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Terrorismo climatico, ci risiamo

Ghiacciai che si sciolgono e sommergeranno anche l’Italia, concentrazione senza precedenti di anidride carbonica nell’atmosfera e chissà cosa accadrà, anche se certamente qualcosa di terribile. Le notizie sparate da giornali e tg negli ultimi giorni non hanno certo portato più serenità nell’opinione pubblica. Ma niente paura: quando il terrorismo psicologico da cambiamenti climatici si intensifica, significa che c’è una qualche conferenza internazionale sul clima alle porte. Sono un po’ come le campane che annunciano la messa. E infatti dal 7 al 18 novembre a Marrakech (Marocco) si svolgerà la Cop 22, ovvero la annuale Conferenza fra le parti che dovrà fare il punto sull’accordo firmato l’anno scorso a Parigi (Cop 21) ed entrato in vigore lo scorso 4 ottobre con la ratifica del Parlamento Europeo.

Mettiamoci perciò tranquilli e aspettiamoci un crescendo di allarmi e di scenari catastrofici, che saranno certi se i governi non agiscono subito, anzi prima. Del resto, siccome gli scenari si spingono avanti 50-100 anni si è abbastanza certi che non ci sarà nessuno di noi a verificare le sciocchezze che oggi vengono spacciate per verità scientifiche. Certo, oggi basterebbe rilevare quanto fossero sbagliate le previsioni date per certe 30-40 anni fa per nutrire seri dubbi sull’attendibilità degli scenari previsti oggi, ma in un clima ideologico come quello attuale è decisamente pretendere troppo da scienziati-opinionisti e giornalisti.

Guardiamo ad esempio i due allarmi di questi giorni. Il primo si riferisce all’Antartide. Dice in pratica la notizia: c’è un ghiacciaio che si sta sciogliendo rapidamente, che potrà aumentare il livello del mare di ben tre metri, tanto che un team scientifico anglo-americano è in partenza per controllare quanto sta avvenendo. E tutti già sono portati ad immaginarsi il mare alle porte di Milano nel giro di pochi anni (la nuova Milano Marittima). Ma gli abitanti di Rogoredo e Linate, che già pregustano di poter scendere in spiaggia direttamente dai loro condomini, sono destinati a rimanere delusi. In effetti la partenza della missione scientifica è prevista per il 2018 salvo complicazioni, e non sarà del tipo “Arrivano i nostri”, ma si tratterà semplicemente di una missione di studio.

Oggetto dell’osservazione è il ghiacciaio Thwaites, un blocco importante sulla costa occidentale dell’Antartide, che da qualche anno registra una lenta erosione che potrebbe nei prossimi decenni renderlo instabile. Ma non è una questione di riscaldamento globale, tanto è vero – nessuno si preoccupa di dirlo – che l’Antartide nel complesso vede una crescita dei ghiacciai. Tanto è vero che uno studio della NASA pubblicato giusto un anno fa mostra che c’è un accumulo di neve in Antartide iniziato 10mila anni fa e che compensa abbondantemente le perdite registrate in alcuni ghiacciai.

In pratica la superficie ghiacciata dell’Antartide ha conosciuto un incremento di 112 miliardi di tonnellate l’anno dal 1992 al 2001, incremento sceso a 82 miliardi di tonnellate l’anno dal 2003 al 2008. In pratica se il Thwaites e altri ghiacciai della parte occidentale registrano una perdita, la parte orientale e l’interno di quella occidentale crescono molto di più. Quindi, riponete maschera e pinne e rassegnatevi per i decenni a venire a mettervi in coda in auto per raggiungere le attuali coste adriatiche, liguri, tirreniche e ioniche.

E veniamo al secondo allarme: dice l’Organizzazione Meteorologica Mondiale che l’anidride carbonica ha ormai superato stabilmente la concentrazione di 400 parti per milione (ppm) nell’atmosfera, cosa che renderà mission impossible mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi per il 2100, come previsto dall’Accordo di Parigi. Ovviamente l’opinione pubblica è portata a pensare che 400 ppm sia una cifra abnorme che porterà conseguenze catastrofiche, anche perché l’anidride carbonica viene spacciata comunemente per un inquinante (è invece il mattone della vita, senza CO2 la vita non ci sarebbe). C’è chi, più impressionabile, sente già mancare il respiro per troppa CO2 nell’aria.

Ma anche qui si deve anzitutto tenere presente che sebbene si sia concordi nello stabilire una relazione tra CO2 e temperatura terrestre, nessuno è in grado però di definire un eventuale rapporto causa-effetto e relativo funzionamento. Non solo, mentre nessuno è in grado di dire con certezza che cosa potrà avvenire in futuro, sappiamo però per sicuro che negli ultimi 30 anni, grazie all’aumento della CO2 in atmosfera la superficie forestale sul pianeta è aumentata del 14%, un incremento che interessa tutti i paesi del mondo, dalla foresta equatoriale alla tundra. Del resto molto prima che comparisse l’uomo sulla faccia della terra, la crescita della vegetazione fu favorita da una concentrazione pari a 6mila ppm. E un esperimento fatto negli Stati Uniti (professor Sherwood Idso), ha dimostrato che aumentando da 350 a 650 le ppm di anidride carbonica, il tasso medio di crescita delle 475 varietà di piante studiate aumenta mediamente del 50%. Si potrebbe continuare per molto su questa falsariga.

Ma la questione è già abbastanza chiara: quelli che a ogni attentato terroristico islamico gridano fieri che non cambieremo i nostri stili di vita, sono gli stessi che praticano il terrorismo psico-climatico per imporci di cambiare proprio i nostri stili di vita. Non c’è dubbio che la schizofrenia sia un tratto caratteristico della nostra epoca.

Riccardo Cascioli

Fonte : http://www.lanuovabq.it/it/articoli-terrorismo-climatico-ci-risiamo-17842.htm

James Lovelock: “Dieci anni fa ero certo che le emissioni di CO2 e il global warming non ci avrebbero dato scampo”

I mutamenti climatici? “Non insostenibili”. Le nuove tecnologie? “Cambieranno più noi che il pianeta”. I robot? “Basta che non votino”. L’animale del futuro? “Quello elettronico, una fusione di uomo e chip. A lui un giorno sembrerà lungo duemila anni”. La parola allo scienziato 97enne che ha sviluppato la teoria di Gaia e previsto la fine dell’umanità. Ma ora ha cambiato idea

L’ULTIMO REGALO DI JAMES LOVELOCK è un elisir di lunga vita, da sorseggiare con cautela. Lo scienziato britannico è passato alla storia da quando, nel 1979, ha reso pubblica la teoria di Gaia: “Una intuizione” , ci racconta dalla sua casa nel Dorset. Il lampo di genio gli suggerì che “la parte vivente e quella inorganica del nostro pianeta interagiscono così che Gaia, la “madre Terra”, mantenga un equilibrio e preservi la vita”. Da allora Lovelock è sempre andato controcorrente. Da scienziato di spicco, critica l’accademia “perché a furia di spezzettare il sapere in mille specializzazioni, sta perdendo per strada la visione d’insieme”. Da studioso vocato all’ambiente, se la prende con gli ambientalisti “perché sostengono cause perse: le energie rinnovabili non basteranno mai a salvarci “.

Rifiutato a lungo dal gotha della scienza per le sue visioni alternative, respinto dai “verdi” per il suo sostegno al nucleare, questo inglese con l’aria pacata affronta oggi l’unica contraddizione con cui davvero bisogna fare i conti: quella con se stessi. Lui, che in La rivolta di Gaia (Rizzoli, 2006) aveva predetto il rapido tracollo dell’umanità per il surriscaldamento globale, oggi ci ripensa. The Earth and I, l’ultimo volume da lui curato per Taschen, è una iniezione di speranza, di fiducia che l’uomo, “l’animale più straordinario”, possa salvarsi, che ogni suo giorno arrivi a valere duemila anni. E anche stavolta, Lovelock si conferma un outsider: a novantasette anni, non è il tramonto che vede all’orizzonte. Ma l’alba.

Lei è stato per decenni il “dottore” del pianeta. Come sta Gaia oggi?
“Gaia oggi è una old lady, una signora attempata, e sta all’incirca come me: siamo entrambi piuttosto anziani (ride, ndr) ma ce la caviamo bene. Certo, le cose che stiamo facendo al pianeta non sono le più sagge, e la signora non è giovane come credevamo, ma non sono particolarmente preoccupato”.

Dieci anni fa, nella sua opera “La rivolta di Gaia”, lei scrisse che “entro la fine del secolo solo una manciata di esseri umani sarà sopravvissuta”. Era preoccupato per la Terra, o almeno per l’umanità. Ora ci dice di stare tranquilli. Cosa è cambiato?
“Sono un allarmista pentito. All’epoca ero convinto che le emissioni di anidride carbonica prodotte dagli uomini avrebbero portato a un aumento delle temperature insostenibile per il pianeta o quantomeno per la nostra sopravvivenza. Vede, la mia teoria di Gaia si basa sul fatto che la biosfera è capace di autoregolarsi e mantenersi vitale. Tuttavia, con i suoi quattro miliardi di anni, è anziana. Io ho sempre avuto fede nella sua resilienza, nella sua capacità di ricomporre un proprio equilibrio nel lungo periodo. Ma nell’immediato? Osservavo la old lady e mi dicevo: ok, un’influenza può essere un fastidio banale per un ragazzetto, ma può essere letale per un centenario. Allo stesso modo, pensavo che Gaia non avrebbe tollerato il nostro impatto. Ce l’avrebbe fatta pagare, la nostra sopravvivenza sarebbe stata a rischio”.

Oggi il suo messaggio è: niente panico.
“Sì”.

Perché? Per undici mesi consecutivi si sono registrate temperature record, non si vedevano mesi caldi come questo agosto da ben centotrentasei anni.
“Vede, ho realizzato che non è ancora possibile fare previsioni che vadano oltre i prossimi otto o dieci anni: le cose stanno cambiando con troppa rapidità per poterle inquadrare nel medio o lungo periodo. Se le mie stesse previsioni fossero state valide, avremmo già fatto una brutta fine. Invece con sorpresa ho constatato che negli anni successivi al mio libro la temperatura rimaneva tutto sommato costante. Non penso che corriamo pericoli nell’immediato. Ma se facciamo ammalare Gaia, gli effetti si potrebbero vedere tra migliaia di anni. Magari allora la “rivolta” arriverà, e in quel momento dovremo fare qualcosa. Ho fiducia che risponderemo alla sfida: siamo gli animali più resistenti “.

La Terra, dice lei, si ammala per come la trattiamo. Stiamo facendo abbastanza per rimediare? Cosa pensa dell’accordo sul clima raggiunto a Parigi?
“Per evitare che la Terra diventi insostenibilmente troppo calda, è necessario ridurre le emissioni. Credo che stiamo procedendo bene, anche in questo caso non mi faccio prendere dall’ansia. Sono davvero impressionato dall’accordo di Parigi. Ha dimostrato che siamo in grado di prendere la questione del clima davvero sul serio. L’impegno di tante nazioni, e in primo luogo dei “grandi inquinatori” come Stati Uniti e Cina, rende il patto davvero globale. Una mossa senza precedenti, che ci porta nella giusta direzione. Ma vi metto in guardia: nessun passo avrà grandi effetti se ciascuno di noi non rivoluzionerà i propri com- portamenti, per esempio scegliendo di camminare invece di inquinare”.

I problemi energetici di oggi sono gli stessi di ieri? Lei crede che la rivoluzione industriale abbia segnato l’inizio di una nuova era geologica, l’Antropocene. Stiamo entrando in una nuova era dell’industria, un’era tech: che impatto avrà su Gaia?
“Il nuovo sistema di produzione e di consumo, le macchine che si guidano da sole, la svolta tecnologica, avranno molto più impatto su di noi che sul pianeta. La mia paura è che smettiamo di allenare le nostre menti delegando tutto ai computer, e temo che le macchine ci “tolgano il lavoro”. Ma dal punto di vista climatico non vedo svolte paragonabili alla rivoluzione industriale di trecento anni fa. L’invenzione della macchina a vapore ridefinì i nostri rapporti con la Terra, proiettandoci in una nuova era geologica, l’Antropocene appunto. Così come le prime forme di vita avevano imparato a usare l’energia del Sole per ricavarne ossigeno – e questo passaggio ha segnato tutto ciò che è successo dopo – allo stesso modo l’uomo è stato il primo animale a utilizzare l’energia solare per raccogliere, conservare e usare informazioni. Questo è un passaggio cruciale che condizionerà tutto ciò che segue”.

In che modo? Quando lei ha concepito la teoria di Gaia bisognava ragionare sul rapporto tra l’uomo e il pianeta. Ora in questa relazione subentrerà un terzo incomodo: il robot.
“Dica ai suoi lettori di non preoccuparsi troppo dei robot, fino a che non potranno votare. Il punto di svolta è questo: noi produciamo intelligenza artificiale, ma arriverà il punto in cui i computer diventeranno così evoluti da essere più intelligenti di noi? Insomma, ci rimpiazzeranno? Sembra fantascienza degli anni Venti, ma ora è una eventualità probabile. Più i robot diventeranno capaci, più potrebbero porsi come nostri rivali e chiedere un mondo molto diverso da quello a noi congeniale”.

Per il pianeta, i robot che “animali” saranno?
“Quando gli artificial intelligent animals saranno diventati parte del sistema Terra, non essendo organici, saranno felici in modo molto diverso dal nostro. Anche la loro sorgente di vita non sarà la stessa. Ma per ora possiamo immaginare una mutazione graduale. In questa nostra era dell’Antropocene, noi uomini, che siamo il sistema nervoso del pianeta, gli stiamo imponendo un cambiamento rapido e stiamo dando il via a nuove forme di vita. Il futuro animale elettronico accelererà ancor di più sia le trasformazioni che la nostra stessa percezione del tempo”.

In che modo?
“Prenda me: io e il mio pacemaker siamo perfettamente integrati. A livelli ben più avanzati, l’emergere di forme di vita basate sulla simbiosi tra animale e chip è un’eventualità non remota, e potrebbe offrirci nuove chance di sopravvivenza. Vede, il nostro cervello è in grado di tradurre segnali elettronici in informazioni utili, e viceversa l’elettronica è in grado di trasmettere informazioni ad alta velocità. Immagini una forma di vita elettronica, dove le informazioni viaggiano a una velocità molto più alta di quella sopportabile dai neuroni animali. Con una tale densità di stimoli, un giorno ci sembrerà lungo più di duemila anni. E la vita, in qualche modo, durerà un’eternità”.

Fonte : http://www.repubblica.it/ambiente/2016/10/02/news/james_lovelock_dieci_anni_fa_ero_certo_che_le_emissioni_di_co2_e_il_global_warming_non_ci_avrebbero_dato_scampo_-148942414/

Dibattito Clinton – Trump, il repubblicano nega di aver detto che il cambiamento climatico è una bufala cinese. Mente

Durante il primo infuocato dibattito tra Donald Trump e Hillary Clinton, nel quale le bugie (soprattutto di Trump, ma anche la Clinton qualcuna l’ha detta…) hanno abbondato, la candidata democratica alla presidenza Usa ha ricordato che «Donald Trump dice che il cambiamento climatico è una bufala inventata dai cinesi»; il candidato repubblicano l’ha interrotta (come ha fatto spesso durante il dibattito, quando era in evidente difficoltà) affermando di non averlo mai detto.

Il problema per Trump è che la fonte originale di questa affermazione è un tweet inviato dallo stesso Trump il 6 novembre 2012 e reso noto a gennaio di quest’anno a NBC Meet the Press dall’ex avversario socialista della Clinton, Bernie Sanders. In quel tweet Trump affermava: «Il concetto di riscaldamento globale è stato creato da e per i cinesi al fine di rendere la produzione Usa non competitiva».

Trump poi aveva detto che il tweet era uno scherzo, ma Politifact ha fatto le pulci in diretta al miliardario xenofobo e ha tirato fuori una catena di menzogne diffuse da Trump per prendere i voti degli ecoscettici e probabilmente per rabbonire i più grossi finanziatori del partito repubblicano: le Big Oil e i King Coal.

Il 24 settembre 2015, intervistato da CNN New Day, il candidato repubblicano aveva affermato: «Io non credo nel cambiamento climatico». Il 30 dicembre 2015, durante un comizio a Hilton Head, South Carolina, Trump disse che Obama parla continuamente di riscaldamento globale e che «molto di tutto questo è una bufala. Si tratta di una bufala. Voglio dire, si tratta di un’industria per fare soldi, va bene?».

Il 18 gennaio, dopo che Sanders aveva attaccato Trump sui cambiamenti climatici in un dibattito tra candidati democratici, il il tycoon aveva detto a Fox & Friends: «Beh, penso che il cambiamento climatico sia solo una forma molto, molto costosa di tasse. Un sacco di persone ci stanno facendo un sacco di soldi. Io ne so molto di cambiamenti climatici. Dovrei ricevere dei premi ambientali. E spesso scherzo sul fatto che questo è fatto a beneficio della Cina. Ovviamente io scherzo, ma questo è fatto per il bene della Cina, perché… la Cina non fa nulla per aiutare sul cambiamento climatico. Bruciano tutto quel che si può bruciare, non gliene potrebbe importare di meno. Si sa, i loro standard non esistono. Nel frattempo, possono avere prezzi inferiori. Quindi è molto dura per le nostre imprese».

Quindi Trump ha più volte detto che il “complotto” cinese è uno scherzo… però vero, e non può negare di aver usato più volte la parola “bufala” per descrivere i cambiamenti climatici.

Il 6 gennaio Trump aveva nuovamente definito i cambiamenti climatici una “bufala” intervenendo a Fox & Friends. Il 25 gennaio, 2014 Trump ha twittato: «NBC News lo ha appena definito il grande gelo, il più grande freddo di tutti gli anni. Può il nostro paese spendere ancora soldi per la BUFALA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE?». Il 29 gennaio 2014, Trump twittava: «Nevicata in Texas e Louisiana, record delle temperature gelate in tutto il Paese. Il riscaldamento globale è una bufala costosa». Lo stesso giorno Trump scriveva su Twitter: «Datemi aria pulita, bella e sana – non lo stessa vecchia stronzata del cambiamento climatico (riscaldamento globale). Sono stanco di sentire questo nonsense».

Le difficoltà di Trump sono evidenti, non vuole apparire pubblicamente in un dibattito presidenziale come uno che non crede al cambiamento climatico, perché è consapevole che è una posizione insostenibile, ma così rischia di rivelare il bluff del suo aggressivo scetticismo climatico e del feroce contrasto alle politiche di Obama per alleviare il riscaldamento globale che esibisce nei comizi della destra ecoscettica e creazionista americana, o quando è ospite nei network televisivi fedeli al Partito Repubblicano. In realtà, l’opposizione agli sforzi per contrastare il cambiamento climatico sono una parte fondamentale della sua piattaforma elettorale.

Come ricorda Politifact, durante un importante discorso sulla politica energetica tenuto nel North Dakota il 26 maggio 2016, Trump ha attaccato «le draconiane regole climatiche» e ha detto che revocherà «tutte le azioni esecutive Obama che distruggono posti di lavoro, tra cui il Climate Action Plan». Poi ha affermato che se verrà eletto presidente cancellerà «l’Accordo sul clima di Parigi» e interromperà «tutti i pagamenti di dollari di tasse degli Usa ai programmi Onu per il riscaldamento globale». Secondo Trump, «il presidente Obama ha fatto entrare gli Stati Uniti nei Paris Climate Accords unilateralmente e senza il permesso del Congresso. Questo accordo dà ai burocrati stranieri il controllo su quanta energia usiamo proprio qui in America».

La sentenza di Politifact sul dibattito tra Trump e la Clinton per quanto riguarda i cambiamenti climatici definiti come “bufala” è senza appello: ha ragione la Clinton e Trump mente.

Dopo il dibattito tra i candidati alla presidenza Usa, Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, schiera ancora più decisamente la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa dalla parte della Clinton: «Il dibattito di ieri sera ha reso ancora più chiaro che Hillary Clinton è l’unico candidato in questa elezione a essere qualificato e preparato a guidare la nostra nazione. Donald Trump ha dimostrato quello che è: un uomo di mentalità ristretta che nega la scienza climatica e usa le elezioni e le spacconate per dividere questo Paese. L’evidenza la si è avuta fin dalla prima frase, quando Hillary Clinton ha parlato del suo impegno per far crescere l’economia dell’energia pulita. E’ stato solo pochi istanti dopo che Trump ha mentito sul suo negazionismo climatico. Donald Trump è una frode, non c’è bisogno di guardare oltre i suoi maldestri tentativi di negare la crisi climatica e poi di coprire le sue tracce sporche. Mentre Hillary Clinton vuole realizzare la piattaforma climatica più forte nella storia, Trump vuole fare quella peggiore. Trump è il candidato peggiore e più instabile mai nominato e la Clinton è la più qualificata e più preparata di tutti sulla scheda elettorale»

 

Fonte : http://www.greenreport.it/news/clima/dibattito-clinton-trump-repubblicano-nega-aver-detto-cambiamento-climatico-bufala-cinese-mente/

Il caldo medioevo groenlandese

Eccezionali condizioni della piattaforma superficiale dell’oceano a sud est della Groenlandia durante l’anomalia climatica del Medioevo 

di Miettinen, A., Divine, D.V., Husum, K., Koc, N. and Jennings, A. su Paleooceanografia 30: 1657-1674

Nell’introduzione del loro studio illuminante, Miettinen et al. (2015) scrivono che : “al fine di indagare la variabilità e le condizioni della superficie del mare d’estate e i possibili fattori di forzatura sul clima a SE della Groenlandiala, utilizziamo la ricostruita temperatura superficiale del mare di agosto (aSST) e la concentrazione del ghiaccio marino (aSIC) per il mese d’aprile, con una risoluzione temporale sub-decennale, sulla base delle diatomee trovate nel nucleo dei sedimenti MC99-2322 …. nel corso degli ultimi 1130 anni.”

Come riportato dai cinque ricercatori e mostrato nella figura seguente, questo lavoro ha rivelato  che : “intorno al 1000 le aSST sono cresciute di ~ 2,4 ° C, da 4,8 ° C (rilevato intorno al ~ 995 CE) al record massimo assoluto di 7,2 ° C (rilevato intorno al ~ 1050 dC) in un lasso di tempo di soli ~ 55 anni, indicando un deciso rialzo energico o di caldo nella zona”. E’ chiaro quindi che il periodo di caldo occorso fra il 1000-1200, con una aSST media di 6 °C, rappresenta la registrazione dell’intervallo di caldo più grande occorso negli ultimi 2900 anni.

E’ anche chiaro che la concentrazione atmosferica di CO2,  nel periodo 1000-1200 durante il massimo calore sulla Groenlandia a SE, era di solo circa 280 ppm, mentre oggi è di oltre 400 ppm, ed  in crescita sempre più in alta. Eppure, le temperature globali devono ancora salire in modo considerevole, prima di raggiungere il livello record che è stato raggiunto nel periodo del caldo medioevale. Tutto questo, ci suggerisce che la concentrazione di CO2, e il suo effetto sul clima hanno un impatto molto più debole sulle temperature dell’aria in prossimità della superficie globale, rispetto a quello che è attualmente affermano gli allarmisti climatici del mondo.

Ricostruita temperatura superficiale del mare aSST (per il mese d’agosto) sulla piattaforma di Kangerlussuaq Trough,  a SE della Groenlandia, su l’intervallo 870-1910. Adattato da Miettinen et al. (2015)

 

Fonte : https://tallbloke.wordpress.com/2016/06/04/evidence-for-the-medieval-warm-period-on-the-se-greenland-shelf/

NASA: Luglio record e coda del Nino

A livello globale Luglio 2016 è stato il luglio più caldo da quando sono iniziate le misurazioni strumentali, ovvero dal 1880.
Secondo i dati della NASA, che combinano la temperatura della superficie del mare e la temperatura dell’aria, quest’anno luglio ha segnato 0.84°C in più rispetto alla media dei luglio 1951-1980,  battendo quindi anche il record stabilito appena 12 mesi prima (con 0.11°C in più).
Ma è tutto il 2016 che sta segnando record di temperatura mensili e ad oggi è molto probabile che termini come anno più caldo dall’inizio delle rilevazioni.
Anomalie di temperature mensili: tutti i mesi del 2016 sono più in alto della media (fonte: NASA)
Andamento dell’anomalia di temperatura globale dal 1880 e previsione per il 2016  (fonte: NASA)
Un ruolo in questa sequela di anomalie termiche ce l’ha avuto El Niño, fenomeno climatico che periodicamente (in media tra i 2 e i 7 anni) provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centrale (America Latina) incidendo sulle temperature e sui regimi pluviometrici di gran parte del globo. Negli ultimi due anni, a partire dal Febbraio 2015, il Nino è stato infatti particolarmente forte ed è di fatto terminato a Maggio 2016, ma i suoi effetti sono ancora “nell’aria”.
La mappa mostra la temperatura superficiale del mare misurata da satellite nel mese di Febbraio 2015. L’area estesa in rosso, più calda della media, ha inziiato ad estendersi attraverso il Pacifico a livello equatoriale (Fonte: NOAA).