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Niña, PDO-, AMO-: tre medicine che riducono la febbre della Terra

Introduzione

ENSO (ora Niña), PDO, AMO: si tratta di tre indici che descrivono anomalie di temperatura delle superfici degli oceani Pacifico ed Atlantico settentrionale, i cui effetti storicamente incidono molto sul clima e sul tempo dell’intero pianeta, inclusa ovviamente la cara, vecchia Europa e quindi anche l’Italia.

Di seguito si presentano brevemente tutti e tre gli indici, insieme ad altri ad essi correlati. Quindi si procede a qualche riflessione sul loro comportamento storico, specie durante eventi di Niña paragonabili a quello in corso. Infine si prova a tratteggiare le prospettive future suggerite dalle informazioni oggi disponibili e si riporta qualche “notizia di cronaca” a corredo.

Il presente articolo non pretende di giungere ad alcuna conclusione nuova e clamorosa; quanto riportato è in gran parte già noto. Intende però evidenziare ciò che risulta chiaramente leggibile dall’esame dei dati e dei grafici di questi tre indici. Lo scopo è quello di ribadire quanto forse oggi non viene sottolineato abbastanza, in un periodo caratterizzato da un dibattito tutto incentrato sul Riscaldamento Globale di origine umana.

 

Gli eventi e gli indici

Per quanto riguarda la Niña (ovvero l’ENSO, El Niño Southern Oscillation), che cosa sia, come si misura (MEI) e quali siano i suoi effetti, è tutto spiegato nell’articolo http://daltonsminima.altervista.org/?p=16514, al quale si rimanda per i dettagli. In estrema sintesi, la Niña corrisponde a quella grossa anomalia negativa di temperatura che si vede al centro dell’immagine seguente, a cavallo dell’Equatore, nell’Oceano Pacifico, tra le coste del Sudamerica e l’Australia e la Nuova Guinea (Figura 1).

 

Figura 1: la Niña attuale e le altre anomalie oceaniche di temperatura

 

La PDO (Pacific Decadal Oscillation) è una sorta di “dipolo” caldo-freddo (in alto nell’Oceano Pacifico, Figura 1), per certi versi simile al sistema Niño/Niña (ENSO), anche in termini di ciclicità degli eventi, situato nell’Oceano Pacifico settentrionale, ben riassunto dallo schema seguente (Figura 2):

 

Figura 2: fase calda (sinistra) e fase fredda (destra) della PDO

 

La fase calda della PDO è quella rappresentata a sinistra, dove le anomalie negative di temperatura si trovano nella porzione centro-occidentale dell’Oceano Pacifico, mentre quelle positive si trovano a ridosso delle coste occidentali del Canada e appena sotto l’Alaska.

La fase fredda della PDO è invece schematizzata a destra, dove l’anomalia negativa si trova ad est, a ridosso del Canada e dell’Alaska, mentre quella positiva è ad ovest. Tale fase è quella attualmente in corso da qualche anno.

Tra PDO ed ENSO, tuttavia, vi sono almeno due grosse differenze:

  1. se è vero che anche gli eventi PDO sono ciclici, tuttavia si tratta di una ciclicità avente un periodo di 25-30 anni (almeno nel Ventesimo secolo) e non di 6-36 mesi, come nel caso dell’ENSO;
  2. gli effetti della PDO sul clima (analoghi a quelli dell’ENSO) sono assai marcati e diretti nel Nord Pacifico e nel Nord America (naturale, essendo assai vicini), mentre sono indiretti nelle regioni tropicali; per quanto riguarda l’ENSO, come potete immaginare data la sua posizione, accade esattamente il contrario.

Per quanto concerne gli effetti della PDO sul clima dell’Europa, se in fase fredda, essa amplifica la Nina e dunque ne esalta gli effetti: dunque rafforzamento del Vortice Polare, intensificazione delle correnti occidentali, distensione dell’alta pressione delle Azzorre lungo i paralleli e sul Mediterraneo. Inoltre, un calo della PDO preannuncia a breve una intensificazione della Nina. Per maggiori dettagli, si veda il paragrafo successivo.

L’AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation), quella geograficamente più vicina all’Europa, è costituita dall’anomalia complessiva di temperatura rispetto ad una media mobile decennale, opportunamente destagionalizzata, in una vasta fascia dell’Oceano Atlantico compresa tra l’Equatore e la Groenlandia, indicata nell’immagine seguente (Figura 3).

 

Figura 3: porzione di Oceano Atlantico considerata per il calcolo dell’AMO

 

Per semplificare, l’AMO è rappresentata dal valore (positivo o negativo) che si ottiene aggiungendo e sottraendo tutte le anomalie di temperatura della porzione di Oceano Atlantico dell’Emisfero Settentrionale.

L’AMO positiva (fase calda) ha un’influenza diretta sul clima del Nord America e dell’Europa, come si può ben immaginare: tende ad esaltare e prolungare i periodi di siccità, specie in Nord America.

In generale, l’AMO (e in particolare la distribuzione delle anomalie oceaniche) influenza la disposizione dell’Alta pressione delle Azzorre, ad esempio favorendone od ostacolandone la propensione ad elevazioni lungo i meridiani, specie in assenza di altri fenomeni prevalenti, come ad esempio una Nina moderata/forte.

Per ulteriori dettagli in merito ai suddetti indici, si consiglia la lettura di quanto riportato al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già presente nel forum Meteo di NIA.

 

Analisi andamento storico di ENSO, PDO, AMO, temperature globali e cicli solari

Il comportamento di questi eventi o “pattern” oceanici ed atmosferici è ben riassunto dai seguenti grafici, che permettono anche di effettuare confronti e ricavare interessanti considerazioni in merito. Nell’ordine, si riportano il MEI (indice ENSO, dunque per Niño, in rosso, e Niña, in blu), l’indice PDO l’indice AMO, le temperature medie globali ed i cicli solari. Il MEI è disponibile a partire dal 1871, il PDO dal 1900, l’AMO dal 1856. Inoltre le temperature medie globali si riportano dal 1880 ed i cicli solari dal 1900. Pertanto il confronto completo riguarda un periodo di circa 110 anni, dal 1900 in poi.

 

 

 

 Figura 4: MEI (indice ENSO) bimestrale; i grafici presentano parziali sovrapposizioni

 

 

 Figura 5: indice PDO mensile 1900-2011

  • Dal 1900 al 1920, la correlazione tra MEI e PDO non è molto evidente: ad eventi di Nina non paiono corrispondere pienamente oscillazioni del PDO e viceversa, anche se i due eventi di Nina del 1910 e del 1917-18 potrebbero corrispondere alla PDO lievemente negativa attorno al 1910 e quella negativa tra il 1915 ed il 1920.
  • La correlazione tra MEI e PDO migliora decisamente dal 1920 in poi: fino al 1942 circa, gli eventi di Nino prevalgono su quelli di Nina e la PDO rimane in prevalenza positiva; dopo e fino circa al 1976, la Nina prevale e la PDO diviene negativa e rimane tale grossomodo fino a quell’anno; poi gli eventi di Niño diventano preponderanti, fino alla fine degli anni 90, con la PDO che accompagna o precede di poco l’ENSO; negli ultimi 10-12 anni ENSO e PDO hanno seguito il medesimo andamento, persino in relazione ad eventi minori, come la Niña del 1999-2000 (cui ha corrisposto un picco negativo del PDO), la Niña del 2008-2009 (picco negativo del PDO), il Niño del 2009-2010 (breve positività del PDO) e l’attuale Niña, che si accompagna ad una PDO progressivamente sempre più negativa. In particolare nel 2010 e nel 2011, un netto calo della PDO a metà anno ha anticipato di poco l’intensificazione della Nina.

 

 

 Figura 6: indice AMO mensile 1856-2009

  • L’AMO, in apparenza, segue un ciclo proprio, come si diceva, avente una periodicità in generale non dipendente da ENSO e PDO. Qualche interazione con l’ENSO si nota in corrispondenza di grandi eventi di Niña del 1910, del 1917-18 e del 1955 (picchi negativi dell’AMO) e soprattutto della fase negativa negli anni 70 (2 eventi di Niña).

 

 

Figura 7: andamento delle temperature medie globali annuali dal 1880 al 2010

  • Le temperature medie globali sono diminuite dal 1880 fino al 1910, a causa dei ripetuti eventi di Nina dell’epoca. Poi sono cresciute fino al 1940 circa. Quindi hanno registrato una stasi duratura e un lieve calo tra il 1945 ed il 1975 circa, un periodo caratterizzato da eventi di Niña importanti e prevalenti su quelli di Niño, PDO negativa ed AMO che è divenuta negativa verso la metà degli anni 60. Quindi sono cresciute fino alla fine degli anni 90; da circa dieci anni mostrano una evidente stazionarietà.

 

 

Figura 8: andamento dei cicli solari dal 1900 al 2010

  • L’attività solare ha registrato un forte incremento tra la metà degli anni 30 ed i primi anni del nuovo secolo, con cicli molto intensi e regolari, intervallati da brevi minimi poco profondi. Uno studio in particolare di Sami Solanki di alcuni anni fa (Max Planck Institut), ha concluso che si sia trattato del periodo di attività solare più intenso degli ultimi 8000 anni. Tale attività è terminata nel 2006 con il recente lungo e profondo minimo.

Dunque, tra la metà degli anni 40 e la metà degli anni 70, l’incremento delle temperature subì una battuta di arresto e poi un lieve calo (Figura 7), in seguito alla combinazione di ripetuti e prevalenti eventi di Nina (Figura 4) e del passaggio della PDO in fase fredda (Figura 5). L’AMO diede un contributo quando divenne negativa, verso metà degli anni 60 (Figura 6). Il tutto avvenne a dispetto della forte crescita dell’attività solare, in corso fin dalla fine degli anni 30 (Figura 8).

Attualmente,

a)     è in corso un evento di Niña molto importante, paragonabile per intensità a quello del 1975 e secondo solo all’evento del 1955, negli ultimi 60 anni; la sua durata è ancora da stabilire, stando alle ultime previsioni è probabile arrivi perlomeno a 2 anni; la Niña attuale segue a breve distanza un’altra di intensità moderata;

b)     la PDO è tornata di recente in fase fredda (negativa), come nel periodo 1945-1975;

c)     l’AMO, pur ancora in fase calda (positiva), ha registrato qualche escursione sotto la neutralità, come ad esempio a novembre 2011, ma anche nei primi mesi del 2009; stando alle serie storiche, è probabile torni positiva entro il termine dell’attuale evento di Niña o poco dopo; si prevede possa passare in fase fredda (negativa) tra una quindicina di anni circa, come accadde appunto verso la metà degli anni 60.

 

Conclusioni: la febbre della Terra si ridurrà presto?

In queste condizioni, del tutto analoghe a quelle iniziali del periodo 1945-1975, è ragionevole attendersi perlomeno una lunga stasi o un lieve calo delle temperature medie globali, proprio come allora, a prescindere dal comportamento del Sole.

Lo scorso mese di giugno, nel New Mexico, i fisici solari americani a convegno discussero diversi studi presentati in cui si prospetta un’evoluzione dell’attività solare in bilico tra una successione di cicli deboli (come nel Minimo di Dalton) ed una sostanziale sospensione dell’attività ciclica (come nel Minimo di Maunder). Qualora una di queste prospettive si avverasse (ormai sono ben più che semplici ipotesi di studio), ci sarebbe da attendersi un calo progressivo, strutturale e quindi duraturo delle temperature medie globali, tale da compensare, decennio dopo decennio, buona parte dell’incremento osservato fino dall’Ottocento? Qualcuno da tempo se lo aspetta, qualcun altro comincia a chiederselo dopo le prime evidenze meteo:

http://www.climatemonitor.it/?p=22005

http://www.drroyspencer.com/research-articles/global-warming-as-a-natural-response/

http://www.dailymail.co.uk/news/article-1242202/Could-30-years-global-COOLING.html

Infine, si riportano due notizie di cronaca recente collegate alla trattazione di cui sopra:

  • a novembre 2011 le temperature medie globali (RSS) sono ulteriormente scese da +0,09 di ottobre a +0,03 rispetto alla media di riferimento; invece quelle UAH sono state lievemente ritoccate al rialzo, da +0,11 a +0,12, dopo un ritardo dovuto a motivi tecnici;
  • l’indice PDO è sceso nettamente, da -1,34 di ottobre a -2,33 di novembre, raggiungendo il valore più basso degli ultimi 50 anni (dicembre 1961: -2,69). Poiché la PDO, come detto, modula l’ENSO ed anzi ne preannuncia a breve il cambiamento, è lecito attendersi una nuova prossima intensificazione della Nina.

Per concludere, tutta la trattazione dell’articolo riguarda senz’altro la tendenza climatica futura per l’intero pianeta. Per quanto concerne il clima dell’Europa, è noto come la sua mitezza rispetto alla latitudine, in rapporto al clima di altri continenti, non consenta di solito le brusche escursioni verso il freddo (o verso il caldo) tipiche ad esempio delle pianure americane o asiatiche. Queste escursioni possono però verificarsi se i tradizionali “serbatoi” di freddo invernali, l’Artico e la Siberia, sono ben “carichi”, grazie ad esempio al calo delle temperature medie consentito da ripetuti e durevoli eventi di Nina e dall’intervento di PDO- ed AMO- con i suoi tempi.

 

NOTA: tutte le immagini e le informazioni del paragrafo che descrive gli indici sono tratte da siti Unisys (Niña), NOAA (MEI), NASA (AMO), JISAO (istituto di oceanografia e climatologia dell’Università di Washington, PDO) e SIDC (cicli solari); inoltre si è scelto di utilizzare immagini tratte da siti ufficiali per garantire l’assoluta attendibilità dei dati oggetto dell’analisi, anche se presentano scale temporali tra loro disomogenee le quali non facilitano i confronti.

Ringrazio infine sentitamente Giorgio per la cortesia di aver svolto, ancora una volta, la funzione di revisore del testo e dei contenuti.

FabioDue

Una Nina storica? Forse sì, forse no.

Cos’è la Nina

Da mesi, ormai, nel forum Meteo ricorre una parola: Nina. Forse non è un nome familiare a tutti: si tratta in sostanza di un’anomalia negativa di temperatura che ricorre nell’Oceano Pacifico equatoriale, appena al largo delle coste del Sudamerica, per migliaia di chilometri verso ovest, fino quasi alle coste dell’Australia e della Nuova Guinea. La seguente analisi delle anomalie di temperatura rispetto ad un periodo di riferimento, scelto opportunamente (10 anni almeno), spiega di che cosa si tratti in termini fisici:

 

 

 

Il suo opposto è il Nino, anomalia positiva. Ma ne parleremo quando si verificherà nuovamente, di solito Nino e Nina si alternano, spesso con periodicità circa annuale. Talvolta però (3 volte negli ultimi 60 anni), la periodicità cambia sostanzialmente: ad esempio, ad una Nina può seguire un’altra Nina e magari persino altre due. È proprio quello che si sta verificando ora: la Nina precedente si è conclusa la scorsa primavera e, dopo qualche mese di sostanziale neutralità, è iniziato un altro evento di Nina. In pratica, si può considerare quello in corso come un unico evento, con una breve pausa nel mezzo (primavera-estate 2011), che ha avuto inizio a Maggio 2010 e non si è ancora concluso. Questa è una ragione per cui di questa Nina si parla molto, ma non è l’unica, ce ne sono almeno altre due. Tutte e tre la rendono davvero “speciale”. La prima risiede nella sua intensità. Infatti, si osservi questo grafico:

 

 

L’unità di misura in ordinata è il MEI (Multivariate Enso Index), basato, dice letteralmente il NOAA (l’ente governativo americano di studi oceanici e climatologia) “on the six main observed variables over the tropical Pacific. These six variables are: sea-level pressure (P), zonal (U) and meridional (V) components of the surface wind, sea surface temperature (S), surface air temperature (A), and total cloudiness fraction of the sky (C)” Insomma, non si tratta semplicemente di temperatura, ma di un indice composito, i cui valori tuttavia (curiosamente) non si discostano poi molto dai valori di temperatura.

Il grafico testimonia la forza di questa Nina, rappresentata dall’ultima striscia blu sulla destra. E’ forte tanto quanto quella del 1975 e, almeno finora, poco meno quella del 1955. Ma sembra volerne condividere la durata: quei due eventi durarono ciascuno poco meno di tre anni. Il primo rappresentò in buona misura un cambiamento climatico: dopo gli anni Trenta e Quaranta, relativamente miti, negli anni cinquanta e Sessanta del Ventesimo secolo ci fu un calo delle temperature medie, accompagnato da una maggiore frequenza di inverni rigidi, anche in Europa. Quella Nina ne rappresentò una “spia” e in parte una causa. La Nina del 1975, invece, parve rappresentare il termine di quel periodo: da allora le temperature medie globali ripresero a salire.

 

Nina, PDO e sue peculiarità

Ecco, la Nina attuale è importante perché, forse, rappresenta una nuova svolta, come quella degli anni Cinquanta. Essa è stata accompagnata da un cambio di segno (da + a -) di un altro indice importante, la PDO, analoga come effetti alla Nina (raffredda anch’essa) ma operante su scale temporali ben diverse. Descrivere in dettaglio la PDO non è oggetto di questo articolo; comunque, è la coppia rosso-azzurra sopra la Nina, nell’Oceano Pacifico, nella prima figura. Tuttavia, riporto una frase significativa, riguardante la relazione tra ENSO (ovvero Nina/Nino) e PDO: “….the PDO has a modulating effect on the climate patterns resulting from ENSO. The climate signal of El Niño is likely to be stronger when the PDO is highly positive; conversely the climate signal of La Niña will be stronger when the PDO is highly negative. This does not mean that the PDO physically controls ENSO, but rather that the resulting climate patterns interact with each other.” Insomma, gli effetti della Nina attuale, nonché di quelle future, saranno probabilmente più intensi poiché la PDO è divenuta negativa qualche tempo fa

(fonte: http://ffden-2.phys.uaf.edu/645fall2003_web.dir/Jason_Amundson/enso.htm, Università di Fairbanks, Alaska, facoltà di Fisica). Almeno, questo è quanto gli studi più recenti indicano.

Dunque ora conosciamo almeno quattro ragioni per cui questa Nina è assolutamente degna di nota:

 

1)           è composta da (almeno) due eventi di Nina consecutivi, come nel 1973-1976 e nel 1954-1957;

2)           è intensa come quella degli anni Settanta e poco meno (finora) di quella degli anni Cinquanta;

3)           il ciclo PDO condiziona il ciclo ENSO, ovvero lo modula, come studi recenti hanno evidenziato; in sintesi, in fase PDO+ gli eventi di Nino risultano più intensi; viceversa, durante una fase PDO- gli eventi di Nina risultano a loro volta più intensi;

4)           il ciclo PDO ha una durata piu’ o meno decennale, pertanto è ragionevole supporre che da oggi al 2020 si verificheranno più eventi di Nina e mediamente più intensi rispetto al recente passato, con conseguente riduzione progressiva delle temperature globali.

 

Ma c’è almeno un’altra ragione, per ora solo probabile, per la quale questa Nina potrebbe divenire “storica”: le previsioni NOAA (in passato rivelatesi le più attendibili, sebbene un po’ approssimate per eccesso) per i prossimi mesi disegnano scenari da record.

A tale proposito, si osservino i seguenti due grafici:

Il primo è il più recente modello di previsione del NOAA, il secondo è quello “storico”. Entrambi si riferiscono alla zona 3.4, il cuore dell’ENSO (della Nina, in tal caso), nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico.

La linea nera continua testimonia le anomalie effettive di temperatura, quella tratteggiata le previsioni. Le altre linee costituiscono i vari “membri” previsionali. Si tratta infatti di una “ensemble”, ovvero la linea tratteggiata in grassetto è il risultato di una “famiglia” di previsioni, ciascuna ottenuta cambiando leggermente i  parametri in gioco.

In ogni caso, entrambi i modelli testimoniano di un evento di Nina che potrebbe essere epocale.

 

Gli effetti della Nina 

Un possibile evento epocale, dunque, mai visto negli ultimi 60 anni e forse persino oltre. Roba da brividi, e letteralmente da brividi, visto che l’effetto più noto della Nina è quello di abbassare le temperature del nostro pianeta. Va bene, ma di quanto? Beh, la prima parte della Nina attuale, quella conclusa la scorsa primavera, ha ridotto le temperature di circa mezzo grado. Questa seconda parte potrebbe fare persino di più.

La Nina però ha anche effetti specifici, diversi in zone diverse del nostro pianeta: ad esempio compatta e rafforza il Vortice Polare, ma favorisce lo spostamento dell’anticiclone delle Aleutine a ridosso delle coste nordamericane dell’Oceano Pacifico, rendendo probabili discese fredde sul suo bordo orientale, in inverno. In Europa produce quello che stiamo osservando da molti mesi ormai, perlomeno dal mese di gennaio: ostinata persistenza dell’alta pressione, estrema difficoltà da parte delle perturbazioni atlantiche di aprirsi la strada verso il Mediterraneo. Dunque siccità, anche temperature sopramedia ma soprattutto forti escursioni termiche man mano che la stagione avanza e le notti si allungano. E poi, man mano che la Nina (come pare) crescerà, che cosa dovremo attenderci? L’abbiamo già visto in un articolo pubblicato qualche giorno addietro, qui: http://daltonsminima.altervista.org/?p=16413 non aggiungo altro, è già tutto scritto, sono conclusioni tratte dalla storia degli eventi di Nina dei decenni passati.

 

Per concludere, quanto detto a proposito delle previsioni NOAA sottintende che queste siano sostanzialmente corrette. L’anno scorso, come accennato prima, sovrastimarono un po l’intensità della Nina al suo massimo. Ma sarà così anche stavolta? Lo vedremo, mese dopo mese. Non perdetevi il prossimo aggiornamento!

 

Infine, un doveroso ringraziamento a Giorgio per aver rivisto attentamente l’articolo ed avermi segnalato errori e possibili miglioramenti di merito.

 

FabioDue

Nina, primavera ed estate: farà caldo a maggio, giugno, luglio ed agosto?

Introduzione

Già da diverse settimane, sul forum meteo di NIA è in corso un dibattito sull’andamento dell’attuale stagione primaverile e della prossima estate.

Si sta facendo strada la convinzione, o almeno il timore, che il proseguimento della primavera e l’inizio dell’estate possano essere decisamente più caldi della norma, con frequenti e persistenti invasioni anticicloniche di matrice africana, più calda di quella classica azzorriana, con pochi e brevi intervalli piovosi atlantici.

Questo timore poggia in parte sulla persistenza di valori di QBO (si veda l’articolo relativo agli inverni, pubblicato qualche settimana addietro) nettamente positivi, in parte sulla tendenza, dovuta all’attuale Nina forte (sebbene già in declino), ad una distensione sui paralleli delle alte pressioni delle medie latitudini, con persistenza di tempo buono, secco e mite sul Mediterraneo.

Ebbene, per confermare, o magari confutare, tale timore si sono esaminate le tabelle storiche dell’ENSO (Nino/Nina) dal 1950 ad oggi, per trovare gli anni in cui si è verificato il “cambio di testimone” tra Nina e Nino, compreso tra la fine dell’inverno e l’inizio dell’estate.

In aggiunta a questo, si è incrociato l’ENSO con la tabella dell’indice AO (Arctic Oscillation) per verificare l’effetto della Nina su questo indice e dunque sulla disposizione delle alte pressioni. Inoltre, è stato verificato l’andamento meteo di queste annate sulle carte disponibili su www.wetterzentrale.de.

Non è stata presa in considerazione la QBO, in quanto sarà oggetto di un prossimo articolo.

 

La prima (potenziale) peculiarità

Ebbene, una prima importante potenziale peculiarità si nota subito: stando alle attuali previsioni sulla Nina, si avrebbe un azzeramento del fenomeno tra giugno e luglio prossimi, ma senza il passaggio a Nino, almeno non immediato. Se così fosse (è da confermare, le previsioni da giugno in poi sono incerte) si tratterebbe di un evento con due soli precedenti dal 1950 ad oggi (i dati disponibili iniziano qualche anno prima), almeno nel periodo compreso tra la fine dell’inverno e l’inizio dell’estate: tra marzo 2001 e marzo 2002 e nella seconda metà del 1989, fino all’inizio del 1990. Solo in questi due casi, dunque, l’ENSO ha “indugiato” a lungo attorno alla neutralità. In tutti gli altri casi, la fine della Nina è stata subito seguita dall’inizio del Nino. Se poi consideriamo che la Nina attuale è stata davvero forte, paragonabile a quelle del 1955-56 e 1974-75 e molto più intensa di quelle del 1988-89 e 2000-2001, allora un lungo periodo di neutralità nel corso dell’estate e magari anche oltre, costituirebbe un evento senza precedenti noti.

 

Gli eventi di Nina passati

Ma, come si diceva, non è detto che a questa Nina segua un lungo periodo di neutralità, dunque, in attesa di conoscere previsioni meno incerte, si esaminano gli eventi passati di declino della Nina e cambio di segno, avvenuti tra la fine dell’inverno e l’inizio dell’estate.

Nella tabella seguente sono stati riassunti gli eventi passati, compreso ciò che è accaduto in seguito (Nino, Nina o neutralità).

Anno Tipo evento Mese del cambio di segno Evento successivo
1951 Nina debole Maggio Nino debole
1957 Nina forte Febbraio Nino forte
1963 Nina debole Giugno Nino debole
1965 Nina debole Marzo-Aprile Nino forte
1968 Nina debole Agosto Nino debole
1972 Nina debole Aprile Nino forte
1976 Nina forte Maggio Nino debole
1986 Nina debole Febbraio-Maggio Nino debole
1989 Nina debole Maggio Neutralità fino a gennaio 1990, poi Nino debole, intervallato da mesi di neutralità fino ad aprile 1991.
1997 Nina debole Marzo Nino forte
2001 Nina debole Aprile Neutralità fino a marzo-aprile 2002, poi Nino debole
2009 Nina debole Aprile Nino debole
2011 Nina forte Maggio? Giugno? Lungo periodo di neutralità? Nino debole?

 

Di seguito è riportata una descrizione, mese per mese, del carattere della primavera e dell’estate successive o contemporanee al “cambio di segno” della Nina, per l’Italia ed i mari prospicienti (Mediterraneo Centrale). Allo scopo si riassume l’andamento prevalente delle isobare al suolo e delle isoterme ad 850Hpa (circa 1400-1500 metri di quota), mese per mese. Si tenga conto che

  • come esempio di mese primaverile caldo, si può considerare il Marzo del 1989;
  • come esempio di mese estivo caldo, mediamente anche se non estremo, si consideri senz’altro l’agosto 2003, non contemplato di seguito, con l’isoterma +20 ad 850Hpa presente su almeno parte della nostra penisola per quasi tutto il mese;

invece

  • come esempio di mese primaverile freddo, si veda il Marzo 1963 o il Maggio 1957;
  • come esempio di “estate fredda”, si può considerare l’Agosto 1976.

 

1951

Marzo – prevalenza di depressioni, sia di origine atlantica che artica; prevalenza di isoterme inferiori a 0 (anche oltre -5) al Centro-Nord, al Sud alternanza tra isoterme negative e la +5, una sola incursione della +10 al Sud.

Aprile – mese dinamico, con frequenti alternanze di alte e basse pressioni, perlopiù artiche; prevalenza della +5, diverse irruzioni di isoterme negative al Nord, un paio di +10 al Sud.

Maggio – netta prevalenza depressionaria; prevalenza della +5 nelle prime due decadi, con qualche incursione della +10, invasione della +10 nell’ultima decade e della +15 a fine mese.

Giugno – prima decade in prevalenza ciclonica, seconda e terza in prevalenza anticiclonica; prima decade con la +10 attraverso la Penisola, la seconda e terza con la +15 prevalente, con una importante incursione della +20 e, a fine mese, della +5.

Luglio – prevalenza anticiclonica, qualche incursione depressionaria; prevalenza della +15, qualche incursione della +20, una sola di isoterme più fresche.

Agosto – alternanza tra deboli depressioni e pressioni livellate; prevalenza della +15, diverse incursioni della +20, una sola incursione fresca.

In sintesi, primavera fresca, specie a Marzo ed Aprile; estate abbastanza calda, specie a Giugno ed Agosto.

 

1957

Marzo – dinamico, specie nella prima e nella terza decade, stabile e anticiclonico nella seconda; frequente la +5, qualche incursione fredda all’inizio ed alla fine; presenza della +10 nella seconda decade.

Aprile – prima metà decisamente perturbata, seconda in prevalenza anticiclonica; prevalenza della +5 su gran parte dell’Italia, rare escursioni verso il caldo ed il freddo.

Maggio – mese decisamente perturbato, in particolare da incursioni artiche; un forte affondo freddo (0/-5) ad inizio mese, poi +5 in prevalenza, poche incursioni della +10.

Giugno – simile a Maggio, ma con minore incisività, solo a fine mese affermazione anticiclonica; isoterma +15 frequente e talvolta anche la +20, tipiche “prefrontali”.

Luglio – più stabilmente anticiclonico, con qualche incursione perturbata atlantica; prima decade con la +20 che avvolge tutta l’Italia, poi isoterme tra +10 e +15, con qualche incursione fresca.

Agosto – come Luglio, abbastanza stabile, qualche breve incursione perturbata; fino al 15 la +20 molto presente, e persino la +25 al Sud, dopo il 15 la +10 spesso non copre l’intera penisola.

In sintesi, primavera in prevalenza fresca ma senza eccessi; estate con qualche importante episodio caldo, più a Giugno ed Agosto che a Luglio, ma nel complesso senza particolari eccessi.

 

1963

Marzo – prevalenza anticiclonica, specie nella prima metà; inizio mese gelido (-5/-10), fine fredda (isoterme negative), per il resto l’isoterma +5 attraversa spesso la Penisola, la +10 mai.

Aprile – prevalenza di basse pressioni, sull’Italia e sul Mediterraneo, alta pressione spesso a nord delle Alpi; inizio freddo (isoterme negative), poi isoterme quasi sempre attorno a +5.

Maggio – Italia sempre al margine dell’alta pressione, talvolta incursioni perturbate; isoterme in prevalenza comprese tra +5 e +10

Giugno – come a Maggio, Penisola ai margini dell’anticiclone azzorriano; isoterma +10 non copre tutta la Penisola fino al 20, ultima decade pienamente estiva (+15 o più).

Luglio – come a Maggio e Giugno, anticiclone non disteso sul Mediterraneo; +15 presente su gran parte dell’Italia per gran parte del mese, rare e brevi incursioni della +20.

Agosto – come nei mesi precedenti, alta pressione latitante (isobare sull’Italia sempre inferiori a 1020); +15 presente solo su parte dell’Italia o del tutto assente per buona parte del mese, un paio di incursioni della +20.

In sintesi, primavera piuttosto fresca; estate con qualche episodio caldo ad Agosto ma nel complesso termicamente normale.

 

1965

Marzo – prima decade ciclonica, seconda anticiclonica, terza dinamica; prima decade con isoterme negative, seconda tra 0 e +5, terza con la +5 che attraversa la Penisola; pressoché assente la +10

Aprile – in prevalenza ciclonico, specie nella seconda metà; isoterme attorno a +5 nella prima metà, tra 0 e +5 con qualche irruzione fredda, nella seconda metà, pressoché assente la +10

Maggio – in prevalenza debolmente anticiclonico, diverse incursioni cicloniche; prima decade con la +5 che attraversa l’Italia, seconda con prevalenza della +10 e una importante incursione della +15, terza con la +10 che attraversa la Penisola.

Giugno – prima decade debolmente ciclonica, seconda e terza debolmente anticicloniche; isoterme tra +5 e +10 in prima decade, tra +10 e +15 nella seconda, nella terza la + 20 attraversa in prevalenza la Penisola.

Luglio – alternanza di deboli alte e basse pressioni; prevalenza dell’isoterma +15, con qualche incursione più fresca (+10 o meno) al Centro-Nord e frequente presenza della +20 al Sud.

Agosto – prima e seconda decade in prevalenza debolmente anticicloniche, terza più dinamica; prima decade con prevalenza della +15 e importante incursione della +20, seconda con la +15 che attraversa la Penisola, terza tra +10 e +15 con un’importante incursione più fresca.

In sintesi, primavera fresca, specie a Marzo ed Aprile; estate con qualche episodio caldo ma nel complesso termicamente normale.

 

1968

Marzo – prime due decadi abbastanza dinamiche, ultima in prevalenza anticiclonica; prime due decadi con isoterme in prevalenza negative su gran parte dell’Italia, terza con la +5 che attraversa la Penisola e una breve incursione della +10.

Aprile – prima metà con alternanza di alte e basse pressioni, seconda metà più stabilmente anticiclonica; prima metà con alternanza di incursioni della +10 e di isoterme negative; seconda metà contrassegnata da una persistente presenza della +10, prima al Nord e poi al Sud.

Maggio – prima metà con alternanza di alte e basse pressioni, seconda metà con prevalenza di “palude barica”; +10 presente in prevalenza su buona parte della Penisola, qualche puntata della +15 al Sud ed una della +20, qualche puntata della +5 al Centro-Nord.

Giugno – in prevalenza pressione livellata attorno a 1015, due deboli incursioni cicloniche, alta pressione a fine mese; la +10 non copre il Nord per gran parte del mese, qualche incursione della +5, specie al Nord, invasione diffusa della +15 a fine mese.

Luglio – anticiclone o pressione livellata attorno a 1015 per quasi tutto il mese, qualche debole incursione ciclonica da nord; prima metà con la +15 dominante, due importanti incursioni della +20 ed una breve della +25 al Sud, seconda metà tra +10 e +15, con una importante incursione fresca.

Agosto – pressione livellata attorno a 1015, diverse incursioni cicloniche, stabilità anticiclonica solo a cavallo di Ferragosto; la +15 attraversa di frequente la Penisola, la +20 talvolta al Sud, ma anche la +10 talvolta attraversa l’Italia.

In sintesi, primavera fredda a Marzo, calda ad Aprile e Maggio; estate con qualche episodio caldo a Luglio ma nel complesso termicamente normale.


1972

Marzo – prima decade in prevalenza ciclonica, seconda e terza largamente anticiclonica; alternanza tra +5 e 0 (meno), specie nella prima decade, un solo fugace passaggio della +10.

Aprile – prima decade debolmente anticiclonica, seconda e terza cicloniche; prima decade tra +5 e +10, seconda con la +5 che in prevalenza attraversa la Penisola ed una breve incursione fredda, terza con la +5 alternata ad isoterme negative, specie al Nord.

Maggio – prima e seconda decade con alternanza tra depressioni e pressioni livellate su 1015, terza anticiclonica; prima decade tra +5 e +10, seconda con +5 e +10 che attraversano la Penisola, terza con +10 che prevale sull’Italia, con due incursioni della +15.

Giugno – prevalenza di pressioni livellate attorno a 1015, qualche debole incursione ciclonica; +10 che prevale sulla Penisola, tranne al Nord, frequenti incursioni della +15, una della +20 al Sud.

Luglio – alternanza tra anticiclone, pressioni livellate e qualche debole incursione ciclonica; prevalenza della +15, tranne che al Nord, due brevi incursioni della +20;

Agosto – alternanza tra deboli alte pressioni e qualche incursione ciclonica; prima e seconda decade con la +15 che in prevalenza attraversa la Penisola, terza con qualche incursione più fresca (+5) e la +10 che attraversa l’Italia.

In sintesi, primavera fresca a Marzo, normale ad Aprile e Maggio; estate nel complesso fresca, specie ad Agosto.

 

1976

Marzo – prima decade anticiclonica, seconda più dinamica, terza in prevalenza anticiclonica; alternanza tra isoterme negative (fino a -5 ed oltre) e +5, mai la +10.

Aprile – mese piuttosto dinamico, frequenti discese artiche o da nordest; prevalenza della +5, con tre incursioni fredde (isoterme inferiori a 0), +10 fa capolino solo in Sicilia e per pochi giorni.

Maggio – prevalente stabilità anticiclonica, poche, brevi e poco incisive incursioni cicloniche; isoterme perlopiù comprese tra +5 e +10, con diverse incursioni calde superiori a +10.

Giugno – prima decade piuttosto dinamica, seconda e terza molto più stabilmente anticicloniche; prima decade tra +5 e +10, seconda e terza con +10 e +15 ben presenti ma senza +20.

Luglio – mese piuttosto dinamico, diverse incursioni cicloniche alternate a maggiore stabilità; prevalenza della +15, una importante discesa fresca (meno di +10), assenza della +20.

Agosto – prevalente stabilità anticiclonica azzorriana; isoterme in prevalenza tra +10 e +15, alcune escursioni tra +15 e +20 e qualche escursione tra +5 e +10; +20 talvolta pressoché solo sulle isole.

In sintesi, primavera piuttosto fresca, estate anch’essa un poco sottomedia.

 

1986

Marzo – mese dinamico nella prima e nella terza decade, anticiclonico nella seconda; isoterme quasi sempre inferiori a +5, frequenti incursioni fredde (isoterme inferiori a 0), assente la +10.

Aprile – mese instabile, a tratti perturbato; prevalenza della +5, con incursioni fredde (sotto l’isoterma 0) e calde (la +10, specie al Sud).

Maggio – prevalenza anticiclonica per l’intero mese; isoterme tra +5 e +10 nella prima metà, tra +10 e +15 nella seconda, in entrambi i casi con qualche incursione più calda.

Giugno – prima metà più dinamica, seconda più anticiclonica; isoterme tra +5 e +10 nella prima metà, qualche incursione fresca, tra +10 e +15 nella seconda, qualche incursione calda.

Luglio – netta prevalenza anticiclonica; alternanza tra +10/+15 e +15/+20, rara la +20.

Agosto – prevalenza anticiclonica, qualche incursione nord atlantica; isoterme in prevalenza tra +15 e +20, alcune incursioni della +20, qualche incursione più fresca (+5/+10).

In sintesi, Marzo freddo, Aprile normale, Maggio lievemente sopramedia. Primavera abbastanza normale, estate tutto sommato abbastanza normale.

 

1989

Marzo – persistenza dell’anticiclone sul Mediterraneo e sull’Italia, l’Alta delle Azzorre, talvolta supportata da ingerenze africana, frequente isoterma +10 ed oltre ad 850Hpa.

Aprile –  minore persistenza dell’anticiclone, idem dicasi per l’isoterma +10;

Maggio –  notevole persistenza anticiclonica, ma isoterma +10 meno presente sull’Italia

Giugno – presenza anticiclonica per quasi tutto il mese; ciò nonostante per buona parte del mese la +10 non copre tutta la penisola, la +15 fa capolino solo nella terza decade

Luglio – anticiclone interrotto da qualche sortita perturbata; la +20 attraversa la penisola solo per parte della prima decade e parte della terza; per il resto la +15 non copre tutta l’Italia.

Agosto – anticiclone interrotto da qualche intrusione ciclonica; la +20 attraversa la penisola solo nella seconda decade, per il resto la +15 attraversa l’Italia, con qualche interruzione più fresca.

In sintesi, Marzo caldo, Aprile tiepido, Maggio fresco ed estate tutto sommato abbastanza normale.

 

1997

Marzo – anticiclonico nella prima metà, dinamico nella seconda; prevalenza della +5 nella prima metà, della 0 nella seconda, rare incursioni della +10.

Aprile – mese dinamico, diverse incursioni artiche prima e poi atlantiche, alternate ad anticicloni; alternanza tra isoterme negative (fino a -5) e +5, pressoché assente la +10.

Maggio – prima decade dinamica, poi prevalenti anticicloni o “paludi bariche”; +5/+10 nella prima decade, +10/+15 in seguito, con diverse escursioni della +15 sulla Penisola.

Giugno – mese relativamente dinamico, senza stabilità anticiclonica duratura; +10 avvolge quasi sempre l’Italia, frequenti intrusioni della +15, frequente la +20 al Sud dopo metà mese.

Luglio – prevalenza di alta pressione o di “palude barica”, una sola depressione di rilievo; isoterma +15 prevalente, specie nella seconda metà; frequenti incursioni della +20, con la +25 sulle isole.

Agosto – alta pressione o “palude barica”, nessun episodio ciclonico di rilievo; +15 attraversa l’Italia per quasi tutto il mese, una sola breve incursione della +20, qualche breve rinfrescata (+10).

In sintesi, Primavera fresca, a Marzo ed Aprile; estate calda a Luglio, normale a Giugno ed Agosto.

 

2001

Marzo – mese instabile o perturbato, alte pressioni non durature; prevale la +5, diverse incursioni della +10 e, nella terza decade, della +15 e della +20 sulle isole, una sola incursione della 0.

Aprile – diverse incursioni depressionarie artiche, alte pressioni poco presenti; isoterme spesso comprese tra 0 e +5, con due importanti discese fredde (0/-5), risalita calda a fine mese (+10).

Maggio – prevalenza ciclonica nella prima decade, poi anticiclonica; +10 presente in prevalenza sull’Italia, qualche escursione più fresca (+5 o meno), importante escursione di +15 e +20 al Sud.

Giugno – alternanza tra anticiclone e incursioni cicloniche da nord; alternanza tra tre importanti incursioni calde (+15/+20) e tre incursioni fredde (+5 o meno al nord, la +10 attraversa la penisola).

Luglio – Prevalenza di alta pressione, con qualche incursione ciclonica; +15  attraversa l’Italia, tranne il Nord, per gran parte del mese, diverse incursioni della +20.

Agosto – anticiclone presente per quasi tutto il mese; prevalenza della +15, diverse incursioni della +20.

In sintesi, Marzo caldo, Aprile freddo, Maggio tiepido; estate abbastanza normale.

 

2009

Marzo – prima decade molto perturbata, seconda anticiclonica, terza nuovamente perturbata; alternanza di isoterme negative e positive (fino a +5 e poco oltre); importante ondata fredda nella terza decade, +10 solo al Sud a fine mese

Aprile – mese dinamico, continua alternanza tra alta e bassa pressione; isoterma +5 attraversa la Penisola per quasi tutto il mese, +10 solo all’inizio ed alla fine del mese.

Maggio – mese prevalentemente anticiclonico; isoterma +5 nella prima decade, poi sempre +10 e persino +15/+20 ben presenti nella terza decade.

Giugno – prevalenza di basse pressioni, poche le pause anticicloniche; isoterme dalla +10 alla +15 con escursioni della +20, nelle prime due decadi, nella terza pausa fresca (tra +5 e +10) prevale.

Luglio – prima metà debolmente ciclonica, seconda anticiclonica; prima metà con la +15 che attraversa la Penisola, seconda con +15 che in prevalenza la avvolge, frequenti passaggi della +20 e persino della +25 al Sud.

Agosto – pressione alta o livellata per quasi tutto il mese; prevalenza della +15, diverse incursioni della +20.

In sintesi, Marzo fresco, Aprile normale, Maggio caldo; primavera normale, estate un poco sopramedia.

 

Considerazioni finali

Pur senza pretendere di trarre conclusioni, qualcosa si può dire.

  • Nessun evento di Nina è stato seguito o accompagnato alla sua conclusione da una primavera o un’estate particolarmente calde, almeno secondo gli standard fissati sopra.

 

  • Durante o subito dopo i due eventi di Nina forte, la primavera è risultata fresca; l’estate risultò più calda nel 1957, quando la Nina cambiò segno prima (febbraio) e lasciò presto il posto ad un Nino forte; nel 1976 invece, il cambio avvenne a maggio, iniziò un Nino debole e l’estate risulto un po’ sottomedia, presumibilmente a causa degli effetti della Nina appena trascorsa; quest’ultimo potrebbe essere un precedente interessante per la Nina attuale?

 

  • Non si è riconosciuta alcuna particolare correlazione tra la Nina e l’andamento della pressione al suolo.

 

  • Solo a titolo di curiosità, i mesi di Marzo 1989 e 2001 sono stati entrambi piuttosto tiepidi, come quello appena trascorso; in entrambi i casi la Nina fu seguita da un lungo periodo di neutralità, durante il quale si verificò un’estate tutto sommato abbastanza nella norma. Tuttavia, in entrambi i casi si trattò di una Nina debole e non forte come quella attuale, ormai quasi al termine.

 

In sintesi, non si vedono elementi per concludere che le prossime settimane di primavera e la prossima estate possano assomigliare a quelle del famigerato 2003. Infine, non bisogna dimenticare che la bassa attività solare di questi anni costituisce una importante perturbazione sul clima, anche se gli effetti complessivi non sono ancora noti.

A voi la parola!

FabioDue

La Niña a novembre

Nel mese di novembre la temperatura superficiale (TSM) dell´oceano Pacifico ad est del 160° é inferiore al normale, mentre a ovest del 160° é superiore al normale.

Le condizioni attuali mostrano un proseguimento dell´evento di una Niña e secondo le previsioni statistiche e i modelli, tale  condizione si manterrá almeno fino all´autunno del 2011.



Durante il mese di novembre si é continuato a vedere un raffreddamento della superficie oceanica con anomalie fredde superficiali fino a -2°C.

I valori a fine novembre sono stati: -1,8° C nella regione Niño 3; -1,3° C. nella regione Niño 3/4 e di -1,1°C nella regione Niño 4.

Durante il mese gli alisei si sono mantenuti forti e si sono intensificati a est del 160° W.

Rispetto ai livelli sotto-superficiali, durante il mese si sono mantenuti anomalie negative con un nucleo freddo ubicato tra 150°W e 110°W e che si é mosso lentamente verso Est, con una anomalia di temperature di -5°C.


tutti i modelli pronosticano la continuazione della fase Niña per i prossimi trimestri. In particolare per il trimestre DGF si prevedono anomalie della SST nella zona Niño 3/4 tra i -1° e i 2,3°C. con una media tra i modelli di  -1,7°C.
La probabilitá che la Niña continui fino a febbraio é del 99% e che continui fino maggio é del 60%.
In definitiva é previsto un aumento delle anomalie delle temperature negative della fase Niña tra gennaio e febbraio, mentre solo ad autunno (forse) finirá la Niña, dico forse perché giá alcuni oceanografi e climatologi stanno prevedendo che questa Niña potrebbe durare per tutto l´anno 2011 finendo solo nel 2012. Staremo a vedere.

E per finire in bellezza voglio mostrarvi le previsioni dei nostri eroi climatologi fatte a novembre del 2009 e quale é stata la realtá. NESSUNO di questi che prevedono il clima tra 100 anni  é stato capace di prevedere la NIÑA!!!

PREVISIONE

REALTÀ

SAND-RIO

Grandi potenzialità: inverno gelido alle porte?

Dopo un incredibile inverno dominato da un’antizonalità esasperata e continue ondate di gelo siberiane sull’Europa, ci avviamo già all’inverno successivo, che non ha niente da perdere per dare di più del precedente in Italia. Decretare già da ora una previsione è difficile, troppo per dare certezze, ma una tendenza è già stata in buona parte delineata. Cominciamo quindi con questo lungo articolo che analizzerà tutto quello a cui potremmo andare incontro con il venturo inverno.

1)       ENSO: La super nina 2010/11

Proprio quest’anno, dopo un nino moderato-forte west based, ci avviamo verso la nina che potrebbe risultare la più intensa di sempre. Eppure, fino allo scorso anno, c’era la certezza che ad un nino west non potesse seguire un evento ENSO- di forte intensità, ma qualcosa ha cambiato le regole del gioco.

Le ultime proiezioni NCEP vedono i valori in caduta libera tra ottobre e novembre fino ad un impressionante -2.7 in zona 3. Infatti sembra che questa nina abbia intenzione di partire east based e di rimanerlo fino a fine inverno quando avverrebbe uno spostamento verso ovest e un nuovo calo nelle zone 1 e 2 che farebbe presagire una lunga vita a questo evento di enso-.

Ma qual è la differenza tra una nina east e una nina west?

Analizziamo velocemente le anomalie di geopotenziale sull’Europa nei due casi:

Nina EAST (ho aumentato i valori della scala, altrimenti veniva fuori un fondo scala esagerato):

Come potete ben vedere si tratta di un’anomalia di -50/-60m di geopotenziale su un TRIMESTRE!!

Nina WEST:

Poco da commentare: zonalità a manetta.

2)       Bassa attività solare e QBO

Tra gli indici che recentemente stanno influenzando notevolmente gli inverni si trovano la bassa attività solare e la QBO. Direi che sulla prima c’è poco da dire, il sole è in quiete da ormai 4 anni, anche se vuole essere a tutti i costi fatto sembrare più attivo di quanto realmente è.

Per quanto riguarda la QBO, invece direi di capire come funziona. Allora, la QBO è il valore che indica l’intensità dei venti stratosferici a latitudini equatoriali. Ma come può allora influire sul VP? In caso di QBO- i venti si spostano da est verso ovest e arrivano a latitudini prossime ai 30°N. Li vanno a scontrarsi con i venti stratosferici di direzione opposta, e in questo scontro si formano delle ondulazioni che si amplificano a via a via verso il polo. Ecco che si creano le situazioni buone per le incursioni fredde alle medie latitudini. Quest’anno, avremo QBO negativa? La risposta è doppia: sì e no. Infatti alle alte quote (30hPa) è già partita la fase di QBO+, mentre alle basse quote (50hPa) la QBO è ancora negativa. Si potrebbe dire che nel prossimo inverno avremo quindi un aiuto molto scarso da parte di questo indice, ma da non sottovalutare comunque.

Spesso la bassa attività solare viene messa in correlazione alla QBO-. Il motivo è semplice. Tutte e due agiscono sulla stratosfera più o meno allo stesso modo.

3)       Stratosfera, Jet Stream e anticiclone termico russo-siberiano.

Come appena accennato a modellare l’andamento termico della stratosfera sono la QBO e l’attività solare. Ora che sappiamo come agisce la QBO, non ci resta che vedere ciò che succede in stratosfera nei periodi di bassa attività solare.

Questa mappa rappresenta la differenze tra il massimo del ciclo 23 e il minimo del ciclo 24 a 30hPa di altitudine:

Risulta lampante il riscaldamento del polo nord, con una maggiore tendenza quindi ad eventi di stratwarming. A raffreddarsi sono invece l’equatore, il polo sud e la SIBERIA. Proprio le aree continentali mostrano un raffreddamento autunnale più rapido nei periodi di bassa attività solare con conseguente maggiore probabilità di formazione di anticicloni termici.  Nel caso della Siberia si parla del famoso “Orso”.  Proprio in questo periodo quelle zone si raffreddano molto velocemente e danno via a quello che è il processo di formazione dell’alta pressione termica: l’aria fredda inizia ad accumularsi e a comprimersi nei bassi strati e, se il processo non viene fermato, allora nel giro di un mese comincerà a farsi notare l’anticiclone termico. Proprio lui aiuterà la corrente a getto a rallentare, già indebolita dalle SSTA atlantiche di cui parleremo tra poco.

4)       Le SSTA atlantiche

La prima cosa che generalmente si associa alla nina strong è il tripolo positivo, ovvero freddo sul nord atlantico, caldo sul centro e di nuovo fredde sulle zone subtropicali. Questo porta una tipica situazione da NAO++ e AO++. Insomma il peggio del peggio.

Ma quest’anno partiamo avvantaggiati. Le forti anomalie positive sul nord atlantico, già a partire dal corrente mese, forzeranno la presenza di anticicloni sulle zone con SSTA positive, che faticheranno quindi a raffreddarsi. C’è quindi la concreta possibilità che il tripolo atlantico resista addirittura fino alla fine dell’inverno! Proprio questa disposizione delle SSTA farà faticare la Jet stream rallentandola notevolmente. Vedere quindi il VP girare a mille sarà cosa ardua. Altro fattore ad influenzare la NAO è l’attività geomagnetica. Più precisamente la correlazione è tra l’AP index e la NAO. Solitamente nei periodi in cui l’AP index rimane sotto i 10 di media mensile, la NAO risulta molto bassa.

5)       Prime conclusioni

A questo punto viene abbastanza spontaneo chiedersi:

“Ma se tutto è così perfetto, perché non abbiamo la certezza che avremo un super inverno?”

In mezzo a questo “paradiso” teleconnettivo, si trovano alcune insidie rifugiate in stratosfera, tipiche degli anni di nina strong e QBO+. Si tratta dei Canadian Warming e dei potenti Stratcooling tardo autunnali. Queste due cose messe insieme sarebbero in grado di portare un non inverno da catalogare insieme al 2006/07 se non oltre. Basti ricordare per esempio il 1989.

C’è però qualcosa che potrebbe inibire queste preoccupazioni, infatti la combinazione minimo solare, QBO positiva e nina strong, potrebbe creare un decopuling notevole tra la stratosfera e la troposfera. Ecco che potremmo affermare che, come lo scorso anno, quest’inverno a dominare sarà la TROPOSFERA, mentre la stratosfera si troverà impotente davanti ai grandi movimenti che ci attendono.

Concludo dicendo quindi che mi aspetto ad ora un inverno molto freddo, con un alternarsi di periodi gelidi, anche molto importanti, intervallati da fasi anticicloniche fredde, ovvero con centro dell’HP sul centro nord europeo e afflussi freddi/anticiclonici da est. Anche le ondate di aria artico-marittima non mancheranno e, anzi, saranno forse maggiori di quelle avute lo scorso inverno.  Presterei attenzione al periodo compreso tra metà gennaio e fine febbraio circa, quando si potrebbe avere una ripresa dell’AO. Ma come spiegato, ad ora è complicatissimo dare anche solo una tendenza, figuriamoci scendere poi nei particolari… Tutto dipenderà da cosa accadrà in stratosfera e troposfera a novembre/inizio dicembre. Quindi per le previsioni invernali, direi che ne riparleremo a dicembre. Adesso ci aspettano solo degli aggiornamenti strada facendo.

MIKI 03