L’inverno è stato finora latitante non solo in Italia, ma più in generale in Europa: dalla Spagna alla Russia ai Balcani, ad eccezione di brevi episodi, si sono registrate temperature miti da record per la stagione in corso. Il grande freddo si è affacciato per un certo periodo solo all’estremo nord (Scandinavia) ed est (Russia, specie nel nordest).

 

L’inverno 2013-2014 – Termine e avvio della primavera

I prossimi giorni

Dopo una successione di perturbazioni atlantiche quasi senza soluzione di continuità, comunque in un contesto mite, il tempo dei prossimi giorni promette ancora un paio di ingressi perturbati atlantici, soprattutto al Nord, in un contesto di relativa tregua.

Di seguito è riportata la previsione GFS per le ore centrali di giovedì 20 Febbraio, relativa alla pressione al suolo ed alla distribuzione delle precipitazioni:

SLP

Nell’immagine si nota bene il predominio delle depressioni atlantiche in Europa Centro-Occidentale, che non viene per ora ostacolato dall’Anticiclone delle Azzorre (in basso a sinistra). L’Italia si trova su una delle traiettorie di tali depressioni e sembra ne sarà presto interamente coinvolta, dunque anche il Centro ed il Sud, che nei giorni scorsi hanno beneficiato di un promontorio di alta pressione di origine africana. Poiché non sono previsti cambiamenti sostanziali a tale configurazione, è probabile che la tregua prevista a breve sia, appunto, solo una tregua prima di nuove piogge.

Si noti infine la totale assenza dell’Anticiclone Russo-Siberiano, detto anche Orso, in Europa: buona parte della Russia infatti è sede di una debole depressione di origine atlantica.

Nel lungo termine (7 giorni ed oltre), si intravvede una possibile ripresa in grande stile delle perturbazioni atlantiche, in Europa e forse anche sull’Italia. Permane un margine di incertezza circa la natura di tali perturbazioni, cioè se proverranno dalle medie latitudini, oppure se si avvarranno di contributi freddi di origine artica.

Un fatto sembra assodato: dopo il 20 Febbraio il Vortice Polare Stratosferico (VPS) trasferirà il proprio nucleo dall’artico nordamericano a quello siberiano, a tutte le quote della stratosfera. Ciò presumibilmente fornirà nuovo carburante freddo all’Orso in Siberia. In Europa potrebbe consentire una maggiore propensione dell’Anticiclone delle Azzorre ad elevarsi verso nord, trasferendo masse di aria più fredda verso le nostre latitudini. Tuttavia per ora si tratta di ipotesi non confermate dalle previsioni troposferiche.

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Possibile evoluzione successiva (Fine Febbraio e prima parte di Marzo)

Al momento solo GFS ed il suo ensemble (GENS) prospetta una ripresa del “carosello” di perturbazioni atlantiche che ha flagellato l’Europa e il Nord Italia a Gennaio e nei primi giorni di Febbraio. ECMWF vede invece una maggiore ingerenza di alte pressioni subtropicali, pur alternata a qualche episodio instabile.

L’evoluzione prospettata da GFS sarebbe fisiologica, a cavallo del passaggio di testimone tra inverno e primavera, con possibili ingerenze artiche alternate alle prime alte pressioni di matrice subtropicale.

Non vi sono al momento segnali che lascino pensare ad una evoluzione fredda e nevosa della fine dell’inverno e dell’avvio della primavera, in una sorta di compensazione per una stagione invernale davvero sottotono.

Ad oggi non è possibile dire di più. Visitate comunque la pagina Meteo del blog, per gli aggiornamenti successivi.

 

Gli indici meteo-climatici: i valori del mese precedente

Di seguito si riportano i valori del mese di Gennaio, quelli più recenti disponibili. Tra parentesi sono riportati i valori di Dicembre.

  1. ENSO (El Niño Southern Oscillation, MEI index): (-0,312) -0,318
  2. PDO (Pacific Decadal Oscillation): (-0,41) +0,30
  3. AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (+0,059) -0,039
  4. QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (+12,6) +13,1
  5. QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (+10) +9,7
  6. MJO (Madden-Julian Oscillation): risulta tuttora estremamente debole, in zona 6. Verso fine mese potrebbe intensificarsi e spostarsi in zona 7, divenendo quindi un elemento a favore di ondate di freddo in Europa.

 

Commento indici

1. l’ENSO ormai da oltre un anno (autunno 2012) si mostra sostanzialmente neutro. Da allora si sono alternati episodi di debole Nina e debole Nino, ma solo in alcuni comparti del Pacifico equatoriale, a periodi di quasi perfetta neutralità (assenza di anomalie di temperatura). Le previsioni NOAA per i prossimi mesi prospettano un progressivo passaggio a condizioni di Nino debole, tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Tuttavia, l’attuale dispersione dei membri previsionali consiglia una certa prudenza. Per verificare l’attendibilità delle previsioni, è possibile esaminare le anomalie sottosuperficiali di temperatura. Esse possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà effettivamente nel prossimo futuro all’ENSO. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

ST Subsurface

 

Rispetto ai mesi precedenti (ma ormai da oltre un anno) le anomalie positive e negative si rafforzano e si indeboliscono alternativamente. Perdura pertanto l’equilibrio tra anomalie di segno opposto; nessuna delle due è finora riuscita a prevalere sull’altra chiaramente ed in modo durevole. Attualmente si osserva un equilibrio quasi perfetto tra anomalie piuttosto marcate di segno opposto: una rilevante anomalia negativa ad est ed una altrettanto marcata e diffusa anomalia positiva ad ovest. In sostanza, la rilevazione suggerisce al momento il prolungamento delle attuali condizioni di neutralità su tutto l’Oceano Pacifico equatoriale. Tuttavia, a differenza di quanto prospettato dalle previsioni NOAA per la prossima primavera, non si intravvede per ora alcuna tendenza ad una maggiore diffusione delle anomalie positive.

Anche le anomalie superficiali ENSO mostrano da lungo tempo un’alternanza di deboli anomalie di segno opposto. Anche nell’Oceano Atlantico, nell’emisfero settentrionale, si mostra un’analoga alternanza, sebbene disposta a fasce lungo i paralleli.

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/

 

SST

 

Colpisce la presenza di una vasta anomalia negativa tra il Nordamerica e l’Europa Occidentale, proprio su una parte del percorso della Corrente del Golfo alle nostre latitudini. E’ presente dalla fine di Dicembre ed è probabilmente dovuta al continuo transito di depressioni atlantiche, che hanno raffreddato le acque superficiali Il Mediterraneo al momento appare sede di lievi anomalie positive ad est e di una sostanziale neutralità ad ovest.

2. La PDO mostra una nuova escursione in territorio positivo, presumibilmente temporanea in quanto inserita in un ciclo pluriennale negativo; sta più che mai confermando il suo ruolo “moderatore”; lo si è osservato nel caso dell’evento di Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dello scorso autunno e si ritiene sia tuttora responsabile della perdurante neutralità. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

3. L’AMO mostra un’escursione in territorio negativo, la prima degli ultimi due anni. Al link seguente è riportato il suo grafico storico http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg. L’AMO risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nell’arco di decenni, dopo un cambio di segno.

4. La QBO30 continua a crescere, dopo un temporaneo calo. Le statistiche dal 1979 ad oggi indicano una permanenza in territorio positivo compresa tra gli 11 ed i 16 mesi, dunque un ritorno in territorio negativo compreso tra Febbraio e Luglio 2014. Pertanto la fase di diminuzione è ormai imminente.

5. La QBO50 mostra una stasi, presumibilmente temporanea, della sua fase di crescita. Storicamente, gli intervalli di valori positivi hanno una durata compresa tra 12 e 20 mesi. Pertanto, si può ritenere che la QBO assumerà nuovamente valori negativi non prima dell’estate 2014 e non più tardi dell’inverno 2014-2015.

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Considerazioni finali di natura climatica

La prolungata fase neutra dell’ENSO ha ben pochi precedenti negli ultimi 60 anni.

Volendo anticipare le prospettive per le prossime stagioni primaverile ed estiva, pur sapendo che l’ENSO è solo uno dei fattori in gioco, si possono citare analogie con il 2005, anche se nella primavera vi fu un brevissimo episodio di Nino debole, incastonato in un lungo periodo di sostanziale neutralità:

  • la primavera iniziò piuttosto fredda, con ripetute irruzioni di aria gelida continentale nella prima metà di marzo; proseguì molto più mite nella seconda metà del mese; ad aprile non vi furono particolari contrasti e il mese fu lievemente fresco; maggio fu invece più estivo al Sud, più fresco al Nord ma con diversi contrasti caldo-fresco;
  • la stagione estiva fu abbastanza calda ma senza troppi eccessi di natura africana.

Volendo andare più indietro, si può citare l’ormai lontano 1986, più simile alla stagione attuale in termini teleconnettivi (lunga ed ininterrotta neutralità ENSO, QBO positiva in inverno):

  • la primavera iniziò senza particolari contrasti, con un marzo normale, un po’ più mite nella prima metà, più fresco nella seconda; aprile fu piuttosto fresco al Nord, ben più mite, a tratti estivo, al Sud; maggio fu termicamente nella norma nella prima metà, più estivo, specie al Sud, nella seconda metà;
  • l’estate fu piuttosto calda al Sud ma sempre meno risalendo la nostra Penisola, fino ad un’estate normale al Nord.

FabioDue