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Il Picco del Petrolio -Prima Parte-

Questo articolo si basa essenzialmente sul capitolo “Petrolio, carbone e gas naturale sono di origine inorganica” del libro “Il viaggio nel tempo e altre pazzie”, Einaudi, 2002.

A sua volta l’articolo e’ basato sugli articoli di Thomas Gold, un astrofisico contemporaneo, il quale e’ l’apripista in occidente di una teoria che in realta’ ha due padri ben piu’ antichi: il chimico francese Marcellin Berthelot e quello russo Dimitri Mendeleev.

L’ipotesi che il petrolio si formi da detriti e resti organici sepolti e’ stata originariamente proposta dallo scienziato russo Mikhail Lomonossov, nel 1757. (Piccolo inciso: anche la teoria della stratificazione risale al 1700; la geologia sembra muoversi con tempi appunto geologici… 🙂 ).

3 sono gli elementi che possono far pensare ad un origine biologica dei giacimenti di petrolio:

1) Quasi sempre il petrolio contiene insiemi di molecole che si formano soltanto per decomposizione organica;

2) Il petrolio e’ spesso otticamente attivo, con una predominanza di molecole destrogire, caratteristica questa tipica della materia organica;

3) Nel petrolio vi e’ predominanza di molecole con un numero dispari di atomi di carbonio, altro aspetto che si ricollega alla materia organica.

Intanto c’e’ da dire che mentre un tempo si riteneva che la vita fosse presente quasi esclusivamente sulla superficie del pianeta, o al massimo a pochi metri di profondita’, oggi ci si e’ resi conto che la crosta del pianeta brulica letteralmente di vita, e sono stati scoperti batteri estremofili capaci di sopravvivere a temperature un tempo impensabili: a 3,2 km nel sottosuolo nei piccolissimi spazi interstiziali delle rocce vivono alcuni microrganismi capaci di tollerare livelli di pressione, di radiazioni e di calore elevatissimi. Mentre organismi appartenenti alla specie Bacillus infernus si trovano a 2.800 metri di profondità e alla temperatura di 75°C, lo Staphylothermus marinus colonizza ambienti sul fondo degli oceani dove le temperature raggiungono i 115 °C.

Immagine di Thermus aquaticus, microrganismo termofilo dal quale venne originariamente isolata la Taq polimerasi

Inoltre sono stati trovati idrocarburi (metano, principalmente, ma anche bitumi) in tutto il sistema solare, a esclusione di Marte, Venere e Mercurio (anche se secondo alcuni scienziati alcune tracce fotografiche lascerebbero pensare che su Marte ci sia il petrolio); e idrocarburi si trovano anche nello spazio interstellare.

Ora, se il petrolio presente sulla terra fosse di origine biologica,  bisognerebbe trovare un altro meccanismo per spiegare l’origine del petrolio sugli altri pianeti; gia’ il rasoio di Occam (una sola causa comune e’ piu’ semplice di due cause diverse) farebbe propendere per una teoria non biologica, rispetto alla formazione del petrolio.

Ma ci sono anche altri elementi che fanno pensare ad un’origine chimica e non biologica del petrolio:

a) Nel petrolio naturale si trovano gli stessi isomeri di carbonio e idrogeno presenti anche negli olii sintetici, ma non negli olii prodotti per via biologica.

E in effetti non si e’ mai riusciti a produrre petrolio simile al petrolio naturale partendo da materiale vegetale in condizioni analoghe a quelle presenti in natura.

A questo chi sostiene l’origine biologica replica dicendo che la materia organica si “cuoce” in modo differente a seconda del tempo e delle modalita’ di “cottura”, per cosi’ dire. Insomma e’ impossibile riprodurre in laboratorio le condizioni che si verificano in natura.

E inoltre nel petrolio naturale ci sono marcatori biologici come le porfirine che possono essere soltanto un prodotto della fotosintesi.

b) Spesso i sedimenti sono privi di fossili. Se gli idrocarburi avessero un’origine biologica dovremmo aspettarci di trovare molti fossili nei giacimenti, cosa che invece non avviene.

I sostenitori della teoria biologica replicano dicendo che il petrolio deriva da materiale vegetale e organismi unicellulari come alghe e batteri, e questo spiega la mancanza di fossili nei giacimenti.

c) Nel petrolio estratto a grandi profondita’ mancano i “marker” biologici di cui dicevamo prima. Per cui secondo i sostenitori dell’origine chimica del petrolio, quei marker si trovano nei soli giacimenti superficiali perche’ sono successivi alla formazione del petrolio.

I sostenitori della teoria biologica ripetono che il petrolio piu’ profondo e’ stato “cotto” piu’ a lungo e cio’ ha fatto sparire i marker biologici.

d) Ogni petrolio ha una “firma” chimica che ne indica la provenienza. Nel medio oriente ad esempio il petrolio si trova in rocce che risalgono ad eta’ geologiche molto diverse, in un arco geografico di circa 3mila kilometri. Eppure la firma chimica e’ la stessa per tutti questi petroli (ed e’ diversa da quella del petrolio ad es. sudamericano).

Il che sarebbe spiegabile se si assumesse che tutti questi giacimenti sgorghino da una fonte comune sepolta a grandi profondita’ nel mantello.

e) Secondo Gold, “petrolio e metano si trovano di frequente in strutture geografiche… ad arco correlate a caratteristiche strutturali della crosta profondamente radicate e distribuite su vasta scala piuttosto che al mosaico su piccola scala dei depositi sedimentari”.

I sostenitori della teoria biologica rispondono che queste regioni ad arco sono caratteristiche di zone dove si ha la formazione di placche tettoniche che deformano i bacini sedimentari.

f) Gli idrocarburi si trovano a tutte le profondita’. Se gli idrocarburi avessero origine organica, dovremmo trovarli solo in strati corrispondenti ad ere geologiche caratterizzate da vegetazione abbondante. Sotto questi depositi, non ci dovrebbe essere petrolio (gli idrocarburi, piu’ leggeri delle rocce, migrano verso l’alto non verso il basso). Ma secondo N.A. Kudryavtsev si possono rinvenire idrocarburi a tutte le profondita’ sotto un qualsiasi consistente accumulo. Questa regola ha ricevuto numerosissime conferme sperimentali in Oklahoma, Wyoming, Canada, Iran, Giava, Russa e Sumatra.

I sostenitori della teoria sull’origine biologica del petrolio replicano parlando di migrazione orizzontale da giacimenti petroliferi vicini alle aree dove si e’ osservato questo fenomeno, o tirando in ballo la contaminazione dei pozzi con i fluidi impiegati nei processi di trivellazione.

Ma queste obiezioni non sono valide in almeno una paio di casi di trivellazioni eseguite fino a 6,7 Km di profondita’ in Canada in cui si e’ posta molta attenzione alle contaminazioni usando come liquido lubrificante solo acqua e fango.

g) Il metano si trova in luoghi poco compatibili con la vita. Intanto in tutto il sistema solare, e poi, sulla terra, in luoghi come fondali oceanici, permafrost, fosse tettoniche e zone con vulcani attivi. Inoltre durante eruzioni vulcaniche sono state viste grandi fiammate, il che fa pensare a metano che risalga da strati profondi e si incendi una volta espulso dal vulcano. Sempre secondo Kudryavtsev, la quantita di metano dispersa in tali eruzioni sarebbe superiore a quella dei piu’ grandi depositi di gas naturale.

-Fine Prima Parte-

Pierluigi