Risposta del SIDC alla lettera pubblicata ieri, 23 agosto

Primo, grazie per il vostro profondo interesse riguardo il “sunspot index” (sunspot number, SN)).
Permettetemi di fornirvi risposte sintetiche alle vostre domande.
Trovate informazioni aggiuntive nell’articolo allegato che ho pubblicato molto di recente.

Proprio per questo, le scriviamo per esprimere tutta la nostra sorpresa ed i nostri dubbi riguardo i criteri di calcolo dei SN e riguardo i valori che leggiamo ogni giorno, confrontati con quanto possiamo vedere dal Continuum SOHO: ad esempio, il SN=4 attribuito, il 20 agosto, ad un Sole che sinceramente ci è apparso senza macchie, oppure il SN=33 del giorno 16 agosto, con un Sole che presentava poche micromacchie.

Prego notate che lo strumento MDI ha una risoluzione spaziale relativamente limitata (1Kx1K CCD), e perde molte piccole macchie che sono facilmente rilevate tramite l’osservazione visuale con un piccolo telescopio amatoriale. Così, sebbene operi nello spazio, MDI non è un buon riferimento per il conteggio delle macchie.

Qui a Bruxelles, per le nostre attività quotidiane, utilizziamo principalmente le immagini rilevate da terra delle nostre stazioni (USET, Uccle) o di Kanzelhöhe o Catania, invece delle immagini SoHO e MDI images. Ricordate anche che le osservazioni visuali catturano le macchie in un modo differente rispetto alle immagini CCD (Charge Coupled Device – rivelatore di luce elettronico).
Fino a poco tempo fa, le osservazioni visuali era migliori delle immagini CCD.
Solo con i CCD recenti, con risoluzione maggiore di 4 Mpixel e tecniche in tempo reale di selezione delle immagini, è diventato possibile uguagliare e talvolta superare le osservazioni visuali.

Nello spazio, le immagini dalle nuove missioni SDO e PICARD, lanciate molto di recente, saranno tra le migliori disponibili negli anni a venire.
“Crediamo sarebbe molto utile, per noi e per tutti gli appassionati della materia, se lei potesse fornirci qualche informazione riguardo

1) i criteri di calcolo del sunspot number, in particolare il fattore di correzione (K) utilizzato;”

Sebbene io non comprenda che cosa intendete per criteri, consentitemi di spiegare schematicamente l’intero processo: l’indice Ri è basato su statistiche globali su una rete di circa 80 stazioni, distribuite in tutto il mondo.
L’indice è generalmente la media semplice di tutti i numeri di Wolf giornalieri, provenienti da tutte le stazioni.

La dispersione di tali valori è tracciata (deviazione standard) e gli “outlier” (valori molto lontani dalla media) isolati (errori, cattive condizioni di osservazione) sono rilevati e scartati efficientemente, poichè possiamo contare su una base tipicamente di 40 valori indipendenti ogni giorno.

Ciascuna stazione viene tracciata nel tempo individualmente, e il rapporto medio tra la stazione e l’intera rete di stazioni viene computato ogni mese, fornendo il coefficiente K di scala della stazione. Questo coefficiente tiene conto dei differenti strumenti e condizioni di osservazione degli osservatori, così come effetti stagionali (valori di K mensili). Qualunque deviazione di una stazione può essere prontamente identificato, così la deviazione non influenza molte o tutte le stazioni della rete.

Una ulteriore protezione contro deviazioni secolari è quella di utilizzare una stazione pilota, attualmente Locarno (stazione base della rete originale di Zurigo).

L’Ri di rete è paragonato con il valore di Locarno, che beneficia di una costanza di lungo termine (stesso strumento, stesso sito ed anche stesso osservatore negli ultimi 50 anni). Anche in questo caso, ogni deviazione che influenzi la rete o la stazione di Locarno non sarà la stessa per entrambe e condurrà ad una discrepanza. Ciò comunque non è stato mai rilevato.
Infine, notate che il valore Ri risultante è moltiplicato di un fattore costante 0,6. Questo valore fu applicato a Zurigo per i valori recenti di Ri, per ricondurli alla medesima scala rispetto ai valori precedenti, da parte di Rudolph Wolf. Si tratta di una convenzione che ha evitato il completo ricalcolo dei valori precedenti (un’attività lunga e noiosa a ritroso nel 19° secolo).

Così. Quando osservate una singola macchia (Wolf=11), non siate sorpresi di vedere che Ri sia invece pari a 7.
2) i nomi degli osservatori i cui dati sono utilizzati per calcolare i sunspot number, oltre a Catania e Locarno;

In questo momento non ho con me la lista degli osservatori, ma ricordate che all’incirca sono 80 (1/3 professionali e 2/3 amatoriali) sparsi nel mondo.

Dunque, ogni stazione individuale non può costituire in se’ una grande differenza e deviare Ri in caso di errore. In più, le stazioni di osservazione devono qualificarsi prima di essere inserite nella computazione di Ri. Per prima cosa, richiediamo che ci forniscano valori per più del 30% dei giorni e sistematicamente ogni mese (non sono accettati osservatori occasionali non addestrati). Valutiamo anche la stabilità della stazione rispetto all’intera rete per un anno intero prima che la stazione sia incorporata nel calcolo del Ri.
3) i criteri di calcolo del sunspot number in presenza di “pore”, ovvero se siano o meno gli stessi utilizzati per le macchie solari;
Le definizioni di “pore” variano persino tra i diversi studiosi. Per il conteggio di Ri, dobbiamo essere coerenti con le osservazioni fatte nel lontano passato e così, il criterio “pore-sunspot” è considerato puramente empirico e dipendente dalla acutezza e percezione di ciascun osservatore

Questo confine variabile, legato primariamente alla risoluzione dell’immagine, è così tradotto nel coefficiente K di ciascuna stazione (scala) e nella dispersione giornaliera tra tutte le stazioni (rumore).

Notate che molti altri fattori giocano un ruolo in questa dispersione. Per esempio, piccole macchie o pore hanno sempre una breve durata, pari a poche ore. Non appena ciascuna stazione effettua le proprie osservazioni in un momento differente nell’intervallo di 24 ore (Ri è così una media temporale sulle 24 ore), alcune stazioni vedranno una macchia mentre altre non la vedranno e così sono entrambe corrette!

4) infine, in che modo sia possibile paragonare i sunspot number calcolati dal SIDC di recente (durante l’ultimo minimo e durante l’attuale ciclo 24) con i SN calcolati 50, 100, 200 anni fa e se il SIDC intenda procedere con tali paragoni nel prossimo futuro: è infatti ben noto il problema della continuità del calcolo dei SN moderni rispetto a quello del passato, dovuto alla maggiore risoluzione degli strumenti utilizzati per l’osservazione delle macchie solari.

Veramente, quando si considerano osservazioni prima del 19° secolo, la scala è meno accurata (strumenti meno avanzati ma anche osservazioni più rade da parte di meno osservatori), D’altra parte, negli ultimi 125 anni, l’indice delle macchie è abbastanza ben validato (varie altre serie di osservazioni solari consentono di controllare ogni deviazione, molti osservatori simultanei)

La ricerca continua in quel campo e i dati storici sono ripristinati ed aiutano a migliorare le ricostruzioni passate (forse qui si riferisce alla ricostruzione del sunspot number prima del 1849)
Un buon esempio è il sunspot number di gruppo (Group sunspot number) stabilito da Hoyt e Schatten, che consentiva di verificare una buona stabilità, pari al 5% di Ri sugli ultimi 125 anni,
che cresce fino al massimo al 25% andando ancora più indietro nel tempo.
Ciò accade in quanto, per i secoli passati, accanto al Ri, molti studiosi utilizzano ora il numero di Gruppo, più rozzo ma più stabile, integrato dal (più indiretto) indice aa, indice di attività geomagnetica.

Noi crediamo che una risposta ufficiale da parte sua possa incrementare ulteriormente il prestigio del SIDC. Per questo, la ringraziamo in anticipo per la risposta che vorrà fornire a noi ed a tutti gli altri appassionati di questa bella scienza.

Bene! Questa è la nostra risposta
Il documento allegato, che risulta da un invito ad un incontro internazionale, fornisce già una discreta e completa visione dell’eredità e dei metodi riguardanti l’Ri, ma lo spazio nella pagina era limitato. Così, molte di queste informazioni troveranno posto nelle nostre pagine web in futuro.

(NB: potete utilizzare il materiale dell’articolo, ma non dimenticato di includere una citazione delle fonte)
Restate sintonizzati! E congratulazioni per il vostro forte interesse nelle osservazioni solari
Frédéric Clette

SIDC – Brussels

75 pensieri su “Risposta del SIDC alla lettera pubblicata ieri, 23 agosto

  1. Emilio :

    FabioDue :In effetti è inutile prendersela con Catania, non credo siano loro a decidere che cosa finisce nel calcolo del sunspot number e cosa no. Fanno il loro mestiere di osservatori e basta

    Vedo che dopo mesi che ne leggevo di cotte e crude finalmente ho avuto un briciolo di soddisfazione nel leggere questa considerazione…
    Credetemi, con il direttore dell’INAF di Catania ci conosciamo ed apprezziamo da anni, tanto che ci diamo del tu, parlo del prof. Gianni Strazzulla e conosco di persona quasi tutti i tecnici: sono delle brave persone e non hanno alcun interesse in alcunchè problematica, fanno solo il loro lavoro e cercano di farlo al meglio…

    Perfettamente d’accordo cn te, devi essere obbiettivo ed mmettere che l’ho sempre scritto questo, nessuno ce lha mai avuta cn Catania, ma semmai voleva delle spiegazioni da parte del Sidc!

    Simon

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  2. Scusare il comportamento professionale del SIDC e NOAA per la metodologia con la quale oggi, anno 2010, contano le macchie solari è un comportamento indegno e ruffiano per i tempi che stiamo vivendo. La scienza dovrebbe essere sincera e pulita. Il SIDC è onesto nell’ammettere ( tra parentesi), che i poteri forti dettano le regole per i conteggi. Si deve, con qualsiasi mezzo, avvallare la teoria del GW quale conseguenza della sola attività umana. L’uomo, secondo gli interessati alla megatorta energetica, praticamente ha soppiantato Dio. E’ assolutamente impossibile, che il consumo di 25 miliardi di barili di petrolio all’anno, abbia il potere di modificare il clima. Ricordo i calcoli che fece la nostra amica Piera. La sceneggiata si ripete, prima gli halons (anni 80-90) adesso la CO2. Mi sembra di assistere ad una giullarata del grande Dario Fo. Non ci credete, guardatevi Emilio Fede, il quale strombazza non più le temperature misurate ma quelle percepite. Da chi?

      (Quote)  (Reply)

  3. ice2020 :

    Emilio :

    FabioDue :In effetti è inutile prendersela con Catania, non credo siano loro a decidere che cosa finisce nel calcolo del sunspot number e cosa no. Fanno il loro mestiere di osservatori e basta

    Vedo che dopo mesi che ne leggevo di cotte e crude finalmente ho avuto un briciolo di soddisfazione nel leggere questa considerazione…Credetemi, con il direttore dell’INAF di Catania ci conosciamo ed apprezziamo da anni, tanto che ci diamo del tu, parlo del prof. Gianni Strazzulla e conosco di persona quasi tutti i tecnici: sono delle brave persone e non hanno alcun interesse in alcunchè problematica, fanno solo il loro lavoro e cercano di farlo al meglio…

    Perfettamente d’accordo cn te, devi essere obbiettivo ed mmettere che l’ho sempre scritto questo, nessuno ce lha mai avuta cn Catania, ma semmai voleva delle spiegazioni da parte del Sidc!
    Simon

    Ahi, ahi, Simo, lasciamo stare dai… scrivere che nessuno ce l’aveva con Ct…. ho letto commenti veramente bruttini, cmq. dai…
    E cmq. se ricordi, il sottoscritto insieme ad Antonio fu quello che propose: ma perchè non scrivete alle istituzioni?

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  4. in quel “nessuno ce l’ha mai avuta cn Catania” intendevo il sottoscritto, pensavo si capisse dalla frase prima…

    poi il discorso è sempre lo stesso, nia è frequentato da tante persone…….

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  5. E cmq nncondivido assolutamente le interpretazioni soggettive degli ossrvatori catanesi nel reputare macchie quelli che sn solo pore…daltronde il sidc stesso ammette che ciò dipende dalla soggettività dell’osservatore…

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  6. Cmq flusso solare aggiustato alle ore 17 a 75!

    Non riesco a capire perchè poi il valore delle 20 che è quello che viene usato come ufficiale, sale sempre ultimamente rispetto quello delle 17 che in teoria di solito dovrebbe essere più alto…mah…

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  7. Io sono ostinatamente contrariato invece dalla vaghezza delle risposte che avete ricevuto nella lettera. Dai toni, sembra di capire che i valori vengono aggiustati e corretti dopo aver ricevuto i dati dai circa 80 osservatori del loro consorzio.
    Scusate, ma una macchia solare è definita scientificamente in una certa maniera ed è differente dai pore o da altri fenomeni solari.
    Per contare le macchie basta un modesto telescopio semi amatoriale e i telescopi spaziali è ovvio che vedano particolari più piccoli, ma che motivo c’è di confondersi, aggiustare, mediare i dati per poi ottenere quello che a loro fa più comodo?
    Poi, un osservatorio amatoriale per entrare tra i consorziati del SiDC deve attendere un anno di test.
    Da l mio punto di vista sembra una cosa assurda.
    Credo che basterebbe creare una unità di misura standard supportata da uno strumento standard di misurazione. Ad esempio per misurare il peso esiste la bilancia, tarata secondo un modello standard.
    Per misurare la lunghezza esiste il metro, ad immagine somilianza del campione custodito a Parigi.
    Per misurare le macchie, basterebbe brevettare un telescopio, con camera ccd regolara al metodo classico e fornirlo agli osservatori che volessero partecipare al progetto di conta delle macchie solari. Chiunque potrebbe comprarne uno e contribuire da casa al progetto istallandolo sul terrazzo di casa e connettendolo via internet al terminale del SidC. In pratica è quello che sta facendo il SETI per decodificare i segnali radio dal cosmo in cerca della vita extraterrestre (SETI HOME).
    Questo metodo, potrebbe essere supportato anche con la sola stesura del campione di misura. Ad esempio, basterebbe che stabilissero che per la conta delle macchie, valide al fine dell’analisi statistica del ciclo solare, basta un “Newtoniano da 20 cm” con filtro solare e oculare ad esempio da 12mm o 20mm ecc. Punto.
    Altrimenti basterebbe dire, se tutto cio sembra “antico”, a partire dal 2011, ad esempio, i dati per la conta delle macchie saranno prelevati dalle immagini telescopiche del SOHO o altro telescopio spaziale e in caso di malfunzipnamento si stils una lista di osservatori terrestri di riserva.

    Manca una definizione di analisi strumentale. Stabilito lo strumento standard, finirebbero le pippe mentali, i complotti, le maldicerie e la gente potrebbe parlare del fenomeno in sé per sé legato al Ciclo Solare e non del gossip legato alle macchie.

    Scusate lo sfogo ma ci voleva

    Arthur

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  8. Il problema SOLE/CLIMA che l´IPCC ha sempre detto non esistere é stato nuovamente smentito da un nuovo studio peer reviewed.
    Alcuni enti mondiali, destinati direttamente e indirettamente a confermare quanto asserito dall´IPCC e collegati piú o meno strettamente all´IPCC/ONU, hanno una sudditanza psicologica verso altre organizzazioni. Cosí non stupisce che il SIDC sia soggetto passivo e che subisce le influenze in un rapporto col gigante americano NOAA/NASA. Le direttive sono quelle che contano e le direttive sono dati dai dirigenti agli impiegati, e se un direttore fa alcune cazziate all´impiegato che “non ha visto” qualcosa che doveva vedere, le volte successive l´impiegato cerca di vedere benissimo anche quello che non c’ è.
    Cmq a proposito dello studio sopra etto, l´IPCC aveva sempre detto che non si poteva parlare dell´influenza del Sole nei periodi della piccola era glaciale e del periodo caldo medievale perché non esistevano le prove che tale cambiamento climatico fosse globale, e l´IPCC ha sempre sostenuto che fossero solo cambiamenti zonali.
    Questo studio dimostra il contrario che i cambiamenti furono globali e condizionati dal ciclo solare.
    http://www.noc.soton.ac.uk/soes/staff/ejr/Rohling-papers/2005-Maasch%20et%20al%20Geografiska%20Annaler.pdf
    http://hockeyschtick.blogspot.com/2010/08/paper-strong-association-of-sun-with.html

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  9. Ciao,
    vedo che la maggior parte di NIA si stia ricredendo sui giudizi dati in passato agli osservatori di Catania, ad esempio.
    Devo ammettere che, nonostante NIA pulluli di esagitati del global cooling, il passo che avete fatto per chiedere lumi al SIDC sono stati scientificamente encomiabili. Come discutevamo con Emilio, il limite della vicenda risiede nello spirito critico strettamente scientifico: le domande al SIDC erano perfettamente articolate, le obiezioni circostanziate. Va a vostro merito compreso cio’. Il riconoscimento e’ stato aver ottenuto risposte altrettanto circostanziate.
    Ora, come procedere? Provo a darvi qualche suggerimento da uomo di scienza.
    Formate un comitato scientifico in seno a NIA, cominciate a spulciare articoli scientifici. Partite da Scholar Google, e inventatevi parole e frasi da ricercare. La maggior parte degli articoli non saranno accessibili. Se c’e’ qualche articolo che vi attrae particolarmente dal suo abstract, mandate senza problemi un email all’autore. 9 volte su 10 otterrete il pdf. Gli scienziati sono le persone piu’ aperte del mondo, vi garantisco.
    Dopo di cio’, con un processo a multi mani, correzioni multiple delle diverse persone del comitato, scrivete un documento di un paio di pagine sulle metodologie di “misurazioni” che avete pensato nel NIA. Circostanziatelo con un indagine statistica di prim’ordine. Fate dei raffronti su grafici delle diverse metodologie. L’originalita’ del lavoro dovrebbe essere basata, ripeto, sulla vostra metodologia: definitela per bene (come Arthur chiede che il SIDC avrebbe dovuto fare in una email, cosa che non condivido) e supportatela dalla statistica.
    Dopo di cio’, definite il target di pubblicazione. Prima giornali specifici di divulgazione italiani (tipo Coelum, l’Astronomia, Nuova Orione), dopo di cio’ ottenuta la pubblicazione del pezzo, spostatevi su giornali specialistici internazionali. Sara’ complicatissimo, ma se il metodo e’ valido al 100% l’articolo sara’ accettato. Sarebbe un colpaccio bellissimo e ve lo auguro.

    Su Scholar Google ho cercato qualcosa come hystorical sun spot analysys ecc… si trova un mucchio di roba…partite da li’ e girateci intorno…

    Adesso suggerimenti di carattere personale.
    – New Ice Age non suona molto scientifico, perche’ presume gia’ dove si va a parare, cosa che uno scienziato di solito non fa se non dietro prova 100%.
    – evitate di porre nei discorsi scientifici che mi auguro farete i toni esagitati di coloro i quali inneggiano al global cooling o al global warming
    – frasi “la natura fa il suo corso” non vanno bene. e’ come dire, dio solo lo sa. la scienza non e’ questo
    – evitate continuamente di vedere complotti scientifici perche’ 9/10 non e’ cosi’

    tutto il discorso e’ nato, tra me e Emilio e molti altri, perche’ si attaccava (e ripeto, si attaccava) l’osservatorio di Catania, cioe’ scienziati che hanno proven tracks scientifico di carattere internazionale fuor di dubbio.

    ciaoo e continuate cosi’ che va molto meglio 🙂

    p.s.: naturalmente questa e’ una mia opinione, a volte sono ironico, ma se mi parlate di cinture fotoniche e nibiru e’ chiaro che non possa fare a meno di ridere 🙂

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  10. @Arthur McPaul
    Il problema é proprio il metodo di calcolo del numero di Wolf che é semplicissimo … si guarda il sole si contano le macchie e si calcola il numero … se un telescopio le vede viene un numero > 11 se non vede niente esce 0 il problema é che un telescopio-osservatore potrebbe vedere le macchie mentre un altro no … a questo punto vengono fuori i pasticci e le discussioni.
    Il sistema é molto empirico e per di più non é continuo ma discretizzato basti pensare al concetto di gruppo di macchie che fa aumentare l’ SN di 10 . Sarebbe meglio che ci fosse ci fosse un metro … Alla fine vengono fuori tanti casini e l’ unica soluzione é aumentare il numero degli strumenti e fare una media. Per secoli si é usato questo sistema e adesso é l’unica misurazione che ci hanno lasciato in eredità gli astronomi del passato e questo é bene ma purtroppo questo dato ha molti limiti.

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  11. @ice2020

    Si si la risposta c’è stata e sono felicissimo ma mi sembra che non siano stati del tutto sinceri e abbiano un pò glissato comunque io rimango della mia idea e fra un anno ne riparliamo io mi fido solo di quello che vedo e del nia’s per il resto ho molti moltissimi dubbi come pure per i ghiacci artici che alla fine della fiera come dissi siamo sostanzialmente in pareggio col 2008 e il 2009 ma forse possiamo ancora chiudere meglio o sicuramente con una ripresa anticipata

    http://www.ijis.iarc.uaf.edu/seaice/extent/AMSRE_Sea_Ice_Extent.png

    http://91.121.84.31/modeles/gfs/run/gfsnh-1-144.png?12

    http://91.121.84.31/modeles/gfs/run/gfsnh-1-288.png?12

    Ciao Simon 🙂

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  12. mi riallaccio alla questione Catania.
    in quanto frequentante del blog fin dall’inizio e praticamente da quasi sempre editor di esso posso assolutamente dire che verso Catania c’è sempre stata l’indole nazionale.

    non ce l’abbiamo mai avuta con Catania, abbiamo sempre detto che Catania fa il suo lavoro alla meglio, come d’altronde lo fa il NOAA ( che segue metodi di conteggio ben precisi ma totalmente diversi dal SIDC ).
    noi abbiamo sempre pensato che a sbagliare fosse il SIDC che comprendendo nel suo “giro” anche Catania distruggesse il raffronto con il passato.
    ora che abbiamo che esso praticamente neanche più viene preso in considerazione dall’ente ufficiale abbiamo chiarito tutto.

    Cmq, andatevi a leggere i bollettini del SIDC, catania è fin troppo presente nei documenti ufficiali, secondo me, come Locarno ha dei privilegi.

      (Quote)  (Reply)

  13. anto3 :

    Ciao,
    vedo che la maggior parte di NIA si stia ricredendo sui giudizi dati in passato agli osservatori di Catania, ad esempio.
    Devo ammettere che, nonostante NIA pulluli di esagitati del global cooling, il passo che avete fatto per chiedere lumi al SIDC sono stati scientificamente encomiabili. Come discutevamo con Emilio, il limite della vicenda risiede nello spirito critico strettamente scientifico: le domande al SIDC erano perfettamente articolate, le obiezioni circostanziate. Va a vostro merito compreso cio’. Il riconoscimento e’ stato aver ottenuto risposte altrettanto circostanziate.
    Ora, come procedere? Provo a darvi qualche suggerimento da uomo di scienza.
    Formate un comitato scientifico in seno a NIA, cominciate a spulciare articoli scientifici. Partite da Scholar Google, e inventatevi parole e frasi da ricercare. La maggior parte degli articoli non saranno accessibili. Se c’e’ qualche articolo che vi attrae particolarmente dal suo abstract, mandate senza problemi un email all’autore. 9 volte su 10 otterrete il pdf. Gli scienziati sono le persone piu’ aperte del mondo, vi garantisco.
    Dopo di cio’, con un processo a multi mani, correzioni multiple delle diverse persone del comitato, scrivete un documento di un paio di pagine sulle metodologie di “misurazioni” che avete pensato nel NIA. Circostanziatelo con un indagine statistica di prim’ordine. Fate dei raffronti su grafici delle diverse metodologie. L’originalita’ del lavoro dovrebbe essere basata, ripeto, sulla vostra metodologia: definitela per bene (come Arthur chiede che il SIDC avrebbe dovuto fare in una email, cosa che non condivido) e supportatela dalla statistica.
    Dopo di cio’, definite il target di pubblicazione. Prima giornali specifici di divulgazione italiani (tipo Coelum, l’Astronomia, Nuova Orione), dopo di cio’ ottenuta la pubblicazione del pezzo, spostatevi su giornali specialistici internazionali. Sara’ complicatissimo, ma se il metodo e’ valido al 100% l’articolo sara’ accettato. Sarebbe un colpaccio bellissimo e ve lo auguro.

    Su Scholar Google ho cercato qualcosa come hystorical sun spot analysys ecc… si trova un mucchio di roba…partite da li’ e girateci intorno…

    Adesso suggerimenti di carattere personale.
    – New Ice Age non suona molto scientifico, perche’ presume gia’ dove si va a parare, cosa che uno scienziato di solito non fa se non dietro prova 100%.
    – evitate di porre nei discorsi scientifici che mi auguro farete i toni esagitati di coloro i quali inneggiano al global cooling o al global warming
    – frasi “la natura fa il suo corso” non vanno bene. e’ come dire, dio solo lo sa. la scienza non e’ questo
    – evitate continuamente di vedere complotti scientifici perche’ 9/10 non e’ cosi’

    tutto il discorso e’ nato, tra me e Emilio e molti altri, perche’ si attaccava (e ripeto, si attaccava) l’osservatorio di Catania, cioe’ scienziati che hanno proven tracks scientifico di carattere internazionale fuor di dubbio.

    ciaoo e continuate cosi’ che va molto meglio :)

    p.s.: naturalmente questa e’ una mia opinione, a volte sono ironico, ma se mi parlate di cinture fotoniche e nibiru e’ chiaro che non possa fare a meno di ridere :)

    Che Catania sia saltato alle cronache di Nia, e nn solo (ormai catania è conosciuta in tutti i siti del pianeta che come noi trattano il sole,e nn siamo quindi gli unici ad aver criticato i loro metodi di conteggio) è un dato di fatto!

    Che qualcuno qui a volte si sia lasciato a giudizi anche poco felici, è un altro dato di fatto (anche il sottoscritto qualche volta, soprattutto all’inizio ammette di averlo fatto, poi aumentando la mia conoscenza e la mia esperienza, ha capito che il problema nn era catania, ma il sidc)…ma nn posso trovarmi d’accordo con i metodi di conteggi che i seppur bravissimi tecnici catanesi adottano, i pore sn i pore e dovrebbero nn segnalargli, le macchie sn macchie ed ovviamente vanno contate! (magari se siete davvero in contatto con gli amici tecnici di catania, fategli notare queste cose).

    Per il resto, NIA è nato come un blog amatoriale (sul nome ti dò ragione, ma ormai è troppo tardi per cambiarlo), e nn ha nessuna pretesa scientifica…premesso questo, se qualcuno qui dentro ha la voglia ed il tempo di seguire il tuo ottimo consiglio, ben venga…io mi metto a totale disposizione nello spiegare quali siano le basi tecniche del nia’s count…

    Simon

      (Quote)  (Reply)

  14. andrew :

    @ice2020

    ….io mi fido solo di quello che vedo e del nia’s per il resto ho molti moltissimi dubbi come pure per i ghiacci artici che alla fine della fiera come dissi siamo sostanzialmente in pareggio col 2008 e il 2009 ma forse possiamo ancora chiudere meglio o sicuramente con una ripresa anticipata

    http://www.ijis.iarc.uaf.edu/seaice/extent/AMSRE_Sea_Ice_Extent.png

    http://91.121.84.31/modeles/gfs/run/gfsnh-1-144.png?12

    http://91.121.84.31/modeles/gfs/run/gfsnh-1-288.png?12

    Ciao Simon :)

    Dai dati pubblicati http://www.ijis.iarc.uaf.edu/seaice/extent/plot.csv siamo sopra il 2007 e 2008 e proprio sotto il 2009 tra qualche giorno vedremo dove si attesta il minimo …

      (Quote)  (Reply)

  15. Confermo quanto detto da Anto3. Glo studiosi e i ricercatori, sono quasi sempre molto disponibili. Cito e ringrazio il Dot. Matese dell’University of Louisiana e il Dot. Iorio (Astrofisico e revisore della British Royal Academy) con cui intrattengo spesso discussioni via mail su Nemesis e argomenti affini.
    Tuttavia, nel nostro caso, c’è ben poco da fare. Il conteggio delle macchie e palesemente strutturato come una sorta di media burocratizzata di decine e decine di valori medi, che dipendono al 99% soltanto dalla diversità di strumento.
    Mi spiego meglio. Misurare un fenomeno naturale, come le spot solari, è paragonabile a misurare la frequenza delle onde radio, la lunghezza di una sbarra o il peso di un oggetto.
    Se si da una definizione visuale di macchia, come fenomeno scuro sulla superficie solare mostrantesi con uno specchio newtoniano di ad esempio 20 cm o con rifrattore di 12 cm. o altra definizione, poi sarebbe solo necessario calcolare il numero di Wolf, punto e basta.
    Se tale esempio sembra poco professionale, gli enti scientifici potrebbero tarare uno strumento piu “professionale” come anche uno dei telescopi spaziali, ma l’importante sarebbe stabilire uno strumento di misura del fenomeno standard.
    Con le spiegazioni del signore in alto nella lettera, si capisce che, come d’altrinde tutti noi già ben sapevamo, che nel fare una media “interpretativa” del fenomeno, é facile poi farsi influenzare dalle situazioni (vedi assicurazioni legate al clima, spinte governative, paranoie accademiche) che non offrono il sacrosanto diritto del metodo sperimentale sancito quasi col sangue da illustri studiosi come G.Galilei.

    Il problema è sbagliato, a mio avviso, da quanto poc’anzi detto, fin dalle fondamenta. Nonostante la risposta del SIDC abbia confermato i nostri timori, resta disarmante l’arbitrarietà altrettanto confermata delle stime, che finiscono col variare anche di molto.
    Se ad esempio Locarno misura alcuni pore (brevi scurimenti che durano solo poche ore), metre ad esempio non li vede perche il suo specchio e meno potente, si ha gia una media sfalsata che tiene conto dei suddetti. Moltiplichiamo l’errore per 80…90…100 osservatori e si va ad assumere valori sballati che potrebbero pompare poi il valore finale.
    Mettiamoci poi su che magari, tali pore, siano misurati dal ricercatore di turno che li vuole vedere a tutti i costi perche nel suo ultimo articolo aveva scritto di un “falso global cooling” o viceversa di un “falso global warming”, si fisce davvero per fare di un metodo scientifico un bel guazzabuglio che poi porta ad imbarazzanti situazioni..cioè che siamo in pieno Dalton e gli scienziati grazie a suddetti valori fanno previsioni del tutto ottimistiche su una ripresa perche infondo, i dati sono “ammorbiditi”.
    Per cui su tali valori, a cascata, si comtinua a parlare di global warming, di accordi internazionali, di investimenti, di sanzioni ecc… ecc..
    Caspita se mandavo un articolo era meglio…
    cio mi porta pertanto, e concludo, a diffidare della complicata e cervellotica metodica di conta degli istituti ufficiali di monitoraggio.
    La scienza e la misurazione dei fenomeni basati sul metodo sperimentale non possono cosi essere ridotti ad una partita di calcio con vari arbitri e vari “arbitri”…

    Arthur

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  16. ice2020 :
    Credo che la questione sui conteggi delle macchie solari sia chiuso da parte mia!
    Le risposte che volevo sentir dire le ho avute, discreta correlazione fino al 1885 (discreta nn significa perfetta), poi no…
    Non mi sn mai accanito contro Catania, magari all’inizio quando ero acerbo anch’io, poi ho capito, e l’ho sempre scritto, che fanno semplicemente il loro lavoro cn gli strumenti a loro disposizione.
    Avere una continuità col passato è oggi impossibile, la tecnologia è andata avanti…
    possiamo dire, ma questo anche Svalgaard lo diceva, che il SN dei minimi di Dalton o Maunder devono essere aumentati del 25%, o questi diminuiti di altrettanto se nn di più, ed è all’incirca quello che sta facendo il NIA’s!
    A me basta così!
    Simon

    ciao a tutti e complimenti ancora per il lavoro che state portando avanti!
    vorrei chiedervi, ad oggi, facendo un confronto tra il minmo di eddy, rigorosamente con il nia’s count, e il maunder e il dalton, magari utilizzando un grafico, come saremo messi?

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  17. In sintesi a mio avviso: andrebbe definita la macchia solare (a scopo statitisco) come quell’inscurimento persistente di una tale durata che si mostra nitidamente con un telescopio X.
    Molto semplice.
    Poi se tramite il SOHO, l’SDO o con i telescopi di Locarno, Catania ecc, indagano sui pore o su altri fenomeni a scopo scientifico, che lo facciano pure, ma non deve avere attinenza con la statistica delle macchie.
    Il discorso di tirare in ballo il passato va bene fino ad un certo punto. Se la comunita scientifica si accordasse in modo semplice su un tipo di ottica standard non ci sarebbero piu equivoci!
    Passo e chiudo

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  18. Il fatto é che CT distingue nella sua cartella i pore dalle sunspot. Cioé CT fa il suo lavoro, vede i pore e li conteggia come PORE, il fatto é che se dopo poche ore il pore scompare e gli osservatori in america non li vedono il SIDC non dovrebbe contarle, ma se il pore dura 12 ore ed é visto da CT e da altri osservatori americaniil SIDC conta!. QUello che dovrebbe essere chiaro é che i pore NON HANNO LA PENOMBRA e non sono macchie. Se vogliono possono fare due conteggi uno delle sole macchie e uno dei pore… ma non si possono e non si devono confondere le due cose.

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