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CANCUN: l´ultimo tentativo dei termofobici.

Per 20 anni i termofobici dell´IPCC hanno tentato di terrorizzarci con le loro terribili minacce sul riscaldamento globale.

Ma se hanno tanta paura del caldo perché vanno a fare i loro congressi/festini in posti come Cancun?

Cancun é un luogo  incantevole con spiagge tropicali, clima caldo, mare azzurro, spiagge bianche come lo zucchero, barriere coralline con grandi pesci, incredibili lagune e una intera fascia di hotels e resorts di prima categoria con splendidi cocktails da apprezzare ai bordi delle lussereggianti piscine.  Sicuramente non é un posto che presenta difficoltá, e credo che sia stato scelto proprio questo incantevole posto perché hanno capito che la loro religione/partito sta arrivando alla fine e vogliono divertirsi un poco prima che siano spinti fuori dal treno dell´allegria.

Tanto per avere un´idea delle loro preoccupazioni climatiche é sufficiente vedere il video sotto che ho tratto dal sito

http://ecotretas.blogspot.com/2010/12/boa-vida-em-cancun.html

TEQUILAAAAAA!!!!!!!!

watch?v=q83CQ_7CGCg&feature=player_embedded

Se veramente volessero curarsi dalla loro TERMOFOBIA dovrebbero fare il prossimo conclave in posti come Murmansk o in Alaska (a incontrare i loro amati orsi), e i posti dovrebbero essere forniti SOLO da energia eolica o solare. Lasciamo che sentano cosí il mortale abbraccio del gelo da loro tanto amato.

Cosí forse apprenderanno che la vita non ha nulla da temere dal calore o dall´aria umida e carica del gas della vita, il diossido di carbonio.

Quello di cui tutti dobbiamo avere paura é di una atmosfera fredda, secca e con poco CO2, dobbiamo avere paura dell´avanzamento implacabile del silenzio sterile di una vita in estinzione con una era glaciale.

SAND-RIO

Il punto caldo: fatti, misfatti e leggende del clima che cambia

L’Istituzione culturale La Bendandiana ha  organizzato per venerdì 19 novembre 2010 una conferenza dal titolo :

Il punto caldo: fatti, misfatti e leggende del clima che cambia

tenuta dal  Dott. Teodoro Georgiadis dell’ Istituto di Biometeorologia del CNR.

Riporto la prefazione dell’invito.

Alla vigilia del COP16, la conferenza sui cambiamenti climatici, di Cancun in Messico si vogliono presentare alcuni argomenti, spesso definiti con l’aggettivo ‘scettici’ dai mezzi di comunicazione di massa, che rendono il quadro della conoscenza scientifica sul clima meno sicuro e condiviso di quanto si potrebbe pensare.
La problematica del clima sta fortemente influenzando lo sviluppo futuro della nostra esistenza sia dal punto di vista economico che sociale, ed il consenso sulle posizioni dell’IPCC (l’organismo dell’ONU deputato a raccogliere i fatti) rappresenta il fattore guida per imporre i costi necessari al cambiamento del sistema produttivo.
Ci si domanda se la conoscenza scientifica è in grado di asserire che indubitabilmente la strada scelta sia quella giusta.
La  COP16 inizierà il 29 novembre e terminerà il 10 dicembre (link)
Il relatore ha iniziato facendo una piccola  parentesi sui giornalisti che  amano oggi parlare del dibattito intorno al problema climatico fra catastrofisti e negazionisti.
catastrofisti che odiano sentirsi chiamare in questo modo, sono quelli vicini alle posizioni ufficiali dell’IPCC. Sono persone allarmate in base ai risultati che vedono dalle misure fatte sul clima. Sono preoccupati per quello che sarà il futuro prossimo e il futuro lontano del nostro pianeta. I cosiddetti negazionisti che odiano sentirsi chiamare così, sono quelli che in questi risultati vedono segnali da interpretare e non riconoscono l’allarme della prima categoria. Queste categorie viaggiano al di fuori del dibattito scientifico sono categorie giornalistiche. Se dovessimo fare una distribuzione del dibattito scientifico potremmo sintetizzarlo in una curva gaussiana in cui estremi corrisponderebbero queste due categorie.
Il relatore ha continuato facendo una ulteriore premessa:

Qual è il ruolo della scienza oggi? Qual era lo scopo della scienza nel passato?

Il ruolo della scienza nel passato era quello di comprendere la natura, i fenomeni naturali e alla fine di un lungo percorso  vedere  se era applicabile a scopi utilitaristici per l’uomo (tecnologia). Lo scopo della scienza era la conoscenza, e li fermarsi, cioè offrirsi come strumento.  Oggi la scienza sta perdendo il carattere di strumento neutrale . La scienza oggi si avvale di discorsi legati al consenso. Sempre più si sente il discorso: se la stragrande maggior parte degli scienziati… se i più dicono…. come si fa a dubitare. Questo è un problema grave perché la scienza ha fatto i progressi principali solo con il dubbio e la critica. La scienza senza una critica nei risultati raggiunti non è più scienza diventa qualcosa di molto vicino ad una ideologia o a una religione.

Questo mi ha fatto pensare ad un motto di Albert Einstein, (lettera a Max Born del 4 dicembre 1926)

« Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato. »

(wikipedia)

La scienza è uno strumento di conoscenza e non di fede. Il fatto di pensare che un consenso in quanto tale debba essere considerato come fatto scientifico o avvaloramento di un fatto scientifico diventa problematico.

Un problema soprattutto quando questo fatto (il consenso scientifico) viene utilizzato per dare un’aiutino… una spinta nelle decisioni da prendere. Perché la scienza non deve spingere la società in una direzione. La scienza è uno strumento da dare in mano ai nostro rappresentanti politici perché questi possano usarla. La scienza è un cacciavite, con questo strumento si può forare una ruota di una macchina o costruire qualcosa di meraviglioso. Il compito di come viene usato il cacciavite non è dello scienziato.

Per dare un aiuto alla società ad andare in una determinata direzione si rischia di eliminare qualcosa di importante:

Frase di Haskins « La teoria dell’errore, la logica dell’errore, fondamentalmente  è quello di restringere  il numero di alternative intenzionalmente o non intenzionalmente, fino ad omettere rilevanti alternative dalla considerazione»

Se ci fissiamo che la scienza debba rispondere ad un obbiettivo perché utile e buono rischiamo di perdere altre strade interessanti, che potrebbero contenere una parte rilevante di verità.

Terminata la premessa il Dott. Teodoro Georgiadis ha iniziato ad affrontare il problema climatico partendo dal metodo sperimentale Galileano (Link ad un articolo di NIA) e sui modelli climatici.

Il modello è una rappresentazione di una funzione scaturita dalla interpretazione di dati. Non esistono modelli senza dati perché non può esistere una legge (funzione) che possa nascere senza dati.

L’IGBP ( International Geosphere-Biosphere Programme ) ha proposto un nuovissimo indice il Climate-Change Index CCI (Link a pdf)

che prende in esame il cambiamento climatico cumulativo degli ultimi 30 anni. (1980-2010)

Ora il WMO (l’organizzazione mondiale di meteorologia) definisce la durata minima delle serie storico-temporali di dati continui per poter individuare le caratteristiche climatiche di una data località un minimo di 30 anni. Questo ci da un punto ma non la direzione, per capire, per essere sicuri che la variazione sia significativa, bisognerebbe avere i dati di almeno altri 30 anni.

Cioè trentanni è un singolo gradino ma per capire in che direzione ci stiamo muovendo ( se stiamo salendo oppure scendiamo per la scala sono necessari almeno due gradini).

Successivamente ha parlato di una serie di problemi in parte già trattate da NIA:

Affidabilità della rete di misura (link ad articolo NIA)(altro articolo di NIA)

isola di calore urbano (link ad articolo NIA),

riduzione di centraline (link ad articolo NIA),(altro articolo di NIA)


qualità delle centraline(link a http://www.surfacestations.org/) (link a database immagini centraline)

Cambio d’uso del suolo

Precisione dei mezzi di misura, ecc

Ritengo sia stata una ottima serata ben incentrata su dubbi e problematiche, vi lascio con una domanda la stessa che i nostri governati saranno costretti a porsi a Cancun

quanto del riscaldamento che abbiamo subito in questi anni è da imputare ai gas serra?

Andrea B

Dubbi sull’efficacia di mitigazione climatica (Approfondimento a Prima parte)

Prendo lo spunto da un recente articolo di R. Reitano su CA http://www.climalteranti.it/2010/10/31/il-primo-scettico-del-riscaldamento-globale/

Che cito:

“l’equilibrio convettivo è mantenuto nella parte bassa della troposfera fino a circa 10 km, mentre più in alto si mantiene l’equilibrio radiativo. L’importante conseguenza è che i dettagli dell’assorbimento nella bassa troposfera non hanno importanza poiché il calore “viene diffuso e trasferito verso l’alto dalla convezione”. In altre parole, chi governa il bilancio energetico della terra è il bilancio radiativo nell’alta troposfera e lì la concentrazione di CO2 ha un peso.”

Trovo queste affermazioni incomprensibili, perché nel caso in cui tutte le radiazioni di infrarosso nelle bande di assorbimento del CO2, fossero captate in bassa troposfera dal CO2 o dal vapore acqueo, mai giungerebbero in alta troposfera se ci fosse una trasmissione per convezione. Inoltre nel caso in cui l’energia arrivi in alta troposfera, per convezione, ed una molecola di CO2 fosse colpita, al superamento del proprio punto di equilibrio questa potrebbe emettere radiazioni infrarosse, molte delle quali sarebbero rivolte verso la terra. Ma se ci fosse saturazione in bassa troposfera queste radiazioni sarebbero captate anche in discesa e mai giungerebbero in superficie.

Lindzen invece dice che il sistema è misto e quindi una parte di energia assorbita in bassa troposfera è trasmessa sempre con radiazione, in questo caso potrebbe giungere fino alla alta troposfera, ma anche tornare verso la terra. C’è da chiedersi allora quanta della CO2 emessa ha effettivamente un effetto di riscaldamento sicuramente non il 100%

Sempre il Reitano dice:

La regione in cui avviene l’assorbimento si allarga progressivamente, indicando un aumento dell’assorbimento anche oltre la saturazione nella parte centrale. Per una riga non troppo assorbita l’effetto di queste code è minimo, ma per una molecola fortemente saturata come quella del CO2 si ha un assorbimento significativo anche per le parti più esterne della riga, e in queste zone l’assorbimento dipende dalla concentrazione”

Questa capacità di assorbire di più conta però solo in alta troposfera perché nella bassa, comunque poi l’energia si dovrebbe trasmettere prevalentemente per moto convettivo, e poi ci sarebbe il vapore a captare quello che sfugge al CO2.

Il Reitano conclude segnalando un articolo del prof Bardi che cito: 

Vi spiego una volta per tutte come funziona l’ “effetto serra” e perché sarebbe meglio chiamarlo “effetto coperta”.

L’effetto coperta: perché i gas serra scaldano la terra Di Ugo Bardi”

“In particolare, dobbiamo considerare la CO2 che è il gas più importante nell’effetto di riscaldamento globale causato dall’attività umana. E’ vero che la bassa atmosfera è “satura” di CO2 in termini di assorbimento ottico nella sua finestra. Quello che cambia è negli strati dell’alta atmosfera, la zona “non satura”, dove la CO2 può irradiare verso lo spazio esterno. Aumentando la concentrazione di CO2, la zona non satura si sposta verso l’alto. Ovvero, aumentando la concentrazione della CO2 è come aggiungere delle coperte alla terra. E’ sempre l’ultimo strato, come l’ultima coperta, che fa il possibile per equilibrarsi con la bassa temperatura dell’universo. Ma dal punto di vista della superficie terrestre, l’effetto è un maggior riscaldamento per via del maggior spessore di “coperte”.

La coperta come la serra blocca i moti convettivi, invece l’atmosfera è un sistema aperto dove la convezione in presenza di vapore acqueo è solo rallentata ( le temperature notturne nei deserti calano rapidamente proprio per la mancanza di vapore acqueo) Ma anche in presenza di vapore acqueo in atmosfera  avviene uno scambio di energia con l’esterno in quanto il calore viene portato in alto.

Io lo chiamerei effetto atmosfera.

A questo proposito sarebbe interessante analizzare l’andamento delle temperature notturne e diurne degli ultimi 40 anni in ambienti con scarsa umidità come i deserti in particolare il Gobi che è a latitudini alte. Il rateo di riscaldamento delle temperature notturne nel Gobi dovrebbe indicare l’effetto dei gas climalteranti in particolare il CO2 senza il feedback del vapore acqueo. Ma non le trovo.

La relazione fra la concentrazione di CO2 e l’effetto riscaldante non è lineare, è logaritmica. Ma, sulla Terra, siamo ancora ben lontani dalla saturazione dell’effetto della CO2; ovvero una condizione in cui aggiungere altra CO2 non cambia le cose. Se ci fossimo arrivati, saremmo nella condizione di Venere, con qualche centinaio di gradi di temperatura alla superficie del pianeta.”

Però potrebbe essere che il raffreddamento della superficie di  Venere sia molto rallentato da un’atmosfera costituita prevalentemente da CO2 che è un molecola più grossa e più pesante dell’ossigeno e dell’azoto che costituiscono l’atmosfera terrestre. Il rallentamento del raffreddamento determina un accumulo dell’energia solare  ( che viene continuamente ricevuta da venere) e quindi un riscaldamento della superficie. Se l’atmosfera terrestre avesse la concentrazione di CO2 di Venere e il fenomeno anziché essere convettivo fosse radiativo come sostiene il Bardi la terra in base ai valori di forzante indicati da Hansen sarebbe una palla di fuoco.

Dopo queste riflessioni mi chiedo che efficacia possa avere la riduzione delle emissioni sulla mitigazione climatica.

Skeptical science ci dice:

La quantità di CO2 che la natura emette (da oceani e vegetazione) è bilanciata dal naturale assorbimento (ancora da oceani e vegetazione). Lo sconvolgimento delle emissioni da parte dell’Uomo ha dato luogo a concentrazioni di CO2 mai viste negli ultimi 800000 anni. L’azione dell’Uomo genera emissioni nell’atmosfera per 26 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2 all’anno e l’aumento di concentrazione della CO2 in atmosfera equivale a 15 Gt per anno, ciò significa che buona parte delle emissioni sono assorbite dai pozzi sopra citati.

Solo 15 Gt CO2 su 26 di perturbazione aggiuntiva annua rimangono in atmosfera che è circa il 57% quindi abbassando del 20% le 26 Gt di CO2 emesse cioè emettendo 21 Gt anziché 26 a riduzione in atmosfera non sarebbe di 5 Gt di CO2 ma solo del suo 57% cioè di 2,8 Gt.

Non solo come già ci ha spiegato Scafetta anche se qualcuno non lo ha capito, il 20 % di aumento delle concentrazione di CO2 osservato nell’ultimo secolo ci sarebbe stato comunque perché è naturale ed è legato al riscaldamento. Quindi anche riducendo a zero le emissioni antropiche ci sarebbe comunque la CO2 ( e il metano di origine naturale).

Quindi abbiamo ridotto di 5 Gt CO2 annuo le emissioni antropiche, ma l’effetto in atmosfera è solo di 2,8 Gt CO2 senza contare il tempo di equilibrio secolare, però ci spiegano che tutto il CO2 in bassa atmosfera conta poco, o meglio ha un’azione solo per quella % di CO2 che una volta assorbiti gli ir trasmette energia per radiazione.

Nessuno mi sa dire quant’è questa % mettiamo sia il 25% che quindi vanno stornati alle tonnellate di emissioni risparmiate cioè 2,8 Gt CO2 quindi l’azione di riduzione delle emissioni sul clima sarebbe 2,1 Gt CO2 meno della metà delle emissioni ridotte, dubito che serva a qualcosa. Mettiamo invece sia il 75% la riduzione sarebbe solo su 0.7 Gt CO2 praticamente inconsistente.

Claudio Costa

Dubbi sull’efficacia di mitigazione climatica (Prima Parte)

Prendo lo spunto da un recente articolo di R Reitano su CA http://www.climalteranti.it/2010/10/31/il-primo-scettico-del-riscaldamento-globale/

Per fare esprimere i miei dubbi sull’efficacia di mitigazione climatica della 20-20-20 o peggio protocollo di Kyoto. Il Reitano conclude l’articolo con questa citazione

“non posso concludere senza riconoscere il ruolo fondamentale del libro di Spencer Weart “The Discovery of Global Warming” dal quale tanto ho preso in prestito e imparato. Il suo libro e il sito di supporto sono l’isola del tesoro per chiunque sia interessato a come le nostre conoscenze sono state costruite nel tempo, un tassello per volta.”

Il libro “La scoperta del riscaldamento globale” è la storia delle scoperte scientifiche che hanno portato alla definizione della teoria dell’agw, Da segnalare la traduzione di alcune parti del libro realizata da Claudio Cassardo

 http://personalpages.to.infn.it/~cassardo/pensieri/2009_10_15.html

Nel testo ci sono numerosi punti di criticità che citerò in corsivo commentandoli

“Lo trovo molto utile anche per spiegare come procede la scienza, e come, a volte, ciò che in un certo momento sembra certo senza ombra di dubbio può diventare incerto, superato o addirittura sbagliato un po’ di tempo dopo. Ci sono infiniti esempi di ciò nella storia della scienza.”

Appunto, e questo vale anche per la teoria stessa dell’agw.

“Arrhenius fece un calcolo per il raddoppio della CO2 in atmosfera, e stimò che avrebbe prodotto un aumento della temperatura della Terra di circa 5-6°C.

Arrhenius non vide questo come un problema. Egli comprese che, se l’industria avesse continuato a bruciare combustibile con l’attuale (1896) tasso, ci sarebbero voluti forse tremila anni perché il livello di CO2 diventasse così alto.”

Non è vero che Arrhenius non si preoccupò affermò più volte che non si doveva più bruciare il carbone, ma fare energia termica con i pannelli solari termici, che iniziò a produrre, ma la fabbrica fallì.

“L’effetto serra infatti funziona anche se l’assorbimento delle radiazioni è completamente saturato nella bassa atmosfera. La temperatura del pianeta è regolata dai sottili strati superiori, dove la radiazione sfugge facilmente nello spazio. Aggiungere gas a effetto serra cambia l’equilibrio. Inoltre, anche una variazione dell’1% in questo delicato bilancio potrebbe comportare una sensibile differenza nella temperatura superficiale del pianeta…………..

Quindi egli comprese (forse dai calcoli di Hulburt) che, anche se la CO2 in atmosfera aveva già assorbito tutta la radiazione termica che la attraversava, l’aggiunta di ulteriore gas avrebbe modificato l’altezza in atmosfera alla quale si sarebbe verificato l’assorbimento…………

Così, anche se il vapore acqueo nei bassi strati dell’atmosfera avesse bloccato interamente tutta la radiazione che avrebbe potuto essere assorbita dalla CO2, questo non avrebbe impedito al gas di fare la differenza negli strati superiori, rarefatti e freddi. Questi strati contengono comunque pochissimo vapor d’acqua.”

Trovo queste affermazioni incomprensibili, perché nel caso in cui tutte le radiazioni di infrarosso nelle bande di assorbimento del CO2, fossero captate in bassa troposfera dal CO2 o dal vapore acqueo, mai giungerebbero in alta troposfera.

Nel caso in cui l’energia arrivi in alta troposfera, per convezione, ed una molecola di CO2 fosse colpita, al superamento del proprio punto di equilibrio questa potrebbe emettere radiazioni infrarosse, molte delle quali sarebbero rivolte verso la terra. Ma se ci fosse saturazione in bassa troposfera queste radiazioni sarebbero captate anche in discesa e mai giungerebbero in superficie.

“Lavori successivi mostrarono che l’aumento della temperatura fino al 1940 fu, concordemente al pensiero dei suoi critici, causato principalmente da una sorta di effetto naturale ciclico, e non dalle ancora relativamente basse emissioni di CO2.”

Finalmente un’affermazione che mi trova concorde ma la forzante che ha dominato il clima fino al 1940, anzi fino al 1975 che non può che essere solare ancora non è stata stimata correttamente, come descritto qui

http://www.climatemonitor.it/?p=11877#comments

Quando gli ippopotami nuotavano nel Tamigi

Le variazioni climatiche dell’Holocene e dell’Eemiano sono correlate al flusso magnetico solare, è indubbio che vi è una forzante dominante, e finchè non verrà stimata non si potrà stimare il peso reale dell’effetto antropico sul clima e le proiezioni climatiche con i modelli non avranno alcun valore

A proposito di questo devo citare un articolo del prof Ugo Bardi

http://ugobardi.blogspot.com/2010/10/leffetto-del-sole-sul-clima-potrebbe.html

L’effetto del sole sul clima potrebbe essere stato sovrastimato?

Che commentando l’ultima pubblicazione della Haig afferma:

 “Se questo è il caso, avremmo sovrastimato l’effetto delle variazioni dell’irradianza solare nel riscaldamento globale. Nella pratica, tuttavia, il ruolo del sole rimane marginale nel riscaldamento osservato negli ultimi anni. Semmai, se questi dati dovessero essere confermati come validi a lungo termine, dovremmo abbandonare l’ipotesi che la “piccola era glaciale” sia stata causata dal minimo di Maunder. In questo caso, potrebbe essere valida l’ipotesi di Ruddiman che vede questo e altri cambiamenti come dovuto alle attività umane di deforestazione e riforestazione. Per il futuro, sarebbe ancora meno probabile che un ipotetico nuovo minimo di Maunder potrebbe contrastare il riscaldamento dovuto ai gas serra (sarebbe comunque insufficiente, indipendentemente dalla validità dei dati di Joanna Haigh).”

Purtroppo il Bardi cancella spesso i miei messaggi, anzi vorrebbe un blog Claudio Costa free, dimostrando di fare propaganda non di volere un confronto, e nel caso quando gli feci notare che la piccola variazione di radiazione solare non può dimostrare nessuna fluttuazione climatica dell’Holocene ma che queste sono correlate al flusso magnetico solare cioè a quello che il magnetismo solare (ma anche gli uv) determinano sulla copertura nuvolosa e sulla circolazione atmosferica. Attenzione il flusso magnetico solare potrebbe anche essere l’indice di un’altra forzante come l’influenza gravitazionale solare che cambia con l’allineamento dei pianeti (Scafetta 2010) e potrebbe determinare un rallentamento della velocità di rotazione della terra (ipotesi Mazzarella) con conseguente alterazione della circolazione atmosferica.

Il Bardi ha risposto:

“Ecco, mancava Claudio Costa con il suo link del giorno, sparato a caso come al solito. Grazie, Claudio, e ora passiamo ad altro “

Ma quale link sparato a caso  se si va a vedere la fig 7 di Solanki 2010

http://www.mps.mpg.de/dokumente/publikationen/solanki/j287.pdf

L. E. A. Vieira1 and S. K. Solanki1,2 “Evolution of the solar magnetic flux on time scales of years to millennia” Astronomy e Astrophysics 509, A100 (2010) DOI: 10.1051/0004-6361/200913276

da me linkata si vede come il flusso magnetico solare faccia un picco nel medioevo si abbassi durante la piccola era glaciale e salga  ininterrottamente fino al 2000 in stretta correlazione con le temperature dal 1600 al 2000 e sottolineo 2000.

Vale però la solita legge: non importa chi e quanti non ti capiscono o ti capiscono al contrario. L’importante è che ci sia chi ti capisce. Ugo Bardi”

Torno al  libro “La scoperta del riscaldamento globale”

“La carota di Vostok, secondo le dichiarazioni di uno dei perforatori, “cambiò la marea nella controversia sui gas a effetto serra.” (49) Almeno aveva contribuito a far risaltare quello che uno degli esperti chiamò “un consenso emergente sul fatto che la CO2 è una componente importante del sistema di retroazioni [feedback] climatiche……….

è difficile spiegare la scomparsa delle coltri di ghiaccio senza l’aggiunta di riscaldamento da parte della CO2 … questo gas ha ucciso le coltri glaciali in passato e potrebbe farlo di nuovo”

Ma neanche per idea le carote di ghiaccio indicano solo che le concentrazioni atmosferiche del CO2 e del metano salgono 800 1000 anni dopo l’innalzamento delle temperature. Come ci dicono svariate peer review

http://icebubbles.ucsd.edu/Publications/CaillonTermIII.pdf

Nicolas Caillon, Jeffrey P. Severinghaus, Jean Jouzel,Jean-Marc Barnola, Jiancheng Kang, Volodya Y. Lipenkov “Timing of Atmospheric CO2 and Antarctic Temperature Changes Across Termination III” 14 MARCH 2003 VOL 299 SCIENCE

http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/1143791

Lowell Stott,1* Axel Timmermann,2 Robert Thunell3 Southern Hemisphere and Deep-Sea Warming Led Deglacial Atmospheric CO2 Rise and Tropical Warming Science 19 October 2007:Vol. 318. no. 5849, pp. 435 – 438 DOI: 10.1126/science.1143791

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2007-09/uosc-cdd092507.php#

Lowell Stott: “Carbon dioxide did not end the last Ice Age”

Public release date: 27-Sep-2007 eurekalert

Anzi il ruolo del CO2 e del metano è considerato da alcuni secondario

http://bellwether.metapress.com/content/6024h28209l41257/

Soon, Willie “Implications of the Secondary Role of Carbon Dioxide and Methane Forcing in Climate Change: Past, Present, and Future” (Physical Geography, Volume 28, Number 2, pp. 97-125(29), March 2007)

http://www.agu.org/pubs/crossref/2005/2005GL023429.shtml
Soon, W. W.-H. (2005), Variable solar irradiance as a plausible agent for multidecadal variations in the Arctic-wide surface air temperature record of the past 130 years, Geophys. Res. Lett., 32, L16712, doi:10.1029/2005GL023429

“I geologi mostrarono le prove che, oltre mezzo miliardo di anni fa, gli oceani erano effettivamente ghiacciati, se non completamente almeno in gran parte. La cosa sembrava impossibile: come la Terra era riuscita a sfuggire a questa trappola e riscaldarsi di nuovo? C’era almeno un modo ovvio (ma divenne evidente solo dopo che qualcuno ci pensò, cosa che richiese decenni). Per molte migliaia di anni, i vulcani avrebbero continuato ad immettere CO2 nell’atmosfera, dove il gas avrebbe continuato ad accumularsi, non potendo entrare nei mari ghiacciati. Finchè un colossale effetto serra avrebbe potuto sciogliere i ghiacci. (52*) Tutto questo era una speculazione, e non provava molto sui climi più recenti. Ma aggiunse la convinzione che la CO2 era un vero punto chiave del sistema climatico del pianeta – un sistema senza dubbio molto stabile così come sembrava……..

…….. Alla fine, i geochimici ed i loro alleati riuscirono ad ottenere dei numeri per la “sensibilità climatica” nelle epoche antiche, cioè la risposta della temperatura ad un aumento del livello di CO2. Nel corso di centinaia di milioni di anni, un raddoppio del livello del gas si era sempre accompagnato ad un aumento della temperatura di tre gradi, più o meno un paio di gradi. Questo si accordava quasi esattamente con i numeri provenienti da molti studi [di modelli] numerici.  .”

 Delle recenti pubblicazioni spiegate bene qua

http://www.climatemonitor.it/?p=13712

(La CO2 non spiega il riscaldamento del  passato)

Si dimostra che anche nel paleoclima il ruolo del CO2 è stato secondario e in netto ritardo rispetto all’aumento delle temperature anche ad aumenti di 5°C come nella PETM..e poi le emissioni dei vulcani non erano raffreddanti?

“In ogni bacino oceanico separatamente, essi [i modelli] hanno mostrato una buona corrispondenza tra le osservazioni delle temperature a particolari profondità, ed i calcoli di dove l’effetto serra avrebbe dovuto apparire. Questo era una prova parlante del fatto che i modelli informatici sono sulla strada giusta. Nient’altro che i gas a effetto serra avrebbe potuto produrre il riscaldamento osservato negli oceani – e le altre variazioni che ora sono evidenti in molte parti del mondo, come previsto. I calcoli mostrarono un mancato bilancio [energetico]. La Terra stava attualmente ricevendo dal Sole quasi un watt per metro quadrato in più di quanto non reirradiava nello spazio, come media sull’intera superficie del pianeta. Questa energia era sufficiente a causare effetti veramente gravi, se tale effetto fosse continuato. James Hansen, leader di uno degli studi, chiamò questo la prova “pistola fumante” del riscaldamento da effetto serra”

Non è per niente vero che è la pistola fumante perché gli oceani si sarebbero scaldati di più anche nel caso in cui il flusso magnetico solare in crescita fino al 2000 abbia avuto un ruolo sulla circolazione o sulla nuvolosità del pianeta.

“Non appena è iniziato il 21° secolo, non solo la temperatura globale è aumentata in un modo mai visto prima, ma la prova sul campo ha mostrato che gli attesi feedback stavano sfondando.”

Questo è falso perché i ratei di accrescimento delle temperature nel periodo caldo medioevale per Moberg 2005 sono simili ai nostri, mentre per Esper 2002 sono addirittura più alti.

“Le piante del mondo stavano respirando più CO2, ma molti ecosistemi erano sotto stress e la loro capacità di assorbire stava svanendo. Gli oceani più caldi stavano assorbendo meno CO2 e del gas era stato visto gorgogliare dalla tundra artica.”

Anche questo è falso come ci dicono Knorr et al 2009

http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/11/knorr2009_co2_sequestration.pdf

Knorr et al. Is the airborne fraction of anthropogenic CO2 emissions increasing? Geophysical Research Letters, 2009; 36 (21): L21710 DOI: 10.1029/2009GL040613

la capacità di assorbimento del CO2 da parte degli oceani non è cambiata di una virgola

“È ancora più evidente che, entro la fine del secolo, ci troveremmo ad affrontare un collasso catastrofico e senza precedenti di molti degli ecosistemi dai quali dipende la nostra civiltà.”

L’unico collasso catastrofico che vedo io è quello della capacità critica della scienza.

Fine Prima Parte

Claudio Costa

L’EFFETTO-SERRA NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE (Seconda Parte)

parte 2) ENTROPIA,
“CLOUDS FORCING” E COSTANTE DI BOLTZMANN

L’entropia

Ma non è finita, perché c’è un altro importantissimo concetto della
fisica e della termodinamica, che viene violato palesemente dalle
teoria dell’effetto-serra.
Si tratta del concetto di entropia, che misura la perdita di capacità
di conversione del calore in lavoro di un sistema, al variare della
temperatura della sorgente di calore, ed è espressa dalla relazione:
∆S = ∆Q/T, dove ∆S è la variazione di entropia del sistema, ∆Q è la
quantità di calore scambiato, e T la temperatura alla quale lo scambio
avviene.

L’entropia è una legge fisica universale, poiché si può considerare
l’intero universo come un sistema isolato.
Lasciate perdere le dicerie popolari da web, secondo cui “l’entropia è
in contrasto con l’evoluzione”.
In realtà tutti i sistemi, anche quelli biologici ed evolutivi
altamente organizzati, per organizzarsi producono lavoro, e quindi
cedono calore ed invecchiano, e dunque obbediscono alla legge
fondamentale, secondo cui l’entropia totale dell’universo è in
continuo aumento, poiché non è mai possibile convertire al 100% il
calore perduto da un corpo in lavoro meccanico (mentre il lavoro si
può convertire al 100% in calore)

Ma per tornare all’effetto-serra, è interessante notare che TUTTI gli
scambi termici che avvengono sulla Terra e nell’atmosfera obbediscono
rigorosamente al principio dell’entropia (che peraltro è un corollario
del 2° principio della termodinamica, di Clausius).

E infatti, se osserviamo i passaggi di calore dalla superficie
terrestre all’atmosfera, e viceversa, possiamo verificare che vale la
relazione entropica fondamentale:

∆Q/Tg>∆Q/Ts, dove Tg sono le temperature dei gas atmosferici, e Ts le
temperature della superficie terrestre.

Questo significa che nel momento in cui la superficie terrestre
riscaldata dal Sole cede una determinata quantità di calore (∆Q) ai
gas atmosferici, l’entropia acquistata dai gas è maggiore della
diminuzione di entropia della superficie

Ma è facile notare che la relazione di cui sopra è soddisfatta solo se
Ts>Tg, cioè se la temperatura della superficie (Ts) è maggiore di
quella dei gas atmosferici (Tg).

Ma la relazione entropica è confermata nell’atmosfera anche dai
fenomeni di c.d. “inversione termica”, ad esempio quando si verificano
eruzioni vulcaniche che scaldano l’alta troposfera ma schermano i
raggi solari in entrata, oppure al Polo, o nei luoghi molto innevati,
dove per l’effetto albedo i raggi solari vengono riflessi e non
riescono a scaldare le superfici innevate. Oppure là dove – esempio
centri urbani – vi è una cappa di smog, e il Sole non riesce a
riscaldare i terreni.
http://it.wikipedia.org/wiki/Inversione_termica

In queste situazioni si inverte il normale gradiente termico, e le
superfici dei suoli sono più fredde dei gas in quota, almeno fino a
quote comprese tra poche centinaia di metri e qualche km.
Ma in tal caso, dal punto di vista entropico, avremo un accrescimento
di entropia a livello del suolo, per la cessione di calore dagli
strati caldi più alti a beneficio dei suoli più freddi, sì che varrà
la relazione ∆Q/Ts>∆Q/Tg, relazione evidentemente soddisfatta solo se
Tg>Ts, cioè se le temperature dei gas atmosferici sono più alte di
quelle dei suoli.
Ma tutto ciò significa solo che in natura TUTTI gli scambi di calore
si organizzano sulla base del principio di entropia, mentre non si può
verificare mai – come affermato da chi sostiene l’effetto-serra – una
situazione in cui all’accrescimento dell’entropia dei gas atmosferici
si riscontri un contemporaneo aumento dell’entropia della superficie
terrestre.
In tal caso dovrebbe valere allora la relazione ∆Q/Ts=∆Q/Tg, relazione
che è soddisfatta solo, essendo uguali per definizione le quantità di
calore scambiate, per uguali temperature sia dei gas che dei suoli, ma
ciò sarebbe un assurdo logico e , poiché laddove esistono uguali
temperature tra due corpi NON si verificano passaggi di calore, e
quindi non vi sarebbe alcuna entropia, contraddicendo la definizione
fondamentale vista all’inizio.

Il rallentamento del raffreddamento ed il simultaneo “clouds forcing”

Qualcuno – qui su NIA – aveva osservato che su Wikipedia italiana
l’effetto-serra veniva definito come capacità dei gas atmosferici di
trattenere il calore, anche senza far aumentare le temperature della
superficie terrestre. Definizione condivisibile, come visto più volte.
Peccato che anche nell’articolo di Wikipedia non venga tenuto in alcun
conto il simultaneo “chilling forcing”, o “clouds forcing”, cioè
l’effetto raffreddante delle nubi e del vapore acqueo da cui sono
formate.

Questo è un errore madornale, da parte di coloro che sostengono
l’esistenza di un ipotetico effetto-serra, perché ovviamente non ha
senso sostenere che il vapore acqueo e la CO2 sono “gas-serra”, e
contribuiscono a trattenere il calore nell’atmosfera, senza però
esaminare cosa altro fanno nubi (vapore acqueo), umidità e CO2.

Anche qui è una questione di flussi: il flusso di radiazioni solari ad
alta frequenza in entrata che le nubi in parte bloccano, ed il flusso
di calore in uscita, sotto forma di raggi infrarossi, trattenuto dalla
presenza degli stessi elementi gassosi. Quante più nubi avete, tante
più radiazioni solari in entrata vengono bloccate.

Come già accennato nel precedente articolo (“Il mito
dell’effetto-serra va in frantumi”) in realtà l’atmosfera terrestre
raffredda più di quanto non scaldi, e fin dal 1994 ci sono numeri
precisi che lo dimostrano.
Come documentato da Hartmann http://www.climate4you.com/ReferencesCited.htm
le nubi (soprattutto quelle a bassa quota) da sole schermano circa il
30% della radiazione solare in entrata, con un potente effetto albedo.
Quindi è stato calcolato che se ipoteticamente venissero rimosse tutte
le nubi, la quantità di radiazioni solari ad onda corta in entrata
passerebbe da 239 W/m2 a 288 W/m2, mentre le radiazioni in uscita (ad
onda lunga IR) passerebbero da 234 W/m2 a 266 W/m2, quindi si avrebbe
un incremento di radiazione solare pari a 17 W/m2.
http://www.climate4you.com/ClimateAndClouds.htm#Cloud%20cover%20effects%20on%20climate

Ma siccome l’ipotesi di eliminare le nubi equivarrebbe ad eliminare
l’evaporazione di suoli ed oceani, e quindi ad eliminare praticamente
il 100% dei c.dd. “gas-serra” (vapore acqueo e CO2 che è contenuta
nelle nubi), abbiamo anche qui una conferma matematica del fatto che
l’atmosfera non crea alcun “effetto-serra”, perché il forcing
rinfrescante di nubi + CO2 prevale su quello di trattenimento del
calore.
Conferma matematica che peraltro – come già scritto nell’articolo
precedente – è suffragata dall’esperienza comune e dall’osservazione
dei fenomeni climatici naturali.
Infatti all’equatore e ai tropici – dove la copertura nuvolosa,
l’umidità, le piogge e la CO2 raggiungono i valori massimi sulla Terra
– le temperature massime estive hanno valori attorno a 27°-28° C in
media, e ben raramente salgono oltre i 32° C, mentre i valori minimi
(proprio per il fatto che le nubi e l’umidità trattengono il calore
anche di notte) non scendono quasi mai sotto i 15°C.
E per contro, nei deserti, dove non esistono “gas-serra”, se non per
quantità ridottissime, e dove non vi sono insediamenti umani o
industrie, le temperature max estive possono raggiungere facilmente i
50°C all’ombra ed oltre.

La costante di Boltzmann malamente applicata

Infine, c’è un’altra legge fisica che è stata malamente applicata, e
che ha portato a credere erroneamente che vi fosse un “effetto-serra”
dell’atmosfera, e che la presenza di quest’ultima aumentasse le
temperature della superficie terrestre di ben 33°C.

La legge fisica è quella di Kirchhoff, sul calore emesso dai corpi
irradiati, in base alla quale la radiazione emessa da una superficie
irradiata, in W/m2, è pari alla costante di Stephan Boltzmann (σ =
0,000000056704) moltiplicata per la temperatura di quella superficie
(in gradi Kelvin) elevata alla quarta potenza.
(W/m2 = σ T4)

Il fatto è che questa legge vale per le superficie piane in 2D che, in
base all’ipotesi del “corpo nero”, cioè all’ipotesi che la superficie
irradiata assorba tutte le frequenze dello spettro solare come un
corpo interamente scuro, restituiscono il 100% della radiazione
ricevuta.

Ma l’esperienza e la sperimentazione hanno dimostrato che questa
ipotesi NON vale per i corpi solidi reali in 3D ed in rotazione, come
i pianeti ed i satelliti, perché non è in grado di calcolare la
quantità di calore che un corpo solido è in grado di immagazzinare di
giorno, e di restituire di notte.

Applicando la costante di Boltzmann, infatti, si arriverebbe alla
conclusione erronea che al tramonto del Sole la temperatura di un
pianeta dovrebbe precipitare subito, poiché tutto il calore ricevuto
dal Sole dovrebbe essere restituito solo di giorno.

E invece non è così, poiché l’esame delle temperature lunari, nel
corso delle numerose missioni Apollo, e della strumentazione che da
oltre 40 anni è presente sulla Luna, ha permesso di determinare che di
giorno (e il giorno lunare dura circa 14 giorni terrestri!) il suolo
lunare si scalda 20°C meno del previsto, mentre di notte (e la notte
lunare dura circa 14 notti terrestri!) il suolo lunare è di ben 60°C
più caldo di quanto previsto dalla legge di Kirchhoff.

Questo perché i suoli lunari assorbono meno calore del previsto di
giorno, e ne restituiscono più del previsto di notte, come del resto
accade su qualsiasi pianeta, compresa la Terra.

E poiché la Luna non ha alcuna atmosfera, ecco dimostrato
sperimentalmente che la legge di Kirchhoff e la costante di Boltzmann
sono approssimazioni rozze e semplicistiche, inapplicabili ai corpi
solidi rotanti, poiché se la Luna nella realtà è di 40°C più calda del
modello teorico, allora se volessimo utilizzarlo dovremmo giungere
all’assurda conclusione che anche sulla Luna c’è “l’effetto-serra” e i
40°C di differenza sono dati dall’atmosfera che trattiene il calore.
Assurdo, appunto, perché la Luna NON ha atmosfera, ne gas.
http://www.ilovemycarbondioxide.com/pdf/Greenhouse_Effect_on_the_Moon.pdf

Eppure per la Terra si è applicato quel metodo, si è detto: “siccome
in base alla legge di Kirchhoff la Terra dovrebbe essere 33°C più
fredda, la differenza è data dall’atmosfera che trattiene il calore”.
Ma la sperimentazione lunare ha dimostrato che ciò è errato, e usare
la legge di Kirchhoff sui corpi solidi sferici in rotazione è un po’
come applicare le formule per calcolare le aree delle figure piane, al
calcolo dei volumi dei solidi.

Voi che direste se qualcuno volesse convincervi che il volume di un
cubo di 10 cm. di lato è pari alla somma delle aree delle sei facce
(600), anziché alla misura del lato elevata alla terza potenza (1000)?

Eppure è concettualmente quanto si è fatto per calcolare il calore
emesso dai pianeti irradiati dal Sole!

La prova ulteriore che la costante di Boltzmann e la legge di
Kirchhoff sono inapplicabili ai pianeti ed ai satelliti rotanti, è
fornita anche da un fatto che si è scoperto solo nel 1997, e cioè che
la stessa NASA (che pure ha usato spesso la costante di Boltzmann
nelle sue tavole per illustrare l’effetto-serra), fin dai primi anni
’60 aveva capito che non era possibile usare quel metodo per calcolare
con precisione le temperature lunari, e infatti NON lo usò quando si
trattò di mandare gli astronauti sulla Luna con le missioni Apollo!

Si è scoperto che la NASA utilizzò un algoritmo speciale con un
correttivo che teneva conto delle variazioni di radiazione solare
durante l’intera “giornata” lunare.

E ultimamente è stata proprio la scoperta di queste reticenze da parte
dei vertici della NASA, ad innescare il c.d. “NASA-gate”, cioè il
coinvolgimento della magistratura americana per costringere l’ente
spaziale ad aprire i cassetti, e a rendere noto ciò che per anni è
stato nascosto.
Ma di ciò si parlerà in un altro articolo.
Ma prima, e per riassumere:

L’effetto-serra non esiste, e non vi è alcuna legge fisica, né
osservazione di fenomeni che accadono sulla Terra e nell’atmosfera che
permetta di riscontrarlo.
Il riscaldamento del nostro pianeta è dovuto – come ha osservato il
prof. Nahle dell’università di Monterrey
http://biocab.org/Induced_Emission.html – al riscaldamento dei suoli
e degli oceani, e all’energia termica che questi accumulano e
rilasciano. I gas atmosferici possono solo rallentare lievemente il
raffreddamento notturno della superficie terrestre, ma questo loro
effetto notturno è peraltro controbilanciato e soverchiato dal “clouds
forcing”, dal simultaneo effetto “rinfrescante” che le nubi (che sono
formate al 100% da “gas-serra”: vapore acqueo e CO2) producono di
giorno, e che è stato ben quantificato (Hartmann, 1994).

Ma per riassumere, ecco le leggi fisiche fondamentali che la teoria
dell’effetto-serra infrange, o mal applicate:

– 1° principio della termodinamica (è impossibile creare nuova energia
con la “backradiation”, l’energia che un corpo restituisce non può mai
essere maggiore di quella ricevuta)
– 2° principio della termodinamica (i corpi più freddi come i gas
atmosferici non possono alzare la temperatura di quelli più caldi come
la superficie terrestre, e viceversa)
– Mancato uso dei vettori nel calcolo dei flussi di calore ( un flusso
di calore in entrata non può mai essere sommato ad uno in uscita, ma
va sottratto)
– Mancato uso del vettore di Poynting (due flussi di calore opposti
sono onde elettromagnetiche opposte, che hanno due direzioni di
propagazione opposte, e quindi vale la regola vettoriale di cui sopra)
– Entropia (tutti gli scambi di calore sulla Terra e nell’atmosfera si
organizzano seguendo la legge dell’entropia, che è incompatibile con
un ipotetico “effetto-serra”)
– Mancata considerazione del “clouds forcing” (non ha alcun senso
considerare solo l’effetto di trattenimento del calore di nubi,
umidità e CO2, quando questi “gas-serra” hanno nel contempo un
evidente effetto di schermatura delle radiazioni solari in entrata,
che prevale sempre sul primo)
– Costante di Boltzmann e legge di Kirchhoff malamente applicate (non
è possibile applicare la costante di Boltzmann a corpi solidi in
rotazione come i pianeti ed i satelliti, perché i dati sperimentali
dimostrano che in tal modo non si può calcolare correttamente la
radiazione trattenuta e restituita dai suoli riscaldati)

Ecco, come vedete vi sono ben 7 metodologie o leggi fisiche assolute
ed insuperabili, che vengono violate, o disapplicate, o applicate a
sproposito (costante di Boltzmann), da parte dei “climatologi” alla
moda, che sostengono la teoria dell’”effetto-serra”.

Magari qualcuno di voi è più bravo di me, e riesce a trovare altre
leggi fisiche violate.

Ma per quanto mi riguarda, quanto sopra è più che sufficiente per
ritenere mera spazzatura pseudo-scientifica quella teoria, e mi
indigna il fatto che una schifezza simile abbia finito per trovare
spazio ovunque solo per motivi ideologici e politici, che nulla hanno
a che vedere con la Scienza.

Continuare a parlarne – come fanno i media ignoranti – o fingere di
accettarla per convenienza (come fanno alcuni scienziati ignavi e
opportunisti) è gravissimo e vergognoso, ed è solo il segno della
corruzione profonda che pervade l’epoca attuale, in cui per denaro o
quieto vivere troppa gente è disposta ad accettare anche le menzogne
più spudorate.

FINE

IlikeCO2