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La Rubrica di NIA – Valutazione Previsione ENSO – Inverno 2015

All’inizio dell’Inverno è stata eseguita una previsione invernale per il continente Europeo basandoci sulla supposizione che l’oscillazione ENSO sia dominante e caratterizzante di questa stagione.

L’esperimento è iniziato con l’inverno 2012 che sostanzialmente, pur essendo impossibile prevedere fenomeni estremi, ha visto un andamento che l’indice lasciava supporre.

Nel 2013 c’è stata una notevole sovrapposizione tra gli eventi attesi e quelli che sono stati effettivamente misurati, purtroppo questo buon inizio è stato interrotto dall’inverno 2014 che ha visto una situazione assolutamente non riconducibile a dinamiche di influenza da parte dell’indice.

Non sto a ripetere tutta la letteratura e bibliografia disponibile, si conoscono gli effetti di tale indice per il continente Americano ed Australe mentre per l’Europa l’effetto è molto più basso, maggiore in Inverno e quasi del tutto ininfluente per quanto riguarda l’Estate.

Qui il link della previsione fatta a Dicembre: http://daltonsminima.altervista.org/2014/12/15/rubrica-di-nia-previsione-inverno-201415-su-base-enso/

Passiamo immediatamente alla verifica.

Gli anni considerati per la previsione sono stati:

1969 → Inv 69/70

1972 → Inv 72/73

1982 → Inv 82/83

1997 → Inv 97/98

2006 → Inv 06/07

Anomalia di Geopotenziale a 500hPa – Inverno 2015

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Le anomalie sono completamente diverse.

l’unica parte in comune è rappresentata dalla forza del ciclone islandese semipermanente.

Riprendo la previsione: “In sintesi la mappa vede una forte vorticità in Islanda, segno di forza da parte del ciclone islandese semipermanente, la presenza di blocchi di alta pressione sull’Europa dell’est e di instabilità nel cuore del mediterraneo”

L’inverno ha si visto instabilità molto costante nel mediterraneo come era lecito aspettarsi, ma solo in parte per via delle correnti atlantiche in discesa dal ciclone islandese, infatti ci sono state ben due importanti irruzioni fredde che hanno colpito il centro-sud italiano che scozzano con la previsione di blocchi anticiclonici nell’est Europa.

In pratica la dinamica ha visto una alternanza tra condizioni di blocco che prima favorivano l’ingresso di aria umida atlantica di tipo polare-marittimo e blocchi che favorivano il mediterraneo meridionale (oltre al centro-sud Italia sono state colpite le regioni della Grecia e della Turchia) con aria artica o artico-continentale (come nel caso dell’irruzione di Capodanno).

Anomalia di Temperatura a 850hPa – Inverno 2015

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Si vede come di fronte ad una condizione in quota completamente diversa le temperature ad 850hPa non mostrino delle differenze sostanziali, questo perchè anche se si è presentato un regime di alternanza tra due configurazioni tipo, quella atlantica è stata dominante e vediamo come questo si rifletta in anomalie termiche positive nell’est Europa e negative nelle regioni atlantiche e nel nord Africa

Riprendo la previsione: “l’Italia subirà anomalie positive per via della possibile circolazione instabile presente nel mediterraneo che porterà frequenti correnti calde sulla nostra penisola.

Con molta probabilità sarà un inverno mediamente piovoso”

Previsione che nella sostanza è assolutamente sovrapponibile alle misurazioni del CNR

Conclusioni

Cito quelle dell’articolo di previsione “La previsione su base ENSO ci dice che non dobbiamo aspettarci un inverno freddo ne un inverno “diverso”, per tipo di correnti dominanti, dall’ultimo.

Ci saranno anomalie più basse ma sarà sostanzialmente confermato il fatto che spesso inverni caldi arrivano sempre in coppia”

Anche se ci sono state configurazioni fredde che hanno interessato il centro-sud Italiano l’aria Atlantica ha dominato portando ad un inverno non dissimile dal precedente, ma con anomalie inferiori (nel caso del centro-sud la differenza è elevata per via del fatto che quella regione è stata interessata dall’alternanza configurativa, cosa che non ha riguardato invece il Nord e la regione Alpina)

La previsione sostanzialmente non è corretta, ovvero non è stata in grado di capire che si sarebbe creata una alternanza configurativa (lo scorso inverno è invece stato dominato da una unica configurazione) che avrebbe colpito l’area del mediterraneo sud-orientale.

Però le caratteristiche dominanti sono state individuate così come la forza del ciclone islandese portando a differenze minime nella distribuzione delle temperature.

Mi sento quindi di valutare positivamente l’esperimento, l’ENSO ha infatti indicato quali sarebbero state le condizioni invernali dominanti.

FBO

Rubrica di NIA: Previsione Inverno 2014/15 su base ENSO

Con questo articolo della Rubrica di NIA proviamo a discutere su un possibile scenario per questo inverno 2014/15 attraverso l’analisi di una correlazione con l’indice ENSO.

La particolarità di questa previsione si basa sul fatto che tra tutte le oscillazioni oceaniche l’ENSO è quella che più di tutte influenza il clima mondiale (quindi anche europeo) nel breve termine per via della sua oscillazione di breve periodo, risulta però molto difficile poter verificare in modo preciso quanto sia importante questa influenza soprattutto per il continente europeo.

Indubbiamente l’inverno è la stagione in cui tra tutte è possibile vedere una qualche influenza, sovente anche in modo marcato.

Quindi mi limiterò a prendere l’indice oceanico ENSO cercando di classificare gli anni passati così da poter associare a questo inverno qualche stagione passata per ricercare le correlazioni che possono essere spiegate dal fattore comune considerato (ENSO).

Ho preso la serie di reanalisi NOAA che partono dal 1948, ho valutato e classificato le fasi ENSO dei mesi di Ottobre e Novembre che sarebbero poi state associate all’inverno considerato da confrontare con i mesi di Ottobre e Novembre appena passati.

Il fenomeno dell’ENSO è stato classificato in sette diverse modalità:

Nino West Based

Nino East Based

Nino Central Based

Neutral

Nina West Based

Nino East Based

Nino Central Based

Ognuna delle sette modalità successivamente è stata catalogata in base alla magnitudo del fenomeno, Light per i fenomeni deboli e medi, Strong per i fenomeni di forte intensità.

I mesi di Ottobre e Novembre appena passati hanno visto un Nino East Based medio forte tendente a Strong, nel passato si ritrovano 8 casi di Nino East Based, tre Light e cinque Strong.

Per la previsione invernale ho considerato solo i cinque anni con Nino Strong perchè quello attuale stando alle previsioni dovrebbe evolversi in Strong a stagione in corso.

Ecco gli anni considerati:

1969 → Inv 69/70

1972 → Inv 72/73

1982 → Inv 82/83

1997 → Inv 97/98

2006 → Inv 06/07

Anomalie di Geopotenziale a 500hPa per gli inverni considerati

 

Ci sono anomalie abbastanza definite sull’est Europa mentre sono più tendenti al neutro nel mediterraneo

Questa mappa può essere interpretata come un possibile inverno dove sull’est Europa si presentano frequentemente blocchi di alta pressione che permettono ad un corridoio di correnti atlantiche di entrare nel mediterraneo passando da UK e Francia.

Una circolazione del genere, a livello teorico, dovrebbe portare al cosiddetto “atlantico freddo”

Preciso che tale locuzione indica qualcosa che non esiste in realtà, si tratta infatti di incursioni di aria polare marittima come si può notare dalle anomalie negative di geopotenziale al largo dell’Islanda.

In sintesi la mappa vede una forte vorticità in Islanda, segno di forza da parte del ciclone islandese semipermanente, la presenza di blocchi di alta pressione sull’Europa dell’est e di instabilità nel cuore del mediterraneo.

Anomalie di Temperatura a 850hPa

 

Questa mappa non lascia spazio a grosse interpretazioni, siamo di fronte ad una previsione di inverno caldo per quasi tutta Europa.

l’Italia subirà anomalie positive per via della possibile circolazione instabile presente nel mediterraneo che porterà frequenti correnti calde sulla nostra penisola.

Con molta probabilità sarà un inverno mediamente piovoso.

Per chi volesse fare confronti con lo scorso inverno, non credo sarà molto dissimile come tipologia di circolazione ma ci saranno anomalie sia termiche che pluviometriche minori.

Per quanto riguarda la presenza di neve sulle Alpi e sugli Appennini la previsione è difficilissima, perchè tutto si giocherà sulle temperature medie e di quanto saranno più alte della media, preferirei non espormi in una previsione così complicata.

Inverno 2013/14: Anomalie di Geopotenziale a 500hPa

 

Come si può vedere le anomalie presentano delle affinità ma sono anche molto diverse in area mediterranea, questo mi fa supporre, come detto precedentemente, che l’inverno presenterà alla fine anomalie termiche più contenute ma una circolazione che sarà abbastanza simile soprattutto nella presenza di blocchi di alta pressione ad est che bloccheranno la circolazione da quel lato.

Conclusioni

La previsione su base ENSO ci dice che non dobbiamo aspettarci un inverno freddo ne un inverno “diverso”, per tipo di correnti dominanti, dall’ultimo.

Ci saranno anomalie più basse ma sarà sostanzialmente confermato il fatto che spesso inverni caldi arrivano sempre in coppia.

Voglio poi ricordare che questa previsione non si basa su interpretazioni mie, ma solo sulla possibile correlazione con inverni passati che avevano la stessa tipologia di ENSO, negli anni passati ci sono stati inverni che si sono avvicinati molto allo scenario visto in questo modo, altri (per esempio lo scorso inverno) che l’hanno completamente disatteso.

Questo perchè sono tanti i fattori che influenzano gli inverni Europei e a volte qualche fattore prevale sugli altri.

 

FBO

 

 

La Distorsione dell’Informazione Scientifica – Parte 2

Dopo aver visto i primi 3 punti nella prima parte di questo articolo ora passiamo a valutare le altre 3 fonti di distorsione che l’informazione scientifica può andare in contro.

Volevo però precisare che non è mio intento quello di asserire che tali distorsioni sono volute, certo, fare errori è umano e tutti possono sbagliare, quindi la distorsione può tranquillamente essere di natura casuale, però non è decisamente il massimo quando a questi livelli di informazione si sbaglia in questo modo, e il detto dice: A pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina.

Per cui uno ci va sempre con titubanza a dire che tali errori sono casuali o intenzionali, passiamo allora al punto 4

4) Uso Forviante del Linguaggio

Direi che per questo punto c’è poco da dire tutti sappiamo quanto le parole se messe in un certo modo possono stravolgere il significato di una frase, se poi stiamo parlando di informazione che si rivolge alla popolazione contenendo però tecnicismi è facile intuire come possa essere interpretato molto diversamente un certo argomento.

Possiamo citare in questo punto anche le interviste, perchè spesso la risposta e la domanda ( In Italia è la prassi ) non hanno niente in comune, quindi basta avere un copione scritto ed imparato che qualsiasi domanda ti facciano tu gli rispondi come ti pare, così facendo fai passare la tua informazione e non quella che magari era richiesta dal giornalista.

Un’ulteriore distorsione di questo tipo di informazione è tipica dei cosiddetti “Complottisti”, ovvero quei mega paranoici che pensano che ad ogni cosa che avviene ci sia sempre dietro qualcuno che muove i fili ( e sempre con mali intenzioni ).

Spesso capita che nel divulgare certe notizie, che spesso sono pienamente scientifiche, perchè pubblicate su riviste specializzate vengano leggermente ritoccate per far girare tutto nel modo in cui vogliono loro, cioè inserisco qualche elemento all’interno dell’informazione di falsa natura che alterando solo in parte ciò che è scritto ne mantiene la forma e la pseudo-correttezza, e spesso non ce se ne accorge, perchè non ci si va ad informare da altre fonti.

Come potete aver capito, questo punto dipende quasi esclusivamente non da chi la scienza la fa, ma da chi la pubblica e la diffonde.

5) Percezione Grafica

I Grafici sono il modo più semplice e diretto per far passare un messaggio che contiene informazioni sotto forma di dati sperimentali.

Un Grafico può cambiare radicalmente anche solo modifcandone la scala degli assi, un esempio che posso fare direttamente riguarda i 2 resoconti sui ghiacci marini totali che ho pubblicato su NIA, nel primo ogni mese aveva la propria scala che era diversa quindi dalle altre, questa scala permetteva di valutare l’andamento in maniera precisa in quanto anche le minime variazioni erano accentuate, mancava però il confronto con gli altri mesi e mancava soprattutto il valore 0 dell’asse Y.

Nel 2° articolo avevo riveduto i grafici portando la scala ad essere unica, per tutti i mesi la stessa, pur mancando ancora lo 0 delle Y si poteva fare un c0nfronto diretto con i mesi e l’impatto era fortemente diverso, anzi, uno poteva scambiarli per dati totalmente differenti.

Vi posto i link così potete valutare da soli:

1° Versione: http://daltonsminima.altervista.org/?p=9028 _ http://daltonsminima.altervista.org/?p=9115

2° Versione: http://daltonsminima.altervista.org/?p=13310 _ http://daltonsminima.altervista.org/?p=13324

6) Scelta Della Citazione

Nel campo dell’informazione scientifica è ovviamente importante riuscire ad ottenere consensi, così da ricevere fondi per ulteriori ricerche, e la citazione è il modo migliore per divulgare ciò che altre persone hanno pubblicato.

Infatti ogni ricerca sperimentale si deve sempre avvalere di ricerche già effettuate perchè questo migliora notevolmente la ricerca, la rende più veloce, meno dispendiosa e con risultati più sicuri ( se sono in linea con gli altri pubblicati ), quindi quando il tutto viene pubblicato si fa sempre citazione delle ricerche usate come base di partenza o a cui ci si fa riferimento, specie nell’ambito medico-farmacologico tale processo è molto importante, perchè se tante ricerca su un farmaco mostrano lo stesso risultato allora si può dire con più certezza che tale farmaco funzioni.

Dov’è però la beffa? la beffa sta nel fatto che le ricerche sono pagate da esterni che spesso e quasi inconsapevolmente seguono la “moda” del momento e finanziano ricerche con determinati obbiettivi o risultati le quali citano ( e quindi pubblicizzano ) ricerche simili e va avanti così il circolo vizioso.

Tutti, per esempio, diciamo che il fumo nuoce alla salute perchè provoca tumori, ma non tutte le ricerche hanno dimostrato questa correlazione, anzi, all’inizio quasi tutte erano contrarie a questa teoria, poi migliorando le tecniche sperimentali il risultato divenne diverso, ma senza la totalità delle ricerche, quindi capita che una ricerca che abbia portato a come risultato quello contrario alla “moda” o al “pensiero comune” subisca inevitabilmente meno citazioni e meno pubblicità.

Ulteriore esempio che posso fare in ambito climatico sono le ricerche degli anni 70 e degli anni 2000.

Nel primo caso il pensiero comune era quello che la terra fosse indirizzata verso un raffreddamento e le ricerche in questo senso ricevevano molta pubblicità, ma c’erano anche tante ricerche che mostravano come risultato invece l’esatto opposto, nel 2° caso invece è l’esatto contrario quello che sta accadendo.

Risulta quindi facile capire come basti poco per distruggere una ricerca ed un suo eventuale filone di ricerche successive, basta non citarla mai ed essa finirà nel dimenticatoio per sempre, infatti spesso in riviste pro AGW si leggono articoli riguardanti ricerche che vanno contro il pensiero comune sia della rivista che dei lettori di essa, perchè allora vengono pubblicati lo stesso? Potrebbero infatti non pubblicarli e censurali, andando comunque incontro al secondo punto di distorsione di cui avevamo parlato l’altra volta la risposta è semplice, li pubblicano perchè tanto saranno pochissimi a citarlo in altre ricerche e tale studio non avrà mai l’adeguata pubblicità ( e sappiamo dal punto 1 che ogni ricerca se eseguita nel modo corretto ha il diritto di essere considerata alla pari delle altre anche se il risultato è “negativo” )

L’ultimo punto ci fa capire bene come questi 6 punti non siano poi realmente separati l’uno dall’altro ma sono in realtà 6 diverse facce di un eguale fenomeno e tra di loro sono molto correlate.

NB: Non ho fonti per questo articolo, ma tutto si basa su una lezione a cui ho partecipato all’università di Bologna

Fine

FABIO

La Distorsione dell’Informazione Scientifica – Parte 1

La Divulgazione scientifica dovrebbe essere qualcosa che chiunque potrebbe fare, ma pensateci bene, così non è.

Gli argomenti spesso sono molto più complicati di quanto ci sia fatto sembrare e tutti i discorsi vengono resi più soft per essere alla portata di tutti, tutti possono capirli, ma in pochi possono farveli capire.

Questa è la divulgazione scientifica che avviene dall’alto verso il basso, ma esiste anche la divulgazione tra le parti, che comprende ricerche e pubblicazioni su riviste specialistiche e che difficilmente finiranno mai in mano alla persona comune, perchè probabilmente non sarà in grado di capire il significato di tale ricerca.

Quindi capite bene che tali informazioni sono molto controllate, non sono libere come si possa credere, ed è molto facile bloccare ciò che sta scomodo, analizzeremo adesso 6 possibili fonti di distorsione che l’informazione scientifica potrebbe ricevere.

1) Vizio del risultato positivo

dice già tutto, ma per farmi capire meglio, non si intende che il risultato viene inteso positivo anche in situazioni ambigue o chiaramente negative ( ad esempio il famoso bicchiere mezzo-pieno mezzo-vuoto ) ma si intende la pubblicazione delle ricerche sulle maggiori fonti di divulgazione scientifica.

Ogni ricercatore può nel suo lungo lavoro può arrivare ad ottenere risultati positivi e negativi su determinati ambiti di studio, si è visto che più del 60% delle ricerche pubblicate avevano portato risultati positivi ( per positivi si intende attinenti all’obbiettivo del ricercatore ), c’è quindi una netta predominanza di un risultato sull’altro, senza però che ci sia una reale differenza nella qualità con cui la ricerca è stata svolta.

Perchè se entrambe le ricerche, una positiva e una negativa sono state svolte seguendo tutti i principi scientifici ed evitando distorsione nei dati hanno entrambe lo stesso diritti e lo stesso valore scientifico, e devono essere pubblicate.

Capita, e va detto, che il problema spesso non è la rivista che non pubblica il risultato negativo, ma è lo stesso ricercatore che interrompe a metà la ricerca oppure la conclude ma non la invia agli enti interessanti perchè il risultato non è conforme agli obbiettivi che esso voleva raggiungere.

L’esempio è presto fatto: provate ad immaginare un ricercatore che vuole ottenere delle prove a favore di una determinata teoria e che tale ricerca sia stata finanziata a questo scopo e che c’è una rivista molto importante che non vede l’ora di ricevere i tuoi risultati.

tale ricerca però porta a confutare o in parte o completamente tale teoria, che succede? il ricercatore blocca tutto perchè i fondi vengono a mancare in quanto l’obbiettivo non è più raggiungibile, oppure riesce a concludere tutto ma decide che i risultati non portano a niente e non invia la ricerca, alternativamente riesce a trovare una teoria alternativa grazie ai nuovi dati e la invia alla rivista, che però decide di non pubblicarla in quanto loro sono promotori della teoria originaria.

2) Il Revisore è in sintonia con i risultati e li pubblica

Questo punto è in parte l’espansione del primo, ma si riferisce a qualcosa di molto più pericoloso, perchè se prima avevamo dato per scontato che i risultati provenissero da una ricerca eseguita correttamente senza errori, ora non lo facciamo più.

Perchè questo errore va a colpire un ambito molto più grande, perchè se colui che deve pubblicare un risultato di una ricerca sulla propria rivista è in sintonia con il risultato, potrebbe succedere che anche ricerche che non dovrebbero essere pubblicate ( perchè contenenti errori di procedura ) finiscano per far parte dell’informazione scientifica.

Ed ecco che potremmo trovarci con tantissimi risultati di un certo tipo senza però sapere se tali risultati siano realmente significativi o no.

L’esempio più lampante nel nostro caso è quello riguardante il riscaldamento globale, è logico aspettarsi articoli a favore o contro in base al “credo” di colui che deve pubblicarli, senza andare a controllare se tale studio ha una validità.

(NB: non confondete però l’informazione scientifica vera e propria con blog come il nostro, noi riproponiamo solo ciò che è già stato pubblicato, non siamo ancora arrivati ad avere le ricerche in esclusiva)

3) Differenza tra Assoluto e Relativo

Il Significato di questo punto è abbastanza chiaro, Assoluto e Relativo sono 2 cose diverse ma possono tranquillamente riferirsi alla stessa cosa.

Per esempio, la variazione di un dato può essere espresso sia come differenza assoluta che differenza relativa, un esempio di questo noi lo vediamo ogni mese con i resoconti dei ghiacci artici, infatti i grafici sull’andamento dell’estensione nel corso del tempo non si basano sul valore assoluto, ma su quello relativo.

Capita così che quando l’estensione è molto alta la variazione sembra più piccola di quanto sia in realtà, mentre quando l’estensione è bassa tale variazione sembra enorme se confrontata con altri mesi, ovviamente se andiamo a vedere la differenza assoluta i valori potrebbero tranquillamente essere gli stessi.

Questo errore però non ha mai avuto vita facile perchè è stato spesso considerato non una possibile fonte di distorsione dei dati, ma un banale errore di lettura da parte di chi legge tale risultato.

Per smentire tale ipotesi furono invitati 100 medici tra i più illustri del proprio campo e gli fu presentato ( in 2 gruppi differenti ) il risultato della sperimentazione di un nuovo farmaco per inibire una determinata malattia, ad un gruppo il risultato fu dato in termini assoluti e all’altro in termini relativi.

all’uscita fu poi chiesto a questi medici un commento sul risultato e se fossero stati disposti a prescrivere tale farmaco per quella malattia, venne fuori che coloro che avevano ricevuto il risultato in termini relativi vedevano molto più positivamente il farmaco ed erano disposti a prescriverlo ai propri pazienti, mentre coloro che avevano ricevuto il risultato in termini assoluti erano molto più titubanti.

Altri studi poi confermarono che nell’ambito medico tale distorsione assume connotati molto più influenti che in altri ambiti scientifici.

Fine Prima Parte

NB: Non ho fonti per questo articolo, ma tutto si basa su una lezione a cui ho partecipato all’università di Bologna

FABIO

La Rubrica di NIA: l’influenza dell’ENSO negli inverni europei – proiezione Inverno 2013/14

Innanzi tutto devo scusarmi per non aver scritto questo articolo ad inizio Dicembre come negli ultimi due anni nei quali avevo iniziato questa particolare ricerca, purtroppo sono stato sopraffatto dagli impegni universitari e non ho potuto controllare in tempo le varie reanalisi.

Questo comunque non pregiudica nulla ai fini dello scopo dell’articolo.

(Potrete trovare i due articoli precedenti qui: http://daltonsminima.altervista.org/?p=23937 e qui: http://daltonsminima.altervista.org/?p=17738)

Per chi fosse nuovo o è la prima volta che legge un articolo del genere spiego brevemente la situazione:

Il fenomeno El Nino/La Nina (chiamato ENSO: El Nino-Southern Oscillation) nella stagione invernale ha sempre avuto un impatto fondamentale determinando molto spesso la circolazione dominante e le diverse anomalie di pressione nel vecchio continente.

Però alla fine una vera e propria verifica non è mai stata fatta, almeno a livello amatoriale, ed è per questo che ho deciso ogni inverno di verificare se le dinamiche trimestrali potessero essere sovrapponibili a quelle ipotizzate basandoci unicamente sul fenomeno di El-Nino.

In secondo luogo io sono un fervente assertore che i vari indici teleconnettivi siano del tutto inutili per proiezioni future, questo per via di scetticismo nato dal seguire ogni anno l’avverarsi di cose diverse da quelle preventivate e per via della natura puramente descrittiva che possiedono (non a caso il loro scopo è dare una sintesi di ciò che è avvenuto, non di ciò che avverrà).

Quindi ho preso la serie di reanalisi NOAA che parte dal 1948 e ho valutato e classificato le fasi ENSO per ogni bimestre Ottobre-Novembre (i due mesi precedenti all’inverno), quindi classificando gli inverni successivi in base al tipo di Nino o Nina presenti in questo bimestre.

Il fenomeno dell’ENSO è stato classificato in 7 diverse modalità:

Nino West Based

Nino East Based

Nino Central Based

Neutral

Nina West Based

Nina East Based

Nina Central Based

 

Ogni modalità poi è stata divisa in Debole (che comprende anche la classificazione “Media”) o Forte

 

Per il bimestre 2013 l’ENSO è rimasto nuovamente in zona neutra (come nello scorso inverno), questo complica le cose e probabilmente poterà ad una proiezione errata (anche se quella dello scorso anno si è rivelata abbastanza simile a ciò che è poi accaduto).

Questi sono gli anni che hanno visto un ENSO neutro (NB: l’anno è riferito al bimestre Ott-Nov, quindi l’inverno ad esso successivo è codificato con l’anno seguente)

1952

1958

1959

1961

1978

1980

1981

1993

2012

 

Ovviamente l’ENSO di tipo neutro non è stato codificato in Medio-Debole o Forte

Passiamo quindi alle proiezioni trimestrali basandoci unicamente su una media degli anni sopra citati

 

Geopotenziali 500hPa

Avrei commentato questa carta se fosse stato Dicembre, ma credo sia superfluo dire che quest’anno l’indice ENSO non è per niente utile nello spiegare questo non-inverno che abbiamo vissuto.

 

Anomalie T suolo

Stesso discorso di prima

 

Anomalie T 850hPa

Stesso discorso di prima

 

Conclusioni:

Possiamo affermare che l’indice ENSO quest’anno ci avrebbe indicato un inverno del tutto simile a quello scorso ma che ci siamo trovati in realtà in una condizione completamente diversa.

Per il mese di Marzo sarà comunque fatta la verifica della proiezione.

 

FBO