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Indici meteo-climatici di Ottobre-Novembre e prospettive meteo-climatiche autunno/inverno

Introduzione

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

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L’autunno – riepilogo

Finora, l’autunno italiano, ma anche europeo, è stato caratterizzato da una prevalenza di alte pressioni, specie nell’area mediterranea, con presenza di vaste anomalie positive di temperatura. Ottobre, da questo punto di vista, tranne una piccola parentesi fredda, è risultato particolarmente asciutto e mite, al Sud persino caldo. Anche novembre inizialmente ha mostrato le medesime caratteristiche. Ora qualcosa potrebbe cambiare, almeno temporaneamente. Potrebbe, si sottolinea, in base alle previsioni, che mostrano una progressiva accentuazione, tipicamente autunnale e novembrina, delle fasi di maltempo, unita ad un successivo probabile calo progressivo e forse anche marcato delle temperature.

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Gli indici: i valori del mese precedente

Tra parentesi sono riportati i valori del mese precedente (settembre)

  1. ENSO (El Niño Southern Oscillation, MEI index): (-0,19) 0,094
  2. PDO (Pacific Decadal Oscillation): (-0,48) -0,87
  3. AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (+0,29) +0,38
  4. QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (+13,1) +11,7
  5. QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (+7,6) +8,7
  6. MJO (Madden-Julian Oscillation): risulta tuttora estremamente debole, in zona 2, l’intensità è prevista ancora molto debole almeno fino a fine mese, pertanto non appare al momento significativo.

Commento indici

l’ENSO ormai da molti mesi si mostra sostanzialmente neutro, salvo una debole Nina nel comparto est (zone 1+2, a ridosso delle coste del Sudamerica).

Si ritiene che tale particolarità sia la ragione principale della instabile stagione primaverile e dell’avvio di quella estiva in tono minore rispetto al recente passato.

Le previsioni NOAA per i prossimi mesi prospettano un ulteriore prolungamento di sostanziali condizioni di neutralità, almeno per l’intera stagione invernale e non vedono con chiarezza alcun cambiamento sostanziale successivo. Fino ad ottobre, invece, il NOAA prevedeva il ritorno di un pur debole Nino nel corso dell’inverno.

Come noto, le anomalie sottosuperficiali di temperatura possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà effettivamente nel prossimo futuro all’ENSO, indipendentemente dalle previsioni del NOAA, pur da prendere seriamente in considerazione. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

Immagine subsurface

Rispetto ai mesi precedenti, ma ormai da un anno circa, le anomalie positive e negative si rafforzano e si indeboliscono alternativamente. Perdura pertanto l’equilibrio tra anomalie di segno opposto, senza che nessuna delle due prevalga sull’altra chiaramente ed in modo durevole. Attualmente le anomalie negative appaiono in ritirata rispetto a quelle positive. Queste ultime, però, risultano indebolite in termini di intensità, rispetto ai mesi precedenti. In sostanza, la rilevazione conferma al momento le previsioni NOAA circa il prolungamento delle attuali condizioni di neutralità su tutto l’Oceano Pacifico equatoriale.

Le anomalie superficiali ENSO mostrano da lungo tempo un’alternanza di deboli anomalie di segno opposto. In Oceano Atlantico, nell’emisfero settentrionale, predominano anomalie positive.

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/index.html

Immagine SST

 

La presenza di una anomalia negativa in Oceano Atlantico, tra il Nordamerica e l’Europa ma più prossima alle coste americane, è sintomo e promessa di ripetuti affondi ciclonici nell’area, che se confermati favorirebbero una maggiore tenuta lungo i meridiani dell’anticiclone appena ad ovest del Mediterraneo, consentendo probabilmente qualche discesa incisiva di aria fredda sul suo bordo orientale, diretta sull’Italia e/o sui Balcani.

La PDO è tornata negativa da alcuni mesi ormai, dopo una brevissima escursione in territorio positivo, la prima dopo qualche anno; sta più che mai confermando il suo ruolo “moderatore”; lo si è osservato nel caso dell’evento di Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dello scorso autunno. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

L’AMO si conferma più che mai in territorio positivo. Al link seguente è riportato il grafico storico dell’ AMO http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg. Tale indice risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nel lungo termine (decenni) dopo un cambio di segno.

La QBO30 è cresciuta nettamente, anche se al momento segna un (temporaneo) calo. Le statistiche dal 1979 ad oggi indicano una permanenza in territorio positivo compresa tra gli 11 ed i 16 mesi, dunque un ritorno in territorio negativo compreso tra Febbraio e Luglio 2014.

La QBO50 è ormai nettamente positiva ed in continua crescita. Storicamente, gli intervalli di valori positivi hanno una durata compresa tra 12 e 20 mesi. Pertanto, si può ritenere che la QBO assumerà nuovamente valori negativi non prima dell’estate 2014 e non più tardi dell’inverno 2014-2015.

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La fine dell’autunno 2013: l’accelerazione della stagione ed i primi segnali invernali

I prossimi giorni

L’autunno ci ha finora riservato una prevalenza di figure anticicloniche, alternate ad alcuni temporanei ma localmente anche molto intensi episodi di maltempo. Il freddo, l’anticipo d’inverno, si è visto solo brevemente nei primi giorni di ottobre. Ora la stagione autunnale ci propone una almeno temporanea accelerazione: assisteremo a più di una ondata di maltempo e probabilmente dovremo fare i conti con una prima consistente diminuzione delle temperature, che potrebbe condurci a valori decisamente sotto la media della seconda metà di novembre.

Di seguito è riportata la previsione GFS per le prime ore di venerdì 22 novembre e relativa alla pressione al suolo ed alla distribuzione delle precipitazioni:

Immagine SLP 1

Nell’immagine, si nota bene la tendenza dell’anticiclone delle Azzorre ad ergersi verso nord, consentendo una discesa fredda artica lungo il suo bordo orientale, in direzione prima del Mare del Nord e poi della Francia. L’Italia al momento si trova sul bordo orientale della depressione e pertanto, almeno inizialmente, sarebbe interessata da correnti miti ed intenso maltempo. Infatti, le previsioni per i prossimi giorni (ma ormai possiamo parlare di attualità) prospettano una prima importante fase di maltempo, per gran parte della nostra Penisola, con precipitazioni su Sardegna, versante centrale tirrenico e Nordest. Vi sarà opportunità anche per numerosi temporali al Sud.

In una fase successiva, all’incirca attorno al 25, la persistenza di una relativa area depressionaria nei pressi dell’Italia potrebbe fungere da invito per un primo importante affondo freddo artico. Attualmente la direttrice principale è costituita dalle nazioni alpine (Austria, Svizzera, Germania meridionale, Francia orientale). Le conseguenze che ad oggi si possono stimare comprenderebbero: un generale calo delle temperature, specie al Nord e in parte anche sulle regioni adriatiche; le prime possibili gelate in Pianura Padana, ma anche precipitazioni nevose fino a quote medie sull’Appennino centro-settentrionale.

Si tratterebbe, insomma, di una degna chiusura della stagione autunnale, pur senza l’ingresso del freddo invernale. Sarebbe poi compito dell’inverno ormai alle porte ribadire e rincarare o smentire quanto lasciato in eredità dall’autunno.

Possibile evoluzione successiva (Inizio Dicembre)

Come accennato poc’anzi, la via di uscita da una situazione di persistenza dell’alta pressione subtropicale, che appariva “bloccata” fino a pochi giorni fa, è ormai tracciata.

Attualmente, AO e NAO, dopo un lungo periodo di valori nettamente positivi, mostrano un netto calo verso una sostanziale neutralità, che potrebbe perdurare almeno fino a fine mese, se non addirittura accentuarsi.

Immagine AO

Immagine NAO

Naturalmente, non dimentichiamoci mai del fatto che AO e NAO non sono indici predittivi, ovvero non anticipano tendenze, ma solo descrittivi, quindi sintetizzano quanto il modello di previsione GFS già prospetta in dettaglio. Inoltre, osserviamo come la dispersione dei membri previsionali di AO e NAO sia rilevante, almeno nell’ultima settimana di novembre: in parole povere, si nota come le linee rosse delle previsioni si aprano a ventaglio verso fine mese, segno di una maggiore incertezza circa la tendenza media.

E poi? Arriverà l’inverno? Oppure l’anticiclone delle Azzorre prevarrà nuovamente, impedendo di nuovo alle perturbazioni e al freddo artico di raggiungere il Mediterraneo?

Al momento, le previsioni stratosferiche indicano che il Vortice Polare, ora compatto a tutte le quote, tende a divenire ellittico, con asse compreso tra Siberia orientale e Canada, mentre l’Europa sarebbe interessata solo da ondulazioni marginali del Vortice, perpendicolari all’asse di ellitticizzazione. Inoltre, nel lungo termine le previsioni suggeriscono che il Vortice Polare tenda a ricompattarsi nuovamente. Pertanto, le prospettive per l’Europa e l’Italia non sembrano al momento essere quelle dell’ingresso in grande stile dell’inverno, quanto piuttosto di scambi meridiani solo temporanei, seguiti da un probabile ritorno dell’alta pressione.

Ad oggi non è possibile dire di più. Visitate comunque la pagina Meteo del blog, per gli aggiornamenti successivi.

FabioDue

Previsione stagionale per l’inverno 2013/2014 su base OPI

Pubblichiamo oggi la previsione stagionale, relativa al prossimo inverno, elaborata da Riccardo Valente, Alessandro Pizzuti, Filippo Casciani e Andrea Zamboni del Centro Meteo Toscana, sulla base del nuovo indice predittivo OPI, frutto della recente scoperta in merito alla stretta corrispondenza tra pattern ottobrino e pattern invernale (“October Pattern Index”- Un nuovo indice altamente predittivo per la stagione invernale”).
 

Nel presente articolo proponiamo la proiezione stagionale per l’inverno 2013-2014, elaborata sulla base del nuovo metodo previsionale derivante dalla recente scoperta in merito alla corrispondenza tra pattern ottobrino e pattern invernale, a partire dalla quale è stato possibile sviluppare il nuovo indice predittivo OPI (“October Pattern Index – Un nuovo indice altamente predittivo della stagione invernale”).

Prima di procedere con la previsione è doveroso fare una premessa. Le previsioni stagionali invernali costituiscono da sempre un motivo di grande attrazione per i meteo appassionati (e non solo). Tuttavia,  forse proprio a causa di tale euforia, spesso ci si dimentica del vero significato dei forecast stagionali, i quali sono da considerare come uno strumento finalizzato all’elaborazione di un quadro generale dell’evoluzione a “macroscala”, in grado di fornire le informazioni principali sulle dinamiche salienti  della stagione. Inoltre, sfruttando la scarsissima capacità predittiva nelle previsioni stagionali (perfino i forecast elaborati degli enti ufficiali faticano a raggiungere risultati lontanamente affidabili), tale “euforia” viene sfruttata da alcuni soggetti che, ogni anno di questi tempi, ci mettono in guardia dall’inverno più freddo degli ultimi 100/1000 anni, con il solo scopo di catturare l’attenzione dei lettori.

Nel presente articolo, sebbene ci troviamo in una fase molto prematura della stagione (siamo ancora in pieno autunno), proviamo a tracciare una proiezione della prossima stagione invernale in maniera più oggettiva e distaccata possibile sulla base del nuovo modello previsionale OPI, che in riferimento ad un esteso campione di anni, si è rivelato come il modello di gran lunga più affidabile nell’elaborazione dei forecast stagionali invernali.

Partiamo anzitutto dal valore che ha fatto registrare l’OPI al termine del mese di Ottobre appena trascorso: esso si attesta su un valore decisamente elevato e pari ad +1,6. Un simile valore ci suggerisce un trimestre invernale contraddistinto mediamente da un vortice polare molto compatto (valore dell’AO medio trimestrale oscillante su valori prossimi/superiori a +1). In queste condizioni (AO elevato) le correnti occidentali (westerliess), connesse all’attività ciclonica del vortice polare (VP), risultano più intense nonché più frequentemente confinate alle latitudini settentrionali. Tale “anello di forti venti” che circolano intorno al Polo Nord, tende a relegare l’aria fredda al di sopra delle regioni polari determinando un regime più stabile di alta pressione alle medie latitudini. Con riferimento al territorio europeo, detta situazione porta ad avere, mediamente, un anticiclone delle Azzorre disteso sui paralleli e dunque spesso invadente sulle regioni centro occidentali del continente, determinando nel complesso un regime di stabilità atmosferica superiore alla norma.

Figura n°1

Fig.1.  Nella presente figura viene mostrato l’ ”assetto” delle anomalie geopotenziali europee, alla quota di 500 hPa, che si registra al termine dei trimestri invernali contraddistinti da  valori di AO medio elevati (prossimi o superiori a +1). Le anomalie positive sono appunto dovute ad un anticiclone delle Azzorre mediamente poco meridianizzato e pertanto più invadente sull’Europa centro-occidentale.

Da un siffatto regime anticiclonico per le regioni centro-occidentali europee ne deriva inevitabilmente sia un quadro termico superiore alla norma che un quadro pluviometrico inferiore alla norma. In queste condizioni solo l’Europa orientale/sud orientale, trovandosi sul  bordo del campo anticiclonico, risente di una circolazione marcatamente fredda (se non gelida) e più dinamica.

La riprova di quanto si qui detto deriva dall’analisi riguardante le anomalie dell’altezze geopotenziali sul polo geografico, che ci forniscono ampie indicazioni circa la salute del vortice polare su tutto il suo profilo isobarico:

 Figura n°2

Fig.2.  La figura mostra le anomalie dell’altezza dei geopotenziali sull’intera colonna dell’area polare.

 A tal proposito, la particolare dinamica che ha caratterizzato la prima parte del mese di ottobre innescherà una progressiva risposta stratosferica tra Novembre e Dicembre ascrivibile ad un progressivo rinforzo del vortice polare stratosferico (TST event). Le conseguenze sono appunto un forcing primario in direzione di un vortice polare compatto e scarsamente modulabile(ESE cold), così come l’indice OPI ha brillantemente espresso.

 Figura n°3

 Fig.3.  In questa immagine si evidenzia la divergenza dell’onda planetaria ed il progressivo approfondimento del vortice polare stratosferico per la conservazione del suo momento angolare.

Fin’ora è stato fatto riferimento al quadro medio complessivo dell’inverno e si è visto come esso risulti caratterizzato mediamente da una debole attività d’onda planetaria e dunque da un VP forte e poco disturbato. Tuttavia nell’arco dell’intera stagione potremmo assistere comunque a delle fasi circoscritte contraddistinte da una maggiore attività d’onda planetaria e dunque favorevoli ad una più marcata oscillazione del getto durante le quali , il continente europeo, potrebbe essere interessato da colate di aria fredda che non possiamo escludere anche di matrice fortemente continentale grazie alla particolare disposizione delle ondulazioni a livello emisferico.

A quest’ultimo proposito, come specificato all’interno della nostra ricerca, dall’attenta analisi dell’OPI e del pattern ottobrino da cui esso deriva, è possibile addirittura dedurre informazioni abbastanza dettagliate in merito alle caratteristiche salienti delle discese fredde sopra dette. A tale scopo riportiamo anzitutto la carta di reanalisi relativa alle anomalie geopotenziali alla quota di 500 hPa registrate, a scala emisferica, nel corso dell’intero mese di ottobre:

Figura n°4

 Fig. 4. Nella seguente figura vengono mostrate le anomalie di geopotenziale a livello emisferico, alla quota di 500 hPa, relative al mese di Ottobre 2013.

Da un’attenta analisi della carta le caratteristiche principali del pattern ottobrino risultano essere le seguenti:

1)      asse medio del vortice (linea nera) discretamente inclinato e posto in corrispondenza della congiungente il Labrador e Siberia orientale; la posizione dell’asse, esattamente come il valore dell’indice OPI, costituisce un elemento di output del software “Telemappa Next Generation”;

2)      fattore di ellitticizzazione molto basso sintomo di una scarsa stazionarietà/intrusività d’onda planetaria;

Inoltre, in virtù della stretta corrispondenza tra il pattern medio ottobrino ed il modello circolatorio caratterizzante i singoli episodi più cruciali che si verificano nel corso dell’inverno successivo (episodi “chiave” in cui si registra la massima attività d’onda planetaria per lo specifico inverno), dalla precedente carta ed in considerazione dell’asse medio mensile (linea nera), è possibile dedurre le caratteristiche principali dei più importanti episodi di stampo invernale. In particolare si nota un’onda pacifica (wave 1) traslata, rispetto alla sua sede naturale, sul settore occidentale del nord Pacifico (Golfo d’Alaska) e l’onda atlantica (wave 2) in posizione simmetrica, rispetto all’asse, addossata sull’atlantico orientale (Gran Bretagna- penisola Scandinava).

Una simile configurazione d’onda planetaria (wave 1 e 2) indica una discreta compattezza del VP ed una limitata capacità intrusiva d’onda (con particolare riferimento all’onda 2) anche nelle fasi di massima espressione d’onda planetaria. Volendo utilizzare una terminologia meno tecnica, anche nel corso delle fasi di oscillazioni del getto (discese fredde), l’anticiclone delle Azzorre non riuscirebbe a penetrare sino alle latitudini più settentrionali rimanendo più centrato tra Isole Britanniche e Penisola Scandinava, in un contesto di AO comunque tra il neutro e positivo. D’altronde l’elevato valore dell’OPI, nonchè la presenza di una forte anomalia negativa polare centrata tra Scandinavia settentrionale e  mare di Kara, supportano la tesi sopra esposta favorevole ad uno schema circolatorio non in grado di prevedere un’onda atlantica (wave 2) eccessivamente intrusiva sino alle latitudini più settentrionali in un contesto comunque di AO neutro/positivo.

In queste situazioni, dove l’onda atlantica si mantiene su latitudini meno settentrionali e dunque centrata ad ovest del continente (Gran Bretagna – Penisola Scandinava) l’aria fredda, che scorre sul suo bordo orientale dell’anticiclone, tende ad interessare maggiormente le zone dell’est europeo e l’area balcanica. In riferimento al nostro Paese, nel caso di configurazioni come quella descritta, le zone più direttamente coinvolte (soprattutto in termini precipitativi) sono quello del medio e basso adriatico anche se non è da escludersi un interessamento più esteso del territorio. La seguente figura ritrae a grande linee il pattern circolatorio descritto.

Figura n°5

Fig.5. La carta rappresenta una tipologia di schema simile a quello esposto. Le anomalie si riferiscono alla quota geopotenziale di 500 hPa. Da questa si vede un anticiclone delle Azzorre non troppo meridianizzato e ben centrato tra la Gran Bretagna e la parte meridionale della Penisola Scandinava, con le correnti artiche dirette principalmente sull’area balcanica e sul l’Italia centro-meridionale.

Vista la direttrice nord orientale delle discese artiche, queste potrebbero assumere caratteristiche anche rilevanti soprattutto in termini di termiche al suolo. Inoltre nella fase successiva di chiusura in cut-off, il movimento retrogrado delle gocce fredde ed eventuali “agganci” con infiltrazioni di flussi umidi occidentali, potrebbero estendere gli episodi nevosi anche ad altri settori del paese. Infine il mantenimento di circolazioni basse secondarie potrebbero garantire, anche nella prima fase di maggiore ripresa del getto atlantico, il mantenimento di  temperature discretamente basse per un periodo più lungo. Tuttavia trattandosi di una previsione stagionale, gli aspetti legati alle precise dinamiche e agli esatti movimenti delle figure bariche (collocazione dei minimi pressori, ) da cui dipenderanno poi le esatte vicissitudini meteo sull’intero territorio nazionale, non sono oggetto di questa analisi e verranno discusse nelle appropriate sedi di nowcasting a breve distanza dagli eventi .

Infine, riguardo alla tempistica generale, l’analisi del pattern ottobrino suggerisce che queste fasi di massima attività d’onda planetaria (fasi di maggiore stampo invernale), dovrebbero collocarsi una nelle battute iniziali dell’inverno (fine novembre-prima fase di dicembre) e la seconda tra fine gennaio e febbraio. A questo proposito, l’attenta analisi dell’evoluzione del pattern ottobrino, suggerisce un avvio precoce ed abbastanza incisivo della stagione invernali. Tuttavia subito dopo questa prima fase si aprirebbe il periodo di massima intensità del VP (attività d’onda debole/assente) che dovrebbe riuscire a protrarsi fin verso la parte conclusiva di gennaio, favorendo un lungo periodo mediamente mite e stabile sulle aree centro-occidentali del continente.  Solo tra fine gennaio ed inizio febbraio si dovrebbe assistere ad una ripresa, inizialmente debole, dell’attività d’onda planetaria con ripristino di condizioni più consone alla stagione invernale. La suddetta rinata attività d’onda dovrebbe assumere la sua massima espressione grossomodo intorno alla metà di febbraio, quando potrebbero verificarsi gli episodi invernali più importanti. In questo frangente non è da escludersi una maggiore capacità intrusiva dell’onda atlantica (hp delle Azzorre) verso il polo, con maggiore coinvolgimento del territorio italiano ed in generale delle aree più occidentali d’Europa.

 Figura n°6

 Fig. 6. La carta rappresenta una tipologia di schema simile a quello descritto in precedenza (vedi Fig.5.) ma con un onda atlantica (hp delle azzorre) moderatamente più intrusiva verso il polo ed dunque in grado di favorire una maggiore estensione delle correnti fredde verso le aree più occidentali.  Le anomalie si riferiscono alla quota geopotenziale di 500 hPa.

In conclusione vogliamo di nuovo ribadire quanto già espresso nelle battute iniziali, ovvero che le previsioni stagionali sono da considerarsi come l’elaborazione di un quadro di riferimento medio delle caratteristiche salienti della stagione invernale e dunque capaci di fornirci un’idea complessiva su quello che potrebbe riservarci l’inverno. Tuttavia la nostra previsione, grazie anche alla recente scoperta della corrispondenza tra pattern ottobrino e pattern invernale (OPI), ha potuto porsi come obiettivo non solo quello di cercare di inquadrare l’andamento medio della stagione invernale (ricordiamo che l’OPI “gode” del tasso di correlazione di gran lunga più alto tra tutti gli indici attualmente in circolazione), ma anche quello di fornire indicazioni molto più dettagliate in merito alle principali dinamiche del Vortice Polare sia in termini qualitativi (allocazione d’onda planetaria e quindi informazioni sulla qualità delle eventuali discese artiche) che in termini  temporali (a livello ovviamente generale). Pertanto quest’ultime informazioni di estremo dettaglio, che vanno ben al di là dei limiti oggettivi di una previsione stagionale effettuata con diversi mesi di anticipo, ci auguriamo possano essere recepite  ed interpretate nella maniera più corretta.

 

Riccardo Valente, Alessandro Pizzuti, Filippo Casciani e Andrea Zamboni

Rubrica meteo Giugno: indici meteo-climatici e prospettive meteo estive

Introduzione

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

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Gli indici: i valori del mese precedente

Tra parentesi sono riportati i valori del mese precedente

ENSO (El Niño Southern Oscillation, ad oggi neutralità, MEI index): (+0,009) +0,069

PDO (Pacific Decadal Oscillation): (–0,16) +0,08

AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (+0,169) +0,134

QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (+8,39) +12,64

QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (-5,71) -3,60

MJO (Madden-Julian Oscillation): attualmente è in fase 7, con intensità modesta ma prevista in progressivo incremento. Finora non pare aver giocato alcun particolare ruolo, si attende qualche possibile novità.

– L’ITCZ (www.cpc.ncep.noaa.gov/products/fews/ITCZ/itcz.shtml), nuovamente significativo per il nostro emisfero dall’inizio di Aprile, alla seconda decade di Giugno risulta sostanzialmente in media, con un lieve sottomedia nel settore centro- orientale.

Commento indici

– l’ENSO ormai da mesi mostra comportamenti differenziati da zona a zona dell’Oceano Pacifico:

  • Nelle zone 1+2 (a ridosso delle coste sudamericane) e 3 (un po più al largo), attualmente appare da qualche tempo in evoluzione un evento di Nina debole/moderata;
  • in zona 3,4 e 4, invece, si osserva ancora una sostanziale neutralità.

Le previsioni NOAA per i prossimi mesi mostrano una certa fatica a seguire le ultime rilevazioni dell’evento e continuano a mostrare una persistenza del suddetto dualismo. Si ritiene che tale particolarità sia la ragione principale della instabile stagione primaverile e dell’avvio di quella estiva in tono minore rispetto al recente passato. Pertanto, la persistenza di tale condizione depone a favore di un proseguimento della stagione estiva nei termini che attualmente stiamo osservando, a meno che non intervengano altri fattori ad oggi non pronosticabili.

– La PDO compie un’escursione in territorio positivo, la prima dopo qualche anno; si tratta di una situazione inconsueta ma non unica; si ritiene probabile che nel giro di qualche mese tornerà negativa; sta più che mai confermando il suo ruolo “moderatore”; lo si è osservato nel caso dell’evento di Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dello scorso autunno. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

– L’AMO si conferma in territorio positivo. Al link seguente è riportato il grafico storico dell’AMO http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg Tale indice risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nel lungo termine (decenni) dopo un cambio di segno.

– La QBO30 sta crescendo nettamente verso il prossimo valore massimo. Le statistiche dal 1979 ad oggi indicano una permanenza in territorio positivo compresa tra gli 11 ed i 16 mesi, dunque un ritorno in territorio negativo compreso tra Febbraio e Luglio 2014.

– La QBO50, dopo il valore minimo di dicembre, sta lentamente risalendo verso la neutralità. Le statistiche, disponibili dal 1979 ad oggi, indicano che l’indice può permanere in fase negativa fino ad un massimo di 18 mesi. Attualmente la negatività dura da 15 mesi (Febbraio 2012), dunque al più il passaggio in fase positiva avverrà entro l’estate.

Come segnalato in precedenza, in base alle osservazioni ENSO NOAA, la prolungata neutralità ha lasciato il posto alla Nina nel settore oceanico centro-orientale, mentre altrove permangono condizioni di neutralità. Le anomalie sottosuperficiali di temperatura possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà nel prossimo futuro. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

Rispetto ai mesi precedenti (Marzo, Aprile e Maggio), le anomalie negative di temperatura si sono nettamente ritirate verso est. Le anomalie positive, invece, non mostrano variazioni di rilievo. In sostanza, la rilevazione suggerisce un probabile ritorno nei prossimi mesi verso condizioni di neutralità in gran parte del comparto oceanico equatoriale.

Le anomalie superficiali mostrano tuttora una debole Nina nel Pacifico centro-orientale. Colpisce inoltre la persistenza di notevoli anomalie negative in Atlantico, dalle Isole Britanniche fino alle coste del Marocco ed oltre, ad ovest fino a parte dei Caraibi, segno della persistenza di maltempo in quelle aree, poco consono alla stagione estiva, ma anche di anomalie di temperatura dovute a fenomeni diversi e non ben conosciuti.

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/index.html

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L’estate 2013

I prossimi giorni

Gli ultimi giorni di Giugno trascorreranno all’insegna del fresco e dell’instabilità. Si tratta di una situazione davvero poco consona all’estate ormai pienamente in corso (in teoria). Mancherà, infatti, una figura anticiclonica stabilizzante, sul Mediterraneo e sull’Italia; l’Anticiclone delle Azzorre presidierà il vicino Atlantico e l’Europa centro-occidentale, lasciando invece il Mediterraneo esposto a correnti settentrionali, fresche ed instabili, specie sulle Alpi, al Centro ed al Sud. Il Nord (più il Nordovest, meno il Nordest) sarà protetto dalla catena alpina e godrà di tempo asciutto, in prevalenza soleggiato ma gradevole. Tutto ciò è ben rappresentato dall’immagine seguente, relativa a metà giornata di giovedì 27, relativa alla pressione al suolo ed alla distribuzione delle precipitazioni:

Nell’immagine si nota bene il solido Anticiclone delle Azzorre ad ovest, che tende ad espandersi verso l’Europa centrale, e un corridoio ad est in cui scorrono verso sud correnti fresche ed instabili. Queste producono temporali lungo la catena appenninica, da nord verso sud.

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Possibile evoluzione successiva (Luglio)

La fase fresca ed instabile probabilmente si concluderà all’inizio di Luglio, con una maggiore affermazione dell’Anticiclone delle Azzorre anche sul Mediterraneo e sull’Italia. La conseguenza sarebbe quella di una stagione pienamente estiva, ma senza il caldo davvero eccessivo dovuto alle incursioni africane, come quella da poco verificatasi (anche se breve). Gli scenari del mese di Luglio, al momento, suggeriscono che la stagione prosegua all’insegna di un caldo moderato, estivo, ma senza eccessi. Lo si intuisce anche dall’esame dell’andamento di AO e NAO (che, ricordo, non sono indici predittivi, ma sintetizzano quanto riportato dai vari ensemble del modello GFS) nei prossimi 10-15 giorni:

L’AO sostanzialmente neutra ci segnala che le alte pressioni sono disposte a latitudini medio-alte e non (se fosse positiva) in prevalenza alle nostre latitudini. Ma la NAO, dunque in Oceano Atlantico, segnala che lì invece l’alta pressione è disposta in prevalenza a latitudini medio-basse e non a quelle elevate. Dunque, corrisponde bene a quanto si osserva nell’immagine previsionale precedente, dove l’alta pressione presidia l’Oceano Atlantico anche alle latitudini del Nordafrica, ma lascia scoperto il Mediterraneo, specie il comparto centro-orientale (Italia e Balcani), come si era già accennato. L’inizio di luglio vede un lieve incremento dell’AO, segnale di una probabile maggiore stabilità.

Preoccupa ancora la persistenza di anomalie negative al largo delle coste spagnole e marocchine, attualmente sede di una debole lacuna barica (depressione semipermanente). Tale persistenza potrebbe in futuro favorire nuove incursioni calde africane, pur non molto intense in quanto l’ITCZ (confine tra alisei e monsone umido, in Africa) appare per ora normale e dunque non le favorisce.

In conclusione, lo scenario attuale depone decisamente a favore di una stagione estiva “vecchio stile” (simile a quella del 2004, come si è ribadito più volte). Potrà esservi occasione per qualche incursione calda africana, lo si è già visto, ma anche per qualche sortita instabile atlantica. Comunque si ritiene che, almeno per il mese di luglio (il mese estivo per eccellenza ed anche quello solitamente più stabile), l’ipotesi più probabile sia quella di una presenza predominante dell’Anticiclone delle Azzorre. Dunque ci si attende estate piena, sì, ma solo moderatamente calda e in questo senso sottotono rispetto a quelle degli anni precedenti, che tanto ci hanno fatto sudare.

FabioDue

Indici meteo-climatici di Ottobre 2012 e prospettive meteo-climatiche

Introduzione

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3,  peraltro già riportato nel forum Meteo.

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Gli indici: i valori del mese

ENSO (El Niño Southern Oscillation, ad oggi Niño): (+0,271) +0,103

PDO (Pacific Decadal Oscillation): (-2,21) -0,79

AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation):   (+0,487) +0,376

QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (-26,61) -24.51

QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (-11,42) -10.51

MJO (Madden-Julian Oscillation): attualmente si trova in fase 5 e potrebbe entrare presto in fase 6 e poi 7, ma con intensità talmente ridotta che il grafico di previsione risulta di difficile lettura.

 

Commento indici Ottobre

– il Nino (ENSO) a ottobre (ed a novembre) oscilla debolmente tra neutralità e Nino debole ad est (zona 1+2 e zona 3) e Nino debole ancora presente ad ovest (zone 3.4 e 4).

– La PDO permane nettamente negativa, come da comportamento ciclico (è divenuta negativa qualche anno addietro e resterà tale per diversi anni) ed oscilla, talvolta aumentando, talvolta diminuendo; sta più che mai confermando il suo ruolo “moderatore” nei confronti dell’evento di Nino in corso, probabilmente contribuendo in modo decisivo nel “sopprimere” l’evento di Nino attualmente ancora assai faticosamente in corso. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

– L’AMO si conferma in territorio positivo, ad ulteriore conferma della conclusione dell’escursione in territorio negativo. Al link seguente è riportato il grafico storico dell’AMO http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg Tale indice risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nel lungo termine (decenni) a fronte di un suo cambio di segno.

– La QBO30 appare aver superato, ed è in graduale ripresa, pur restando ancora vicina ai propri minimi storici.

– La QBO50 potrebbe aver raggiunto il proprio minimo (-11,51) a Settembre, ad Ottobre si è ripresa lievemente.

In base alle osservazioni ENSO NOAA è presente una al limite tra Nino debole e neutralità nel comparto est, come detto. Le previsioni NOAA vedono al momento un ulteriore indebolimento dell’ENSO nel corso dell’inverno, fino a debole Nina nel comparto 3.4 e neutralità negli altri. Occorre però sottolineare la presenza di un certo grado di incertezza delle previsioni, anche di quelle dei prossimi 2-3 mesi. Non è pertanto esclusa qualche piccola “sorpresa”, ad esempio una sostanziale conferma della situazione attuale, oppure l’instaurarsi di una neutralità, in attesa di poter rilevare una tendenza chiara.

Per quanto riguarda le anomalie sottosuperficiali di temperatura, il grafico al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif,

Dalla scorsa estate ad oggi si è verificato evidente indebolimento delle anomalie positive in tutto il comparto oceanico. Tuttavia queste non sono tuttora state completamente sostituite da anomalie negative, ma anzi, tra ottobre e novembre, la situazione sembra essersi assestata attorno ad un equilibrio, pur incerto, tra le diverse anomalie: nel comparto est resiste pur indebolita un’anomalia negativa, mentre nel comparto centro-ovest permane una vasta e debole anomalia positiva, sebbene insidiata in profondità da una nuova anomalia negativa.

Per quanto riguarda, invece, le anomalie di temperatura superficiale nell’Oceano Atlantico, prevalgono tuttora anomalie positive solo nel comparto oceanico tropicale ed equatoriale centrale, tra Sudamerica ed Africa. Più a nord, l’anomalia negativa presente fin dalla scorsa estate si è estesa e collegata con un’anomalia nei pressi delle Isole Britanniche. Inoltre, all’inizio di novembre si è formata una vasta anomalia negativa tra Atlantico, Florida e Golfo del Messico. A tale proposito, esaminando il comportamento delle anomalie oceaniche negli ultimi 10 anni, si nota che quella negativa nel Golfo del Messico si sviluppa contemporaneamente ad una corrispondente anomalia negativa, alla medesima latitudine, in Oceano Pacifico. Più di recente, il passaggio della PDO in fase negativa, con una maggiore presenza di anomalie negative nell’Oceano Pacifico orientale, sembra essere correlato ad una maggiore insorgenza di tale anomalia negativa atlantica nel Golfo del Messico.

http://www.osdpd.noaa.gov/data/sst/anomaly/2012/anomnight.11.26.2012.gif

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Il passaggio di stagione: dall’autunno all’inverno 2012/2013

Come nei numeri precedenti di tale rubrica, si introducono ora alcune considerazioni di carattere generale circa il possibile decorso dell’ormai imminente stagione invernale. Per una disamina di dettaglio, si suggerisce di fare riferimento ai vari ed interessanti articoli di approfondimento che, in queste ultime settimane, stanno ben illustrando cause e possibili conseguenze dell’attuale scenario barico dell’Emisfero Nord, a tutte le quote di pressione.

La stagione autunnale appare ormai in fase conclusiva, sia secondo il calendario (come noto, l’inverno meteorologico inizia il 1 Dicembre), sia in base all’assetto barico, che promette di assumere presto connotati più invernali, almeno sull’Europa Centro-Settentrionale. L’autunno è stato caratterizzato essenzialmente da lunghi periodi anticiclonici, interrotti con una certa frequenza da bruschi ingressi perturbati atlantici o mediterranei, con precipitazioni localmente anche assai abbondanti e non di rado, purtroppo, caratterizzate da eventi alluvionali, come la cronaca ci ha ricordato.

Per quanto concerne le prospettive invernali, è sempre più probabile che tra pochi giorni si concretizzi il primo affondo freddo di stampo chiaramente invernale nel comparto europeo, come la carta seguente ad 850Hpa, a 72 ore, ben testimonia.

Ad una prima occhiata, risulta subito evidente come la prima ondata di freddo invernale provenga dal comparto russo-siberiano (angolo in altro a destra dell’immagine), dunque da nord-est, anziché dall’Artico, come invece accade solitamente in questo periodo. Un altro elemento evidente è la grande depressione, centrata proprio tra Italia e Mediterraneo, che funge da polo attrattore dell’aria fredda, spingendola verso sud e verso ovest. Per consentire tutto ciò, è essenziale la collaborazione dell’Anticiclone delle Azzorre, in basso a sinistra, che accenna a spingersi verso nord-est. Così facendo, l’anticiclone probabilmente (anche se non è certo) chiuderà la “porta atlantica” (in alto a sinistra) aprendo invece quella russo-siberiana. L’attuale incertezza previsionale non consente ancora di esprimersi con ragionevole precisione circa l’evoluzione futura di tale configurazione. Per un esame in termini generali, si può fare riferimento all’assetto previsto del Vortice Polare Stratosferico nei prossimi giorni, come testimonia l’immagine seguente (previsione GFS a 5 giorni a 100Hpa, ovvero la quota stratosferica più prossima alla troposfera):

Essa mostra il culmine della ellitticizzazione e bilobazione del Vortice Polare Stratosferico (attorno al 1 dicembre). Invece, già verso il 3 dicembre sembra esserci un inizio di ricompattamento del VPS.

Si nota che i due lobi del VPS interessano direttamente il Nordamerica e la Siberia (anzi, vi si trasferiscono letteralmente, traslocando dal Polo) e non l’Europa, coinvolta solo da una porzione decisamente minore (lo si vede sotto forma di una certa rimonta anticiclonica in Atlantico, cui corrisponde un affondo depressionario in Europa, specie verso la Spagna ed il Mediterraneo Occidentale). Ciò lascia pensare che l’Europa potrà essere coinvolta solo parzialmente da irruzioni fredde e soprattutto nella sua porzione Centro-Settentrionale. Ma anche, nel frattempo, che il gelo siberiano e dell’artico canadese sono destinati ad intensificarsi notevolmente, per eventuali “utilizzi” futuri.

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Prospettive meteo-climatiche – inverno

Come detto più volte, ma è utile ribadirlo, la combinazione tra QBO negativa, Nino debole e centrato ad ovest, bassa attività solare e comunque la sostanziale assenza di elementi di “disturbo” a tale configurazione, depone a favore di una svolta invernale di non breve durata, almeno per l’Europa centro-settentrionale.

Per quanto riguarda la nostra Penisola, esprimere una valutazione è più complesso, in quanto entrano in gioco almeno un paio di altri fattori:

  • la tenuta dei blocchi anticiclonici atlantici alle latitudini mediterranee, che non è scontata a priori e può impedire, se il blocco non regge, che il grosso dell’aria fredda si riversi nel Mediterraneo;
  • la geografia (l’Italia è lunga e stretta e percorsa da catene montuose e dunque gli effetti possono essere molto diversi da regione a regione) e l’orografia, ovvero la barriera costituita dalla catena alpina all’ingresso dell’aria fredda e dunque la direttrice di ingresso delle correnti fredde, che dipende dalla configurazione barica; qualora queste entrassero massicciamente dalla Valle del Rodano (Marsiglia, come potrebbe accadere tra alcuni giorni) provocherebbero un’ondata di maltempo invernale su buona parte del Centro-Nord; se invece entrassero dalla Porta della Bora (Trieste), porterebbero freddo e neve solo lungo l’Adriatico e forse al Sud.

Come già ribadito più volte nelle discussioni dei giorni passati e negli articoli di approfondimento meteo, per un decorso “invernale” dell’inverno ormai alle porte, è meglio se il Vortice Polare, dopo l’imminente split, si ricompatterà a tutte le quote, o almeno non andrà oltre qualche futura bilobazione. Ciò è quanto suggeriscono già oggi le previsioni a lungo termine, almeno quelle stratosferiche. E questo ricorda quanto in effetti accadde a novembre e dicembre 1984, quando ci fu uno split importante tra fine novembre ed inizio dicembre, seguito da un ricompattamento. Il resto, cioè il forte stratwarming di fine dicembre ed il conseguente gelido gennaio 1985, è cronaca nota a tutti. Peraltro, anche allora l’attività solare era debole, prossima al minimo, la QBO nettamente negativa (raggiunse il minimo tra settembre ed ottobre, proprio come ora) e si era in presenza di una Nina molto debole, prossima alla neutralità, una situazione specularmente simile (anche se non identica) a quella attuale di Nino tra debole e neutralità. A titolo di cronaca, nel 1984 la prima ondata di freddo in Italia si verificò solo a ridosso di Natale. Fu soltanto il prologo a quello che sarebbe accaduto all’inizio di Gennaio.

Naturalmente, quanto sopra non comporta che assisteremo necessariamente ad una ripetizione dell’inverno 1984-1985. C’è qualche differenza (Nino debole o assente e west based, anziché Nina debole) e comunque i moti in troposfera possono riservare qualche variante non secondaria. Certo, l’impianto generale che si profila assomiglia a quello del 1984-1985. Anzi, si può dire che l’assenza di una Nina, che favorirebbe un ricompattamento del Vortice Polare, può rendere questa stagione persino più promettente. Manterrà le promesse per l’Europa? Probabile. E per l’Italia? Possibile, ma al momento non si riesce davvero a dire di più.

Non resta dunque che attendere i prossimi sviluppi delle dinamiche meteo troposferiche, ma senza perdere mai di vista ciò che accade in stratosfera. E’ da lì che con tutta probabilità giungeranno le notizie più significative per il proseguimento di questo inverno ormai agli esordi.

FabioDue

Indici meteo-climatici del mese di Giugno e prospettive per i mesi successivi

Introduzione

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

Gli indici: i valori del mese

ENSO (El Niño Southern Oscillation: Niña): +0,903 (indice MEI)

PDO (Pacific Decadal Oscillation): -0,87

AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): 0,340

QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): -25,90

QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): -4,25

MJO (Madden-Julian Oscillation): non più riportata per il semestre caldo, in quanto di dubbia interpretazione. A tale proposito, si rimanda a specifici articoli di approfondimento, di cui uno già pubblicato.

Commento indici Giugno

– La Nina (ENSO) a giugno prosegue nella sua crescita in zona 3.4, sia pure più graduale dopo il balzo di maggio, mentre in zona 1+2 giugno sembra aver segnato il massimo dell’evento, seguito da un indebolimento.

– La PDO permane negativa, oscillando un po verso l’alto ed un po verso il basso; a tale proposito sarà interessante verificare il suo ruolo “moderatore” nei confronti dell’evento di Nino in corso. Di seguito è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

– L’AMO si conferma e si rafforza in territorio positivo, ad ulteriore conferma della conclusione dell’escursione in territorio negativo. Di seguito è riportato il grafico storico dell’AMO: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg Anch’essa risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nel lungo termine (decenni) a fronte di un suo cambio di segno.

– La QBO30 è in ulteriore netto calo e fa segnare il nuovo minimo di questa fase negativa, avvicinandosi ai minimi storici.

– La QBO50 è anch’essa calata nettamente e fa segnare il nuovo minimo di questa fase, anche se non ancora vicino ai suoi minimi storici (ben al di sotto di -10).

In base alle osservazioni ENSO NOAA è ormai presente un Nino moderato nel comparto est, come detto, mentre in quello ovest si sta affermando un Nino debole. Che presumibilmente presto diverrà moderato. Rispetto a Maggio, si è ridotta la discrepanza tra i due modelli di previsione NOAA: ora prevedono entrambi un Nino moderato (anomalie attorno a +1 in zona 3.4). Il NOAA aveva previsto di dismettere il modello “storico” CFS entro la scorsa primavera, ma per ora ha deciso di prolungarne l’utilizzo almeno fino ad ottobre. La ragione, presumibilmente risiede nella recente netta discrepanza con il nuovo CFSv2. Per quanto riguarda le anomalie sottosuperficiali di temperatura, il grafico al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif , da aprile a luglio le anomalie negative si sono indebolite fino a scomparire, mentre le anomalie  positive permangono, sebbene indebolite ad ovest ma rafforzate ad est. Infine, riguardo la progressione di questo evento di Nino, occorrerà verificare il  ruolo della PDO, come detto tornata nettamente negativa, che solitamente tende  ad esaltare le fasi dello stesso segno (Nina) ma a moderare quelle di segno opposto (Nino, in questo caso).

Per quanto riguarda, invece, le anomalie di temperatura superficiale nell’Oceano Atlantico, attualmente al largo delle coste spagnole e marocchine vi sono prevalenti anomalie positive. Tuttavia, la presenza di un’anomalia negativa in pieno oceano, sia pure ridotta rispetto alle scorse settimane, in posizione non molto distante da quella occupata nel 2003 costituisce tuttora un’ipoteca sul proseguimento della stagione secondo il suo normale decorso. E’ infatti un fattore che favorisce affondi depressionari atlantici, i quali favoriscono a loro volta risposte calde sul Mediterraneo. In ogni caso, la situazione si sta gradualmente evolvendo, in quanto nelle ultime settimane le anomalie negative si sono sensibilmente contratte.

Ad integrazione del comportamento delle anomalie oceaniche di temperatura, si segnala il decorso prima (Maggio) del tutto normale dell’ITCZ http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/fews/ITCZ/itcz.jpg, che ha visto una netta risalita sopra la media storica. Ciò, unito al comportamento delle anomalie oceaniche in Atlantico, per il momento rende ancora possibili fiammate africane, sebbene non in modo così netto rispetto a qualche settimana addietro.

Infine, il Sole ha tentato una ripartenza ad aprile e nella prima metà di maggio, reiterata all’inizio di giugno, poi  completamente abortita, quindi reiterata a luglio fino a raggiungere un secondo massimo, grazie all’attività dell’emisfero meridionale. Infine una nuova fase di relativa quiete si è di recente verificata. C’è da chiedersi se e come questi ripetuti “stop and go” abbiano effetti sul clima anche a breve termine (settimane, mesi).

Nota sulla QBO e considerazioni sull’autunno-inverno 2012

In abbinamento alla debolezza del ciclo solare, si segnala il comportamento della QBO a 50mb, riprendendo un tema già accennato in discussioni precedenti. Anche se ora ci troviamo in piena estate, si ricorda che l’accoppiata QBO / ciclo solare ha storicamente segnato il carattere delle stagioni invernali, grazie a studi ben riportati in un articolo presente nell’archivio di NIA: QBO negativa e ciclo solare debole (es. nei pressi del minimo), oppure QBO positiva e ciclo solare forte (es. nei pressi del massimo) hanno storicamente favorito inverni freddi. Attualmente la QBO, come detto, è negativa e, in base alla sua serie storica, non raggiungerà il suo valore minimo presumibilmente prima di agosto; inoltre, storicamente, ha impiegato di solito 4-5 mesi prima di tornare in territorio positivo. Dunque, è possibile che resti negativa fino a dicembre-gennaio: ciò, unito al ciclo solare decisamente sottotono, potrebbe rendere quantomeno interessante l’ultima parte dell’autunno e le prime settimane dell’inverno. Data la distanza temporale, questa non si può nemmeno considerare una prospettiva meteo di lungo periodo, quanto piuttosto una constatazione di carattere storico/statistico. Ma la correlazione assai elevata tra ben precise combinazioni QBO/ciclo solare ed il carattere degli inverni corrispondenti, la rende comunque degna di nota.

Prospettive meteo-climatiche – estate

Il passaggio da Nina a Nino ha contribuito inizialmente (prima parte di giugno) a reiterare l’influenza delle perturbazioni atlantiche sull’Europa Occidentale e sull’Italia. A metà giugno, però, lo scenario è cambiato: masse d’aria africana, decisamente calde, si sono fatte strada sul Mediterraneo, verso la Spagna ed anche verso l’Italia, specie al Centro-Sud. Si è trattato della prima vera avvezione africana, che ha segnato un ingresso in grande stile dell’estate tipica degli ultimi 10-15 anni, quando l’anticiclone africano ha spesso sostituito quello delle Azzorre. Poi, poco dopo metà luglio, si è verificato il primo break fresco e perturbato.

Le indicazioni di massima dei principali modelli per le prossime settimane disegnano un quadro altalenante: avvezioni calde africane, intervallate da “rinfrescate” atlantiche, talvolta incisive fino al Sud, talvolta limitate al Nord Italia. In sostanza, fino a quando l’anomalia negativa in Atlantico permarrà, pur circoscritta, la svolta verso un’estate “classica”, o addirittura verso il suo declino, resterà incompiuta.

FabioDue