Riferimento
Usoskin, IG, Hulot, G., Gallet, Y., Roth, R., Licht, A., Joos, F., Kovaltsov, GA, Thebault, E. e Khokhlov, A. 2014 Prove per diverse modalità dell’attività solare di Astronomia e Astrofisica 562:. L10, doi: 10,1051 / 0004-6361 / 201423391.
- Cosa è stato fatto
Secondo Usoskin et al. (2014), il Sole, mostra una forte variabilità nella sua attività magnetica, passando da grandi minimi a grandi massimi, tuttavia, la natura della variabilità della nostra stella, non è pienamente compresa, soprattutto, a causa di una insufficiente lunghezza delle registrazioni dell’attività solare, direttamente osservate e dalle incertezze correlate nelle ricostruzioni nel lungo termine. Ora, però, nel tentativo di superare tali incertezze, in una carta, pubblicata sulla rivista Astronomy and Astrophysics, Usoskin et al., presentano la prima ricostruzione fisica dell’attività solare, che copre gli ultimi 3000 anni e che ha permesso loro di ricavare, le diverse modalità dell’attività solare, ad un livello di dettaglio senza precedenti.
- Ciò che è stato appreso
Come illustrato nella figura seguente, gli autori affermano, che c’è un notevole accordo, tra gli anni di sovrapposizione della loro ricostruzione (linea nera) e il numero di macchie solari registrate dalle osservazioni dirette dal 1610 (linea rossa). La loro ricostruzione dell’attività solare mostra anche alcune “caratteristiche distintive”, tra cui diversi grandi minimi, ben definito dell’attività solare : 770 aC, 350 aC, 680 dC, 1050, 1310 dC, 1470 dC e il 1680 dC, circa, così come il moderno grande massimo (che si è verificato durante i cicli solari 19-23, cioè tra il 1950-2009), che essi descrivono come “un evento raro o addirittura unico, sia in ampiezza che per durata, negli ultimi tre millenni”.
Figura 1 Ricostruzione media decennale del numero di macchie solari per il periodo 1150BC-1950 AD (linea nera). L’intervallo di confidenza è al 95%, ed è indicato dallo sfondo grigio e il numero di macchie solari misurate direttamente sono mostrate in rosso. Le linee tratteggiate orizzontali delimitano i confini delle tre modalità suggerite (grandi minimi, attività regolare e grandi massimi) come definito da Usoskin et al.
Ulteriori analisi statistiche della ricostruzione ha rivelato, che il Sole opera in tre modalità distinte di attività : (1) una modalità normale che corrisponde ad una moderata attività che varia in una fascia relativamente stretta tra un numero di macchie solari che vada 20 a 67, (2) un modalità da grande minimo, di ridotta attività solare, che non può essere spiegato da fluttuazioni casuali nella modalità normale, confermato con un alto livello di confidenza e (3) una possibile modalità da grande massimo, tuttavia, una statistica bassa, non ci permette di convalidare con concertezza questo, ancora.
- Che cosa significa tutto questo ?
Usoskin et al. (2014) scrivono, che questi risultati, forniscono importanti vincoli per entrambi i modelli di dinamo di stelle e nella ricerca di una possibile influenza solare sul clima della Terra. Essi illustrano anche l’importanza di migliorare la qualità di tali ricostruzioni, alla luce del fatto, che le precedenti ricostruzioni di questa natura, non avevano rivelato alcuna firma chiara, sui modi distinti di lavoro della nostra stella.
Purtroppo, tutto questo, è oltre la portata di questo lavoro, affrontare e valutare l’impatto potenziale dell’attività solare sul clima. Eppure, la ricostruzione ci lasciano una grande domanda, senza risposta – Quale effetto ha avuto la grande attività solare che si è registrata tra il 1950 e il 2009, sul clima della Terra? Come un evento “unico” e “raro” sia in termini di ampiezza e durata, sarebbe stato meglio se si fosse dedicato più tempo e sforzo dall’IPCC o altri, nel rispondere a questa domanda. Invece, gli scienziati dell’IPCC hanno condotto relativamente pochi studi sulla influenza del Sole sul riscaldamento moderno, ipotizzando che l’influenza sulla temperatura di questo, raro e unico grande massimo sull’attività solare, che si è verificato solo una volta negli ultimi 3000 anni, è di gran lunga inferiore alla radiativa potenza fornita dalla crescente concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre.
Fonte : http://www.co2science.org/articles/V17/N32/C1.php
Michele