Archivio mensile:Maggio 2017

Eliosfera: con o senza coda?

Uno studio presentato sulla rivista Nature Astronomy mette in crisi il modello secondo cui l’eliosfera, ovvero la bolla di influenza del campo magnetico solare, avrebbe una forma allungata, come la coda di una cometa. I dati indicano una forma simmetrica, dovuta probabilmente a un campo magnetico interstellare molto più intenso del previsto

Pare che il sistema solare sia circondato da un enorme campo magnetico di forma sferica dovuto alla presenza del Sole. A suggerirlo sono i dati raccolti dalla missione Cassini, dalle due sonde Voyager e dal satellite Interstellar Boundary Explorer (Ibex). I risultati sono in contraddizione con la teoria attualmente più accreditata, secondo cui la magnetosfera solare ha una forma oblunga, simile alla scia di una cometa. Il colpevole sarebbe il campo magnetico interstellare, molto più intenso di quanto previsto.

Grazie a una serie di dati provenienti dalle sonde Cassini, Voyager e Ibex, abbiamo scoperto che l’eliosfera potrebbe essere molto più arrotondata di quanto pensassimo. Questa illustrazione mostra un modello aggiornato. Crediti: Dialynas, et al.

Il Sole emette un flusso costante di particelle, chiamato vento solare, che colpisce tutto il sistema solare, arrivando fino all’orbita di Nettuno. Tale vento crea una bolla, detta eliosfera, del diametro di circa 40 miliardi di chilometri. Per oltre 50 anni il dibattito circa la forma di questa struttura ha favorito l’ipotesi di una bolla di forma allungata, con una testa arrotondata e una coda. I nuovi dati coprono un intero ciclo di attività solare (11 anni circa) e mostrano che la realtà potrebbe essere molto diversa: l’eliosfera sembra avere entrambe le estremità arrotondate, assumendo una forma quasi sferica. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Astronomy.

«Al posto di una coda allungata abbiamo scoperto che l’eliosfera ha l’aspetto di una bolla, e questo a causa di un campo magnetico interstellare molto più intenso di quanto avessimo previsto», spiega Kostas Dialynas dell’Accademia di Atene, primo autore dello studio.

Oltre a esplorare Saturno e il suo sistema di anelli e satelliti, la sonda Cassini ha studiato anche il comportamento del vento solare, indagando in particolare ciò che accade alle sue estremità. Quando le particelle cariche provenienti dal Sole incontrano gli atomi di gas neutro del mezzo interstellare, lungo la vasta area di confine chiamata eliopausa, possono avvenire scambi di cariche, e alcuni atomi possono essere spinti verso il sistema solare e venire misurati da Cassini.

Molte stelle mostrano strutture a forma di coda di cometa, da cui l’idea che anche il nostro sistema solare possa essere fatto così. Dalla sinistra in alto e proseguendo in senso orario, le stelle: LLOrionis, BZ Cam e Mira. Crediti: NASA/HST/R.Casalegno/GALEX

«La sonda Cassini è stata progettata per studiare gli ioni intrappolati nella magnetosfera di Saturno», dice Tom Krimigis della Johns Hopkins University, team leader per strumenti sulle sonde Voyager e Cassini, e coautore dello studio. «Non avremmo mai pensato di poter vedere e studiare anche i confini dell’eliosfera».

Poiché le particelle che compongono il vento solare viaggiano a velocità pari a frazioni della velocità della luce, i loro tragitti dal Sole all’eliopausa richiedono anni. Con il variare del numero di particelle, ovvero con la modulazione dovuta all’attività solare, occorrono anni perché questa si rifletta nella quantità di atomi misurati da Cassini. I dati recenti hanno mostrato qualcosa di inaspettato: le particelle provenienti dalla “coda” dell’eliosfera riflettono i cambiamenti del ciclo solare in modo molto simile a quelle provenienti dalla sua “testa”.

I dati raccolti dalle missioni della Nasa Cassini, Voyager e Ibex mostrano che l’eliosfera è molto più compatta e simmetrica di quanto pensassimo. L’immagine a sinistra mostra il modello supportato dai dati, mentre quella a destra mostra il modello a coda estesa, che era stato assunto come il più valido fino ad ora. Crediti: Dialynas, et al. (a sinistra); Nasa (a destra)

«Se la coda dell’eliosfera fosse allungata come quella di una cometa, gli effetti dovuti al ciclo solare dovrebbero apparire molto più tardi», spiega Krimigis. Dato che questo non accade, ma invece le tempistiche sono piuttosto simili, significa che, in direzione della coda, l’eliopausa si trova più o meno alla stessa distanza di quanto avviene per la testa. Dunque l’eliosfera deve avere una forma molto più simmetrica del previsto.

I dati raccolti dalle sonde Voyager hanno inoltre mostrato che il campo magnetico interstellare è più intenso rispetto alle stime fornite dai modelli. Questo significa che la forma arrotondata dell’eliosfera potrebbe essere dovuta all’interazione del vento solare con questo campo magnetico, che spingerebbe l’eliopausa verso il Sole. La struttura dell’eliosfera svolge un ruolo importante nel modo in cui le particelle provenienti dallo spazio interstellare, chiamate raggi cosmici, raggiungono il sistema solare interno, arrivando fino alla Terra.

Per saperne di più:

 

Fonte : http://www.media.inaf.it/2017/04/26/eliosfera-con-o-senza-coda/

Göbekli Tepe mostrerebbe la cometa che ha colpito la Terra 13mila anni fa

Antiche sculture incise sulla pietra del sito archeologico di Göbekli Tepe, in Turchia, confermerebbero il modo in cui una cometa ha colpito la Terra verso il 10950 a.C., circa 13mila anni fa. L’evento avrebbe provocato la scomparsa di specie animali giganti (mammouth) e provocato lo sviluppo di nuove civiltà. E’ quanto afferma un team di esperti dell’università di Edimburgo, dopo l’analisi dei simboli scolpiti su colonne in pietra di Göbekli Tepe allo scopo di sapere se fossero legati alle costellazioni. La ricerca è stata pubblicata nella rivista Mediterranean Archaeology and Archaeometry. Le incisioni suggeriscono che frammenti di una cometa hanno colpito la Terra poco prima dell’inizio di una mini era glaciale, determinando un cambiamento nel corso della storia. Da decenni gli scienziati speculano sulla possibilità che una cometa potrebbe aver causato il crollo repentino della temperatura nel periodo noto con il nome di Dryas III. Ma di recente la teoria sembrava essere stata smentita da una nuova datazione dei crateri di meteoriti in America del nord.

Poi però, quando gli scienziati hanno studiato le incisioni di animali su una colonna – conosciuta come la Pietra dell’avvoltoio – hanno notato che si trattava di simboli astronomici che rappresentavano le costellazioni e la cometa. Usando un software per mostrare dove le costellazioni sarebbero apparse al di sopra della Turchia migliaia di anni fa, gli scienziati hanno potuto stabilire l’arrivo di una cometa verso l’anno 10950 a.C., nel periodo dell’inizio del Dryas III, secondo i dati del carotaggio nel ghiaccio della Groenlandia. Questo Dryas è considerato un periodo cruciale per l’umanità, perchè approssimativamente coincide con l’apparire dell’agricoltura e delle prime civiltà neolitiche.

Prima dell’impatto, vaste distese di cereali avevano permesso ai cacciatori nomadi del Medio Oriente di stabilire campi in base permanente, ma le condizioni climatiche difficili a seguito dell’impatto avevano obbligato le comunità a riunirsi e trovare nuovi modi di mantenere le coltivazioni. In questo modo era iniziata l’agricoltura, a cui aveva fatto seguito l’apparire dei primi grandi nuclei di abitazioni. Göbekli Tepe è considerato il più antico sito archeologico costituito da templi scoperto sinora. Risale a circa l’anno 9000 a.C. Gli scavi archeologici non hanno ancora portato alla luce gli strati più profondi del luogo, che potrebbero rivelare una datazione ancora più antica. I ricercatori pensano che le incisioni siano state eseguite per testimoniare l’impatto della cometa e che un’altra scultura, che mostra un uomo senza testa, possa indicare una catastrofe umana con molte vittime. Il simbolismo sulle colonne indica anche che cambiamenti a lungo termine dell’asse di rotazione della Terra sono stati registrati a quel tempo, usando una precoce forma di scrittura e che Göbekli Tepe fosse un osservatorio astronomico. Gli scienziati non credono che Göbekli Tepe sia il primo esempio di osservatorio astronomico. Numerose pitture rupestri risalenti al Paleolitico e manufatti con simboli animali simili e altri simboli ripetuti, suggeriscono che l’astronomia potrebbe essere molto più antica.

Fonte : http://www.ticinolive.ch/2017/04/26/gobekli-tepe-mostrerebbe-la-cometa-colpito-la-terra-13mila-anni/