Tutti gli articoli di Luci0

La neve dell’ Alaska, lo stretto di Bering e le glaciazioni.

Premessa : In questi giorni di caldo opprimente … il cervello può sragionare e probabilmente é cosi 🙂

In Alaska la neve in montagna non si é sciolta (ndr.: per i pignoli : fusa o sublimata oppure semplicemente ha cambiato stato fisico aeriforme liquido o qualcos' altro es. plasma! Insomma é rimasta lì !)

Proprio l’ altro giorno il mitico Sandr-rio commentando un post ha fornito questo link  dove viene evidenziato come nelle montagne dell’ Alaska la neve non si é sciolta del tutto. Questo insieme al caldo mi ha fatto venire in mente una possibile relazione  che possa legare la neve dell’ Alaska, raffreddamento regionale,  lo stretto di Bering e le glaciazioni ed il riscaldamento globale.

Recentemente avevo notato che le anomalie termiche del mare di Bering fossero negative …

Anomalie termica del 17 giugno 2012 mostra una forte anomalia termica nel mare di Bering
Anomalie termica del 17 giugno 2012

Ma cosa c’ entra tutto questo con le glaciazioni … adesso vi spiego.

Dai dati di Vostok http://www.climate4you.com/images/VostokTemp0-420000%20BP.gif

Anomalie delle temperature globali rilevate dalla trivellazione dei ghiacci Antartici (Vostok)

si nota chiaramente che l’anomalia termica durante le glaciazioni é di circa -10°C. Questo é spiegabile nei soli termini di una mutata concentrazione dei cosiddetti gas serra? Se fosse così durante le glaciazioni é variato il contenuto dei gas serra la domanda che faccio é questa cos’ é che l’ha fatto cambiare. Gli studi di Milankovitch non sono sufficienti a spiegare una tale anomalia in termini radiativi. Ipotizzando un effetto serra non molto dissimile dall’ attuale o identico .. la temperatura media radiativa deve necessariamente passare da -18°C a -28°C o un valore leggermente superiore ma comunque minore di -18°C . Perché questo accada o varia l’ energia solare o varia l’ albedo non si scappa. Ma alla luce di studi fatti non sembra che che l’energia solare possa esser sufficiente ad innescare il fenomeno delle glaciazioni. Può accadere che restando ferma o riducendosi lievemente la temperatura media radiativa, possa cambiare qualcosa di non previsto, che muti l’ albedo?

Il vulcanismo potrebbe essere l’ imputato, ma perché questo avviene con una sequenza ricorrente … La mia idea é che la conformazione geografica e batimetrica degli oceani influisca pesantemente sul clima. Esistono mari a Nord che sono poco profondi che in caso di raffreddamento (solare o astronomico Milankovitch) possono rispondere più rapidamente degli oceani e andare in anomalia negativa, provocando un raffreddamento localizzato regionale. Questo fatto non modifica sostanzialmente le temperature globali ma può favorire la formazione di aree gelate in grado sempre localmente di generare fenomeni atti ad aumentare ulteriormente il raffreddamento . Io avrei individuato un punto cardine … il mare e lo stretto di Bering .
La mia idea é che l’ innesco della glaciazione parta proprio dal blocco dello stretto di Bering, in pratica i ghiacciai riescono a bloccare gli scambi di acqua oceanica con l’ Artico.

Questo fatto é  già stato  ipotizzato darebbe luogo ad un territorio ponte tra Asia e Nord America … noto anche come Beringia.

La Beringia era una regione che collegava l' Asia al Nord America al termime della glaciazione con l' aumento del livello degli oceani si é allagata é formato il mare di Bering.

Si verifica quindi una “Groenlandizzazione” delle zone meno aride con la crescita dei ghiacciai e successiva riduzione del livello dei mari, che riducono ulteriormente il flusso delle correnti verso l’oceano Artico.

Le condizioni di blocco dello stretto di Bering con una riduzione del livello dei mari di circa 50m

Bloccata ogni possibilità di scambio termico tramite le correnti marine, del Nord Pacifico, la distruzione del “sea-ice” durante l’ estate in questa zona rallenterebbe in modo significativo.

L’ Oceano Artico a questo punto potrebbe esser riscaldato solo attraverso la corrente del golfo,e questo ultimo potrebbe continuare fino a che il livello dei mari non scende troppo, studiando la batimetria nelle zone intorno alla Gran Bretagna e Islanda si nota come la “luce” verso l’Artico si possa chiudere in caso di riduzione significativa del livello degli oceani.

Probabilmente durante i periodi glaciali le zone colorate di celeste erano terre emerse, in queste condizioni la corrente del golfo aveva grosse difficoltà a raggiungere l’ artico.

Ad un certo punto si interrompe il flusso verso il bacino Artico, che rimane un mare quasi del tutto isolato. Durante le grandi glaciazione i mari si ritirano di 300-400 metri isolando definitivamente l’Oceano Artico che potrebbe congelare quasi del tutto .

Blocco della corrente del golfo con una riduzione del livello dei mari di circa 400 metri

Spero che questa spiegazione fantaclimatica vi piaccia … :-)

In questo modo il climalterante principale della terra sarebbe lo stretto di Bering … Saluti :-)

Luci0 gabsan … Gabriele Santanché

P.S. Non credeteci é solo il caldo !! Attenzione sono solo ipotesi strampalate e senza nessuno studio dietro solo qualche ora di lavoro in rete ma potrebbe essere anche un idea giusta.

link:  Software Topographie http://merkel.zoneo.net/Topo/Applet/index.php?lang=en

http://it.wikipedia.org/wiki/Beringia

Ringraziamenti a :

Sand-rio e per il link … al Prof. Sébastien Merkel per il software, Wikipedia

e naturalmente allo staff e al popolo di NIA che mi sopporta !! 🙂

 

Il calore dell’ aria…Scacco matto all’AGW…

Le domande:

Ogni giorno sentiamo parlare di Riscaldamento Globale di quanto l’ uomo riesce a modificare il clima con le sua attività  … ma qualcuno si é preso la briga di fare due conti ? Se aumenta di un grado la temperatura globale quanta energia ci vuole ? L’ uomo é davvero in grado di produrre direttamente tanta energia per riscaldare la terra di due o tre gradi ?

Non trovando risposte mi é venuto in mente di buttare giù qualche conteggio per cercare di chiarirmi le idee.

Da notare che mi sono preso la briga di rifare i conti, ma tutti i risultati si possono trovare con un pò di pazienza sul web.

Spero quindi che questo articolo riesca a chiarire le idee sulle quantità di energia in gioco negli scambi termici del nostro pianeta.

Da dove cominciare ?

Intanto cerchiamo di conoscere un pò meglio  l’atmosfera, ovvero quanta aria c’ é sul nostro pianeta … quanto pesa.

Per calcolarlo abbiamo bisogno di un barometro e di un calcolo anche approssimativo della superficie terrestre.

La pressione atmosferica é mediamente di 1atm = 101 325 Pa = 101 325 N/m2= 10 332 kgf/m2 che per capirsi sono circa 10,332 tonnellate per metro quadrato di superficie.

L’ atmosfera lo sappiamo bene é composta d’aria che é un miscuglio di gas e conoscendo la composizione é facile calcolare il peso di ogni gas .

La tabella seguente l’ ho ricavata da wikipedia e ho tolto la componente di vapore acqueo e degli altri gas presenti in tracce. Un aria semplificata quindi …

 

Gas Percentuale molare Peso Molecolare Peso di ogni elemento per mole (g) Peso di ogni gas kg per m2
Azoto 78,084% 28,013 21,8737 7802,361
Ossigeno 20,945% 31,999 6,7022 2390,678
Argon 0,933% 39,948 0,3727 132,948
CO2 0,038% 44,010 0,0169 6,012
Totale 100,000% 28,9654 10332,000

Da notare che ogni m2 di superficie terrestre “gravano” 10 tonnellate di aria di cui solo 6 chilogrammi  sono di  CO2!

La prima volta che ho visto questi dati anni fa ho cominciato ad avere qualche perplessità  su come potesse la CO2 esser responsabile del riscaldamento globale.

Questi 6 kg di gas quasi inerte, secondo studi molto accurati,  riescono a scaldare  10 tonnellate d’ aria solo facendo rimbalzare la radiazione infrarossa !  La cosa é davvero incredibile ! (… Infatti io non ci credo 🙂 )

La superficie della terra é di 5,100 656 · 1014 m2.

Moltiplicando questo valore per il peso dell’ aria per metro quadro otteniamo circa 5,1 · 1015 tonnellate  e detto così non fa tanto effetto, ma dicendo 5,1 milioni di miliardi di tonnellate forse si capisce meglio. L’ aria non é così leggera … direi abbastanza pesante in fondo .

Spesso quando sentiamo parlare di riscaldamento globale vengono fuori percentuali, valori di watt per m2 che secondo me non rendono bene l’ idea dell’energia complessiva in gioco. Wikipedia ci aiuta ancora e troviamo  il valore del calore specifico dell’aria  che é di 1005 j/(kg·K) ( aria secca).

Abbiamo tutti i dati per calcolare la quantità di calore necessaria per scaldare di un grado l’ atmosfera del nostro pianeta … 1005 · 5,1 · 1015 = 5,125 · 18 j = 5,125 Ej = … sono 5,125 miliardi di miliardi di joule.

A questo punto voglio confrontare questo valore con l’ energia dissipata dall’ uomo sul nostro pianeta .. e su wikipedia troviamo il dato della produzione annua di energia elettrica che é di 471 Ej.

Tipo di combustibile Potenza in TW Energia/anno in EJ
Petrolio 5,60 180
Gas naturale 3,50 110
Carbone 3,80 120
Idroelettrico 0,90 30
Nucleare 0,90 30
Geotermia, eolico,
solare, legno
0,13 4
Totale 15,00 471

Da questo valore bisogna togliere i valori delle energie rinnovabile e quindi rimangono 437 Ej.   Per produrre energia elettrica in genere bisogna anche sprecare dell’ energia termica, presumendo un rendimento molto ottimistico del diciamo il 40-45 %. Dopo aver consumato l’ energia elettrica quest’ ultima si trasformerà nuovamente in termica e alla fine in atmosfera e negli oceani ce ne finiranno  circa 1000Ej complessivamente (elettrica consumata  + termica sprecata nella produzione tramite ciclo termodinamico )  .

Questo vuol dire che se l’ atmosfera fosse isolata, l’umanità in un anno la farebbe scaldare di circa 195°.

Nulla in confronto all’ energia che arriva sulla terra dal sole  al secondo che é di 0,174 Ej/s = Ew . Da notare che questo valore l’ ho calcolato perché sul wikipedia non mi sembrava esatto ed infatti ho ottenuto un valore diverso. Se il calcolo che ho fatto é giusto,  sulla terra in un giorno arrivano 0,174·84600=15033,6 Ej . Se davvero tutta questa energia finisse nell’atmosfera  e se l’ atmosfera fosse isolata in un giorno la temperatura dell’aria aumenterebbe di circa 3000°.

In realtà  le cosi non sono per niente  semplici e tutta l’energia solare viene dispersa dal nostro pianeta verso “l’ infinito”. La temperatura si stabilizza un punto di equilibrio nel quale  l’ energia radiativa entrante e  uscente sono uguali.  Una parte dell’ energia però rimane immagazzinata alla temperatura di equilibrio nei “materiali” in grado di trattenerla e questi sono l’aria dell’ atmosfera, l’acqua degli oceani e le rocce e i ghiacci della crosta terrestre.

Tutto questo ci fa capire come l’ umanità sia ancora un tantino “indietro come tecnologia” rispetto al Sole per la produzione di energia 🙂
Il sole invia i 1000Ej sulla terra in circa 1h e 35 min … e 1000Ej sono lo stesso quantitativo di energia che l’ uomo riesce a immettere nel nostro pianeta  producendo e consumando energia elettrica in un anno.

Conclusioni:

Se si spegnesse il Sole e dovessimo scaldare l’atmosfera con i con i nostri mezzi saremmo destinati a surgelare in poche ore! Questo dato ci dovrebbe far riflettere su quanta presunzione c’ é nell’affermare che l’ uomo é il responsabile dei cambiamenti climatici. L’ uomo con le emissioni termiche dirette probabilmente non riesce e a spostare il termometro di un millesimo di grado.

Ancora un dubbio:

Siamo davvero così sfortunati da riuscire indirettamente e con gli effetti non voluti delle  emissioni di CO2 a surriscaldare il nostro pianeta?

Con questo dubbio vi lascio !

Luci0 … Gabriele Santanché.

Riferimenti :

http://it.wikipedia.org/wiki/Aria
http://it.wikipedia.org/wiki/Calore_specifico
http://it.wikipedia.org/wiki/Risorse_e_consumo_di_energia_nel_mondo
http://it.wikipedia.org/wiki/Terra

Lo strano caso di brillamenti solari e di elementi radioattivi

Quando i ricercatori hanno scoperto un legame insolito tra brillamenti solari e la variazione della costante di decadimento  degli elementi radioattivi sulla Terra  é partita una ricerca scientifica  che potrebbe finire per  riscrivere alcune delle leggi della fisica.

Di DAN STÖBER

E’ un mistero che si è presentato inaspettatamente: Il decadimento radioattivo di alcuni elementi nei laboratori sulla Terra sembrava essere influenzato dall’attività  solare, a 150 milioni di chilometri.

Peter Sturrock, professor emeritus of applied physics
Peter Sturrock, professore emerito di fisica applicata

Com’é possibile?

I ricercatori dell’ Università di Stanford e di Purdue credono che sia davvero possibile. Ma la loro spiegazione di come ciò possa avvenire é un altro mistero.

C’ è la possibilità che questo effetto inaspettato sia causato da una particella sconosciuta emessa dal sole.  “Sarebbe davvero notevole”, ha detto il professore Peter Sturrock della Stanford, esperto di fisica solare.

La storia inizia, in un certo senso, nelle aule di tutto il mondo, dove si insegna agli studenti che il tasso di decadimento di uno specifico materiale radioattivo è  costante.  Questa proprietà degli isotopi radioattivi, è utilizzata  per esempio, dagli  antropologi per datare manufatti antichi con il  carbonio-14, oppure quando i medici devono calibrare la giusta dose di radioattività per curare i malati di cancro.

Numeri casuali

Ma il fatto che, “il tasso di dimezzamento sia costante”,  è stato contestato in modo inaspettato da un gruppo di ricercatori della Purdue University, che al tempo erano più interessati a trovare un buon generatore  numeri casuali che a studiare il decadimento nucleare degli isotopi radioattivi.(Gli scienziati usano lunghe sequenze di numeri casuali per una serie di calcoli, ma sono difficili da produrre, in quanto il processo utilizzato per produrre i numeri ha una influenza sul risultato).

Ephraim Fischbach, professore di fisica presso la Purdue, stava utilizzando il tasso di decadimento radioattivo di diversi isotopi,  come possibile fonte di numeri casuali generati in modo da non richiedere alcun intervento umano. (Per fare un esempio, un certo quantitativo di cesio radioattivo-137, decade con un tasso costante nel complesso, ma i singoli atomi all’interno della massa decadranno in modo imprevedibile, con un pattern casuale. In questo modo la differenze di tempo tra i “tick”  casuali di un contatore Geiger posto vicino al cesio potrebbe essere utilizzate per generare numeri casuali.)

In definitiva i ricercatori hanno trovato che i tassi di decadimento misurati, non sono in linea con dati pubblicati relativi agli isotopi specifici e questo é molto strano per presunte costanti fisiche.

Controllando i dati raccolti al Brookhaven National Laboratory di Long Island e al Federal Physical and Technical Institute in Germania, é venuto fuori qualcosa di ancora più sorprendente: l’ osservazione a lungo termine del tasso di decadimento di silicio-32 e radio-226 sembra mostrare una piccola variazione stagionale .

Il tasso di decadimento è  stato leggermente più veloce in inverno che in estate.

Questa é vera e propria fluttuazione?  Oppure é solo un problema tecnico negli equipaggiamenti utilizzati per misurare il decadimento radioattivo … forse causato dal cambiamento delle stagioni, con i cambiamenti che accompagnano di temperatura e umidità.

Sturrock ha commentato così l’ accaduto:  ” Eravamo tutti convinti che i tassi di decadimento fossero costanti e quindi  pensavamo  che fossero solo errori sperimentali “.

Il sole si fà sentire.

Il 13 dicembre 2006, il sole stesso ha fornito un indizio cruciale, quando un brillamento solare ha inviato un flusso di particelle e radiazioni verso la Terra.

Jere Jenkins ingegnere nucleare dell’ Università di Purdue durante la misurazione del tasso di decadimento di manganese-54, un isotopo con breve emivita, che viene utilizzato nella diagnostica medica, notò che il tasso di decadimento calò leggermente durante il flare, una diminuzione che è iniziata circa un giorno e mezzo prima del flare.

Se questa relazione apparente tra flares  e i tassi di decadimento é vera, si potrebbe utilizzare come  metodo di previsione dei brillamenti solari prima del loro verificarsi, che potrebbe aiutare a prevenire danni ai satelliti e reti elettriche, oltre a salvare la vita degli astronauti nello spazio.

L’ anomalia del tasso di  decadimento  registrata  in quella  notte in Indiana , provava che qualcosa prodotto dal sole, aveva viaggiato nello spazio e attraversato la Terra per raggiungere   i rivelatori di Jenkins .

Che cosa  può essere stato emesso dal flare per  avere un effetto del genere?

Jenkins e Fischbach hanno ipotizzato che che i colpevoli di questo  disturbo nel tasso di decadimento erano probabilmente i neutrini solari, le fantomatiche particelle quasi senza peso,  veloci  quasi quanto la luce e che possono  attraversare il mondo fisico, ovvero  gli esseri umani, rocce, oceani e pianeti  praticamente senza interazione.

In una serie di articoli pubblicati in Astroparticle Physics , Nuclear Instruments and Methods in Physics Research and Space Science Reviews, Jenkins, Fischbach e i loro colleghi hanno dimostrato che  difficilmente le variazioni osservate nei tassi di decadimento, potessero provenire  da influenze ambientali sul sistema di rilevazione.

Motivo di sospetto

Le loro scoperte rafforzano la tesi secondo cui le oscillazioni dei tassi di decadimento strano sono stati causati da neutrini dal sole. I tassi di decadimento altalenanti,  sembravano  essere in sintonia con l’orbita ellittica della Terra, e questi variano quando la Terra si avvicina al Sole  ( perché esposta a più neutrini ) e poi quando si allontana.

Quindi c’era una buona ragione per sospettare il sole, ma potrebbe essere dimostrata?

A questo punto  un  aiuto viene da Peter Sturrock della Stanford. Durante una visita alla National Solar Observatory, in Arizona, Sturrock viene informato della scoperta fatta dai ricercatori della Purdue.

Sturrock sapeva per lunga esperienza che l’intensità del bombardamento di neutrini verso la Terra, varia in maniera regolare seguendo la rotazione del  sole. Il suo consiglio ai ricercatori della Purdue: cercare le prove che la variazione nel decadimento radioattivo della Terra cambia con la rotazione del sole.”Questo è quello che ho suggerito. E questo è quello che abbiamo fatto.”

Una sorpresa

Controllando i dati sul decadimento radioattivo  dal laboratorio di Brookhaven, i ricercatori hanno trovato uno schema ricorrente di 33 giorni. E ‘stata una sorpresa, dato che la maggior parte delle osservazioni solari mostrano un modello di circa 28 giorni – il tasso di rotazione della superficie del sole.

La spiegazione? Il nucleo del sole  a quanto pare gira più lentamente della superficie che vediamo ed é qui che avvengono le reazioni nucleari che producono neutrini. “Può sembrare illogico, ma tutto fa pensare che il nucleo ruoti più lentamente rispetto al resto del sole”, ha detto Sturrock.

Tutte le evidenze indirizzano verso una conclusione che é il Sole a “comunicare” con isotopi radioattivi sulla Terra, ha detto Fischbach.

Ma c’è una domanda piuttosto grande rimasta senza risposta. Nessuno sa come i neutrini possano interagire con i materiali radioattivi e riuscire  cambiare la loro velocità di decadimento.

“Non ha senso in base alle idee convenzionali”, ha commentato  Fischbach.Jenkins  ha aggiunto: “Quello che stiamo suggerendo è che un qualcosa che in realtà non interagisce con nulla sta cambiando qualcosa che non può essere cambiata”.

Sturrock concorda: “E ‘un effetto ancora inspiegabile “. “I teorici stanno cominciando a dire: ‘Che cosa sta succedendo?’ Ma è quello che i dati indicano. E ‘una sfida per i fisici e una sfida anche per il popolo solare “.

Se la particella misteriosa  non è un neutrino, “Dovrebbe  essere qualcosa che non conosciamo, una particella sconosciuta  emessa dal sole che  ha questo effetto sugli isotopi radioattivi, e questo fatto  sarebbe ancora più notevole”, ha detto Sturrock.

Articolo scritto da Chantal Jolagh,  “science-writing intern at the Stanford News” .

Note :

L’articolo originale ha una vena vagamente poliziesca e si nota lo sforzo dell’autore di renderlo digeribile anche ai profani  …

http://news.stanford.edu/news/2010/august/sun-082310.html

P.S. Spero di aver fatto una traduzione decente …

Luci0 gabsan Gabriele Santanché

Osservare il sole in sicurezza.

Qui su NIA, quasi ogni giorno sentiamo parlare di cicli solari, di osservatori solari che  vedono macchie  più di altri o che le contano male..   Tutto questo oramai  fa parte del  folclore di questo blog … … ma probabilmente in pochi hanno avuto la possibilità di osservare con il propri occhi le macchie solari  con uno strumento.

Ecco un metodo abbastanza semplice su come si possono osservare le macchie solari in modo sicuro. Il materiale occorrente é costituito da un binocolo un cavalletto fotografico, un adattatore per binocolo e con dei pezzi di cartone e cartoncino e un pò di pazienza!

Una cosa scontata ma la prudenza non é mai troppa:

!!! ATTENZIONE  NON OSSERVATE MAI IL SOLE DIRETTAMENTE CON IL BINOCOLO !!!.

 

L’energia solare concentrata dalle lenti é sufficiente a provocare danni permanenti anche gravi all’ occhio .

Inoltre la tecnica può essere usata solo con strumenti aventi un obbiettivo non troppo grande. Con un  telescopio é bene diaframmare l’ obbiettivo e portarlo a un diametro di circa 50 mm. La lente e soprattutto lo specchio potrebbero concentrare la luce all’ esterno e bruciare qualcosa … mi ricordo di aver visto i risultati di una avventata apertura della cupola di giorno di un telescopio del diametro di oltre un metro …

La cosa più difficile da trovare é l’adattatore per il cavalletto fotografico e inoltre con alcuni alcuni binocoli la cosa non é tanto semplice.

L’ adattatore per il binocolo é forse la cosa più difficile da trovare …

Il funzionamento é abbastanza semplice useremo il binocolo come un proiettore e il disco solare verrà proiettato su un cartoncino bianco ad una certa distanza.

Si prende un cartone da imballaggio abbastanza robusto sul quale faremo un foro leggermente più piccolo della dimensione dell’ obbiettivo, in modo tale che rimanga bloccato sull’ obbiettivo.

Schermo parasole vista frontale

lo scopo di questo cartone é quello di oscurare una lente e quella di proiettare un ombra, in questo  modo l’ immagine del disco solare sarà più contrastata.

Schermo parasole vista retro

Come schermo utilizzeremo un foglio di carta bianca incollato o fissato in modo da non fare troppe ondulazioni su un cartone…

Una volta assemblato il nostro aggeggio, bisogna puntare il binocolo in direzione del sole. La cosa non é molto semplice. Per motivi di sicurezza non possiamo mettere l’ occhio all’oculare per non “friggere” o “lessare” l’ occhio, ma dopo qualche tentativo vedremo apparire in terra un ovale luminoso, a questo punto  avviciniamo lo schermo di osservazione dietro l’ oculare e lo orientiamo in modo tale da rendere il disco circolare. A questo punto  possiamo mettere a fuoco o avvicinare allontanare lo schermo in modo da ottenere l’ immagine nitida e osservare … e se  la fortuna ci assiste dovremmo vedere qualche macchietta !

Da questa orrenda foto del disco solare proiettato su un foglio di carta si riesce a intuire la presenza di una macchia solare sulla destra (21 09 2010)

Non perdete questa occasione,  perché probabilmente, dopo questo massimo solare sarà molto difficile vedere delle macchie in questo modo per chissà quanti decenni.

Buona sperimentazione, buon divertimento … e state attenti agli occhi mi raccomando!

Gabriele Santanché  … aka Luci0 … gabsan!

Il Sole, la nostra amata stella, e il profondo minimo in cui è caduto : Riflessioni……

L’argomento attanaglia la comunità scientifica e non solo, ed anche i semplici appassionati di tutto il mondo si stanno domandando se il minimo in corso sfocerà in super minimo o no e se questo influenzerà in qualche modo il nostro futuro climatico.

Partiamo con ordine: il Sole è la stella del nostro sistema solare e nella sua categoria stellare è classificata come una nana gialla, ha un’età che si stima essere di 4.5 miliardi si anni e si pensa che ne vivrà altrettanti prima di iniziare il suo processo di deterioramento che la porterà a essere una gigante rossa e poi una nana bianca ma questo non prima di miliardi di anni.

La nostra stella ha un’attività ciclica che di norma dura tra i 9 e i tredici anni chiamato ciclo si Schwabe, in onore dell’astronomo tedesco che lo scoprì nella prima metà dell’800 e da allora i cicli solari si sono sempre susseguiti regolari nel corso degli anni e molto probabilmente anche prima, ma nessuno lo sa con esattezza in quanto è solo dal 1600 che si studiano le macchie solari con l’avvento del telescopio inventato da Galileo Galilei.

http://i579.photobucket.com/albums/ss235/Flavio_scolari/c14nujs1.jpg

Il grafico che vi propongo riflette approssimativamente l’attività solare degli ultimi diecimila anni e si vede molto bene come l’attività solare normalmente sia molto più bassa di quella che abbiamo avuto nell’ultimo secolo, tant’è che possiamo tranquillamente affermare che il maximum moderno è stato il periodo con la maggior attività solare almeno degli ultimi 8000 anni.

Bene questo periodo, di massimo solare moderno, di fatto potrebbe essere concluso proprio con questo ciclo 24 e ora vi spiego il perché: in questi ultimi anni, molti astronomi e fisici solari, hanno condotto studi sull’attività del Sole e seppur con teorie diverse, sono arrivati tutti alla stessa conclusione e cioè che l’attività solare dovrebbe andare scemando fino a forse, sparire del tutto nei prossimi anni e ora ve le riassumo molto brevemente.

Ho solamente collegato le varie teorie e quel che ne è venuto fuori mi fa pensare che questo ciclo 24 sarà il ciclo di svolta verso un minimo solare molto intenso e duraturo.

La prima teoria che mi è molto piaciuta e che ha fatto scattare in me la passione per l’argomento è stata quella di David Archibald con la sua teoria dell’Ap index che potete trovare qui:

http://daltonsminima.wordpress.com/2009/02/14/david-archibald-tramite-lap-index-prevede-un-ciclo-24-molto-debolemassimo-di-30-ssn/

Molti non la considerano più ma secondo me Archibald fino ad ora è stato colui che più vicino è andato a quello che ad oggi è il ciclo 24 e forse anche quelli della Nasa continuano a correggere i loro forecast proprio grazie alle sue previsioni.

http://www.wpsmeteo.com/index.php

Se andate sulla voce Sole, troverete molte cose interessanti soprattutto un articolo dove pare proprio che la Nasa abbia fatto proprie le previsioni di Archibald e secondo me è vero che l’ente per eccellenza americano brancola nel buio, e si capisce anche perché non si sbilancino più di tanto sul futuro della nostra stella e lo stesso Archibald sembra stia studiando ora, il possibile affermarsi di nuovo super grande minimo in stile Maunder e ne seguiremo l’evolversi.

La seconda teoria affascinante è quella di Timo Niroma che purtroppo non è più con noi per poter aiutarci a capirne qualcosa di più di questo minimo a cui andiamo incontro e qui potete leggere le sue parole e i suoi studi:

http://daltonsminima.wordpress.com/2008/10/09/la-teoria-di-timo-niroma/

http://daltonsminima.wordpress.com/2009/04/09/timo-niroma-interviene-sul-forum-di-solar-cycle-24-stiamo-andando-dritti-verso-un-nuovo-minimo-di-maunder-dalton/

http://daltonsminima.wordpress.com/2009/01/23/ancora-timo-niroma-probabile-minimo-di-dalton/

Manca ancora un po’ di tempo per capire se aveva ragione anche lui però una cosa è sicura più si avvicina questo allineamento tra pianeti e il perielio di Giove e più l’attività solare è andata scemando dopo un breve sussulto tra gennaio febbraio e Marzo gli spotless day’s sono nuovamente in aumento tant’è che nell’ultimo mese e mezzo nonostante conteggi un po’ sospetti rispetto a quanto forse avrebbero visto solo cent’anni fa abbiamo collezionato più di venti giorni spotless coincidenze? Mah.. ? Fatto sta che i giorni spotless sono tornati e in grande stile con serie spotless che hanno superato anche i 10 giorni consecutivi.

Infine ci sono le teorie di Livingstone e Penn che sostengono che la forza magnetica delle macchie solari sia in costante calo dal ’90 e se questo calo continuerà anche nei prossimi anni entro il 2015 le macchie solari potrebbero sparire del tutto.

Io ho fatto uno più uno, ho collegato le cose e sono giunto alla conclusione che questo ciclo solare possa considerarsi abortito perché i nostri scienziati lo hanno previsto con documentazioni più che valide e la cosa non sarebbe così eccezionale perché è già successo tra i cicli 4 e 5 all’inizio del minimo Dalton.

Con questo vi saluto e vi aspetto per il prossimo articolo che tratterà più nel dettaglio le possibili conseguenze di questo minimo solare sul clima

Andrew