Archivio mensile:Novembre 2010

Quando il mondo andava incontro ad una nuova Era Glaciale – Parte 2

Propongo questo articolo apparso su Climate Monitor: http://www.climatemonitor.it/?p=13935

Il titolo ovviamente si rifà ad uno già pubblicato su NIA che trattava dello stesso argomento: http://daltonsminima.wordpress.com/2009/09/14/quando-il-mondo-andava-incontro-ad-una-nuova-era-glaciale/

Ecco l’Articolo:

“La Stampa” ha appena messo online il suo archivio dal 1867 a oggi. Quale migliore occasione per esplorare l’evoluzione delle riflessioni e notizie sul “raffreddamento globale” dal 1970 a oggi al di là dei soliti articoli britannici o americani? Con il valore aggiunto di raccogliere un sacco di nomi e altre parole chiave da utilizzare come … parole chiave per ulteriori ricerche.

Molto brevemente: nei 15 articoli che ho trovato finora:

  • La popolarità degli scienziati che prevedevano un’era glaciale è molto chiara fino al febbraio 1979 e al meeting internazionale della World Meteorological Organization
  • “Glaciazione imminente” è il meme d’obbligo, fino al 1985 almeno
  • Vi è un taglio serrista nel 1990, ma stranamente, gli argomenti di discussione sono più o meno gli stessi ancora centrali al dibattito nel 2010

Questa collezione indica fortemente che in Italia, come altrove, il lettore medio di quotidiani avrebbe avuto tutte le ragioni di credere in un “consenso sul raffreddamento globale” per gran parte degli anni 1970 e anche più tardi.

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Ecco l’elenco degli articoli:

  1. 22 Giugno 1976 (n.145, pag.14): “Entro cento anni avremo una era glaciale” di Umberto Oddone
    • Menziona Reid Bryson
    • “Non tutti gli scienziati concordano”
    • Un Cesare Emiliani presso l’Università di Miami indaga su 700 mila anni di conchiglie marine e su isotopi dell’ossigeno
    • Rompighiaccio “Glacier” resta “bloccato nell’Atlantico”
  2. 27 Giu 1976 (n.150, p. 9): “Tra ghiacci e siccità” di Umberto Oddone
    • La Terra ha “la febbre”
    • Bryson di nuovo
    • Cesare Emiliani e analisi di conchiglie, di nuovo
  3. 19 Ottobre 1976 (n.229, p.21): “Fra Pochi Anni inverni freddissimi In Siberia spariranno i Cereali?” di Bruno Ghibaudi
    • 30 anni di tendenza al raffreddamento
    • Non è una nuova era glaciale ma le conseguenze previste saranno dure per l’Unione Sovietica
    • Menziona Nikola Volkov Prok, Direttore, Istituto di Ricerca dell’Artico e dell’Antartico, Leningrado
    • Temperatura del mare di Kara scesa da-10C a 13C-in 30 anni
    • Mari polari intorno, diminuzione di 1°C o 2°C
    • Rotte marine a Murmansk e Arkangelsk chiuse dal ghiaccio nei primi anni del 1900, aperte nel 1941-1945, ora di nuovo chiuse per il 60%
    • Due team di scienziati francesi completano ricerca in Antartide
    • Analisi degli isotopi di ossigeno indica cicli climatici, con un nuovo picco freddo nell’anno 3000 e un picco caldo nel 9000
    • Menziona un’influenza umana, e possibili conseguenze apocalittiche
    • Raccomanda un programma internazionale di controllo del clima
  4. Feb 14, 1977 (n.29, p.3): “E’ giunta l’era glaciale” di Alberto Rapisarda
    • Bryson di nuovo. Deve essere stato molto popolare.
  5. 3 gennaio 1978 (n.1, p.3): “Si torna all’era glaciale?” di Umberto Oddone
    • Parla di un nuovo libro “Climatologia” del Prof. Mario Pinna
    • Suggerisce di tenere vestiti caldi pronti, per alcuni decenni o per migliaia di anni
  6. Apr 14, 1978 – (n.85, p.15): “Aiuto, Arriva L’Era Glaciale” (articolo non firmato)
    • “Molti metereologi” “convinti” di una prossima piccola era glaciale
    • Clima per il 90% del tempo più caldo di oggi
    • Disaccordo sulle cause del raffreddamento
    • Cause econdo Juri Izrael, Direttore del Servizio Igrometrico per l’URSS: la deforestazione, il paesaggio cambia
    • Cause secondo James Hays della Columbia University e Nicholas Shackelton, dell’Università di Cambridge: variazioni orbitali
    • Hurd Willett del MIT pronostica temperature in diminuzione
    • “Molti metereologi” del parere che “è tutto a causa di cambiamenti nel Sole”
  7. Apr 27, 1978 (n.95, p. 9): “Siamo alla soglia dell’era glaciale” di Umberto Oddone
    • Menziona “18 noti climatologi americani” e una serie di articoli su Die Welt
    • Calotta polare settentrionale in aumento fra il 1971 e il 1978 del 12%
    • In Antartide aumento della massa del ghiaccio fra il 1966-1967 del 10%
    • Temperatura globale verso il basso in 30 anni di 0.5C
    • Menziona Bryson che si aspetta un ritorno a una piccola era glaciale
    • Menziona climatologi ben più pessimisti (“grande” era glaciale)
    • lavoro da parte del gruppo “Impact” guidato dal climatologo William Colby, ex capo della CIA – si parla dello “snowblitz”
    • Menziona Dansgaard
    • Menziona Calder come in sintonia di pensiero con “non pochi” scienziati
  8. 4 Gennaio 1979 (n.3, p.4): “Sta per cominciare un’era glaciale – secondo meteorologici giapponesi” dalla Ansa-Reuter
    • Menziona Junkichi Nemoto – Università di Saitama – dice che una “piccola era glaciale” è già in corso
    • Menziona conferenza WMO nel febbraio 1979 a Ginevra
  9. 9 gennaio 1979 (n.8, p.28): “Ma perche ‘parlare di un’era glaciale” di Stefano Pavan
    • Menziona guerre causate dal clima
    • Hubert Lamb, Alastair Woodroffe: “snowblitz” (accumulo di neve causa fusione incompleta alla fine dell’estate, 50cm/anno)
  10. Feb 19, 1979 (n. 48, p. 3): “Cambia il nostro clima – Il mondo va verso una nuova era glaciale?” di Fabio Galvano
    • Menziona Conferenza WMO a Ginevra
    • “400 climatologi” in riunione per discutere di come l’umanità può adattarsi ai cambiamenti climatici
    • Presidente Conferenza – Robert White
    • Menziona alcuni scienziati che ritengono che la Terra si sta muovendo verso un’era glaciale
    • Menziona che la maggior parte degli scienziati credano che la Terra si stia riscaldando a causa delle attività umane
    • L’effetto serra come “nebbia polare” fatta di acido solforico / solfuro di ammonio
    • Menziona Stephen Schneider che si aspetta 2C-3C di aumento nelle zone temperate nel 2050, con concentrazioni di CO2 doppie.
    • Cita William Kellogg in attesa di un altro raddoppio entro il 2100, con 6 C
    • Menziona +20 °C presso i Poli
    • Menziona l’Amazzonia che si trasforma in un Sahara (Harry Knowles)
    • Geoingegneria in URSS proposta dal climatologo Federov
  11. 20 gennaio 1982 (n.16): “Tranquilli, non e’ un’altra era glaciale” di James Wagner, il National Weather Service
    • Niente era glaciale
  12. Apr 21, 1982 (n.25, p. 3): “Questo freddo di aprile farà scendere i ghiacciai?” di Piero Bianucci
    • Grafico della temperatura dettagliata per gli ultimi 80 mila anni
    • Menziona l’inverno 81-82 come più freddo di quello del 77, considerato a sua volta “il più freddo del secolo” da “climatologi americani”
    • Walter Orr Roberts e il link fra Sole e siccita’
    • Menziona Stephen Schneider, secondo il quale “l’anno della svolta” da una tendenza al riscaldamento ad una di raffreddamento e’ stato il 1972, un anno con siccità in URSS, inondazioni in Pakistan, e una partenza ritardata della stagione monsonica.
    • Menziona Lamb che descrive un “effetto farfalla” sul clima
  13. 30 GENNAIO 1985 (n.155, p. 2): “Dietro l’angolo c’e’ un’era glaciale?” di Stefano Pavan
    • Nicholas Shackleton, dell’Università di Cambridge – analisi conchiglie indica una discesa verso era glaciale – per 5.000 anni, un accumulo di 50cm/year – “snowblitz”
    • Menziona glaciologi danesi che dicono che la insolazione estiva nell’emisfero nord è scesa, ed è inferiore rispetto a quando 90.000 anni fa ci fu un episodio repentino di raffreddamento
    • Menziona Nigel Calder “The Weather Machine”, con una lunga lista di paesi che sarebbero caduti contro la catastrofe climatica
  14. 10 Ottobre 1990 (n.436, p. 21): “Il clima cambia, ecco gli indizi” Angelo Tartaglia
  15. 10 Ottobre 1990 (n.436, p. 21): “I dati sono insufficientii” – “Non ci sono dati sufficienti” di Stefano Pavan
    • Entrambi gli articoli potrebbe essere stati scritti ieri, anche gli scettici al MIT e modelli di computer britannico Met Office.

Per chi volesse sbizzarrirsi sull’archivio de La Stampa ecco qui il Link, si trovano articoli che fa davvero sembrare di essere continuamente presi per il culo.

http://www3.lastampa.it/archivio-storico/

5000BP -15000BP sotto la lente d’ingrandimento — Prima parte —

Variazioni magnetiche – eruzioni vulcaniche – glaciazione – macchie solari –Tutto chiaramente collegato.

 In questi mesi di ricerche ho più volte posto l’accento sulle correlazioni esistenti fra le dinamiche solari e le varie fenomenologie terrestri ( geologico, climatiche). Di seguito ve ne elenco alcune che hanno fatto da carro trainante :

Il campo magnetico terrestre il grande regista del nostro clima

 http://daltonsminima.altervista.org/?p=11716

Il campo magnetico dell’eliosfera e gli eventi sismici sul nostro pianeta

http://daltonsminima.altervista.org/?p=11690

Correlazioni esistenti fra manifestazioni geologiche terrestri e dinamiche planetarie da Giugno ad Agosto 2010

 http://daltonsminima.altervista.org/?p=11023

Devo tuttavia specificare che la vera e propria molla, che mia ha spinto, ad indagare in questo settore della della scienza è stato il tremendo sconvolgimento climatico che si è verificato all’incirca 12800 anni fa, a cavallo fra il tardo Pleistocene e l’inizio dell’Olocene lo “Younger Dryas”.

http://it.wikipedia.org/wiki/Dryas_recente

Detto termine è stato più volte tirato in ballo qui sul Nia. Per dovere di cronaca, bisogna tuttavia riportare alcune informazioni. In maniera tale da gettare della conoscenza di base, da dedicare a tutta quella nuova utenza che si affaccia al blog. In sintesi, grazie alle ricerche condotte sulle carote di ghiaccio GISP2 prelevate nelle profondità dei ghiacciai della Groenlandia, i ricercatori sono stati in grado di ricostruire le temperature del periodo.

Temperature che nel suddetto luogo, erano di ben 15°C inferiori alle attuali. Inoltre, sappiamo per certo, attraverso ulteriori analisi effettuate in altrettante parti dell’europa che l’intero emisfero settentrionale fra gli 12900 – 11500 BP ( BP è una sigla che sta ad indicare prima del presente) si trovava immerso in una vera propria  ERA GLACIALE. La domanda a questo punto sorge spontanea …. ma quali furono le cause che portarono ad un tale sconvolgimento climatico ? Fra i ricercatori troviamo più teorie. C’è chi ipotizza che il Dryas recente sia stato causato da un blocco o da una riduzione significativa della circolazione termoalina del Nord Atlantico oppure c’è chi porta avanti teorie affascinati, ma quanto mai catastrofiche ( Si sente parlare di teorie d’impatti cosmici e quant’altro ). In definitiva troviamo tantissime ipotesi, ma fino ad oggi, nessuno è stato in grado di ricostruire l’intero “puzzle” o quadro “d’insieme”. La domanda che affascina numerosi ricercatori é : Quale è stato in vero “forcing” o “evento scatenante” che portò la Terra alla glaciazione ? Armato di tanta pazienza e ricerca scrupolosa mi sono chiesto, ma perchè non tentiamo di ricostruire  graficamente attraverso il supporto di maggior dati possibili ( ricostruiti dai ricercatori ) l’intero periodo sotto esame .

I dati utilizzati per generare i grafici sotto riportati sono in ordine stati ripresi dalle seguenti ricerche scientifiche :

1°) The Younger Dryas cold interval as viewed from central Greenland

La ricostruzione delle temperature in Groenlandia grazie al carotaggio dei ghiacci di Richard B.Alley.

http://www.ncdc.noaa.gov/paleo/pubs/alley2000/alley2000.html

File di testo con dati:

ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/paleo/icecore/greenland/summit/gisp2/isotopes/gisp2_temp_accum_alley2000.txt

2°) Unusual activity of the Sun during recent decades compared to the previous 11,000 years

La ricostruzione degli ultimi 11400 anni delle macchie solari usando le concentrazioni di carbonio radioattivo.

http://www.ncdc.noaa.gov/paleo/pubs/solanki2004/solanki2004.html

File di testo con dati :

ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/paleo/climate_forcing/solar_variability/solanki2004-ssn.txt

3°) GISP2 Volcanic Markers, 110,000 Years

Ricostruzione in “ppb” degli areosol solfati emessi dai vulcani, dai carotaggi di ghiacci.

http://gcmd.nasa.gov/KeywordSearch/Metadata.do?Portal=GCMD&KeywordPath=&NumericId=18461&MetadataView=Text&MetadataType=0&lbnode=mdlb3

File di testo con dati:

ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/paleo/climate_forcing/volcanic_aerosols/gisp2_volcanic_markers.txt

4°) GISP2 10Be Concentration, 40,000 Years, Finkel and Nishiizumi 1997                                                                                                                                              Ricostruzione della concentrazione di Berilio dai carotaggio di ghiaccio.

File di testo con dati :

ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/paleo/climate_forcing/solar_variability/gisp2_10be.txt

C’è da dire, prima di entrare nell’esame dei dati rilevati, che quest’ultimi rivestono un ruolo molto importante come mostrato in questa ricerca scientifica: Reduced solar activity as a trigger for the start of the Younger Dryas?

http://www.falw.vu/~renh/pdf/Renssen-etal-QI-2000.pdf

Si scrive che le variazioni dell’attività solare del passato remoto (su scale geologiche) possono essere dedotte dagli isotopi del carbonio-14 (14C) e berillio-10 (10Be). E che quest’ultimi sono prodotti dall’azione dei raggi cosmici. Sappiamo inoltre, che l’intensità di quest’ultimi raggiunta la Terra dipende dalla forza del campo magnetico interplanetario (eliosfera) che a sua volta è modulata dall’attività solare. Si specifica inoltre che la produzione degli isotopi è anche modellata da altre dinamiche della biosfera (precipitazioni, cambiamenti di circolazione atmosferica ect..) ma si ritiene che questi fattori rivestano un ruolo secondario in tale produzione.

Anzi si specifica che i cambiamenti registrati nello YD sono di origine solare e che questi si ripetono a cicli di 2500 anni. Proprio quest’ultimo numero mi ricordano una ricerca sviluppata da Charvàtovà.

Can origin of the 2400-year cycle of solar activity be caused by solar inertial motion?

http://hal-insu.archives-ouvertes.fr/docs/00/31/66/11/PDF/angeo-18-399-2000.pdf

Tornando a parlare del Berillio, ci sono ricercatori, come questo gruppo di Cinesi (vedi link riportato), che hanno sviluppato un modello per ricostruire l’intensità magnetica (paleomagnetismo) in base al tasso di produzione di quest’ultimo elemento :

A simple model for reconstructing geomagnetic field intensity with 10Be production rate and its application in Loess studies.

http://www.scichina.com:8080/sciDe/fileup/PDF/08yd0855.pdf

Dell’accostamento, correlazione intensità geomagnetica terrestre – berillio – clima parleremo in seguito adesso partiamo con l’analisi dei grafici sviluppati .        Il primo analizza l’intero intervallo di tempo che va dal 5000BP ad 15000BP.  Sull’asse “y” di sinistra è riportata la temperatura in gradi °C ricostruita grazie all’analisi dei carotaggi in Groenlandia ( Alley).  Sull’asse “y” di destra è stata invece riportata una scala “univoca” valida sia per il SSN (sunspots number) ricostruito da Solanski che per le percentuali di solfati emessi dai vulcani e le concentrazioni di berillio ricostruite sempre dai carotaggi di ghiaccio GISP2.

Per una migliore osservazione dei grafici consiglio l’apertura a schermo pieno.

Potete semplicemente scaricare l’immagini ai seguente indirizzi :

http://img257.imageshack.us/img257/9056/graficon1bis.jpg

http://img832.imageshack.us/img832/4817/graficon2bis.jpg

Osservazioni dedotte dal grafico :

1°) Osservazione

Aree di colore giallo n°2 (8105 – 8325 AC) – n°3 (9315 – 9615AC) caratterizzate da eruzioni esplosive di numerosi vulcani e un basso indice SSN ed un’alta concentrazione di Berillio. Molte delle eruzioni hanno un’ indice d’esplosione compreso fra VEI5 – VEI7. Questi due grandi minimi intervallati da grandi massimi vengono evidenziati anche nel seguente documento firmato Usoskin & Solanski & Kovaltsov :

Grand minima and maxima of solar activity: New observational constraints

http://cc.oulu.fi/~usoskin/personal/7704.pdf

Grandi minimi : 9365BP – 9665 BP / 10105BP – 10325 BP /11315BP – 11615BP

Grandi massimi : 10005BP – 10385BP / 11245BP – 11505BP

Eccovi adesso una breve lista con riportate l’eruzioni esplosive più significative all’inizio dell’Olocene :

Fonte : http://www.volcano.si.edu/world/largeeruptions.cfm

Fate attenzione alla quasi stretta contemporaneità di questi eventi ( occhio ai dati numerici ) ed ai rettangoli rossi posizionati nel grafico che stanno proprio ad evidenziare l’ eruzioni vulcaniche !

E molte ….molte altre che non ho riportato , mi viene proprio da dire si son messi tutti d’accordo ! Che le grosse eruzioni vulcaniche siano in stretta relazione con i processi di raffreddamento del pianeta nessuno può obbiettare . Ecco un’interessante ricerca:  

Bipolar correlation of volcanism with millennial climate change

http://www.pnas.org/content/101/17/6341.full

2°) Osservazione

Area di colore giallo n°1 (Younger dryas) straordinaria percentuale di aerosol emessa dai vulcani e contemporanea elevata concentrazione di berillio .

3°) Osservazione

Emerge una spiccata dinamica “Irregolare” dei cicli solari che vanno dalla fine dello YD 11500 BP al 7500 BP (linea di colore marrone n°4). Sembra che questo andamento per così dire “Nervoso” a partire dal 11500 BP si sia, col passare dei millenni “Scremato” ! Questa mia “ipotesi” mi fa pensare a dei cicli solari, sia a cavallo che nella fasi d’entrata che di uscita dello YD veramente ANOMALI !

Che la dinamo solare si sia letteralmente INCEPPATA , per poi ripartire con violente manifestazioni ( flare, CME e altro) ? Lasciamoci comunque questo interrogativo alle spalle e che verrà ripreso nella seconda parte della trattazione per analizzare adesso il periodo che va dal 8400 BP e 10000 BP :

Ci troviamo nel bel mezzo dell’Olocene ( preboreale -boreale ) qui i drammatici sconvolgimenti naturali registrati fra il Pleistocene-Olocene sembrano essersi placati. I rilevamenti della temperatura in Groenlandia, ricostruiti sempre grazie ai carotaggi nel ghiaccio ci forniscono un’oscillazione della temperatura molto più dolce dai -29,5 ai -31,5. C’è tuttavia da riportare (osservando attentamente il grafico) come l’andamento dei cicli solari ( SSN ) regoli le temperature in tale continente . Infatti l’aumento del SSN sembra essere in correlazione con l’aumento delle temperatura in tale aree del pianeta, viceversa il contrario. Il grafico non è il “massimo” dell’attendibilità anche se tuttavia sembra emergere una certa CORRELAZIONE nei secoli. Come ad esempio nel tratto che dal 8400 BP al 8900 BP, segna il periodo nel quale la temperatura in Groenlandia scende da -29,4 a -32 °C circa.

Ritornando invece al primo grafico esposto,una interessante analisi da riportare è il breve intervallo di tempo col quale entriamo e poi usciamo dallo Younger dryas. 10 anni ..100 anni ma chè ? Sentite questa …..

Un certo William Peterson (notizia a dir poco incredibile di poco tempo fa), ritiene che il grande congelamento si sia sviluppato in meno di un mese, rispetto ad una decina di anni, sulla base delle prove fornite dalle carote di ghiaccio della Groenlandia nei suoi rilevamenti.

http://www.newscientist.com/article/mg20427344.800-mini-ice-age-took-hold-of-europe-in-months.html

Il “Petterson” risulta essere un personaggio molto particolare, uno dei pochi che riesce ad unire passione ed interesse scientifico nella ricerca. Andate a dare un’occhiata al suo sito ed in particolare alle sue pubblicazioni di tutto rispetto. Questo personaggio non delega altri nelle misurazioni e nelle ricerche. Prende di proprio pugno i propri strumenti e va sul campo di battaglia ! Possiamo dire di tutto sui suoi studi, ma che non stia “sul campo da gioco” no di certo !

http://geochemistry.usask.ca/bill.html

Dopo questa breve ma doverosa parentesi di carattere personale concludiamo questa prima parte con un’interrogativo :

Quale può esser stata la dinamica scatenante di queste violenti variazioni sia climatiche che geologiche sul nostro pianeta ? Che il vero e proprio regista di queste “terribili” dinamiche apocalittiche sia da ricercarsi nel campo magnetico della terra, che come nelle precedenti ricerche ho riportato, sembra esser in stretta relazione con il campo magnetico interplanetario. I dati in nostro possesso sono pochi !

Comunque c’è un’altra “branca” della scienza che può darci una mano, è questa è la “Ricostruzione Paleomagnetica” .

Per il momento mi fermo….a presto per la seconda parte !

Michele

 

Situazione Solare: ancora un sole a singhiozzi?

L’AR 1124 ormai ha girato l’angolo del visibile, sul sole sono rimaste la 1126 nel sud emisfero (in netta fase di decadenza) e la 1127 nel nord che si presenta stabile.

Al momento sia il magneogramma che lo streo behind:

non mostrano nessuna nuova regione in formazione, anche se sappiamo bene che di questi tempi bastano pochissime ore affinchè se ne formi una.

Ma il dato più sorprendente come sempre è quello del solar flux: addirittura siamo passati da un valore massimo di 91.4 del 16 novembre al 79.7 di ieri sera alle 22, (tutti valori aggiustati ragazzi, ve lo ricordo per l’ennesima volta che sono gli unici che ontano!), quindi in 3 giorni sudetto indice è sceso di 11.7 unità!

La media del Sidc, ferma al 18 novembre, si attesta a 15.8, il Noaa manco lo cito più, purtroppo per il nia’s vi sono stati 3 giorni di fila di problemi di aggiornamento con il soho Continum, quindi il valore appare più basso di come in realtà sarebbe stato se il Soho avesse sempre aggiornato, ma daltronde queste erano le regole stabilite per il metodo: infatti come in passato non tutti i giorni venivano segnalati per le problematiche varie degli osservatori del tempo, oggi quando il soho non aggiorna, noi non faccciamo altro che comportarci alla medesima maniera, il giorno “X” non viene contato ed invece di dividere il risultato finale per 30, lo si divide per 29, 28, 27, ect ect.

Cmq il valore del Nia’s aggiornato al 19 è femo a 6.2, ho stimato che esso sarebbe dovuto essere tra 7.5-8.5 se il Soho avesse sempre aggiornato, ma tant’è.

Insomma che dire, un sole che continua ad andare a scossoni, e quando sembra che sia la volta buona per fare lo stacco definitivo, tutti i principali indici ricalano nuovamente…da vivere giorno per giorno, sempre e solo qui su NIA…

Stay tuned, Simon

Proposta di lettera al NOAA

Ho pensato di scrivere questa proposta di lettera al NOAA, in considerazione della forza dell’attuale evento di Nina e, soprattutto, delle previsioni NOAA davvero impressionanti: la Nina promette di stracciare tutti i record passati noti (dal 1950) ed anche di durare ben più di un anno e chissà cos’altro. Ma queste promesse hanno una buona probabilità di essere mantenute, oppure ad oggi non si può dire granchè? Io lo chiederei a chi fa le previsioni.

In fondo il SIDC ci aveva risposto, perchè non tentare anche col NOAA?

Dunque il testo della lettera è una proposta. Se avete proposte di modifica, integrazione (nuove questioni oltre a quelle già inserite), scrivetele senz’altro. Poi provvederò a tradurla e ad inviarla ad un indirizzo di contatto che ho trovato in uno dei vari siti NOAA sul tema.

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Buongiorno,

siamo un gruppo di appassionati di meteorologia, climatologia ed astronomia solare. In particolare, stiamo seguendo con grande interesse l’evoluzione dell’attuale evento di Nina, tramite il blog daltonsminima.altervista.org, grazie anche e soprattutto alle informazioni riportate sui siti NOAA.

Siamo molto colpiti dalla sua intensità e, ancora di più, dalle attuali previsioni NOAA, che indicano nei prossimi mesi una Nina ancora più intensa di oggi, fino a raggiungere un record storico, almeno per quanto riguarda gli ultimi 60 anni.

 Ci chiediamo e quindi vi chiediamo

  1. quali possano essere le conseguenze climatiche di un simile evento, se le previsioni NWS/NCEP per i prossimi mesi saranno sostanzialmente confermate;
  2. quali possano essere le conseguenze se l’evento di Nina dovesse prolungarsi fino alla prossima estate, o addirittura anche oltre, come accaduto agli eventi del 1955 e del 1974,
  3. se sia possibile (e in quale misura) che l’attuale evento di Nina possa essere il segnale di una svolta climatica, dopo un periodo (dalla seconda metà degli anni ’70 fino quasi ad oggi) caratterizzato da eventi di Nino complessivamente più intensi di quelli di Nina; cioè se sia ragionevole prevedere un nuovo periodo (come in quello dal 1950 al 1975) caratterizzato da una prevalenza di eventi di Nina;
  4. inoltre quali potrebbero essere, a vostro parere, le cause principali di tali variabilità e ciclicità (se confermate);
  5. infine, se vi siano correlazioni evidenti tra la “forza” e la durata di un evento di Nina (e di Nino) e l’andamento dei minimi e dei massimi solari e se, a periodi di minimi solari prolungati (come quello appena trascorso), possano corrispondere più episodi di Nina che di Nino.

Vi ringraziamo in anticipo per la cortese risposta che potrete inviarci e continuiamo a seguire con sempre maggiore interesse la vostra attività di indagine e previsione.

Saluti

NIA

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a voi la parola…….

FabioDue

Il rapido riscaldamento globale del pianeta durante il paleocene ha causato una esplosione della biodiversitá.

Una delle previsioni spaventose fatte circa l’impatto del riscaldamento globale è l’estinzione di molte specie viventi che porterebbe ad una crisi della biodiversitá.

Come la maggior parte degli effetti speculativi sul riscaldamento globale, questa previsione non solo è senza fondamento scientifico, è proprio arretrata.  Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Science, studiando l’impatto del rapido riscaldamento globale nel periodo limite tra  Paleocene-Eocene, dimostra che si é verficata una rapida diversificazione della foresta tropicale, senza nessuna estinzione delle piante. Inoltre, la diversità sembrava aumentare con temperature più elevate, contraddicendo precedenti ipotesi che la flora tropicale dovrebbe soccombere se le temperature diventano eccessive. La foresta pluviale tropicale era in grado di fiorire sotto temperature elevate e alti livelli di biossido di carbonio atmosferico, in contrasto alla speculazione che gli ecosistemi tropicali siano stati gravemente danneggiati dal calore.

Il Paleocene-Eocene Thermal massima (PETM) di 56.300 mila anni fa è stato un episodio unico di rapido riscaldamento globale (~ 5 ° C). Questo caldo periodo del lontano passato é spesso usato come un paragone analogico per il futuro del clima globale da parte di coloro che amano e vendono i cambiamenti climatici catastrofici futuri.  Anche se ci sono poche possibilità che le emissioni umane di CO2 possano causare un tale evento  i sostenitore dell´effetto serra catastrofico minacciano che é “sicuro” che un secondo periodo PETM possa accadere e lo fanno per sostenere la loro agenda socioeconomica per il mondo.  Presumibilmente, un replay della PETM porterebbe con sé ogni sorta di conseguenze ambientali disastrose.

Ora, un certo numero di queste terribili previsioni sulla devatazione della natura  fatte dagli allarmisti del riscaldamento globale si sono rivelate come scienza spazzatura. In un nuovo studio pubblicato, “ Effects of Rapid Global Warming at the Paleocene-Eocene Boundary on Neotropical Vegetation ,” Carlos Jaramillo et al. presentano le loro analisi sugli effetti   del rapido riscaldamento globale nel corso del Paleocene-Eocene Thermal  Maximum (PETM) di  56,3 milioni anni fa. Ecco come hanno introdotto il loro lavoro :

Abbiamo studiato la risposta di questa foresta tropicale al rapido riscaldamento, valutando le registrazioni palinologiche di tre sezioni stratigrafiche nella parte orientale della Colombia e Venezuela occidentale. Abbiamo osservato un rapido e distinto aumento  nella diversità delle piante  originali con una serie di nuove specie, per lo più angiosperme, che si sono sommati allo stock esistente di flora nel Paleocene.  Non vi è alcuna prova di un rafforzamento dell´ aridità nella zona  neotropicale settentrionale.  La foresta pluviale tropicale è stata in grado di persistere in presenza di temperature elevate e alti livelli di biossido di carbonio atmosferico, in contrasto alle speculazioni che gli ecosistemi tropicali sono state gravemente compromessi da stress da calore.

I promotori del cambiamento climatico catastrofico hanno spesso messo in guardia che l’aumento della temperatura globale potrebbe decimare il mondo naturale, abbattendo specie animali e della flora, lasciando la diversità biologica del mondo pericolosamente impoverita. Sono stati presi in considerazione i più vulnerabili habitat e cioé le foreste pluviali del mondo, quelle calde umide,  veri bastioni di diversitá della  vita della giungla. Ci hanno detto per anni che se le piogge diminuissero a causa del AGW  le foreste sarebbero morte e con loro gli animali indigeni di queste zone. Ora sappiamo che ciò è ancora un´ altra favola degli allarmisti climatici.


Le foreste pluviali del mondo sono serbatoi di diversità.

“Gli sforzi per comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ambienti terrestri si sono concentrati su località di media e alta latitudine, ma poco si sa degli ecosistemi tropicali nel corso del PETM,” scrivono gli autori. “Il cambiamento di temperatura tropicale è scarsamente vincolante, ma, data l’entità della variazione di temperatura  in altre zone, si pensa che gli ecosistemi tropicali  possano aver subito ampiamente un impatto  perché le temperature medie si suppone abbiano superato la tolleranza al caldo degli ecosistemi ‘.” Ma secondo i dettagli dello studio, questo non é certamente avvenuto.

I ricercatori hanno esaminato i dati provenienti da tre siti terrestri tropicali PETM dalla Colombia e Venezuela.  La mappa sottostante mostra la posizione nel tardo Paleocene delle sezioni studiate (mappa dopo CR Scotese). Si noti che le Ande del nord non si erano ancora sollevate e la maggior parte dell’America centrale era ancora sott’acqua.


Localizzazione geografica delle sezioni studiate.

Nei due dei luoghi, etichettati Mar 2X e Riecito Mache, la diversità vegetale è stata dedotta da antichi pollini. Questi dati mostrano la diversità della flora relativamente bassa durante il tardo Paleocene, seguito da un aumento significativo durante il PETM. La poca diversitá della flora nel Paleocene seguita da  un aumento della diversità nell´inizio dell´ Eocene era stato precedentemente osservato in varie zone tropicale del Sud America, ma i tempi dei cambiamenti e la diversità non erano  stati stabiliti con precisione.

Mentre le specie hanno continuato ad  estinguersi durante il PETM, come hanno fatto fin dall’inizio della vita sulla Terra, non c’era nulla di straordinario nella misura  di estinzione rispetto ai periodi di tempo vicini.  E mentre il tasso di estinzione è rimasto abbastanza costante,  si é verificato l’aggiunta di nuova specie, denominata  tasso di origine,  durante il calore improvviso della PETM.  I tassi di estinzione e della nascita di nuove specie sono riportate nella figura qui sotto, tratte dalla relazione.


Extinction and origination rates. Estinzione e tassi di origine.

Gli autori fanno notare: “Molti hanno sostenuto che le comunità tropicali vivono vicino alle loro  ottimali situazioni climatiche e che temperature più alte potrebbero essere nocive per la salute degli ecosistemi tropicali. Infatti, il riscaldamento tropicale durante il PETM si ipotizza che abbia   prodotto condizioni intollerabili per gli ecosistemi tropicali, anche se da 31 ° a 34 ° C è ancora entro il limite di tolleranza di temperatura delle foglie di alcune piante tropicali. ”

Tali convinzioni largamente diffuse sono state definitivamente smontate.  Naturalmente, questa notizia non è una sorpresa per molti scienziati, in particolare per coloro che effettivamente studiano gli effetti della temperatura e di anidride carbonica per le piante. Jon Lloyd and Graham D Farquhar hanno osservato in  Philosophical Transactions of the Royal Society B ,  ” Non abbiamo trovato nessuna  evidenza, per le foreste tropicali attualmente esistenti,  che esse siano ‘pericolosamente’ lontane dalla loro  fascia  di temperatura ottimale.”

“Esperimenti in serra hanno dimostrato che alti livelli di CO 2, insieme con alti livelli di umidità del suolo e temperature elevate, migliorano le prestazioni degli impianti,  ed è possibile che l’aumento nel Paleogene dei livelli di CO 2 hanno contribuito al loro successo”, nota Jaramillo et al.  Questo il modello ecologico che diverse autorità hanno sottolineato in passato: la CO 2 è il cibo per le piante.  Finché non vi è insufficiente precipitazione, e lo studio ha rilevato che le precipitazioni non si sono attenuate, le piante possono stare molto bene con elevati livelli di anidride carbonica.

Questa conclusione non è sorprendente, dal momento che l’autore principale Jarmillo, scrivendo con Milton J. Rueda e Germán Mora, aveva in precedenza riferito che esiste “una buona correlazione tra le fluttuazioni della diversità e i cambiamenti della temperatura globale, il che suggerisce che il cambiamento climatico tropicale può essere direttamente la guida del modello delle diversità osservate. “Questa correlazione è stata conosciuta dai paleobiologi da molto tempo (vedi” Cenozoico Plant Diversità nel neotropicale “nel 31 marzo 2006, numero di Science) Naturalmente, with fluctuating temperatures come fluctuating CO 2 levels .


Il calore del PETM ha aiutato le orchidee a fiorire.

Questo nuovo studio su Science conclude: “La diversità complessiva e l´analisi della composizione suggeriscono che l’insorgenza del PETM è concomitante con un aumento della diversità  con l’aggiunta di molte specie (e con alcune nuove famiglie) rispetto alle  specie  preesistenti nel  Paleocene”. Infine per di piú :  “Questo cambiamento nella diversità fu permanente e non transitorio, come è documentato dalle temperature del Nord America.” Non fu  un fuoco di paglia, e  l’improvviso aumento delle temperature durante il PETM ha effettivamente causato un incremento duraturo nella diversità.

Come al solito, gli allarmisti climatici non solo hanno sbagliato ma hanno  torto marcio. Temperature più elevate a livello mondiale ed elevati livelli di CO 2 sono state buone per la natura 50 milioni di anni fa e di certo non danneggia la natura oggi. Infatti, uno degli effetti del riscaldamento osservato nella PETM è stata la diffusione delle orchidee.  Forse l’IPCC odia segretamente i fiori….

Indipendentemente da ciò, il mito che più elevati livelli di CO 2 e di alte temperature distruggono le foreste pluviali tropicali ha dimostrato di essere l´ennesima bufala e la solita disinformazione degli allarmisti climatici.

SAND-RIO

Tratto da: http://theresilientearth.com/?q=content/rapid-paleocene-global-warming-caused-diversity-explosion