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Aumento dell’attività sismica legata alle anomalie di El Niño?

Si tratta di un argomento estremamente controverso nella scienza, come ci spiega , del famoso sito Metsul.com. Anche negli anni ’80, Daniel A. Walker, dell’Istituto di Geofisica presso l’Università delle Hawaii, ha pubblicato uno studio che collega il verificarsi di terremoti nella parte orientale della catena del Pacifico (East Pacific Rise o EPR, è situata lungo il margine orientale del Pacifico ed è un vasto e basso rigonfiamento sul fondo oceanico. Questa elevazione si erge fino a circa 3 Km al di sopra del circostante fondo oceanico e si estende mediamente per circa 3000 Km. E’ presente una zona centrale di avvallamento, ma ha scarsa rilevanza dal punto di vista topografico. L’elevazione interseca l’America Settentrionale nel golfo di California, e la sua continuazione riappare al largo dell’Oregon e si estende nel golfo d’Alaska. I due segmenti del sistema d’elevazione sono collegati dalla faglia di Sant’Andrea), e gli episodi di El Niño (acque calde dell’Oceano Pacifico nella regione equatoriale). Con oltre 285 mesi di dati fino a settembre 1987, Walker ha trovato una sorprendente coincidenza tra l’energia dei terremoti nella regione e ricorrenti episodi Niño in EPR.

I ricercatori si sono concentrati sulla micropiastra dell’Isola di Pasqua (Cile), perché è relativamente isolata da altri faglie, il che la rende più facile da distinguere nei cambiamenti causati dal tempo. Dal 1973, l’arrivo periodico di El Niño è stato accompagnato da una maggiore incidenza di tremori nei fondali marini, con una magnitudo compresa tra 4 e 6 gradi. Gli scienziati che appoggiano la teoria della correlazione tra El Niño e la sismicità sostengono che il fenomeno aumenterebbe il livello del mare, generando un maggiore peso e aumentando la pressione di fluidi nelle rocce dal letto dell’Oceano Pacifico.

L’argomento è molto controverso in geologia. El Niño potrebbe causare o è il risultato di attività sismica? Sarebbe un cambiamento importante e improvviso nel profilo di temperatura del Pacifico, in fase di transizione da El Niño o La Niña, che porterebbe a un aumento dell’attività sismica? O non hanno alcuna correlazione?

AG Hunt critica il lavoro di Walker nel suo studio (“Predittori sismici di El Niño rivisitati”), pubblicato nel 2000, osservando che tutti gli eventi di El Niño dal 1960 (forse con l’eccezione della manifestazione del 1982) sono stati preceduti da un cambiamento del livello del mare (inferiore nel Pacifico orientale e più alto in quello Occidentale). “Se un aumento delle condizioni oceaniche associate a livello di El Niño può essere in grado di indurre un aumento dell’attività sismica nella catena orientale del Pacifico (EPR), livelli così bassi potrebbero essere in grado di generare lo stesso effetto”, dice. Dice anche che i cambiamenti nel livello degli oceani nell’ordine che si osserva (legato al trasferimento di massa di acqua nei cicli ENSO) comportano variazione trascurabili nella pressione, e che sarebbe sufficiente a cambiare la frequenza dei terremoti (sismicità)

Controversie, del resto, che sono presenti anche nel lavoro di Walker (“Sismicità della East Pacific Rise: correlazioni con l’indice di oscillazione meridionale”), che rilevano come una volta appurato il ruolo del vento nello scatenare il fenomeno oceanico-atmosferico El Niño, la teoria che il riscaldamento è causato da attività vulcanica sul fondo dell’oceano sarebbe usa e getta. “La correlazione apparente tra El Niño e terremoti è solo una coincidenza”, conclude.

Un altro ricercatore, che ha affrontato il controverso argomento El Niño / sismicità, era Serge guilas (“L’analisi statistica del El Niño-Southern Oscillation e la sismicità marina e terrestre nel Pacifico tropicale orientale”). Nel suo studio, ha concluso che l’aumento dell’attività sismica nella regione orientale della catena del Pacifico nasce da un forte gradiente di temperatura della superficie del mare in movimento da est a ovest, portando ad un livello inferiore del mare a Oriente, e una riduzione della pressione nel letto marino a pochi chilopascal (kPa), stabilendo che i valori più alti della SOI (Southern Oscillation Index) portano più terremoti in 2, 3 e 6 mesi di fila, e valori più bassi dell’oscillazione meno terremoti.

In uno studio intitolato “Magma e ciclo El Niño“, pubblicato nel giugno 2011, i ricercatori Herbert R. Shaw e James G. Moore dell’USGS (United States Geological Survey) hanno riportato che grandi colate laviche sottomarine, a loro volta, potrebbero produrre anomalie termiche in grado di interrompere il processo ciclico del mare, il che può essere un fattore nella genesi di El Niño. Secondo i ricercatori, i principali eventi magmatici associati alla fluttuazione della sismicità lungo la catena del Pacifico orientale, sono possibili a intervalli più lunghi e potrebbero spiegare episodi di grande entità di El Niño, come il 1982-1983.

In un altro articolo (“Tettonica a placche e il ciclo El Niño“), pubblicato nell’aprile 2003, Maria Gausman analizza la frequenza dei terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami e la loro correlazione con il SOI (Southern Oscillation Index), una variabile utilizzata per monitorare il ciclo ENSO nel Pacifico equatoriale. “La correlazione delle varie attività tettoniche con la SOI non ha mostrato alcuna correlazione tra gli eventi.” Nel grafico dello studio (sopra), tuttavia, lo scienziato evidenzia un maggior numero di terremoti immediatamente precedenti e seguenti eventi gli eventi temporali di El Niño.

Quindi, ci sono studi scientifici che sostengono diverse teorie che sono ancora contraddittorie, e l’argomento solleva ancora più domande che risposte, come del resto è fatta la scienza in generale.

Fonte : http://www.meteoportaleitalia.it/sismologia/sismologia/editoriali-sismologia/15956-il-controverso-rapporto-tra-el-nino-e-l-attivita-sismica-nel-pacifico.html

Olocene – L’evoluzione dell’El Niño, rilevata dalle misure dei bio-marcatori prodotti dalle pioggie nelle isole delle Galápagos

di ZhaohuiZhang a,b, GuillaumeLeduc c,d, Julian P.Sachs a

 

a University of Washington, School of Oceanography, Seattle, WA 98195, USA

b State Key Laboratory for Mineral Deposits Research (Nanjing University), School of Earth Sciences and Engineering, Nanjing University, 22 Hankou Road, Nanjing, 210093, China

c Kiel University, Institute of Geosciences, Kiel, Germany

d CEREGE, UMR7330, Aix-Marseille Université, CNRS, IRD, Europôle de l’Arbois, BP80, 13545, Aix-en-Provence Cedex 4, France

 

Riassunto

El Niño-Southern Oscillation (ENSO), rappresenta la più grande perturbazione sul sistema climatico su una scala di tempo inter-annuale, ma la sua evoluzione dalla fine dell’ultima era glaciale rimane dibattuta, a causa della mancanza di documenti inequivocabili sul ciclo ENSO che durano poco più di qualche secolo. Le variazioni del rapporto di concentrazione dell’isotopo di idrogeno, dei lipidi prodotti dall’alga verde Botryococcus braunii (alga che fiorisce durante le piogge dell’El Niño, nelle Isole Galapagos) –Fig.1-, indicano che l’iniziale olocene 9200-5600 BP (BP : prima del presente) è stato caratterizzato da un’alternanza di eventi estremi dell’El Niño, in intensità e/o frequenza, della durata di un secolo o più. I nostri dati, ricavati dai campioni prelevati dalle regione dove occorre l’ENSO, chiamano quindi in causa precedenti studi che evidenziavano la mancanza dell’El Niño nell’iniziale olocene. In accordo con le altre deleghe, provenienti dal Pacifico tropicale, di 5600-3500 BP, che evidenziano un continuo periodo di debole attività dell’El Niño, così come tra il 1000-1500BP. Per il resto dei restanti ultimi 3500 anni, l’attività dell’El Niño è stata tra il moderato o l’alta. I periodi di forte o frequente El Niño tendono a verificarsi durante i picchi dell’attività solare e durante le estese siccità nelle grandi pianure degli Stati Uniti, collegati agli eventi della Niña. Questi mutevoli modalità del ciclo ENSO, in tempi millenari e multi-secolari, potrebbero essere stati causati da variazioni nelle entrate stagionali dalla radiazione solare, associate alla precessione degli equinozi e/o variazioni dell’attività solare, rispettivamente. –Fig.8-.

 

Fig.1

Fig.1. Precipitazioni nel pacifico tropicale e indicazione della posizione del lago di ElJunco

Mappa della pioggia annuale media. Visualizzazione della posizione delle isole Galápagos. Banda delle forti precipitazioni indicate da l’ITCZ, mappa delle Isole Galápagos che ci mostra la località di San Cristóbal e la posizione del lago El Junco lago e foto panoramiche del lago di El Junco nel mese di settembre, 2004. La freccia indica il confine (trabocco) del lago.

Fig.8

Fig.8. Olocene, registrazioni paleoclimatiche provenienti dalle regioni ENSO-sensibili

Le concentrazioni, nei sedimenti, del Botryococcene a El Junco. Valori δD di botryococcenes nei sedimenti a El Junco sedimenti. I periodi di forti precipitazioni sono indicati dalle barre gialle, con l’aggiunta degli ultimi due secoli in cui l’ENSO probabilmente aumentata senza alcun segnale distinguibile a El Junco (vedi il testo per la discussione dettagliata). SST a ovest della Baja Californiana (Marchitto et al., 2010). Funzione della densità di probabilità (PDFs) degli eventi di siccità nelle grandi pianure centrali del Nord America (Miao et al., 2007) e variabilità dell’irraggiamento solare, come stimato dai nuclidi di origine cosmogenica (10Be) rilevati dai carotaggi nei ghiacci in Groenlandia (Vonmoos et al., 2006), utilizzando la procedura di filtraggio descritta da Marchitto et al. (2010).

 

Fonte : http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012821X14004634

 

Michele

I fossili delle vongole, rilevano la storia degli ultimi 10 mila anni dell’Enso

Una squadra di ricerca in Perù, con membri provenienti dalla Francia, dal Perù e dagli Stati Uniti, ha trovato il modo per ottenere la traccia dell’El Niño (ENSO), andando indietro fino a diecimila anni. Nel loro articolo pubblicato sulla rivista Science, il team riporta che il loro studio condotto sui fossili delle vongole ha rivelato chiari modelli di ENSO, e riferisce che quest’ultimo non è andato aumentando di intensità nel corso dell’Olocene, come qualcuno sembra suggerire.

Le persone che hanno vissuto sulle rive dell’Oceano Pacifico, in Perù, nel corso di migliaia di anni e che hanno mangiato vongole per lungo tempo, gettavano le conchiglie in alcune zone di scarto. Zone che crescevano, fino a diventare enormi tumuli.

I tumuli sono discariche antiche che di solito contengono una miscela di gusci di molluschi, pesci, ossa di uccelli, ceramica, stoffa, carboncino, mais e altre piante. Credit: M. Carré / Univ. di Montpellier

In questa nuova fatica, i ricercatori hanno scavato molti di questi tumuli e fossili di vongole estratti, ed hanno trovato, insieme con lo sporco e residui carboniosi, e cioè resti di antichi fuochi utilizzati per cucinare la carne di vongole. Prendendo le misure degli isotopi di ossigeno nelle conchiglie, i ricercatori sono stati in grado di calcolare le temperature superficiali dell’oceano a 2-4 intervalli a settimana per tutta la vita delle singole vongole, mentre la datazione al radiocarbonio della sporcizia e del carbone rivela quanta strada hanno fatto le vongole nel tumolo. Esaminare più vongole a diverse profondità, nei tumuli, ha consentito la creazione di un vero e proprio registro storico delle temperature della superficie del mare. Questo ci ha permesso di tracciare il ciclo ENSO fino a 10.000 anni fa.

I grafici creati dal team di ricerca suggeriscono che il ciclo ENSO non ha tempi prevedibili e non è aumentato di forza nel corso dell’Olocene, come altri ricercatori hanno suggerito. Tuttavia sono stati rilevati alcuni modelli. Per esempio, durante il periodo che va da circa 4.000-5.000 anni fa, l’ENSO è stato relativamente debole, mentre durante il periodo che va dal 6.700-7.500 anni fa, le temperature oceaniche lungo la costa del Perù sembravano essere state falsate dalla posizione dell’acqua calda dell’El Niño (quando gli alisei spingono l’acqua calda nel Pacifico orientale).

Qui viene mostrato un grande tumolo di conchiglie (del periodo Inca), in un sito di studio nella valle di Ica, in Perù. Il clima è così secco, che anche le strutture in legno si sono conservate. Credit: M. Carré / Univ. di Montpellier

I risultati ottenuti dal team mettono in dubbio anche alcune teorie che sono state sviluppate per spiegare il motivo per cui si verifica l’ENSO, fra le quali  la teoria che suggerisce che l’ENSO è causa di una leggera oscillazione dell’orbita della Terra. Se così fosse, sembrerebbe logico concludere che una periodicità sarebbe identificabile nel corso dei diecimila anni, ma per il momento questo non sembra essere il caso.

 

Fonte : http://phys.org/news/2014-08-clam-fossils-year-history-el.html

 

Michele

Come il Sole ha causato il recente riscaldamento globale di Roger Andrews – 2°parte –

La prima parte di questa interessante ricerca, redatta da R.Andrews è disponibile al seguente link :  http://daltonsminima.altervista.org/?p=21304

Le relazioni fra i cambi delle temperature e gli eventi ENSO

La figura 11 mostra che i tre spostamenti verso l’alto delle registrazioni SST coincidono con il 1972-1976, 1986-1989 e 1997-2000, anni di transizione Niño – Niña, ma i dati SST sono troppo dispersivi per indicarci esattamente quando ciò si è verificano, in questo sezione vedremo detta questione da vicino. Ci occuperemo anche della questione e del perché, gli altri transitori o eventi Niño-Niña rientrano al di fuori di tali finestre.

Figura 11: Temperature globali superficiali del mare HadSST2, con gli eventi transitori Niño-Niña rimossi

La figura 12 mostra come le globali SST sono cambiate durante i cicli di transizione Niño-Niña-Niño-Niña dal 1981-1992.

Figura 12: Niño3.4 (scala di sinistra) in relazione con le temperature HadSST2 (scala di destra), 1982-1989 eventi ENSO

Le SST sono aumentate durante e dopo l’evento El Nino del 1982 (invadendo gli impatti del raffreddamento, causati dall’eruzione del El Chichón), è scese a livelli pre 1982 durante l’irregolare evento della Niña dal 1983-1986, per poi risorgere nel corso del 1987, con El Niño, per poi tornare ai livelli pre-1982 durante la Niña del 1988. Era dal recupero della Niña del 1988 che le temperature,  non si alzavano e stabilizzavano ad un livello superiore. (La stessa sequenza di eventi si era verificata già durante la precedente transizione 1969-1976)

Lo stesso schema si osserva nella figura 13. Figura che mostra come le SST globali, la temperatura superficiale dell’aria e le temperature della bassa troposfera sono cambiate durante la transizione degli eventi El Niño – Niña, dal 1997 al 2000. Lo spostamento verso l’alto in tutti e tre le registrazioni si è verificato durante il recupero da La Niña:

Figura 13: Le temperature HadSST2 in relazione con gli eventi ENSO tra il 1997 e il 2001

Evidentemente gli spostamenti non si verificano fino a quando le SST non si sono stabilizzate. E questo non avviene soltanto dopo la Niña finale indipendentemente dal numero dei fenomeni El Niño o Niña che lo precedono.

Il fatto che le figure 11 e 12 mostrano effetti di riscaldamento nella durata degli eventi della Niña, ma non durante El Niño  sembra un controsenso, dato che il calore arriva durante i cicli El Niño sulla superficie del mare, mentre La Niña raffredda. Ma dal 1960 ci sono stati due forti eventi El Niño che non hanno una transizione direttamente all’interno o all’esterno di una Niña, e gli impatti di tali eventi sulla SST globale variava da un minimo di zero:

Figura 14: Indice Niño3.4 (scala di sinistra) in relazione con le temperature HadSST2 (scala di destra), eventi El Niño del 1991 e del 2002

L’evento El Niño del 1991 ha generato una crescita delle temperature di ~ 0.1°C, dopo l’eruzione del Pinatubo ( tendenza al raffreddamento). Si può sostenere che il Pinatubo ha  soffocato questa particolare evento del El Niño, viceversa l’evento Niño 2002 ha avuto un grande impatto globale sulle SST, infatti non ci sono significative eruzioni vulcaniche di qualsiasi dimensione nel 2002.

Riassunto conclusivo :

  • Gli eventi El Niño di per sé non hanno alcun impatto permanente sulle temperature globali (e nel caso del 2002 El Niño nemmeno un impatto temporaneo). Gli spostamenti verso l’alto della temperatura globale a partire dal 1976 sono associati con La Niña e si verificano in corrispondenza o verso la fine degli eventi Niña.
  • Tuttavia, dal 1960 non ci sono stati eventi della Niña che non sono stati preceduti da un El Niño, quindi è ragionevole supporre che gli eventi del El Niño sono ciò che avvia il processo.

Fonte di calore introdotto dagli eventi ENSO

Gli spostamenti verso l’alto nelle registrazione della temperatura globale sono stati causati dal rilascio di calore in eccesso, dalle profondità del mare alla superficie del mare. Possiamo essere certi di questo perché, a) Non c’è nessun altro posto da dove il calore potrebbe provenire b) Il calore deve essere stato in eccesso altrimenti l’oceano non lo avrebbe rilasciato.

Con ogni probabilità tale calore in eccesso è stato immagazzinato nell’oceano durante il rapido aumento della TSI tra il 1910 e il 1960, che ha scaldato non solo la superficie del mare (Figura 15), ma ha anche scaldato gli strati dell’oceano sotto di esso.

Figura 15: ICOADS SST (scala alla sinistra in gradi °C) in relazione con la Shapiro TSI (scala alla destra, mediata, W/m2)

La brusca divergenza tra la registrata TSI e la SST, che è iniziata nel 1976 coincide con l’anno in cui il calore dell’oceano immagazzinato ha cominciato ad emergere. L’innesco è stata la serie di forti eventi ENSO che si sono conclusi in quell’anno al minimo delle macchie solari tra i cicli 20 e 21, la ridotta attività solare durante il ciclo 20, molto più debole rispetto ai precedenti cicli, potrebbe aver contribuito.

Che cosa ci aspetta prossimamente ?

In breve passeremo al massimo del ciclo di 24, e se la storia si ripete la corrente attuale della Niña finirà e ci sarà un altro spostamento verso l’alto delle temperature globali, così come ci è stato dopo i massimi dei cicli 22 e 23 (si noti che i cambiamenti nella Figura 16 sono tracciati al termine della Niña, nell’ultima sequenza Niño-Niña verso il basso nel 1965, lo spostamento è stato indicato di blu piuttosto che con una linea rossa):

Figura 16, Cambiamenti della temperatura globale (in rosso sù, blu in giù) in relazione al numero delle macchie solari

 

La storia si ripeterà? Probabilmente si, a condizione che vi sia ancora un po’ il calore in eccesso lasciato nell’oceano. Un altro fattore che potrebbe ritardare il cambiamento della temperatura, tuttavia, è un nuovo spostamento di fase del ciclo delle macchie solari collegato al ciclo ENSO. Il fatto che gli ultimi due spostamenti della temperatura si sono verificati con le macchie solari al massimo e i due precedenti al minimo delle macchie solari ci suggerisce che uno spostamento di fase si è verificato in qualche momento tra il 1976 e il 1990, molto probabilmente nel 1986, quando il sole del Nord campo magnetico nord polare ha raggiunto il minimo e quando c’è stata la transazione Niño- Niña dalla parte posteriore alla parte anteriore del ciclo delle macchie solari (Figura 2). E il campo magnetico polare nord del sole sta passando ancora una volta attraverso un minimo, anche se molto più debole. Se questo dovesse causare un altro sfasamento – e se la storia si ripete nuovamente – il mutamento della temperatura verrà ritardata fino al prossimo minimo solare, che secondo le previsioni della NASA non si verificherà fino al 2020.

Fonte : http://tallbloke.wordpress.com/2012/03/16/roger-andrews-how-the-sun-caused-all-the-recent-global-warming/

 Michele

 

Come il Sole ha causato il recente riscaldamento globale di Roger Andrews – 1°parte –

Quello che segue è il mio tentativo di condensare queste ipotesi in un racconto che utilizza i dati osservativi per illustrare come il ciclo solare, eventi ENSO e il rilascio di calore dell’oceano immagazzinato, e non i combinati gas artificiali e l’effetto serra, hanno causato il recente riscaldamento globale, che ha iniziato, per inciso, nel 1976.

Eventi ENSO e Cicli solari

La Figura n°1 riporta l’indice Niño 3.4 dal 1960 (l’ENSO bivariata, multivariata ENSO e l’oceanico indice Niño danno essenzialmente gli stessi risultati). Ho usato la comunemente accettata soglia di + /-0.5C per definire i singoli eventi di El Niño e la Niña, il vero e proprio attraversamento di questa zona (crossover di zero) a definire la transizione diretta tra gli eventi El Nino e la Ninà , e la durata di ciascun evento è dimostrata dalle strisce verticali rosse e blu.

Figura 1: Eventi ENSO definiti da l’indice Niño3.4 (El Niños rosso, la Niñas in blu)

Iniziamo con il sovrapporre il numero delle macchie solari sulle strisce ENSO. Osserviamo subito che c’è un’ampia periodicità negli eventi ENSO, ed una chiara relazione con il ciclo delle macchie solari: Figura 2: Eventi ENSO vs Sunspot Number (El Niño di rosso, la Niña in blu)

Passiamo adesso, con il  sovrapporre gli eventi del El Niño con il numero delle macchie solari. In questo caso troviamo una minore relazione.

Figura 3: Eventi El Niño in relazione con il numero di macchie solari

Adesso inseriamo dei numeri, in ordine, in riferimento agli eventi della Ninà

Figura 4: Eventi Ninà in relazione con il numero di macchie solari

Troviamo che le registrazioni degli eventi della Niña 1, 3, 4, 6 e 8 iniziano sul lato posteriore del ciclo delle macchie solari (conclusione del ciclo solare) e finiscono quasi esattamente al minimo delle macchie solari. Viceversa, gli eventi della Niña 5 e 7 inizia sul lato anteriore e terminano in corrispondenza o molto vicino al massimo delle macchie solari. L’attuale evento della Niña 9 sembra pronta, per seguire tale continuità. La sola Niña che non si adatta al modello è la numero 2. Emerge inoltre un’interessante modello ciclico, ossia una sovrapposizione di due cicli, con una periodicità ciascuno di 11-12 anni. Cicli 2,4,6,8 e cicli 3,5,7,9. Cicli che vengono spostati uno rispetto all’altro di 3-4 anni.

I nove eventi del El Niño, che sono il passaggio diretto agli eventi della Niña, mostrano una periodicità simile al ciclo delle macchie solari , nello specifico con gli eventi del El Niño 5, 7 e 9 che iniziano subito dopo il minimo delle macchie solari.

 Figura 5: Cicli del El Nino che sono la transizione verso gli eventi La Niña, in relazione con il numero di macchie solari

I sei eventi del El Niño che non hanno transizione verso gli eventi della Niña, corrispondono ampiamente sempre al ciclo delle macchie solare, come durata, ed hanno inizio dopo il minimo delle macchie solari nei cicli di 20 e 21 e dopo il massimo delle macchie solari nei cicli 22 e 23.

 Figura 6: I cicli El Nino non transitori in relazione con il numero di macchie solari

E ‘naturalmente possibile che queste correlazioni sono puramente casuali, ma le probabilità sono fortemente contro di essa. Credo che possiamo ragionevolmente concludere che il sole controlla gli eventi ENSO, anche se il meccanismo è ovviamente complesso.

L’impatto sul riscaldamento degli eventi ENSO

La figura 7 riporta le temperature superficiali del mare HadSST2 a partire dal 1960. Esse ci mostrano che il riscaldamento recente (SST) è iniziato con il brusco aumento della temperatura nel 1976 (le registrazioni della temperature dell’aria ci mostrano la stessa cosa). Esso dimostra inoltre che le recenti SST sono abbastanza e pesantemente distorte dagli impatti ENSO, come le 1972/73 e nel 1997/98 (El Niño), mentre la linea di tendenza (che approssima il gradiente progressivo riscaldamento) ci porterebbe a credere che il  riscaldamento era stato causato da l’effetto serra e che le distorsioni dovute ad i cicli ENSO non c’erano.

 Figura 7: Temperature globali superficiali del mare HadSST2, in gradi °C

Io non vedo una linea retta nel riscaldamento. Io noto che il riscaldamento si verifica in una serie di gradini verso l’alto a partire dal 1976 (con uno spostamento verso il basso in precedenza nel 1964/65) con degli intervalli di + / -10 anni di non riscaldamento tra i turni, rispecchiando ancora una volta la periodicità del ciclo delle macchie solari.  Ecco una approssimazione riportata di seguito.

Figura 8: Approssimazione dello spostamento delle temperature globali superficiali del mare HadSST2, in gradi °C

Ma la registrazione è troppo pesantemente distorta dagli impatti ENSO per essere assolutamente certi che ci sono dei cambiamenti, quindi il passo successivo è quello di rimuovere gli impatti ENSO.

Il modo accettato di fare questo è prendere un indice ENSO, di solito l’indice orientale del Pacifico equatoriale “Eastern Equatorial Pacific Cold Tongue Index” e utilizzare le relazioni di regressione per quantificare gli effetti delle variazioni di temperatura negli indici e quindi sottrarle dalle registrazioni delle SST. Tuttavia, questo approccio presuppone che la risposta globale delle SST è sempre direttamente proporzionale all’ampiezza degli eventi ENSO, il che non è vero, e che anche  gli eventi ENSO hanno un impatto soltanto nel  breve termine.

Un approccio più solido è semplicemente è quello di togliere gli eventi del El Niño e La Niña, intervalli delle registrazioni globali SST. Ho fatto questo eliminando tutti i mesi in cui l’indice Niño3.4 era superiore a 0.5°C o inferiore a 0.5°C, ed ho anche cancellato i periodi di raffreddamento dopo l’eruzioni del 1963, Agung e 1991, Pinatubo ed il raffreddamento dopo l’eruzione del Chichón del 1982.

La Figura 9 mostra ciò che resta:

Figura 9: Eventi vulcanici di raffreddamento rimossi dalle delle temperature globali superficiali del mare HadSST2, in gradi °C

I cambiamenti nelle registrazioni SST sono chiaramente visibili e si verificano durante gli eventi ENSO e non ci sono evidenze di un qualsiasi spostamento verso l’alto di dimensioni paragonabili agli intervalli tra gli eventi ENSO. Le linee di tendenza, infatti, mostrano un  raffreddamento netto anziché un riscaldamento durante questi intervalli. Fatta eccezione per il trend del 1964/65, che non è evidente nel registrazioni della temperatura dell’aria superficiale, gli stessi trend registrati nelle SST, si verificano nei cambiamenti delle registrazioni della temperatura globale dell’aria, vedi figura di seguito.

Figura 10: Temperatura superficiale dell’aria (rilevamenti GISS Stazione meteorologica, in rosso) e temperature della bassa Troposfera ( UAH TLT, in verde), eventi ENSO ed eventi vulcanici di raffreddamento rimossi

Ci possono essere alcune domande residue per quanto riguarda la misura in cui il sole controlla gli eventi ENSO, ma non credo che questi risultati lasciano molto dubbi sul fatto che il post riscaldamento del 1976 è stato causato da eventi ENSO e non dai gas serra artificiali.

 

– Fine 1° parte –

 

 Michele