Archivio mensile:Luglio 2014

Nicola Scafetta : Le temperature globali e il numero di macchie solari sono correlate? Sì, ma non in modo lineare

Una risposta a Gil-Alana et al. (2014)

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0378437114005226

DOI: 10.1016/j.physa.2014.06.047

 

Riassunto

Recentemente Gil-Alana et al. (2014) hanno confrontato le registrazioni del numero delle macchie solari con le registrazioni delle temperaure, ed hanno scoperto che si differenziano perchè :  le registrazioni del numero delle macchie solari sono caratterizzate da un ciclo dominante di 11 anni, mentre le registrazioni delle temperature sembrano essere caratterizzato da una “singolarità” o “polo“, in una funzione di densità spettrale alla frequenza “zero“. Di conseguenza, hanno sostenuto che le due registrazioni sono caratterizzate, da sostanziali e diversi modelli statistici frazionari, ed hanno quindi respinto l’ipotesi che il Sole influenza notevolmente le temperature globali.

In questo lavoro mostro che :

(1) la “singolarità” o “polo” in funzione della densità spettrale della temperatura superficiale globale alla frequenza “zero“, non esiste: il modello osservato deriva dalla tendenza al riscaldamento del segnale di temperatura occorso dal 1880, ed è un errore di interpretazione tipico, che lo spettro dei segnali non stazionari può suggerire;

(2) appropriati periodogrammi continui chiariscono la questione e mostrano anche una firma del ciclo solare di 11 anni (ampiezza ≤ 0,1 ° C) che, dal 1850, ha una durata media di circa 10,4 anni ed è prodotto da molte altre naturali oscillazioni;

(3) la firma solare nel record della temperatura superficiale può essere riconosciuta solo utilizzando tecniche specifiche di analisi, che tengano conto della non-linearità e filtraggio di molteplici contributi al cambiamento climatico;

(4) dopo l’anno 1880, la tendenza al riscaldamento della temperatura non può essere paragonata, o studiata, con il solo record delle macchie solari e il suo ciclo di 11 anni, ma richiede ulteriori modelli di proxy solari che mostrano oscillazioni di breve e lunga scala, più il contributo di forzanti antropogeniche, come fatto in letteratura. Diverse evidenze suggeriscono che le temperature globali e il numero delle macchie solari sono molto legati gli uni agli altri, su più scale temporali. Così, essi sono caratterizzati da modelli frazionari ciclici. Tuttavia, gli indici climatici e solari sono collegati tra loro attraverso processi complessi e non lineari.                                                                                                                                Infine, dimostro che la previsione di un modello semi-empirico per la temperatura superficiale globale basato sulle oscillazioni astronomiche e forcing antropogenico proposto da Scafetta dal 2009, ad oggi, ha avuto successo.

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All’interno del documento, Nicola riporta ulteriori trame rappresentative di vari indici su una vasta gamma di tempi che dimostrano, chiaramente, la stretta coerenza tra l’attività solare e le fluttuazioni della temperatura sulla superficie del nostro pianeta.

Figura 5. (A) Confronto fra una delega dell’attività solare (blu) e una delega della temperatura (δ18O) a Dongge, Cina (verde), che rappresenta i cambiamenti del clima asiatico durante l’Olocene. I due set di dati sono evidentemente ben correlati. (B) Confronto fra le temperature medie globali troposferiche (blu) ed il record dei raggi cosmici galattici (rosso), che vengono modellati dall’attività magnetica solare. Il pannello mostra il confronto raggiunto dopo la rimozione delle componenti : El Nino, NAO e aerosol vulcanici. (C) le temperature osservate rispetto alla lunghezza del ciclo solare. (D) gradiente polare annuale dell’emisfero nord (blu), la sua traccia annuale media di 10 anni (trattino blu), in confronto, con l’irradianza solare totale stimata (rosso) (E) Confronto fra la ricostruzione della temperatura a Belukha (Siberia), con le deleghe dell’attività solare. (F) Ricostruzione della temperatura per le Alpi Centrali nel corso degli ultimi due millenni.

 

Modello astronomico climatico vs previsioni IPCC

La figura sopra riportata mostra la registrazione della temperatura superficiale globale (HadCRUT3): La curva rossa indica il record originale globale della temperatura superficiale pubblicato sul giornale JASTP2012b e la curva blu mostra la temperatura della superficie globale aggiornato al più recente mese disponibile. La curva di colore nero, all’interno dell’area di colore ciano, è la previsione del modello astronomico armonico del 2000, che supera chiaramente le generali proiezioni del modello di circolazione IPCC (area verde). La curva gialla è la componente armonica da sola,  senza la componente antropica.

Il documento : http://people.duke.edu/~ns2002/pdf/1-s2.0-S0378437114005226-main.pdf

 

Fonte :  http://tallbloke.wordpress.com/2014/07/28/nicola-scafetta-global-temperatures-and-sunspot-numbers-are-they-related-yes-but-non-linearly/

 

Michele

Gli studi sul riscaldamento globale ridicolizzati dal calo delle temperature

Uno studio britannico del Met Office, che prevedeva che le temperature sarebbero aumentate fino a mezzo grado centigrado negli ultimi 10 anni, sta per essere ridicolizzato dopo che, recentemente, è stato rivelato che le reali temperature stanno diminuendo.

Lo studio peer-reviewed di Doug M. Smith et al, intitolato : “Previsione   delle temperature superficiali per il prossimo decennio, perfezionata da un modello climatico” -, e che è stato presentato sulla rivista Science – aveva previsto erroneamente, da diversi anni, che negli ultimi dieci anni si sarebbe registrato un caldo record.

Nel documento, si affermava:

“… Prevediamo un ulteriore riscaldamento nel corso del prossimo decennio, con un 2014, previsto essere di 0,30 ° ± 0,21 ° C [con un intervallo di confidenza che va dal 5 al 95%] più caldo, rispetto al valore osservato nel 2004. Inoltre, prevediamo che almeno la metà degli anni dopo il 2009 saranno più caldi rispetto al 1998, l’anno più caldo attualmente registrato.”

Tuttavia, adesso, siamo in grado di analizzare i dati reali sulle variazioni di temperatura, quindi possiamo osservare che, in realtà, si è verificato un raffreddamento di 0.014 gradi negli ultimi 10 anni, e cioè un valore di temperatura media addirittura inferiore alla stima più bassa.

Inoltre, neanche un solo anno è stato più caldo del 1998, nonostante il documento prevedeva che almeno tre anni lo sarebbero stati.

Il grafico riportato qui sopra, di Kalte Sonne, mostra i dati osservati dal meteo office (sottile linea grigia) con le predizioni di Smith (linee di colore rosso e blu) e l’andamento reale (spessa linea nera) sovrapposti. Possiamo vedere chiaramente, che non solo la linea di tendenza reale è ben al di fuori della gamma di previsioni di Smith et al., ma quest’ultima in realtà si abbassa leggermente.

Sul blog tedesco che si occupa di clima “Die Kalte Sonne”, lo scienziato Frank Bosse dice che nello studio di Smith et al. si è omesso di prendere in considerazione i cicli oceanici noti e altri fattori naturali.

Smith ha allora replicato, scrivendo un nuovo saggio che ha preso in considerazione più fattori, ma Bosse scrive che l’intervallo di incertezza lo rende “più o meno inutile”.

Dalla traduzione ripresa sulla piattaforma NoTricksZone, Bosse conclude:

“Finché l’uomo non è in grado di determinare con la precisione necessaria il ruolo della variabilità naturale sul nostro clima osservato, il calcolo dell’impatto dei gas serra rimarrà una profezia. Ti senti in colpa perché stai ancora utilizzando le lampadine a incandescenza? Non ti preoccupare per questo !”

 

Fonte : http://www.climatechangedispatch.com/global-warming-study-ridiculed-after-temperatures-drop.html

 

Michele

Rubrica meteo-climatica Luglio

Introduzione

La prima parte della Rubrica riporta le previsioni e le tendenze meteo-climatiche per i giorni e le settimane successivi alla pubblicazione della Rubrica. La seconda parte riassume e commenta i principali indici climatici e contiene anche qualche considerazione circa la stagione corrente e quella successiva.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum Meteo.

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La prima parte dell’Estate

La prima metà della stagione estiva è trascorsa in una continua alternanza tra sortite calde (ma non troppo) africane e brusche rinfrescate di origine atlantica o nord-atlantica. La calura ha interessato soprattutto il Centro-Sud. Le irruzioni instabili atlantiche, invece, hanno riguardato soprattutto il Nord, ma si sono talvolta spinte fino al Sud; in qualche caso si è trattato di vere e proprie interruzioni della stagione estiva: piogge e temporali, anche abbondanti e intensi, bruschi cali termici ci hanno fatto a tratti dubitare di trovarci in piena estate.

 

I prossimi giorni

Si è appena concluso l’ennesimo ingresso instabile, per non dire perturbato, di origine atlantica, che ha interessato pressoché tutta la nostra Penisola. Il tempo però non si rimetterà al bello in quanto un nuovo peggioramento si presenterà a breve e poi probabilmente ne subentrerà un altro all’inizio della prossima settimana.

Di seguito è riportata la previsione GFS per le ore centrali di domenica 27 Luglio, relativa alla pressione al suolo ed in quota:

SLP

 

Nell’immagine si nota l’assenza di una figura dominante sull’Europa e sull’Italia: l’Anticiclone delle Azzorre è molto defilato in Atlantico e si spinge fin verso l’Islanda. Ciò favorisce l’ingresso di correnti africane (quando si forma una lacuna barica nei pressi della Spagna e del Portogallo), ma alternativamente anche di ingressi perturbati atlantici o addirittura artici. In sostanza, il quadro non depone a favore di una stabilità duratura sull’Italia.

Nel lungo termine (fine mese) non si intravvede alcun sostanziale cambiamento: l’Anticiclone delle Azzorre esiterà ancora a spingersi verso l’Italia.

 

Possibile evoluzione successiva (Agosto)

GFS ed il suo ensemble (GENS) lasciano intendere che Agosto possa iniziare all’insegna del caldo al Sud e forse al Centro, ma ancora dell’instabilità al Nord. Dunque con stabilità atmosferica e più caldo, ma solo su una parte della nostra Penisola. Anche ECMWF concorda ma ridimensionando il quadro termico. Sussistono però almeno due incognite. La prima è costituita da possibili reiterate infiltrazioni instabili atlantiche, al Nord ma non solo. La seconda è illustrata nel paragrafo finale della presente Rubrica, al quale si rimanda per i dettagli.

Ad oggi non è possibile dire di più. Visitate comunque la sezione Meteo del blog, per gli aggiornamenti successivi.

 

Gli indici meteo-climatici: i valori del mese precedente

Di seguito si riportano i valori del mese di Luglio, quelli più recenti disponibili. Tra parentesi sono riportati i valori di Giugno.

  1. ENSO (El Niño Southern Oscillation, MEI index): (+0,932) +0,878
  2. PDO (Pacific Decadal Oscillation): (+1,80) +0,82
  3. AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (+0,021) +0,085
  4. QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (-2,81) -13,98
  5. QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (+10,09) +4,96
  6. MJO (Madden-Julian Oscillation): non rilevato in estate

 

Commento indici

 1. L’ENSO dopo un anno e mezzo (autunno 2012-primavera 2014) di sostanziale neutralità, è tornato ad essere positivo. Le previsioni NOAA per i prossimi mesi confermano la persistenza del Nino, sia pure tra debole e moderato e solo nel comparto oceanico centrale (zone 3 e 3.4) Tuttavia permangono due incognite: la dispersione dei membri previsionali resta elevata e rende la previsione ancora incerta; inoltre, occorre verificare il comportamento dell’indice PDO nei prossimi mesi. Se tornerà in territorio negativo entro qualche mese, come è ragionevole attendersi, indebolirà il Nino.

Per verificare l’attendibilità delle previsioni, è possibile esaminare le anomalie sottosuperficiali di temperatura. Esse possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà effettivamente nel prossimo futuro all’ENSO. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

ST Subsurface

Nel corso della primavera, le consistenti anomalie positive presenti sotto la superficie oceanica sono gradualmente emerse, avviando l’attuale evento di Nino. Tuttavia, hanno di recente mostrato un netto indebolimento (ultima immagine). Inoltre, nelle ultime settimane, si sono sviluppate anomalie sottosuperficiali negative, pur di intensità ed estensione non rilevanti, che hanno preso il posto che fino a qualche mese fa era occupato da quelle positive. La situazione è in costante evoluzione, dunque occorrono conferme. Tuttavia, l’esame di queste anomalie suggerisce al momento un prossimo declino del Nino ed il probabile ritorno perlomeno a condizioni di sostanziale neutralità.

In tal senso, a differenza dei mesi precedenti, la rilevazione ora non conferma le previsioni NOAA citate in precedenza.

Anche le anomalie superficiali ENSO mostrano attualmente la presenza del Nino, specie nel comparto oceanico orientale. Nell’Oceano Atlantico, nell’emisfero settentrionale, si mostra un’alternanza tra anomalie di segno diverso, disposte a fasce lungo i paralleli.

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/

SST

L’Oceano Pacifico equatoriale è interessato da prevalenti anomalie positive, specie nel comparto orientale (Nino “east based”). A nord prevalgono le anomalie positive, specie nel comparto oceanico nord orientale (PDO positiva), sebbene un poco attenuate rispetto ai mesi precedenti. Invece a sud dell’Equatore perdurano vaste anomalie negative.

Nell’Oceano Atlantico, l’anomalia negativa tra il Nordamerica e l’Europa Occidentale, proprio su una parte del percorso della Corrente del Golfo alle nostre latitudini, non accenna a scomparire. Per ora, per fortuna, non si è sviluppata alcuna consistente anomalia tra le coste portoghesi, spagnole e marocchine, tale da favorire una “lacuna barica” permanente in zona e ripetute forti ondate di calore verso l’Italia. Il Mediterraneo si riscalda e si raffredda, in concomitanza rispettivamente delle ondate di calore di stampo africano e delle “rotture” fresche atlantiche.

2. La PDO mostra da alcuni mesi un’escursione in territorio positivo, presumibilmente temporanea in quanto inserita in un ciclo pluriennale negativo; sta confermando più che mai il suo ruolo “regolatore” dell’ENSO: lo si è osservato nel caso del Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dell’autunno 2012 e lo si osserva attualmente con il Nino nascente. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

3. L’AMO è tornata di recente positiva dopo un’escursione in territorio negativo, la prima degli ultimi due anni. Al link seguente è riportato il suo grafico storico http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg. L’AMO risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nell’arco di decenni, dopo un cambio di segno.

4. La QBO30 è tornata negativa a Giugno per la prima volta da Febbraio 2013. Le statistiche dal 1979 ad oggi indicano una permanenza in territorio negativo compresa tra gli 11 ed i 19 mesi, dunque un ritorno in territorio positivo non prima della primavera 2015 e non dopo la fine del 2015.

5. La QBO50 dopo qualche mese di permanenza tra 9 e 10 a Luglio è bruscamente calata, segno che probabilmente è in fase di declino e presto tornerà in territorio negativo. Storicamente, gli intervalli di valori positivi hanno una durata compresa tra 12 e 20 mesi. Pertanto, si può ritenere che la QBO50 assumerà nuovamente valori negativi tra l’estate e l’autunno, poiché la QBO30 è da poco tornata in territorio negativo. Quindi, la QBO50 sarà negativa durante il prossimo inverno. Pertanto, se il ciclo solare (già debole) confermerà i segni di declino verso il prossimo minimo già manifestatisi, tale accoppiata faciliterà irruzioni fredde sul nostro continente, a differenza di quanto accaduto durante lo scorso inverno.

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Considerazioni finali di natura climatica

Alcune caratteristiche meteo-climatiche di questa estate sono simili a quelle del 2012:

  • come allora, è in corso un Nino “east based”, di intensità debole-moderata;
  • come allora, è presente una persistente anomalia negativa in Atlantico, a latitudini medie;
  • come allora, Luglio è spesso caldo per ondate di stampo africano, specie al Centro-Sud, ma a tratti instabile per sortite fresche atlantiche, specie al Nord.

Naturalmente la similitudine, dunque non uguaglianza, comporta anche qualche differenza:

  • il Nino nel 2012 era lievemente più intenso di quello attuale;
  • l’anomalia in Atlantico era più estesa e più vicina alle coste occidentali europee;
  • Luglio 2012 fu interessato da ondate di caldo più intense e durature, rispetto a quelle finora osservate a Luglio 2014, con minori occasioni per “rotture” fresche atlantiche; inoltre a tratti le ondate di caldo interessarono anche il Nord, sia pure brevemente.

Nel 2012 il Nino declinò rapidamente tra Agosto e Settembre, regalandoci una seconda parte dell’estate caratterizzata da ripetute ed intense ondate di caldo africano, in prevalenza al Sud ma a tratti anche al Centro-Nord. Tale condizione si protrasse fino ad ottobre e persino per buona parte di novembre, sebbene fisiologicamente attenuata a causa della ridotta radiazione solare. Solo all’inizio del mese di dicembre si affermarono le prime isoterme negative ad 850hpa e quindi le prime ondate di freddo di stampo autunnale.

L’ipotesi che si presenta qui è che, come allora, il Nino possa declinare ad Agosto e Settembre (ad esempio a causa del possibile calo del PDO), contribuendo a riprodurre condizioni meteo analoghe a quelle del 2012: sono numerosi i precedenti di ripetute e durature ondate di calore di origine africana al termine di un evento di Nino, il più noto è quello ormai famigerato dell’estate 2003.

Naturalmente, non è detto che tali condizioni si ripetano con la medesima modalità, né che interessino direttamente l’Italia ed i Balcani, come accadde nel 2012. Potrebbero invece presentarsi più ad ovest o ad est dell’Italia: potrebbero quindi investire più direttamente Spagna e Portogallo, oppure l’Europa ed il Mediterraneo Orientale. Anche quest’ultima variante si è già verificata, ad esempio in Russia durante la caldissima estate del 2010. A tale proposito, le analisi a lungo termine (soprattutto GFS, meno ECMWF) prospettano proprio una potente avvezione calda su gran parte dell’Europa Orientale e sulla Russia Europea, dall’inizio di agosto. Che sia il prologo di una lunga ondata di caldo?

Si ritiene comunque che quanto esposto sopra sia un’eventualità da considerare piuttosto seriamente.

FabioDue

Rubrica Sole Giugno 2014

Immagine copertina

Introduzione e riepilogo

Durante la sua progressione verso il massimo solare, il ciclo 24 ha da subito manifestato un’intensità notevolmente inferiore a quella che gli esperti avevano pronosticato al termine del ciclo 23: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2006/21dec_cycle24/ . Fino alla fine del mese di Settembre 2013, vista l’evoluzione degli ultimi due anni, dopo il picco dell’autunno 2011, sembrava in verità molto improbabile che questo ciclo potesse prendere un diverso andamento rispetto a quello fatto vedere fino a quel momento. In definitiva il Sole era in una fase di “stallo”. Pur con naturali oscillazioni in alto ed in basso dei vari indici di attività, nel periodo in questione il solar flux (il miglior indicatore dell’attività solare finora noto) non aveva mostrato in media alcun trend particolare, né crescente né decrescente. Lo si nota chiaramente dalla prima immagine successiva.

La fase di forte spinta appena trascorsa ha poi condotto il ciclo al suo secondo massimo che in realtà si è rivelato essere anche il nuovo massimo assoluto di questo ciclo 24, superiore a quello dell’autunno 2011. Le influenze planetarie hanno avuto un peso non indifferente nelle dinamiche di questa ripresa dell’attività solare, come a suo tempo debitamente descritto in un articolo del nostro Michele. Resta però da capire se tale fase, ormai in corso da Ottobre 2013 e pur in chiaro declino, possa considerarsi definitivamente archiviata.

In sintesi, il mese di Giugno appena trascorso, è stato caratterizzato dal quarto calo consecutivo dei valori di solar flux e sunspot number, rispetto ai massimi fatti registrare a Febbraio . Ribadiamo che si tratta comunque di valori bassi se paragonati ad uno qualsiasi dei massimi solari dei cicli compresi tra il 19 ed il 23, anche perché le macchie non sono state né particolarmente numerose, né molto estese ed attive

Questa fiammata dell’attività può essere sicuramente messa in relazione al secondo picco di attività pronosticato anche dalla NASA http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/01mar_twinpeaks/.

Abbiamo raggiunto i 5 anni e mezzo (66 mesi) dal minimo del dicembre 2008 e dobbiamo comunque constatare che, fatti salvi brevi periodi di più intensa attività,

  • il solar flux ha raggiunto solo di recente e per pochi giorni quota 200, come valore di picco giornaliero ma non come media mensile; tale soglia fu ampiamente superata più volte dai cinque cicli precedenti, come valore giornaliero ma spesso anche in termini di media mensile;
  • anche il sunspot number risulta decisamente inferiore e analogo a quello dei cicli di fine Ottocento-inizio Novecento; ricordiamo però che i calcoli attuali sono molto rigorosi e tengono conto anche della macchia più piccola. Pertanto i valori del passato sono molto probabilmente sottostimati: perlomeno del 5% per i cicli di fine Ottocento/inizio Novecento, fino al 20% ed oltre in precedenza (ad esempio durante il Minimo di Dalton).

Il grafico seguente evidenzia come il ciclo sia stato sostanzialmente “piatto”, senza trend, fino a settembre 2013, per poi mostrare una netta accelerazione, fino al picco appena verificatosi. Risulta evidente anche il temporaneo superamento del “muro” dei 200:

Solen Info

Il sunspot number

Il nuovo massimo assoluto del ciclo 24 è 76,0 (dicembre 2013) ed ha ampiamente superato il primo massimo registrato a Febbraio 2012 e pari a 66,9. Tra i due massimi la progressione del SSN (Smoothed Sunspot Number, media mobile su 13 mesi; fonte SIDC) si è interrotta ed invertita. Il comportamento del ciclo 24, con due massimi di cui il secondo assoluto, finora assomiglia a qualcuno dei cicli tra fine ‘800 ed inizio ‘900, nonché al ciclo 5 del Minimo di Dalton, sebbene un po’ più intenso di quest’ultimo.

Anche per il NIA’s dicembre 2013 ha fatto segnare il nuovo massimo provvisorio di questo ciclo (42,73) procedendo di pari passo con i dati ufficiali del sunspot number SIDC. Restano da verificare ancora alcuni dati che al momento sono solo provvisori e pertanto vi potrebbe essere qualche leggera variazione nel conteggio. La curva della media “smoothed” di questo indice, con le dovute proporzioni, ricalca l’andamento di quello che per la Scienza ufficiale è e rimane l’unico conteggio valido, ovvero quello del SIDC.

Vediamo in dettaglio cosa ci ha riservato questo Giugno 2014:

Smoothed sunspot area

Questo grafico, basato sulle medie mensili delle aree del disco solare coperte da sunspot (in rosso la smoothed) è abbastanza eloquente: l’attuale ciclo 24 per ora riesce a stento a tenere il passo dei deboli cicli di fine ‘800 – primi ‘900.

In dettaglio, Giugno ha confermato il trend degli ultimi tre mesi che vedono l’attività in lieve flessione rispetto al picco di Febbraio. Di conseguenza, il valore del sunspot number è sceso ancora fino a quota 71 rispetto al 102,8 del massimo assoluto e al 75,2 del precedente mese di Maggio. Come evidenziato dal grafico sottostante, l’attuale decisa seconda impennata di attività certifica che ci troviamo nel massimo del ciclo, con tutta probabilità, in una fase molto avanzata se non addirittura terminale.

SN Nia e Sidc

Il valore del NIA’s di Ottobre (49,4), Novembre (42,8) 2013 e Giugno 2014 (35,5) sono provvisori/stimati ed al momento in attesa di validazione mentre sono già definitivi il dato di Dicembre 2013 (58,4), di Gennaio (51,6) Febbraio (che con 67,3 ha stabilito il massimo relativo provvisorio di questo indice), Marzo (50,1), Aprile (54,6) e Maggio 2014 (42,1).

Nel grafico è ben evidente il raggiungimento del primo e provvisorio massimo a primavera 2012, l’iniziale declino delle curve del SSN ed il seguente sostanziale stallo nonchè l’ultima nuova e più decisa tendenza al rialzo dell’indice in oggetto che stabilisce nuovi massimi assoluti.

 

Solar flux

Anche il Solar Flux ad Giugno ha fatto registrare un nuovo lieve calo rispetto a quello dei mesi immediatamente precedenti. Nel corso del mese il solar flux è tornato a scendere, per la prima volta da Settembre 2013, sotto la soglia di 100, evidenziando un primo potenziale segnale di cedimento. Tuttavia, nella parte centrale del mese l’attività si è fatta più intensa con un momentaneo picco oltre quota 170 (con un valore superiore a 200 in una singola rilevazione delle ore 23) mentre la fase iniziale e quella immediatamente precedente la fine del mese hanno visto valori di questo indice vicini o inferiori a quota 100.

Per quanto appena detto il solar flux mensile aggiustato ha fatto segnare un valore pari a 126,22, ovvero il più basso da 9 mesi a questa parte.

Il solar flux testimonia in modo eloquente le difficoltà che il ciclo 24 ha incontrato nella sua progressione. Dal grafico seguente risulta ancor più evidente la netta suddivisione dell’attività solare in due distinte fasi, spinta e riposo, la prima con valori relativamente elevati, la seconda con detti indici più vicini a valori da minimo che da massimo.

Confronto Solar Flux

In termini generali, il grafico conferma la peculiarità del ciclo 24, rispetto a quelli immediatamente precedenti: il ciclo 24 ha proceduto “a scatti”, tra loro ben intervallati. Le pause si sono manifestate dall’inizio del 2009 all’inizio del 2011, poi ancora dall’autunno del 2011 fino al settembre del 2013 (quando si è osservato addirittura un certo declino). Ora, dopo mesi di attività relativamente sostenuta, si osserva un evidente declino.

Più in dettaglio, nell’ultimo mese il valore medio del flusso “aggiustato” (ore 20) è stato pari a 126,22 (contro 132,95 di Maggio) mentre la “forbice” tra il valore minimo e quello massimo è rimasta compresa tra 95,3 (ore 23 del 23/06) e 206,9 (ore 23 del 12/06) mentre la media dell’ultima decade, dal 20 al 30 compresi, in concomitanza con la fine del periodo di attività meno intensa e seguente attuale forte risalita dei valori, è risultata pari a 109,46 (valori ore 20).

 

Altri diagrammi: butterfly e inversione magnetica

Il cosiddetto “butterfly diagram”, per quanto ancora incompleto nella rappresentazione del ciclo 24, è eloquente: http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/bfly.gif

Butterfly Il ciclo 24 risulta paragonabile ai cicli più deboli, perlomeno dal 1880 in poi, in termini di numerosità delle macchie, in rapporto alla loro estensione (in sostanza la colorazione del grafico “a farfalla”). Risulta addirittura inferiore a tutti i cicli rappresentati, in termini di estensione delle macchie (grafico in basso).

Per quanto concerne lo stato di avanzamento dell’inversione dei poli solari, nel corso delle precedenti uscite della rubrica avevamo messo in guardia dal considerare ormai conclusa l’inversione dei poli magnetici: l’ultimo dato disponibile (1 Luglio) su http://wso.stanford.edu/Polar.html, ha ulteriormente confermato le evidenti difficoltà di questo ciclo a livello magnetico e mette in risalto un valore “filtrato” per l’Emisfero Nord pari a -5, in ulteriore progresso rispetto alle precedenti rilevazioni. Quindi ormai la contro-inversione è consolidata, meno di due anni dopo quella avvenuta a giugno 2012! Non ci sono precedenti storici documentati di un simile evento e pertanto dobbiamo mantenere la massima prudenza, evitando di emettere sentenze che potrebbero essere smentite a breve dal comportamento del Sole. L’Emisfero Sud, dopo il cambio di polarità avvenuto tra luglio ed agosto 2013 ed una prima decisa progressione, fa segnare un valore di -15, ovvero in graduale progressione dopo il cambio di polarità, anche se risulta praticamente in stallo dallo scorso mese di Marzo. Il comportamento dei due emisferi si ripercuote su quello della media filtrata, la cui crescita si inverte, dopo un anno di continua progressione: il valore medio, dopo essere salito fino a +8 (a cavallo tra Novembre e Dicembre 2013) è tornato a scendere e al momento fa segnare un +5.

Risulta al momento difficile dare un’interpretazione compiuta di quanto stia accadendo ai poli solari ed è ancora più difficile prevederne le conseguenze, sia per quanto concerne il ciclo in corso, sia in relazione al prossimo ciclo 25. E’ importante verificare se questo nuovo assetto monopolare durerà, oppure se si verificherà a breve una ulteriore inversione.

Può essere utile anche visionare il seguente grafico relativo all’andamento dall’inizio del ciclo 24 fino ad ora:

Mfield aggiornato ciclo 24

In dettaglio, l’andamento degli ultimi 42 mesi dove è più evidente lo stallo e la tendenza al calo dei valori dell’emisfero nord:

Aggiornamento WSO

Per una più immediata comprensione dello stato di avanzamento del fenomeno, si vedano inoltre i seguenti grafici, tratti dal sito di Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/WSO-Polar-Fields-since-2003.png,

WSO polar fields

 andamento dei due emisferi dal 2003 e http://www.leif.org/research/Solar-Polar-Fields-1966-now.png,

N - S polar fields

andamento complessivo dal 1966. Per ulteriori informazioni in merito, si veda anche l’articolo http://solar-b.nao.ac.jp/news/120419PressRelease/index_e.shtml.

Le ultime immagini “Stereo Behind” , contrariamente a quanto accade per la porzione visibile del sole, al momento mostrano un “treno” pressoché ininterrotto di regioni attive, distribuite in entrambi gli emisferi; le macchie attualmente visibili non sono vaste ed attive come nei mesi precedenti. Fino a pochi giorni fa si notavano comunque diverse macchie mediamente coalescenti e di una certa dimensione, se paragonate a quelle che le hanno precedute negli anni scorsi; mentre scriviamo il sole risulta essere praticamente spotless! Quanto rilevato finora lascia pensare, come atteso, che il ciclo possa durare più dei “canonici” 11 anni: ad esempio David Archibald sostiene, in base ad uno studio delle emissioni coronali, che il ciclo 24 possa durare addirittura il 40% in più dei soliti 11 anni, cioè ben 17 anni, insomma fino al 2025!

Per i dettagli, si veda l’articolo al link seguente http://wattsupwiththat.com/2013/03/05/how-long-to-the-2425-solar-minimum/

Intanto, la previsione NASA http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/ssn_predict_l.gif ci dice che il massimo starebbe per terminare. Dunque, se corretta, i primi chiari segnali di declino dovrebbero verificarsi nel corso del 2014. 

Sunspot number per emisfero e conclusioni

Questo ciclo 24 è sicuramente una grande occasione per il mondo scientifico in quanto ci offre la possibilità di studiare “in diretta” situazioni che fino ad ora avevamo potuto solamente immaginare o “ricostruire” attraverso simulazioni, dati proxy e modelli matematici: molto probabilmente, e non siamo solo noi a dirlo, ci troveremo ad affrontare un periodo (forse anche relativamente “lungo”) di attività solare molto più bassa rispetto a quella a cui, in qualche modo, eravamo abituati.

Che questo ciclo fosse lontano da quella presupposta “normalità” di cui abbiamo più volte parlato ne avevamo sentore già da prima che il profondo ultimo minimo solare terminasse. La progressione dell’autunno 2011 aveva dato una parvenza di “normalità”. Gennaio 2012 ed in particolare Febbraio hanno fatto segnare un crollo che ha confermato la debolezza del ciclo. I più recenti picchi isolati di Luglio 2012 e di Gennaio e Aprile/Maggio 2013, pur inaspettati, non hanno modificato il quadro complessivo. Dopo un periodo di stasi, infine, l’intensa attività verificatasi tra l’autunno 2013 e la scorsa primavera ha restituito una temporanea vitalità ad un ciclo che sembrava destinato ad un lungo inesorabile declino. L’emisfero Nord, ormai da un paio di anni, dopo la (prima!) inversione di polarità, sta mostrando come previsto un fisiologico calo (il massimo fu raggiunto a settembre 2011, con un SSN emisferico di 41,29). Invece l’emisfero Sud, dopo un periodo di sostanziale stabilità ha ripreso la sua rampa di ascesa verso un nuovo massimo relativo, “sorpassando” nettamente, per effetto degli ultimi mesi di maggiore attività, il livello di attività dell’emisfero nord: attualmente abbiamo un nuovo massimo provvisorio con un valore pari a 53,33, tendente ad aumentare ancora lievemente. Anche in questo caso però, stante l’inversione di polarità già avvenuta, ci si attende presto un declino di attività.

SC24 progres

Che cosa ci riserverà il ciclo nei prossimi mesi? Dopo il secondo massimo, in base al comportamento di tanti cicli precedenti, è ragionevole attendersi i primi chiari segnali di declino, pur intervallati da temporanei picchi post-massimo.

Vi lasciamo con un grafico che evidenzia l’andamento dell’attività solare in base al SSN: in blu la curva relativa al sole nel suo complesso, in rosso ed in verde lo stesso indice preso in considerazione rispettivamente per emisfero Nord e Sud. Si nota chiaramente il declino dell’emisfero Nord e la sostanziale prepotente crescita di quello Sud dopo la lunga stasi seguita all’ascesa iniziale.

SSN tot +N+S

Restate sintonizzati per i prossimi aggiornamenti!

 Apuano 70 e FabioDue

 

Vacche ecosostenibili

I gas emessi dai bovini contribuiscono in modo consistente all’aumento dell’effetto serra. La notizia circola da tempo. Secondo alcune ricerche, i bovini, che ammontano nel mondo a oltre un miliardo di capi, “producono” quasi un quinto di tutte le emissioni globali di metano, sostanza che insieme ai gas di combustione (in particolare l’anidride carbonica) costituisce la più seria minaccia al clima del nostro pianeta. Qualche anno fa era stata diffusa la notizia di un vaccino, prodotto in Australia, capace di agire contro tre specie di microbi che producono metano nello stomaco dei bovini. In Nuova Zelanda, invece, era stata addirittura introdotta una tassa pari a 60 centesimi di euro l’anno per ogni bovino posseduto, prontamente soprannominata “tassa sui rutti”.
tassa su —->

🙂

Ora giunge quest’altra notizia: gli scienziati stanno cercando di far nascere una mucca a basso tasso di emissioni gassose per fermare il global warming. Lo scrive il Financial Times.

Secondo le prime indiscrezioni, la vacca da latte del futuro sarà un abitante atono di spazi ampi e trascorrerà il tempo sgranocchiando cereali anti-metano, poi assimilati da un più efficiente sistema digestivo. Ma non si starà esagerando?

Fonte : http://www.rivistanatura.com/vacche-ecosostenibili/

 

Michele