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La prossima NIÑA fará cadere le temperature globali?

L´ultimo Niño é stato forte, anche se non da record come avrebbero desiderato i talibani serristi, ma  é stato abbastanza forte da causare un aumento nelle misurazioni delle temperature globali. Ma il Niño é ormai storia passata, mi dispiace per la loro religione che affermava che le temperature oceaniche avrebbero dovuto continuare ad aumentare con un fenomeno Niño dietro l´altro. Invece le temperature del Pacifico centrale stanno continuando ad abbassarsi come mostrano le due immagini seguenti:


Adesso la maggior parte dei modelli prevedono una condizione di Niña, cioé con una temperatura inferiore ai 0,5°C nelle zone dell´Oceano Pacifico equatoriale. La Niña si é ormai sviluppata uffucialmente e continuerá fino alla fine del 2010 per proseguire anche nei primi mesi del 2011 provocando un brusco raffreddamento delle temperature globali.

Le temperature a 100 Mt. di profonditá indicano un forte raffreddamento che potrebbe tradursi in una Niña di eccezionale forza.

Nello schema sotto possiamo vedere quali siano le previsioni dei vari modelli.

La velocitá con cui si svilupperá la Niña sará fondamentale per decidere se il 2010 sará l´anno piú caldo di sempre, come vorrebbero i serristi anche cercando sempre di taroccare i dati, e quindi piú caldo del famoso anno 1998, come hanno deciso i vescovi della chiesa del Global Warming Antropogenico dell`Hadley Center britannico, l´Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e i dati satellitari dell´UAH.
Vediamo quali sono le condizioni che si sono sviluppate fino ad ora nelle varie zone ENSO:

E le anomalie delle temperature del Pacifico equatoriale nella settimana terminata il 27 luglio:

Nel corso di un fenomeno Niña, come sappiamo, gli alisei nel Pacifico equatoriale occidentale sono piú forti del normale e spingono le acque fredde, che sono normalmente sotto le coste dell´America sud centrale, verso occidente e verso tutta la zona equatoriale. L´acqua piú fredda si traduce direttamente in temperature globali piú fredde, cosí come con il Niño le acque piú calde si traducono direttamente in temperature globali piú calde.
L´ultimo Niño paragonabile a quello di quest´anno é stato proprio quello del 1997/1998 e anche in quel caso seguí una fase di Niña che cominció a svilupparsi a metá del 1998 ed é rimasto persistente fino all´inverno del 2000.
Secondo l´istituto di scienza marina e terrestre giapponese le condizioni di Niña ormai in fase di sviluppo potrebbero durare per un periodo piú lungo del normale.
Se la storia si ripete, non solo il 2011 sará molto piú fresco del 2010, ma tale condizione potrebbe estendersi al 2012.

L´immagine sopra mostra la loro previsione delle temperature globali con le anomalie tra dicembre 2010 e febbraio 2011. Si nota come questa previsione mostri un raffreddamento molto piú accentuato del normale per il periodo considerato.
Anche da quest´altra previsione del sistema climatco brasiliano possiamo vedere la loro previsione fino al marzo 2011 con ancora evidente la fase di Niña.

Infine vediamo l´indice SOI al 19 luglio, ricordo che un indice SOI positivo +8 indica un avvento della Niña mentre un indice SOI negativo a -8 indica un evento Niño e i valori tra +8 e-8 indicano una fase neutra.

Penso che questo sviluppo della Niña merita di essere seguito mese dopo mese e vedere cosí come le temperature globali potrebbero scendere, anche se ho qualche dubbio perché la lobby affaristica del GW cercherá di trovare qualche zona disabitata del globo terrestre per dichiarare che lí le temperature sono schizzate in alto come mostreranno le loro mappe rosso fuoco. Sará la Mongolia o l´Africa equatoriale o il centro dell´Australia o la Bolivia e il nord Canadá o qualche zona della Siberia, o in Groenlandia o a casa loro, ma state certi che lí vedrete temperature da altoforno con impressionanti macchie rosse.
La loro teoria non puó morire a causa di una bambinella innocente…. LA NIÑA.

SAND-RIO

Il freddo di questo inverno nell´emisfero nord potrá avere delle ripercussioni sulla stagione degli uragani

Il blocco della alta pressione nelle regioni polari che ha dominato l’inverno e prodotto un record di basse oscillazione artiche e un inverno freddo alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale ha avuto ed avrá degli effetti anche più a sud e che potrebbe avere delle implicazioni sulla prossima stagione degli uragani (di seguito).

Questo blocco polare ha spinto l´alta pressione subtropicale piú a sud del normale e lo ha reso più debole. I venti sono stati meno forti del normale e la nuvolosità e le precipitazioni sono quasi scomparse nelle zone subtropicali.

La pressione media invernale (di cui sopra) è stata inferiore al normale, con il centro piú sud del normale.

La media dei venti di superficie in questo inverno (sopra) sono stati più deboli del normale e con quelli subtropicali più deboli che hanno rimescolato meno le acque e sviluppato una pozza d’acqua superficiale piú calda del normale e ad una minore risalita di acqua fredda al largo dell’Africa del Nord causato dai venti piú forti del normale in questa zona.

Inoltre con l’alta pressione piú a sud della norma, la nuvolosità (di cui sopra) è stata molto minore del normale a causa dei cedimenti, il che ha ulteriormente permesso al sole di riscaldare di piú l’acqua (di seguito, allargato qui).

Le tempeste tropicali sono un meccanismo di compensazione del calore, eliminando l´eccesso di calore dell´oceano tropicale che si ha durante l’estate con un picco a fine estate inizio autunno e il trasporto verso nord di questo eccesso di calore latente sotto forma di un sensibile aumento delle tempeste tropicali. La scorsa stagione peró é stato eliminato meno calore che in una normale stagione attiva.

Il grande interrogativo è che, se El Nino si blocca, ci sarà il tempo sufficiente ad incidere in questa stagione. Le stagioni dopo anni di El Nino tendono a vedere un rimbalzo grande attività (di seguito, allargato qui).

La maggior parte dei modelli ENSO suggeriscono che El Niño muore questa estate. Tuttavia il vento da ponente continua a mantenere un termoclino represso nel Pacifico centrale, con onde di Kelvin che portano acqua calda verso est. Assomiglia almeno a un altro rimbalzo del fenomeno del Nino anche se con l’acqua più calda più verso il Pacifico centrale.

A più lungo termine, una situazione negativa DOP (temporaneamente indebolito da El Nino), dovrebbe garantire che il prossimo evento principale ENSO è una Nina, forse entro la fine dell’anno. Vedi post qui.

Articolo di Giuseppe D´Aleo, fonte: http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=en&langpair=auto%7Cit&u=http://icecap.us/images/uploads/Cold_winter_warm_tropics.pdf&rurl=translate.google.com&twu=1&usg=ALkJrhhsV2wwU1QG2LtR558v59A_XKsLgA

http://www.icecap.us/index.php/go/joes-blog

SAND-RIO

El nino west, QBO in bilico tra + e -. Proviamo ad inquadrare la primavera-estate.

Ormai da ottobre si è parlato spesso di come questo Nino west based andasse a complicare la previsione per questo inverno che, nonostante ciò, si è rivelata abbastanza buona. Intanto questo trimestre invernale punta a battere il record di AO- grazie al Nino sommato alla QBO- (quasi neutra) e al minimo solare che hanno letteralmente distrutto il VP impedendone per tutto l’inverno una seria ripresa.

Allora, come dicevo ormai da ottobre questo Nino si è sviluppato molto ad ovest e, dopo un tentativo di esplodere ad est a novembre, li è rimasto. Tutt’ora si prevede per la zona 3.4 una persistenza anche per la stagione estiva di un’anomalia piuttosto marcata con ritorno nella neutralità/nina debole solo da luglio-agosto.

Nel frattempo in zona 1+2 l’anomalia sarebbe neutra/deb. positiva con possibili tendenze al deb. negativo andando avanti con la stagione.

Già detto questo si potrebbe dire che sarà una primavera-estate tutta da scoprire, ma a complicare ancora di più le cose è la QBO. Come sappiamo la QBO ha cicli di circa due anni o poco meno, appunto Quasi Biennial Oscillation. Ma quest’anno il ciclo negativo è…. Positivo!
Infatti l’inversione dei venti è avvenuta si a 30hPa, ma a 50hPa la QBO non accenna a scendere! Il dato di gennaio risulta in aumento da +1.44 di dicembre a +1.74, mentre in questa fase solitamente ci si trova attorno ai -10. La QBO- in estate è molto “pericolosa” in quanto porta spesso ad estati veramente bollenti. Questa positività imprevista potrebbe forse darci una mano a smorzare gli effetti caldi del Nino?
Proviamo ad analizzare gli anni con Nino west-based e QBO a 50hPa NEGATIVA:

possiamo notare una fortissima componente subtropicale nel periodo marzo-agosto, mentre analizzando le primavere-estati con nino west e QBO a 50hPa POSITIVA….

ecco che le correnti artiche potrebbero portare ad una fresca primavera-estate.
Per ora siamo stranamente in fase POSITIVA della QBO… a questo punto la cosa si fa molto interessante per la possibile evoluzione dei prossimi mesi!
(Prossimo aggiornamento a metà aprile circa)

Fonti:

Dati reanalisi:

http://www.esrl.noaa.gov/psd/cgi-bin/data/composites/printpage.pl

Valore QBO 30hPa e 50hPa

http://www.cpc.noaa.gov/data/indices/qbo.u30.index

http://www.cpc.noaa.gov/data/indices/qbo.u50.index

Previsioni Stagionali el Nino:

http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/people/wwang/cfs_fcst/

MICHELE (RN)

Il Massimo solare porta una Nina debole? Leggete qui…

Stabilire un legame fondamentale tra il ciclo solare e il clima globale, è la ricerca condotta dagli scienziati della National Science Foundation (NSF) finanziati dalla National Center for Atmospheric Research (NCAR) di Boulder, Colorado, che cerca di dimostrare quali influenze potrebbe avere l’attività solare sui fenomeni del Nino e della Nina nelle acque del Pacifico.

La ricerca potrebbe aprire la strada verso previsioni della temperatura e delle precipitazioni in determinati momenti, durante i cicli di 11 anni del sole.

“Questi risultati sono sorprendenti in quanto mettono in correlazione una serie scientificamente fattibile di eventi che collegano il ciclo solare di11 anni con il fenomeno dell’ ENSO, che poi influenza la variabilità del clima in tutto il mondo”, dice Jay Fein, direttore del programma in NSF Division of Atmospheric Sciences. “Il prossimo passo è quello di confermare o meno questi risultati interessanti del modello con analisi di dati di osservazione e con nuove osservazioni”. L’energia totale che raggiunge la Terra varia di solo lo 0,1 per cento in tutto il ciclo solare.

Alcuni scienziati hanno cercato per decenni di collegare questi alti e bassi di attività solare, agli agenti atmosferici naturali e alle variazioni del clima, cercando di distinguere questi effetti sottili dal modello più ampio che vede l’uomo come causa principale del surriscaldamento globale. Sulla base dei lavori precedenti, questi ricercatori hanno utilizzato i modelli computerizzati dell’NCAR sul clima del pianeta e più di un secolo di studi sulla temperatura dell’oceano per rispondere alle domande di lunga data sulla connessione tra l’attività solare e clima globale. La ricerca, è stata pubblicata nel mese di luglio in un articolo del Journal of Climate, ed è stata finanziata dalla NSF, sponsor NCAR, e dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.

“Abbiamo arricchito gli effetti di un nuovo meccanismo per comprendere ciò che accade nel Pacifico tropicale, quando c’è un massimo di attività solare”, spiega lo scienziato del NCAR Gerald Meehl, autore principale della riceca. “Quando il sole è ai suoi picchi di attività, esso ha azioni ad ampio raggio e spesso sottili effetti sulle precipitazioni tropicali e sui sistemi meteo in gran parte del mondo.” Il nuovo tema, già trattato in precedenza da Meehl e colleghi, mostra come il Sole una volta raggiunta la massima attività, riscalda le zone libere di nuvole dell’Oceano Pacifico in modo sufficiente per far aumentare l’evaporazione, intensificare le piogge tropicali e gli alisei, e raffreddare la parte orientale del Pacifico tropicale. Il risultato di questa catena di eventi è simile a un evento Niina like, anche se il raffreddamento di circa 1-2 gradi Fahrenheit è focalizzato più ad est, ed è soltanto forte circa la metà di una tipica Niña. Verso l’anno successivo o dopo il secondo, la Niña attivata dal massimo solare tende ad evolversi in un El Niño, appena lenti correnti sostituiscono l’acqua fredda sul Pacifico orientale tropicale con acque più calde del solito. Ancora una volta, la risposta dell’oceano è solo circa forte la metà un usuale El Niño. In verità La Niña e El Niño sono associati con i cambiamenti nelle temperature delle acque superficiali del Pacifico orientale. Ed Essi possono influenzare i modelli meteo in tutto il mondo. La carta non analizza l’impatto degli eventi meteo guidati dal sole. Ma Meehl e il suo co-autore, Julie Arblaster, entrambi del NCAR e l’Australian Bureau of Meteorology, hanno constatato che la Nina guidata dal sole tende a provocare condizioni di caldo e secco in lacune parti del Nord America occidentale. Ulteriori ricerche saranno necessarie per determinare l’impatto aggiuntivo di questi eventi meteo in tutto il mondo.

“Basandoci sulla nostra comprensione del ciclo solare, potremmo essere in grado di connettere le sue influenze con la meteo in un modo che può alimentare più previsioni lungo termine”dice Meehl. Gli scienziati sanno da anni che a lungo termine le variazioni solari incidono su alcuni modelli meteorologici, tra cui la siccità e le temperature regionali. Ma lo stabilire una connessione fisica tra il ciclo decennale solare e i modelli climatici a livello mondiale si è dimostrata sfuggente. Uno dei motivi è che solamente da ochi anni sono stati usati dei modelli computerizzati che sono stati in grado di simulare realisticamente i processi associati con il riscaldamento e il raffreddamento del Pacifico tropicale, associato a El Niño e La Niña.

Con questi modelli ora in mano, gli scienziati sono in grado di riprodurre il comportamento del sole del secolo scorso e vedere come esso influisce sul Pacifico. Per scovare questi collegamenti un pò sottili tra il Sole e la Terra, Meehl ei suoi colleghi hanno analizzato le temperature della superficie del mare dal 1890 al 2006. Hanno poi utilizzato due modelli computerizzati basati su dati del NCAR per simulare la risposta degli oceani alle variazioni dell’attività solare. Essi hanno scoperto che, quando il sole raggiunge il suo picco di attività, una piccola quantità di energia solare si accumula in più nell’arco di diversi anni provocando un leggero aumento nel locale riscaldamento atmosferico, in particolare tra le parti tropicali e subtropicali del Pacifico, dove le zone sono in genere scarse di nuvole e quindi la radiazione solare non è schermata. Questa piccola quantità di calore supplementare porta a una maggiore evaporazione, producendo vapore acqueo supplementare. A sua volta, l’umidità è trasportata dai venti alisei alle zone normalmente piovose del Pacifico occidentale tropicale, alimentando piogge pesanti.

Appena questo ciclo climatico si intensifica, gli alisei si rafforzano sempre più. Ciò mantiene il Pacifico orientale ancora più fresco e asciutto del solito, producendo le condizioni di Nina. Anche se questo modello del Pacifico è prodotto dal massimo solare, gli autori hanno trovato che il suo cambio verso a condizioni di Nino è probabilmente attivato dallo stesso tipo di processi che normalmente portano a passaggi tra La Niña e El Niño. La transizione ha inizio quando i cambiamenti della forza degli alisei produce lenti impulsi equatoriali noti come onde di Rossby delle acque oceaniche superficiali, che impiega circa un anno per tornare indietro a ovest attraverso il Pacifico.

L’energia che poi riflette dal limite occidentale del Pacifico tropicale, rimbalza verso est lungo l’equatore, approfondendo lo strato superiore di acqua e riscaldando la superficie dell’oceano. Come risultato, il Pacifico subisce un effetto tipo El Niño circa due anni dopo il massimo solare. L’evento si stabilizza dopo circa un anno, e il sistema torna ad uno stato neutrale. “El Niño e La Niña sembrano avere dei propri meccanismi separati”, spiega Meehl “, ma il massimo solare può interferire e inclinare la probabilità verso una debole La Niña. Se il sistema si stava dirigendo verso un Niña comunque”, aggiunge , “sarebbe presumibilmente una Nina più grande.”

Fonte: http://209.85.129.132/translate_c?hl=it&sl=en&tl=it&u=http://www.sciencedaily.com/releases/2009/07/090716113358.htm&rurl=translate.google.com&usg=ALkJrhg78WwSnZK8QxD8vwgb9bgna1MamA

Tradotto da Simon

Continuiamo a seguire l’evoluzione del NINO: come l’evento 2009/2010 potrebbe non influire negativamente sull’inverno (parte 2)

Essendo passato diverso tempo dalla prima parte rimetto qui il link per dare la possibilità di leggerla anche a quelli che ancora non frequentavano il blog o che semplicemente non si ricordano:

http://daltonsminima.wordpress.com/2009/09/19/continuiamo-a-seguire-l%e2%80%99evoluzione-del-nino-come-l%e2%80%99evento-20092010-potrebbe-non-influire-negativamente-sull%e2%80%99inverno-parte-1/

Partiamo con la correlazione che c’è tra il SOI e l’ENSO. Senza dare troppe spiegazioni posto questo grafico che rappresenta con la linea blu il SOI e con quella rossa l’ENSO moltiplicato per -10 (cioè ad indice ENSO positivo corrisponde il suo inverso moltiplicato per 10: Per esempio se l’indice ENSO è +2.3 il calcolo è il seguente -2.3X10= -23)

come si può vedere il SOI corrisponde quasi perfettamente con l’ENSO. Se volessimo quindi calcolare il picco massimo di questo evento potremo fare -12 (valore minimo su media di 30 giorni per ora raggiunto) X-10= +1.2 (picco massimo di questo evento di el nino). Il risultato non dista molto dalle previsioni ufficiali che ora prevedono un picco massimo a +1.5 nel trimestre NDJ. Attualmente i valori della varie zone sono i seguenti (approssimati a 0.1):

zona 1: +0.1°C

zona 2: +0.1°C

zona 3: +0.8°C

zona 4: +1.1°C

Come possiamo vedere i valori non sono ancora alti, esclusa la zona 4. Ed ecco che arriviamo al dunque: la zona 3 e 4 sono le più occidentali e quindi semplicemente guardando i dati possiamo dire che si tratta di un EL NINO piuttosto occidentale. Con occidentale si intende quindi un evento che si sviluppa nel pacifico centro-occidentale e non interessa le zone a ridosso dell’america. Per rendere meglio l’idea posto una cartina con le varie zone:

La 3 e la 4 sono quelle considerate occidentali.

Passiamo ora ad analizzare l’influenza sull’inverno europeo con questo tipo di NINO:

Calcolando le anomalie invernali in situazione di nino occidentale di qualsiasi entità sull’europa risulta la seguente mappa di anomalia di temperature a 850hPa:

Se poi prendiamo solo gli inverni con nino occidentale di debole entità risultano anomalie ancora più evidenti:

Insomma, continuando di questo passo potrebbe attenderci un inverno predominato da correnti orientali.

Intanto la QBO è in campo nettamente negativo e quindi favorisce incursioni da EST, di cui una tosta già a metà di questo mese, ma contemporaneamente sbarra le perturbazioni atlantiche che portano neve sui ghiacciai e piogge abbondanti e ben distribuite. Le zone che maggiormente risentono del’assenza di perturbazioni atlantiche sono quelle del nord-ovest italiano che senza minimo sul Tirreno accumulano poca pioggia e che con correnti da nord e da est sono prevalentemente sotto fohn. Le zone invece più favorite con le correnti da est sono le adriatiche e la pianura padana orientale fino alla Puglia, la Basilicata la Calabria e in certi casi anche la Sicilia che tra frontali e l’effetto stau accumulano diverse precipitazioni.

Quindi si può concludere che quest’inverno al contrario dello scorso potrebbe essere freddo e nevoso per le regioni più orientali della penisola, mentre più secco per il versante ovest dell’appennino e il nord-ovest.

Prossimi aggiornamenti sull’evoluzione per l’inverno a metà novembre.

MICHELE (RN)