Archivio mensile:Settembre 2014

La distribuzione spaziale delle temperature invernali nell’emisfero settentrionale durante le diverse fasi del ciclo solare

  1. V. Maliniemi
  2. T. Asikainen and
  3. K. Mursula

doi: 10.1002/2013JD021343

 

Riassunto

Diversi studi recenti stanno rilevando che la variabilità del clima invernale dell’emisfero settentrionale è connessa con diversi parametri dell’attività solare. Anche se questi risultati indicano sempre più un qualche tipo di modulazione solare sul sistema di circolazione stratosfera-troposfera e la temperatura superficiale, attualmente le opinioni sul preciso meccanismo e sullo specifico innesco solare differiscono. I driver o guide proposti comprendono, ad esempio, la radiazione totale solare (TSI), la radiazione solare ultravioletta (UV) , i raggi cosmici galattici e le particelle energetiche della magnetosfera. Mentre alcuni di questi driver sono difficili da distinguere a causa delle loro variazioni minime nel corso del ciclo solare, altri driver suggeriscono evidenti differenze nella loro evoluzione durante il ciclo solare. Ad esempio, l’attività geomagnetica e il picco del flusso delle particelle magnetosferiche seguono il ciclo solare, esclusivamente nella fase discendente del ciclo delle macchie solari, mentre la TSI e la radiazioni UV, seguono più da vicino, nella sua totalità (sia nella fase di ascesa e discesa), il ciclo delle macchie solari. In questo lavoro, le variabili utilizzate sono: 13 cicli solari, dal 1869 al 2009, le temperature superficiali invernali, l’oscillazione del Nord Atlantico (NAO). Le variabili sono state analizzate durante le quattro diverse fasi conosciute del ciclo delle macchie solari : il minimo, la fase ascendente, il massimo e la fase di declino.

 

I quattro possibili meccanismi di amplificazione solare in relazione alle 4 fasi di ogni ciclo solare

Rileviamo differenze significative nei modelli di temperatura tra le quattro fasi del ciclo. Il che indica una modulazione del ciclo solare sulle temperature superficiali invernali. Tuttavia, il modello più chiaro delle anomalie della temperatura non viene rilevato durante il massimo o il minimo delle macchie solari, ma durante la fase di declino, quando l’andamento della temperatura ricorda da vicino il modello trovato durante la fase di NAO positiva. Inoltre, troviamo lo stesso modello, 100 anni fa, durante i cicli dalla bassa attività, suggerendo che il modello è in gran parte indipendente dal livello complessivo dell’attività solare.

 

Fonte : http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2013JD021343/abstract

 

Michele

Possibile relazione fra i terremoti nel Golfo di Patti e i fenomeni EM atipici a Canneto di caronia ?

I riferimenti scientifici che evidenziano un chiaro collegamento fra gli eventi sismici e gli aspetti elettromagnetici conosciuti e sconosciuti sono molteplici. I documenti che ho pubblicato in questi anni sono vari. Di seguito riporto questa interessante sincronicità che potrebbe finalmente chiarire l’origine delle fenomeni sconosciuti ed inquietanti che si stanno verificando a Canneto di Caronia.

La cronaca ….

Nelle ultime 24/48h. ,il sud italia, con particolare riferimento alla Sicilia, è stato sede di numerosi eventi sismici, di magnitudo compresa fra la M2.5 e  M3. Diversi eventi, negli ultimi giorni, si collocano nel golfo di Patti / isole eolie (vedi immagine allegata). Fonte EMSC

http://www.emsc-csem.org/Earthquake/

Eq

 

Caronia

La cronaca della passata notte a Canneto di caronia :

La situazione sta ormai precipitando a Canneto di Caronia. Quaranta episodi nella notte e danni che si aggravano di ora in ora. Una emergenza che ormai ha portato all’esasperazione cittadini ed amministratori che da qualche minuto hanno bloccato l’area impedendo a Vigili del Fuoco e volontari di protezione civile. In molti si dicono pronti a bloccare la Statale 113 e la stazione ferroviaria affinchè finalmente qualcuno si accorga che qualcosa di gravissimo sta accadendo.
Nella notte fatti nuovi, alcuni al limite del raccapricciante: asciugamano incenerite nei bagni, contenitori di plastica di detersivi totalmente anneriti ma non sciolti.
Il sindaco continua a chiedere l’immediato intervento della Protezione Civile regionale che sulla vicenda continua a mantenere un atteggiamento incomprensibile.

asciugamano-canneto

Fonte : http://www.amnotizie.it/2014/09/25/canneto-di-caronia-un-inferno-nella-notte-40-incendi-le-foto-esclusive/asciugamano-canneto/

Michele

Brightpoints : Nuovi indizi per determinare il ciclo solare

Un insieme di 25 immagini separate, scattate dall’osservatorio SDO della NASA, che coprono un anno: dall’aprile 2012 all’aprile 2013. L’immagine rivela la migrazione delle regioni attive verso l’equatore durante tale periodo. Credit: NASA / SDO / Goddard

Circa ogni 11 anni il sole subisce un cambiamento di personalità completo, passando da una tranquilla attività ad una attività violenta. L’apice dell’attività del sole, conosciuta come massimo solare, è un periodo con numerose macchie solari, punteggiate da profonde eruzioni che inviano radiazioni e particelle solari fuori dai confini dello spazio. Tuttavia, i tempi del ciclo solare sono tutt’altro che precisi. Dal momento in cui gli esseri umani cominciarono regolarmente la registrazione delle macchie solari, nel 17° secolo, il tempo intercorso tra un massimo solare e il successivo è stato inferiore a nove anni fino al ciclo 14, il che rende difficile determinarne la causa. Ora i ricercatori hanno scoperto un nuovo marker per monitorare il corso del ciclo solare: i brightpoints, piccoli punti luminosi nell’atmosfera solare che ci permettono di osservare costantemente i movimenti torbidi del materiale all’interno del sole. Questi marcatori forniscono un nuovo modo di osservare i campi magnetici, come si evolvono e si muovono nella nostra stella.  Storicamente le teorie su quello che sta succedendo all’interno del sole, e su ciò che guida il ciclo solare, hanno fatto affidamento su una sola serie di osservazioni: la rilevazione delle macchie solari, un set di dati che si perde nei secoli. Negli ultimi decenni, rendendosi conto che le macchie solari sono aree di campi magnetici intensi, i ricercatori sono stati anche in grado di includere osservazioni di misure magnetiche del sole da più di 90 milioni di miglia di distanza. “Le macchie solari sono state il marcatore perenne per la comprensione dei meccanismi che governano l’interno del sole”, ha detto Scott Mc Intosh, uno scienziato spaziale presso il National Center for Atmospheric Research a Boulder, in Colorado, e primo autore di un saggio su questi risultati che sono usciti il primo settembre 2014, su Astrophysical Journal. “Ma i processi che formano le macchie solari non sono ben compresi, e molto meno lo sono quelli che governano la loro migrazione e che determinano il loro movimento. Ora possiamo vedere che ci sono dei punti luminosi nell’atmosfera solare che agiscono come boe ancorate, se confrontate con quello che sta succedendo molto più in basso, aiutandoci quindi a ipotizzare un quadro diverso dell’interno del sole.” Nel corso di un ciclo solare, le macchie solari tendono a migrare progressivamente verso l’equatore. La teoria prevalente è che due grandi anelli simmetrici, in ciascun emisfero solare, come enormi nastri trasportatori, “spazzano” dai poli all’equatore, dove affondano più in profondità giù nel sole e poi si fanno strada a ritroso verso i poli. Questi nastri trasportatori muovono anche il campo magnetico attraverso l’atmosfera solare. La teoria suggerisce che le macchie solari si muovono in sintonia con questo flusso; il monitoraggio delle macchie solari ha permesso lo studio di questo movimento e le teorie sul ciclo solare si sono sviluppate sulla base di tale progressione. Ma molto rimane ancora sconosciuto: Perché le macchie solari compaiono solo a latitudini inferiori a circa 30 gradi? Che cosa nelle macchie solari dei cicli consecutivi fa capovolgere bruscamente la polarità magnetica da positivo a negativo o viceversa? Perché i tempi del ciclo sono così variabili? A partire dal 2010, Mc Intosh e i suoi colleghi hanno iniziato il monitoraggio delle dimensioni delle diverse aree magneticamente equilibrate sul sole, cioè le zone dove ci sono un numero uguale di campi magnetici. La squadra ha trovato particelle magnetiche di dimensioni  già  viste in precedenza, ma anche gruppi di macchie molto più grandi rispetto a quelle rilevate in passato, di ampiezza più o meno pari al diametro di Giove. I ricercatori hanno rilevato queste regioni anche nelle immagini dell’atmosfera solare, cioè  la corona, catturate dalla NASA Solar Dynamics Observatory o SDO. Hanno notato che i punti onnipresenti di luce ultravioletta e raggi X estremi, noti come brightpoints, preferiscono librarsi attorno ai vertici di queste grandi aree, soprannominate “G-nodes” a causa della loro scala gigante. Questi brightpoints e G-nodes, quindi, ci permettono di utilizzare un nuovo metodo per seguire la traccia del materiale che fluisce all’interno del sole e il modo in cui ciò avviene. Mc Intosh ed i suoi colleghi hanno poi raccolto le informazioni sul movimento di queste aree nel corso degli ultimi 18 anni, ricavate dalle osservazioni rese disponibili dall’Agenzia Spaziale Europea e dalla NASA,  effettuate durante il monitoraggio dell’ultimo ciclo solare e di quello attualmente in corso ad opera del Solar and Heliospheric Observatory (SOHO) e del Solar Dynamics Observatory (SDO). Essi hanno scoperto che le bande di questi marcatori – e quindi i corrispondenti grandi campi magnetici – si sono spostati progressivamente nel tempo verso l’equatore lungo lo stesso percorso delle macchie solari, ma il loro inizio è ad una latitudine di circa 55 gradi. Inoltre, ciascun emisfero del sole di solito ha presente più di una di queste bande .

Mc Intosh spiega che una complessa interazione di linee del campo magnetico può svilupparsi all’interno del sole, e che questa è in gran parte nascosta alla nostra vista. Le osservazioni recenti suggeriscono che il sole è popolato da bande di materiale magnetico polarizzato in modo diverso che, una volta formatesi, si muovono costantemente dalle alte latitudini verso l’equatore . Queste bande avranno una polarità magnetica nord o sud e la loro alternanza di segno, in ciascun emisfero, farà in modo che le polarità si annulleranno sempre.

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In questo scenario, è il ciclo della banda magnetica, cioè la durata dello spostamento di ciascuna banda verso l’equatore, che definisce veramente l’intero ciclo solare. “Così, il ciclo solare di 11 anni può essere visto come la sovrapposizione tra due cicli molto più lunghi”, ha detto Robert Leamon, co-autore alla Montana State University di Bozeman e della NASA a Washington. Il nuovo modello concettuale fornisce anche una spiegazione del perché le macchie solari sono intrappolate sotto i 30 gradi e bruscamente cambiano segno. Tuttavia, il modello ci conduce di conseguenza ad un’interrogativo: Perché i marcatori magnetici, i brightpoints e i G-nodes, iniziano ad apparire a 55 gradi? “Soprattutto a quella latitudine, l’atmosfera solare sembra essere scollegata dalla rotazione che avviene sotto di essa”, ha detto McIntosh. “Quindi vi è motivo di ritenere che dentro il sole c’è un movimento interno e una evoluzione alle alte latitudini rispetto alla regione vicino all’equatore, molto diversa. 55 gradi sembra essere una latitudine critica per il sole e questo fatto è qualcosa che  bisogna esplorare ulteriormente.” Le teorie sui cicli solari sono le più utilizzate per fare previsioni su quando avremo il prossimo minimo e il prossimo massimo solare. Questo lavoro di ricerca prevede che il sole entri nel minimo solare intorno alla seconda metà del 2017, con le macchie solari del ciclo successivo che appariranno verso la fine del 2019. “Le persone fanno le loro previsioni su quando questo ciclo solare finirà e il prossimo avrà inizio”, ha detto Leamon. Alcuni affermano nel 2019 o 2020. Alcune persone avranno ragione e gli altri torto.”Nel frattempo, a prescindere dal fatto che la nuova ipotesi fornita da Mc Intosh e dai suoi colleghi sia corretta, questo insieme di punti luminosi e aree g-nodes nel lungo termine offrono una nuova serie di osservazioni per esplorare l’attività solare al di là delle sole macchie solari. Inserendo queste informazioni nei modelli solari, avremo l’occasione per migliorare le simulazioni della nostra stella.

Fonte : http://www.sciencedaily.com/releases/2014/09/140903104743.htm

Correva l’anno 1975 e gli scienziati incolpavano la corrente a getto, quale causa del raffreddamento globale

Corre l’anno 2014 e nel tentativo di salvare il loro finanziamenti e la reputazione, gli scienziati del clima stanno attualmente cercando di incolpare le cadute del jet-stream da riscaldamento globale, ma nel 1975, gli scienziati sapevano bene, che quest’ultime oscillazioni sono causate dal raffreddamento globale.

Da Science news, vol.107 del 1975 :

 

“….. Durante i periodi climatici più freddi, invece, i venti alle alte quote sono suddivisi in celle irregolari dai centri di pressione più deboli e più abbondanti, che causano, la formazione di un modello di “circolazione meridionale”. Queste piccole cellule deboli possono ristagnare su vaste aree per molti mesi, portando un clima insolitamente freddo su un lato e un clima insolitamente caldo su l’altro. La siccità e l’inondazioni diventano più frequenti e possono alternare le stagioni, come hanno fatto l’anno scorso in India. Così, mentre l’emisfero nel suo complesso è più fresco, le singole aree possono alternativamente infrangere i record delle temperature e delle precipitazioni su entrambe le estremità. Se le temperature globali dovrebbero scendere ancora di più, gli effetti potrebbero essere molto più drastici. Secondo l’accademia (National Academy of Sciences), nella loro relazione sul clima, probabilmente ci stiamo avvicinando alla fine di un grande ciclo interglaciale, con l’approccio in una era glaciale, una possibilità reale…”

 

Fonte : http://stevengoddard.wordpress.com/2014/09/17/in-1975-scientists-blamed-jet-stream-dips-on-global-cooling/

Michele

L’evidenza del circuito elettrico sismico globale di Galina Khachikyan

GalinaZhumabek Zhantaev (1), Galina Khachikyan (2) [Foto], and Nikolay Breusov (3)

(1) National Center of Space Research and Technologies, Almaty, Kazakhstan ([email protected]), (2) Institute of Ionosphere of National Center of Space Research and Technologies, Almaty, Kazakhstan ([email protected]), (3) National Center of Space Research and Technologies, Almaty, Kazakhstan ([email protected])

 

Riassunto del lavoro presentato ad EGU 2014 – Vienna –

Si è scoperto che negli ultimi decenni l’attività sismica della Terra ha la tendenza ad aumentare con la diminuzione dell’attività solare (e, di conseguenza, con l’aumento dei raggi cosmici). Un buon esempio di questo effetto, può essere il numero crescente dei terremoti catastrofici recentemente occorsi nel lungo minimo solare.

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Tra il 1973 e il 2011 ci sono stati 20 terremoti con M = 7.0 in regioni con L = 2,0-2,2 . Tutti questi eventi si sono verificati solo nella fase declinante dei cicli solari di 11 anni , mentre erano assenti nella fase ascendente [ Khachikyan et al. , 2010]

Tale risultato supporta l’idea dell’esistenza di un rapporto sole-litosfera che, senza dubbio, fa parte del modello complessivo di interazioni  sole-terra. Il meccanismo fisico di tali rapporti  non è ancora stato ben compreso. Attualmente si ritiene che uno dei principali “ingranaggi”  di questo meccanismo possa essere il circuito elettrico globale (GEC), e cioè un loop di correnti elettriche verticali e penetranti, in accoppiamento elettrodinamico con tutta la geosfera. Si ritiene, inoltre, che il confine superiore della GEC si trova nella magnetopausa, dove il campo magnetico del vento solare si riconnette con il campo geomagnetico, traducendosi in una penetrazione dell’energia eolica solare in ambiente terrestre.

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Considerato che la penetrazione dell’energia eolica solare in ambiente terrestre è descritta meglio in coordinate geocentriche solari nella magnetosfera (GSM), la distribuzione spazio-temporale dei terremoti potrebbe essere evidenziata nel migliore dei modi utilizzando il sistema di coordinate sopra riportato.

34I terremoti preferiscono essere nel luogo dove (e quando)  la componente geomagnetica “Z”, nelle coordinate GSM ( ZGSM ), raggiunge un grande valore positivo. La massima magnitudo possibile del terremoto dipende linearmente dal valore assoluto della componente ZGSM nell’epicentro e nel tempo di occorrenza del terremoto [ Khachikyan et al. , 2012 ] .

L’efficacia dell’operazione GEC dipende dall’intensità dei raggi cosmici (CR), che ionizzano l’aria nella media atmosfera aumentandone la conducibilità.

In relazione a quanto detto in precedenza, si può prevedere che :  

I) dal punto di vista quantitativo, un’attività sismica crescerà nello spazio temporale che va dal massimo solare al minimo solare,  contestualmente all’aumento del flusso dei raggi cosmici CR e II) in quelle regioni del globo, dove la crosta viene trasportata dalle linee del campo magnetico con L =  ~ 2.0 e che sono popolate dai raggi cosmici anomali, la relazione dell’attività sismica con le variazioni dell’attività solare si manifesterà più chiaramente, poiché non vi è una marcata dipendenza dei raggi cosmici, sulle variazioni dell’attività solare.

Questa mappa mostra i collegamenti del campo magnetico sulla superficie della Terra, per L-valori 1.5 , 2 , 3 , 4 e 5. Se estese nello spazio, queste linee di campo attraversano l’equatore magnetico terrestre a 1.5 , 2 , 3 , 4 e 5 raggi terrestri, rispettivamente.

Assumendo il presupposto (I), dai dati del catalogo globale sismologico del NEIC, USGS (dal 1973 al 2010) si è constatato che il numero annuale dei terremoti di magnitudo M4.5+ varia durante il ciclo undecennale con oscillazioni di circa il 7-8%, aumentando durante il minimo solare , e ciò è qualitativamente e quantitativamente in sintonia con le variazioni dei CR nel ciclo solare di 11 anni. Cercando la verifica all’ipotesi (II), si è constatato che, durante il periodo 1973-2010, i 20 terremoti con magnitudo M7+   sono avvenuti in zone sismiche dove le linee di forza geomagnetica L = 2.0-2.2  sono in connessione con la crosta terrestre.

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Le dorsali oceaniche situate nell’emisfero meridionale, lungo il confine della placca tettonica Antartica, sono magneticamente coniugate con le aree di svincolo degli orogeni continentali e le piattaforme nell’emisfero settentrionale . Esiste una stretta coniugazione magnetica tra il confine della placca tettonica di Nazca e il confine tettonico a nord della placca tettonica caraibica[ Khachikyan et al. , 2013].

Sorprendentemente, tutti questi forti terremoti hanno avuto luogo solamente durante la diminuzione di fase del ciclo solare di 11 anni, mentre sono assenti nella fase ascendente. Questo risultato dimostrerebbe l’ ipotesi (II) e potrebbe essere preso in considerazione per la previsione dei terremoti forti nelle zone sismiche dove la crosta è piena di linee del campo geomagnetico L = ~ 2.0.

In conclusione : I risultati confermano un’idea moderna, ossia che i terremoti sono legati al funzionamento del circuito elettrico globale (GEC). Tuttavia, sono necessarie ulteriori e più approfondite ricerche per capire nel dettaglio questo meccanismo.

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Fonti :

http://meetingorganizer.copernicus.org/EGU2014/EGU2014-5253-6.pdf

http://gt.crust.irk.ru/images/upload/tblarticle106/magazin106.pdf

 http://www.scirp.org/journal/PaperDownload.aspx?DOI=10.4236/ijg.2012.35109

 

Michele