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Le macchie solari versione 2.0 ? Irrilevante. Il Sole c’è.

Dopo la richiesta che mi è arrivata da parte di 5 persone indipendenti, circa la nuova ricostruzione del numero delle macchie solari, la quale non mostra alcun contributo dato dal Sole sul riscaldamento della temperatura terrestre, occorso nel 20° secolo, ho deciso di scrivere qualcosa su questa piattaforma.

Ho una sola parola per descrivere questa nuova revisione : Irrilevante !

Questa è ancora una volta, una buona occasione  per scrivere qualcosa su questi nuovi risultati. Risultati, che mostrano, che il sole ha un grande effetto sul clima. Eppure, il mondo continuerà ancora ad ignorarlo. Sono sorpreso ? No non lo sono.

In primo luogo, la storia? Un gruppo guidato da Frédéric Clette ha tenuto una presentazione all’assemblea IAU alle Hawaii. In essa, si è dichiarato, che il numero delle macchie solari soffre di diversi errori sistematici, in quanto,  è una misura soggettiva. Poiché tali errori sistematici variano nel tempo (con i diversi osservatori e metodi di osservazione), la ricostruzione del SN può esibire una tendenza fittizia nel lungo termine. Hanno anche tentato di calibrare i dati, per ottenere un insieme di dati più omogeneo. Tutto questo, è descritto, nel loro preprint arXiv.

L’aspetto più interessante della loro nuova ricostruzione delle macchie solari è che c’è molta meno variazione del numero delle macchie solari tra i diversi massimi solari dal minimo di Maunder. Ciò implica, secondo loro, che non vi è stato un significativo aumento dell’attività solare nel corso del 20° secolo, e quindi, che  il sole non dovrebbe aver contribuito per nulla all’aumento delle temperature. Questo punto è stato naturalmente catturato dai media.

Figura 1: Il passato conteggio (rosso) e il nuovo (blu) del numero delle macchie solari di Clette et al.

Allora, che cosa penso a questo proposito? In primo luogo, non ho idea se la taratura è corretta. Vale a dire, alcune correzioni sono probabilmente necessarie e non vi è alcun motivo a priori per pensare che quello che hanno fatto non è valido. Tuttavia, la loro affermazione circa l’attività solare in generale non è sbagliata e non varia molto da quando il sole è uscito dal minimo Mounder. Ci sono altri modi più obiettivi per ricostruire l’attività solare rispetto al conteggio soggettivo delle macchie solari, e ci mostrano che l’attività solare è aumentata nel corso del 20° secolo. Quindi al massimo, si può affermare che l’attività solare ha vari aspetti, e che il numero massimo delle macchie non è un buon indicatore di tutti loro. Questo non è irragionevole dal momento che il numero di macchie solari rifletterebbe più direttamente la quantità di linee di campo magnetico chiuse, ma non quelle aperte che soffiano nel vento solare.

I due importanti indicatori oggettivi per l’attività solare sono gli isotopi cosmogenici (C14 e 10Be), e l’indice geomagnetico AA. L’indice AA (misurato a partire dalla metà del 19° secolo), mostra chiaramente che nella seconda parte del 20° secolo, il Sole è stato più attivo rispetto alla seconda metà del 19° secolo. Il set di dati 10Be, più lungo, rivela che la seconda metà del 20° secolo è stata più attiva rispetto a qualsiasi momento precedente, dal minimo di Maunder. (Il C14 è un po’ problematico perché le bombe nucleari umane dal 1940 in poi hanno liberato un sacco di C14 in atmosfera, quindi non può essere utilizzato per ricostruire l’attività solare nella seconda parte del 20° secolo).

Figura 2: L’indice geomagnetico AA, che mostra un netto aumento dell’attività solare nel corso del 20° secolo.

Figura 3: La produzione di 10Be dimostra ancora una volta, che il sole era particolarmente attivo nella seconda metà del 20° secolo. Il vecchio conteggio delle macchie solari “, senza la ricostruzione e correzione di Clette et al.

 

Che cosa ci dice questo grafico ? Dato che le variazioni nel lungo termine del clima della Terra non sono correlate con l’attività solare nel lungo termine (ad esempio, vedere la prima parte di questo articolo ) e dato che alcuni indicatori dell’attività solare (presumibilmente ?) non mostrano un aumento dal minimo di Maunder, ma alcuni si, questo significa che il clima è sensibile a quegli aspetti dell’attività solare che sono aumentati (ad esempio il vento solare), ma non con quelli più direttamente associati con il numero di macchie solari (ad esempio : UV o radiazione solare totale). Così, questo risultato sul massimo delle macchie solari (di nuovo, se vero), rafforza l’idea che il legame sole – clima è legato attraverso le linee del campo magnetico aperto, come la forza del vento solare o il flusso di raggi cosmici.

Il secondo punto che volevo evidenziare è un’analisi recentemente pubblicata che mostra che il sole ha un grande effetto sul clima, e quindi si può quantificare esso. Recentemente, Daniel Howard, Henrik Svesmark ed io, abbiamo analizzato i dati altimetrici satellitari, che sono simili alle registrazioni mareografiche e che misurano le variazione del livello del mare. Tuttavia, poiché i dati dei satelliti sono di alta qualità, e con una risoluzione superiore rispetto ai dischi temporali mareografici, questo ci consente di individuare le componenti di espansione termica. Questo ci permette una migliore stima del forcing solare, che è 1,33 ± 0,34 W / m2 nell’ultimo ciclo solare. Questo può essere visto in fig. 4, con il sole e il ciclo enso, che possono spiegare una grande frazione del cambiamento del livello del mare da scale annuali a decennali.

Fig.n°4

Figura 4: I dati del livello del mare e l’adattamento del modello. I punti blu sono il livello globale del mare linearmente misurato con l’altimetria satellitare. La linea viola è l’adattamento del modello dei dati che comprende sia una componente solare armonica che un contributo del ciclo ENSO. Le regioni ombreggiate indicano le regioni di confidenza. L’adattamento spiega il 71% della variazione osservata nei dati filtrati.

La linea di fondo evidenzia che il sole sembra avere un grande effetto sul clima su diverse scale temporali. Se le macchie solari non riflettono l’aumento dell’attività solare dal minimo di Maunder (come riscontrato in quest’ultima serie di dati) non è molto importante. Al massimo, se non lo riflettono, rafforzano l’idea che qualcosa associato al vento solare lo fa (come i raggi cosmici che modulano).

Fonte : http://www.sciencebits.com/sunspots_2.0

Una nuova ricerca trova evidenza del ciclo solare alle alte latitudini nell’emisfero settentrionale

Un nuovo articolo pubblicato su Advances Space Research trova prove di un collegamento tra le lunghe variazioni secolari nell’attività solare ed il clima su l’intera zona boreale dell’emisfero settentrionale,” correlata alla scala secolare Gleissberg del ciclo solare.

Secondo gli autori :

Una ciclicità su scala secolare (60-140 anni) è stata trovata nella ricostruzione delle temperature estive nella penisola Taymir (~72 ° N, ~105 ° E) ed in altre regioni alle alte latitudini (60-70 ° N) durante l’intervallo di tempo AD 1576-1970. Questa periodicità è significativa e si compone di due modi di oscillazione. Una di 60-70 anni e una di 120-140 anni. Nel breve termine (60-70 anni), la variazione risulta presente nelle temperature estive della penisola di Yamal (~70 ° N, ~67 ° E). Un confronto della variazione secolare delle temperature dell’emisfero settentrionale con le corrispondenti variazioni del numero di macchie solari e il berillio cosmogenico 10Be, dei ghiacci in Groenlandia, mostrano che una probabile causa di questa variabilità è la modulazione della temperatura del ciclo solare sulla scala secolare Gleissberg. Questo è coerente con i risultati ottenuti in precedenza per la Fennoscandia settentrionale (67 ° -70 ° N, 19 ° -33 ° E).

 

Il documento : http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0273117714007340

 

Fonte : http://hockeyschtick.blogspot.it/2015/03/new-paper-finds-evidence-of-solar-cycle.html

David Archibald : Febbraio 2015 – Aggiornamento del ciclo solare

Il ciclo solare 24 continua ad essere inferiore alla maggior parte delle previsioni realizzate durante gli anni del declino del ciclo solare 23. David Archibald fornisce un aggiornamento sullo stato attuale del ciclo solare 24, dimostrando che rimane piuttosto basso, e non segue le proiezioni “ufficiali” basate su modelli e/o altri strumenti di previsione, alcuni dei quali, che sostenevano fin dal 2006 che il ciclo 24 sarebbe stato il 30-50% più forte del ciclo 23. Finora, il ciclo solare 24 è stato più simile ai cicli solari 10-15 che sono iniziati nel 1855 e si sono conclusi nel 1923. È interessante notare che il ciclo solare 10 ha prodotto il famoso evento Carrington, che se si fosse verificato oggi, sarebbe probabilmente stato devastante per la nostra rete elettrica ed elettronica molto sensibile.

Figura 1 : Sunspot number Fonte: SILSO data/image, Royal Observatory of Belgium, Brussels – Il Ciclo Solare 24 è nella fase di massimo solare da più di un anno ormai. Il declino delle macchie solari dal secondo picco è in corso.

Figura 2 : Indice AP 1932-2015 L’Indice AP, un indice geomagnetico guidato dal magnetismo del Sole e il vento solare, e questo rimane a livelli dei precedenti minimi dei cicli solari.

Figura 3 : Sunspot Area rispetto all’Indice Ap 1932-2105 Dal sito di Jan Janssens : Solaemon, questo grafico compara l’indice Ap con le aree delle macchie solari dal 1932. I minimi assoluti nell’Indice Ap corrispondono ai minimi del ciclo solare, ma il picco nell’indice Ap può essere molto più ritardato rispetto ai picchi del ciclo solare. Si noti che l’indice Ap era molto forte durante il periodo di raffreddamento dal 1970 fino ai minimi dei cicli solari 20/21.

Figura 4 : Mensile flusso solare F10.7 dal 1948 al 2015 – Il flusso F10.7 è un osservatore imparziale e quindi molti lo preferiscono al numero delle macchie solari. Questo grafico, conferma un secondo picco nel Ciclo Solare 24 nel corso dell’ultimo anno. Con un flusso F10.7 sopra i 100 siamo in fase di riscaldamento, sotto i 100 in raffreddamento. Questo dato negli ultimi anni ha fornito un piccolo impulso al riscaldamento nel sistema climatico terrestre.

Figura 5 : Inclinazione dell’angolo della corrente eliosferica da 1976 al 2015 – L’angolo dell’inclinazione della corrente eliosferica si appiattisce nel minimo solare. Per il minimo del ciclo solare SC23-SC24, si è verificato nel mese di ottobre 2009. Da quel minimo e da quando si effettuano le registrazioni, questo angolo di inclinazione è quello che è salito più velocemente da tre cicli e mezzo. Il picco dell’angolo d’inclinazione è anche quello che risulta essere il più ampio nel record delle registrazioni.

Figura 6 : Pressione del flusso del vento solare, dal 1967 al 2015 –  Questo grafico mostra un aumento dal minimo alla fine del 1960, al picco durante il massimo del ciclo solare 22 e poi il declino di 23 anni da quel picco. E’ questo il ritmo che modula il flusso dei raggi cosmici galattici nei pianeti interni del sistema solare.

Figura 7 : Oulu Conteggio dei neutroni, dal 1964 al 2015 – I raggi cosmici galattici producono una doccia continua di neutroni nella bassa atmosfera. Il significato climatico di questi neutroni è che forniscono i siti di nucleazione per la formazione delle nubi. Nubi, che a sua volta riflettono più luce solare che sulla terra o nel mare aperto, raffreddando il pianeta. Il conteggio di neutroni segue l’attività solare con un ritardo di circa un anno, che riflette il tempo necessario al vento solare per raggiungere le parti esterne del sistema solare.

Figura 8 : Somma della forza del campo magnetico polare solare, dal  1976 al 2015 – Questo dato ci viene fornito dall’osservatorio solare Wilson, grazie all’aggiornamento dei dati del dottor Hoeksma. Come per l’angolo dell’inclinazione della corrente eliosferica, sembra esserci un’ampiezza superiore e non molta energia nel sistema.

Figure 9 : Livellato conteggio del numero delle macchie solari nei mesi del minimo
Anche questo grafico e stato ripreso dalla piattaforma di Jan Janssens. Questa figura mostra che il ciclo solare 24 (linea verde) rispetto alle medie dei cicli solari da 10 a 15 (linea blu) e cicli solari da 16-23 (linea rossa continua). In termini di cicli analoghi, il ciclo solare 24 è stato più simile ai cicli solari da 10 a 15.

Figura 10 : Latitudine delle macchie solari – Ancora una volta dal sito di Jan Janssens, questa figura mostra la latitudine delle macchie solari del ciclo solare 24 (linea verde) rispetto alla media dei cicli solari dal 19 al 23. Come nota ai fini della comprensione di questo grafico, si specifica che si è utilizzato un diverso mese di partenza del minimo. In questo caso è l’agosto del 2007. Questo grafico è importante perchè evidenzia che il ciclo solare 24 non è più veloce o più lento rispetto ai precedenti cinque cicli. Ciò non esclude che il ciclo solare 24 diventi un ciclo molto lungo se la coda comprenderà un periodo senza macchie solari.

Fonte : http://wattsupwiththat.com/2015/02/15/solar-cycle-24-update-for-february-2015/

Una nuova ricerca trova la forte evidenza che il Sole ha controllato il clima negli ultimi 11 mila anni

Una nuova ricerca pubblicata recentemente su Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics rileva una forte e stabile correlazione fra le variazioni millenarie delle macchie solari e la temperatura in Antartide, negli ultimi 11 mila anni. Gli stessi autori, in netto contrasto, non trovano alcuna forte o stabile correlazione tra la temperatura e i livelli di CO2 nello stesso periodo.

Gli autori hanno correlato e ricostruito i livelli di CO2, le macchie solari, e le temperature ricavate dai carataggi a Vostok in Antartide.

Correlazione fra l’attività solare e la temperatura locale in Antartide nel corso degli ultimi 11 mila anni

di X.H. Zhao e X.S. Feng

Riassunto

L’impatto solare sul clima della Terra, è un argomento di lunga discussione, con dibattiti intensi. Sulla base dei dati ricostruiti del numero di macchie solari (SSN), la temperatura locale a Vostok (T) e i dati della concentrazione atmosferica della CO2 di Dome Concordia, indaghiamo la possibile periodicità esistente fra l’attività solare, la CO2 atmosferica e la temperatura locale nell’entroterra dell’antartide, così come per la loro correlazioni nel corso degli ultimi 11 mila anni, prima del 1895 AD. Rileviamo, che le variazioni del SSN [numero di macchie solari] e T [temperatura] hanno alcune periodicità comuni di circa, 208 anni, 521 anni, e 1000. Le correlazioni tra SSN e T, per alcune periodicità intermittenti sono forti, tuttavia, l’analisi wavelet dimostra che le relative relazioni di fase, tra di loro e di solito non rimangono stabili, tranne per la componente millenaria. La variazione millenaria del conteggio delle macchie solari SSN, guida quella della temperatura, su i 30-40 anni, e il rapporto anti-fase tra di essi rimane stabile quasi negli interi 11 mila anni del passato. In contrasto con le correlazioni tra CO2 e la temperatura che non sono né forti né stabili.”

Così, il noto ciclo climatico di circa~ 1000 anni, responsabile della Holocene Climate Optimum di 6000-4000 anni fa, il periodo caldo egiziano di ~ 4000 anni fa, il periodo caldo minoico di circa ~ 3000 anni fa, il periodo caldo romano di circa ~ 2000 anni fa, il periodo caldo medioevale di ~ 1000 anni fa, e il corrente periodo caldo, rientrano in questa stessa sequenza di 1000 anni di maggiore attività solare associata a periodi caldi.

a) le macchie solari, b) la temperatura e c) la CO2, riportati in figura, mostrano l’ampiezza della lunghezza dei cicli solari più forti (la durata) mostrati nei dati di macchie solari, temperatura e CO2.

 

L’analisi Wavelet  riportata nel grafico, evidenzia i periodi solari più importanti. Il periodo più stabile per entrambi si trova a circa ~ 1.024 anni, indicato dalla regione orizzontale in rosso / giallo / azzurro.

Gli autori trovano un ritardo di circa 30-40 anni tra le variazioni della temperatura e l’attività di guida solare, probabilmente a causa della enorme capacità termica di inerzia degli oceani. Il termine d’esecuzione mostrato nel grafico in basso di 40 anni dimostra la risposta della temperatura a seguito di un aumento o una diminuzione dell’attività solare ritardi di circa 40 anni. Il grafico riportato sopra, evidenzia il rapporto anti-fase tra l’attività solare e la temperatura, che si mantiene stabile quasi negli interi 11 mila anni del passato.

Fonte : http://hockeyschtick.blogspot.it/2014/11/new-paper-finds-strong-evidence-sun-has.html

Nuovi studi rilevano che i cambiamenti del vento solare, nel breve termine, possono influenzare i fronti freddi, le precipitazioni e la temperatura

Un nuovo articolo, pubblicato su Advances in Space Research, trova correlazioni tra i cambiamenti nel vento solare nel breve termine ( durante il periodo di rotazione solare di circa 27 giorni ) e certi fenomeni meteorologici, compresi i fronti freddi, le precipitazioni e la temperatura. La ricerca unisce molti altri esempi che descrivono i potenziali meccanismi di amplificazione solari, per cui piccoli cambiamenti dell’attività magnetica solare possono avere effetti su larga scala nel tempo e nel clima.

 

Effetti dell’attività solare sulla ripetitività di alcuni fenomeni meteorologici

di Nedeljko Todorovića, Dragana Vujovićb

 

Riassunto

In questo documento, si ricerca il rapporto tra l’attività solare e il clima sulla Terra. Questa ricerca, si basa, sul presupposto che ogni espulsione di energia del campo magnetico e di particelle dal sole (anche noto come vento solare) ha effetti diretti sul meteo della Terra. E’ stato analizzato l’impatto dei buchi coronali e delle regioni attive in relazione con i fronti d’avvezione di aria fredda (fronti freddi, precipitazioni e diminuzione di temperatura sulla superficie e gli strati più alti) nella regione di Belgrado (Serbia). Alcune regioni attive e gli stessi buchi coronali, sembrano trovarsi in una posizione quasi geo-efficace ogni 27 giorni, che è la durata di una rotazione solare. Sono stati rilevati simili periodi di ripetitività (27-29 giorni) durante il passaggio di un fronte freddo e nele temperature massime e minime misurate sulla superficie ed a livelli di 850 e 500 hPa. Abbiamo riscontrato che 10-12 giorni dopo che la velocità del vento solare inizia significativamente ad aumentare, ci si potrebbe aspettare il passaggio di un fronte freddo. Dopo otto giorni, sono state rilevate le temperature massime nella regione di Belgrado e si è constatato che i loro valori minimi compaiono dopo 12-16 giorni. La quantità massima delle precipitazioni si verifica 14 giorni dopo l’arrivo del vento solare. È stato trovato un periodo ricorrente di quasi 27 giorni, nelle diverse fasi di sviluppo degli uragani Katrina, Rita e Wilma. Questa analisi, ha confermato che gli intervalli di tempo tra il verificarsi dei due fenomeni ed il cambiamento di qualche particolare parametro meteorologico correlano bene con il vento solare.

Alcune immagine riprese dal documento.

 

Ch

Cronologia dei buchi coronali, per il periodo gennaio-marzo 2007

 

tempTemperatura giornaliera a Belgrado dal 7 gennaio al 28 Marzo 2007: temperatura superficiale massima (tsmax) e le temperature a livello
H = 850 hPa (T850, quadrati) e H = 500 hPa (T500, triangoli).

 

crossCross-correlazione per Tsmax, T850 e SW, serie temporali. Linea tratteggiata orizzontale è il 95% intervallo di confidenza.

 

Fonte : http://hockeyschtick.blogspot.it/2014/11/new-paper-finds-short-term-changes-in.html