Una delle affermazioni più comuni – anche tra chi non crede che la co2 umana influisca nei cambiamenti climatici – e che si possono ascoltare tra chi si occupa di clima, è quella secondo cui l’atmosfera ed i suoi gas (azoto, ossigeno, vapore acqueo, co2, ozono, ecc.) “riscaldano” la Terra di 33°C, come una sorta di enorme “coperta” gassosa.
Questo sarebbe appunto l’effetto-serra, o l’”effetto-atmosfera” (per chi rifiuta l’ipotesi del riscaldamento antropico).
Come nasce quel numero, 33°C?
Semplicemente applicando la legge di Kirchhoff e la costante di Stephan-Boltzmann sul calore emesso dai corpi irradiati.
Poiché si era osservato che la Terra emette nello spazio una radiazione media di 235 W/m2, ma tale radiazione corrisponde ad un corpo irradiato a –19° C (circa), dal momento che invece la Terra ha una superficie che in media è di + 15°C, allora se ne è dedotto che è l’atmosfera e i suoi gas a dare un contributo di circa 33° C (arrotondati) per passare da – 19°C a + 15°C
Da questo numero, 33°C, sono nate poi tutte le speculazioni sul contributo della co2 e degli altri gas-serra, e sulla presunta pericolosità degli aumenti dei livelli di co2, e la tanto temuta crescita di 5°-6°C delle temperature terrestri nei prossimi decenni.
Ma questo numero e questo calcolo sono errati, come si può dimostrare sperimentalmente.
Di conseguenza cadono tutte le ipotesi che vi possa essere un contributo della co2 e degli altri gas atmosferici alle variazioni delle temperature terrestri.
Nella realtà l’effetto-serra atmosferico non esiste, proprio perché la trasmissione del calore sulla superficie terrestre avviene per il riscaldamento del suolo terrestre e degli oceani, e per il 99% per le reazioni geotermiche (conduzione e convezione) che si verificano in seguito con gli strati e i materiali sottostanti alla superficie terrestre riscaldata (e ciò non viene mai considerato dai “climatologi”!), e solo per l’1% per irradiazione.
Ecco che allora l’analisi del comportamento della co2 diventa assolutamente irrilevante, poiché le temperature terrestri, e dei pianeti del sistema solare, sono gestite dalle tipiche reazioni e dai classici principi della termodinamica (tra cui il 2°), e sono le reazioni geotermiche dei suoli e degli oceani a dominare e ad innescare poi i movimenti delle masse d’aria atmosferiche (convezione) e le dinamiche climatiche (venti, piogge, nevi, ecc.).
Il punto è che TUTTI gli esperimenti compiuti, da oltre un secolo a questa parte, ed anche le rilevazioni delle sonde spaziali sui pianeti del sistema solare, confermano questo postulato di base (inesistenza effetto serra), ed è per questo che le varie teorie dell’effetto serra compaiono solo nei testi dei tanti “climatologi” alla moda, negli ultimi 20 anni, ma nessun testo autorevole di fisica termodinamica li riporta.
che in realtà si applica solo sulle superfici piane, ma è inapplicabile ai corpi solidi reali, e non può misurare la loro reale capacità di trattenere e restituire calore.
In particolare, vorrei elencare i segg. dati sperimentali che – da oltre un secolo – smentiscono inoppugnabilmente l’effetto serra atmosferico:
1) Eperimento delle serre i Wood nel 1909:
Questo test demolì più di un secolo fa l’effetto serra, poiché dimostrò che due serre uguali, una col soffitto in vetro (che assorbe più radiazione IR) e l’altra col soffitto in salgemma (neutro ai raggi IR) raggiungono le medesime temperature. In precedenza Arrhenius credeva che il vetro delle serre potesse trattenere ed amplificare i raggi infrarossi (IR) ricevuti, ma Wood dimostrò che entrambe le serre raggiungevano 55°C, e quindi il riscaldamento delle serre è dovuto unicamente al fatto che nelle serre viene bloccato il raffreddamento convettivo da parte delle masse d’aria all’esterno. Pertanto è scorretto ritenere (per analogie con le serre) che i gas atmosferici in quota possano influire sui processi termodinamici sulla superficie della Terra.
2) Errata applicazione della legge di Kirchoff nel calcolo delle temperature lunari e reali valori poi rilevati
La Luna non ha atmosfera, né “gas serra”. Eppure in base alle equazioni “corpo nero” di Kirchhoff comunemente usate dai climatologi, avrebbe dovuto essere più “fredda”, e invece risultò più “calda” di 40° C. Questo perché l’applicazione della legge di Kirchhoff non era in grado di calcolare il calore assorbito e poi restituito effettivamente dal suolo lunare.
3) Insussistenza di una relazione quantificabile tra irradiazione solare e variazione delle temperature atmosferiche
Analizziamo Venere – Terra – Giove (la cui atmosfera non contiene nemmeno gas serra, perché è composta da idrogeno ed elio) – Saturno – Urano – Nettuno.
La Terra e Venere ricevono rispettivamente 1368 W/m2 e 2614 W/m2 di irradiazione solare media, ma nella fascia atmosferica tra 0.1 e 1 bar (livello del mare) hanno aumenti di temperatura di 100° C (Venere) e di 68° C (Terra).
http://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/planetfact.html
Giove, Saturno, Urano e Nettuno, ricevono rispettivamente dal Sole appena 50.5 W/m2, 14.9 W/m2, 3,71 W/m2 e 1,51 W/m2 di radiazione, eppure nella fascia atmosferica tra 0.1 e 1 bar evidenziano aumenti di temperatura di ben 53°C, 50°C, 23°C, 17°C rispettivamente.
Quindi non c’è alcun rapporto immediatamente quantificabile o esprimibile in una legge fisico-matematica tra irradiazione solare ricevuta da un pianeta e livello di innalzamento termico atmosferico!
Con ogni probabilità sono le masse dei pianeti, la loro densità (quanto meno un pianeta è denso tanto più sembra trasmettere calore alla superficie), la pressione e gravitazione ad incidere sulle variazioni di temperatura nella rilevazione delle temperature nelle atmosfere dei pianeti del sistema solare:
http://www.ilovemycarbondioxide.com/pdf/Rethinking_the_greenhouse_effect.pdf
Anche qui si dimostra che sono i suoli (e sulla Terra anche gli oceani) e la loro capacità di immagazzinare e restituire calore (conduzione e poi convezione) ad essere determinanti nel ciclo termico di un pianeta, i gas atmosferici sono irrilevanti.
Tutto ciò è stato sintetizzato nel lavoro di un fisico e biologo (raro background) messicano, il prof. Nasif Nahle:
http://biocab.org/Induced_Emission.html
Il prof. Nahle applica la seg. formula, per calcolare i flussi di calore tra le superfici (sia oceaniche che terrestri):
FSH=- ρ (Cp) (CH) (v (z)) [T (z) – T (0)] in cui tra i parametri vi è la densità dell’aria, la velocità dei venti, la temperatura superficiale ed in quota, ecc.
Ma per concludere credo vi sia un’importante osservazione da esprimere.Ciascuno è liberissimo di credere o non credere ad un’ipotesi scientifica, se la ritiene più o meno convincente.
Tuttavia, per gli stessi principi fondamentali del metodo scientifico, così come espressi da Galileo fino a Popper, chi contesta un’ipotesi scientifica, deve però indicare i dati sperimentali in base ai quali non la ritiene fondata, o che la falsificano.E allora, non vi è dubbio che – da oltre un secolo – l’ipotesi teorica che l’atmosfera terrestre e i suoi gas “riscaldino” la Terra di 33° C, a somiglianza di una serra, è sempre stata smentita sperimentalmente e falsificata, da Wood a inizi del ‘900 fino ai dati rilevati dalle moderne sonde spaziali su tutti i pianeti.
Può anche darsi che al momento non esista ancora una teoria scientifica completa in grado di spiegare tutti i fenomeni climatici, ma vi siano solo spiegazioni incomplete.
Ma quel che sembra chiaro è che la teoria dell’effetto serra non sta in piedi, e non a caso non si trova mai nei testi avanzati di fisica e termodinamica, ma solo in quelli dei “climatologi” alla moda che imperversano ovunque da una ventina d’anni a questa parte.
BY IlikeCO2