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Entro il 2041 l'attività solare avrà raggiunto il suo minimo…probabile piccola era glaciale entro il 2060!

La continua inattività solare è coerente con le previsioni che sono uscite dall’Osservatorio russo Pulkovo di San Pietroburgo, più di un anno fa.

Infatti il 22 gennaio 2008, lo scienziato Khabibullo Abdusamatov,a capo del Laboratorio di ricerca spaziale all’ Osservatorio di Pulkovo , disse in un’intervista che “le temperature sulla Terra si sono stabilizzate negli ultimi dieci anni, e il pianeta dovrebbe entrare in una nuova Era Glaciale, piuttosto che continuare in un riscaldamento globale, a causa di un grande Minimo solare “.

Abdusamatov aveva avvertito correttamente all’inizio del 2008, che le temperature globali avrebbero potuto registrare un lieve calo nel corso dello stesso anno, invece di aumentare, a causa della bassa radiazione solare senza precedenti negli ultimi 30 anni, e continuerà in calo, anche se le emissioni industriali di anidride carbonica raggiungeranno livelli record.

Secondo le previsioni Abdusamatov del 2008: “Entro il 2041, l’attività solare raggiungerà il suo minimo in base a un ciclo di 200 anni, ed un profondo periodo di raffreddamento colpirà la Terra intorno il 2055-2060. Questo avrà una durata di circa 45-65 anni e dalla metà del 21 ° secolo il pianeta si troverà ad affrontare un’ altra Little Ice Age “.

Per sminuire la paura del riscaldamento globale, Abdusamatov ha sottolineato: “Secondo gli scienziati, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera della Terra è aumentata di oltre il 4% negli ultimi dieci anni – ma il riscaldamento globale è praticamente fermo. Se le temperature globali avessero risposto direttamente alle crescenti concentrzioni di gas a effetto serra in atmosfera, esse sarebbero aumentate di almeno 0,1 gradi centigradi negli ultimi dieci anni – tuttavia, non è mai accaduto “.

Oltre un secolo di studi climatologici hanno dimostrato che a lungo termine il clima è guidato dai cambiamenti dell’orbita Terrestre con il Sole. Nel corso degli ultimi 2 milioni di anni, i cicli orbitali della durata di 20,ooo, 40.000 e 100,00 anni hanno coinciso con l’avvento di glaciazioni nell’emisfero settentrionale he durarono da 100.000 a 200.000 anni . L’ultimo avanzamento glaciale, conclusosi circa 12.000 anni fa, ha ricoperto di una coltre di ghiaccio spesso da 1 a 2 miglia il Nord America fino alla latitudine di New York e Chicago. Una discesa in una nuova Little Ice Age, innescati da tali variazioni a breve termine nell’attività delle macchie solari come sta accadendo oggi, è dunque un rischio dal punto di vista scientifico.

Per una serie di motivi, l’aumento di biossido di carbonio da parte delle attività umane non è stato in grado di cambiare la direzione del clima guidato dall’attività del Sole. L’anidride carbonica è stata molto sopravvalutata come gas ad effetto serra. Non è fuori questione che la prossima fase di raffreddamento segnerà l’inizio di un prolungato periodo di glaciazione continentale. La possibilità immediata di raffreddamento per i prossimi due decenni, sta per aggiungere ulteriori sfide di fronte alla crisi economica mondiale che stiamo vivendo. Ma è proprio in tempi di crisi, che l’umanità ha il dono della creatività. Quando l’uomo usa la sua creatività non vi è alcun problema o sfida troppo grande che non possono essere risolti.

Fonte originale: http://www.larouchepac.com/node/9916

Tradotto da Simon

Attività Solare – Conoscenze di Base (parte 2)

Nella prima parte abbiamo parlato dell’attività solare studiata mediante le variazioni della presenza di macchie sulla superficie del sole: http://daltonsminima.wordpress.com/2009/05/15/attivita-solare-%e2%80%93-conoscenze-di-base-parte-1/

Abbiamo detto che venne scoperto poi che tali variazioni seguivano cicli di circa 11 anni e che le osservazioni iniziarono con l’invenzione del telescopio da parte di Galileo.

Ecco quindi un grafico che riassume questi concetti.

(NB: sull’asse delle Y c’è scritto numero delle macchie solari, ovviamente è un errore, in realtà l’asse rappresenta il Numero di Wolf )
(NB: sull’asse delle Y c’è scritto numero delle macchie solari, ovviamente è un errore, in realtà l’asse rappresenta il Numero di Wolf )

Fonte grafico: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/e/ed/Sunspot_Number-it.png

L’attività solare però è riscontrabile anche in altri fattori, quali per esempio il campo magnetico e l’annesso vento solare.

Il campo magnetico solare è generato dal movimento del plasma nella zone più esterna della stella, e cambia segno in corrispondenza di ogni massimo solare, quindi ogni 11 anni.

Il campo magnetico si può dire che sia il motore del sole, esso è responsabile di tutti i fenomeni che avvengono sulla nostra stella, compreso il vento solare che è per lo più una corrente di particelle altamente ionizzate e quindi cariche di energia di Idrogeno ed Elio, che sono i maggiori componenti delle stelle.

Le variazioni del vento solare seguono in parte il ciclo un decennale delle sunspot, dico in parte perché la relazione non è strettissima, il vento infatti dipende anche da altri fattori che lo influenzano maggiormente rispetto alle macchie.

Dalla sua composizione si può dedurre che il vento solare abbia una energia notevole, esso infatti si “porta dietro” parte del campo magnetico solare e tutto questo incide fortemente sulla ionosfera terrestre dove i gas vengono appunto ionizzati dall’elevata energia in gioco.

Bisogna ricordare poi che il vento solare provoca sulla terra uno dei fenomeni più affascinanti, quelle delle aurore polari, proprio perché gli atomi ionizzati una volta rilasciata l’energia accumulata emettono radiazioni che a volte sono nel campo del visibile e quindi percettibili dall’occhio umano.

Un altro indicatore è il Flusso Solare, esso rappresenta il riscaldamento ed il successivo rilassamento non radiativo del plasma intrappolato sopra le regioni attive della superficie solare.

( il rilassamento non radiativo è un determinato processo che invece di liberare energia elettromagnetica libera energia vibro-rotazionale, infatti non avvengono salti tra stati elettronici, ma all’interno dello stesso livello elettronico )

Per concludere parliamo del flusso di Raggi Cosmici che nonostante non ha interazioni dirette con il sole fa parte di quelle variabili che possono indicarci l’attività della nostra stella.

Essi sono un insieme di radiazioni energetiche prodotte da qualsiasi tipo di particella presente nello spazio, e maggiore sarà il campo magnetico del sole minore sarà la quantità di raggi cosmici che colpirà la ionosfera.

FABIO

Al di là di tutto, questo finora è il momento di maggiore attività del 2009

Immagine auto-aggiornante, fonte http://sohowww.nascom.nasa.gov/data/realtime/mdi_mag/1024/latest.jpg

Stiamo vivendo sicuramente il periodo più attivo della nostra stella da quando è iniziato il 2009, non solo per la presenza di 2 grandi regioni del ciclo 24 contemporaneamente presenti nel disco solare, ma anche per l’impennata sicuramente dipendente da esse, del solar flux ormai stabile da giorni su valori di 75-76 (aggiustato).

Nonostante tutto però, la prima regione non è andata oltre una plage, mentre la seconda per quanto più organizzata è riuscita a produrre solo spekcs che solo grazie ai telescopi Soho sono state viste e conteggiate come macchie.

A mio umile giudizio, una volta constatato che per via dell’inesorabile procedere delle tecnologie a nostra disposizione, risulta impossibile ormai ogni paragone con i superminimi passati, sarebbe auspicabile come si va chiedendo un pò da più parti in tuto il mondo, un doppio metodo di conteggio, in modo da garantire uniformità di giudizio tra presente e passato appunto.

Non possiamo di certo fermare l’avanzata delle tecnologie, in tale processo tra 10-20 anni di certo avremo risolzioni tali da riuscire a conteggiare cose ancora più risibili rispetto quelle attuali, ma non ci si deve dimenticare del passato, unica fonte di paragone che abbiamo per capire i misteri della nostra stella.

Spero che questa richiesta sia presto presa in considerazione dagli organi competenti!

Simon

UPDATE: Notate dal magnetogramma come si sta formando un’altra regione in mezzo alle 2 più grandi sempre del ciclo 24

Attività Solare – Conoscenze di base (parte 1)

Iniziamo oggi la rassegna di articoli base sul sole. Ognuno di questi articoli verrà messo sotto la categoria “conoscenze base sole”, in modo che l’utente cliccandoci sopra, avrà direttamente accesso a tutti i lavori fatti nel frattempo. Simon

Questo articolo vuole essere prima di tutto semplice, in modo che sia fruibile a tutti, cercherò quindi di spiegare il tutto senza paroloni o discorsoni, anche perché io stesso poi farei fatica farmi capire.

Iniziamo quindi.

Per prima cosa bisogna dire che l’attività solare è misurata con diversi fattori, ma il più studiato e il più approfondito e nonché il più seguito nel corso dei tempi è quello relativo alle variazioni di macchie solari sulla superficie della nostra stella.

Prima di fare un breve accenno alla storia delle rilevazioni solari è bene specificare cosa sia una macchia solare.

Le macchie solari sono specifiche zone della superficie del sole che si distinguono per una temperatura minore e da una forte attività magnetica, esse ci appaiono nere perché più fredde rispetto alle zone circostanti, ma questo non significa che non emettono luce.

La formazione delle macchie solari è tutt’oggi oggetto di studio e non esiste quindi una teoria plausibile che ne spieghi il fenomeno, questo anche perché è quasi impossibile dimostrarne una eventuale veridicità.

L’attività solare riferita alla variazione delle macchie solari visibili sulla superficie del sole è detta Ciclo di Schwabe in onore dell’astronomo Tedesco che per primo ne notò la periodicità, tale ciclo è anche chiamato Ciclo Undecennale proprio perché la sua durata è di circa 11anni.

Le prime osservazioni del sole vennero fatte dopo l’invenzione da parte di Galileo del telescopio nel 1609 e inizialmente furono seguite dallo stesso Galileo.

Purtroppo lo studio di questo fenomeno si perse con il passare degli anni per causa del famoso minimo di Maunder che fu causa di una assenza totale di macchie per un periodo di 50anni, alcuni centri continuarono le misurazioni e solo intorno al 1850 ci si rese conto che l’attività seguiva una certa periodicità.

Le prime ricerche vennero fatte da Schwabe nel 1844 come detto in precedenza, ma i cicli furono catalogati nel 1848 da Rudolf Wolf che istituì il celebre Numero di Wolf che venne poi corretto nel tempo.

Il ciclo di Schwabe è quindi il metro di paragone più lungo che abbiamo sull’attività solare e ufficialmente il primo ciclo viene fatto iniziare nel Marzo del 1755, anche se le rilevazioni ci danno dati simili per il cinquantennio precedente.

Ma una domanda sorge spontanea, o almeno così dovrebbe essere: come si fa a determinare l’inizio e la fine di un ciclo?

Intanto bisogna dire che i cicli vengono classificati da minimo a minimo ( sembrerebbe ma la cosa non poi così tanto spontanea ) diviene quindi fondamentale trovare un metodo uniforme per calcolare effettivamente il minimo, purtroppo non è così, esistono diversi metodi e nessuno finora è stato trattato come ufficiale.

Il SIDC che è l’ente principale per lo studio dell’attività solare utilizza come metodo quella di calcolare la media Smoothed ( una particolare media statistica dove il dato è frutto della media aritmetica tra il mese da analizzare e i 6 mesi successivi e precedenti, quindi 13 mesi ) e di vedere per quale mese esso ha raggiunto il valore più basso, è quindi possibile sapere la data effettività del minimo solo dopo parecchio tempo che esso è avvenuto, con questo metodo sono stati catalogati tutti i cicli dal 1755 in poi.

Altri metodi sono quelli di guardare il mese con il valore più basso del minimo ( anche se questa tecnica è poco precisa ) oppure un metodo che sta soppiantando quello del SIDC è quello di guardare la polarità delle macchie, ovviamente questo è possibile solo con le nuove tecnologie a nostra disposizione, il metodo si basa sul calcolo delle macchie del nuovo e del vecchio ciclo ( riconoscibile da un tipo di polarità opposto tra di loro ) e quando le macchie del nuovo ciclo sovrastano quelle del vecchio il mese viene preso come minimo, ovviamente questo è il metodo più preciso anche se sarebbe difficile fare dei rapporti con i vecchi cicli.

Abbiamo fatto tutto questo discorso, ma non abbiamo ancora spiegato cosa sia il Numero di Wolf e come viene calcolato, visto che è proprio su questo che si basa tutta la statistica sui cicli undecennali.

La formula del calcolo del Numero di Wolf è la seguente:

R = Kc * (10*G + M )

Dove rispettivamente:

Kc: è un fattore di correzione, non vado nelle specifico, ma dico solo che dipende dalla risoluzione dello strumento usato, dalla visibilità che l’atmosfera offre e dalla stabilità dell’immagine.

G: indica il numero di gruppi di macchie.

M: indica la somma di tutte le macchie visibili sulla superficie.

To be continued (FABIO)