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Quando il mondo andava incontro ad una nuova Era Glaciale – Parte 2

Propongo questo articolo apparso su Climate Monitor: http://www.climatemonitor.it/?p=13935

Il titolo ovviamente si rifà ad uno già pubblicato su NIA che trattava dello stesso argomento: http://daltonsminima.wordpress.com/2009/09/14/quando-il-mondo-andava-incontro-ad-una-nuova-era-glaciale/

Ecco l’Articolo:

“La Stampa” ha appena messo online il suo archivio dal 1867 a oggi. Quale migliore occasione per esplorare l’evoluzione delle riflessioni e notizie sul “raffreddamento globale” dal 1970 a oggi al di là dei soliti articoli britannici o americani? Con il valore aggiunto di raccogliere un sacco di nomi e altre parole chiave da utilizzare come … parole chiave per ulteriori ricerche.

Molto brevemente: nei 15 articoli che ho trovato finora:

  • La popolarità degli scienziati che prevedevano un’era glaciale è molto chiara fino al febbraio 1979 e al meeting internazionale della World Meteorological Organization
  • “Glaciazione imminente” è il meme d’obbligo, fino al 1985 almeno
  • Vi è un taglio serrista nel 1990, ma stranamente, gli argomenti di discussione sono più o meno gli stessi ancora centrali al dibattito nel 2010

Questa collezione indica fortemente che in Italia, come altrove, il lettore medio di quotidiani avrebbe avuto tutte le ragioni di credere in un “consenso sul raffreddamento globale” per gran parte degli anni 1970 e anche più tardi.

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Ecco l’elenco degli articoli:

  1. 22 Giugno 1976 (n.145, pag.14): “Entro cento anni avremo una era glaciale” di Umberto Oddone
    • Menziona Reid Bryson
    • “Non tutti gli scienziati concordano”
    • Un Cesare Emiliani presso l’Università di Miami indaga su 700 mila anni di conchiglie marine e su isotopi dell’ossigeno
    • Rompighiaccio “Glacier” resta “bloccato nell’Atlantico”
  2. 27 Giu 1976 (n.150, p. 9): “Tra ghiacci e siccità” di Umberto Oddone
    • La Terra ha “la febbre”
    • Bryson di nuovo
    • Cesare Emiliani e analisi di conchiglie, di nuovo
  3. 19 Ottobre 1976 (n.229, p.21): “Fra Pochi Anni inverni freddissimi In Siberia spariranno i Cereali?” di Bruno Ghibaudi
    • 30 anni di tendenza al raffreddamento
    • Non è una nuova era glaciale ma le conseguenze previste saranno dure per l’Unione Sovietica
    • Menziona Nikola Volkov Prok, Direttore, Istituto di Ricerca dell’Artico e dell’Antartico, Leningrado
    • Temperatura del mare di Kara scesa da-10C a 13C-in 30 anni
    • Mari polari intorno, diminuzione di 1°C o 2°C
    • Rotte marine a Murmansk e Arkangelsk chiuse dal ghiaccio nei primi anni del 1900, aperte nel 1941-1945, ora di nuovo chiuse per il 60%
    • Due team di scienziati francesi completano ricerca in Antartide
    • Analisi degli isotopi di ossigeno indica cicli climatici, con un nuovo picco freddo nell’anno 3000 e un picco caldo nel 9000
    • Menziona un’influenza umana, e possibili conseguenze apocalittiche
    • Raccomanda un programma internazionale di controllo del clima
  4. Feb 14, 1977 (n.29, p.3): “E’ giunta l’era glaciale” di Alberto Rapisarda
    • Bryson di nuovo. Deve essere stato molto popolare.
  5. 3 gennaio 1978 (n.1, p.3): “Si torna all’era glaciale?” di Umberto Oddone
    • Parla di un nuovo libro “Climatologia” del Prof. Mario Pinna
    • Suggerisce di tenere vestiti caldi pronti, per alcuni decenni o per migliaia di anni
  6. Apr 14, 1978 – (n.85, p.15): “Aiuto, Arriva L’Era Glaciale” (articolo non firmato)
    • “Molti metereologi” “convinti” di una prossima piccola era glaciale
    • Clima per il 90% del tempo più caldo di oggi
    • Disaccordo sulle cause del raffreddamento
    • Cause econdo Juri Izrael, Direttore del Servizio Igrometrico per l’URSS: la deforestazione, il paesaggio cambia
    • Cause secondo James Hays della Columbia University e Nicholas Shackelton, dell’Università di Cambridge: variazioni orbitali
    • Hurd Willett del MIT pronostica temperature in diminuzione
    • “Molti metereologi” del parere che “è tutto a causa di cambiamenti nel Sole”
  7. Apr 27, 1978 (n.95, p. 9): “Siamo alla soglia dell’era glaciale” di Umberto Oddone
    • Menziona “18 noti climatologi americani” e una serie di articoli su Die Welt
    • Calotta polare settentrionale in aumento fra il 1971 e il 1978 del 12%
    • In Antartide aumento della massa del ghiaccio fra il 1966-1967 del 10%
    • Temperatura globale verso il basso in 30 anni di 0.5C
    • Menziona Bryson che si aspetta un ritorno a una piccola era glaciale
    • Menziona climatologi ben più pessimisti (“grande” era glaciale)
    • lavoro da parte del gruppo “Impact” guidato dal climatologo William Colby, ex capo della CIA – si parla dello “snowblitz”
    • Menziona Dansgaard
    • Menziona Calder come in sintonia di pensiero con “non pochi” scienziati
  8. 4 Gennaio 1979 (n.3, p.4): “Sta per cominciare un’era glaciale – secondo meteorologici giapponesi” dalla Ansa-Reuter
    • Menziona Junkichi Nemoto – Università di Saitama – dice che una “piccola era glaciale” è già in corso
    • Menziona conferenza WMO nel febbraio 1979 a Ginevra
  9. 9 gennaio 1979 (n.8, p.28): “Ma perche ‘parlare di un’era glaciale” di Stefano Pavan
    • Menziona guerre causate dal clima
    • Hubert Lamb, Alastair Woodroffe: “snowblitz” (accumulo di neve causa fusione incompleta alla fine dell’estate, 50cm/anno)
  10. Feb 19, 1979 (n. 48, p. 3): “Cambia il nostro clima – Il mondo va verso una nuova era glaciale?” di Fabio Galvano
    • Menziona Conferenza WMO a Ginevra
    • “400 climatologi” in riunione per discutere di come l’umanità può adattarsi ai cambiamenti climatici
    • Presidente Conferenza – Robert White
    • Menziona alcuni scienziati che ritengono che la Terra si sta muovendo verso un’era glaciale
    • Menziona che la maggior parte degli scienziati credano che la Terra si stia riscaldando a causa delle attività umane
    • L’effetto serra come “nebbia polare” fatta di acido solforico / solfuro di ammonio
    • Menziona Stephen Schneider che si aspetta 2C-3C di aumento nelle zone temperate nel 2050, con concentrazioni di CO2 doppie.
    • Cita William Kellogg in attesa di un altro raddoppio entro il 2100, con 6 C
    • Menziona +20 °C presso i Poli
    • Menziona l’Amazzonia che si trasforma in un Sahara (Harry Knowles)
    • Geoingegneria in URSS proposta dal climatologo Federov
  11. 20 gennaio 1982 (n.16): “Tranquilli, non e’ un’altra era glaciale” di James Wagner, il National Weather Service
    • Niente era glaciale
  12. Apr 21, 1982 (n.25, p. 3): “Questo freddo di aprile farà scendere i ghiacciai?” di Piero Bianucci
    • Grafico della temperatura dettagliata per gli ultimi 80 mila anni
    • Menziona l’inverno 81-82 come più freddo di quello del 77, considerato a sua volta “il più freddo del secolo” da “climatologi americani”
    • Walter Orr Roberts e il link fra Sole e siccita’
    • Menziona Stephen Schneider, secondo il quale “l’anno della svolta” da una tendenza al riscaldamento ad una di raffreddamento e’ stato il 1972, un anno con siccità in URSS, inondazioni in Pakistan, e una partenza ritardata della stagione monsonica.
    • Menziona Lamb che descrive un “effetto farfalla” sul clima
  13. 30 GENNAIO 1985 (n.155, p. 2): “Dietro l’angolo c’e’ un’era glaciale?” di Stefano Pavan
    • Nicholas Shackleton, dell’Università di Cambridge – analisi conchiglie indica una discesa verso era glaciale – per 5.000 anni, un accumulo di 50cm/year – “snowblitz”
    • Menziona glaciologi danesi che dicono che la insolazione estiva nell’emisfero nord è scesa, ed è inferiore rispetto a quando 90.000 anni fa ci fu un episodio repentino di raffreddamento
    • Menziona Nigel Calder “The Weather Machine”, con una lunga lista di paesi che sarebbero caduti contro la catastrofe climatica
  14. 10 Ottobre 1990 (n.436, p. 21): “Il clima cambia, ecco gli indizi” Angelo Tartaglia
  15. 10 Ottobre 1990 (n.436, p. 21): “I dati sono insufficientii” – “Non ci sono dati sufficienti” di Stefano Pavan
    • Entrambi gli articoli potrebbe essere stati scritti ieri, anche gli scettici al MIT e modelli di computer britannico Met Office.

Per chi volesse sbizzarrirsi sull’archivio de La Stampa ecco qui il Link, si trovano articoli che fa davvero sembrare di essere continuamente presi per il culo.

http://www3.lastampa.it/archivio-storico/

Inverno da Record in Antartide

Posto qui un articolo presente su MTG che mostra l’andamento termiche nelle principali stazioni dell’Antartide, continente che ha appena vissuto un inverno molto freddo, il più freddo degli ultimi 12-13 anni almeno

Notizie che ovviamente nessun telegiornale si sognerebbe mai di dare

Questo è il link originale: http://www.meteogiornale.it/notizia/18847-1-plateau-antartico-l-inverno-del-secolo

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L’inverno del Plateau Antartico, a differenza di quanto si sperimenta alle latitudini artiche (Groenlandia esclusa), dura un intero semestre; sulla base dei dati medi anzi, si può affermare che vada dalla terza decade di marzo alla prima di ottobre ma, per semplicità e convenzione, la stagione è indicata nei mesi compresi fra aprile e settembre. Quella appena archiviata, nel complesso spicca come la più fredda del XXI secolo, almeno secondo i dati della base russa Vostok (3.488 m). Di seguito, la graduatoria degli inverni più rigidi (normale -66,1 °C; deviazione standard 1,5 °C):
1993 -68,9 °C
1960 -68,6 °C
1999 -68,5 °C
1966 -68,3 °C
1979 -68,2 °C
1967 -67,9 °C
1986 -67,9 °C
1997 -67,8 °C
1998 -67,8 °C
2010 -67,8 °C (dato ufficioso)

Il semestre 2010 si pone dunque all’ottavo posto assoluto, con un valore che non si vedeva dal 1999. In particolare, sono stati aprile (-67,5 °C), giugno (-68,9 °C), luglio (-69,4 °C) e agosto (-70,9 °C) ad andare sotto media; tant’è che il trimestre classico (giugno – agosto) con -69,7 °C sfiora i record del 1960 e 1979 (-70,0 °C in ambo i casi). La peculiarità di Vostok trova rispondenza anche alla base italo francese Concordia (3.233 m), dove il semestre ha segnato -66,2 °C: tenuto conto della differenza di quota e dunque del coefficiente adiabatico, Concordia è risultata addirittura più fredda. Ciò è evidenziato anche dalle temperature estreme, che nella base italo francese, operativa dal 2005 sul plateau di Dome C, hanno toccato i seguenti limiti:
4 luglio -84,6 °C
13 agosto -84,7 °C

Nella vicina stazione automatica Dome C II (3.250 m) il 13 agosto i sensori hanno registrato -83,2 °C (valore ufficioso) battendo un record che risaliva al 29 luglio 2004 (-83,1 °C). A Vostok invece, l’estremo è stato di -81,8 °C (2 agosto); a onor di cronaca va aggiunto che nel 1967, malgrado l’inverno sia stato mediamente ancor più freddo, la minima stagionale si fermò a -80,8 °C (17 agosto): il che è indice della persistenza di bassi valori, piuttosto che della loro eccezionalità. A questo proposito, si consideri che le temperature sinottiche (quelle rilevate ogni sei ore a partire dalla mezzanotte) a Vostok sono rimaste al di sotto dei -75 °C fra l’1 e il 4 giugno, il 3 e l’8 luglio, il 10 e il 12 agosto, per portare solo alcuni esempi.

Alla base americana Amundsen-Scott (2.835 m) invece, la media invernale di -59,2 °C pur scostandosi dalla normale (-58,8 °C), rientra a malapena fra i primi 20 episodi storici e rimane distante dal record del 1976 (-60,6 °C); nel XXI secolo inoltre, sono state ben cinque le stagioni più fredde del 2010: ciò anche a evidenziare come il quadro climatico del Polo Sud geografico si differenzi in modo sostanziale da quello del plateau orientale.

Stefano Di Battista

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OCEANI E CO2: siamo sicuri che sia la temperatura che aumenta a causa della CO2 e non il contrario?

Come ben sapete la CO2 in atmosfera sta rapidamente aumentando, ma per quanto aumenti velocemente si tratta di infinitesimali quantità rispetto agli altri gas che compongono l’atmosfera terrestre.

Ma qual è la causa dell’aumento dell’anidride carbonica nell’aria? Se lo chiedessimo ad un qualsiasi ente ufficiale la risposta sarebbe “l’uomo”. Noi con le auto, le centrali, le industrie, ecc… abbiamo inquinato l’atmosfera di “gas serra” che sarebbe in grado di provocare sconvolgimenti climatici catastrofici passando da uno 0,029% ad uno 0,039% nel giro di oltre 100 anni. Ovviamente loro non risponderebbero così altrimenti nemmeno la persona più ignorante in materia che esista sulla Terra riuscirebbe a credergli.

Nei grafici dell’IPCC si vede sempre una linea in salita della CO2 e una in salita delle temperature che tanto spaventano quelle povere persone che alla TV sentono dire che moriranno di caldo e che non avranno più acqua o che il mare all’allagherà la loro città costiera. Ma siamo sicuri che sia la temperatura che aumenta a causa della CO2?

E se fosse l’esatto contrario?

Prendiamo un esempio molto vicino nel tempo: el nino 2009/10. Durante questo evento le temperature degli oceani come consono ad ogni evento di ENSO+ si sono alzate notevolmente e rapidamente tanto che abbiamo raggiunto il record di AMO+ per il mese di maggio. Coincidenza, proprio quest’anno l’aumento di CO2 in atmosfera è stato molto più rapido degli altri anni.

L’esatto contrario è avvenuto con l’aumento precedente a questo, quando si veniva da oltre 1 anno di nina che avevano fatto calare le SST globali.

Quando l’acqua viene scaldata la sua capacità di trattenere gas diminuisce. L’esempio più evidente lo abbiamo quando scaldiamo l’acqua in un pentolino. Vedremo che a mano a mano che l’acqua si scalda tante piccole bollicine inizieranno a staccarsi dal fondo, fino ad arrivare ad un certo punto in cui l’acqua inizierà a bollire. Se pensiamo che lo stesso fenomeno avviene negli oceani continuamente allora si potrebbe spiegare il minuscolo aumento di CO2 nell’aria. Consideriamo inoltre che gli oceani occupano una superficie pari al 71% di quella terrestre e stanno emettendo nell’aria piccole quantità di anidride carbonica per tutta la loro superficie (maggiormente nelle zone tropicali che oggi sono più calde a causa anche di el nino).

Altro fatto su cui soffermarsi è la ciclicità annuale dell’anidride carbonica. Si dice che a causa della maggior quantità di terre emerse nel nord emisfero durante la nostra estate la CO2 cali grazie alla maggior quantità di verde. Ma perché non vederla anche in un altro modo? Durante l’inverno australe gli oceani si raffreddano ed essendo nell’emisfero sud molto più estesi assorbono una gran quantità di anidride carbonica, mentre durante la loro estate gli oceani rilasciano la CO2 assorbita con gli interessi.

Andiamo quindi a vedere come varia la CO2 in correlazione ai cambiamenti delle temperature oceaniche.

(Grafico realizzato da Alessandro Partignani)

Linea blu: SSTA (Sea Surface Temperature Anomaly)

Linea fucsia: tasso di crescita della CO2.

La correlazione è a dir poco impressionante, unici momenti in cui i due valori si distaccano è nei periodi seguenti a forti eruzioni vulcaniche.

La prova del 9 di questa correlazione la avremo nei prossimi anni che saranno caratterizzati da:

-PDO negativa

-ENSO che inizierà un lungo periodo di prevalente negatività

-AMO che invertirà la tendenza ed inizierà a calare (probabile crollo nei prossimi mesi a causa della nina) fino a tornare in fase negativa attorno al 2025.

-Bassa attività solare.

Sicuramente questi fattori insieme porteranno ad un calo della temperatura globale che, se fosse vera la correlazione tra oceani e CO2, sarebbe accompagnato da un’inversione di rotta o almeno una stabilizzazione della CO2. Potrebbe anche essere che vi sia tra l’altro un trend di fondo “a lungo termine” che impedisca una seria interruzione della risalita. Infatti l’anidride carbonica è iniziata ad aumentare sin da quando le temperature globali sono iniziate a risalire dopo la fine dell’ultima glaciazione. Nulla esclude che buona parte dell’impennata finale di questo gas sia imputabile all’uomo, ma non di certo come ci vogliono far credere, tutto l’aumento registrato è causa nostra.

PDO:

AMO:

MIKI03

“Arriva il Grande Freddo Appuntamento per il 2014”

Ricerca controcorrente: l’uomo non c’entra, la colpa è del Sole

Articolo tratto da “Tutto scienze” della Stampa di mercoledì 26 maggio 2010, di Gabriele Beccaria.

L’orologio indica «meno42 mesi». E’ il conto allarovescia dell’astrofisico russo di ascendenza uzbeka Habibullo Abdussamatov: elaborato in un laboratoriodi «periferia», alieno all’esposizione ai media, è destinato a inquietare un’umanità già distrattada un sovraccarico di problemi. Nel 2014 – è la previsione – inizierà una nuova glaciazione e il macigno delle controversie sul riscaldamento globale si sbriciolerà, anche se – ha aggiunto il professore davanti alla crema internazionale dei climatologi riunita a Chicago – il mondo non hanulla di cui rallegrarsi. Quando il Pianeta si raffredda, i disastri sono peggiori di quando si riscalda. Pochi, oggi, sono disposti a sostenereche l’effetto serra racchiuda interrogativi da svelare e misteri
da affrontare. Dagli scienziati-militanti – come Charles Hansen – ai politici testimonial – Al Gore – il fronte dei catastrofisti è vasto, nonostante i recenti scandali su una serie di errori di calcolo, per esempio sulla rapidità dello scioglimento dei ghiacci himalayani. Eppure i critici, che sono tutt’altro rispetto ai negazionisti ottusi, aumentano: Abdussamatov è uno di questi coraggiosi, impermeabili al «mainstream » delle certezze. Ascoltatelo su YouTube, durante la conferenza sul «Climate Change» dell’Heartland Institute di Chicago (si è conclusa il 17 maggio). Superate le asperità di un inglese faticosamente declamato, scoprirete la sua scomoda verità.
Direttore del dipartimento di ricerca spaziale all’osservatorio astronomico Pulkovo di San Pietroburgo e responsabile del progetto «Astrometria» condotto a bordo del segmento russo della Stazione orbitante ISS, è convinto di essere vicino alla prova definitiva. L’effetto serra esiste, ma non è la conseguenza dei gas che continuiamo a sparare nell’atmosfera: chi lega l’uno con gli altri in un soffocante abbraccio di causa-effetto prende una cantonata. Il colpevole è il Sole, o meglio la potenza della sua irradiazione, che nell’ultimo secolo è cresciuta in modo abnorme, ma che ora ha imboccato una precipitosa curva discendente. Così, mentre ci si affanna a disegnare torbidi scenari a +1 o +2 gradi, fino all’annunciato disastro finale dei +6, saremmo sulla soglia del fenomeno opposto, una replica della «Piccola Era Glaciale» che colpì l’emisfero settentrionale tra metà del Seicento e metà dell’Ottocento. La diminuzione delle macchie solari – ha spiegato Abdussamatov – rivela che l’attività della nostra stella è già nella fase «minima» e, di conseguenza, stiamo per assistere a «un crollo globale delle temperature terrestri ». Se poi «“Astrometria” sarà sviluppato in tempo, non soltanto avremo una previsione esatta della durata della nuova glaciazione, ma potremo anche capire i meccanismi delle variazioni cicliche all’interno del Sole e le conseguenze globali sulla Terra». Storia contraddittoria L’irrequieta storia – tuttora controversa – delle metamorfosi climatiche non ha quindi nulla a che fare con la presenza (e i danni) della specie Sapiens. E il professore russo non è l’unico a pensarla così. Una delle sue ultime ricerche è stata inserita a pagina 140 del corposo «report» del Senato di Washington, in cui appaiono le analisi di 700 scienziati di tutto il mondo che escludono l’origine antropogenica del «global warming».
I climatologi «classici» – dice l’astrofisico – sarebbero prigionieri di un cortocircuito temporale. Scambiano il passato con il presente.
«L’evento solare più significativo del XX secolo è stato l’aumento, straordinariamente elevato e prolungato, della sua energia irradiata », ma questo «boom» è ormai alle spalle. «Nell’ultimo decennio, infatti, le temperature globali sulla Terra non sono affatto cresciute. Il riscaldamento si è interrotto», dopo il picco rilevato tra 1998 e 2005, «indipendentemente dai volumi delle emissioni dei Paesi avanzati». Chi vuole una controprova può rivolgersi a Marte. Qui l’uomo non ha messo piede, se non con gli ecologici robottini a batterie solari, eppure anche a oltre 55 milioni di chilometri da noi l’effetto serra – secondo le misurazioni di Abdussamatov – ha colpito, riducendo progressivamente le distese ghiacciate del Polo Sud. E’ sempre la stessa vampata solare, quella che ci ha «arrostito» e ci fa tanto preoccupare.
Mentre si discute sui protocolli anti-gas serra, lo scienziato controcorrente suggerisce di prepararsi al Grande Freddo, non al Grande Caldo.
Ci sono ancora 42 mesi per capire se ha ragione.

GLI INVERNI DOPO GRANDI ERUZIONI VULCANICHE

I soliti mass media catastrofistici stanno ipotizzando che l´eruzione del vulcano islandese (quello lí) possa causare un raffreddamento globale. Queste, a parte che mi sembra la scusa di chi giá vuole crearsi un alibi per il possibile raffreddamento globale dei prossimi anni, sono ipotesi prive di fondamento.
L´eruzione attuale é di piccole dimensioni e l´emissione di cenere é abbastanza limitata per poter causare un raffreddamento delle temperature se non forse in misura insignificante. Per capire qualcosa facciamo un poco di storia su quello che la scienza conosce oggi selle conseguenze che GRANDI eruzioni hanno avuto sul clima.
I raffreddamenti causati da grandi eruzioni si chiamano “inverni vulcanici” e sono causati dalla cenere e dalle goccioline di acido solforico che se riescono a salire nella stratosfera, oscurano il Sole aumentando l´albedo, cioé aumentano la riflessione della luce solare.
Diciamo innanzi tutto che il raffreddamento causato da queste grandi eruzioni durano al massimo circa 2/3 anni per poi regredire.
La prima e piú grande manifestazione storica di raffreddamento climatico si ebbe negli anni 535-536 D.C. e lo storico bizantino Procopio scrisse che il Sole aveva perso la sua luminositá ed era buio come durante una eclisse. Anche negli annali gaelici irlandesi é scritto della carestia per mancanza di pane del 536. In Cina si segnaló neve nel mese di agosto. Si sconosce quale vulcano abbia causato ció e si parla sia del Rabaul in Nuova Guinea che del Krakatoa che eruttó nel 416 secondo i libri giavanesi dei Re.
La grande carestia del 1315-1317 in Europa fu causata dall´eruzione del Kaharoa in Nuova Zelanda e che duró cinque anni.
Nel 1600 scoppió in Perú il Huaynaputina che causó la peggiore carestia in Russia (1601/1603), Svizzera Lettonia Estonia ebbero inverni freddissimi, la vendemmia ebbe un forte ritardo in Francia e Italia e il lago Suwa in Giappone congeló con mesi di anticipo.
Nel 1783 l´eruzione del Laki in Islanda fece sí che Benjamin Franklin scrivesse che quello fu l´estate piú fredda della storia americana, carestie si ebbero in Europa e in Islanda morì, a causa dei gas solfurici emessi, il 50% degli animali e un quarto della popolazione. La temperatura in Europa quell´anno diminuí di 1°C.
Nel 1815 l´eruzione del Tambora in Indonesia causó l´anno seguente una estate fredda a New Yrok e delle nevicate a giugno nel New England, a Terranova e in Labrador. Quello del 1816 fu conosciuto come “l´anno senza estate”.
Nel 1883 l´esplosione del Krakatoa causó 4 inverni particolarmente freddi e nel 1888 si ebbero nevicate record in tutto il mondo.
piú recentemnete l´esplosione nel 1991 del Pinatubo, uno stratovulcano delle Filippine, raffreddó le temperature globali per 2/3 anni.

Come vedete stiamo parlando di grandi eruzioni che si verificano di rado e non di normali eruzioni vulcaniche come ce ne sono a decine ogni anno.
Poi se dopo il vulcano (quello lí) si svegliasse il Katla o peggio ancora il Laki o un´altra caldera come ce ne sono nel mondo, allora sí che sí avrebbe un grande impatto climatologico di raffreddamento rapido su scala planetaria.

SAND-RIO