Archivi tag: climate gate

Ed eccole alcune E-mail sul cosidetto C.G.2!

<1939> Thorne/MetO: Le osservazioni non mostrano alcun aumento delle temperature lungo la troposfera tropicale [il problema dell’hot spot troposferico], a meno che non si prendano in considerazione un singolo studio e un singolo approccio, trascurandone un mucchio di altri. Questo è davvero pericoloso. Dobbiamo comunicare l’incertezza ed essere onesti. Phil [Jones?], magari potremmo trovare il tempo di discuterne ulteriormente se necessario […]

 

<3066> Thorne: Penso anche che la scienza sia stata manipolata a fini politici, cosa che potrebbe rivelarsi non troppo intelligente a lungo andare.

Wils: Che si fa se il climate change si rivela essere essenzialmente una oscillazione multidecadale? Probabilmente ci uccideranno […]

<1485> Mann: La cosa importante è essere sicuri che stiano perdendo la battaglia delle pubbliche relazioni. Questo è lo scopo del sito [Real Climate].

<5111> Pollack: Ma sarà molto difficile far scomparire il Periodo Caldo Medioevale dalla Groenlandia.

<1790> Lorenzoni: Concordo con l’importanza degli eventi estremi come focus per l’opinione pubblica e governativa […] ‘il climate change’ deve essere presente nella vita di tutti i giorni della gente. Deve essere loro ricordato che è un fenomeno che accade e si evolve in continuazione.

<2428> Ashton/co2.org: Avendone stabilito l’urgenza, la sfida politica è ora di trasfromarla da un argomento che riguarda i costi dei tagli alle emissioni – cattiva politica – a uno concernente il valore di un clima stabile – politica molto migliore […] la cosa migliore da fare è raccontare la storia delle brusche variazioni in modo più vivido possibile.

<2267> Wilson: Sebbene sia d’accordo che i gas serra siano stati importanti nel 19° e 20° secolo (specialmente dal 1970), se ilpeso del forcing solare fosse stato maggiore nei modelli, certamente avrebbe diminuito la significatività dei gas serra. […] Mi sembra che assegnando un peso maggiore alla radiazione solare nei modelli, la maggior parte del riscaldamento del 19° e 20° secolo può essere spiegato dal Sole.

Data: Ven 25 Set 2009 10:53:32

da: Phil Jones

Oggetto: Re: [Fwd: CCNet: Il sole potrebbe essere alla vigilia di in un periodo di

a: santer1, Tom Wigley

[…] Ho smesso di inviare dati a persone esterne dopo lo stupido commento di Peter Webster su Climate Audit. Abbiamo avuto più di sessanta richieste FOI [diritto all’accesso all’informazione] per i dati. Sono di diversi tipi – a molte si può rispondere invitando il richiedente a leggere la Letteratura [scientifica in argomento]. Stiamo rifiutando le richieste per i dati. Stiamo per inviare una mail a tutti gli NMS (servizi meteo nazionali) attraverso il MOHC [Met Office Hadley Centre] e quindi renderemo disponibili i dati dei Paesi che non hanno problemi al riguardo. E’ proprio una palla al piede dover rispondere a quelle richieste – comunque, lo fa qualcun altro alla UEA [Universita’ dell’East Anglia]. Io ho mandato una delle richieste a Myles [Dr Myles Allen] visto che è stata fatta da un suo collega professore a Fisica a Oxford! Myles lo conosce bene. [Il collega – Jonathan Jones] non ha mai parlato di clima con Myles – o mai espressogli una sua opinione [in argomento]. Myles non riesce a capire perché [il collega] si stia informando su [la scienza del] clima da Climate Audit e non dai suoi colleghi di dipartimento! Trovo fastidioso anche questo. Leggerei e parlerei con [i colleghi] se mai pensassi di interessarmi a un altro campo [di studio]! E’ solo buon senso. Neil Adger ha assunto la gestione del corso del Primo Anno qui a ENV [la Scuola di Scienze Ambientali della UEA]. Ha chiesto ad Alan Kendall i file Powerpoint per le sue due lezioni. Glie li ha mandati e quaranta pagine sono tratte da Climate Audit! Uno studente ha chiesto a Neil perche’ Alan stesse dicendo cose opposte a quanto affermato [a lezione] da Neil e Tim Osborn!!!

Alan va in pensione alla fine di quest’anno …. per fortuna.

Phil

 

NB: qui di seguito lo ‘stupido commento‘ di Webster, se voleste farvi un’idea delle ragioni per cui a Jones non era piaciuto.

Peter WebsterPosted Jun 25, 2009 at 4:23 PM

Steve,

Abbiamo chiesto a Phil Jones i dati in modo da poter confrontare la temperatura superficiale sintetizzata [calcolata?] con i dati effettivi delle stazioni [meteo]. Jones ha fornito tutto ciò che gli abbiamo chiesto. Questo è per il nostro studio sul brusco cambiamento climatico del 1930/40, [studio] che è in corso. Ahimé, queste cose richiedono tempo. Ma la mia esperienza è stata molto diversa dalla vostra.

Come sapete, mi sono spesso lamentato che i destrorsi e i sinistrorsi (gli assolutisti dello AGHW [riscaldamento da gas serra antropogenici] e coloro che non lo accettano per nessun motivo) ci hanno costretto in angoli in cui non ci sentiamo a nostro agio. Perché ci sia una ragionevole risoluzione dei problemi climatici intorno il GWH [riscaldamento da gas serra] e riguardo la affidabilità dei dati (entrambe domande cruciali e ragionevoli?) ritengo che le domande e le opinioni non possano essere urlate da un angolo o dall’altro.

Tra l’altro, abbiamo un articolo in uscita su Science la prossima settimana sulle modifiche nella forma [del fenomeno] El Nino (dovuti a] GHW o variabilità naturale? Non ne ho idea, ma i mutamenti ci sono) e il loro impatto sugli uragani NATL [del nord Atlantico]. Non è sicuro se sarà di interesse per CA [Climate Audit] in quanto non riguardo la questione del GW [riscaldamento globale]. Ma il set di dati è piccolo … … ..

cordiali saluti

Peter W

Per il resto vi rimando qui: (altra roba che scotta!)

http://foia2011.org/

Climategate 2.0, i guru del riscaldamento globale si fanno beccare ancora!!!

Ci risiamo. E questa volta il colpo potrebbe essere quello definitivo: almeno da un paio d’anni il partito di chi sostiene scientificamente fondata la teoria secondo cui il pianeta si sta scaldando per colpa dell’uomo aveva scelto toni meno catastrofisti, ma la nuova ondata di email di climatologi pubblicate sul Web due giorni fa potrebbe portare all’abbandono definitivo della vulgata catastrofista in favore di maggiore realismo. “Che si fa se il climate change si rivela essere essenzialmente una oscillazione multidecadale? Probabilmente ci uccideranno”, si chiede con schiettezza uno scienziato in una della email hackerate e finite in rete. Andiamo con ordine: due anni fa, alla vigilia del summit sul clima di Copenaghen che avrebbe dovuto salvare il mondo da distruzione certa, vennero pubblicati su Internet dati e scambi di email appartenenti agli scienziati del Centro ricerche sul clima dell’Università dell’East Anglia (tra i più attivi a sostenere l’origine antropica dei cambiamenti climatici). Da questi documenti emergeva un sistema di gestione dei dati e degli studi sul clima volto a far emergere soltanto una certa linea. Una apposita commissione di inchiesta ha stabilito che non risultavano manipolazioni dei dati, ma lo scandalo ha fatto aprire gli occhi a molti: la comunità scientifica non era affatto compattamente concorde sull’origine del riscaldamento globale, ma le voci non allineate venivano censurate in modo quasi sistematico.

La storia i lettori del Foglio la conoscono bene: Copenaghen fu un fallimento, così come i successivi summit, il “riscaldamento globale” diventò “cambiamenti climatici”, poi “sconvolgimenti climatici”. Il vaso era stato aperto, e sempre meno gente credeva alla storia di un pianeta surriscaldato, soprattutto di fronte a inverni rigidi (la spiegazione “se fa freddo è colpa del global warming” ha retto poco); gli studi pubblicati dall’Ipcc (il panel delle Nazioni Unite creato apposta per studiare il clima che cambia) sono diventati più controllati: dopo alcune magre figure (come la previsione smentita dello scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya entro il 2020), i portavoce del catastrofismo climatico hanno dovuto abbandonare la ribalta del palcoscenico accanto ad Al Gore.

Una settimana fa, nel silenzio generale, l’Ipcc ha pubblicato un report rivoluzionario, dati i toni a cui ci aveva abituato. Per la prima volta, infatti, ammette che i cambiamenti climatici hanno origine naturale e non per forza antropica, e che non ci sono evidenze del fatto che gli eventi climatici estremi siano causati dal riscaldamento globale. Inutile dire che la notizia non è stata data quasi da nessuno.

Due giorni fa, infine, lo scoppio del Climategate 2.0, con la pubblicazione di nuove email (la cui autenticità non è stata smentita dagli autori) già ripresa dai media britannici e americani e in Italia dal blog Climatemonitor: è vero che a una prima analisi non sembra ci sia nulla di nuovo, le lettere sono datate qualche anno fa. Ma tutte confermano il sistema usato da parte della comunità scientifica: tra noi si discute e ci si scanna, ma all’opinione pubblica e ai politici bisogna dare una sola versione, quella catastrofista. “Le osservazioni non mostrano alcun aumento delle temperature lungo la troposfera tropicale, a meno che non si prendano in considerazione un singolo studio e un singolo approccio, trascurandone un mucchio di altri. Questo è davvero pericoloso. Dobbiamo comunicare l’incertezza ed essere onesti”, scriveva qualche anno fa in una email lo scienziato Peter Thorne. Erano però ancora i tempi in cui bisognava raccontare che tutta la comunità scientifica era d’accordo, che ormai si era giunti alla certezza delle cause del global warming, e chi osava affermare il contrario era un “nazista”, come detto da Al Gore.

Lunedì prossimo a Durban comincia la diciassettesima conferenza sul clima, e c’è chi grida al complotto, ché pubblicare queste email pochi giorni prima è volere influenzare i negoziati. Curioso, perché è la stessa tattica usata dai “catastrofisti” fino a che il loro gioco non è stato scoperto. Ora dopo ora, dal malloppo di nuove email escono particolari che non sorprendono chi ha sempre denunciato il problema innanzitutto culturale alla base della frode ideologica sul clima che cambia per colpa nostra. In una email si legge: “Avendone stabilito l’urgenza, la sfida politica è ora di trasfomarla da un argomento che riguarda i costi dei tagli alle emissioni – cattiva politica – a uno concernente il valore di un clima stabile – politica molto migliore […] la cosa migliore da fare è raccontare la storia delle brusche variazioni in modo più vivido possibile”. Poca scienza, insomma. Ora che anche le priorità economiche e politiche globali sono cambiate, la speranza è che si cominci a parlare di “adattamento” al clima che cambia e non più di “mitigazione”. La realtà è più forte: lo dimostrano gli inglesi, che da anni strepitano di riscaldamento globale e hanno appena acquistato tonnellate di sale per affrontare un altro inverno che si annuncia freddissimo.

Da il Foglio, fonte:

http://www.ilfoglio.it/soloqui/11305

 

Il dottor Phil Jones ammette: Nessun riscaldamento Globale dal 1995, mentre stranamente sono spariti i dati della mazza da hockey…

  • I dati di vitale importanza per sostenere il ‘grafico della mazza da hockey’ sono andati persi
  • Non c’è stato alcun riscaldamento globale a partire dal 1995
  • Periodi di riscaldamento globale sono già accaduti in passato – ma non a causa dell’uomo
Professor Phil Jones

Il professor Phil Jones (qui sopra in foto) ha ammesso che i suoi dati non sono buoni come dovrebbero essere.

Il mondo accademico al centro del caso Climategate, i cui dati grezzi sono essenziali per la teoria del cambiamento climatico, ha ammesso che ha dei problemi a rintracciare i dati.

I colleghi dicono che il motivo per cui il professor Phil Jones ha rifiutato la libertà di rendere pubbliche le informazioni è che egli può avere effettivamente perso i documenti pertinenti.

Il professor Jones ha detto qualche giorno fa alla Bbc che i colleghi hanno detto la verità e che a il suo ufficio era invaso di documenti e a lui mancava la capacità organizzativa per far si che nn venissero persi.

I dati mancanti sono fondamentali per il famoso grafico della ‘mazza da hockey’ usata dai sostenitori dell’AGW a sostegno della loro teoria.

Il professor Jones ha inoltre ammesso la possibilità che il mondo era più caldo durante l’ epoca medievale di adesso – suggerendo che il riscaldamento globale non può essere un fatto legato all’ uomo.

E ha aggiunto che negli ultimi 15 anni non vi è stato alcun riscaldamento ‘statisticamente significativo’.

Il professor Jones è entrato sotto i riflettori da quando si è dimesso da direttore della University of East Anglia Climatic Research Unit’s, dopo la fuga di e-mail che sarebbe la provasecondo gli scettici chegli scienziati pro-AGW manipolassero i dati.

Questi dati, raccolti da centinaia di stazioni meteorologiche di tutto il mondo e analizzati dalla sua unità, sono stati usati per anni per sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) per far pressione sui governi mondiali per ridurre le emissioni di biossido di carbonio.

Fonte: http://www.dailymail.co.uk/news/article-1250872/Climategate-U-turn-Astonishment-scientist-centre-global-warming-email-row-admits-data-organised.html?ITO=1490

Io non mi sento di aggiungere altro…

Simon

Climagate, Himalayagate, ed ora Amazzoniagate!

Dopo il Climategate, abbiamo avuto l´Himalayagate, in cui é stato esposto al ridicolo la relazione dell´IPCC del 2007 che affermava che i ghiacciai himalaiani sarebbero scomparsi entro il 2035.
Adesso non contenti di averci mentito su ghiacciai scomparsi, aumento di uragani e livello del mare, l´ultima relazione dell´IPCC ci racconta anche un carico completo di menzogne sul pericolo delle alterazioni climatiche nell´ecosistema della foresta amazzonica.

Questa affermazione sopra la foresta amazzonica si trova nel capitolo 13 della relazione del 2º gruppo di lavoro, la stessa parte della 4ª relazione di stima dell´IPCC dove ci sono le assurde affermazioni sui ghiacciai. La sorprendente citazione dice che:
“Fino al 40% della foresta amazzonica puó reagire drasticamente anche ad una piccola riduzione delle precipitazioni; questo significa che la vegetazione tropicale, l´idrologia e il sistema climatico di tutta l´America del Sud puó modificarsi molto rapidamente per un altra situazione di equilibrio, non necessariamente producendo cambiamenti graduali tra la situazione attuale e quella futura. (Rowell e Moore, 2000). E piú probabile che le foreste saranno sostituite da un ecosistema che avrebbe piú resistenza ai molteplici stress causati per l´aumento della temperatura, siccitá e incendi, come le savane tropicali”.

A prima vista sembra che anche la referenza citata non abbia problemi, ma leggendo un poco dopo si legge questo:
Roswell A. e P.F. Moore, 2000. Revisione globale degli incendi forestali. WWF/IUCN, Gland Svizzera, 66 pp.
Questo quindi sembra essere un´altra relazione del WWF, realizzato assieme al UICN – Unione Internazionale Conservazione Natura.
La relazione é ancora nel sito della IUCN.

http://data.iucn.org/dbtw-wpd/edocs/2000-047.pdf

Oltre a questo, l´IUCN assieme al WWF, è un gruppo con interessi economici notevoli, e la relazione non é “peer reviewed” (revisione accademica). Secondo le regole dell´IPCC, questa relazione non poteva essere usata come fonte primaria.
Ma la storia non finisce qui. I due autori della relazione non sono neanche specialisti in Amazzonia.
Uno di loro, il Dr. P.F. Moore é un analista politico, ecco le sue referenze:
” La mia formazione e esperienza in tutto il mondo ha preteso lo sviluppo di una abilitá politica e analitica ad alto livello. Io ho una grande esperienza in amministrazione, revisione legislativa, investigazioni e osservazioni generate attraverso il coinvolgimento o gestione del processo del Fondo Forestale Australiano, inchieste parlamentari e governamentali, investigazioni e osservazioni sulle tariffe pubbliche dell´acqua, accessi e diritti di uso e della legislazione della vegetazione nativa in Australia e sulle leggi di incendio e risorse naturali, regolamenti e politiche in Indonesia, Vietnam, Tailandia, Africa del Sud e Malasia”.
E l´altro coature Andy Rowell é un giornalista Freelancer ( per il Guardia) e attivista verde. Vediamo le sue referenze:
” Andy Rowell é uno scrittore freelance e un giornalista di investigazione con esperienza di oltre 12 anni sull´ambiente, alimenti, sulla salute e globalizzazione. Rowell ha realizzato investigazioni di alto livello per, tra gli altri, Action on Smoking and Health, The Campaign for Tobacco-Free Kids, Amici della Terra, Greenpeace, IFAW, per l´Organizzazione Pan-Americana della salute, Progetti Undergound, per l´OMS, per il World in Action e WWF”.
Quindi tutto sono tranne che scienziati!
Ma la sfrontatezza dell´IPCC non finisce qui. Dopo aver cercato nella relazione del WWF da inizio alla fine, non é stata incontrata nessuna evidenza per supportare l´affermazione dell´IPCC che “il 40% dell´Amazzonia é minacciata per i cambiamenti climatici”. Neanche il WWF, cioé, ha mai detto una cosa simile! Pura invenzione!

Il sito Watts Up With That fornisce una lunga e preoccupante lista di articoli non revisionati da specialisti e pubblicati dal WWF e citati come prova nella quarta relazione dell´IPCC.

http://wattsupwiththat.com/2010/01/24/the-scandal-deepens-ipcc-ar4-riddled-with-non-peer-reviewed-wwf-papers/

Non sarebbe meglio a questo punto togliere il premio Nobel all´IPCC e darlo al WWF?
O nominare il WWF come la massima organizzazione scientifica del pianeta? Purtroppo, anche ammirando moltissimo le battaglie del WWF contro l´inquinamento, l´organizzazione non é composta da scienziati, se non in minima parte, ed inoltre le sue relazioni, rapporti, articoli, pubblicazioni non avendo rilevanza scientifica non hanno la necessitá del peer-reviewed per essere pubblicati.
Questa menzogna sull´Amazzonia é ancora ai primi passi, e nei prossimi giorni ci aspettiamo ulteriori sviluppi cosí come successo per i ghiacciai dell´Himalaya.

SAND-RIO

Il "teatrino" della misurazione delle temperature globali: effetto Siberia

Il termine “riscaldamento globale” si basa su una tendenza all’aumento della temperatura media globale nel corso del tempo. L’IPCC ha riferito nel 2007 che “Le temperature globali della superficie è aumentata di 0,74 ° C ± 0,18 ° C nel corso degli ultimi 100 anni (1906-2005).” [4AR, capitolo 3, 2007]. Tuttavia, la misura di una temperatura “globale” non è così semplice come può sembrare. Lo storico delle temperature registrate strumentalmente esistono solo da 100 – 150 anni in piccole aree del mondo. Nel corso degli anni dal 1950 al 1980 le temperature sono state misurate in molte altre località, ma molte stazioni adesso non sono più attive nel database. Le misure della temperatura con i satelliti sono state avviate nel 1979.

I dati principali della temperatura superficiale globale è gestita dalla US National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) presso il National Climatic Data Center (NCDC). Questo è il Global Historical Climate Network (GHCN) [http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/ghcn-monthly/index.php]: “Il periodo di registrazione varia da stazione a stazione, con diverse migliaia di stazioni dal 1950 e diverse centinaia in fase di aggiornamento mensile “. Questa è la principale fonte di dati per gli studi a livello mondiale, compresi i dati riportati dall’IPCC.

La temperatura media dell’aria di superficie sono calcolati in una data posizione centrale sulla base del seguente procedura: registrare la temperatura minima e massima per ogni giorno; calcolare la media delle minime e massime. Calcolo delle medie per il mese dai dati giornalieri. Calcolo delle medie annuali facendo la media dei dati mensili.
L’IPCC usa i dati trattati e regolati dal Climatic Research Unit della University of East Anglia (HadCRU), anche se molti dei dati grezzi HadCRU provengono dal GHCN.
È importante notare che i dati delle stazioni HadCRU utilizzati dal IPCC non sono disponibili al pubblico – né i dati grezzi, né i dati impostati – ma solo i dati impostati sulla griglia (cioè dopo che sono state effettuate le rettifiche)

La NASA Goddard Institute for Space Studies (GISS) è uno dei principali fornitori di dati climatici negli Stati Uniti (con il GHCN NOAA come fonte per la NASA GISS). La figura seguente mostra la distribuzione delle stazioni di temperatura utilizzato dal GISS. Come si può vedere nella figura, il gruppo 30-60 gradi di latitudine Nord contiene il 69 per cento delle stazioni utilizzate e quasi la metà di questi sono situati negli Stati Uniti. Ciò implica che, se queste stazioni sono validi, i calcoli per gli Stati Uniti dovrebbe essere più affidabili rispetto a qualsiasi altra zona o per il mondo nel suo complesso.

Oltre al problema della ampia scarsità, la rete è anche storicamente in costante evoluzione – il numero delle segnalazioni delle temperature delle varie stazioni cambia con il tempo. Le cosidette misurazioni globali non sono veramente globali! La copertura della superficie terrestre lentamente é aumentata dal 1880 al 1960 ma è diminuita rapidamente negli ultimi anni

Le figure seguenti confrontano il numero di stazioni a livello mondiale nel 1900, 1970 e 1997 che evidenziano l’aumento e poi il loro diminuire.



La figura seguente mostra un calcolo delle medie della temperaturaper di tutte le stazioni di segnalazione per 1950-2000 [http://www.uoguelph.ca/ ~ rmckitri / ricerca / nvst.html]. Si dimostra che la scomparsa di tante stazioni possono avere introdotto una tendenza al rialzo della temperatura. Come si può vedere nella figura, la media aritmetica semplice di tutte le centrali a livello mondiale non abbia molte fluttuazioni molto al 1990, momento in cui la temperatura media salta. Il 1990 é l´anno in cui si chiudono tantissime stazioni meteo.

HadCRU / IPCC utilizza un metodo di interpolazione detto 5×5 per quelle zone che non hanno centrali di misurazione. La Siberia fornisce un esempio di difetti coinvolti nel metodo usato dal CRU e dei trucchi adottati.
Per alcune zone siberiane senza stazioni, il CRU ha preso i dati registrati dal GHCN e hanno riempito le caselle 5×5 vuote con l´interpolazione di dati, dimostrando cosí un riscaldamento inesistente.
Per il CRU é stato sufficente prendere come punto di partenza della interpolazione l´anno 1976 che è stato un anno relativamente freddo, nonché un punto basso del multi-tendenze decennali e sarebbe stato quindi facile dimostrare un maggiore riscaldamento confrontandolo col 1999. Se avessero selezionato il 1936 come anno di partenza i risultati sarebbero stati molto differenti


E cosí per quella zona della Siberia si é avuto un bell´aumento della temperatura.
Capito il trucco e del perché L´IEA russa ha denunciato il tutto?
Cosí é stato fatto per una zona siberiana ma lo stesso é stato fatto per tantissime altre zone della Siberia, e nelle altre zone del mondo?
Io ho saputo che per le temperature della griglia della zona boliviana sulla Ande dove non ci sono stazioni meteo (guardate la mappa sopra dove sono le stazioni del 1997) hanno usato l´interpolazione tra due stazioni meteo, di cui 1 sul litorale cileno (Antofagasta) e l´altra stazione nel mezzo dell´Amazzonia (Cuiabá). Pensate che le due stazioni abbiano la stessa temperatura dei 4000 mt delle ande boliviane? Ma cosí hanno dimostrato che in Bolivia e nelle altre zone non coperte del sud america la temperatura sta aumentando tantissimo modificando in tal modo i dati globali. Poi in Bolivia non sono come i russi, e nessuno ha protestato.

SAND-RIO