È NATO PRIMA L’UOVO O LA GALLINA ?

Un saluto a voi, popolo di NIA.
Molti di voi quest’oggi aprendo la home del blog si saranno sicuramente chiesti chi degli articolisti NIA ama molto bere vino. E forse vi sarete ancor più stupiti nel costatare che l’alcolista è il ““meteorologo”” di fiducia.
Scherzi a parte, anche se è vero che adoro il vino, ho aperto l’articolo usando il paradosso dell’uovo e della gallina, perché oggi vorrei discutere con voi di un altro paradosso, sicuramente meno famoso, ma di certo più in tema con il nostro amato blog: sto parlando del paradosso delle SSTA atlantiche. Quante volte, leggendo articoli meteo, vi sarà capitato di leggere frasi del tipo :“le cose non cambieranno finchè quell’anomalia negativa stazionerà in pieno atlantico…”; o ancora: “le anomalie positive a nord favoriranno la formazione di anticicloni di blocco..”.
Per farla breve, in tutti i siti meteo si continuano a riempire pagine e pagine di articoli in cui vengono effettuate previsioni o tracciate linee di tendenza sulla base della sola analisi delle anomalie atlantiche, senza spiegare in alcun modo quali fenomeni siano alla base di dette anomalie. E la cosa più grave è che in alcuni casi si tende a spacciare la dislocazione di tali anomalie come causa unica delle dinamiche circolatorie che influenzano il vecchio continente.
Ebbene, è inutile che vi dica che si tratta di un approccio del tutto errato: nella quasi totalità dei casi, la disposizione delle SSTA è conseguenza diretta di specifici pattern atmosferici che caratterizzano la circolazione emisferica e dunque anche quella europea. Detta più semplicemente, tanto le anomalie atlantiche quanto le vicissitudini meteo europee (comprese ovviamente quelle di casa nostra) sono figlie della stessa causa: da qui nasce il paradosso delle SSTA. Facciamo un esempio per chiarire meglio la questione.
Torniamo indietro di qualche mese, e precisamente alla prima metà dell’estate 2012 (inizio giugno-20 luglio). Ricorderete tutti cosa accadde in quei mesi a livello meteo sull’Europa. Brevemente, il vecchio continente europeo si è trovato costantemente diviso in due, con l’Europa centro settentrionale (Regno unito in primis) sferzata di da correnti fresche e piovose e con le regioni più meridionali continuamente sotto il tiro dell’aria calda africana. Contemporaneamente l’Atlantico, nella sua porzione centro orientale, si presentava insolitamente freddo, a causa di un estesa anomalia negativa i cui minimi erano posizionati proprio al centro dell’oceano:

Ora vi chiedo con tutta onestà: quante volte di quei tempi avete sentito dire che la causa del continuo passaggio delle basse pressioni in pieno atlantico e della conseguente risalita africana sulle regioni centro-meridionali italiane, era da ricercare nella presenza di quell’anomalia negativa in pieno atlantico, in quanto le anomalie negative richiamano le basse pressioni ecc ecc…? Ebbene si tratta di una grandissima cavolata, in quanto le cose stanno all’esatto contrario: la presenza di quell’anomalia così pronunciata era la conseguenza diretta di un flusso perturbato insolitamente basso e forte, e non la causa. Insomma, sia la configurazione delle SSTA sia le condizioni a livello meteo-climatico sull’Europa erano entrambi conseguenza di un particolare pattern atmosferico, che ha insistito con decisione e per lunghissimo tempo (addirittura da aprile-maggio fino alla fine delle seconda decade di luglio): sto parlando del pattern NAO– associato ad un vortice polare molto debole.
Non è assolutamente questa la sede adatta per discutere dettagliatamente della NAO (Nord Atlantic Oscillation). Diciamo solo brevemente che, quando si hanno periodi molto lunghi governati dallo schema circolatorio NAO–, un figura di alta pressione tende a stazionare in modo anomalo sull’Islanda-Groenlandia meridionale. In queste condizioni il flusso zonale si vede costretto a transitare molto più in basso del normale e l’alta pressione delle azzorre, molto debole, viene ricacciata ancora più in basso. La posizione molto più meridionale di un ramo dello jet-stream determina la formazione di forti anomalie negative in pieno atlantico. Per rendere meglio l’idea, vi mostro un immagine molto carina che schematizza il pattern NAO–:

Ora giochiamo al gioco delle somiglianze con questa carta delle SSTA relativa a fine giugno 2012:

Come si vede, l’immagine schematica con quella reale delle SSTA sono praticamente coincidenti. A tal proposito, l’aumento dei forti venti occidentali connessi al deciso abbassamento del getto, determina l’approfondirsi delle anomalie negative in Atlantico. Nello specifico le anomalie negative tendono a svilupparsi lungo la linea che connette il golfo del Messico e l’Europa occidentale che è la linea immaginaria lungo cui scorrono i fronti perturbati connessi ad una forte circolazione westerly. Al contrario, a latitudini più elevate (Islanda-Groenlandia e Canada) prendono piede anomalie di segno +, a causa del duraturo aumento pressorio.
L’unica vera differenza, percepibile solo da un occhio particolarmente attento, è che nella prima carta (quella schematica) il canale freddo (e perturbato) è meno inclinato, nel senso che questo tende ad “attraccare” più a sud (Iberia) rispetto alla carta reale. In quest’ultima infatti il canale freddo approda in Europa a partire dal Regno Unito, mentre sulla penisola iberica prevalgono anomalie positive. Tale differenza è dovuta semplicemente al fatto che lo schema fa riferimento ad una situazione invernale, in cui il flusso zonale è di qualche grado più basso. Ecco come si presenta l’atlantico quando questo schema circolatorio si presenta in inverno:
• marzo 2010: siamo alla fine di un inverno caratterizzato per quasi tutta la sua durata da un pattern NAO–:


• dicembre 2010: siamo alla fine di un mese storico e di una fase caratterizzata da circa 40 giorni consecutivi di NAO pesantemente negativa:

In entrambi i casi fu addirittura scomodata la storiella del blocco della CDG (ma questo è un altro paradosso, forse anche più esilarante).
Tornando a parlare dell’estate appena conclusa, è chiaro che un simile pattern circolatorio anormalmente persistente, abbia causato, oltre che la distribuzione delle SSTA appena analizzata, una prima metà della stagione estiva molto fredda per diverse regioni dell’Europa occidentale. Le marcate anomalie positive presenti nel bacino del mediterraneo sono invece state causate da un anticiclone africano molto tenace in zona italica: anche in questo caso le SSTA sono una conseguenza e in nessun modo una causa. Le vere cause di detto trend climatico sono ben altre (purtroppo non è questa l’occasione giusta per analizzarle).

In conclusione, ribadisco quanto sin qui esposto: è assolutamente sbagliato pensare di poter tracciare una linea di tendenza dell’evoluzione meteo sulla base della sola disposizione delle SSTA atlantiche. Queste infatti, oltre a mutare con grande rapidità, sono causate dalle stesse dinamiche atmosferiche che finiscono per determinare gli scenari meteo anzidetti.
Con questo non voglio assolutamente dire che lo studio delle anomalie termiche atlantiche non ha valore. Anzi un attenta analisi della disposizione delle SSTA è molto utile per due principali ragioni:

1) anzi tutto perché, proprio per quanto detto sino ad ora, le anomalie atlantiche sono una vera e propria cartina da tornasole per individuare e dimostrare l’azione di uno schema circolatorio. In altre parole la disposizione delle SSTA ritrae in maniera limpida e chiara (almeno per chi le sa leggere) le dinamiche atmosferiche dominanti in azione. A tal proposito, in mancanza dei modelli e dei moderni strumenti di calcolo, l’analisi delle SSTA resta comunque lo strumento più valido e sicuro per individuare il pattern atmosferico dominante;

2) le anomalie possono indurre fenomeni di feedback positivo, i quali possono in qualche modo accentuare e/o prolungare l’assetto barico dominante (ad esempio un anomalia negativa in pieno atlantico può favorire lo stazionamento più duraturo di una bassa pressione in quella zona).

Purtroppo però sulla rete si continuerà a fare uso improprio di questo strumento da parte dei guru della meteo, i quali continueranno a giustificare e a prevedere la disposizione futura delle principali figure bariche sulla base della dislocazione attuale delle SSTA atlantiche. D’altronde, se dopo svariati millenni in molti ancora si stanno chiedendo se è nato prima l’uovo o la gallina, altrettanti millenni ci vorranno per riuscire a risolvere il più complicato enigma: nascono prima i movimenti atmosferici o le anomalie termiche atlantiche?

Riccardo

44 pensieri su “È NATO PRIMA L’UOVO O LA GALLINA ?

  1. @Riccardo
    Prima di tutto ti chiedo di darmi del tu. 🙂
    Capisco il tuo ragionamento ma siamo sempre al punto di partenza: cos’è che induce un pattern?
    Il sistema clima è di una complessità indescrivibile, alla continua ricerca dell’equilibrio.
    Gli oceani sono un elemento fondamentale di questo sistema, forse il più importante come catalizzatori del segnale solare.
    Le ssta sono solo la parte superficiale degli oceani, ma per ora ci dobbiamo accontentare.
    Ecco perchè penso che le ssta non siano così trascurabili nel determinare gli scenari barici.

    Complimenti ancora per gli interessanti argomenti.
    saluti
    aldo meschiari

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  2. @aldo meschiari

    Innanzitutto Meschiari le chiedo scusa, poiché nel mio precedente post mi sono arrogato il diritto di darle del tu.

    Riflettendo un po’ su quanto de lei scritto, mi permetto esprimere il mio parere su alcuni punti da lei sollevati.
    Il sistema climatico è sicuramente non linare, un sistema che probabilmente funziona a livelli di soglia.
    Il risultato (l’osservato) di queste soglie è pertanto di difficile decifratura nelle cause.
    Per questo è vero verissimo che occorre umiltà d’approccio e tanta prudenza nelle valutazioni.

    Tuttavia, proprio in virtu di ciò, vi sono alcuni elementi che posso far propendere per forzanti dominanti rispetto ad altre.
    Nel caso dell’articolo in questione, trovo davvero ragionevole l’approccio tenuto da Riccardo.
    D’altra parte Meschiari, parlando dell’area atlantica, anche nel caso dell’evento Dansgaard–Oeschger (durante LMG – dunque condizioni davvero estreme rispetto ad oggi) le cause della fenomenologia osservata non sono affatto avulse (anche se non unica soluzione) dalla possibile forzante indotta dal pattern atmosferico.
    Oggi come oggi, ad esempio, è interessante notare come il pattern atmosferico forza la salinità dell’oceano nella fascia tropicale.

    Dunque si, la prudenza non è mai troppa.
    Tuttavia l’assolutismo da lai addotto all’articolo di Riccardo mi pare un giudizio troppo severo.

    Saluti.

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  3. Ciao,
    ho letto l’articolo. Ben fatto e ben documentato.
    Se posso esprimere una opinione posso dire che sono totalmente daccordo sugli “eccessi”. Quando si parla di una esagerata attribuzione delle forzanti è totalmente condivisibile. Ma dire che è l’esatto contrario su quello che si crede è una posizione troppo “integralista” :).

    In realtà le cose, come al solito, sono un tantino più complesse e perverse. I meccanismi che regolano la variabilità dei getti si sommano e si sottraggono a seconda dei periodi, delle persistenze e di tanti altri fattori che sono ancora (e lo saranno per molto tempo) oggetto di studio della meteorologia moderna.

    Ad esempio un primo distinguo che bisogna fare è sul periodo stagionale e i “pesi” che ne derivano. Nel semestre caldo le SSTA sono più “influenti” rispetto al semestre freddo grazie al fatto che non abbiamo (non c’è) il vortice polare e di conseguenza i gradienti orizzontali di temperatura uniti ad un maggior impatto termico derivato dal sole enfatizza il feedback provocato dalle anomalie. Attenzione però! Quando leggiamo la carta delle anomalie SSTA non dobbiamo farci ingannare dai colori! I colori indicano una anomalia rispetto alla media e non che il mare è freddo o è caldo. Il mare, la porzione di oceano è PIU’ fredda o PIU’ calda del normale che è tutta altra cosa! In base a questo come facciamo ad indicare quale sia il peso specifico sull’impatto nell’evoluzione delle onde di Rossby? Semplice: non si può determinare se non in maniera minima ma comunque c’è.

    Nel semestre freddo invece le cose, già difficili da inquadrare in quello caldo, diventa ancora meno determinabile perchè le ondulazioni del getto polare vengono dettate dalla presenza del vortice polare che essendo al massimo dei “giri”, con i suoi temporanei rallentamenti e le sue temporanee accelerazioni permette le intrusioni subtropicali (le warm intrusion) modulando così l’ondulazione del getto stesso. Le SSTA in questo caso hanno veramente un minimo di influenza sul getto.

    Diciamo che alla fine le SSTA che comunque influiscono sul getto polare e subtropicale, possono enfatizzare i comportamenti atmosferici: possono aumentare o diminuire la durata di un blocco o di un’ampia ondulazione, possono interferire e quindi enfatizzare in loco il passaggio dei promontori o cavi d’onda modificandone l’evoluzione ma mi risulta difficile pensare che possano provocare direttamente queste dinamiche.

    La natura va a “scatti”. E’ molto pigra perchè generalmente è un sistema (al contrario dell’uomo) che tende a risparmiare quanto più energia ma quando decide di cambiare lo fa in maniera netta, quasi come accendere o spegnere un interruttore. E qua si entra nei discorsi di variabilità intrastagionale, a bassa frequenza, ad alta frequenza, decadale, decennale… un esempio sono le varie oscillazioni: PDO, AMO come il NINO e la NINA, come l’IOD e tanti altri fattori… è un mondo difficile!! :)… poi si aggiunge il cambiamento climatico (non discuto se si tratta di GW o di AGW) con un aumento VISTOSO di temperatura ed il piatto è servito.

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  4. @ Fabio Campanella
    Ottimo intervento il tuo…..
    ad esempio è giustissima la tua osservazione circa la distinzione stagionale….è ovvio che in inverno le SSTA atlantiche non hanno minimamente peso a causa della presenza del VPS, mentre nei periodi intermedi (fino ad ottobre compreso) le esse assumono una maggiore capacità di influenzare la circolazione atmosferica….è una cosa che mi è sfuggita e che avrei dovuto dire nell’articolo…..

    lo ripeto ancora una volta….quello che ho voluto sottolineare nell’articolo, portando degli esempi eclatanti, è che la distribuzione delle SSTA atlantiche dipende in primo luogo da meccanismi da schemi circolatori che influenzano, anche a lungo termine, la circolazione a scala EMISFERICA e che sono indotti da altri fattori che hanno un peso infinitamente maggiore nella capacita di condizionamento della circolazione stessa….dopodichè è documentata la capacità delle SSTA nelle stagioni non dominate dalla presenza del VPS di influire sulla circolazione a scala però molto ridotta….
    purtroppo però credo che a qualcuno sia sfuggito il reale messaggio che ho voluto inviare con questo pezzo….per una maggiore chiarezza avrei dovuto citare dei casi (ce ne sono a bizzeffe sul web) in cui si fa un uso abominevole delle SSTA atlantiche…..per rispetto e per risparmiare il blog da inutili polemiche ho evitato di farlo…..

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  5. Probabilmente la discussione si deve focalizzare sul getto polare.
    In sede equatoriale il ciclo ENSO determina lo stato atmosferico, ma per contro un grande uragano lascia tipicamente la ‘scia’ di SSTA più fredde in quanto l’energia delle acque è stata utilizzata dall’uragano per autosostenersi.
    Diciamo che il nesso causa-effetto e quasi un sofismo.

    P.S. una prece alla povera Nadine che dopo circa 28 giorni è rimasta polverizzata da una saccatura polare che si è riversata in Atlantico dal comparto canadese.
    Faceva compagnia, ora non c’è più, ha lasciato solo un mare più fresco. Addio. 🙁

    Saluti
    Fano

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  6. Ora che ho finalmente due minuti di tempo voglio esprimere un parere personale….:

    Capisco che l’argomento trattato è scottante e che può far adirare svariate persone, alle quali se viene meno la certezza sulla (grande) capacità delle SSTA atlantiche di alterare la circolazione atmosferica non sanno più di cosa parlare e che pesci pigliare….
    assodato che la verità in tasca non ce l’ha nessuno (qualcuno invece di ringraziare per la spiegazione su come agisca il pattern NAO mi ha addirittura del saccente arrogante) e che non si hanno certezze assolute sul ruolo delle SSTA dell’atlantico EXTRATROPICALE (parliamo di cella di Ferrel, e non dell’atlantico tropicale dove li le retroazioni indotte dalle SSTA sono molto più forti e certe), vi chiedo: è meglio chi getta un dubbio su questa cosa denunciando, sulla base delle proprie conoscenze, un uso improprio di questo strumento ad oggi “illecito”, oppure uno che con estrema sicurezza continua a descrivere e prevedere le dinamiche circolatorie solo sulla base di questo, prendendosi gioco della massa ignorante ed inesperta…???
    o ancora vi chiedo, perchè nei vari articoli si tende sempre a considerare le conseguenze climatiche sulla base della dislocazione delle SSTA e quindi a descrivere grossi movimenti circolatori a grande scala sulla base di una cosa quantomai incerta ed INDIMOSTRATA, ma non si trova mai un generoso cristo che spieghi le relazioni che intercorrono tra certi pattern atmosferici e la conseguente configurazione delle SSTA atlantiche (che è l’unica cosa certa di tutta questa storia)?
    avete mai letto di qualcuno che, nei siti meteo più popolari, vi spieghi come fanno i vari schemi di circolazione (es: pattern NAO– o pattern NAO++) a determinare la dislocazione delle SSTA atlantiche….???
    qualcuno sa dirmi perchè esistono un miliardo di ricerche in cui si trovano correlazioni forti tra alcuni fenomeni forzanti (come ciclo ENSO, attività solare ecc..) e particolari pattern come quello NA– , mentre non si trova una sola ricerca in cui venga spiegata e commisurata la capacità reale delle SSTA atlantiche di modificare la circolazione a larga scala..???

    è verissimo, la circolazione atmosferica è l’emblema della complessità, della non linearità e dell’icertezza…ma questo non deve essere una scusante per non cercare di capirci qualcosa in più….
    è facile dire: “tanto non ci capisce niente nessuno, è un qualcosa di ignoto, allora una cosa vale un altra”…e invece NON DEVE ESSERE COSì…!!!
    la ricerca va avanti, in quest’ultimi anni si stanno facendo passi da gigante, ed alcune cose che prima erano oscure a piano a piano si stanno delineando….eppure di queste cose non si parla, ma si continuano a sentire sempre e solo le stesse cose…..
    lo so che è pesante mettersi sui libri, tra l’altro scritti in altre lingue, senza venire pagati e non per professione….ma almeno non condannate chi lo fa e cerca di rendervi partecipe di cose nuove di cui la stragrande maggioranza della gente non è al corrente…..

    @ Fabio Campanella
    Scusa ma stamattina ero molto di fretta e mi è sfuggito qualcosa del tuo commento…

    saresti così gentile da indicarmi in quale occasione io avrei detto che ” la realtà è l’esatto contrario di quello che si crede”…??
    Invece quello che ho voluto sottolineare è proprio quella che tu chiami “esagerata attribuzione delle forzanti”. Aggiungo anche che, non solo si da un esagerato peso al potere forzante delle SSTA atlantiche extratropicali, ma anzi è mal costume indicare solo queste nelle analisi meteo-climatiche (mentre delle maggiori forzanti, quelle comprovate e certificate da veri studi scientifici, non se ne parla MAI)…..e lo sai perchè accade questo…??? perchè in quel caso lo studio è molto più complesso ed oneroso…è molto più facile invece guardare una mappa e vedere dove è colorata di giallo e dove di blu……era questa la mia critica…come vedi la vediamo allo stesso modo…..

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  7. E’ interessante notare come l’ approccio alle problematiche climatiche di chi conosce bene la meteorologia sia molto cauto, circostanziato e argomentato. Un approccio agli antipodi rispetto ai proclami catastrofisti dell’ IPCC e dei fan dell’ AGW .

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  8. @Riccardo

    L’indice NAO determina le SSTA. OK. Le SSTA hanno un leggero feedback positivo, ovvero che mantiene o tende a conservare le variabili di stato in gioco. Ok.
    1_ Cos’è che fa rivoluzionare in definitiva il NAO? Oppure: quali sono quegli elementi/fatti/fenomeni che spingono il NAO in un’altra direzione?
    2_ Le mie domande hanno un senso?

    Ciao
    Fano

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  9. ANNUNCIO:
    Prima che mi dimentichi….voglio approfittare della vostra numerosa presenza per annunciare che a breve uscirà su NIA un lavoro molto importante nel quale verrà fatta chiarezza su quanto sta accadendo ai ghiacci artici…tra le altre cose, in questo lavoro potrete anche trovare spunti interessanti che possono ricollegarsi proprio al discorso della NAO– ecc.. che tanto vi ha incuriosito leggendo questo mio ultimo pezzo…..

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  10. fano :
    @Riccardo
    L’indice NAO determina le SSTA. OK. Le SSTA hanno un leggero feedback positivo, ovvero che mantiene o tende a conservare le variabili di stato in gioco. Ok.
    1_ Cos’è che fa rivoluzionare in definitiva il NAO? Oppure: quali sono quegli elementi/fatti/fenomeni che spingono il NAO in un’altra direzione?
    2_ Le mie domande hanno un senso?
    Ciao
    Fano

    Le tue domande hanno senso eccome….però come ho già specificato, la cosa è talmente vasta che sarebbe controproducente tentare di riassumerla in 4 righe….ti assicuro che in futuro potrai trovare alcune delle risposte che cerchi…..

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  11. se posso dire la mia sulla domanda relativa a perchè cambiano i pattern.
    immaginate un sistema perfetto, immutabile ed immobile.
    statico con entropia nulla (chiaramente lo so che non è possibile, ma è per far capire).

    ad un certo punto entra in gioco un qualsiasi fattore di disturbo, chiaramente esterno al sistema, il sole? gli altri pianeti? la luna? cmq qualcosa fa iniziare la salita inesorabile dell’entropia.
    il sistema comincia a perdere l’equilibrio e prende una direzione preposta, un andamento, un pattern.
    siamo veramente così sicuri che in un sistema caotico, volto al disordine sempre maggiore possa fissarsi e bloccarsi seguendo un andamento costante?
    la vedo molto difficile, piccole differenze, magari una perdita di energia in una zona a favore di un’altra ecc ecc modificano l’ordine del sistema, modificano il pattern.

    perchè da NAO+ si passa a NAO-???
    semplicemente perchè il sistema per una sua natura caotica sposta il fulcro dell’energia che piano piano amplifica sempre più le differenza fino a scaturire un nuovo pattern.
    le forzanti sono sia interne che soprattutto esterne.

    la forzante interna più importante è l’ENSO, quella esterna il Sole.
    ma tutto il sistema è frutto di forzanti e spesso, anche le stesse conseguente create da queste forzanti aiutano il processo attraverso azioni retroattive.
    ma il senso dell’articolo è che la forza retroattiva delle SST è molto debole, poco influente ed è quindi molto difficile valutarle come causa, ma è molto più logico pensarle come conseguenza.

    la causa che modifica i pattern può tranquillamente essere frutto dello stesso pattern.
    io non conosco queste cose, ma siamo così sicuri che un pattern porti come conseguenze solo un aumento stesso del pattern?

    prendiamo l’ENSO come esempio, la variabilità è causata dal fenomeno in se, mentre si può ipotizzare che il suo trend sia condizionato dal sole o dal regime della PDO, ma il sole non può modificare la variabilità che impone costantemente il passaggio da nino a nina.

    un sistema ad AO fortemente negativo è fonte sia di fedd-back positivi che negativi.
    quale dei due è più forte?

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  12. OT amministrativo

    Visto il particolare e motivato interesse per questa delicata tematica propostaci dal nostro Riccardo, ho deciso di lasciare questo post in home anche per l’intera giornata di domani, poi vediamo…

    michele

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  13. @Fabio Nintendo

    Non so Fabio… Mi pare un discorso un tantino contorto con sfumature più filosofiche che fisiche. Mi pare che in fisica la parola Caos sia sinonimo di “leggi del disordine”.
    L’esempio classico è quello della hall di una stazione…

    La faccenda del battito d’ali d’una farfalla è un robo un po bistrattato… come le SSTA ! 🙂

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  14. le leggi fisiche spiegano tutto, ma sono gli errori, quelle piccole ed insignificanti differenze che poi portano il tutto ad uscire dalla visione generale per virare verso un’altra.
    il senso è che per cambiare un pattern non ci vuole chissà che forzanti, anzi, è molto probabili che determinati pattern siano essi stessi causa del proprio cambiamento.

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  15. Riccardo, hai scritto un pezzo interessante.
    Hai generato un fertile discussione su un tema complesso.
    Quindi ti faccio i complimenti.
    aldo meschiari

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