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La sottile relazione fra cicli solari, piogge (e frane e alluvioni…) in Italia

Il clima terrestre e le sue variazioni sono governati da una serie di fattori geologici (emissioni dai vulcani, posizione dei continenti e delle catene montuose), atmosferici (quantità di copertura nuvolosa, tenore di gas – serra) e astronomici (parametri orbitali e cicli solari): tutti insieme contribuiscono a stabilire le condizioni climatiche e meteorologiche sulla superficie terrestre. Queste variazioni sono diventate più sensibili da quando, 2 milioni di anni fa, si sono formate le grandi calotte polari permanenti anche nell’emisfero boreale dopo che quella Antartica era già presente da oltre 30 milioni di anni. Nell’emisfero australe la corrente circumpolare blocca gli scambi termici con le latitudini australi più basse, mentre nell’emisfero settentrionale l’Oceano Atlantico disposto nord – sud costituisce invece un ottimo corridoio per gli scambi termici fra le basse e le alte latitudini boreali e il ciclo solare, con le variazioni di intensità della radiazione che comporta, ha un effetto piuttosto importante su questo sistema, regolando persino la quantità delle piogge nel Mediterraneo.  Vediamo come succede, con una postilla su possibili relazioni fra queste grandezze e una estate che stenta a decollare.
LE GRANDEZZE CHE INFLUENZANO LE VARIAZIONI CLIMATICHE PERIODICHE IN EUROPA.
Qualche anno fa scrissi un post sulla Oscillazione Artica, un indice che viene determinato confrontando nell’emisfero boreale la pressione atmosferica delle alte latitudini con quella delle medie e che ha una certa influenza sulle temperature. Non c’è una relazione deterministica fra Oscillazione Artica e temperature, ma in genere quando questa ha un valore alto dalle nostre parti le temperature sono più alte della media e viceversa. Mi ricordo che all’epoca le previsioni della NOAA (quelle attuali sono queste) la davano parecchio in calo: era gennaio e pensai che forse sarebbe venuta una bella ondata di freddo, il che si verificò davvero! Da allora osservo spesso sul sito della NOAA l’andamento di questo indice.
L’Oscillazione Artica è piuttosto irregolare, mentre ci sono altri due indici atmosferici che invece si propongono con una certa regolarità, la AMO (Multidecadal Atlantic Oscillation) e la NAO (North Atlantic Oscillation).
Il fatto curioso è che specialmente la NAO viene governata da fattori astronomici e non solo dalla stagione.
Come è noto la posizione del Sole nel corso dell’anno determina l’avvicendarsi delle stagioni e questo grazie la sua influenza sulla posizione delle figure atmosferiche principali; ad esempio il centro dell’anticiclone delle Azzorre si muove lungo un asse N/S nell’Oceano Atlantico e raggiunge il punto più a nord tra Giugno e Luglio e quello più a sud tra Gennaio e Febbraio, perchè si sposta nel corso dell’anno seguendo con un leggero ritardo la posizione  del Sole allo zenit. Il movimento è provocato dalle differenze stagionali nell’angolo di incidenza dei raggi solari e quindi della posizione dell’area di massimo riscaldamento.
Allo stesso modo ci sono differenze climatiche importanti che dipendono dalle variazioni dell’intensità della energia che arriva sulla Terra dovute ai cicli solari undecennali di attività. Questi cicli furono scoperti all’inizio del XIX secolo dal grande astronomo William Herschel in un modo piuttosto curioso: trovò che le variazioni nel numero di macchie solari erano in sintonia con i prezzi del grano in Gran Bretagna e ciò gli suggerì una relazione fra intensità dell’attività solare e condizioni climatiche. È ormai chiaro che in genere al diminuire della attività solare aumenta a scala globalel a copertira nuvolosa .
L’INFLUENZA DEI CICLI SOLARI SUL CLIMA NELL’ATLANTICO SETTENTRIONALE E IN EUROPA
Il clima europeo è influenzato dalle variazioni della AMO e della NAO. La AMO è un indice ricavato dalle temperature delle acque superficiali dell’Atlantico Settentrionale ed indica il loro scostamento da un valore medio. Si noti che questo valore medio viene raggiunto solo durante le fasi di variazione da una AMO negativa a una AMO positiva e viceversa: in genere l’indice si pone su valori molto più alti o molto più bassi del normale.
La figura 1 mostra l’andamento della AMO dal XX secolo a oggi. Si nota come una fase ad anomalia “calda” è stata presente tra gli anni ’30 e gli anni ’60 del XX secolo, mentre una fase ad anomalia “fredda” ha caratterizzato il periodo tra la metà degli anni ’60 e gli ’80.
I fattori che influenzano la AMO sono ancora oggetto di dibattito: apparentemente la lunghezza dei suoi cicli, molto più lunga, è incompatibile con quella dei cicli undecennali solari e viene messa in relazione a variazioni nel sistema delle correnti dell’Atlantico Settentrionale in cui una corrente calda (quella del Golfo) scorre in superficie verso nord e correnti fredde scorrono in profondità verso sud.
Inoltre non ci sono dubbi che sul fatto che le principali eruzioni vulcaniche abbiano un effetto regolatore sulla AMO [1], visto che ce l’hanno a livello globale (ne ho parlato in diversi post – per esempio qui).
Ma l’indice che più domina ed influenza il clima europeo è la NAO (North Atlantic Oscillation), un coefficiente definito nel 1997 in base alla differenza fra la pressione normalizzata a Gibilterra e a Stykkisholmur in Islanda [2]. La NAO segue un ciclo di durata simile a quello solare, anche se come nel caso dei movimenti annuali dell’anticiclone delle Azzorre, la risposta della NAO ai cicli solari è leggermente sfalsata [3].
In buona sostanza, con una NAO positiva si rafforzano sia l’anticiclone delle Azzorre che le depressioni islandesi. Faccio una precisazione: dico “le depressioni” perchè mentre l’anticiclone delle Azzorre è statico ed è sempre lo stesso, nell’Atlantico settentrionale le depressioni si formano di continuo e si muovono più o meno velocemente verso est (o sudest), susseguendosi nel tempo: quindi abbiamo “sempre” UNA depressione dell’Islanda ma non è mai la stessa.
Una maggiore forza di queste figure atmosferiche è indubbiamente in relazione con la maggiore radiazione solare perchè maggiore è il riscaldamento equatoriale, maggiori sono gli scambi termici con l’Artico e quindi si capisce perchè i massimi della NAO si verificano dopo i massimi solari e i minimi si verificano dopo i minimi solari. Bisogna considerare anche nel bilancio del riscaldamento solare che l’Artico “incassa” meno calore delle medie e basse latitudini sia perchè i raggi solari lo colpiscono con un angolo minore, sia perchè essendo bianca per il ghiaccio, la superficie del mare e delle terre fa rimbalzare via buona parte della (poca) radiazione che lo colpisce.
Quindi più la NAO è alta, più le perturbazioni stanno verso nord e quindi il clima è più umido e più caldo del normale sul nord Europa e più secco e più fresco nell’area mediterranea. Al contrario una NAO debole porta precipitazioni inferiori alla media e clima più secco nell’Europa Settentrionale, mentre aumenta le piogge in Europa meridionale, ad esempio in pianura padana [4], in Calabria [5] e anche per la penisola iberica, dove è in stretta correlazione con il numero di frane che si verificano in Portogallo in un’area vicino a Lisbona [6].
La NAO governa anche lo spessore degli anelli di crescita degli alberi [7] e pertanto proprio studiando la dendrocronologia si possono avere buone indicazioni delle sue alternanze nel passato.
CICLI SOLARI ED EVENTI METEORICI ESTREMI IN ITALIA
Le variazioni di intensità delle precipitazioni ed altre variazioni indotte da AMO e NAO hanno avuto un forte impatto nella vita sociale italiana. Ad esempio il boom dello sci di massa durante gli anni ’70, oltre alla pubblicità fornita dalle eccellenti prestazioni di alcuni atleti di nazionalità italiana, è stato favorito da autunni piovosi e freschi promossi dalla fase fredda dettata in quegli anni dalla AMO, grazie ai quali fu ottenuta una copertura nevosa ottimale.
La NAO invece, strettamente dipendente dal ciclo solare, è alla base dell’alternanza fra treni di annate più freschi e piovosi, che si annidano intorno ai minimi in alternanza a treni di annate più calde e meno piovose intorno ai massimi e pertanto si può affermare che i cicli solari governano il tempo in Italia e altrove in Europa.
Come corollario, in un Paese come il nostro, le fasi in cui il valore dell’Oscillazione dell’Atlantico Settentrionale è bassa, corrispondendo a piogge copiose, sono anche quelle durante le quali avviene un maggior numero di eventi alluvionali e franosi [8].
La figura 3, di Nicola Casagli, correla i numeri delle vittime di catastrofi idrogeologiche in Italia con i cicli solari. Si può notare che le alluvioni non presentano una distribuzione casuale nel tempo ma tendono a raggrupparsi in cluster temporali, annidati intorno ai minimi. Fra queste catastrofi sono considerati anche eventi fondamentalmente di natura antropica (i disastri delle dighe di Gleno, Vajont e Stava), perchè i problemi sono stati innescati da periodi anomalmente piovosi.
Si può notare anche che la serie di annate piovose si allunga proseguendo nei dintorni del massimo quando questo è debole come nel 1970 e in quello attuale: ed è la debolezza del ciclo solare n.24 ora in atto che ha prolungato il periodo di piogge correlato al minimo del 2008 e la storia italiana è punteggiata da una fitta serie di disastri idrogeologici che hanno investito un po’ tutto il Paese.
A me sembra pure di trovare una correlazione fra il tipo di alluvione e la AMO, perchè le modalità di questi disastri negli ultimi anni sono nettamente diverse da quelle di prima; gli eventi tipo quella del Po del 1951 e del 1966 (che non si limitò all’Arno!) hanno riguardato estesi bacini investiti da precipitazioni diffuse e continue, mentre quelle attuali sono il  riusultato di piogge fortissime in un luogo limitato e per un tempo limitato.
Oltre al riscaldamento globale (che ha aumentato a dismisura le temperature delle acque del Mediterraneo, facilitando l’evaporazione) è possibile che le modalità di svolgimento degli eventi degli ultimi anni siano correlate alla presenza di una AMO particolarmente alta, mentre le grandi alluvioni possano coprrispondere a valori della AMO più bassi.
COROLLARIO SU QUESTI GIORNI. Con questo non voglio entrare nel tema “l’estate sarà calda o fredda”: queste cosiddette previsioni mi lasciano piuttosto perplesso.
Però mi domando se il tempo di questi primi giorni di giugno, contrassegnato da forti pioggie e temperature abbastanza basse rispetto alla media sia una conseguenza della attività solare particolarmente scarsa che stiamo osservando, dato che come si vede in questo grafico della NOAA, anche la NAO è particolarmente bassa
[1] Knudsen et al (2014). Evidence for external forcing of the Atlantic Multidecadal Oscillation since termination of the Little Ice Age. Nature communications DOI: 10.1038/ncomms4323J
[2] Jones et al (1997). Extension to the North Atlantic Oscillation using instrumental pressure observations from Gibraltar and south-west Iceland. Int. J. Climatol., 17, 1433–1450
[3] Scaife et al (2013). A mechanism for lagged North Atlantic climate response to solar variability. Geophysical Research Letters 40, 434–439
[4] Zanchettin, A. Rubino, P. Traverso and M. Tomasino 1,2 (2008) Impact of variations in solar activity on hydrological decadal patterns in northern Italy. Journal of Geophysical Research, vol. 113, D12102, doi:10.1029/2007JD009157
[5] Ferrari et al (2013) Influence of the North Atlantic Oscillation on winter rainfall in Calabria (southern Italy) Theor Appl Climatol 114:479–494 DOI 10.1007/s00704-013-0856-6
[6] Zezere et al (2005): Shallow and deep landslides induced by rainfall in the Lisbon region (Portugal): assessment of relationships with the North Atlantic Oscillation. Natural Hazards and Earth System Sciences, 5, 331–344, 2005
[7] Piraino e Roig-Junent (2013) North Atlantic Oscillation influences on radial growth of Pinus pinea on the Italian mid-Tyrrhenian coast. Plant Biosystems http://dx.doi.org/10.1080/11263504.2013.770806
[8] Canuti et al 1985: Correlation between rainfall and landslides, Bulletin International Association Engineering Geology, 32, 49–54

Il mio quadro, il prossimo inverno ….

Il presente articolo è una proiezione del prossimo inverno che prende spunto dallo studio di nove grandi inverni registrati sulla nostra penisola italiana ( visionare il precedente articolo), partendo dal rianalisi di: Attività solare; ENSO, QBO, indice “aa”; riscaldamenti sratosferici e configurazioni planetarie/lunari.

Osservazioni precedenti 5 grandi ondate di gelo italiane in riferimento all’attività solare

• 2 eventi si sono verificati nel massimo solare, nei dintorni di pesanti variazione del flusso solare (ΔSF di circa +/- 150 punti).

• 2 eventi si sono verificati nel minimo solare, in particolare poco prima dell’uscita/inizio della rampa di salita ciclo solare, con un SF compreso fra 70-80. Queste situazioni sono lo specchio di quello che abbiamo vissuto pochi anni fa. Mi riferisco alle stagioni invernali (nevose) registrate nel 2009-10; 2010/11; 2011/12 (Uscita dal minimo solare SC23).

• Per l’inverno 1929 abbiamo pochi dati.

Osservazioni precedenti 9 grandi ondate di gelo italiane in riferimento all’indice geomagnetico “aa”

• L’indice geomagnetico nei nove inverni persi in esame oscilla tra 16-26. Chiara conferma del ruolo cardine dell’attività solare (debole) nelle vicende invernali. In particolare si osservi la debole attività solare registrata fra il ciclo solare 19 e 20. Inverni 1963, 1968, 1971. Vedi immagine sotto riportata.

Osservazioni precedenti 9 grandi ondate di gelo in riferimento agli indici ENSO & QBO

• Tutti gli eventi si sono verificati durante fasi stabili del ciclo Enso o durante deboli o moderati episodi della Ninà, con una QBO a 30hPa negativa o leggermente positiva. Una sola grossa andata di gelo si è verificata con la QBO positiva.

Il forcing principale è l’attività solare nel minimo (termine del minimo solare/inizio della rampa di salita) e nel massimo (qui solo ed esclusivamente durante le pesanti variazioni dell’attività solare – vedi il SF). Questi sono i due momenti possibili di innesco di destabilizzazioni della colonna Strato-Tropo. In conclusione sembra emergere un certo carattere periodico (5-8 anni). Probabilmente questa ciclicità è dovuta proprio all’attività solare, con la sua alternanza fra MIN-MAX-MIN etc…

Credo quindi che la base di partenza per avere un inverno con forti connotati freddi e nevose (nel breve termine – anno) sia l’osservazione del ciclo ENSO (con la sua forte influenza sulla Troposfera) & la fase della QBO.

I riscaldamenti stratosferici possono aiutare, attraverso la pesante destabilizzazione della colonna strato-tropo, ma quest’ultimi ritengo che sono l’ultima possibilità o piccolo aiuto per avere un’inverno rigido sul nostro paese o brevi episodi.

L’inverno in Italia stagione 2015-2016, la mia proiezione

Le configurazioni planetarie come possibile innesco di variazioni solari e ripercussioni sul circuito elettrico globale terrestre. Quattro finestre temporali.

09/10-Dicembre-2015 : Ingresso luna nuova del 11-12

22/23 Dicembre 2015 : Solstizio d’inverno ; Ingresso in luna piena del 25-12; Uscita dal Perigeo lunare del 21; Entrata nell’allineamento planetario Mercurio-Sole-Venere-Marte del 24.

1_Mercurio-Sole-Venere-Marte 24122016

08-09 Gennaio 2016 : Ingresso in luna nuova del 10 : Ingresso nell’allineamento planetario Saturno-Venere-Terra del 9.

1_Saturno-Venere-Terra 09012016

13-14 Gennaio 2016 : Ingresso nel perigeo lunare del 15; Ingresso nell’allineamento planetario Sole-Mercurio-Terra del 14.

1_Sole-Mercurio-Terra 14012016

…………

Oggi, i principali indici e la proiezione

QBO = 12.79 ;

Indice MEI = 2.308 ;

Attività solare = Inizio della rampa di discesa, nessuna oscillazione significativa dell’attività solare. Non siamo in un minimo prolungato o uscita dal minimo o massimo con oscillazioni dei campi polari o SF significativo.

……..

CONCLUSIONE – Ritengo che l’unica possibilità o speranza di avere un minima destabilizzazione della colonna troposferica terrestre possa arrivare solamente dalla Stratosfera con un possibile riscaldamento stratosferico. Tuttavia, l’attuale valore positivo ed elevato della QBO non aiuta. Quindi, a mio parere, i brevi periodi di destabilizzazioni dell’intera colonna atmosferica potrebbe cadere a cavallo delle quattro date riportate in precedenza.

Resterebbe poi da inquadrare il posizionamento (movimento e localizzazione) delle masse d’aria gelide sui continenti (europeo ? asiatico ? o nord-amercano ?).

Tanti punti interrogativi …. in un regime climatico così sfavorevole …

P.S. Le date sopra riportate chiaramente sono anche il centro o focus di possibili e significative ripercussioni geologiche sul nostro pianeta.

Michele

Nuove prospettive per le previsioni climatiche nel lungo termine ?

Il ciclo naturale di 11 anni dell’attività solare sta apparentemente influenzando nel lungo termine, le fluttuazioni climatiche nell’emisfero settentrionale. Un team internazionale di scienziati del centro Helmholtz GEOMAR ha dimostrato che la cosiddetta North Atlantic Oscillation (NAO), uno dei modelli di circolazione dominanti dell’emisfero settentrionale, è bloccato in fase con la decennale attività solare e con un ritardo che va da uno a due anni. Lo studio, è stato presentato recentemente sulla rivista internazionale Nature Communications. La carta : http://www.nature.com/ncomms/2015/150915/ncomms9268/full/ncomms9268.html

Le previsioni climatiche per periodi di diversi anni sono affidabili ? Oppure lo sono solo per brevi periodi di più giorni? Un nuovo studio condotto da scienziati del centro GEOMAR ha rilevato che il noto ciclo di 11 anni dell’attività solare influisce sullo sviluppo, nel lungo termine,  dei sistemi di pressione su larga scala nell’emisfero settentrionale.

Per le loro indagini gli scienziati hanno usato un accoppiato modello oceano-atmosfera. Inoltre, questo modello comprende un modulo interattivo chimico che può ad esempio far fronte con l’effetto della radiazione ultravioletta (UV) nell’atmosfera. Questo componente aggiuntivo sembrerebbe essere fondamentale per la trasmissione delle variazioni della radiazione solare che potrebbero avere solo un piccolo impatto diretto sulla superficie terrestre, attraverso un meccanismo complesso dalla stratosfera (10-50 km di quota) alla bassa atmosfera.

“Abbiamo effettuato diversi esperimenti”, dice il Dott Rémi Thiéblemont del GEOMAR, autore principale dello studio. “Abbiamo condotto esperimenti su modello che ricopre un periodo di 145 anni, con e senza l’influenza dell’attività solare”. L’influenza del sole potrebbe chiaramente essere individuata nella cosiddetta North Atlantic Oscillation, che è grosso modo la differenza di pressione tra le Azzorre e l’islanda. Il rapporto tra questi due sistemi di pressione spesso determina il tempo in Europa per periodi di tempo più lunghi, ad esempio se i mesi invernali saranno caldi e tempestosi o freddi e nevosi. I ricercatori hanno scoperto un intervallo di tempo tra le variazioni della irradianza solare e modelli della pressione atmosferica, di circa uno o due anni, che possono essere spiegati attraverso l’interazione tra l’atmosfera e l’oceano. Confrontando i due esperimenti con o senza attività solare, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare per la prima volta che l’irraggiamento solare funge da fase di aggancio per l’oscillazione del Nord Atlantico. In questo contesto, un aumento della prevedibilità della fase NAO decennale può essere previsto.

Serie temporali dell'attività solare (in basso) e la North Atlantic Oscillation in due simulazioni del modello, senza (blu) e con (giallo) forcing solare. Credit: Grafica, GEOMAR.

“Il fatto che la circolazione nell’alta atmosfera risponde in modo significativo alle fluttuazioni solari, è già noto”, dice il Prof. Dr. Katja Matthes, promotore e co-autore dello studio della GEOMAR. “Con questo nuovo studio, possiamo dimostrare la trasmissione del segnale alla superficie terrestre e la sua interazione con l’oceano, e d’altra parte si può dimostrare l’importanza delle reazioni chimiche nell’accoppiamento“. Finora, la maggior parte dei modelli climatici globali non hanno né una risoluzione sufficiente nella stratosfera né componenti chimici interattivi. “Anche se l’effetto solare sul North Atlantic Oscillation spiega solo una piccola percentuale della varianza totale, la stretta relazione tra l’attività solare e la fase della North Atlantic Oscillation è un indicatore importante per migliorare la prevedibilità della variabilità del clima”, secondo quanto dice il dottor Thiéblemont.

C’è ancora molta strada da fare, per avere successo nelle previsioni ed avere una certa affidabilità nel lungo termine, fino a un decennio.

Tuttavia, per avere successo è importante comprendere le fluttuazioni solari, così conclude il professor Matthes.

 

Fonte : http://phys.org/news/2015-09-perspectives-long-term-climate.html

Relazione fra l’oscillazione del pacifico decadale (PDO) e gli storici terremoti di M>7

Coerenza spettrale tra le oscillazioni climatiche e i terremoti storici con M>7 registrati in tutto il mondo

di Nicola Scafetta e Adriano Mazzarella

Nat Hazards

DOI 10.1007/s11069-014-1571-z

In questa ricerca abbiamo confrontato il database dei significativi terremoti storici ripresi dal NOAA, con alcuni indici climatici tipici e la lunghezza del giorno (LOD). La registrazione della decade oscillazione del pacifico (PDO) è stata principalmente adottata perché la maggior parte dei terremoti analizzati si sono verificati lungo i confini terrestri della placca del pacifico. Il catalogo NOAA contiene informazioni sui terremoti distruttivi. Utilizzando un’analisi spettrale avanzata ed altre metodologie, abbiamo scoperto che l’annuale comune frequenza dei terremoti con magnitudo M>7 con la frequenza della PDO, sono comuni con periodi di circa 9-, 20-, e da 50- a 60- anni, che si trovano tipicamente nelle registrazioni climatiche e nelle armoniche solari e lunari. Le due registrazioni sono negativamente correlate su una scala temporale di 20- anni e tra 50- a 60- anni di tempo e positivamente correlate su 9 anni e su tempi inferiori. In questo studio, usiamo un semplice modello armonico per prevedere la frequenza annua dei terremoti significativi con magnitudo M≥7 per i prossimi decenni. I prossimi 15 anni dovrebbero essere caratterizzati da una attività sismica relativamente alta con M≥7 (in media 10-12 eventi all’anno) con possibili massimi nel 2020 e 2030 e un minimo nel 2040. Sulla scala di 60 anni, il LOD si trova ad essere fortemente correlato con le registrazioni dei terremoti (r = 0.51 per 1900-1994, e r = 0,95 per 1910-1970). Tuttavia, le variazioni LOD sembrano essere troppo piccole per essere il trigger primario del sisma. I nostri risultati suggeriscono che i grandi terremoti sono attivati da deformazioni indotte dalla crosta, e/o legati a oscillazioni climatiche e oceaniche indotte da forzanti astronomiche che regolano anche il LOD.

Figure n°2 e 7 riprese dal documento

Fig.2

Terremoti di magnitudo M>7 dal 1900. La data di occorrenza è indicata dal colore. Il pannello alla sinistra rappresenta la frequenza dei terremoti ed il grado di latitudine.

Fig.7

Sequenza della frequenza annuale dei terremoti con magnitudo M>7 adattata con due funzioni di regressione con periodi di 54 e 60 anni, con in più i cicli di 9 e 20 anni.

 Dalle conclusioni :

“…Poiché l’oscillazioni osservate sono coerenti con le note armoniche astronomiche (Scafetta 2010b, 2012b, 2013b, 2014c) concludiamo che la comprensione di come la lunare, solare, ed eventuali altre forzanti astronomiche forzanti possono agire sulla geofisica della Terra è fondamentale per far progredire questo campo di ricerca. Infatti, dal momento che dall’antichità babilonia e successivi si è ritenuto possibile l’esistenza di un’influenza astronomica sul cambiamento climatico e su numerosi pericoli naturali, come i terremoti, l’inondazioni e le carestie (Plinio il Vecchio, AD 77-79; Forbes 1966). Tuttavia, anche se così, i meccanismi fisici sono ancora poco conosciuti.”

Fonte : http://link.springer.com/article/10.1007/s11069-014-1571-z

Michele

La distribuzione spaziale delle temperature invernali nell’emisfero settentrionale durante le diverse fasi del ciclo solare

  1. V. Maliniemi
  2. T. Asikainen and
  3. K. Mursula

doi: 10.1002/2013JD021343

 

Riassunto

Diversi studi recenti stanno rilevando che la variabilità del clima invernale dell’emisfero settentrionale è connessa con diversi parametri dell’attività solare. Anche se questi risultati indicano sempre più un qualche tipo di modulazione solare sul sistema di circolazione stratosfera-troposfera e la temperatura superficiale, attualmente le opinioni sul preciso meccanismo e sullo specifico innesco solare differiscono. I driver o guide proposti comprendono, ad esempio, la radiazione totale solare (TSI), la radiazione solare ultravioletta (UV) , i raggi cosmici galattici e le particelle energetiche della magnetosfera. Mentre alcuni di questi driver sono difficili da distinguere a causa delle loro variazioni minime nel corso del ciclo solare, altri driver suggeriscono evidenti differenze nella loro evoluzione durante il ciclo solare. Ad esempio, l’attività geomagnetica e il picco del flusso delle particelle magnetosferiche seguono il ciclo solare, esclusivamente nella fase discendente del ciclo delle macchie solari, mentre la TSI e la radiazioni UV, seguono più da vicino, nella sua totalità (sia nella fase di ascesa e discesa), il ciclo delle macchie solari. In questo lavoro, le variabili utilizzate sono: 13 cicli solari, dal 1869 al 2009, le temperature superficiali invernali, l’oscillazione del Nord Atlantico (NAO). Le variabili sono state analizzate durante le quattro diverse fasi conosciute del ciclo delle macchie solari : il minimo, la fase ascendente, il massimo e la fase di declino.

 

I quattro possibili meccanismi di amplificazione solare in relazione alle 4 fasi di ogni ciclo solare

Rileviamo differenze significative nei modelli di temperatura tra le quattro fasi del ciclo. Il che indica una modulazione del ciclo solare sulle temperature superficiali invernali. Tuttavia, il modello più chiaro delle anomalie della temperatura non viene rilevato durante il massimo o il minimo delle macchie solari, ma durante la fase di declino, quando l’andamento della temperatura ricorda da vicino il modello trovato durante la fase di NAO positiva. Inoltre, troviamo lo stesso modello, 100 anni fa, durante i cicli dalla bassa attività, suggerendo che il modello è in gran parte indipendente dal livello complessivo dell’attività solare.

 

Fonte : http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2013JD021343/abstract

 

Michele