Archivi categoria: Terremoti e Vulcani

Dal giapponese ALOS 2 nuovi dettagli sugli effetti del terremoto

Le elaborazioni effettuate dal Cnr-Irea sulle immagini radar acquisite dal sensore giapponese ALOS 2 (operante in banda L), relativamente al terremoto del 30 ottobre 2016, confermano i risultati ottenuti dalle precedenti analisi basate sui dati dei sensori Sentinel-1 e COSMO-SkyMed, aggiungendo nuovi dettagli.

In particolare, la mappa di deformazione co-sismica (fig. 1), calcolata utilizzando le immagini ALOS 2 pre e post-evento (acquisite rispettivamente il 24 agosto e il 2 novembre 2016), evidenzia due lobi principali di deformazione. Il primo, che interessa l’area di Norcia, mostra uno spostamento verso ovest e un sollevamento che, nella linea di vista del radar, corrispondono a circa 35 cm di deformazione. Il secondo mette in luce un significativo abbassamento del suolo nell’area di Castelluccio (più di 60 cm in linea di vista del sensore) e uno spostamento verso est dell’area di Montegallo.

Figura 1 Mappa di deformazione co-sismica (nella linea di vista del radar), ottenuta con la tecnica dell’interferometria radar differenziale, a partire dai dati radar ALOS 2 acquisiti il 24/08/2016 ed il 02/11/2016, da orbite ascendenti

Immagine ad alta definizione scaricabile al seguente link

https://drive.google.com/open?id=0B3raIQaN1eb-a29GZF9sS2lmN2c

è disponibile inoltre una animazione che evidenzia l’evoluzione temporale delle deformazioni superficiali rilevate dal satellite giapponese ALOS 2 a seguito degli eventi sismici del 24 agosto 2016 e del 26/30 ottobre 2016, ed è scaricabile al seguente link

https://drive.google.com/open?id=0B3raIQaN1eb-eUFBSXZubzBoQjg

L’interferogramma ALOS 2 elaborato da Ingv (fig. 2) mostra ancora una volta la complessità della deformazione a scala locale. I due profili (fig. 3) tracciati attraverso le zone di massima deformazione nelle aree interessate dai due terremoti di Visso M 5.9 e Norcia M 6.5, mostrano il movimento della superficie terrestre causato dallo scorrimento in profondità dei due lati del piano di faglia, avvenuto durante i due eventi sismici. Grazie alla loro minore sensibilità alla copertura vegetale rispetto ai dati di altri satelliti, i dati ALOS 2 forniscono informazioni molto importanti per ricostruire geometria e posizione delle sorgenti sismiche.

I dati ottenuti dal satellite ALOS 2 sono frutto degli accordi esistenti tra l’Agenzia Spaziale Italiana e quella giapponese (Jaxa), ulteriore dimostrazione della cooperazione internazionale che è alla base dell’attività spaziale, come già evidenziato con i satelliti Cosmo SkyMed e Sentinel in molteplici occasioni.

Roma, 4 novembre 2016

 

Fonte : https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/7128/dal-giapponese-alos-2-nuovi-dettagli-sugli-effetti-del-terremoto

Nuova scossa di magnitudo 6.5, epicentro tra Norcia e Preci

Riprendo questa veloce uscita a firma Ansa, nuovo terremoto in centro italia.

Paura a Roma. Il sindaco di Ussita: “Ho visto l’inferno”. Crollata la Basilica di San Benedetto e la cattedrale di Santa Maria argentea a Norcia

M 6.5 – CENTRAL ITALY – 2016-10-30 06:40:18 UTC

La terra trema ancora. Scossa di magnitudo 6.5 in Umbria, epicentro tra Norcia, Preci e Castel Sant’Angelo sul Nera. Il terremoto è stato a 10 chilometri di profondità.

La scossa è stata avvertita fortissima in tutto il centro Italia ma anche lungo ttutto lo stivale, da Bolzano alla Puglia.

‘E’ crollato tutto, vedo colonne di fumo, e’ un disastro, in disastro!”. Lo dice il sindaco di Ussita, uno dei comuni più colpiti dal sisma del 26 ottobre, Marco Rinaldi, dopo l’ultima forte scossa. ”Dormivo in auto, ho visto l’inferno…”

“E’ venuto tutto giù, ormai non ci stanno più i paesi”. Così il sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci dopo l’ultima scossa di magnitudo 6.1. “Per fortuna che erano zone rosse – aggiunge -. La poca gente che è rimasta è scesa in strada, si sta abbracciando. Adesso stiamo andando in giro per le frazioni per vedere quello che è successo”.

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Continua … qui :

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2016/10/30/terremoto-oggi-nuova-scossa-di-magnitudo-6.1-epicentro-tra-norcia-e-preci_ba5f3d9b-0a35-46c3-b4db-9a63e584cadf.html

Cina, prima rete satellitare per lo studio dei terremoti con tecnologia italiana

Fra un anno il lancio del primo apparecchio con nove strumenti testati e in parte costruiti dal nostro Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Esiste infatti una correlazione fra variazioni nello spazio attorno alla Terra e sismi

ROMA – Un anno ancora, poi nascerà la prima rete di satelliti dedicata allo studio dei terremoti. Meglio: allo studio di quelle correlazioni fra la variazione del flusso di particelle e dei campi elettromagnetici che si verificano nella magnetosfera attorno alla Terra prima e dopo gli eventi sismici. La speranza è di riuscire a prevederli con alcune ore di anticipo. Il progetto prenderà il via il primo agosto del 2017 con il lancio del China Seismo-Electromagnetic Satellite, satellite cinese ad alta concentrazione di tecnologia italiana. Ne seguirà un secondo nel 2019 e se i risultati saranno incoraggianti, cosa tutta da verificare, ne arriveranno altri fino a formare una costellazione di apparecchi orbitanti capaci di tenere sotto controllo il pianeta. Ci stanno lavorando da un lato la China National Space Administration (Cnsa) e la China Earthquake Administration (Cea), dall’altro l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

“Il legame fra terremoti e variazione del flusso delle particelle nello spazio è stato notato dai russi sulla stazione spaziale Mir negli anni Novanta”, racconta Marco Casolino, primo ricercatore all’Infn di Tor Vergata di Roma, che ha seguito il progetto nella sua fase iniziale. “Registrarono un amento del flusso di raggi cosmici circa cinque ore prima dei terremoti di maggiore rilevanza. Non è un rapporto di uno ad uno, ma c’è una ricorrenza statistica significativa”. Significativa al punto da spingere l’Infn di Roma e Perugia a indagare ancora attraverso il satellite americano Sampex della Nasa. E anche in quel caso la relazione fu provata. Una proposta per un satellite interamente dedicato allo studio dei terremoti venne avanzata alla nostra Agenzia spaziale, ma non ebbe seguito. A differenza di quella dei francesi. Il Demeter del Centre national d’études spatiales (Cnes) entrò in orbita nel 2004. Non era ottimizzato per lo studio delle particelle, ma confermò le relazioni fra fenomeni nello spazio e quelli sismici. “Hanno avuto la nostra stessa idea –ricorda Casolino- puntando però su strumenti diversi focalizzati sulla parte elettromagnetica”.

In Cina, dove i terremoti sono all’ordine del giorno, hanno quindi pensato di partire da queste esperienze e tentare di realizzare un sistema con struemntazione completa a 360 gradi di prevenzione dall’alto che si integri con la raccolta di dati complementari presi a terra. Cambiare prospettiva partendo dallo spazio ha i suoi vantaggi, sostengono a Pechino dove in questi giorni ci sono i colleghi di Casolino coinvolti nell’esperimento. Permette di controllare aree del pianeta enormi e di usare altri dati rispetto a quelli tradizionali. I nove strumenti a bordo del satellite cinese Cses 01 sono stati testati a Tor Vergata e alcuni costruiti direttamente in Italia. Si parte dalla “semplice” osservazione, ma l’ambizione è di andare oltre. Nessuno si sbilancia su questo fronte, a Pechino come a Roma metteno le mani avanti. Resta il fatto che in Cina abbiano deciso di investire milioni di dollari nel progetto coinvolgendo l’Italia. Con benefici immediati per tutti. Per contratto i dati raccolti dai satelliti cinesi saranno accessibili qui da noi come nel resto del mondo.

Fonte : http://www.repubblica.it/scienze/2016/08/25/news/china_seismo-electromagnetic_la_prima_rete_satellitare_per_lo_studio_dei_terremoti_con_tecnologia_italiana-146603902/

Napoli, scoperti sei nuovi vulcani «Adeguare i piani di rischio»

Sorgono tra Ercolano e Torre Annunziata, la ricerca condotta da Cnr e Università

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Non bastavano Vesuvio, Campi flegrei e Marsili a turbare i sonni dei napoletani. Nel Golfo di Napoli nel tratto compreso tra Ercolano e Torre Annunziata, a meno di 3 chilometri dalla costa, ci sono ben sei strutture vulcaniche sottomarine. La clamorosa scoperta, pubblicata questo mese sulla rivista scientifica americana Geophysical Reserch Letter, si deve a un nutrito team di ricercatori. Ne fanno parte esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Roma 1); del Dipartimento di scienze della terra (Distar) della Federico II di Napoli; dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche.

Lo studio intitolato Somma-Vesuvio volcano revealed by magnetic and seismic data (V.Paoletti, S.Passaro, M.Fedi, C.Marino, S.Tamburrino, G.Ventura) conferma il quadro niente affatto rassicurante delle potenzialità catastrofiche del vulcanesimo sommerso nel Golfo.

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Già rilanciato sul sito dell’Università di Napoli Federico II è anche commentato da uno dei ricercatori, Guido Ventura: «Abbiamo rilevato nuovi punti di emissioni di anidride carbonica nel Golfo di Napoli — scrive — cosa abbastanza comune in aree geotermali e vulcaniche. E qui abbiamo scoperto sei strutture vulcaniche (coni e duomi) finora sconosciute, con un diametro di 800 metri. Inoltre sono state identificate delle colate laviche medioevali che si sono riversate in mare in età prevalentemente medioevale».

I sei vulcani, contrassegnati sulle slide con le sigle V1-V2-V3-V4-V5-V6, formano una semicorona in mare proprio lungo il tratto costiero che va da Ercolano alla antica Oplonti. Le ricerche hanno consentito di stabilire che tre delle strutture vulcaniche sottomarine (V1-V2-V3) si sono formate prima di 19 mila anni fa, quindi in epoca preistorica. Mentre per il vulcano V5, il più vicino alla costa di Torre Annunziata, la cui parte superiore è ad appena cinque metri sotto il fondale marino, gli scienziati sono convinti che abbia un’età geologica decisamente più giovane. Infine, il V6, quello che sorge davanti al litorale di Ercolano tra 50 e 100 metri di profondità, avrebbe eruttato in età molto più vicine a noi, cioè dopo il 1631 d.C. In particolare il magma sarebbe risalito durante le eruzioni del 1794 e del 1861. Lo studio ha riguardato pure lo stato dei cosiddetti «cryptodomes» già rilevati nel 2012 a quattro chilometri dalla costa. Si tratta di cupole sommerse di lava «ingabbiata» dove non sono state rilevate anomalie magnetiche, pertanto si ritiene che la loro natura vulcanica sia discutibile. Ovviamente, se i risultati dello studio sono importanti dal punto di vista scientifico, inevitabilmente aumentano la consapevolezza di quale sia il livello teorico di rischio cui sono sottoposti tutti gli abitanti del Golfo.

Va detto che la scoperta è avvenuta nell’ambito della campagna «Safe 2014», con rilievi effettuati a bordo della nave oceanografica Urania del Cnr, che già ha portato nel marzo scorso alla scoperta del famoso «duomo» sottomarino a 150 metri di profondità e a 2,5 chilometri da Posillipo. Quello però, a giudizio degli scienziati, non rappresenta al momento alcun pericolo dal momento che contiene gas, per lo più anidride carbonica.

Diverso il discorso per i sei vulcani sottomarini, uno di loro in particolare presenterebbe una struttura più debole. Perciò gli studiosi concludono con una sorta di monito ai responsabili della pubblica incolumità: «Il rischio correlato a possibili, future attività sottomarine, dovrebbe essere incluso nei programmi di valutazione del rischio». Mentre, dal momento che è stata accertata la presenza di colate laviche vesuviane che nel Medioevo hanno raggiunto il mare, «anche questo rischio dovrebbe essere presto in considerazione per una corretta pianificazione degli scenari eruttivi attesi».

Fonte : http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/16_settembre_29/scoperti-sei-vulcaninel-golfo-napoli-7364a744-8619-11e6-832a-cce4cd3e89ac.shtml

Terremoti innescati dalla luna piena e dalle maree. E’ statistico

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ROMA – I grandi terremoti, quelli sotto alla cui forza distruttiva è impossibile resistere, potrebbero essere innescati dalla luna piena. I più devastanti, come quello nel 2004 che ha colpito l’Indonesia provocando un enorme Tsunami oppure quello che ha scosso il Giappone nel 2011 danneggiando la centrale nucleare di Fukushima, sembrerebbero seguire uno stesso schema. Lo rivela un’analisi statistica pubblicata su Nature Geoscience da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tokyo.

Nelle fasi di luna piena o nuova, l’attrazione gravitazionale della Luna e del Sole sulla Terra sono al loro apice e questo potrebbe innescare uno scivolamento delle faglie. “Questo studio conferma quanto è già stato dimostrato negli ultimi decenni da ricerche italiane e internazionali, e cioè che esiste un effetto astronomico che condiziona la tettonica delle placche e i terremoti”, spiega Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

”I meccanismi di questo fenomeno sono ancora da chiarire – precisa l’esperto – ma tutto è causato da un’alterazione della gravità terrestre dovuta alla presenza della Luna. L’effetto mareale, che causa la variazione del livello del mare che tutti conosciamo, si manifesta anche sulla terra solida: infatti il suolo si innalza e si abbassa di 30-40 centimetri due volte al giorno, anche se noi non ce ne accmo perché la lunghezza d’onda di questa oscillazione è di 5.000-6.000 km’‘.

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Se questo si verifica in un’area critica, ”dove si è accumulata tanta energia e il gradiente di pressione è vicino al punto di rottura – prosegue Doglioni – allora l’effetto astronomico può rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso, scatenando il terremoto”. I ricercatori giapponesi lo hanno confermato ricostruendo l’ampiezza delle forze di marea nelle due settimane antecedenti gli eventi sismici avvenuti nel mondo negli ultimi 20 anni con magnitudo pari o superiore a 5.5. Dai dati è così emersa una forte correlazione statistica tra forze di marea e grandi sismi.

”E’ ancora troppo presto per pensare di sfruttare l’effetto mareale per prevedere i terremoti – sottolinea Doglioni – ma di certo nuove ricerche in questo ambito ci aiuteranno a capire meglio quali sono le reali forze che muovono le placche terrestri”.

Fonte : http://www.blitzquotidiano.it/scienza-e-tecnologia/terremoti-innescati-dalla-luna-piena-e-dalle-maree-e-statistico-2545821/