Archivio mensile:Maggio 2012

Storia del Clima Europeo con riferimento a quello Valdostano (Prima Parte) di Andrè Roveyaz

 L’allarme del IPCC

Da alcuni anni a questa parte le variazioni climatiche sono diventate oggetto di preoccupato interesse da parte dei mas-media e impatto ha avuto la diffusione di modelli computerizzati di simulazione climatica proposti dall’Intergovemental Panel on Climate Change (IPCC), ente creato dall’ONU nel 1988 per studiare l’attuale cambiamento climatico. Allarma il fatto che per la prima volta nella storia del Pianeta, nel corso del XX secolo l’uomo, a causa dell’industrializzazione, dei trasporti e dei riscaldamenti è giunto a produrre un inquinamento atmosferico tale da modificare la composizione chimica dell’aria.

Foto 1: Quattro millenni fa il ghiacciaio del Ruitor non esisteva e al suo posto vi era un lago poi trasformatosi in torbiera ed ora ricoperto dalla coltre glaciale. Ogni tanto  parti di quella torba vengono trascinati dai movimenti del ghiacciaio fino alla fronte. Essa fornisce un prezioso materiale di studio per conoscere il passato delle nostre montagne

Nell’atmosfera vengono immessi grandi quantità di gas provenienti dalla combustione di carbone e petrolio utilizzati per produrre energia. Questi gas, fra cui vi è l’anidride carbonica (CO2), hanno il potere di intercettare il calore oscuro irradiato dalla superficie terrestre dopo il tramonto del sole; per questa loro proprietà simile all’effetto dei vetri di una serra, vengono detti “gas serra”. Essi, ostacolando il raffreddamento notturno che dovrebbe equilibrare la temperatura atmosferica, provocano un progressivo aumento di calore. Gli scienziati dell’IPCC attribuiscono a questo meccanismo la causa essenziale dell’attuale fase di riscaldamento e per il futuro prevedono un continuo aggravarsi della situazione, dato l’attuale trend di sviluppo tecnologico e demografico. L’aumento esponenziale della CO2 porterebbe ad una sempre maggiore intensità dell’effetto serra con un conseguente progressivo riscaldamento climatico accompagnato da apocalittici sconvolgimenti degli attuali equilibri idrologici ed ecologici .

L’effetto serra è certamente una realtà ma è noto che fra i gas presenti nell’aria il maggior responsabile è il vapor acqueo che si produce spontaneamente in natura; l’incremento dell’anidride carbonica dovuta alle attività umane certamente altera un equilibrio pre-esistente, ma in quale misura? Nel mondo scientifico il dibattito su questo interrogativo è assai vivace; molti sono gli esperti che ritengono non corretto basare unicamente sull’incremento dell’anidride carbonica le simulazioni computerizzate della futura evoluzione dell’ambiente.

L’inquinamento prodotto dall’uomo è certamente un grave danno ecologico con effetti pesantemente nocivi su tutti gli organismi viventi e come tale deve essere combattuto con il massimo impegno. Ma il riscaldamento climatico globale molto probabilmente ha origini diverse.

Meteorologia e Climatologia sono due scienze complementari ma la prima richiede un approccio mentale analitico, la seconda sintetico. La Meteorologia analizza il “tempo che fa” ossia i fenomeni atmosferici attualmente in atto; la Climatologia riflette sulla interazione che in lunghi periodi si instaura fra i diversi fenomeni atmosferici e come questa interazione si rifletta sull’ambiente influenzando gli aspetti del paesaggio e le attività delle popolazioni.

Le cause delle variazioni climatiche per ora sfuggono all’indagine scientifica; molti fatti però tendono a collegarle alla circolazione atmosferica generale che sarebbe responsabile del movimento delle grandi masse d’aria, le une più calde, le altre più fredde, posizionate in diverse zone del Pianeta.

Clima e ghiacciai

La Climatologia non dispone di strumenti capaci di registrare l’interagire dei diversi elementi atmosferici in lunghi tempi ma il clima proprio di ciascuna regione geografica si evidenzia nella natura e nell’aspetto del manto vegetale spontaneo e nel comportamento dei ghiacciai.

La Valle d’Aosta è un vero e proprio museo di climi grazie al suo territorio grandemente esteso in altitudine ed ha attualmente più di 200 ghiacciai che si espandono su una superficie di circa 135 chilometri quadrati. Studiando nei vari periodi lo spostamento in altitudine dei limiti climatici dei grandi insiemi vegetali (i coltivi, i boschi e i pascoli) e l’evoluzione degli apparati glaciali possiamo agevolmente ricostruire la storia del clima e di conseguenza anche quella dell’ambiente e delle attività umane che in esso hanno avuto vita.

Da una ventina di anni a questa parte i ghiacciai valdostani sono entrati in una accentuata fase di contrazione, come pressoché tutti quelli delle Alpi e delle altre catene montuose del mondo. È la conseguenza del riscaldamento globale.

Le variazioni glaciali sono strettamente legate a quelle del clima in quanto il ghiaccio di ghiacciaio altro non è che neve trasformata. Nelle zone più alte, ove la temperatura è pressoché sempre sotto lo zero, si formano i bacini di alimentazione; qui la neve che si accumula di anno in anno si trasforma lentamente in ghiaccio a causa della progressiva compressione. La massa glaciale a poco a poco scivola verso valle alimentando i bacini ablatori, vale a dire le parti degli apparati che, essendo poste a quote inferiori a quella del limite climatico delle nevi perenni, sono sedi di processi di fusione.

Quando il clima è freddo e nevoso il limite climatico delle nevi perenni è relativamente basso, nei bacini di alimentazione si raccoglie molta neve e si forma più ghiaccio di quanto ne fonda nei bacini ablatori: i ghiacciai entrano allora in fase di espansione aumentando di lunghezza e di volume. Se invece il clima si riscalda o le nevicate si fanno meno copiose, il limite delle nevi si innalza provocando contemporaneamente una minore produzione di ghiaccio e un più intenso processo di fusione; di conseguenza i ghiacciai entrano in fase di contrazione lineare e volumetrica. È appunto quanto sta accadendo in questi due ultimi decenni .

Il monitoraggio dei ghiacciai effettuato dai primi decenni del XX° secolo dal Comitato Glaciologico Italiano evidenzia dati preoccupanti: negli ultimi venti anni le lingue vallive dei ghiacciai più grandi si sono raccorciate di diverse centinaia di metri e ancora più grave è la riduzione volumetrica degli apparati messa in luce da bilanci di massa fortemente negativi i quali indicano che la quantità di neve accumulata nella stagione fredda è molto inferiore alla quantità di ghiaccio che fonde in quella calda.

Il comportamento dei ghiacciai quindi conferma il riscaldamento climatico globale.

In base ai dati dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale si constata che negli ultimi centocinquanta anni la temperatura media sulla Terra è cresciuta di circa 0,7 °C; nella zona alpina l’aumento è alquanto maggiore giungendo a circa 1 °C. Sono valori piuttosto modesti ma le conseguenze si prospettano preoccupanti soprattutto se si accertasse che l’attuale riscaldamento è conseguenza dell’attività umana e che di conseguenza il suo trend sarebbe destinato non soltanto a proseguire nel futuro ma addirittura ad ingigantirsi.

Qualcuno considera addirittura l’attuale accentuato ritiro dei ghiacciai come un sintomo di esser giunti al punto di non ritorno!

Uno studio serio e sistematico delle variazioni glaciali e delle variazioni climatiche ci porta a considerazioni assai meno allarmistiche.

Prima di tutto i vent’anni di osservazioni su cui si basano i modelli computerizzati dell’IPCC sono assolutamente troppo pochi per ritenere di aver colto i fattori di fenomeni tanto complessi quali sono le variazioni climatiche le quali si svolgono sempre in periodi di tempo plurisecolari.

Se, come richiesto dalla climatologia, prendiamo in considerazione l’intero XX secolo, ci troviamo immediatamente di fronte a fasi di espansione glaciale, che, ovviamente si effettuarono in concomitanza di periodi caratterizzati da un clima fresco e nevoso, chiaramente documentato dai dati dell’osservatorio meteorologico del Gran San Bernardo e da quelli di molti altri sparsi in tutto il mondo:

Eppure fin dai primi decenni del ‘900 l’industrializzazione dell’Europa Occidentale era notevolmente sviluppata e si basava prevalentemente sull’uso di grandi quantità di carbon fossile. Le emissioni di CO2 fin da allora erano considerevoli eppure i ghiacciai alpini una prima volta fra il 1910 e il 1923 e una seconda fra il 1960 e il 1985, (quindi nella immediata vigilia dell’attuale episodio di riscaldamento) aumentarono grandemente di volume e allungarono le lingue vallive di diverse centinaia di metri.

Questi due periodi freschi e nevosi verificatisi in piena era industriale ci pongono di fronte a un interrogativo di base: in quale misura i processi climatici possono essere influenzati dall’azione umana?

Ottomila anni di variazioni climatiche in Valle d’Aosta

Foto 2: Il ghiacciaio di Pré-de-Bard durante la Piccola età glaciale, al culmine della sua espansione storica.

Rigorosi studi di climatologia storica, la giovane disciplina che Emanuel Le Roi Ladurie definì “Le nouvel domaine de Clio”, ci portano a riconoscere nel corso degli ultimi 8000 anni, numerose variazioni climatiche, tutte di durata plurisecolare.

Le specifiche ricerche si valgono di studi sui sedimenti marini e continentali, sulle oscillazioni del livello marino, sulle variazioni lineari e volumetriche dei grandi ghiacciai, sui pollini fossili; sui cerchi di accrescimento di alberi plurisecolari. Le più avanzate metodologie permettono di correlare gli isotopi dell’ossigeno presenti nei sedimenti o nel ghiaccio antico dei grandi ghiacciai, con le condizioni termiche del momento in cui è avvenuta la sedimentazione o si è formato il ghiaccio. Nello stesso modo, la dendrocronologia, mediante lo studio dei rapporti fra gli isotopi dell’ossigeno, del carbonio, e dell’azoto che costituiscono la sostanza legnosa di tronchi millenari, può valutare la temperatura che caratterizzava il periodo in cui andavano formandosi i singoli cerchi di accrescimento. Il radiocarbonio permette oggi di datare i resti organici per cui con la collaborazione di tutte queste ricerche è stato possibile, ormai da qualche decennio conoscere con ragionevole sicurezza le caratteristiche cronologiche del clima negli ultimi 8000 anni, malgrado che solo dalla fine del XVIII secolo si disponga di misure strumentali di temperature e di precipitazioni.

D’altra parte sul territorio valdostano e in tante altre parti del mondo sono rimaste testimonianze che mal si accordano con l’ambiente climatico attuale come il ritrovamento di antichi ceppi di conifere centinaia di metri più in alto dell’attuale limite climatico del bosco.

L’archeologia scopre che l’Aosta romana fra il I e il V secolo d.C. era una città popolosa, dalla vita elegante e raffinata. Ma – ci chiediamo – donde poteva venire il reddito capace di sostenere l’alto tenore di vita che l’archeologia ci attesta?

Nei duemila anni di storia valdostana si alternano momenti fulgidi e momenti oscuri; i primi si accompagnano regolarmente a intensi traffici attraverso gli alti valichi, i secondi al languire di questa attività. È ovvio però chiedersi come potessero fiorire i traffici transalpini se solo fra fine giugno e il principio di ottobre i valichi del Piccolo San Bernardo (2180 m) e del Gran San Bernardo (2470 m) fossero stati allora liberi dalla neve come accade oggi. È noto infatti che le carovane someggiate non possono transitare su strade innevate ma gli attuali tre mesi estivi sono un periodo di attività annuale troppo breve per spiegare la grandiosità dell’Aosta romana e di quella medioevale, la “pulcelle” dei Conti e Duchi di Savoia fra il XII e il XVI secolo. Qualche cosa di fondamentale deve essere cambiato nel lungo arco di tempo della nostra storia.

Oggi sappiamo che è cambiato il clima, che più volte si sono verificate variazioni climatiche di durata plurisecolare, tali da mutare l’ambiente e influenzare profondamente la vita e l’attività delle popolazioni.

Si è accertato che trattasi di variazioni di temperatura e di piovosità che possono apparire minimi: da uno a quattro gradi centigradi delle temperature medie annue e di un 20% o 30% della quantità di precipitazioni. Ma se le precipitazioni annue per qualche decina di anni da una media di 700 mm si riducono a 500 mm, mettono in crisi l’agricoltura, mentre ne aumentano il rendimento se si accrescono a 900 mm. Una nevosità più o meno abbondante sui valichi determina un periodo più o meno lungo di fruizione delle alte vie transalpine con conseguenze economiche e sociali di grande importanza. Una variazione di temperatura di due gradi centigradi, se si protrae per qualche decennio, sposta di circa 300 metri di altitudine i limiti climatici delle colture, dei boschi dei pascoli e delle nevi perenni. Una variazione “fredda” di quella entità può privare di risorse alimentari le popolazioni che vivono sul limite climatico delle colture mentre, al contrario una variazione “calda” può migliorare grandemente il loro ambiente di vita.

 

Fine Prima Parte

André Roveyaz

Relazione fra epoche del ciclo “ENSO” , variazione della lunghezza del giorno “LOD” e il moto del centro di massa del sistema solare “SSB” di Ian Wilson.

In questo primo grafico, ripreso dalla carta della FAO n ° 410 del 2001, che parla dei cambiamenti climatici nel lungo termine e delle fluttuazioni nel commercio della Pesca si mette in evidenza lo stretto collegamento esistente fra il tasso di variazione della lunghezza del giorno “LOD” e la variazione della componente zonale della circolazione atmosferica “ACI“.
 ftp://ftp.fao.org/docrep/fao/005/y2787e/y2787e00.pdf

Questo grafico, ripreso dalla ricerca, mostra che il modello della circolazione zonale dell’atmosfera terrestre può essere suddiviso in quattro epoche, di 30 anni ciascuno, a partire dagli anni 1880-1885, 1905-1910, 1940-1945 e 1970-1975 rispettivamente.

Il grafico riportato sopra mostra invece, che se si sposta la curva di LOD avanti di ~ 6 anni si ottiene una misura eccellente tra la traccia del LOD e la variazione del trend dell’anomalia media della temperatura terrestre. Anche in questo caso, lo schema generale può essere suddiviso in quattro distinte epoche di 30 anni a partire degli anni 1880, 1910, 1940 e 1970.

Viceversa, il grafico riportato sopra mostra che se si sposta la curva ACI avanti da ~ 4 anni si ottiene una misura eccellente tra la curva LOD e la variazione del trend dell’anomalia media della temperatura terrestre. Anche in questo caso lo schema generale può essere suddiviso in tre distinte epoche di 30 anni a partire degli anni 1910, 1940 e 1970. L’indice ACI non si estende abbastanza indietro da fissare una data di partenza per la prima epoca, ma le curve dT e LOD suggeriscono una data intorno al 1875-1880.

 

 

Nel grafico riportato sopra si mostra la somma estesa del “Multivariate ENSO Index” (MEI) tra gli anni 1880 e 2000 (la linea tratteggiata rossa). La somma cumulativa è stata ripresa ognuna dalle quattro epoche di 30 anni, a partire dagli anni 1880, 1910 , 1940 e 1970.  La linea blu nel grafico mostra la somma degli esteso Multivariate ENSO Index (MEI) tra gli anni 1886 e 2006 dC. La somma cumulativa è stato ripresa ognuna delle quattro epoche dei 30 anni, fissante negli anni 1886, 1916 , 1946 e 1976.
E ‘evidente da questo grafico, che non appena l’indice cumulativo MEI diminuisce sistematicamente nel corso di un’epoca di 30 anni, cioè tra il 1886 e il 1915 e tra il 1946 e il 1975, anche temperatura media del mondo diminuisce. E ‘anche evidente che non appena l’indice cumulativo MEI sistematicamente aumenta nel corso di un’epoca di 30 anni, cioè tra il 1916 e il 1945 e tra il 1976 e il 2005,  la temperatura media del mondo aumenta .

 

CONCLUSIONI

1. Il rapporto tra l’impatto del “El Nino” e l’impatto della “Nina” sul clima può essere quindi monitorato su una multi scala di tempo decennale con il cumulativo avanzamento dell’indice MEI.

2. Il trend cumulativo dell’indice MEI, ci mostra che dal circa 1880, ci sono state quattro epoche principali del clima, ognuna della quali lunga circa 30 anni. Ci sono stati due periodi di 30 anni di raffreddamento (per esempio 1886-1915, e dal 1946 al 1975) e due 30 periodi di riscaldamento (dal 1916-1945, e dal 1976 al 2005).

3. I periodi di riscaldamento si verificano ogni volta che l’impatto di El Nino supera l’impatto della Nina. I  periodi di raffreddamento si verificano ogni volta che l’impatto della Nina superano l’impatto di El Niño.

Questo lavoro fornisce una spiegazione gratuita, all’indagine che è stata oggetto di un passato post di Roger Tallbloke.

Questo grafico mostra la relazione tra il moto dei pianeti, la durata del giorno terrestre LOD, e le variazioni della temperatura globale.
La curva rossa mostra il trend della temperatura globale“HADcruV3” . La curva verde è la distanza tra il centro di massa del sistema solare e il piano equatoriale solare in verticale sull’asse ‘z‘.  Questa distanza è determinata dalla disposizione, cambiamento dei pianeti del sistema solare nel corso del tempo.  I dati sono levigati oltre i 24 anni (due orbite di Giove) e ritardati di 30 anni. Questo è indicativo dell’inerzia coinvolta nel ritardo della variazione del LOD , effetto combinato del moto dei giganti gassossi.
La curva blu mostra la variazione della lunghezza del giorno della Terra in millisecondi.

 

Fonti :

http://tallbloke.wordpress.com/2011/12/03/ian-wilson-enso-epochs-and-earth-rotation-lod/

http://tallbloke.wordpress.com/2009/11/29/planetary-solar-climate-connection-found/

 

Michele

Anomalie ed evoluzione del ciclo solare 24

Prefazione : Siccome l’articolo contiene un altissimo contenuto di informazioni,consiglio
vivamente i lettori di leggerlo lentemente e possibilmente piu’ di una volta, questo per
comprenderne meglio i temi che vengono trattati.

Il ciclo solare viene anche chiamato ciclo undecennale. In realtà la maggior parte dei cicli che
vengono chiamati per cosi’ dire ‘normali’ o meglio ancora ‘forti’, hanno una durata di circa 10 anni. Così è stato anche per gli ultimi 3 cicli solari antecendenti il 24 e cioe’ i cicli solari 21-22-23.
Analizziamo ora come si sono svolti tali cicli.

CICLO SOLARE 21 : INIZIATO NEL 1976, MAX SOLARE ANNO 1980.
CICLO SOLARE 22: INIZIATO NEL 1986, MAX SOLARE ANNO 1990
CICLO SOLARE 23: INIZIATO NEL 1996, MAX SOLARE ANNO 2000

In corrispondenza dei loro massimi si sono realizzate anche le inversioni, che si sono svolte con una tale precisione che a dir poco e’ impressionante. Vediamole.

INVERSIONE MAGNETICA CICLO SOLARE 21: FEBBRAIO 1980
INVERSIONE MAGNETICA CICLO SOLARE 22: FEBBRAIO 1990
INVERSIONE MAGNETICA CICLO SOLARE 23: FEBBRAIO 2000

Ecco l’immagine presa da un video youtube dell’ultima inversione magnetica, l’immagine è relativa al 24 febbraio 2000 e corrisponde al min 2 e sec 24 del video:http://www.youtube.com/watch?v=eS-PkLI8-PY

Inversione magnetica Sc23 - EIT 195 -

In questa immagine potete notare sulla parte sinistra della stella come i flussi magnetici dei 2 emisferi raggiungono l’equatore solare contemporanemente e danno quasi l’impressione di fondersi in un’unica grande regione. Ora analizziamo l’attuale ciclo, che tutto e’ stato fino ad ora tranne che un ciclo solare ‘normale‘. L’unico fattore per cosi dire normale e’ stato il suo inizio,che ovviamente ha coinciso con la fine del ciclo precedente. Infatti al di la di quanto vi è stato raccontato il ciclo solare 24 è iniziato il 1′ luglio del 2006, badate bene che non sono io a sostenerlo, bensi lo e’ stata la NASA. Leggete pure questo articolo se volete farlo: http://www.astronomia.com/2006/12/27/un-ciclo-solare-esplosivo/
La stessa NASA prevedeva come da copione il solar max nel 2010. La regola che determina l’inizio di un nuovo ciclo solare è la seguente: LA PRIMA AR DEL CICLO NUOVO SEGNA L’INIZIO DEL CICLO SOLARE STESSO.
Siccome le regole non si possono cambiare in corso d’opera in base alle convenienze del momento, di fatto e a tutti gli effetti il ciclo solare 24 è iniziato nel 2006. Dopo di che e’ accaduto tutto cio’ che gia’ sappiamo e cioe’ la fase di minimo si e’ prolungata piu’ del previsto e di conseguenza anche la fase d’attiva e’ partita con larghissimo ritardo. Il ciclo ha prodotto un ridotto numero di macchie solari e il suo max e’ stato raggiunto con larghissimo ritardo rispetto alle previsioni e ora rischia pure il collasso magnetico. Cosa e’ accaduto allora a questo anomalo ciclo 24 ? Vediamo di capirci qualcosa.
Ebbene per conoscere meglio cio’ che e’ accaduto dal 2006 in poi,occorre fare un passo indietro di altri 10 anni e ritornare a meta’ degli anni 90,quando per cause a noi ancora sconosciute il vento solare o solar wind ha diminuito improvvisamente la sua velocita’ determinando una forte contrazione dell’eliosfera. Nel 1998 la NASA (evidentemente preoccupata del fenomeno che stava assumendo un aspetto di natura cronica), inizia a studiare tramite un proprio satellite questa strana anomalia. La NASA (ovviamente), non ha mai fornito alcuna spiegazione in merito.
Vediamo di provare noi a capire cosa e’ realmente accaduto in quegli anni. Le AR o regioni magneticamente attive che compaiono sulla fotosfera ora, non sono attuali, bensì sono vecchie di 10 anni. Le AR del ciclo 24 si sono formate nel Tachocline solare durante il ciclo 23 e hanno impiegato ben 10 anni per attraversare la zona convettiva e raggiungere la fotosfera.
Quindi cio’ che e’ accaduto dalla meta’ degli anni 90 in poi e che ha determinato la contrazione dell’eliosfera e’ stato un deciso rallentamento della Dinamo Solare che conseguentemente ha ridotto la produzione dell’attivita’ magnetica che si forma all’interno del Tachocline stesso..Una delle conseguenze logiche e’ l’indebolimento del Vettore ossia il nastro trasportatore che trascina i flussi magnetici dalle medie-alte latitudini verso l’equatore solare durante la fase di evoluzione del ciclo. Io mi chiedo: se questo lo so io che non sono un fisico solare,volete che non lo sapesse la Nasa? Ognuno di voi pensi cio’ che vuole. Bene proseguiamo.
CICLO SOLARE 24: INIZIO 2006, PRESUNTO SOLAR MAX 2010.
La fase attiva del ciclo comincia con un gran ritardo e ovviamente il solar max non viene raggiunto nel 2010, bensì verra’ raggiunto nel novembre 2011 o forse a maggio del 2012, o come sostiene la NASA addirittura nel 2013. Comunque ora poco importa questo poiche’ il problema e’ un’altro e cioe’:
CI SARA O NON CI SARA L’INVERSIONE MAGNETICA?
Per capire se ci sara’ o meno l’inversione, partiamo gia’ dal presupposto che siamo in ritardo teorico ripetto ai cicli precedenti di ben 27 mesi e cioe’ di 2 anni e 3 mesi. Questo perche’ in base all’inversione avvenuta con precisione che io definirei da orologio Svizzero dei cicli precedenti, quest’ultima si sarebbe dovuta verificare a febbraio 2010. Ora molti di voi penseranno:
ciclo debole, ciclo piu’ lungo e conseguente inversione in largo ritardo. Ma purtoppo per chi ci spera tanto in questa improbabile inversione e’ successo qualcosa, che solo pochi se ne sono accorti. Vediamo che cosa e’ accaduto analizzando l’andamento dei campi magnetici polari.

 
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2012:04:02_21h:07m:13s 11N 68S -28Avg 20nhz filt: -7Nf 49Sf -28Avgf
2012:04:12_21h:07m:13s 8N 61S -27Avg 20nhz filt: -6Nf 49Sf -28Avgf

Molti di voi non capiranno se non vi spiego un attimo qualche particolare. Per ragioni di comodità prendiamo in esame la media dei due emisferi. In pratica guardate solo l’ultimo numero a destra. I cicli pari iniziano quando il segno meno raggiunge il suo massimo (nel caso del ciclo 24 corrisponde a -60, -61), mano a mano che il ciclo solare progredisce verso il max, la media tende progressivamente ad avvicinarsi allo 0.
Lo “0” è anche il momento dell’inversione magnetica.

Una volta superato lo “0” il ciclo compie l’inversione magnetica e si porta in positivo fino al raggiungimento di un numero massimo (sempre positivo), che corrisponde alla fine del ciclo e di conseguenza all’inizio di un ciclo solare nuovo.Dunque se osservate bene:

IL CICLO SOLARE 24 E’ INIZIATO REALMENTE NEL 2006: la prova lampante e’ la media dei poli magnetici dei 2 emisferi che parte da -60,-61 per poi scendere progressivamente nei mesi e negli anni successivi.

LA PROGRESSIONE VERSO L’INVERSIONE MAGNETICA E’ BLOCCATA: e la prova e’ la seguente: prendete in esame la media dei 2 emisferi da febbraio 2011 ad ora.In pratica e’ sempre oscillante tra il -27 e il -28,quindi lontanissima dalla sua realizzazione e bloccata da ben 15 mesi.

Che cosa è accaduto ?

In pratica da 15 mesi ad oggi, ad ogni progresso di un emisfero verso lo “0” e quindi verso l’inversione corrisponde un regresso dell’altro emisfero della stessa entita’, mantendendo di fatto la stessa media, come fossero due linee curve di un binario. Questo signori miei si chiama STALLO .
La causa di questo stallo e’ probabilmente dovuta alla debolezza del Vettore o meglio del nastro trasportatore, che non e’ piu’ in grado di far avvicinare tra loro i flussi magnetici dei 2 emisferi impedendo di fatto l’inversione magnetica.
Questa fase di stallo e’ troppo lunga e sicuramente ha prodotto danni irreparabili. Danni che porteranno quasi certamente al collasso magnetico della stella e di conseguenza ad un minimo solare profondo simile a quello di Maunder.

Grazie amici lettori,
Malavolta Giorgio

Statistiche di Nia

Della serie i numeri e gli ascolti non fanno la qualità di una piattaforma.

Questa è un’idea che avevo in mente già da un pò di tempo.  Questo, Venerdì 11 Maggio 2012, la mia perosona, libera da impegni lavorativi, familiari e altro, ha dato quindi il via alla stesura di questa curiosa ed interessante pagina di dati. In sintesi, ripetutamente, quale amministratore di questa piattaforma, ho l’abitutidine di andare a monitorare, controllare le statistiche del nostro blog. Numeri, dati e grafici che quotidianamente qualsiasi utente o non  di Nia può comodamente, ed in un qualsisi momento andare a visionare al seguente indirizzo web.

Il collegamento è disponibile in homepage nel menù laterale, alla destra.

“….ViviStats e’ un servizio professionale di statistiche per siti web. Attraverso il contatore è possibile monitorare gli accessi del proprio sito internet….”

http://it.vivistats.com/all_stats.asp?az=view_stats&config_id=34302

Vi domanderete, perchè controllare questi dati ? La risposta è molto semplice. Ritengo di fondamentale importanza controllare periodicamente questi dati per avere un benchè minimo orientamento su quali argomenti, tematiche sono di maggiore interesse o non, per l’intera utenza. I risultati ed i numeri che ne escono, come comprenderete a breve, sono di facile lettura e comprensione.

Recentemente abbiamo superato i tre millioni di pagine viste, come testimoniato dal contatore.

Ma che cosa è Vivistats ? Vivistats è in sostanza estremamente utile, per identificare le esigenze e le abitudini del popolo di Nia, su più fronti e dinamiche, fra le quali :

– Confronti con i passati giorni, settimane, mesi e altro.

– Stime nelle giornalire ed eventuali.

– Identificare i giorni nella settimana di maggior ascolto/lettura delle pagine del blog.

etc…

Queste le più logiche ed ovvie.

Comunque, comprenderete a breve che per arrivare a questi risultati non era poi così necessario affidarsi ad una piattaformma di statistiche, ma era semplicemente sufficiente soffermarsi un attimo, per identificare, attraverso un’attenta riflessione e valutazione interna, per così dire, certi vizi e virtù della nostra piattaforma.

Vivistats” ci fornisce inoltre altre  interessanti funzioni che utilizzate metto in luce che la nostra piattaforma è seguita quotidianamnete non solo in Italia, ma anche da tanti altri utenti europei e non. Mi sono appena registrato sperando di pescare anche qualche altra utile applicazione per cercare di monitorare gli spostamenti di certi utenti  un pò birichini che quotidianamente ci freguentano.

Terminata quindi questa breve parentesi introduttiva del servizio, procediamo quindi con il riportare il riepilogo degli acessi unici e delle pagine viste da quando Nia è passata dal dominio di WordPress a Altervista nel 2010.

Grafici accessi unici e pagine viste da Settembre 2010 a Aprile 2012

Che cosa ci dicono questi grafici a colonne ? Personalmente credo che…

– Nia dal Settembre 2010 al Dicembre 2010 ha avuto un andamento per così dire più regolare in termini di pagine viste ed accessi unici rispetto ad i mesi odierni. Tutto si muove di pari passo a questo ciclo solare ? 🙂

– Nia viaggia su una media di circa 25.000 accessi unici al mese.

– Nia ha subito una leggera flessione (in termini di pagine viste) nel periodo che va da Settembre 2011 a Dicembre 2011, ma gli accessi unici sono rimasti inalterati. E’ seguita una ripresa, in termini di pagine viste, dal Gennaio 2012 ad oggi.

– Marzo 2011  (la forza della primavera e altre cosette che capirete a breve  :smile:)  è il mese con i dati numerici più significativi.

I giorni da leone di Nia ….

Venerdì Data 11-3-2011 Accessi Unici 2.134 Pagine viste 11.572

11 Marzo 2011 & 11 Aprile 2012 i giorni con i maggiori accessi al sito. In una sola parola Terremotiahimé.

Grande ascolto anche fra il 1 e 2 febbraio 2012. I giorni della grande irruzione fredda sul nostro paese.

Chiaro, più eclatante e altosonante è l’evento che si è manifestato o che a breve si manifesterà maggiore sono gli accessi a Nia.  Niente di nuovo sotto il Sole.

Vicevera fra i giorni da dimenticare troviamo, il Lunedì 14 febbraio un giorno che non entrerà sicuramente nella storia. Giorno nel quale era presente in homepage il seguente mio articolo:

http://daltonsminima.altervista.org/?p=18759

Ricercatori passati, presenti e futuri & allineamenti planetari, da Febbraio a Marzo 2012.

Totale di pagine viste = 2199.

Qui c’è qualcosa che non mi torna, aiutatemi a capire… L’undici marzo 2011, giorno nel quale non è stata pubblicata alcuna ricerca scientifica, ma semplice cronaca di un tremendo sconvogimento naturale,  fa la voce grossa ? Viceversa il 15 Febbraio giorno nel quale ho postato un nuovo capitolo degli studi scientifici sulle correlazioni geologico-astronomiche niente di che ?  😎 (^ vedi citazione ad inizio articolo). Che mondo sarebbe se tutti i giorni ai Tg ci propagandassero più nascite di bambini o manuli del piccolo ortolano e servizi incentrati più sulla creatività, il far girare le rotelle del cervello e/o  lo spirito d’iniziativa che parla sempre ed ossessivamente di disgrazie, cronaca nera, polemiche e altre ? Va bè …scendiamo dalle nuvole e dai sogni… è torniamo alla realtà !

Quindi, dopo aver sparso un pò di sale e pepè, a conclusione di  questa mia personale e veloce considerazione emersa dai grafici sopra riportati. Volevo domandarvi, che cosa ne avete ricavato voi da questi dati ?

Avete altre interessanti annotazioni da riportare ? Suggerimenti, idee, osservazioni sono sempre ben accette.

A titolo di semplice curiosità e memoria di alcuni vecchi nostri editor vi riporto la “Top ten della squadra di Nia

🙂

P.S.

Inoltre prima di salutarvi, augurandovi un serena e felice Domenica voglio ricordarvi che.. Lunedì e Martedi torna protagonista il Sole con un super-articolo del nostro Giorgio.

Mercoledì, Michele (cioè, io) ha trodotto un interessante ricerca sui cicli Enso ed a seguire ( giorni successivi) altri interessanti articoli dei nostri editor.

Stay tuned with Nia, Michele

🙂

Ghiacci Marini Antartici – Situazione Aprile 2012

State pur certi che nessuno vi darà notizie sui Ghiacci Antartici finché saranno in buona salute

 

NB: durante la stagione estiva l’estensione dei ghiacci antartici si riduce di molto ed il grafico delle anomalie percentuali risulta più ballerino per via del fatto che non sono anomalie assolute

 

Estensione:

 

 

Anomalia Concentrazione:

 

 

Area:

 

 

Trend Anomalia Estensione:

 

 

Curiosità:

Rispetto a 10 anni fa abbiamo 1.0milioni di kmq di estensione in più e 0.9 in più di area.

Rispetto a 20 anni fa abbiamo 0.6milioni di kmq di estensione in più e 0.5 in più di area.

Rispetto a 30 anni fa abbiamo 0.3milioni di kmq di estensione in meno e 0.2 in meno di area.

 

 

Fabio Nintendo