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L’approccio ad un nuovo grande minimo solare con condizioni climatiche simili alla piccola era glaciale

di Nils-Axel Mörner
Paleogeophysics & Geodynamics, Stockholm, Sweden

Natural Science, 2015, 7, 510-518. http://dx.doi.org/10.4236/ns.2015.711052
Published Online November 2015 in SciRes. http://www.scirp.org/journal/ns

Riassunto

Intorno al 2030-2040, il Sole sperimenterà un nuovo grande minimo solare. Questo è evidente da molti e diversi studi caratteristici: il graduale ciclo delle macchie solari, l’osservazione dei cicli nel nord atlantico nel corso dell’ultimo millennio, il ciclico andamento dei radionuclidi cosmogenici negli archivi naturali terrestri, i moti del Sole rispetto al centro della massa, l’accoppiamento spin-orbita planetaria, la storia delle congiunzioni planetarie e la generale interazione planetariasolare-terrestre. Durante i precedenti grandi minimi solari, ad esempio: il minimo Spörer (1440-1460), il minimo di Maunder (1687-1703) e il minimo di Dalton (1809-1821) , le condizioni climatiche sono peggiorate in periodi di piccola era glaciale.

Di seguito riporto alcuni passi ed immagini ripresi dal documento …

fig 2

Durante il minimo di Spörer, Maunder e Dalton, il tasso di rotazione della Terra ha accelerato il principale flusso della Corrente del Golfo diretto a Sud-est e i principali flussi di acqua artica sono penetrati giù nel Nord Atlantico. Il verificarsi di un nuovo grande minimo solare con condizioni simili è decisamente probabile

fig 3Atlantico caldo (A) e periodi freddi (B) (in alto), la variabilità solare (sotto) con il minimo di Spörer (S), Maunder (M), Dalton (D) e il prossimo (F) grandi minimi solari (contrassegnati con un carattere ). La curva dell’irraggiamento solare registra le variazioni del vento solare e non l’irradiamento, deve quindi essere etichettata come “una curva delle variazioni dell’attività solare

fig 4

Un confronto fra il numero delle macchie solari mensili 1987-2013 (in blu) con il valore assoluto del modello di correlazione (in rosso) ottenuto utilizzando i dati fino al 2013 e le previsioni per il 2100. 

Salvador

Confronto fra il battito planetario di Venere – Terra e Giove, risonanza del sistema solare SOC, modello di Salvador basato sulla teoria VEJ di Wilson e la variazione dTSI calcolata dalle variazioni delle concentrazioni di Berillio terrestre. Il sorprendente accordo vale per più di 4000 anni. Prendiamo questo fatto come una conferma importante della possibile interazione planetariosolare-terrestre.

Dalle conclusioni

….. I prossimi cicli solari ci forniscono un messaggio chiaro per la metà del secolo: ci sarà un nuovo grande minimo solare. Quindi, questo è anche il caso in cui si considerano i rapporti ciclici, la rotazione della Terra, la circolazione oceanica e il clima artico, come illustrato nella figura sotto riporata …

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Durante gli ultimi tre grandi minimi solari Spörer, Maunder e Dalton , il clima globale ha sperimentato delle condizioni simili alla piccola era glaciale. L’acqua è  penetrata a sud , fino a metà Portogallo e l’europa si è trovata nel bel mezzo di severe condizioni climatiche e la calotta artica si è ampliata in maniera significativa. Nel 2030-2040 saremo nuovamente in un grande minimo solare, che per analogia ai minimi passati, si deve quindi supporre che questa condizione porterà ad un significativo deterioramento climatico con l’espansione dei ghiacci artici.

Il modello matematico di Salvador sembra adesso fornire un ottimo strumento per la previsione della futura variazione delle macchie solari. Ora sembra di essere in possesso di dati abbastanza convergenti ad indicare che tra il 2030-2040 saremo in una nuovo grande minimo solare. Questo preclude un riscaldamento continuo secondo quanto afferma il progetto dell’IPCC. Invece di questo, è probabile che si sviluppi una nuova piccola era glaciale….

GEC

I battimento dei processi planetari e lo spettro delle variabili terrestri influenzate.

 

Fonte : http://www.ncgt.org/newsletter.php?action=download&id=150

Il minimo solare potrebbe portare inverni freddi in Europa e Stati Uniti, ma non potrebbe tenere a bada i cambiamenti climatici

Nel corso degli ultimi decenni, il nostro Sole è stato relativamente attivo, emettendo elevati livelli di radiazione solare che hanno riscaldato la Terra. Tuttavia, negli ultimi anni, questa picco è terminato, spingendo gli scienziati a chiedersi se il Sole si sta dirigendo verso un lungo periodo di minimo.

Un nuovo studio afferma che se anche l’attività del Sole è crollata, questa non potrebbe avere un impatto significativo sulle temperature globali. Ma potrebbe significare una maggiore probabilità di inverni freddi in Europa e negli Stati Uniti.

L’uscita solare

L’attività del Sole sorge e cade su un ciclo di circa 11 anni, ma può presentare variazioni più lunghe da un secolo all’altro. Nel corso degli ultimi 10.000 anni, il Sole ha avuto circa 30 periodi di attività molto alta o molto bassa, chiamati ‘grandi massimi’ e ‘grandi minimi’.

Uno di questi, si è verificato tra il 1645 e il 1715, quando il Sole ha attraversato un periodo prolungato di bassa attività solare , noto come il minimo di Maunder . Questo non ha avuto alcun effetto sul clima globale, ma è stato legato a una serie di inverni molto freddi in Europa .

Nel 2010, gli scienziati hanno pronosticato con una probabilità di circa 8% che si possa tornare su delle condizioni simili al minimo del Maunder entro i prossimi 40 anni.

Ma dal momento che lo studio è stato pubblicato, l’attività solare è diminuita ulteriormente, e questo rischio è aumentato al 15 o al 20%. Questo è quanto viene riportato in una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications .

In effetti, il declino del Sole è stato il più veloce da 9.300 anni, secondo quanto riportano i ricercatori. E così, quest’ultimi, si prefiggono di analizzare ciò che questo potrebbe significare per il clima globale e regionale.

Piccolo calo

I ricercatori hanno utilizzato un modello climatico per eseguire due scenari in cui l’attività solare possa cadere in un grande minimo. Hanno poi confrontato i risultati con uno scenario di controllo in cui il Sole continua il suo ciclo regolare.

Per tutte le corse hanno usato il modello dello scenario RCP8.5 per tenere conto dei futuri cambiamenti climatici – questo è lo scenario con le più alte emissioni di gas serra di quelli utilizzate dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ( IPCC ). Le emissioni globali sono appena sopra questo scenario.

Si possono vedere i risultati della modellazione, nelle mappe che seguono. Nel complesso, un grande minimo solare riuscirebbe a regolare l’aumento della temperatura media globale di circa 0.12 °C per la seconda metà di questo secolo, secondo quanto riportano i ricercatori. I cambiamenti più grandi (indicato come verde scuro e blu) sono visti in alcune parti dell’emisfero settentrionale.

Differenza proiettata in temperatura media della superficie annuale 2050-99 tra scenario di emissioni RCP8.5 e a) lo scenario solare 1 e b) lo scenario solare 2. L’aree regionali colorate in blu e verde sono quelle che potrebbero essere più fresche a causa del minimo solare. Fonte: Ineson, S. et al. ( 2015 )

Questo sarebbe come togliere un sol dente, in confronto con l’aumento totale della temperatura globale che potrebbe superare quattro gradi entro la fine del secolo sotto RCP8.5, dice l’autore Sarah Ineson , uno scienziato del clima del Met Office del Regno Unito.

Questi risultati sono in linea con analoghi studi , dice Brief Carbon:

“La diminuzione prevista della temperatura globale della superficie media a causa di un calo della radiazione solare sarebbe piccola in confronto al proiettato riscaldamento antropogenico”

Nello scenario RCP8.5, il minimo solare ritarderebbe il riscaldamento solo per un paio d’anni, secondo quanto riportato sulla rivista. Questo contrasta l’affermazione che appare di tanto in tanto in alcune sezioni dei mezzi di comunicazione, secondo il cui un minimo solare potrebbe portare la terra alla glaciazione.

Emisfero settentrionale freddo

Mentre gli impatti di un minimo solare sono piccoli su scala globale, possono essere più grandi per regioni specifiche, secondo quanto riportato nel documento.

Infatti, la radiazione solare che colpisce la Terra può influenzare i modelli di circolazione sull’Oceano Atlantico, dice Ineson. Questo può rendere le fluttuazioni naturali, come la North Atlantic Oscillation (NAO) e Arctic Oscillation (AO), più negative e quest’ultime possono colpire gli inverni, qui nell’emisfero settentrionale. Ed aggiunge :

“Una negativa oscillazione artica o nord atlantica oscillazione è associata a ridotti venti occidentali sul settore Nord Atlantico e uno spostamento verso sud della tempeste alle medie latitudini che provocano temperature ridotte negli Stati Uniti e Nord Europa.”

Si può vedere nella mappa in alto e nella figura riportata di seguito che il cambiamento climatico rischia di provocare una forte diminuzione dei giorni di gelo in tutto l’inverno del nord emisfero. Ma, come la seconda e la terza mappa mostrano, un minimo solare potrebbe aggiungere altri cinque giorni di gelo all’anno in gran parte d’Europa e negli Stati Uniti.

Variazione numero medio di giorni di gelo. Le  mappe mostrano la differenza in inverno (dicembre-febbraio) giorni di gelo tra a) modello di RCP8.5 run (2050-99) e periodo storico (1971-2000), b) Scenario solare minimo 1 e RCP8.5, e c) minimo solare Scenario 2 e RCP8.5. Fonte: Ineson, S. et al. ( 2015 )

Per l’Europa, in particolare, lo studio rileva il minimo solare potrebbe far crollare le T. di 0.4-0.8 °C, in un inverno nel quale le temperature sarebbero previste in aumento di 6.6 °C, sotto RCP8.5, relativo al 1971-2000.

Lo spostamento delle tempeste attraverso l’Oceano Atlantico, significherebbe anche meno precipitazioni nel nord Europa, in inverno, secondo quanto riportato nello studio, riducendo leggermente gli incrementi del cambiamento climatico.

Effetto temporaneo

Con solo piccoli impatti sul clima globale, lo studio dimostra che un calo di forza del Sole non dovrebbe ritardare l’azione sul cambiamento climatico, dice il prof Joanna Haigh , co-direttore dell’Istituto Grantham per i cambiamenti climatici presso il College di Londra, che non era coinvolto nello studio.

E l’impatto di un minimo solare sul clima sarebbe di breve durata, dice Haigh, fino al momento che l’attività del Sole non aumenta di nuovo. Così sembra che il crollo dell’attività del Sole avrebbe solo un impatto limitato sul clima globale, e non potrebbe porre fine ai cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Ineson, S. et al. (2015) Gli impatti sul clima, in un possibile grande minimo solare futuro. Nature Communications, doi: 10.1038 / ncomms8535

 

Fonte : http://www.carbonbrief.org/blog/2015/06/solar-minimum-could-bring-cold-winters-to-europe-and-us/

Non c’è solo Africa, ci sono anche dati freddi per gli amanti del freddo

Oramai è sotto gli occhi di tutti, l’estremizzazione climatica locale a livello globale è sempre più evidente con una maggiore esaltazione dei fenomeni nei mesi di mezzo, Aprile-Maggio oppure Ottobre-Novembre. Infatti, dopo aver trascorso (localmente, nel mediterraneo), l’inizio del mese con una doppia ondata di caldo di matrice africana, con record annessi, la seconda parte del mese di Maggio si sta concludendo con una forte ed incisica perturbazione nord-atlantica. Rinfreschiamoci quindi, con questa serie dati che sono circolati in rete in settimana. Dati, che nel vero e proprio senso della parola, stanno facendo la felicità tutti gli amanti del freddo. Questo è un veloce resoconto, ripreso dal blog di un nostro ex-editor Sand-rio.

…..

La stagione del ghiaccio che si scioglie in Groenlandia sta iniziando con più di un mese di ritardo, con la costa ancora sepolta dalla neve, mentre l’estate inizierà presto in Groenlandia.

Al momento, non vi è quasi nessun scioglimento, e quest’anno la quantità di fusione è al di sotto del precedente minimo storico.

Il Polo Nord non è mai stato così freddo in questo periodo dell’anno, almeno secondo le informazioni dal Servizio Meteorologico Danese.

Ebbene, in questo periodo dell’anno, dal 1958 ad oggi, le temperature non sono mai state così basse sopra il Polo Nord, rimanendo al di sotto del livello di almeno 3° C . E’ un periodo dell’anno in cui la temperatura polare aumenta rapidamente. In genere, tra giugno e agosto, la temperatura polare può aumentare di qualche grado sopra lo zero, ma quest’anno c’è stato un calo improvviso e anomalo della temperatura ai primi di maggio. Calo, che non era mai stato registrato nel periodo 1958 -2014.

Quindi, mentre il ghiaccio artico si stanno riprendendo gradualmente, pur partendo da posizione molto arretrata, il ghiaccio Antartico si sta espandendo quasi ogni mese. E’ il caso del mese di aprile, quando venne registrato un nuovo record di espansione del ghiaccio antartico. E’ anche interessante notare la linea di tendenza: la superficie del mare ghiacciato nell’emisfero sud tende ad aumentare nel mese di aprile, ad un tasso del 4,1% per decennio ! Secondo NSIDC, si è stabilito un nuovo record di crescita del mare Antartico per il mese di aprile 2015, battendo così il 2014, che a sua volta, aveva stabilito un nuovo record.

Nella mappa qui sopra è evidente come il ghiaccio marino è sopra la media in tutto il continente Antartico.

Nel frattempo, secondo Bob Tisdale, è anche evidente nel grafico che segue come la temperatura della superficie dell’oceano Meridionale continua a scendere.

 

Fonte : https://sandcarioca.wordpress.com/2015/05/20/a-antartida-em-abril-estabelece-um-novo-recorde/

Antartide: evitare errori del 2013 è la sfida degli scienziati

Sono riuniti da ieri a Hobart in Tasmania per studiare i modi per prevedere accuratamente i livelli di ghiaccio.

Il ghiaccio marino attorno all’Antartide ha raggiunto livelli record, principalmente a causa di mutamenti nei venti australi, rendendo sempre più difficili l’accesso e i rifornimenti alle stazioni di ricerca.

Oltre 50 tra scienziati e rappresentanti delle organizzazioni di rifornimenti antartici sono riuniti da ieri a Hobart in Tasmania per studiare i modi per prevedere accuratamente i livelli di ghiaccio nella regione polare e per discutere piani alternativi di accesso. Obiettivo: evitare una ripetizione dei problemi sofferti dalla nave russa di ricerca Akademik Shokalskiy, rimasta incagliata per due settimane nella Commonwealth Bay nel dicembre 2013.

Osservazioni satellitari mostrano ogni giorno già da due settimane, un nuovo record quotidiano di ghiaccio marino mentre i massimi annuali sono stati superati ogni anno negli ultimi tre anni. La scorsa estate i rifornimenti di carburante sono stati consegnati alla base australiana di Mawson in elicottero perché il porto non si era sbloccato, ha detto il direttore per le operazioni dell’Australian Antarctic Division, Rob Wooding.

“Altri programmi nazionali hanno avuto simili problemi, in particolare i francesi e i giapponesi”, ha aggiunto, descrivendo la situazione come “insostenibile”.

Secondo gli scienziati la crescita del ghiaccio marino attorno al sesto continente è legata a cambiamenti regionali molto più ampi nella distribuzione dei ghiacci, oltre a cambiamenti nelle proprietà fisiche del ghiaccio stesso.

Il direttore del Climate and Ecosystems Research Centre australiano Tony Worby, ha detto al convegno che l’espansione dei ghiacci marini antartici non era stata legata inizialmente al cambiamento climatico, ma ora vi è una migliore comprensione del fenomeno. Mentre nell’insieme la massa di ghiaccio antartico si sta riducendo, il ghiaccio marino si espande a causa dei cambiamenti nel percorso dei venti, spinti dall’accumulo di gas serra nell’atmosfera, dalla deplezione dell’ozono e da variabilità naturali, ha riferito Worby. Tale espansione del ghiaccio marino è in “contrasto molto significativo con la quantità di ghiaccio nell’artico”. Una ragione della differenza – ha aggiunto – è che il ghiaccio artico è senza sbocco sul mare, mentre il ghiaccio marino antartico è circondato dall’oceano e libero di espandersi con il cambiamento dei percorsi dei venti.

Fonte : http://www.animalieanimali.it/news/153703_antartide__evitare_errori_del_2013_e_la_sfida_dei_scienziati

La crescita dei ghiacci marini antartici che ha scatenato l’era glaciale

Le origini dell’ultima importante glaciazione, che ammantarono l’emisfero settentrionale di ghiacciai colossali, potrebbero avere avuto una causa sorprendente: l’accumulo degli strati di ghiaccio sul lato opposto del pianeta.

In Antartide, questo è quello che dicono i ricercatori.

Alla fine del Pliocene, circa 2,6 milioni di anni fa, le lastre di ghiaccio hanno iniziato a coprire l’Europa e il Nord America. Da allora, tali lastre di ghiaccio sono regolarmente cresciute e ridotte più di 50 volte, provocando innalzamento dei mari e la caduta di oltre 330 piedi (100 metri).

Ma la causa esatta del raffreddamento durante il Pliocene superiore, che portò alla formazione di questi ghiacciai, è un mistero. Alcuni ricercatori hanno suggerito che gli eventi tettonici, come ad esempio la chiusura del Panama Seaway e il sollevamento delle Montagne Rocciose , avrebbero svolto un ruolo importante, in quanto potrebbe aver causato cambiamenti nei modelli di circolazione nel mare o nell’atmosfera dell’emisfero settentrionale.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno trovato prove del fatto che gli strati di ghiaccio polari della Terra hanno cominciato a crescere tra i 3,1 milioni e 2,7 milioni di anni fa. Tuttavia, questo lasso di tempo, significa che la crescita del ghiacciaio ha preceduto la crescita di grandi ghiacciai in tutto il Nord America – la prima prova convincente suggerisce che i ghiacciai settentrionali cominciarono crescente circa 2,7 milioni di anni fa. Questa scoperta, suggerisce che la maggior parte della crescita del ghiaccio in precedenza si è verificato in Antartide.

I risultati, rivelano anche un cambiamento nel trasporto di calore nelle profondità degli oceani, che ha avuto un profondo effetto sul clima della Terra, ha detto l’autore principale dello studio Stella Woodard, un geochimico e paleooceanographer dell’univeristà di Rutgers nel New Jersey. Le correnti nelle acque profonde sono responsabili di circa dal 30 al 50 percento dell’accumulo e del trasporto termico globale.

Nello studio, Woodard e i suoi colleghi hanno analizzato i gusci di organismi bentonici microscopici noti come foraminiferi, in antichi sedimenti del Pacifico, raccolti dal Programma Internazionale Ocean Discovery. Ho scelto un sito nel Pacifico, perché detiene circa il 50 per cento dell’acqua del mare del mondo”, ha detto Woodard a live Science.

Le concentrazioni di varie forme di magnesio, calcio e ossigeno in questi gusci foraminiferi diedero intuizioni sul modo in cui queste creature sono cresciuti, e quindi su quali oceano temperature e livelli di ghiaccio erano come in punti specifici nel tempo.

Gli scienziati hanno anche scoperto che, nel Pliocene, le acque profonde del Nord Atlantico si sono raffreddate rapidamente, di circa 4 gradi Fahrenheit (circa 2 gradi Celsius), e l’acqua in profondità nel Pacifico settentrionale si era riscaldata di circa 3 gradi Fahrenheit (circa 1,5 Celsius). Ciò ha fatto sì che la crescita della calotta antartica sia coincisa con più pari temperature tra il fondo del oceani Atlantico e Pacifico, suggerendo flusso di calore tra di loro.

I ricercatori hanno suggerito che la crescita della calotta antartica ha alterato le correnti oceaniche in tutto il mondo. Più ghiaccio marino antartico potrebbe aver significato che c’era meno acqua calda e salata nel Nord Atlantico che saliva verso l’alto e le acque superficiali con le circostanti in Antartide. Invece, questo nastro trasportatore del calore avrebbe reindirizzato le acque, nelle profondità del Pacifico, e questi cambiamenti nel flusso di calore potrebbe essere stati abbastanza sostanziali per avviare la formazione dei ghiacciai nell’emisfero settentrionale.

“Hanno guardato in maniera diversa una parte del mondo che è tradizionalmente guardata per l’insorgenza di raffreddamento”, ha dichiarato Robert McKay, paleoclimatologo presso l’università Victoria di Wellington in Nuova Zelanda, che non ha preso parte a questa ricerca. “Questi nuovi risultati sono estremamente interessanti. Abbiamo ancora bisogno di trovare ancora qualche spiegazione, ma penso che i ricercatori hanno fatto un buon lavoro.”

I risultati non necessariamente escludono altre spiegazioni, in riferimento al raffreddamento verificatosi nel Pliocene, dice Woodard. Tuttavia, il rapido cambiamento di temperatura e di circolazione che i ricercatori hanno suggerito implica un processo lento ( come ad esempio la chiusura della Panama Seaway), potrebbe aver avuto solo un ruolo indiretto nel climatico raffreddamento di circa 2,7 milioni di anni fa. Questo è quanto ha affermato Woodard.

Gli scienziati hanno riportato in dettaglio i loro risultati, il 23 ottobre, sulla rivista Science.

Fonte : http://www.livescience.com/49001-antarctic-ice-sparked-pliocene-ice-age.html

Michele