Ricreare il Sole in laboratorio per salvare l’ambiente. In Italia sarà costruito il reattore europeo per studiare la fusione nucleare

Il Sole come le altre stelle si alimenta attraverso un processo di fusione nucleare

CREARE UNA STELLA in laboratorio è la nuova scommessa dell’Uomo. Sembra uno scherzo, ma la scienza sta cercando davvero di riprodurre il meccanismo con il quale il nostro Sole si alimenta per restare acceso. Si chiama fusione nucleare ed è l’energia pulita del futuro. A differenza della fissione nucleare utilizzata nelle attuali centrali atomiche, non emette radiazioni nocive ma tantissima energia. Praticamente inesauribile.

Nell’ambito della ricerca di frontiera sulla fusione l’Italia è tra i principali protagonisti. E fa un importante passo in avanti nel diventare uno dei centri mondiali di riferimento. Il DTT, Divertor Tokamak Test facility, il grande laboratorio europeo da 500 milioni di euro pensato per lo studio e test per la produzione di questa energia pulita è prossimo all’inizio della sua costruzione. Dopo l’impegno del Governo ad assumere iniziative per la realizzazione del reattore sul nostro territorio, infatti, anche l’EUROfusion, consorzio europeo che gestisce e finanzia ogni attività di ricerca nel campo della fusione, ha dato il via alla fase finale di finanziamento.

Ricreare il Sole in laboratorio salverà l’ambiente. In Italia sarà costruito il Divertor Tokamak Test, reattore di fusione nucleare (Foto: ENEA)

«Si tratta della conferma dell’impegno di Parlamento e Governo nella direzione di favorire la localizzazione nel nostro Paese di infrastrutture di ricerca di frontiera che possono avere grandi ricadute sul tessuto imprenditoriale e per il consolidamento di filiere produttive di eccellenza», ha sottolineato Federico Testa, Presidente dell’ENEA. «Con un investimento di 500 milioni provenienti principalmente da fondi comunitari ed internazionali sarà possibile dare vita ad un polo scientifico-tecnologico di eccellenza con circa 2mila addetti che svilupperà tecnologie innovative per la competitività dell’industria nazionale, con ricadute scientifiche, economiche e per la formazione e l’impiego dei giovani», ha concluso Testa.

Il DTT è un cilindro alto 10 metri con raggio 5 in cui verranno confinati 33 m3 di plasma, una “melassa” di atomi fusi come quella presente nelle stelle, e portati alla temperatura di 100 milioni di gradi tramite il riscaldamento indotto dall’effetto joule di un’intensità di corrente di 6 milioni di Ampere. Grazie ai materiali superconduttori di ultima generazione realizzati dall’ENEA in collaborazione con l’industria, DTT sarà in grado di lavorare con un alto campo magnetico. Servirà a confinare il plasma tenendolo sospeso, quindi non a contatto diretto, così da evitare la fusione degli stessi materiali che lo contengono.

Questo grande laboratorio scientifico italiano servirà proprio ad affrontare questo grande problema: fornire le risposte scientifiche più importanti sui materiali da utilizzare per gestire questi plasmi ad alta energia. Su tutti saranno testati brevetti ENEA su configurazioni magnetiche innovative e nuovi materiali come i metalli liquidi.

Il Divertor Tokamak Test facility nasce su impulso dell’ENEA in collaborazione con CNR, INFN, CREATE (Consorzio di Ricerca per l’Energia, l’Automazione e le Tecnologie dell’Elettromagnetismo) e alcune tra le più prestigiose università e aziende italiane leader nel settore. «L’ENEA ha sempre ricoperto un ruolo d’eccellenza nella ricerca sulla fusione e con DTT l’Italia potrebbe mettere a frutto le competenze e le professionalità accumulate in anni di studi», ha commentato Aldo Pizzuto, responsabile Dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare. «Si tratta di un’occasione unica anche per l’ambiente» conclude Pizzuto «perché l’energia ottenuta dal processo di fusione è sicura, inesauribile e in grado di soddisfare consumi energetici in costante crescita, e libera da CO2 perché non brucia combustibili fossili».

Differenza tra fusione e fissione nucleare

Nelle centrali nucleari moderne l’energia viene prodotta spezzando un atomo. Per esempio, un nucleo di Uranio 235 viene colpito da un neutrone generando due nuclei di grandezza media, liberando energia. I due o tre neutroni che si liberano innescando a loro volta una reazione a catena. Nella fusione, invece, il principio per creare energia si basa sull’avvicinamento di due atomi fino alla loro fusione. Per esempio, i nuclei di due elementi leggeri come il Deuterio e il Trizio vengono avvicinati e fusi tra loro per dare Elio più un neutrone, liberando moltissima energia.

Fonte : http://www.renatosartini.it/2017/04/21/ricreare-il-sole-in-laboratorio-per-salvare-l-ambiente-in-italia-sara-costruito-il-reattore-europeo-per-studiare-la-fusione-nucleare/

4 pensieri su “Ricreare il Sole in laboratorio per salvare l’ambiente. In Italia sarà costruito il reattore europeo per studiare la fusione nucleare

  1. Della fusione controllata se ne parla da decenni… spero vivamente che, un giorno, si possa arrivare ad ottenere questo tipo di energia. Ma quanto dovremo aspettare? Secondo me se ne riparlerà quando le scorte di petrolio inizieranno a essere realmente scarse; qualcuno sa dirmi quando? Perché sono diversi anni che se ne parla, ma le presunte date vengono puntualmente posticipate. Il problema è che l’economia mondiale gira intorno al greggio e la scienza, il cui fine dovrebbe essere quello di trovare soluzioni per migliorare la qualità della vita dell’uomo e del sistema ove egli vive, è troppe volte influenzata da interessi economici…

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  2. La “fusione” non è uno scherzo ma è l’unica alternativa seria ai combustibili fossili, secondo me.
    Se la ricerca fosse adeguaramente finanziata, invece di rincorrere la CO2 o improbabili fonti alternative di energia, ci vorrebbero pochi decenni per realizzarla, sempre a mio avviso. 🙂

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  3. L’articolo è accattivante, ma la “melassa” del positivismo tecnologico è quantomeno nauseante. Intanto siamo nella fase sperimentale, che tra parte teorica e primi tentativi tecnici, dura da quasi 50 anni (vedi teorie e tecniche della fusione fredda).
    I soldi da spendere sono un’enormità (mezzo miliardo di euro) per uno sforzo titanico, ma senza obiettivi precisi, tanto meno applicativi.
    Si parla, come spesso accade, di “competitività”, come se la scienza fosse una gara, appannaggio di questa o quella nazione… Il problema energetico è mondiale, e si cercano risposte “provinciali”, senza nemmeno provare ad unire gli sforzi… ma, dimenticavo… paesi all’avanguardia come Nuova Zelanda, Canada, Scandinavia, Australia, ecc. non si espongono, loro sono troppo virtuosi per affannarsi in ricerche simili, bisognerebbe imitarli… peccato che in Nuova Zelanda, grande quasi come l’Italia, vivono meno persone che tra Napoli e Caserta!
    Per non parlare poi della gestione degli equilibri mondiali appena qualcuno avesse modo di mettere in azione il primo dispositivo a fusione nucleare…
    Ultima considerazione… si parla di fusione a partire da nuclei “leggeri” come deuterio e trizio; in realtà sono due isotopi “pesanti o molto pesanti” dell’idrogeno e soprattutto altamente radioattivi… come si pensa di ottenerli!? Ovvero come si pensa di recuperare i neutroni mancanti!?
    Ad ogni modo, come appassionato uomo di scienza, resto ottimista…

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  4. Brigante,

    Penso che il deuterio lo ricavino dall’acqua (una parte su 6000), il trizio non saprei. Comunque aveva ragione quello scienziato che aveva affermato: “la fusione nucleare sarà la tecnologia del futuro, nel senso che non avrà mai un presente.”

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