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Le reazioni nucleari nel sole 8: Ipotesi di reazione di antineutrini con elio 3

Nel capitolo nr. 7 delle reazioni nucleare nel sole è stata trattata l’inversione del decadimento beta meno del trizio. In quel caso il nucleo di elio 3 assorbe un elettrone con un energia uguale o superiore a 18,6 keV e emette un neutrino con l’eventuale eccesso di energia.

C’è un ulteriore modo di inversione della reazione (ancora più “eretico”, cioè non considerato dall’astrofisica attuale):

La cattura simultanea di un elettrone e di un antineutrino. Questo processo sulla terra è talmente raro che non può essere osservato. L’elettrone da assorbire è sempre un elettrone legato al nucleo dell’elio 3 e l’energia dell’antineutrino dovrebbe essere il complimento di questa energia. Antineutrini con l’energia necessaria sono quindi una parte infinitesimale dello spettro degli antineutrini. Dal tempo di decadimento del tritio in elio 3 è possibile calcolare con la relazione di Heisenberg quanto è la parte dello spettro che può essere assorbita.

Nel sole le condizioni sono diverse. Gli elettroni non hanno un’unica energia, ma dimostrano una distribuzione termica di energie, che vanno anche oltre l’energia che corrisponde al dislivello energetico di 18,6 keV tra tritio e elio3. L’antineutrino deve portare L’energia complementare all’energia dell’elettrone. Gli antineutrini con energie tra 0 e 18,6 keV possono essere assorbiti.

Nel sole, ogni volta che un protone si trasforma in un neutrone,  può essere emesse un neutrino o assorbito un antineutrino.

Il numero di neutrini osservati provenienti dal sole è inferiore rispetto al numero di protoni trasformati in neutroni. L’attuale spiegazione di questo fenomeno è che i neutrini elettronici si trasformano in neutrini muonici e tau e che quindi i sensori usati non li possono vedere. (http://en.wikipedia.org/wiki/Neutrino_oscillations). Una spiegazione notevolmente più semplice sarebbe che quelli non osservati non sono mai nati, o almeno in parte.

Nel capitolo 5 è stato spiegato da dove vengono tutti questi antineutrini.

Una valutazione quantitativa del fenomeno dell’assorbimento simultaneo di elettroni e antineutrini dovrebbe essere possibile.

 C’è qualcuno capace di farlo?

Elmar P.

Le Reazioni Nucleari nel Sole 7: Le reazioni degli isotopi dell’elio e del litio

Il nucleo del sole è composto circa al 40% da elio 4. Poi ci sono tracce di elio 3. L’elio 4 non viene eliminato da nessuna reazione nucleare, l’elio 3 c’è perché viene eliminato solo lentamente, si trova anche sulla superficie del sole e nel vento solare e quindi sulla superficie lunare.

Le reazioni nucleari dei due isotopi dell’elio:

Fusione tra due nuclei di elio 3

Fusione tra un nucleo di elio 3 con uno di elio 4, le reazioni seguenti sono le reazioni degli isotopi del litio

Fusione tra due nuclei di elio 4

Cattura di un elettrone da parte di un nucleo di elio 3

L’integrale sulla finestra Gamow per la fusione He3 – He3 è di 1,8 x 10-16, per la fusione He4 – He4  è di 4,7 x 10-18. La finestra di Gamow per He3 – He4 sta in mezzo. Questi valori sono indici di una reattività scarsa.

La fusione tra due nuclei di elio 3

Dalla fusione di due nuclei di elio 3 nasce un nucleo intermedio di berillio 6. Questo è una novità. Il nucleo intermedio di berillio 6 fino a poco tempo fa era ignoto. Con un tempo di dimezzamento di 5 x 10-21 secondi questo nucleo decade con l’emissione di due protoni. Resta un nucleo di elio 4. Tradizionalmente la reazione veniva scritta in maniera che la fusione tra due nuclei di elio 4 porta direttamente all’elio 4 e a due protoni.  Attualmente la ricerca sta cercando livelli eccitati del berillio 6 che potrebbero entrare in risonanza nella fusione He 3 – He3.

La fusione He3 – He3 è argomento di ricerca del progetto LUNA (sotto il Gran Sasso).

La fusione tra elio 3 e elio 4

 

Dalla fusione tra elio 3 e elio 4 nasce il berillio 7. In questa reazione avanza un energia di 1,584 MeV. I berillio 7 ha livelli eccitati a 0,429 MeV e a 4,57 MeV (Nudat2). Nessuno di questi livelli eccitati può essere raggiunto direttamente nella fusione. Ci vuole una simultanea emissione di un quanto di raggi gamma. Questo riduce notevolmente la probabilità di questa fusione ed è una causa per la presenza di elio 3 nel sole.

Il nucleo che nasce, il berillio 7, è famoso nella fisica nucleare. E’ instabile, fa una decadimento beta più e diventa litio 7. Il dislivello energetico tra berillio 7 e litio 7 è di 0,861 MeV. Il tempo di dimezzamento è di 53,22  giorni – in condizioni terrestri normali. Il decadimento avviene unicamente tramite la cattura di un elettrone. Il berillio 7 è uno dei pochissimi nuclei in cui è possibile modificare la semivita del decadimento. Normalmente il questo nucleo cattura uno degli elettroni più interni del guscio di elettroni. Se all’atomo si tolgono gli elettroni, cioè si ionizza totalmente, il nucleo non è più in grado di catturare un elettrone e diventa stabile (Nel GSI, a Darmstadt, in Germania, possono mettere in cerchi di stoccaggio elementi con qualsiasi tipo di ionizzazione).

Il tempo di dimezzamento del berillio 7 nel sole potrebbe essere molto diverso da quello misurato sulla terra. La densità di elettroni nel sole è molto più alta e gli elettroni non sono legati. Sulla terra l’elettrone da catturare ha un’unica energia, fissa e molto precisa. Gli elettroni nel centro del sole hanno una distribuzione termica di energie. Il numero di “canali” di reazione è estremamente più alto.

Il berillio 7 con la cattura di un elettrone e la emissione di un neutrino si trasforma in litio 7.

Le reazioni nucleari del litio 7 e del litio 6

 

Litio 7 sul sole praticamente non c’è. Perché?  Viene subito eliminato, reagisce con i protoni.

La finestra di Gamow per la fusione tra il litio 7 e un protone: Integrale sulla finestra di Gamow: 3,176×10-11. La finestra di Gamow è molto meno aperta di quella per la reazione tra due protoni (0,000178). La reazione nucleare invece è favorita: L’energia di reazione è di 16,617 MeV, il nucleo creato di berillio 8 ha un livello eccitato a 16,626 MeV, largo 0,108 MeV. La reazione tra litio 7 e un protone avviene in condizioni di “risonanza” perfetta. Il nucleo di berillio 8, sconosciuto fino a poco tempo fa, è instabile: Con un tempo di dimezzamento di 5 x 1021 secondi si spezza in due nuclei di elio 4.

Il litio 6 invece nel centro del sole non può reagire con i protoni. La reazione consumerebbe energia invece di produrla. L’energia termica nel sole è insufficiente per fornire l’energia necessaria. Il litio 6 viene distrutto da un altro processo: Il litio è molto efficace nell’assorbimento di neutroni. La sezione di interazione del litio 6 per neutroni termici è di 941 barn. Per confronto: Anche i protoni assorbono neutroni, la sezione per l’assorbimento di neutroni termici è di 0,332 barn. Un nucleo di litio 6 assorbe neutroni come 2834 nuclei di idrogeno. L’eccesso di energia in questa reazione è di 5,8103 MeV. Il nucleo di litio 7 ha un livello eccitato a 6,680 MeV, largo 0,88 MeV, che viene raggiunto in questa reazione. Anche questa reazione avviene in risonanza, senza l’intervento di un’interazione debole o elettromagnetica. Il livello eccitato del litio 7 a 6,680 MeV non fa emissioni gamma, non si raggiunge il livello base del nucleo. Invece il nucleo di litio 7 eccitato a questa energia si spezza in due: In un nucleo di elio 4 e un nucleo di trizio.  Con questa reazione il trizio viene prodotto anche sulla terra.

Le reazioni dei due isotopi del litio sono preferenziali rispetto alla reazione tra due nuclei di idrogeno. In una stella come il nostro sole, quando nasce, prima che si innesca la reazione tra i protoni, si innescano le reazioni tra litio 7 e protoni e litio 6 e neutroni. Da dove vengono i neutroni: Il trizio nato dal litio 6 successivamente fa una fusione con un deuterone con l’emissioni di un neutrone.

La fusione tra due nuclei di elio 4

 

Dalla fusione di due nuclei di elio 4 nasce un nucleo di berillio 8. Da due nuclei molto stabili ne nasce uno non stabile (tempo di dimezzamento: 6,7 x 10-17 secondi. Decade in due nuclei di elio 4). Questa fusione non produce energia, ma ne consuma.

Ci sono due punti di vista divergenti su questo tipo di fusione:

L’astrofisica sostiene che fusioni endotermiche non possono esistere.

La fisica nucleare dice che funzionano, premesso che l’energia necessaria venga fornita, per esempio o con un acceleratore o come energia termica.

Il nucleo berillio 8 ancora nel 1995 era considerato inesistente (Karlsruher Nuklidkarte, edizione 1995).  Nel 2005 era conosciuto.

La fusione tra due nuclei di elio 4 richiede un’energia di 93,2 keV. A 15 milioni la probabilità che una coppia di nuclei abbia un’energia uguale o superiore a questa (fattore di Boltzmann) è di 5 x 10-32. La finestra di Gamow ha un massimo a 20 keV. A 93,2 keV la finestra di Gamow non c’è. Il sole è troppo freddo per questa reazione.

La cosa cambia nelle giganti rosse, cioè stelle che nel centro hanno esaurito l’idrogeno e bruciano l’elio. Le temperature sono dieci volte più alte. Adesso il fattore di Boltzmann è di 7,4 x 10-4. L’energia necessaria per la fusione tra due nuclei di elio 4 si trova nell’energia termica.

A cosa serve se il nucleo di berillio 4 nel giro di 6,7 x 10-17 secondi decade in due nuclei di elio4? Tutto come prima?

No. In questi 6,7 x 10-17 secondi c’è una possibilità che il nucleo di berillio 8 fa una fusione con un ulteriore nucleo di elio 4. Questo è la nascita del carbonio 12, che avviene nelle giganti rosse.

L’astrofisica sostiene che si tratta di una fusione simultanea di tre nuclei di elio 4. Si evita così la fusione endotermica. Ma questo processo è di ordini di grandezza meno probabile del processo attraverso il nucleo di berillio 8.

 

La cattura di un elettrone da parte di un nucleo di elio3

 

Il trizio fa una decadimento beta meno e diventa elio 3. (Per trovare l’elio 3 non c’è bisogno di andare sulla luna. Il trizio, usato negli anni sessanta per la produzione di bombe termonucleari, nel frattempo per la maggior parte si è trasformato in elio3.)

La caratteristica di questo decadimento beta meno:

Energia, divisa tra l’energia cinetica dell’elettrone e dell’antineutrino:  18,6 keV

Emivita 12,32 anni.

Questa reazione può essere invertita in vari modi.

Uno è: Cattura di un elettrone da parte di un nucleo di elio 3 e emissione di un neutrino. In questa caso occorre fornire, come energia cinetica dell’elettrone, un energia da 18,6 keV in su. Nella distribuzione delle energie termiche nel sole, a 15 milioni di gradi, questa energia c’è. Il fattore di Boltzmann, che dice quale è la parte delle particelle che hanno un’energia superiore a questa, è di 5,64 x 10-7. La reazione di cattura di elettroni (normalmente non considerata nell’astrofisica) da parte dell’elio 3 all’interno del sole c’è. E’ un modo in cui nasce il trizio.

Elmar Pfletschinger

Report Sole – La Fisica del Sole e i Suoi Effetti sulla Terra

L’associazione per la divulgazione scientifica e la comunicazione della scienza di Castel San Pietro Terme (Bologna), il Salto Quantico, organizzerà un seminario scientifico il 5 Maggio.

La lezione dal titolo: “Report Sole –   La Fisica del Sole e i Suoi Effetti sulla Terra” verrà svolta dall’astrofisico PhD. Massimo Teodorani (http://www.saltoquantico.altervista.org/dwn/MT.pdf).

La presentazione avrà lo scopo di illustrare in maniera divulgativa i processi fisici che hanno luogo  nella nostra stella e l’interazione di tali processi con la magnetosfera terrestre. Nella prima parte, dopo un breve excursus che mostra lo status evolutivo del Sole e la sua attuale configurazione strutturale, si descriveranno le principali caratteristiche fisico-dinamiche dello stesso nel passaggio dalle fasi di quiescenza a quelle di attività. In tale contesto si descriveranno fenomeni come le macchie solari, le protuberanze, i brillamenti e altre manifestazioni ad esse correlate, dal punto di vista delle osservazioni astronomiche effettuate in più lunghezze d’onda sia da terra che dallo spazio. Nella seconda parte l’attenzione si concentrerà sull’interazione dell’attività solare con la magnetosfera terrestre e sui consequenziali processi che possono aver luogo sulla Terra, in particolare le tempeste  geomagnetiche e le aurore polari. In questo specifico contesto si discuteranno i possibili effetti prodotti sugli aspetti tecnologici della civiltà umana se un
eventuale brillamento solare ad elevata intensità dovesse verificarsi adesso, mostrando – sulla base di studi di previsione già compiuti alcuni anni fa – ciò che realisticamente potrebbe succedere e al contempo sfatando recisamente le infondate informazioni che  in questi ultimi tempi vengono purtroppo diffuse in  merito alla leggenda metropolitana relativa al “2012”. La presentazione sarà corredata da un grande numero di immagini, video e animazioni esplicative.

http://www.saltoquantico.altervista.org/dwn/RptSole.pdf)

per ulteriori informazioni

Indirizzo email : [email protected]

segreteria: 347 4081483

http://www.saltoquantico.altervista.org

Credo sarà una bella serata e  spero di incontrare altri appassionati della nostra Stella. Andrea B

Le reazioni nucleari nel sole 6: Le reazioni del deuterio

Nel nucleo del sole il deuterio, nato dalla fusione p – p, è circondato soprattutto da idrogeno e da elio 4. La concentrazione del deuterio sulla superficie del sole è dell’ordine di grandezza di una particella su diecimila. Si stima che al centro la sua concentrazione sia ancora più bassa.

La reazione principale, deuterone + protone:

Le probabilità di trovarsi nella finestra di Gamow, cioè l’integrale sulla finestra di Gamow, a 15 milioni di gradi::

Deuterone protone:      6,488 x 10-5

Per confronto

Protone protone:           1,78 x 10-4

Dalla reazione deuterone protone nasce un nucleo di elio 3. C’è un problema: In questa reazione avanza un energia di 4,786 MeV e l’elio 3 non ha nessun livello eccitato. Il nucleo intermedio che possa tenere questo eccesso di energia non esiste. Per questa reazione occorre un’emissione simultanea di un quanto gamma con l’eccesso di energia. L’interazione elettromagnetica che determina l’emissione del quanto di raggi gamma è abbastanza veloce (ordine di grandezza: intorno a 10 -14 s) e la reazione avviene facilmente. Si scrive questa reazione:  d(p,gamma)3He.

La reazione di fusione tra deuterio e elio 4 non può funzionare, manca l’energia necessaria.

Le reazioni tra nuclei presenti in basse concentrazioni:

Fusioni  deuterio e trizio

Fusione deuterio e elio 3

Fusioni deuterio – deuterio

La reazione deuterio – trizio

Questa è la reazione di fusione nucleare meglio nota sulla terra. E’ alla base della bomba termonucleare, che funziona, ed è alla base della fusione controllata che dovrebbe produrre energia elettrica. Gli impianti pilota diventano sempre più grandi, ma nessun’impianto ha prodotto più del 40% dell’energia consumata per farlo funzionare.

Nel sole questa reazione è marginale. I nuclei di partenza sono tutt’e due di bassa concentrazione.

Questa reazione nei testi tradizionali viene descritta come T(d,n)4He, tralasciando il nucleo intermedio, elio 5. Questo nucleo intermedio fino a poco fa non era noto. Sulla mappa dei nuclidi (Karlsruher Nuklidkarte, Forschungszentrum Karlsruhe GmbH), edizione 1995  è segnato ancora come campo bianco, cioè inesistente. Di recente si sa che esiste (Nudat 2 e Karlsruher Nuklidkarte edizione 2005).

Il nucleo di elio 5 è estremamente instabile. Decade con l’emissione di un neutrone in 0,76 x 10-21  secondi (tempo di dimezzamento). Livelli eccitati dell’elio 5 non sono noti, ma la vita brevissima del nucleo ha come conseguenza che i livelli eccitati sarebbero comunque estremamente larghi.

Il neutrone emesso dal nucleo di elio 5 ha un’energia di 14,1 MeV.  La maggior parte dei neutroni nati da questa reazione va assorbita da protoni che così diventano deuteroni.

La reazione deuterio elio3

In tutta la letteratura si trova che questa reazione produce elio 4 e un protone. Senza indicare nessun nucleo intermedio, come se fosse una reazione diretta. Il motivo: Il nucleo intermedio, litio 5, non era noto. Nella Nuklidkarte, edizione 1995, è inesistente. Nella Nuklidkarte edizione 2005 c’è. Emivita: 0,37 x  10-21 secondi. Vita un po’ breve. Decade in elio 4 e un protone.  Livelli eccitati: sconosciuti, ma data la brevità della vita, si può praticamente contare su un continuo di energie assorbibili. L’energia liberata nella formazione del litio5 e di 14,56 MeV.

Tanto bene ovviamente non va questa reazione. L’elio 3 sul sole c’è, non è consumato del tutto. Si trova nel vento solare. Si è depositato sulla luna. La NASA sostiene che verrebbe la pena portarlo sulla terra, sarebbe utile per reattori a fusione. Non è chiaro come. La reazione da usare sarebbe deuterio + elio3. In un reattore la reazione deuterio – deuterio sarebbe prevalente e l’elio 3 avanzerebbe, sarebbe inutile.

La reazione tra due nuclei di deuterio

La reazione di due deuteroni tra di loro porta a un nucleo intermedio di elio 4, eccitato. Questo modo di descrivere la reazione è insolita, per il motivo che i livelli eccitati dell’elio 4 non erano noti fino a poco fa. La reazione era sempre descritta come reazione diretta con due possibilità di risultato. C’è però il fatto che le reazioni dirette non ci sono alle bassissime energie. Le fusione di due nuclei di deuterio che porta all’elio 4 è esoterma. L’eccesso di energia è di 23,85 MeV.

Con questo eccesso di energia sono raggiungibili tre livelli eccitati diversi dell’elio 4:

Energia livello                   Larghezza livello              Decadimenti livello

21,010 MeV                       0,84 MeV                            24% emissione neutrone, 76%  emissione protone

21,840 MeV                       2,01 MeV                            37% emissione neutrone, 63%  emissione protone

23,330 MeV                       5,01 MeV                            47% emissione neutrone, 53%  emissione protone

Fonte: Nudat 2, http://www.nndc.bnl.gov/nudat2/

Il raggiungimento del livello 21,010 MeV è da considerarsi trascurabile rispetto agli altri due.

Il raggiungimento del livello base dell’elio4 tramite l’emissione di un quanto di radiazione gamma è proibita (proibito anche nella fisica nucleare non vuol dire che non succede. Anche la fisica nucleare distingue tra proibito e impossibile). Viene stimato che avviene in meno di uno su un milione di casi.

Dalla reazione di due nuclei di deuterio quindi nasce in prevalenza trizio e un po’ di meno elio3.

Dalla reazione deuterio –  elio 4 nascerebbe il litio 6

Ma nel sole il litio 6 praticamente non c’è. Un controllo del calore di questa reazione ha come risultato che questa reazione sarebbe endotermica. La stabilità dei nuclei di partenza, deuterio e elio 4 è superiore a quella del litio 6. Questa reazione non c’è.

Elmar Pfletschinger

Le reazioni nucleari nel sole 5: Ipotesi di reazione di antineutrini con protoni

Il decadimento beta del neutrone si può invertire?

Neutroni decadono in protoni, elettroni e antineutrini:

La emivita del neutrone i 10 minuti 14 secondi. La creazione dell’elettrone richiede un energia di 511 keV. C’è un avanzo di energia di 782,3 keV che si divide in maniera casuale tra le energie cinetiche dell’elettrone e dell’antineutrino. Lo spettro degli impulsi degli elettroni mostra un massimo approssimativamente a metà dell’impulso massimo. Lo spettro delle energie degli elettroni ha un massimo spostato verso energie basse rispetto alla metà dell’energia massima, lo spettro energetico degli antineutrino mostra un massimo spostato verso energie più alte.

(http://hyperphysics.phy-astr.gsu.edu/hbase/particles/proton.html#c4 )

L’inversione del decadimento beta del neutrone può seguire  vari modi:

                          reazione 1

                               reazione 2

La reazione 1 vuol dire che protoni possono catturare elettroni con un’energia sopra 782,3 keV. L’eventuale eccesso di energia va al neutrino. Nel sole non c’è nessun elettrone con questa energia. Nelle formule delle reazioni è stato considerato che l’assorbimento di un elettrone significa un apporto di energia di 511 keV, corrispondente alla massa di riposo dell’elettrone.

La reazione 2 vuol dire che l’elettrone assorbito può avere qualsiasi energia bassa e che l’energia mancante viene dall’antineutrino.

Perché questa reazione, che trasforma protoni in neutroni non avviene sulla terra? Non si può stabilire che non avvenga. L’esperienza dice solo che è tanto rara che non si nota.

Si può spiegare perché sulla terra è estremamente rara o inesistente: L’elettrone da catturare è sempre l’elettrone legato chimicamente. La sua energia è perfettamente determinata. L’antineutrino deve portare l’energia complementare per arrivare a 782,3 keV. La precisione con cui l’antineutrino deve avere questa energia complimentare è di 10-19eV (si calcola con la relazione di indeterminazione di Heisenberg e dalla vita media del neutrone di 884,4 secondi).

Bisognerebbe sapere qualcosa di più della spettroscopia degli antineutrini che sono in giro dappertutto.

Esaminando la provenienza degli antineutrini si può fare qualche approssimazione grossolana.

Gli antineutrini vengono soprattutto dalle supernovae. Nella prima fase della supernova, quella del collasso, protoni si trasformano in neutroni. In quantità, cioè masse solari abbondanti. Nella seconda fase quella del rimbalzo di neutroni dal nucleo duro, neutroni si incontrano con elementi che cadono verso il nucleo. Questi elementi assorbono i neutroni, anche in numero elevatissimo (“processo R”). Gli elementi che nascono mostrano un grande eccesso di neutroni e fanno decadimenti beta. Ogni decadimento beta produce anche un antineutrino. La tempistica delle emissioni è molto diversa: I neutrini nella prima fase della supernova partono in un tempo dell’ordine di grandezza del decimo di secondo. Gli antineutrini dalla seconda fase hanno la tempistica dei decadimenti beta, all’inizio l’intensità è alta, la coda va fino a tempi lunghissimi, cioè miliardi di anni. Tutte le supernovae dell’universo messo insieme sono sorgente di un flusso relativamente regolare di antineutrini.

Però: Gli antineutrini, prima di arrivare alla terra o al sole devono attraversare nubi di idrogeno di massa galattica. In questi nubi gli elettroni sono legati a atomi di idrogeno. Gli antineutrini con l’energia complementare precisa per essere assorbiti dagli atomi di idrogeno, quando arrivano alla terra o al sole, questa reazione l’hanno già fatta. Si può ipotizzare che gli antineutrini con questa energia precisa manchino nello spettro.

Qualcuno potrebbe esserci ancora e potrebbe trasformare qualche protone sulla terra in un neutrone. Questo fenomeno, se esiste, sparisce nel fondo di neutroni che sono presenti comunque. I neutroni di fondo sulla terra (che sono causa del limite del metodo C14 di circa 40000 anni), nascono dal bombardamento di nuclei leggeri con particelle alfa, che vengono dalle catene di decadimenti dell’uranio 238, dell’uranio 235 e del torio 232. Inoltre vengono da fissioni spontanee dei nuclei pesanti, esempio: uranio 238.

Nel centro del sole le condizioni ambientali non sono quelle della terra.  A 15 milioni di gradi, al centro del sole nessun elettrone è legato a un protone. Gli elettroni si muovono liberamente, le loro energie cinetiche sono quelle dello spettro termico. Il picco dell’energia termica è intorno a 625 eV, ma si trova un numero ancora apprezzabile di elettroni fino a 50 keV. L’energia di questi elettroni da sola è insufficiente per trasformare un protone in un neutrone, ma se un antineutrino porta l’energia mancante, questa trasformazione può succedere. Gli antineutrini con queste energie ci sono. Non hanno traversato nubi di idrogeno caldo. Quelle nubi non ci sono.

Se dall’assorbimento simultaneo di un elettrone e di un antineutrino nasce un neutrone, la prossima reazione è immediata: L’assorbimento dell’neutrone da parte di un protone con la conseguente nascita di un nucleo del deuterio.

L’ipotesi è che questo processo entri in concorrenza con la fusione di due protoni, descritta in precedenza.

Questa reazione potrebbe anche spiegare l’irregolarità del comportamento del sole. Il flusso di antineutrini è irregolare. Le irregolarità istantanee di reazioni all’interno del sole appaiono sulla superficie del sole ridistribuite su circa 100000 anni. Questo può spiegare  perché la costante solare nonostante tutto è abbastanza costante.

Questa reazione potrebbe anche spiegare perché dal sole arrivano molto meno antineutrini di quelli che dovrebbero nascere dalla fusione di due protoni. Le spiegazioni attuali che dicono che i neutrini si trasformano, mancano di conferme sperimentali.

Elmar Pfletschinger