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Gli esperimenti di Birkeland -Terella- e la loro importanza per la moderna sinergia di laboratorio e lo studio dei plasmi – 2° parte –

Origine e significato dell’ipotesi delle aurore & evoluzione di esperimenti ed idee

Quando Birkeland tornò in Norvegia durante l’estate del 1895 si interessò molto ai gas di scarico. Un campo di ricerca molto popolare in quel momento.

Birkeland ottenne una posizione presso l’università, a l’età di 28 anni, e nell’autunno del 1895 fondò un laboratorio per la ricerca sui gas di scarico.

Cominciò anche a preparare un corso dal titolo “Esperimenti sui gas di scarico” con inizio previsto nel mese di febbraio 1896. Nel Gennaio 1896 tutti i giornali del mondo riportarono la notizia circa la scoperta dei nuovi raggi X fatta da WC Rontgen in Germania. A Christiania Birkeland commentò questa notizia con articoli sui giornali. Meno di un mese dopo che Rontgen effettuò la sua dimostrazione pubblica, Birkeland realizzò una dimostrazione dei raggi X per un gruppo di ingegneri, fisici e medici.

Il 23 marzo, effettuò una performance pubblica, dove cercò di replicare artificialmente la luce del nord in un tubo a gas di scarico, rilasciando aria incandescente in strisce come l’Aurora, tramite influenza magnetica nei raggi catodici.

Nell’aprile 1896 pubblicò un articolo, dove  descriveva diversi esperimenti con gas i di scarico. La carta trattava, lenti magnetiche,  spettri magnetici. In alcuni suoi esperimenti è stato in grado di focalizzare i raggi catodici di magneti esterni, della dimensione di un punto di un ago sul lato interno della parete di vetro. In questo modo alcune scritte possono essere incise sul vetro. Birkeland era in grado di scrivere le sue iniziali, Kr. B. all’interno dei suoi setup.  I tubi di scarico utilizzati per questi esperimenti sono riportati nella figura n°2.

Figura 2: (a) La prima produzione di un aurora artificiale nel Marzo 1896. (b) Il set-up utilizzato da Birkeland per scrivere le sue iniziali sul vetro per mezzo di raggi catodici.

Questi risultati in sé sono molto importanti, ma le conseguenze di più ampia portata di questo lavoro sperimentale sono contenute nelle deduzioni tratte nell’ultimo paragrafo:

“.…diverse volte è stato descritto il fenomeno, che mostra che i raggi catodici sono attirati verso un polo magnetico. Questa osservazione è considerata di interesse nella connessione con la teoria dell’Aurora Boreale. Paulsen, il meteorologo danese, ritiene che l’Aurora Boreale è dovuta alla fosforescenza dell’aria dovuta ai raggi catodici nei più alti strati dell’atmosfera. La difficoltà maggiore in questa teoria è stata quella di spiegare perché questi fenomeni sono limitati ad una zona che circonda il polo magnetico della terra. Dopo quanto detto sopra, si può ritenere che i raggi sono attratti dal polo magnetico della terra, e che in qualche modo l’energia deriva dal sole. Quest’ultima ipotesi è almeno supportata dal fatto delle variazioni diurne delle luci del nord, ed ai cambiamenti ciclici che corrispondono, con un periodo di 11anni, alla massima attività solare.…”

L’ipotesi di cui sopra non era del tutto nuova, anche se era in concorrenza con una quantità di altre stravaganti idee colorate circa l’origine del aurora. A tal proposito nel 1878 H. Bequerel suggerì che le particelle fuoriuscite dalle macchie solari fossero guidate dal campo magnetico terrestre nella zona aurorale. Un’idea simile fu proposta anche da E. Goldstein. Ciò che distingueva l’ipotesi di Birkeland dalle altre è che questa venne realmente supportata da esperimenti controllati. Questo ha reso la sua idea più di una spiegazione a proposito di tale fenomeno. Si trattava di un’ipotesi formulata grazie all’immediata prova sperimentale, e questo, per i due decenni a seguire, lo ha guidato attraverso ciò che forse era il programma mondiale di osservazione sperimentale più esteso al mondo in questo campo. Nei primi anni successivi alla formulazione dell’ipotesi aurorale Birkeland ha condotto vari esperimenti di laboratorio sui raggi catodici e sul magnetismo. Ha avuto numerose pubblicazioni su questo argomento, ma stava anche studiando le macchie solari e i fenomeni cosmici.  Birkeland più tardi scrisse con orgoglio e con grande soddisfazione che JJ Thomson, nella sua carta classica sulla natura dei raggi catodici del 1897, aveva preso alcune delle sue scoperte di questo periodo come un punto di partenza per dimostrare che l’atomo non è la più piccola unità di materia. Birkeland, che divenne professore nel settembre del 1898, intraprese una campagna per ottenere un osservatorio per gli studi aurorali da realizzare sul monte Haldde, nei pressi di Alta nel nord della Norvegia. Il Governo norvegese ha finanziato la somma, e Birkeland e un assistente si trasferirono in una capanna di osservazione sulla cima della montagna durante l’inverno 1899-1900. I risultati di questa spedizione sono descritti nel libro “Expedition Norvegienne 1899-1900”. Questo libro, pubblicato nel 1901, ha anche un capitolo sugli esperimenti con i gas di scarico effettuati nel laboratorio di Christiania. Uno dei molti esperimenti descritti in questo libro è un set-up che mostrano fenomeni spettacolari a causa di azioni elettrostatiche. Birkeland era in grado di guidare gli scarichi visibili verso la parete di vetro mettendo il suo dito all’esterno. Una dinamica non diversa dalle moderne “palle di plasma” realizzate per decorazioni.

Ha anche descritto esperimenti con un tubo di scarico sferico posto sulla sommità di un grande elettromagnete, e con l’anodo posto al centro del tubo. Con questa disposizione fu in grado di creare alcuni scarichi di incantevole bellezza. Egli concluse questo esperimento con la seguente frase:

“…. Le bande prodotte presentano quindi una tale analogia con le bande aurorali, che quando sono stato testimone di questo esperimento, senza ombra di dubbio, ho visto la prova che i due fenomeni sono fortemente correlati….”

Con questo esperimento l’attività di laboratorio di Birkeland termino. Dopo quattro anni di duro lavoro con i tubi classici a gas di scarico, studiando i raggi X, l’influenza sui raggi catodici da magneti e gli scarichi che ricordano l’Aurora Boreale, passò ad una nuova serie di esperimenti. Durante le scrupolose osservazioni in cima alla montagna ottenne nuove e grandi idee.

Nel mese di ottobre 1900, la rivista norvegese di ingegneria elettrica, “Elektroteknisk Tidsskrift“, pubblicò una nota intitolata “The Expedition Auroral“. Carta che conteneva una breve descrizione della seconda spedizione di Birkeland verso l’Artico. Birkeland era tornato a Christiania e aveva già fatto alcuni nuovi esperimenti con un “elettromagnete sferico“.

B. voleva provare alcuni particolari della sua teoria aurorale, sulla base delle recenti osservazioni fatte durante la spedizione. Nei due set-up di gas di scarico, ha prodotto risultati che gli hanno permesso di interpretare come gira la corrente intorno ad una sfera metallica verniciata con materiale fosforescente, con all’interno un elettromagnete. Le sfere in ogni caso simulano la Terra con il suo campo magnetico.

Le correnti sono state create con una scarica a catodo freddo tra elettrodi nel tubo, e sono viste nella Terrella come illuminazione della vernice fosforescente e come cunei di luce con i raggi incorporati nei gas rarefatto. Vedeva due anelli di luce stretti attorno ai poli della
sfera e questo è stato interpretato come una aurora in miniatura. Le osservazioni sull’artico contenute e combinate con queste esperienze di successo sono state per Birkeland un grande passo verso una verifica della sua ipotesi aurorale. Nel libro della spedizione, che è stato pubblicato la primavera successiva, c’è un capitolo che descrive in dettaglio questi esperimenti. Più tardi chiamò l’elettromagnete sferico Terrella (piccola Terra :smile:) con i piccoli magneti o calamite usati come modelli di Terra nel XVI secolo da William Gilbert (1540-1603), e descritti nel libro “De Magnete“. L’idea di utilizzare una sfera magnetizzabile in un gas di scarico ha aperto un nuovo grande campo di ricerca per Birkeland. Quasi tutti i suoi futuri esperimenti di fisica si concentreranno su questa Terra in miniatura. Negli anni 1900-1913 usò molte Terrella per scopi diversi, che variano per dimensioni e costruzione. Oltre a studiare l’aurora artificiale usò la Terrella per la simulazione dei fenomeni solari, le comete e gli anelli di Saturno. ( nelle prossime parti 😎 )

Figura 3: Questa simulazione di “anelli di luce equatoriale” sono state eseguite nel primo tubo di vetro da 12 litri, Terrella da 10 cm. L’intero setup è stato eccitato con  una macchina ad induzione da 6000 V e con una Terrella calamitata con corrente a 10 A. In questo esperimento, creò la scarica tra un catodo (sinistra) e un anodo separato (in alto a sinistra). Poiché non è stato creato uno schema circuitale, il potenziale della superficie della terrella non è noto.

Simone Becuzzi

Fine 2°parte

Gli esperimenti di Birkeland -Terella- e la loro importanza per la moderna sinergia di laboratorio e lo studio dei plasmi – 1° parte – Introduzione & Biografia –

K. Rypdal e T. Bruntdland

Dipartimento di Fisica, Università di Tromso, 9037 Tromso, Norvegia

 

Riassunto: Uno studio dell’evoluzione delle teorie di Kristian Birkeland sulla fisica cosmica è qui presentato/descritto, con speciale riferimento ai sui esperimenti sui gas di scarico di laboratorio. Si può vedere come i sui pensieri più importanti sono stati modellati da un intenso interscambio tra esperimenti di laboratorio, osservazioni geofisiche e modelli matematici. Occasionalmente, idee originali di fondamentale importanza nel contesto cosmico sono emerse da imprevisti risultati di laboratorio. Le possibili implicazioni per un approccio interdisciplinare alla moderna scienza del plasma sono qui discussi.

1. INTRODUZIONE

Anche se la fisica del plasma è emersa come una disciplina fisica indipendente più tardi nel 1950, le radici possono essere fatte risalire al XIX secolo, anche per il periodo prima della scoperta dell’elettrone fatta da J. J. Thomson nel 1897. A quel tempo non si aveva una chiara concezione del quarto stato della materia, ma alcuni grandi scienziati svilupparono, attraverso esperimenti di laboratorio su tubi di scarico dei gas e osservazioni geofisiche, delle idee fondamentalmente corrette circa la natura del plasma del Sole, lo spazio interplanetario e l’interazione solare terrestre. Un gigante tra questi visionari è stato il fisico e inventore norvegese Kristian Birkeland (1867-1917), la cui eccezionale ricerca scientifica ha ricevuto un riconoscimento crescente nel corso degli ultimi due decenni di esplorazione attiva dello spazio.

Anche se la scienza spaziale moderna continua a riscoprire la verità profonda di molte idee di Birkeland, un aspetto ancora più interessante del suo lavoro può essere il suo approccio interdisciplinare all’esplorazione e alla ricerca scientifica.

Birkeland acquisì ed elaborò dati provenienti da diverse discipline di ricerca che oggi sono praticamente non interagenti, e per analogie ardite ha proposto ipotesi che non sono state generalmente accettate fino a più di mezzo secolo dopo la sua morte. Tra queste discipline vi erano la teoria elettromagnetica, l’ingegneria elettrica, gli scarichi di gas da laboratorio, geofisica e astrofisica. Durante i primi decenni dopo la fine della seconda guerra mondiale la scienza del plasma è emersa come un nuovo campo che unifica le discipline fondamentali della teoria elettromagnetica, della meccanica statistica, della teoria cinetica con l’astrofisica, la fisica dello spazio e della scienza dei materiali.

Tuttavia, negli ultimi 20 anni sembra esserci stato un calo di conoscenza circa la scienza del plasma come indipendente, ma unificante, disciplina scientifica.

C’è stata una tendenza alla frammentazione della scienza del plasma in specialità come la fusione al plasma, plasmi spaziali, plasmi debolmente ionizzati di laboratorio e industriali trattamento del plasma. Per molti fisici del plasma  è più facile ottenere finanziamenti dalle agenzie come scienziati della fusione, fisici spaziali, e così via.

Ciò, a sua volta, porta ad una riduzione dell’enfasi nella fisica dei plasmi, in sempre più riviste e conferenze specializzate, e riduce l’interazione interdisciplinare.

La principale lezione che possiamo imparare da Birkeland e dagli altri grandi fondatori della scienza del plasma è quella di ritrovare la fede nell’unità e nella natura di base della nostra scienza,e per cercare di abbattere i muri che vengono eretti tra aree specializzate.

Figura 1: La banconota da 200 Kr emessa nel 1996 in occasione del centenario della ipotesi aurorale. Alla sinistra del ritratto di Birkeland si può vedere un arco aurorale dal basso, in aumento verso la stella polare. Si osservano anche diverse costellazioni. Il cristallo di neve simboleggia l’inverno, quando l’aurora è più frequentemente osservata. All’estrema sinistra vi è raffigurata l’ultima e più grande camera di Terrella. Questa camera è stata restaurata ed è visibile al pubblico all’Università di Tromso.

2. Breve biografia

Kristian Olaf Bernhard Birkeland è nato a Christiania (l’attuale Oslo) in Norvegia il 13 Dicembre 1867. Egli ha studiato fisica all’Università di Christiania dal 1885 al 1890, e negli anni 1890-93 ha lavorato come assistente ricercatore all’Università con studi sperimentali e teorici sulla propagazione elettromagnetica delle onde. Nel 1893 si recò all’estero per continuare i suoi studi a Parigi, Ginevra, Bonn e Lipsia. A Parigi ha lavorato con H. Poincart, P. Appell e E. Picard, e fece i suoi primi esperimenti sui raggi catodici in un campo magnetico mono-polo.

In Svizzera ha collaborato con geofisici come E. Sarasin, e fu probabilmente qui che Birkeland si è appassionato allo studio del geomagnetismo e delle aurore polari. A Bonn ha lavorato nel radio-laboratorio di Heinrich Hertz. Ma qui non ha ottenuto una fruttuosa collaborazione con Hertz, che era malato e morì poco dopo, ma ha lavorato per qualche tempo con P. Lhard.

Birkeland ritornò ad occupare una posizione presso l’Università di Christiania nel 1895 e subito ha iniziato ad effettuare esperimenti su gas di scarico e raggi catodici.

Nel 1896 ha eseguito esperimenti in cui i raggi catodici sono stati attratti da un polo magnetico, e lui potrebbe produrre una luce incandescente nelle vicinanze di questo polo che ricorda le luci del nord (aurore polari) (1). Questa osservazione fece esprimere la sua ipotesi sull’aurora – l’aurora deve essere prodotta dai raggi catodici attratti dal magnetismo dei poli terrestri, e in un modo o nell’altro l’energia deve essere derivata dal sole. La formulazione di queste ipotesi ha avviato un vasto programma sperimentale, osservativo e teorico per svelare i segreti della natura circa l’origine delle aurore, delle tempeste geomagnetiche, la natura dell’attività solare, le comete, gli anelli planetari e anche l’origine del sistema solare. Nel 1996, nel centenario delle ipotesi sulle aurore di Birkeland, la Banca di Norvegia ha emesso una banconota (fig. 1). Oltre al ritratto di Birkeland la banconota contiene una serie di dettagli relativi alla ricerca aurorale. In particolare, si può vedere un disegno dell’ultimo e più grande dei suoi esperimenti di Terrella.

Nel periodo 1897-1903 Birkeland ha organizzato tre spedizioni verso l’Artico per effettuare misurazioni geomagnetiche e geofisiche. Durante una delle ultime di queste spedizioni, “The Norwegian Aurora Polaris Expedition 1902-1903”, quattro osservatori sono stati istituiti in diverse località nella regione artica, raccogliendo dati geofisici per un periodo di circa un anno. Questi dati sono stati combinati con i dati provenienti da un gran numero di osservatori geomagnetici posizionati in tutto il mondo e con i risultati di laboratorio degli esperimenti di Terrella, questo pose le basi per profonde teorie sulle cause delle tempeste magnetiche e del magnetismo terrestre. Questo lavoro è stato sintetizzato in 800 pagine di trattato. La prima parte è stata pubblicata nel 1908 e la seconda nel 1913 (2).

La prima serie di esperimenti terrella sono stati eseguiti in tubi di vetro di forma e dimensioni variabili nel periodo 1900-1908.

Essi sono stati condotti durante e dopo le spedizioni artiche, ed erano ovviamente uno strumento molto utile per Birkeland quando lottava per dare un senso all’enorme massa di dati geofisici acquisiti. Durante il lavoro con la seconda parte del suo trattato si sentiva vincolato da alcune limitazioni dei piccoli esperimenti in tubo di vetro, e cominciò a costruire una serie di camere e forma di scatola con pareti in vetro. Gli esperimenti con quattro diverse camere di dimensioni maggiori sono stati condotti nel periodo 1908-1913, ed i risultati sono stati pubblicati nella seconda parte del suo trattato.

Nel 1903 Birkeland inizia una collaborazione con il matematico e fisico aurorale norvegese Carl Starmer. Henri Poincari aveva già imparato a conoscere i primi esperimenti di Birkeland a raggi catodici dal 1896, e subito ha presentato una soluzione dell’equazione del moto per una particella carica in un campo magnetico monopolare (3). Birkeland ha elaborato ulteriormente questo problema in uno scritto teorico e sperimentale dal 1898 (4). Il problema del monopolo è integrabile, ma il corrispondente problema del dipolo non lo è, ed è per questo che Birkeland voleva che tale problema fosse risolto dal giovane talento Starlner. Per Starmer questo compito è diventato l’impresa della vita, i suoi calcoli divennero una pietra miliare nelle 151 teorie di Birkeland. Durante al sua intera carriera Birkeland spese parecchio tempo sulla pratica, sulla ricerca industriale e sull’innovazione tecnica. Tra le sue invenzioni più famose vi sono la pistola elettromagnetica e lo sviluppo di un forno al plasma per l’ossidazione dell’azoto dell’aria, che ben presto è stato sviluppato in una delle fabbriche più redditizie della Norvegia. Birkeland ha ottenuto 59 brevetti, e fece una fortuna considerevole con alcuni di essi. Questo denaro è stato speso principalmente per finanziare la propria ricerca. Non tutte le sue idee hanno avuto un’immediata applicazione pratica. Già nel 1906 era alla ricerca di fondi per avviare un progetto atto allo sviluppo di un metodo per il rilascio di energia atomica.

Verso la fine, della sua breve vita, la salute di Birkeland peggiorò rapidamente.

Si trasferì definitivamente in Egitto nel 1913, e sperava che il clima caldo gli avrebbe fatto bene. Qui avrebbe potuto anche studiare una delle sue ultime passioni – la luce zodiacale. Tuttavia, la sua salute fisica e mentale non ebbe miglioramenti. Nel marzo del 1917 decise di tornare in Norvegia, non attraverso l’Europa in guerra, ma via mare in Giappone e poi in treno attraverso la Siberia. Voleva stare qualche mese in Giappone, ma il 15 giugno fu trovato morto nella sua stanza d’albergo con una pistola e un sacchetto di veronal sul suo tavolo.

Simone Becuzzi

Fine 1°parte

Perché troviamo esagoni su Saturno e nell’occhio di un Uragano ?

Una nuova materia scientifica sta per nascere, la Cimatica !

Questo articolo sarà breve, semplice e diretto, e prenderà spunto, dalla semplice osservazione di alcuni fenomeni riscontrati in natura e alcuni semplici esperimenti prodotti in un qualsiasi laboratorio dalle strumentazioni più misere. Ricordo che tutto ebbe inizio circa cinque o sei anni fa, quando la mia persona, più giovane e fortemente incuriosita da certe affermazioni riportate in determinati testi e/o documenti alternativi di stampo fortemente new-age, esoteristico e fantascientifico.
In essi si affermavano cose a dir poco “allucinanti” e prive di un qualsiasi fondamento scientifico.
Vere e proprie “congetture” su determinate forme e movimenti che la natura a detta loro cercherebbe seguire. La “via” o “strada” preferenziale dell’energia la chiamavano loro.  Spirali, esagoni e vortici veri e propri attrattori di energia.
In breve, i sostenitori di dette teorie al limite del fantascientifico sosterrebbero che l’Universo non sarebbe un sistema singolo nel quale l’energia tenderebbe al caos e al disordine “entropia”, ma un sistema nel quale, sia nel macro che nel micro l’energia tenderebbe alla “reintegrazione“. Questo principio che porterebbe a l’equilibrio degli opposti viene chiamato “sintropia” ed è stato campo di studio di numerosi ricercatori italiani, quali : Luigi Fantappié, Salvatore Arcidiacono e Leonardo Sinisgalli.
In quegli anni, ero un molto più giovane,  avventato e non avevo sicuramente quella conoscenza e preparazione multidisciplinare che oggi possiedo. Badate bene, nulla di eccezionale di cui vantarsene, ci mancherebbe, sono sempre un semplice ragazzo in cerca di risposte e che si pone mille interrogativi che riguardano non solo la climatologia o l’astronomia, ma anche l’energia.
In sintesi, quelle immagini e quelle forme che in passato avevo osservato, scartato, oggi viceversa assumono un significato in un contesto matematico–geometrico-astronomico degno della massima attenzione e studio.
Arriviamo al dunque, un pò di mesi fa, controllando come mia abitudine le previsioni meteo , sul quel ottimo sito che è Meteoweb, incappo in questa curiosa notizia.

http://www.meteoweb.eu/2012/01/nubi-misteriose-sul-polo-nord-di-saturno/112082/

“Che ci crediate o no, questo è il Polo Nord di Saturno. Non è chiaro come questo insolito sistema di nubi esagonali sia stato creato, come mantanga la sua forma e quanto durerà. Originariamente scoperto durante il passaggio ravvicinato della sonda Voyager su Saturno nel 1980, nessuno ha mai visto nulla di simile altrove nel sistema solare.”

Ricapitolando un attimo l’immagine precedentemente mi sono successivamente ricordato di aver già visto una cosa del genere. Ho pensato subito al polo nord, vortice polare in riferimento al nostro pianeta. Ecco adesso ricordo, mi metto alla ricerca , utilizzando quello straordinario motore di ricerca che è Google e il gioco è fatto. Questa è un’immagine ripresa all’interno (occhio) dell’uragano Isabel del Settembre del 2003.

http://www.ssec.wisc.edu/~kossin/articles/BAMS_KosSch.pdf

Passaggio da una forma pentagonale ad una esagonale e viceversa tra le 13 e 18 UTC del 13 Settembre del 2003, uno dei giorni nei quali l’uragano era alla sua intensità massima. C’è da domandarsi allora perché in determinati e particolari regimi vorticosi la natura ci propone queste figure ? Faccio ulteriori ricerche e scopro in questi anni la Cimatica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cimatica

Riporto alcuni passi ripresi da wikipedia :

Il termine cimatica designa una teoria, dovuta allo studioso svizzero Hans Jenny, che tenta di dimostrare un effetto morfogenetico delle onde sonore…………….Il musicista e fisico tedesco Ernst Chladni osservò nel XVIII secolo che i modi di vibrazione di una membrana, o di una lastra, possono essere visualizzati cospargendo la superficie vibrante con polvere sottile (ad esempio polvere di licopodio, o anche semplice farina o sabbia fine). La polvere, infatti, si sposta per effetto della vibrazione e si accumula progressivamente nei punti della superficie in cui la vibrazione è nulla…………..Esperimenti di questo tipo, eseguiti in precedenza da Galileo Galilei verso il 1630 e da Robert Hooke nel 1680, furono successivamente perfezionati da Chladni, che li presentò sistematicamente nel 1787 in Entdeckungen ùber die Theorie des Klanges (Scoperte sulla teoria dei suoni)

 

 

 

 

 

 

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_Chladni

 Ha dato un grande contributo alla fisica moderna soprattutto per il suo lavoro di ricerca sulle lastre vibranti e sul calcolo della velocità del suono attraverso differenti gas, nell’ambito della cimatica, la teoria, dovuta allo studioso svizzero Hans Jenny, riguardante l’effetto morfogenetico delle onde sonore.

 

Qui trovate uno splendido video del fenomeno ( si prega di alzare il volume 🙂 ):

http://www.youtube.com/watch?v=GtiSCBXbHAg

Tutte queste geometrie, che si originano a seconda della frequenza, suono vibrazione mi hanno fatto ricordare anche i discussi esperimenti del professore Masaru Emoto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Masaru_Emoto

È conosciuto per il suo controverso pensiero sulla presunta “memoria dell’acqua”, relativa al rapporto tra i pensieri umani e l’acqua considerata a una temperatura convenzionale di -4 °C. Egli sostiene di avere documentato, con fotografie di cristalli d’acqua, il fatto che i cristalli assumerebbero a suo dire una forma armonicamente simmetrica o, al contrario, caotica e disordinata, in conseguenza della presunta “energia” a cui sarebbero esposti; sia essa sotto forma di suono (voce, musica), parola scritta (etichetta applicata a una brocca) o di pensiero.

 


La mia personale opinione è che ci sono molti indizi e prove per potere iniziare una valida ricerca e sperimentazione scientifica. In fin dei conti non si parla come ho riportato di “sesso degli angeli” ma di frequenze, misure, geometrie, forme, materiali etc…
Anche perché se uno dei più grandi ricercatori di oggi “Nicola Scafetta” se ne esce con una frase di questo tipo, ci sarà un perché. Citazione ripresa dal blog WUWT :

“ Svalgaard non capisce il fatto che non è possibile calcolare con precisione e prevedere le maree con la legge fondamentale della fisica  a causa della enorme complessità fisica del problema, che non si limita a conoscere solo l’esistenza della gravità, ma richiede anche una dettagliata conoscenza di un sacco di altre cose tra cui la termodinamica, fluido-dinamica e le risonanze locali fondamentali. Per ovviare a questi problemi di ignoranza Kelvin ha proposto un modello armonico basato su cicli astronomici senza mettere alcun fisica in essa, ma utilizzando la geometria astronomica.”

Nicola Scafetta  – 10 Novembre 2011 –

Spostandoci quindi dal “microcosmo” per entrare nel “macrocosmo” continuando a parlare di figure che alternano  dinamiche da armoniose a non e viceversa, come non ricordare il “ciclo a trifoglio” che ci viene presentato da Ivanka Charvátova.

http://daltonsminima.altervista.org/?p=16614

http://daltonsminima.wordpress.com/2010/07/27/il-centro-di-massa-del-sistema-solare-e-il-suo-moto-dal-ciclo-a-trifoglio-ad-un-ciclo-irregolare-la-via-per-comprendere-i-minimi%C2%A0solari/

E’ importante notare che i periodi di moto caotico coincidono nel lungo termine ai minimi d’attività solare, come il minimo di Wolf (1270-1350), minimo di Sporer (~ 1430-1520), il minimo di Maunder (~ 1620-1710) e il minimo di Dalton (~ 1790-1840). Durante i periodi trifoglio i fenomeni solari-terrestri sono stabili – i cicli delle macchie solari sono lunghi 10 anni, l’attività vulcanica è ferma e nel mezzo al periodo a trifoglio c’è una temperatura massima qui sulla Terra.

Vi lascio con una piccola provocazione finale, cosa ci fanno quelle forme nella cappella Rosslyn, in Inghilterra, costruita nel 1400 ?  http://en.wikipedia.org/wiki/Rosslyn_Chapel

 

 

Un recente tentativo di dare un senso al box è stato quello di interpretare come una partitura musicale. I motivi sulle scatole assomigliano un po’ a disegni geometrici visti nello studi della cimatica. I modelli sono formati mettendo della  polvere su una superficie piana e la superficie viene fatta vibrare a differenti frequenze. Abbinando questi modelli Chladni con le note musicali corrispondenti alle stesse frequenze, Thomas e Stuart Mitchell hanno prodotta una melodia.

Potete notare bene, (figure in basso a destra e sinistra) come il piccolo uomo e il piccolo angioletto sembra che siano in procinto di suonare un qualche strumento musicale un piano … un piffero ?

Una nuova coincidenza ?

Questo articolo, in conclusione a molti potrà sembrare una raccolta di numerose fenomenologie che in una prima battuta, potrebbero sembrare figlie di una mente confusionaria, prese in qua e in là per la rete e non essere legate le une alle altre da nessuna costante o variabile. Vi domando io, ne siamo proprio sicuri ? Oppure c’è qualcosa che non abbiamo ancora compreso e sviscerato scientificamente a pieno. Esiste un legame che lega la forma esagonale che troviamo in un cristallo di ghiaccio a l’esagono fotografato su saturno.
Di che tipo di legame si tratta ?
Avanti con i commenti, le critiche sempre e comunque nel rispetto dei reciproci pensieri, idee e visioni scientifiche.

Michele

I have a dream ( lo ha già detto qualcuno?)


Dunque ho un sogno; che le menti più brillanti e i politici più lungimiranti di tutte le nazioni della terra, decidessero, vista la situazione di crisi globale del nostro pianeta, di indire una conferenza mondiale per affrontare i problemi della nostra terra (fame, sete, alluvioni, inquinamento, riscaldamento, CO2, disoccupazione, e chi più ne ha più ne metta).
Giungendo alla conclusione che il problema più stringente per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità è l’individuazione di una nuova fonte di energia, possibilmente a basso costo, possibilmente pulita, che utilizzi possibilmente materie prime facilmente ed abbondantemente reperibili in qualsiasi parte del globo.
Le fonti di energia fossili sono in esaurimento e molto inquinanti, l’energia atomica da fissione è intrinsecamente molto pericolosa e produce scorie altamente radioattive per millenni, le energie alternative sono, per l’appunto, alternative e, oltre ad essere molto costose, possono essere utili solo in casi particolari e su piccola scala, ma non risolvono il problema dell’energia che deve essere disponibile nella quantità e potenza richiesta in qualsiasi momento.
Dunque sogno che le Nazioni Unite decidessero di unire le risorse umane ed economiche necessarie per cercare di realizzare il sogno della ”Fusione Nucleare” il motore che muove le stelle.
Ho letto un po’ in giro sulla rete che poi non è tanto un sogno, certo è una sfida tecnologica da fare tremare i polsi, ma che potrebbe essere vinta nel giro di 30- 40 anni se sostenuta e finanziata massicciamente a partire dalle nazioni più ricche del nostro mondo.
A quel punto nel mio sogno vedo macchine che vanno ad idrogeno, energia a basso costo per lo sviluppo delle popolazioni più povere della terra, la fine delle ”guerre del petrolio”, ecc.
Nella mia vita ho sempre fatto il ”grafico” non ho una formazione ne scientifica ne tecnica.

Sogno troppo?

Mario

La Rubrica di NIA: Il Denaro Nucleare

Parliamo di Energia Nucleare, più precisamente di centrali Termo-Nucleari a Fissione.

Eviterei per una questione morale di parlare di sicurezza visto che in ballo c’è un possibile disastro mondiale, ho deciso quindi di valutare il costo di una centrale nucleare.

Dividiamo l’articolo in 4 parti:

–          Costruzione

–          Attività

–          Smantellamento

–          Scorie Radioattive

1)  Il costo medio attuale di una centrale nucleare è di circa 2500-3000 Euro/kW elettrico installato, ovvero il costo in conto capitale di una centrale da 1000 MWe elettrico è di circa 3 miliardi di Euro. Il costo dell’EPR da 1600 MW elettrico (il reattore europeo di III Generazione fornito dalla franco-tedesca Areva) viene valutato attualmente, nei paesi occidentali, da 4 a 4,5 miliardi di euro.

Gli attuali reattori di III Generazione (AP1000 Westinghouse, EPR Areva) hanno un tempo di costruzione di circa 50 mesi. Ma va tenuto conto che prima della costruzione è necessario acquisire alcune autorizzazioni sia per il sito sia per la costruzione e la messa in funzione esercizio dell’impianto.

È abbastanza chiaro che il tempo alla fine veramente necessario è molto di più.

L’unico esempio che possiamo fare è quello dell’EPR Finlandese, l’unico che è in costruzione, l’iter necessario per le autorizzazione è partito nel 1998 ( in Italia è previsto per il 2013 ), la fine dei lavori era prevista per il 2012, ma con alcuni ritardi è stata spostata al 2013, quindi almeno 15 anni prima di vedere ultimata la centrale.

Ma badate, ultimata non significa pronta per produrre energia, perché prima devono essere ultimate le ultime procedure e l’allacciamento alla rete nazionale, tempi che potrebbero allungarsi anche fino a 17-18 anni, che per l’Italia significherebbe vedere la prima centrale per il 2030.

Comunque, il nuovo programma nucleare italiano avviato con l’approvazione della legge 99 del 23 luglio 2009 riguardante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e con il relativo Decreto attuativo dell’art. 25 della medesima legge approvato nel 2010, prevede la messa in rete della prima centrale nucleare di III generazione all’orizzonte del 2020.

I tempi previsti dal governo italiano sono particolarmente brevi, ma anche nella loro ipotesi che è piuttosto ottimistica ( circa metà del tempo necessario a costruire il reattore Finlandese ) dovremo cmq aspettare ancora 10 anni prima di vedere una centrale.

E nel Frattempo?

2) Il Nucleare costa circa 3 centesimi di euro al Kw/H , considerando che la produzione è decisamente elevata, arriviamo a stimare un costo di gestione di 48mila euro all’ora ( 1600MW sono 1’600’000 KW che moltiplicati per 3 centesimi danno 4milioni e 800mila centesimi ).

Parliamo quindi di circa 420milioni all’anno di gestione

Ovviamente bisogna anche dire che l’energia nucleare è venduta a 10 centesimi di euro per Kw/H, quindi il guadagno è di 7 centesimi, più del doppio del costo, ma questi soldi andranno tutti nelle casse pubbliche?

La durata  di vita di una centrale di 3° Generazione è stimata che possa arrivare fino a 60 anni nel caso in cui la manutenzione sostituisca periodicamente i principali strumenti della centrale.

Ma difficilmente la centrale potrà produrre energia per più di 50 anni, periodo dopo il quale deve essere dismessa

3) per quanto riguarda lo smantellamento di una centrale le cifre sono molto diverse a secondo di tanti fattori, ovviamente il tutto dipende maggiormente dal tipo di reattore utilizzato.

In Italia quanto costa smantellare una centrale? Prendiamo il caso della centrale più recente che abbiamo

In Italia possiamo provare ad analizzare quello che sta costando e costerà lo smantellamento della ex centrale nucleare di Caorso, di 830 MW.

Il reattore fu spento nel 1986, fu chiuso definitivamente nel 1990 ed ha smesso di funzionare definitivamente nel 1998.

Dentro la centrale, continuavano a lavorare 160 persone, tra ingegneri, tecnici, operai, addetti alle pulizie e alla sorveglianza, senza produrre nemmeno un chilowatt di energia, con un costo alla collettività di 150 mila euro al giorno.

Il responsabile dell’impianto, l’ing. Luigi Ghioni, intervistato, riteneva che si sarebbe dovuto giungere al 2016 per vedere il termine dei lavori.

Secondo Massimo Scalia, docente all’università La Sapienza di Roma, ci sarebbero voluti almeno dieci anni di più.

Nel mese di luglio del 2009 Despe, a capo di un’associazione temporanea di imprese con Ansaldo nucleare e Techint, si è aggiudicata la gara indetta dalla Sogin per smantellare l’edificio turbina della centrale nucleare di Caorso.

Il contratto riguarda lo smantellamento e la decontaminazione di circa 6.000 tonnellate di materiale metallico ed i lavori dureranno circa 30 mesi. Lo smantellamento dell’edificio turbina consente di consolidare l’accelerazione del decommissioning, che si concluderà probabilmente nel 2019.

Dalla sua inattività al termine del decommissioning, se tutto andrà bene, ci vorranno 33 anni.

A calcolo fatto, ecco determinato il costo di smantellamento presunto della centrale di Caorso: 1,35 miliardi di Euro

È difficile però stimare un reale costo perché dipende da tantissimi fattori, tra cui anche il tempo necessario allo smantellamento che di solito è circa 3-4 volte il tempo necessario per costruire la centrale ( ipoteticamente 30 anni per smantellare una centrale ) diciamo che all’estero con un costo di 600-700 milioni di euro si riesce a smantellare, ma conoscendo l’Italia e i suoi casi precedenti, viene da chiuderci, così poco anche da noi?

4)

Valutiamo solo i costi, ricordando che qui non si parla di 20-30 anni, ma di almeno 240mila anni per il solo Plutonio

l costo della gestione delle scorie nucleari é enorme: negli Stati uniti, a metà degli anni novanta, é stato stimato un costo superiore ai 110 miliardi di dollari (stima 1996) per la sola messa in sicurezza delle scorie ad elevato livello di radioattività.
Si consideri prima di tutto che vi sono anche scorie a minor grado di radioattività, ma pur sempre nocive, risultanti dallo smantellamento delle centrali: una quantità ben due volte e mezzo superiore a quella prodotta da una centrale in quarant’anni di operatività.

Oltre alle scorie radioattive, poi, si é accumulata una grande quantità di plutonio, prodotto dagli impianti commerciali di ritrattamento del combustibile nucleare: nell’anno 2000 si é stimato che abbia superato le 200 tonnellate.

Il Costo di un Bunker di Stoccaggio di scorie nucleari ( solo 1 ) è di circa 2miliardi di euro, ma non è detto che uno basti ( potrebbe anche succedere come già adesso succede che le scorie vengono vendute ad altri paesi che le smaltiscono loro per noi, ma questa procedura ovviamente costa molto di più ) e che queste strutture devono reggere per migliaia di anni ( in teoria senza bisogno di sorveglianza, visto che sono già messe in sicurezza ).

Conclusioni:

Una sola centrale Nucleare potrebbe venire a costare nella migliore delle Ipotesi:

–          4miliardi per la costruzione

–          21miliardi per la gestione ( con un ipotetico guadagno di 49miliardi )

–          600milioni per lo smantellamento

–          2miliardi per lo stoccaggio dei rifiuti

Costo Totale: 27.6miliardi con una guadagno ipotetico di 49miliardi che però bisogna quanta di questa parte tornerà nelle casse dello stato

Nell’ipotesi peggiore il costo potrebbe anche arrivare a 30-35miliardi

NB: A questi costi dovete poi aggiungere la gestione dei siti di stoccaggio, che devono essere mantenuti sicuri per almeno 240’000 anni, questi costi sono impossibili da stimare

Tutto questo con una sola Centrale

Questi invece i tempi:

–          10/15 anni per la costruzione

–          50 anni di attività

–          30 anni di smantellamento

–          Almeno 200’000 anni per lo stoccaggio delle scorie

Queste le fonti, da cui sono stati ricavati anche alcuni pezzi dell’articolo:

http://www.ecoage.it/energia-nucleare-costi.htm

http://www.mondoecoblog.com/2010/02/23/ritorno-al-nucleare-quanto-costano-le-scorie/

http://www.solidarietalegambiente.org/cgi/jump.cgi?t=default&l=it&ID=381

http://ministerici.wordpress.com/2011/03/16/la-centrale-nucleare-di-caorso/

http://www.cittanuove.org/index_049.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Smantellamento_degli_impianti_nucleari

http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=127

FABIO