Archivi categoria: Raffreddamento Globale

Direttamente da Geoantartica

Un gruppo di ricercatori provenienti da diverse università nazionali (enti di ricerca CNR, INGV e OGS), sta conducendo in Antartide una serie di ricerche geologiche per comprendere i cambiamenti globali. I post riportati di seguito, sono due appassionati racconti ripresi dal loro blog.

 

  • Foreste, incendi e …. asteroidi?

La nostra prima uscita in elicottero ci ha portati di nuovo dopo due anni, ad Allan Hills, un rilievo montuoso al limite con lo sterminato plateau antartico orientale. Ci siamo suddivisi per una ricognizione sul terreno in cerca di rocce, fossili e strutture sedimentarie testimoni di ambienti di circa 200-300 milioni di anni fa. Per la precisione, le rocce su cui ci siamo trovati a lavorare, sono costituite da arenarie denominate Supergruppo di Beacon, indicative di antichi fiumi estremamente ampi e dall’andamento impetuoso, che contraddistinguevano quest’area dell’Antartide durante il Permo-Trias. La nostra ricerca è stata rapidamente premiata con il rinvenimento di numerosi frammenti di tronchi fossili silicizzati immersi nelle arenarie fluviali, ma con una curiosità, molti erano carbonizzati sul lato esposto in superficie ed inoltre erano tutti allineati. Altri tronchi erano invece completamente carbonizzati. La presenza di tronchi fossili e di importanti livelli di carbone testimonia come il clima di quest’area dell’Antartide fosse nel Triassico molto diverso dall’attuale, in assenza di calotte glaciali, ma con l’esistenza di estese foreste a conifere e di ampie aree paludose come documentano i livelli di carbone…..però c’è di più…La grande quantità di tronchi fossili carbonizzati testimonia, con grande probabilità, la diffusione di enormi incendi che avrebbero totalmente devastato la foresta triassica per un’area vastissima, come sembrerebbero indicare anche ricerche di scienziati indiani ed americani, basate su evidenze di elevata temperatura su legno, foglie, pollini e spore. A questo punto la domanda è legittima, da cosa sono stati innescati questi incendi? Le risposte possono essere molteplici. Una risposta è che siano stati innescati da eruzioni vulcaniche, mentre un’altra risposta, più suggestiva, ma totalmente da documentare, è che gli incendi possano essere dovuti all’impatto di un asteroide, che avrebbe prima grazie allo shock abbattuto gli alberi della foresta orientandoli, e poi li avrebbe incendiati in toto o sulle parti esposte in superficie non “affogate” e protette nei sedimenti. Vedremo se le nostre ricerche riusciranno a risolvere questo enigma!

Tronco fossile silicizzato inglobato nelle arenarie fluviali

……….

  • Prove di glaciazione….

L’Antartide, come noto, è un continente completamente coperto da ghiacci, ma le evidenze geologiche dimostrano come non sia sempre stato così. Difatti calotte glaciali stabili, anche se fluttuanti, sembra si siano impostate a partire da 15 milioni di anni fa, mentre in precedenza si sono avute anche prolungate fasi climatiche temperate-calde.

Le successioni arenacee del Supergruppo Beacon rappresentano un eccezionale registratore dell’alternanza di fasi climatiche calde e fredde succedutesi in un intervallo compreso tra 420 e 174 milioni di anni fa. A tal fine sono importanti le testimonianze di fossili vegetali, quali tronchi, foglie, pollini e spore, che consentono, una volta determinati e datati, di stabilire le condizioni climatiche del passato. Si riconoscono infatti depositi arenacei associati a livelli di carbone che testimoniano condizioni climatiche temperate umide, completamente diverse da condizioni adatte all’esistenza di vaste coperture glaciali.

Il livello glaciale, o tillite, è spesso circa 5 metri, ed è caratteristico per avere ciottoli inglobati nella matrice arenaceo-argillitica grigia. Il corpo di colore scuro di forma ellittica inglobato al centro della tillite, è probabilmente un grosso nodulo ematitico

Difatti, durante le nostre operazioni sul campo, all’interno di una spessa successione arenacea affiorante nelle Montagne Transantartiche, abbiamo rinvenuto un livello di strati (paleomorene) con caratteristiche riconducibili a processi di formazione glaciale, dovuti all’avanzamento di calotte di ghiaccio. Ebbene, il livello sedimentario di origine glaciale riscontrato, chiamato tecnicamente tillite, è secondo noi riconducibile ad un importante evento climatico di raffreddamento globale che ha interessato la Terra nel Permiano inferiore, ovvero circa 290 milioni di anni fa. Questo avrebbe prodotto un’estesa glaciazione interessando buona parte del supercontinente Gondwana, ovvero l’Antartide, e le parti meridionali dell’Africa, dell’America, dell’Australia e dell’India, quando erano ancora tra loro connesse. Secondo alcuni studi, proprio la nostra zona di ricerche, ovvero la Terra Vittoria, avrebbe rappresentato la parte centrale di diffusione di un’enorme calotta glaciale. La glaciazione permiana sarebbe poi terminata abbastanza bruscamente, in quanto i depositi immediatamente soprastanti e quindi successivi, indicano un netto miglioramento climatico con aumento delle temperature e l’impostazione di foreste e zone paludose, con ampie pianure fluviali tipici di climi temperati-umidi.

Fonti :

https://geoantarctica.wordpress.com/2015/01/07/prove-di-glaciazione/

https://geoantarctica.wordpress.com/2015/01/05/foreste-incendi-e-asteroidi/

Neve e ghiaccio in antartide : I cambiamenti d’altezza, rilevati da misure di gravimetria e di altimetria satellitare

Un articolo pubblicato recentemente su Earth & Planetary Science Letters, valuta la neve e la modifica alla massa del ghiaccio in Antartide, utilizzando sia l’altimetria satellitare di Envisat, che la gravimetria di GRACE, tra il 2003 e il 2010. I dati mostrano che la maggior parte delle aree di ghiaccio sono stabili o stanno aumentando di massa, compresa la calotta di ghiaccio dell’antartide orientale, che da sola contiene oltre l’80% della massa totale di ghiaccio dell’antartide. I ghiacciai Pine Island e Thwaites nell’antartide occidentale, che si sovrappongono a fonti di calore geotermiche si trovano a perdere il ghiaccio, ma rappresentano, relativamente piccole regioni della calotta di ghiaccio. L’intero Dronning Maud Land e la costa settentrionale dell’Antartide è stato trovato avere sempre un maggiore accumulo di neve. Le modifiche sembrano essere altamente regionali e/o relative alle sole fonti geotermiche note,  piuttosto che a cambiamenti più uniformi come ci si aspetterebbe dal riscaldamento globale.

 

Snow- and ice-height change in Antarctica from satellite gravimetry and altimetry data

  • A. Mémin, T. Flament, F. Rémy, M. Llubes

 

DOI: 10.1016/j.epsl.2014.08.008

 

Riassunto

Combiniamo, i cambiamenti dell’elevazione della superficie e della massa della superficie, derivati dai dati della missione satellitare Envisat e gravimetrica Grace, rispettivamente, per stimare i cambiamenti regionali dell’aria e del ghiaccio, della superficie della calotta antartica (AIS) tra il gennaio 2003 e l’ottobre 2010. Al momento, questa analisi, ci fornisce i presupposti, per separare l’aliquote dei recenti cambiamenti dovuti a l’accumulo della neve, oppure ai cambiamenti della massa di ghiaccio. Rileviamo, che l’altezza dei settori di ghiaccio di Thwaites e di Pine Island diminuisce di ≤ -15,7 centimetri/anno, mentre il settore del ghiacciao di Kamb, aumenta di ≥ +5.3 cm/anno. La parte centrale della calotta antartica orientale è per lo più stabile, mentre tutta la costa di Dronning Maud Land è dominata da un aumento di accumulo di neve. Le regioni terrestri di Kemp mostrano un guadagno di ghiaccio di massa che rappresenta il 67-74% , degli osservati tassi di cambiamento di elevazione in queste regioni. E’ stato rilevato, un buon accordo, fino al 68% della superficie indagata (per lo più nella calotta antartica orientale), tra i tassi stimati di cambiamento dell’accumolo di neve e i tassi previsti del bilancio di massa superficiale mensile derivati da un modello regionale atmosferico-climatico.

Fig.1

Fig.1.Tassi di elevazione (a) e gravità (b) Variazioni stimate dai dati raccolti da Grace e Envisat, rispettivamente. Valori positivi e negativi sono il guadagno e la perdita di massa rispettivamente. I confini riportati in questo studio sono in nero. I nomi dei ghiacciai e delle terre sono riportati nel testo in nero e verde, rispettivamente.

 

Fonti :

http://hockeyschtick.blogspot.it/2014/08/new-paper-shows-ice-mass-stable-to.html

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012821X14005068

 

Michele

Condizione attuale del clima terrestre

I dati delle temperature globali che ci sono forniti dai satalliti, sono i più precisi e questi ci mostrano un debole riscaldamento.

http://www.remss.com/research/climate

L’estensione del ghiaccio marino artico è il più elevato da 10 anni.

http://ocean.dmi.dk/arctic/old_icecover.uk.php

L’area globale del ghiaccio marino, è ben al di sopra del media, da quando si eseguono le misure satellitari.

http://arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphere/iphone/images/iphone.anomaly.global.png

La copertura nevosa è in aumento, ed è ad un livello record.

 

http://climate.rutgers.edu/snowcover/chart_seasonal.php?ui_set=nhland&ui_season=4

L’attività dei tornado è ai minimi storici.

http://www.spc.noaa.gov/wcm/

Tutto le previsioni rilasciate dagli esperti sono fallite. Non vi è alcuna crisi climatica.

 

Fonte : http://stevengoddard.wordpress.com/2014/12/13/state-of-the-climate-report-5/

Tempeste tropicali che latitano

Pochi giorni fa questo è quello che riportava il prestigiso ente inglese Meteo office :

L’attività delle tempeste è ai minimi storici: ” Per la prima volta negli ultimi 70 anni, oggi, 1° Settembre, non ci sono state tempeste tropicali attive in tutto il pianeta.”

L’ultimo uragano importante registrato è stato l’uragano Wilma, che ha colpito la Florida il 24 ottobre 2005. Questa situazione non ha precedenti nella registrazione degli uragani a partire dal 1900. Il Dr. Roger Pielke Jr., professore di studi ambientali presso l’Università del Colorado – Boulder -, scrive: “Dal 1900 gli uragani che approdano negli Stati Uniti sono dimuiti del 20% e sono oltre il 20% meno intensi.”

Il grafico sopra riportato mostra come gli approdi degli uragani  negli Stati Uniti siano diminuiti dal 1900 ad oggi, come pure la forza delle tempeste. Date un’occhiata al grafico qui sotto.

Utilizzando i dati del NOAA, facciamo vedere un calo di intensità degli uragani che colpiscono gli Stati Uniti dal 1900.

Osservando l’indice Cyclone Energy Index (ACE) del NOAA, che si basa sulla somma della velocità dei venti di ciascun sistema tropicale ogni 6 ore, il Dr. Ryan Maue afferma: “Dal 2006 nell’emisfero settentrionale la velocità dei cicloni tropicali ACE è diminuita drasticamente, a livelli più bassi dalla fine del 1970.”

Nel 1950 negli Stati Uniti avevamo in media un grande uragano all’anno. Ora abbiamo una media nulla all’anno (vedi il grafico sotto riportato).

Fonte : http://www.climatedepot.com/2014/09/01/storm-activity-at-historic-lows-first-time-for-almost-70-years-that-there-have-been-no-tropical-storms-active-anywhere-in-the-world-on-sept-1/

 

Michele

Nuovo Studio teorizza una Glaciazione che Potrebbe Iniziare Entro 10 o 20 Anni

Passato e futuro sull’inizio dell’Era Glaciale: il ruolo di una intrinseca oscillazione millenaria oceanica

Un nuovo documento, pubblicato su Earth System Dynamics, propone nuove teorie sul mistero ancora irrisolto sui feedback che avviano le ere glaciali, e ipotizza, basandosi su osservazioni oceanografiche, che possiamo essere sulla soglia di una nuova era glaciale entro i prossimi 10 o 20 anni.

L’autore propone “l’ipotesi che le attività della società moderna potrebbero causare una ripetizione della transizione verso un clima alle soglie di un Era Glaciale, entro uno o due decenni a partire dal 2013.”

Forse è l’estratto più lungo mai fatto su questo argomento, e il full paper è disponibile qui, ma noi cerchiamo di tradurvelo al meglio (NB:i riferimenti alle ricerche citate li trovate all’interno dell’articolo originale).

Passato e futuro sull’inizio dell’era glaciale: il ruolo di una intrinseca oscillazione millenaria oceanica

Questo documento, propone tre contributi interdipendenti agli studi di variazione del clima: (1) il riconoscimento e l’analisi di una oscillazione oceanica millenaria intrinseca che colpisce il clima alle latitudini sia Nord che Sud, (2) Il riconoscimento di un interruttore oceanografico quando la zona ad ovest della Groenlandia rimane libera dai ghiacci, che spiega l’avvio dell’ultima era glaciale, e (3) l’analisi degli effetti di aumento della salinità dei mari a est della Groenlandia, che suggerisce la possibilità di apertura di una soglia di clima glaciale nel prossimo futuro. Nel primo contributo l’oscillazione millenaria nel flusso della Nord Atlantic Drift, riportato da James Bond et al. (1997) si propone essere parte di un 1500 anni di intrinseca e profonda oscillazione oceanica.

Questa oscillazione comprende lo scambio di acque profonde di livello medio nell’Atlantico Settentrionale (NADW) formatesi nei mari ad est della Groenlandia, con acque profonde antartiche formatesi in una zona di acque basse al bordo del continente antartico. Il concetto di formazione NADW è già ben noto, con l’indicazione dell’affondamento dell’acqua che esce dal Mare di Groenlandia osservato da Smethie et al. (2000), utilizzando traccianti dei clorofluorocarburi. Il concetto di Antarctic Bottom Water (acque profonde antartiche) è pure già ben consolidato. Tuttavia, la sua modulazione per la frazione mutevole della NADW nell’Oceano Meridionale, che deduciamo dall’analisi di Weyl (1968), non è stato discusso in precedenza. la modulata bassa salinità dell’acqua di fondo Antartica che raggiunge il Nord del nord Atlantico, poi fornisce un feedback negativo (risposte negative) per la variazione ciclica della formazione della NADW, come proposto qui.

Ciò causa una oscillazione bipolare di 1500 anni. Il feedback suggerisce l’eventuale carattere sinusoidale del modello di oscillazione proposto. Il modello è coerente con il raffreddamento della Piccola Età Glaciale (Lamb, 1972, 1995), ed inoltre predice correttamente l’osservazione della NASA dell’odierna area massima record della banchisa invernale sull’oceano Meridionale, e l’attuale basso tasso registrato nella produzione di acqua in Antartico, citato da Broecker (2000). La forma sinusoidale di questo modello concettuale è quindi rafforzato da vecchi e nuovi dati, che forniscono approfondimenti sul cambiamento climatico a livello mondiale.

Il secondo contributo di questo lavoro è un’ipotesi per l’avvio di ere glaciali del Pleistocene, caratterizzato dalla ultima glaciazione, che ha avuto inizio 120 000 anni BP. Invece del raffrescamento classico estivo alle alte latitudini del Nord causato dalla precessione orbitale, e le variazioni nell’asse di inclinazione terrestre, questa ipotesi propone l’improvvisa insorgenza di mari liberi dai ghiacci tutto l’anno ad ovest della Groenlandia, con grande aumento delle precipitazioni nelle regioni di nucleazione dello strato di ghiaccio dell’Isola di Baffin, nel nord del Quebec e del Labrador. Gli studi dall’ice-core dell’isola di Devon da Koerner et al. (1988), e i dati dai sedimenti delle acque profonde riportate da Fillon (1985), supportano il concetto di mari liberi dai ghiacci a ovest della Groenlandia, e implicano le condizioni meteorologiche iniziali che vengono proposte qui.

Queste condizioni sono coerenti con la precipitazione pesante dedotta da Adkins et al. (1997) dai dati dei sedimenti in acque profonde. I cambiamenti nel nordest del Canada sono stati accompagnati da condizioni molto fredde del nord Europa, desunti da Campo et al. (1994) da dati del polline degli alberi. Il raffreddamento europeo probabilmente è stato causato da una perdita del sistema di bassa pressione dell’Islanda, dovuto all’effetto dominante, frequente e più forte, del sistema di bassa pressione sopra il mare del Labrador, come ipotizzato in questo documento. La chiave per mari liberi dai ghiacci a ovest della Groenlandia è la perdita della stratificazione in prossimità della superficie, che permette normalmente al ghiaccio marino di congelare.

Utilizzando il sistema ad alta risoluzione ENVISAT, dell’Agenzia Spaziale Europea, abbiamo monitorato i flussi attraverso il Nares Strait, e abbiamo scoperto che il flusso dominante verso sud nella minore densità dell’acqua polare nella Baia di Baffin, è correlato con la crescente area del ghiaccio marino stagionale che si forma presto in inverno nella baia, vicino all’estremità meridionale dello Stretto. Ciò implica che la bassa salinità dell’acqua polare era la causa della stratificazione. Una ricerca della causa della perdita di stratificazione divenne allora una ricerca della causa della perdita del flusso di acqua polare verso sud. La perdita potrebbe verificarsi se l’acqua atlantica più densa e più salina sostituisse l’affluenza dell’acqua polare.

Documenti storici medievali, suggeriscono che una sostituzione parziale analoga probabilmente si è verificata durante l’optimum climatico medievale iniziale, con una certa quantità di acqua atlantica più calda a rimuovere la spessa banchisa perenne lungo la costa nord della Groenlandia. Il tasso di formazione NADW e il flusso della Corrente Atlantica Spitsbergen (SAC), sono stati poi nei pressi dei valori massimi. Ipotizziamo che una buona quantità di spessore del ghiaccio marino perenne lungo la costa settentrionale della Groenlandia è stato rimosso dalla penetrazione del flusso SAC nell’oceano polare, per consentire un viaggio medievale verso est lungo la costa nel 1118 AD. Questo viaggio è ricavato da una vecchia mappa che ricostruisce la Groenlandia realisticamente come un’isola. Un flusso SAC ancora più forte, associato con un più forte massimo nell’oscillazione intrinseca di 1500 anni del sistema oceanico, era il probabile innesco per le condizioni iniziali della crescita dello strato di ghiaccio, quando l’ultima era glaciale ha avuto inizio.

Il terzo contributo di questo lavoro è l’ipotesi che le attività della società moderna potrebbero causare una ripetizione della transizione ad una soglia di clima glaciale entro uno o due decenni, a partire dal 2013. Questa possibilità dipende da un continuo aumento della salinità dei mari a est della Groenlandia, con un corrispondente incremento della NADW [livello intermedio delle acque profonde nel Nord atlantico] la formazione e il flusso SAC [Spitsbergen-atlantica attuale]. L’incremento è attualmente guidato dal crescente tasso di deflusso della salinità del Mediterraneo, che contribuisce alla Corrente Nord Atlantica. Il tasso di aumento è una conseguenza della crescente salinità del Mediterraneo, come riportato da oceanografi europei (Science, 279, 483-484, 1998). La salinità crescente del Mediterraneo, e del suo crescente deflusso, è attribuita alla deviazione di quasi tutti i fiumi che scorrono per l’irrigazione. Un ulteriore aumento della salinità sostanziale deve avvenire con la perdita di tutto il Ghiaccio Marino polare perenne possibilmente entro uno o due decenni, a partire dal 2013, se l’attuale tendenza della perdita continua.

La salinità crescente del Mare di Groenlandia ora si riflette in una crescente penetrazione verso nord del flusso invernale della SAC. Secondo Lamb (1972), nel corso del 20esimo secolo, al momento della massima estensione del ghiaccio marino nel mese di aprile, le acque aperte (libere dai ghiacci) sono normalmente estese solo a nord, fino alla punta meridionale dell’isola di Spitsbergen, a circa 76,6 ° N. Ma nell’Aprile del 2013 e 2014, le acque libere si sono estese a 380 chilometri più a nord, fino alla costa settentrionale dello Spitsbergen. Quando la SAC scorreva forte per sostituire l’inabissamento delle acque della NADW, nel febbraio del 2014, abbiamo osservato le acque libere estendersi per circa 730 km a nord dal promontorio nell’oceano polare, alla latitudine 83 ° N, dove la penetrazione del flusso SAC cominciava a ostacolare il flusso diretto a sud dell’acqua polare.

Sono attesi ancora maggiori estensioni stagionali del flusso SAC, con un ulteriore aumento di salinità nel mare della Groenlandia, se dovesse esserci la perdita di tutto il ghiaccio marino polare perenne. Questo potrebbe tagliare il movimento verso sud delle acque polari attraverso lo stretto di Fram durante gran parte dell’inverno, e inviare impulsi annuali delle acque dense atlantiche del flusso SAC nel mare a nord della Groenlandia. Se questi impulsi annuali iniziano a verificarsi, e a permettere all’acqua Atlantica abbastanza densa di scorrere verso sud attraverso il Nares Strait, la stratificazione della Baia di Baffin andrebbe perduta, e l’interruttore per una soglia di attraversamento verso una età di ghiaccio si verificherebbe. La severità del clima regionale freddo risultante, potrebbe avere un effetto disgregativo sulle società che vivono alle alte latitudini nordiche.

Citazione: Johnson, RG: Past and future ice age initiation: the role of an intrinsic deep-ocean millennial oscillation, Earth Syst. Dynam. Discuss., 5, 545-584, doi:10.5194/esdd-5-545-2014, 2014.

 

http://www.meteoportaleitalia.it/clima/dibattito-sul-clima/gli-scienziati-dissidenti-dicono/16454-nuovo-studio-teorizza-una-glaciazione-che-potrebbe-iniziare-entro-10-o-20-anni.html