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1.000 anni di influenza dell’energia solare, sulla variabilità naturale del clima nel Nord Atlantico (In particolare grassetto)

Data: 9 mar 2014

Fonte: Cardiff University

Sommario: Cambiamenti nella produzione di energia solare possono aver portato al marcato cambiamento climatico naturale in Europa negli ultimi 1000 anni, secondo i ricercatori. Lo studio ha trovato che i cambiamenti nell’attività solare possono avere un notevole impatto sulle dinamiche oceaniche-atmosferiche nel Nord Atlantico, con potenziali effetti sul clima regionale.

I cambiamenti nella produzione di energia solare possono aver portato ad un marcato cambiamento climatico naturale in Europa negli ultimi 1000 anni, secondo i ricercatori della Cardiff University. Lo studio ha trovato che i cambiamenti nell’attività solare possono avere un notevole impatto sulle dinamiche oceaniche-atmosferiche nel Nord Atlantico, con potenziali effetti sul clima regionale.

Gli scienziati hanno studiato i sedimenti del fondo marino per determinare come la temperatura del Nord Atlantico e la sua circolazione atmosferica localizzata si era alterata. Le acque superficiali calde che scorrono attraverso il Nord Atlantico, l’estensione della Corrente del Golfo, e i caldi venti occidentali sono i responsabili del clima relativamente mite d’Europa, soprattutto in inverno. Lievi cambiamenti nel trasporto di calore associati a questi sistemi possono portare alla variabilità climatica regionale, ed i risultati dello studio abbinati ad i reseconti storici del cambiamento climatico, tra cui i noti inverni rigidi dal 16°  al 18°  secolo, prima dell’industrializzazione globale.

Lo studio, ha trovato, che i cambiamenti nell’attività solare possono avere un notevole impatto sulle dinamiche oceaniche e atmosferiche nel Nord Atlantico, con potenziali effetti sul clima regionale.

Le previsioni, suggeriscono un prolungato periodo di bassa attività solare nel corso dei prossimi decenni, ma eventuali variazioni naturali associate della temperatura, saranno molto più piccole di quelli create dalle emissioni di anidride carbonica umane, dicono i ricercatori.

Lo studio, condotto da scienziati dell’Università di Cardiff, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Berna, è stato pubblicato il 10 Marzo sulla rivista Nature Geoscience.

La Dr. Paola Moffa-Sanchez, autore della Cardiff University, dipartimento delle Scienze della Terra e Oceano, ha spiegato:. ” Abbiamo usato i sedimenti del fondo marino presi a sud dell’Islanda, per studiare i cambiamenti della corrente calda superficiale dell’oceano, ciò è stato fatto analizzando la composizione chimica dei fossili dei microrganismi che una volta vivevano sulla superficie del mare. Queste misurazioni sono stati poi utilizzati per ricostruire la temperatura dell’acqua di mare e la salinità di questa corrente dell’oceano, nel corso degli ultimi 1000 anni. “

I risultati di queste analisi, hanno rivelato che la temperatura e la salinità della calda corrente che scorre a nord, ha subito cambiamenti grandi e improvvisi, su scale temporali che vanno da decenni a secoli. Hanno poi trovato che le condizioni oceaniche fredde si abbinano a periodi di bassa produzione di energia solare, corrispondenti ad intervalli di bassa attività delle macchie solare osservate sulla superficie del sole. Usando un modello climatico basato sulla fisica, gli autori sono stati in grado di verificare la risposta dell’oceano ai cambiamenti nella produzione solare ed hanno trovato risultati simili ai dati.

” Usando il modello climatico è stato anche possibile esplorare come le variazioni della produzione solare influenza la circolazione superficiale dell’Oceano Atlantico “, ha detto il Prof. Ian Hall, un co-autore dello studio. “La circolazione della superficie dell’Oceano Atlantico è in genere strettamente legata a cambiamenti nei modelli di vento. L’analisi della componente atmosfera nel modello climatico ha rivelato che durante i minimi solari ci fosse un sistema di alta pressione situata ad ovest delle Isole Britanniche .

Questa caratteristica è spesso definita come il blocco atmosferico, e si chiama così perché blocca i caldi venti occidentali deviandoli e permettono all’aria artica fredda di scorrere a sud, portando rigidi inverni in Europa, come quelli recentemente sperimentati nel 2010 e nel 2013.”

Studi meteorologici, hanno già trovato effetti simili di variabilità solare sulla forza e la durata dei blocchi invernali atmosferici nel corso degli ultimi 50 anni, e anche se l’esatta natura di questo rapporto non è ancora chiaro, si pensa che possa essere causa di processi complessi che accadono negli strati superiori dell’atmosfera, la stratosfera.

La Dr. Paola Moffa-Sanchez ha aggiunto: “In questo studio abbiamo dimostrato che questo rapporto è anche in gioco su tempi più lunghi e su i grandi cambiamenti oceanici registrati nei microfossili. La risposta oceano-atmosfera ai minimi solari può contribuire a spiegare i noti rigidi inverni vissuti in Europa tra il secolo 16° e 18°, così vividamente rappresentati in molti dipinti, tra cui quello dei famosi “London Frost Fairs on the River Thames”, ma anche spiegare i cattivi raccolti e le carestie come corroborate nel record dei prezzi del grano, durante questi periodi.”

Lo studio conclude che sebbene le variazioni di temperatura attese dalla futura attività solare, sono molto più piccole del riscaldamento da emissioni di anidride carbonica umane, la variabilità del clima regionale associata con gli effetti della produzione solare sull’oceano e l’atmosfera dovrebbe essere preso in considerazione quando si effettuano proiezioni future sul clima .

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Commento finale,  in riferimento a questa precedente carta pubblicata “sempre” sulla prestigiosa rivista Nature:  http://daltonsminima.altervista.org/?p=26598

Come dare un colpo al cerchio e uno alla botte

– Revision 2.0 –

Furbi questi di Nature ! 🙂

Fonte : http://www.sciencedaily.com/releases/2014/03/140309150437.htm

Michele