Archivio mensile:Agosto 2014

Rubrica meteo-climatica Agosto

Introduzione

La prima parte della Rubrica riporta le previsioni e le tendenze meteo-climatiche per i giorni e le settimane successivi alla pubblicazione della Rubrica. La seconda parte riassume e commenta i principali indici climatici e contiene anche qualche considerazione circa la stagione corrente e quella successiva.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

aaaaaaaaaaaaa

L’Estate 2014 – Primo bilancio

L’estate ormai agli sgoccioli è stata caratterizzata da una diffusa e persistente instabilità, essenzialmente di origine atlantica, talvolta nord atlantica. L’instabilità ha riguardato principalmente il Nord Italia, dove ha nettamente compromesso la stagione. Ha tuttavia una influenza anche sull’andamento dell’estate al Centro e persino al Sud, sia pure in misura più limitata e differente: l’estate nella porzione centromeridionale della nostra penisola ha visto sì alcuni episodi di maltempo, ma è stata essenzialmente caratterizzata da bel tempo solitamente senza la calura insopportabile tipica delle avvezioni calde africane. Dunque anche per il Centro-Sud si è trattato di un’estate insolita, almeno per gli ultimi 15-20 anni. Per quanto riguarda il Nord, addirittura, per trovare un’estate analoga occorre tornare indietro di parecchi decenni. A tale proposito, secondo i glaciologi, quest’anno per la prima volta da circa quarant’anni non vi sarà alcuno scioglimento dei ghiacciai alpini, in quanto sono ancora in gran parte coperti di neve; anzi, molto probabilmente quella neve presto diventerà un nuovo strato di ghiaccio.

aaaaaaaaaaaaaaa

L’Autunno 2014 – i precedenti storici

L’autunno in arrivo è ad oggi caratterizzabile in sintesi come segue:

  • ENSO debole, probabilmente Nino debole, almeno stando alle previsioni NOAA;
  • QBO negativa sia a 30 che a 50hpa (ma conta soprattutto per il tardo autunno e per l’inverno);
  • PDO positiva (almeno all’avvio della stagione, poi potrebbe divenire negativa);
  • l’estate che lo precede fresca e piovosa, un po’ in tutta l’Europa centro-occidentale, con indice AO in prevalenza negativo (persistenza di alte pressioni a latitudini elevate).

Condizioni simili a quelle sopra descritte si sono già verificate, almeno in parte, nel 1963 e nel 1977: in entrambi i casi

  • l’ENSO fu debole ma positivo,
  • l’AO fu mediamente negativa per l’intero trimestre estivo;
  • nel 1977 la PDO fu positiva fino a tutta l’estate, per poi divenire negativa proprio in autunno;
  • il ciclo solare fu debole (in declino nel 1963, in ripresa dopo un minimo nel 1977).

Tuttavia, in entrambi i casi la QBO (prima del 1979 era disponibile solo quella a 30hpa), pur negativa in estate, divenne positiva tra settembre (1963) e dicembre (1977).

Nell’autunno 1963

  • Settembre fu caratterizzato da un relativo predominio anticiclonico, talvolta però bruscamente interrotto da vivaci e ficcanti incursioni nord atlantiche o artiche; il mese fu relativamente caldo, con isoterme ancora in buona misura estive (+15 spesso sull’Italia peninsulare, +10 in vaste aree dell’Europa), tranne che durante le incursioni perturbate;
  • Ottobre fu più dinamico, più perturbato, ma anche decisamente con minori scambi meridiani; il mese fu termicamente nella norma, caratterizzato in gran parte da isoterme comprese tra +5 e +10 sull’Italia e la +5 sull’Europa;
  • Novembre fu da “manuale”: la forza del Vortice Polare si impose spesso all’Anticiclone delle Azzorre, imponendo all’intero continente, Italia compresa, ripetuti periodi marcatamente perturbati. Il mese tuttavia fu mite sia per l’Italia che per l’Europa, con l’isoterma +5 che abbracciò quasi sempre tutta la Penisola, che fu spesso attraversata dalla +10 e talvolta sfiorata dalla +15. Le isoterme invernali (-5) furono relegate quasi sempre a latitudini molto settentrionali, oltre il 60° parallelo. Si verificò una sola fugace incursione della isoterma 0 sull’Italia.

Nell’autunno 1977

  • Settembre fu caratterizzato da una notevole persistenza anticiclonica sull’Europa centro-occidentale, interrotta sull’Italia da gocce fredde e depressioni di origine atlantica; il mese fu mite nella prima metà, con isoterme comprese perlopiù tra +10 e +15, e fresco nella seconda, con isoterme in prevalenza attorno alla +5;
  • Ottobre fu diviso tra una prima metà marcatamente perturbata ed una seconda nettamente anticiclonica; il mese fu termicamente più fresco nella prima metà, con l’isoterma +5 prevalente e in Europa la 0 che si affacciò diverse volte, più mite nella seconda, con l’isoterma +10 prevalente, con la +5 in Europa;
  • Novembre fu caratterizzato da tempo marcatamente perturbato a più riprese, su Europa ed Italia, con pochi intervalli anticiclonici; la prima metà del mese fu termicamente mite, con isoterme in prevalenza attorno a +5 in Europa e comprese tra +5 e +10 in Italia, mentre la seconda fu fredda, con isoterme tra 0 e -5 in Europa e attorno a 0 in Italia, a fine mese la -10 fece capolino in Europa centrale e la -5 al Nord Italia.

A quale dei due potrà assomigliare maggiormente l’autunno in arrivo? A quello del 1977, magari anche più marcatamente perturbato e freddo specie a novembre, data la QBO fortemente negativa e la debolezza del ciclo solare, che dovrebbero aiutare il Vortice Polare a spadroneggiare in Europa?

 

I prossimi giorni

Dopo una seconda metà di agosto relativamente calda e soleggiata al Centro-Sud e invece spesso fresca ed instabile al Nord, siamo in presenza di una pausa anticiclonica.

Di seguito è riportata la previsione GFS per le ore centrali di domenica 31 Agosto, relativa alla pressione al suolo ed in quota:

 

SLP

 

Nell’immagine si nota la propensione dell’Anticiclone delle Azzorre ad estendersi sull’Europa centro-occidentale, proteggendola dalle mire del Vortice Polare, già molto attivo, di cui si vede in alto a sinistra la propaggine islandese. Più a nordest è presente un’altra alta pressione, separata dalla azzorriana da un corridoio nel quale si vede scorrere una insidiosa “goccia fredda”, che entrerà presto nel Mare Adriatico. Al momento sono previsti fenomeni anche violenti e vento localmente forte. Insomma, pare si tratterà di una classica “burrasca” di fine estate, per il Centro adriatico ed il Sud.

Nel lungo termine (prima decade di settembre), i principali modelli intravvedono una netta prevalenza anticiclonica, più sull’Europa continentale che sull’Italia, per la quale comunque non si prevedono al momento disturbi di rilievo. Dunque per ora si prospetta un periodo di tempo complessivamente buono, salvo i soliti temporali pomeridiani, con temperature attorno alla media del periodo. Un fine estate gradevole, in attesa di sviluppi più consoni ad una tipica stagione autunnale.

aaaaaaaaaaaaaaa

Possibile evoluzione successiva (Settembre)

Attualmente, tutti i principali modelli (GFS, ECMWF e GEM) propendono per un lungo periodo di relativa stabilità, in Europa e in buona misura anche in Italia, che potrebbe caratterizzare buona parte del mese di Settembre. Non bisogna però dimenticare che il Vortice Polare, grazie al progressivo declino della radiazione solare in settembre, è già in netta ripresa. Pertanto, è ragionevole attendersi novità in prossimità dell’equinozio d’autunno.

Ad oggi non è possibile dire di più. Visitate comunque la sezione Meteo del blog, per gli aggiornamenti successivi.

 

Gli indici meteo-climatici: i valori del mese precedente

Di seguito si riportano i più recenti valori disponibili. Tra parentesi sono riportati i valori del mese precedente.

  1. ENSO (El Niño Southern Oscillation, MEI index): (+0,878) +0,815
  2. PDO (Pacific Decadal Oscillation): (+0,82) +0,70
  3. AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (+0,084) +0,244
  4. QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (-13,98) (-19,28)
  5. QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (+4,96) +0,50
  6. MJO (Madden-Julian Oscillation): non rilevato in estate

 

Commento indici

1. L’ENSO dopo un anno e mezzo (autunno 2012-primavera 2014) di sostanziale neutralità, è tornato ad essere positivo la scorsa primavera. Le previsioni NOAA per i prossimi mesi confermano la persistenza del Nino, sia pure debole, soprattutto nel comparto oceanico centrale (zone 3 e 3.4). Tuttavia permangono due incognite: la dispersione dei membri previsionali resta elevata e rende la previsione ancora incerta; inoltre, occorre verificare il comportamento dell’indice PDO nei prossimi mesi. Se tornerà in territorio negativo entro qualche mese, come è ragionevole attendersi, indebolirà ulteriormente il Nino.

Per verificare l’attendibilità delle previsioni, è possibile esaminare le anomalie sottosuperficiali di temperatura. Esse possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà effettivamente nel prossimo futuro all’ENSO. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

Subsurface

Nel corso della primavera, le consistenti anomalie positive presenti sotto la superficie oceanica sono gradualmente emerse, avviando l’attuale evento di Nino. Tuttavia, durante l’estate si sono nettamente indebolite. Attualmente vi è un sostanziale equilibrio tra deboli anomalie di segno opposto. Tale condizione assomiglia a quella prevalente tra l’autunno 2012 e lo scorso inverno; pertanto le condizioni attuali depongono nuovamente a favore di una sostanziale neutralità dell’ENSO. In tal senso, a differenza della scorsa primavera, la rilevazione ora non conferma del tutto le previsioni NOAA citate in precedenza. La situazione è comunque in evoluzione, dunque occorrono conferme.

Anche le anomalie superficiali ENSO mostrano attualmente una situazione sospesa tra neutralità e Nino debole. Nell’Oceano Atlantico, nell’emisfero settentrionale, si mostra un’alternanza tra anomalie di segno diverso, disposte a fasce lungo i paralleli.

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/

sst anomalies

L’Oceano Pacifico equatoriale è interessato da deboli anomalie positive, specie nel comparto orientale (Nino “east based”). A nord prevalgono le anomalie positive, specie nel comparto oceanico nord orientale (PDO positiva), sebbene un poco attenuate rispetto ai mesi precedenti. Invece a sud dell’Equatore perdurano vaste anomalie negative.

Nell’Oceano Atlantico, l’anomalia negativa tra il Nordamerica e l’Europa Occidentale, proprio su una parte del percorso della Corrente del Golfo alle nostre latitudini, si è pressoché dissolta. Per ora, per fortuna, non si è sviluppata alcuna consistente anomalia tra le coste portoghesi, spagnole e marocchine, tale da favorire una “lacuna barica” permanente in zona e ripetute forti ondate di calore verso l’Italia. Il Mediterraneo si riscalda e si raffredda, in concomitanza rispettivamente delle ondate di calore di stampo africano e delle “rotture” fresche atlantiche, al momento è sede di deboli anomalie in prevalenza di segno positivo.

2. La PDO mostra dall’inizio dell’anno un’escursione in territorio positivo, presumibilmente temporanea in quanto inserita in un ciclo pluriennale negativo; sta confermando più che mai il suo ruolo “regolatore” dell’ENSO: lo si è osservato nel caso del Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dell’autunno 2012 e lo si osserva con il Nino attuale, già in difficoltà anche a causa del declino della PDO. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

3. L’AMO è tornata di recente positiva dopo un’escursione in territorio negativo, la prima degli ultimi due anni. Al link seguente è riportato il suo grafico storico http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg. L’AMO risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nell’arco di decenni, dopo un cambio di segno.

4. La QBO30 è tornata negativa a Giugno per la prima volta da Febbraio 2013 e prosegue nel suo calo verso il prossimo valore minimo. Le statistiche dal 1979 ad oggi indicano una permanenza in territorio negativo compresa tra gli 11 ed i 19 mesi, dunque un ritorno in territorio positivo non prima della primavera 2015 e non dopo la fine del 2015.

5. La QBO50 dopo qualche mese di permanenza tra 9 e 10, negli ultimi due mesi è bruscamente calata, segno che il ritorno in territorio negativo è ormai imminente. Storicamente, gli intervalli di valori negativi hanno una durata compresa tra 7 e 17 mesi. Pertanto, nell’ipotesi che l’indice torni in territorio negativo già dalla prossima rilevazione, la QBO50 assumerà nuovamente valori positivi nel periodo compreso tra la primavera 2015 e l’inverno 2015-2016; in media si può ritenere ragionevole che cambi nuovamente segno nel corso dell’estate 2015. Quindi, la QBO50 sarà negativa durante il prossimo inverno. Pertanto, se il ciclo solare (già debole) confermerà i segni di declino verso il prossimo minimo già manifestatisi di recente, l’accoppiata con la QBO negativa renderà il prossimo inverno potenzialmente favorevole ad irruzioni fredde sul nostro continente, a differenza dell’inverno 2013-2014.

aaaaaaaaaaaaaaa

Considerazioni finali di natura climatica

A Luglio si era ravvisata una similitudine di questa estate con quella del 2012, in quanto

  • come allora, era in corso un Nino “east based”, di intensità debole-moderata;
  • come allora, era presente una anomalia negativa in Atlantico, a latitudini medie;
  • come allora, Luglio ha visto un’alternanza tra ondate di stampo africano, specie al Centro-Sud, e sortite instabili atlantiche, specie al Nord.

Agosto non ha però confermato tale similitudine al Nord ma, per ora, soltanto al Sud e comunque attenuata. Già nella precedente Rubrica si erano però ravvisate anche alcune differenze rispetto al 2012:

  • il Nino nel 2012 era lievemente più intenso di quello attuale;
  • l’anomalia in Atlantico era più estesa e più vicina alle coste occidentali europee;
  • Luglio 2012 fu interessato da ondate di caldo più intense e durature, rispetto a quelle finora osservate a Luglio 2014, con minori occasioni per “rotture” fresche atlantiche; inoltre a tratti le ondate di caldo interessarono anche il Nord, sia pure brevemente.

Nel 2012 il Nino declinò rapidamente tra Agosto e Settembre, regalandoci una seconda parte dell’estate caratterizzata da ripetute ed intense ondate di caldo africano, in prevalenza al Sud ma a tratti anche al Centro-Nord. Tale condizione si protrasse fino ad ottobre e persino per buona parte di novembre, sebbene fisiologicamente attenuata a causa della ridotta radiazione solare. Solo all’inizio del mese di dicembre si affermarono le prime isoterme negative ad 850hpa e quindi le prime ondate di freddo di stampo autunnale.

Tale situazione quest’anno non si è ripetuta, almeno per il mese di agosto, se non per il solo Sud. La ragione principale può essere riconducibile ad una notevole vitalità del Vortice Polare, in questa estate attivo come non accadeva da molti anni e comunque ben più invadente rispetto al 2012, anche alle nostre latitudini.

FabioDue

I fossili delle vongole, rilevano la storia degli ultimi 10 mila anni dell’Enso

Una squadra di ricerca in Perù, con membri provenienti dalla Francia, dal Perù e dagli Stati Uniti, ha trovato il modo per ottenere la traccia dell’El Niño (ENSO), andando indietro fino a diecimila anni. Nel loro articolo pubblicato sulla rivista Science, il team riporta che il loro studio condotto sui fossili delle vongole ha rivelato chiari modelli di ENSO, e riferisce che quest’ultimo non è andato aumentando di intensità nel corso dell’Olocene, come qualcuno sembra suggerire.

Le persone che hanno vissuto sulle rive dell’Oceano Pacifico, in Perù, nel corso di migliaia di anni e che hanno mangiato vongole per lungo tempo, gettavano le conchiglie in alcune zone di scarto. Zone che crescevano, fino a diventare enormi tumuli.

I tumuli sono discariche antiche che di solito contengono una miscela di gusci di molluschi, pesci, ossa di uccelli, ceramica, stoffa, carboncino, mais e altre piante. Credit: M. Carré / Univ. di Montpellier

In questa nuova fatica, i ricercatori hanno scavato molti di questi tumuli e fossili di vongole estratti, ed hanno trovato, insieme con lo sporco e residui carboniosi, e cioè resti di antichi fuochi utilizzati per cucinare la carne di vongole. Prendendo le misure degli isotopi di ossigeno nelle conchiglie, i ricercatori sono stati in grado di calcolare le temperature superficiali dell’oceano a 2-4 intervalli a settimana per tutta la vita delle singole vongole, mentre la datazione al radiocarbonio della sporcizia e del carbone rivela quanta strada hanno fatto le vongole nel tumolo. Esaminare più vongole a diverse profondità, nei tumuli, ha consentito la creazione di un vero e proprio registro storico delle temperature della superficie del mare. Questo ci ha permesso di tracciare il ciclo ENSO fino a 10.000 anni fa.

I grafici creati dal team di ricerca suggeriscono che il ciclo ENSO non ha tempi prevedibili e non è aumentato di forza nel corso dell’Olocene, come altri ricercatori hanno suggerito. Tuttavia sono stati rilevati alcuni modelli. Per esempio, durante il periodo che va da circa 4.000-5.000 anni fa, l’ENSO è stato relativamente debole, mentre durante il periodo che va dal 6.700-7.500 anni fa, le temperature oceaniche lungo la costa del Perù sembravano essere state falsate dalla posizione dell’acqua calda dell’El Niño (quando gli alisei spingono l’acqua calda nel Pacifico orientale).

Qui viene mostrato un grande tumolo di conchiglie (del periodo Inca), in un sito di studio nella valle di Ica, in Perù. Il clima è così secco, che anche le strutture in legno si sono conservate. Credit: M. Carré / Univ. di Montpellier

I risultati ottenuti dal team mettono in dubbio anche alcune teorie che sono state sviluppate per spiegare il motivo per cui si verifica l’ENSO, fra le quali  la teoria che suggerisce che l’ENSO è causa di una leggera oscillazione dell’orbita della Terra. Se così fosse, sembrerebbe logico concludere che una periodicità sarebbe identificabile nel corso dei diecimila anni, ma per il momento questo non sembra essere il caso.

 

Fonte : http://phys.org/news/2014-08-clam-fossils-year-history-el.html

 

Michele

La Distorsione dell’Informazione Scientifica – Parte 1

La Divulgazione scientifica dovrebbe essere qualcosa che chiunque potrebbe fare, ma pensateci bene, così non è.

Gli argomenti spesso sono molto più complicati di quanto ci sia fatto sembrare e tutti i discorsi vengono resi più soft per essere alla portata di tutti, tutti possono capirli, ma in pochi possono farveli capire.

Questa è la divulgazione scientifica che avviene dall’alto verso il basso, ma esiste anche la divulgazione tra le parti, che comprende ricerche e pubblicazioni su riviste specialistiche e che difficilmente finiranno mai in mano alla persona comune, perchè probabilmente non sarà in grado di capire il significato di tale ricerca.

Quindi capite bene che tali informazioni sono molto controllate, non sono libere come si possa credere, ed è molto facile bloccare ciò che sta scomodo, analizzeremo adesso 6 possibili fonti di distorsione che l’informazione scientifica potrebbe ricevere.

1) Vizio del risultato positivo

dice già tutto, ma per farmi capire meglio, non si intende che il risultato viene inteso positivo anche in situazioni ambigue o chiaramente negative ( ad esempio il famoso bicchiere mezzo-pieno mezzo-vuoto ) ma si intende la pubblicazione delle ricerche sulle maggiori fonti di divulgazione scientifica.

Ogni ricercatore può nel suo lungo lavoro può arrivare ad ottenere risultati positivi e negativi su determinati ambiti di studio, si è visto che più del 60% delle ricerche pubblicate avevano portato risultati positivi ( per positivi si intende attinenti all’obbiettivo del ricercatore ), c’è quindi una netta predominanza di un risultato sull’altro, senza però che ci sia una reale differenza nella qualità con cui la ricerca è stata svolta.

Perchè se entrambe le ricerche, una positiva e una negativa sono state svolte seguendo tutti i principi scientifici ed evitando distorsione nei dati hanno entrambe lo stesso diritti e lo stesso valore scientifico, e devono essere pubblicate.

Capita, e va detto, che il problema spesso non è la rivista che non pubblica il risultato negativo, ma è lo stesso ricercatore che interrompe a metà la ricerca oppure la conclude ma non la invia agli enti interessanti perchè il risultato non è conforme agli obbiettivi che esso voleva raggiungere.

L’esempio è presto fatto: provate ad immaginare un ricercatore che vuole ottenere delle prove a favore di una determinata teoria e che tale ricerca sia stata finanziata a questo scopo e che c’è una rivista molto importante che non vede l’ora di ricevere i tuoi risultati.

tale ricerca però porta a confutare o in parte o completamente tale teoria, che succede? il ricercatore blocca tutto perchè i fondi vengono a mancare in quanto l’obbiettivo non è più raggiungibile, oppure riesce a concludere tutto ma decide che i risultati non portano a niente e non invia la ricerca, alternativamente riesce a trovare una teoria alternativa grazie ai nuovi dati e la invia alla rivista, che però decide di non pubblicarla in quanto loro sono promotori della teoria originaria.

2) Il Revisore è in sintonia con i risultati e li pubblica

Questo punto è in parte l’espansione del primo, ma si riferisce a qualcosa di molto più pericoloso, perchè se prima avevamo dato per scontato che i risultati provenissero da una ricerca eseguita correttamente senza errori, ora non lo facciamo più.

Perchè questo errore va a colpire un ambito molto più grande, perchè se colui che deve pubblicare un risultato di una ricerca sulla propria rivista è in sintonia con il risultato, potrebbe succedere che anche ricerche che non dovrebbero essere pubblicate ( perchè contenenti errori di procedura ) finiscano per far parte dell’informazione scientifica.

Ed ecco che potremmo trovarci con tantissimi risultati di un certo tipo senza però sapere se tali risultati siano realmente significativi o no.

L’esempio più lampante nel nostro caso è quello riguardante il riscaldamento globale, è logico aspettarsi articoli a favore o contro in base al “credo” di colui che deve pubblicarli, senza andare a controllare se tale studio ha una validità.

(NB: non confondete però l’informazione scientifica vera e propria con blog come il nostro, noi riproponiamo solo ciò che è già stato pubblicato, non siamo ancora arrivati ad avere le ricerche in esclusiva)

3) Differenza tra Assoluto e Relativo

Il Significato di questo punto è abbastanza chiaro, Assoluto e Relativo sono 2 cose diverse ma possono tranquillamente riferirsi alla stessa cosa.

Per esempio, la variazione di un dato può essere espresso sia come differenza assoluta che differenza relativa, un esempio di questo noi lo vediamo ogni mese con i resoconti dei ghiacci artici, infatti i grafici sull’andamento dell’estensione nel corso del tempo non si basano sul valore assoluto, ma su quello relativo.

Capita così che quando l’estensione è molto alta la variazione sembra più piccola di quanto sia in realtà, mentre quando l’estensione è bassa tale variazione sembra enorme se confrontata con altri mesi, ovviamente se andiamo a vedere la differenza assoluta i valori potrebbero tranquillamente essere gli stessi.

Questo errore però non ha mai avuto vita facile perchè è stato spesso considerato non una possibile fonte di distorsione dei dati, ma un banale errore di lettura da parte di chi legge tale risultato.

Per smentire tale ipotesi furono invitati 100 medici tra i più illustri del proprio campo e gli fu presentato ( in 2 gruppi differenti ) il risultato della sperimentazione di un nuovo farmaco per inibire una determinata malattia, ad un gruppo il risultato fu dato in termini assoluti e all’altro in termini relativi.

all’uscita fu poi chiesto a questi medici un commento sul risultato e se fossero stati disposti a prescrivere tale farmaco per quella malattia, venne fuori che coloro che avevano ricevuto il risultato in termini relativi vedevano molto più positivamente il farmaco ed erano disposti a prescriverlo ai propri pazienti, mentre coloro che avevano ricevuto il risultato in termini assoluti erano molto più titubanti.

Altri studi poi confermarono che nell’ambito medico tale distorsione assume connotati molto più influenti che in altri ambiti scientifici.

Fine Prima Parte

NB: Non ho fonti per questo articolo, ma tutto si basa su una lezione a cui ho partecipato all’università di Bologna

FABIO

Tremila anni di registrazioni dell’attività solare

Riferimento
Usoskin, IG, Hulot, G., Gallet, Y., Roth, R., Licht, A., Joos, F., Kovaltsov, GA, Thebault, E. e Khokhlov, A. 2014 Prove per diverse modalità dell’attività solare di Astronomia e Astrofisica 562:. L10, doi: 10,1051 / 0004-6361 / 201423391.

 

  • Cosa è stato fatto

Secondo Usoskin et al. (2014), il Sole, mostra una forte variabilità nella sua attività magnetica, passando da grandi minimi a grandi massimi, tuttavia, la natura della variabilità della nostra stella, non è pienamente compresa, soprattutto, a causa di una insufficiente lunghezza delle registrazioni dell’attività solare, direttamente osservate e dalle incertezze correlate nelle ricostruzioni nel lungo termine. Ora, però, nel tentativo di superare tali incertezze, in una carta, pubblicata sulla rivista Astronomy and Astrophysics, Usoskin et al.,  presentano la prima ricostruzione fisica dell’attività solare, che copre gli ultimi 3000 anni e che ha permesso loro di ricavare, le diverse modalità dell’attività solare, ad un livello di dettaglio senza precedenti.

  • Ciò che è stato appreso

Come illustrato nella figura seguente, gli autori affermano, che c’è un notevole accordo, tra gli anni di sovrapposizione della loro ricostruzione (linea nera) e il numero di macchie solari registrate dalle osservazioni dirette dal 1610 (linea rossa). La loro ricostruzione dell’attività solare mostra anche alcune “caratteristiche distintive”, tra cui diversi grandi minimi, ben definito dell’attività solare : 770 aC, 350 aC, 680 dC, 1050, 1310 dC, 1470 dC e il 1680 dC, circa, così come il moderno grande massimo (che si è verificato durante i cicli solari 19-23, cioè tra il 1950-2009), che essi descrivono come “un evento raro o addirittura unico, sia in ampiezza che per durata, negli ultimi tre millenni”.

Usoskin-1

Figura 1 Ricostruzione media decennale del numero di macchie solari per il periodo 1150BC-1950 AD (linea nera). L’intervallo di confidenza è al 95%, ed è  indicato dallo sfondo grigio e il numero di macchie solari misurate direttamente sono mostrate in rosso. Le linee tratteggiate orizzontali delimitano i confini delle tre modalità suggerite (grandi minimi, attività regolare e grandi massimi) come definito da Usoskin et al.

 

Ulteriori analisi statistiche della ricostruzione ha rivelato, che il Sole opera in tre modalità distinte di attività : (1) una modalità normale che corrisponde ad una moderata attività che varia in una fascia relativamente stretta tra un numero di macchie solari che vada 20 a 67, (2) un modalità da grande minimo, di ridotta attività solare, che non può essere spiegato da fluttuazioni casuali nella modalità normale, confermato con un alto livello di confidenza e (3) una possibile modalità da grande massimo, tuttavia, una statistica bassa, non ci permette di convalidare con concertezza questo, ancora.

  • Che cosa significa tutto questo ?

Usoskin et al. (2014) scrivono, che questi risultati, forniscono importanti vincoli per entrambi i modelli di dinamo di stelle e nella ricerca di una possibile influenza solare sul clima della Terra. Essi illustrano anche l’importanza di migliorare la qualità di tali ricostruzioni, alla luce del fatto, che le precedenti ricostruzioni di questa natura, non avevano rivelato alcuna firma chiara, sui modi distinti di lavoro della nostra stella.

Purtroppo, tutto questo, è oltre la portata di questo lavoro, affrontare e valutare l’impatto potenziale dell’attività solare sul clima. Eppure, la ricostruzione ci lasciano una grande domanda, senza risposta – Quale effetto ha avuto la grande attività solare che si è registrata tra il 1950 e il 2009, sul clima della Terra? Come un evento “unico” e “raro” sia in termini di ampiezza e durata, sarebbe stato meglio se si fosse dedicato più tempo e sforzo dall’IPCC o altri, nel rispondere a questa domanda. Invece, gli scienziati dell’IPCC hanno condotto relativamente pochi studi sulla influenza del Sole sul riscaldamento moderno, ipotizzando che l’influenza sulla temperatura di questo, raro e unico grande massimo sull’attività solare, che si è verificato solo una volta negli ultimi 3000 anni, è di gran lunga inferiore alla radiativa potenza fornita dalla crescente concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre.

 

Fonte : http://www.co2science.org/articles/V17/N32/C1.php

 

Michele

Metamorfosi artiche

Questa è un’animazione interessante, ripresa dal blog di Steven Goddard.

L’immagine riportata di seguito è l’animazione delle mappe del ghiaccio artico riprese da NSIDC, a partire dalla metà dell’estate del 2012, ed evidenzia, come una vecchia e spessa massa di ghiaccio, si è spostata nella regione artica occidentale nel corso degli ultimi due anni.

Aggiungo il confronto 15 Agosto 2012 vs 15 Agosto 2014.

2012vs2014

Il confronto con uno degli anni d’oro, il 1987.

1987vs2014

 

Fonte : http://stevengoddard.wordpress.com/2014/08/16/movement-of-old-thick-ice-into-the-western-arctic-since-2012/

 

Michele