Archivio mensile:Febbraio 2017

Nicola Casagli : Siamo proprio sicuri che sia una buona idea costruire uno stadio dentro un meandro del Tevere?

Stadio roma

Sicuramente la zona è verificata e tutto è a norma di legge e di regolamenti: essa infatti non rientra fra quelle a rischio per piene con tempo di ritorno di 200 anni e le norme consentono di costruire applicando opportune misure di salvaguardia. Nessuno ricorda che calcolare la pericolosità delle alluvioni in termini di tempo di ritorno, in un contesto di cambiamento climatico, è un po’ come fare un’estrazione del lotto o prevedere il risultato delle ultime elezioni negli USA con i sondaggi. Nessuno ricorda che le aree a rischio idraulico vengono definite con modelli di propagazione delle piene basati solo sul sormonto degli argini, ma io non ho mai visto in vita mia nessuna alluvione causata da sormonto, perché gli argini in genere si rompono prima, per sifonamento o per frana, per livelli idrometrici ben inferiori alle quote di sormonto. Nessuno ricorda che i meandri evolvono per effetto della dinamica fluviale: la corrente fluviale erode la sponda concava, mentre i depositi alluvionali si sedimentano su quella convessa. Prima o poi il meandro tende ad essere tagliato.

meandroNessuno ricorda che nella grande alluvione del 1557 il grande meandro di Ostia venne tagliato in modo catastrofico e meno male che nel mezzo non c’era nessuno stadio. Nessuno ricorda che le pianure alluvionali si chiamano alluvionali perché sono prodotte dalle alluvioni e che i sedimenti deposti dalle alluvioni sono poco consolidati e molto compressibili, per cui tendono a generare fenomeni di subisdenza. Nessuno ricorda che in Italia tutto il territorio nazionale è monitorato con i satelliti radar che, nell’area in questione, mostrano per l’appunto evidenti cedimenti del suolo per subsidenza e compattazione di sedimenti fluviali compressibili. Se il Colosseo fosse stato costruito da Vespasiano sulla base del calcolo delle piene duecentennali del Tevere, delle perimetrazioni dei PAI e del “piano di gestione del rischio idraulico”, esso non sarebbe mai arrivato fino a noi. Il rischio idrogeologico in Italia è solo un problema di memoria … troppo corta.

Tre maps

Figure:
1) Rendering del nuovo stadio: da http://www.lalenteweb.it/stadio-roma-rischio-idrogeologico…/
2) Evoluzione di un meandro: da https://en.wikipedia.org/wiki/Meander
3) Monitoraggio PSI delle deformazioni del suolo: https://tremaps.treuropa.com

Fonte : https://www.facebook.com/nicola.casagli/posts/335609686834669

Risonanze marziane incise nella roccia

Un team di astrocronologi della University of Wisconsin-Madison e della Northwestern University, mettendo insieme più discipline – geologia, astronomia, climatologia – ha trovato in alcuni sedimenti rocciosi del Nordamerica la prima prova inequivocabile dell’instabilità orbitale del Sistema solare. Lo studio oggi su Nature

È possibile che la meccanica celeste del Sistema solare si rifletta in una conformazione geologica nordamericana? La risposta è sì, e il responsabile è il clima. Per la precisione, il cambiamento climatico, del quale le rocce – come del resto i ghiacci – custodiscono una sorta di archivio. E quella scoperta da un team di scienziati guidato da Stephen Meyers  (University of Wisconsin-Madison) e da Brad Sageman (Northwestern University) nella formazione geologica di Niobrara, in Nord America, è la firma d’una “transizione di risonanza” caotica fra le orbite di Marte e della Terra. Una firma che suggerisce un comportamento dinamico caotico del Sistema solare.

La conformazione rocciosa nei pressi di Big Bend, Texas, mostra strati alternati di scisto e calcare caratteristica della roccia sedimentata sul fondo marino durante il tardo Cretaceo. La roccia conserva la “registrazione” lunga 87 milioni di anni di una transizione di risonanza nelle orbite di Marte e della Terra. È la prova geologica inequivocabile, ritengono gli scienziati, del fatto che le orbite dei pianeti del Sistema solare non hanno un comportamento regolare, quasi periodico, tendendo piuttosto alla caoticità. Crediti: Bradley Sageman, Northwestern University

La transizione di risonanza può essere considerata come un prodotto del celebre effetto farfalla, quella dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali, alla base della teoria del caos, secondo la quale nei sistemi non lineari è a volte sufficiente una variazione minima per produrre, nel corso del tempo, effetti macroscopici e imprevedibili. Variazioni, nel caso di Marte e della Terra illustrato nello studio uscito oggi su Nature, corrispondenti agli impercettibili tira e molla gravitazionali che si verificano periodicamente allorché la distanza fra i due pianeti, durante la loro rivoluzione attorno al Sole, si riduce al minimo, per poi aumentare di nuovo. Piccoli “strappi” che, ripetendosi nel corso tempo con una certa regolarità, finiscono per avere effetti sulla posizione e l’orientamento dell’asse dei due pianeti rispetto al Sole, influenzando così la quantità d’energia irraggiata sulle diverse zone della superficie, e di conseguenza il clima.

E le conseguenze geologiche? Se la relazione fra la sedimentazione e il cambiamento climatico è complessa, l’idea di base è piuttosto semplice: il cambiamento climatico altera il rapporto fra argilla e carbonato di calcio nei vari strati sedimentali, tenendo così traccia dell’influenza astronomica nel processo. «Immaginate per esempio una fase climatica molto calda e umida, che favorisca l’incanalarsi – attraverso i fiumi – dell’argilla nelle insenature marine, dando così origine a rocce e fanghi ricchi d’argilla», spiega Meyers, «alternarsi a periodi di clima più secco e più fresco, durante i quali venga trasportata in mare meno argilla, a vantaggio della formazione di rocce calcaree, ricche invece di carbonato di calcio».

Ebbene, è proprio in queste alternanze fra sedimenti di volta in volta più calcarei o più argillosi, collocate nel tempo tramite tecniche di datazione radiometrica, che il team guidato da Meyers è riuscito a individuare per la prima volta indizi certi di caoticità nei moti orbitali del Sistema solare. Il sospetto che le orbite planetarie non fossero regolari come orologi gli scienziati già lo avevano almeno dalla fine degli anni Ottanta: da quando i calcoli numerici mostrarono come l’orbita di Plutone fosse, appunto, caotica, portando l’anno successivo l’astronomo francese Jacques Laskar a proporre una visione del Sistema solare come sistema caotico, e non quasi-periodico come avevano immaginato, per esempio, Laplace e Lagrange. «Altri studi hanno suggerito la presenza di caos sulla base dei dati geologici. Ma questa è la prima prova inequivocabile», sottolinea Meyers, «resa possibile grazie alla datazione radiometrica d’alta qualità e al forte “segnale astronomico” conservato nelle rocce».

Per saperne di più:

 

Fonte : http://www.media.inaf.it/2017/02/23/risonanze-marziane-orbite-caotiche/

Più morti che in guerra

E’ una guerra invisibile, con tre nemici. Ma ne combattiamo solo uno. E debolmente. E’ una guerra vigliacca, colpisce più i bambini che gli adulti. E fa più morti in Italia della seconda guerra mondiale. E’ una guerra che abbiamo sempre perso, e che abbiamo deciso di perdere ancora.  La propaganda la chiama “inquinamento“, ma il suo vero nome è un altro.

OSPEDALI E FUNERALI

Nella seconda guerra mondiale in Italia, in cinque anni e mezzo, sono morti per cause dirette e indirette, 291.376 militari e 153.147 civili [1]. In totale sono 444.000 morti. Ora in Italia, ogni anno, muoiono prematuramente per inquinamento dell’aria 87.ooo persone [2]. Quindi in cinque anni e mezzo (teniamo lo stesso periodo della seconda guerra mondiale per avere un confronto omogeneo) sono 478.000 morti. Come se non bastassero i morti, ci sono poi i “feriti“. In effetti le morti premature sono solo la punta dell’iceberg di un problema che devasta il Sistema Sanitario Nazionale.

Uno studio italiano del 2016 ha mostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie siano più che raddoppiate in 25 anni (dal 1985 al 2011) [3]:

  • Attacchi d’asma +110%
  • Rinite allergica +130%
  • Espettorato frequente +118%
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva(BPCO) +220%

I bambini sono particolarmente esposti all’inquinamento dell’aria[4]:

  • innanzitutto la loro velocità di respirazione è 2/3 volte quella di un adulto;
  • poi lo strato cellulare che ricopre le loro vie respiratorie è più permeabile agli inquinanti, rispetto quello di un adulto;
  • le ridotte dimensioni delle vie respiratorie aumenta la probabilità di ostruzione a seguito di infezioni;
  • il loro sistema immunitario non è ancora sviluppato, ciò aumenta il rischio di infezioni respiratorie e diminuisce la capacità di contrastarle.

Come tutte le guerre, anche questa ha un costo, ma è negativo, cioè non spendiamo nel combatterla, ma nel perderla. Ogni cinque anni e mezzo, la spesa sostenuta per i costi sanitari (ospedalizzazioni, giornate perse di lavoro, visite, esami e cure) arriva a 530 miliardi di euro [5]. Per dare un’idea, è più della ricchezza prodotta in un anno dalla Lombardia e Veneto (le due regioni più ricche), ed equivale annualmente a quasi il 5% del PIL nazionale. In realtà, per come si calcola il PIL e la ricchezza di uno stato, è più corretto dire che grazie a questa spesa il nostro PIL è gonfiato di un 5%.

 ENTRIAMO NEL PARTICOLATO

Vediamo di capire cosa è successo nei giorni scorsi. Semplificando, l’inquinamento dell’aria è riconducibile principalmente alle polveri sottili, PM2,5, responsabili di oltre il 70% dei morti, e agli ossidi di azoto, che uccidono un altro 20%. [6] Il PM2,5 è composto da minuscole particelle “respirabili” che rimangono in sospensione nell’aria e riescono a giungere sin dentro ai polmoni e da qui nel sangue.

Le particelle, chiamate anche particolato, possono avere l’origine più diversa e trasportare altri inquinanti molto pericolosi, come il Benzopirene. Per questo, indipendentemente dall’origine, le PM2,5 sono classificate come cancerogene.

Il particolato [7] per lo più è prodotto in due modi:

  1. direttamente da tutte le combustioni (particolato primario)
  2. in inverno, a partire da altri inquinanti gassosi, soprattutto i composti azotati (ossidi di azoto e ammoniaca), quando le condizioni meteo trasformano l’aria inquinata in un vero e proprio laboratorio chimico-fisico (particolato secondario).

In inverno, le condizioni meteo (freddo, assenza di vento) possono portare alla concentrazione rapida del particolato nelle pianure e nei fondovalle. L’ultimo eclatante episodio è capitato solo pochi giorni fa ed ha investito l’intera Pianura Padana, con valori delle PM2,5 ben al di sopra degli 80 ug/m3 (il limite medio annuo è 25).

Concentrazioni di PM2,5 il giorno 31-1-2017 in Lombardia e Emilia Romagna. Fonte: Arpa Lombardia e Arpa Emilia Romagna. L’evento è capitato a grande velocità: sono bastati solo tre giorni. Segno questo che la produzione di inquinanti in Pianura Padana è troppo elevata per il ricambio e la diluizione dell’aria garantita dalle condizioni meteo e morfologiche della grande vallata.

Impennata delle concentrazioni di PM2,5 alla periferia della città di Cremona a fine gennaio 2017.

 SORPRESI DAL NEMICO ALLE SPALLE

Facciamo un gioco con i colori. Scopriamo in Italia chi produce i principali tre inquinanti: PM2,5, Ossidi di Azoto e Ammoniaca.

(cliccare per ingrandire) Ripartizione per settore di produzione, dei tre principali inquinanti dell’aria nel 2013, su base nazionale. Il traffico veicolare è calcolato su modelli reali di utilizzo, include quello leggero e quello pesante, l’usura dei pneumatici ma non quella dell’asfalto. Fonte: ASPOItalia, Inquinamento: tutti i banditi e i mandanti.

Si scoprono tre cosette interessanti:

  1. La prima sorpresa sono le biomasse (legna e pellet) per riscaldamento che producono il 60% delle PM2,5, sono di gran lunga la principale fonte di particolato primario;
  2. meno sorprendentemente, il traffico veicolare è il principale produttore degli ossidi di azoto, con il 42,5%;
  3. la seconda sorpresa viene dalla produzione di ammoniaca, che è al 95% prodotta dal settore agricolo (utilizzo di fertilizzanti);

Questi sono dati nazionali, vediamo di calarli in due casi reali.

In una grande città come Milano, in inverno biomasse (legna e pellet), traffico e particolato secondario producono ciascuno circa un terzo del PM2,5. In aperta campagna invece, oltre che al dimezzarsi del PM2,5 totale, i contributi sono: biomasse 35%, traffico 9%, particolato secondario 53% (NOx 31%, NH3 14%, SOx 9%) e altro 3%. [8]

Fine prima parte.  

 

Note

[1] Morti e dispersi dal 10/6/1940 al 31/12/1945. Fonte: ISTAT, Morti e Dispersi per cause belliche negli anni 1940-45, 1957

[2] Considerate le morte premature per Pm2,5 (66.630 decessi) e Ossidi di Azoto (21.040 decessi). L’ozono non è stato considerato in quanto inquinante estivo e causa di un numero di decessi prematuri decisamente più basso (3.380). Fonte: European Environment Agency, European Air Quality in Europe, pag 60, 2016

[3] Sara Maio et al., Respiratory symptoms/diseases prevalence is still increasing: a 25-yr population study, Respiratory Medicine 110 (2016) pp. 58-65

[4] UNICEF, Clear Air for the Children, Oct 2016, pp. 8/9

[5] Conto effettuato con cambio euro su dollaro a 1,08. Per l’Italia ogni anno i costi sanitari ammontano a circa 97 miliardi di dollari 2010. Fonte: WHO, Economic cost of the health impact of air pollution in Europe, 2015

[6] Sarebbero da trattare anche gli ossidi di zolfo, ma siccome sono stati ridotti moltissimo negli anni passati, il loro contributo è ormai secondario e le possibilità di intervento rimangono solo nell’industria dei solventi e nei trasporti marittimi. Si osservi che l’80% è di origine naturale (vulcani). Fonte: ASPOItalia, Inquinamento: tutti i banditi e i mandanti.

[7] Tralasciamo il particolato di origine naturale e trattiamo solo quello di origine antropica.

[8] M.G.Perrone, B.R. Larsen et al., Sources of high PM2.5 concentrations in Milan, Northern Italy: Molecular marker data and CMB modelling, Science of The Total Environment,Volume 414, 1 January 2012, Pages 343–355 [vedere pag 353]

 

Fonte : https://aspoitalia.wordpress.com/2017/02/05/piu-morti-che-in-guerra/

Fluttuazioni impresse nei secoli

Un nuovo studio rivela che l’indebolimento del campo magnetico terrestre non rappresenta un rischio per la biosfera. L’analisi archeologica di alcuni manici di antichi vasi israeliani svela che già nel corso dei secoli passati le forze geomagnetiche erano fluttuanti

Campo magnetico terrestre indebolito, nessun allarme. Lo conferma uno studio congiunto delle Università di Tel Aviv, Gerusalemme e San Diego: la diminuzione delle forze geomagnetiche, registrata negli ultimi 180 anni e segnalata anche da Einstein come uno dei cinque grandi misteri della scienza moderna, non sarebbe un problema ma solo una fase transitoria di un processo fluttuante che si protrae sin dalle origini.

La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, si basa sull’analisi dei manici di 67 antichi vasi israeliani risalenti ad un periodo compreso tra l’ottavo e il secondo secolo Avanti Cristo (un lasso di tempo esteso tra l’età del Ferro e quella Ellenistica in Giudea), gettando luce su un’era remota quanto ignota dal punto di vista fisico.

Come novelli Indiana Jones, gli scienziati coinvolti hanno effettuato test in forni per studi di paleomagnetismo sui reperti archeologici, la cui origine è stata appurata con precisione attraverso lo studio delle peculiarità artistiche e dall’analisi al carbonio. I dati raccolti svelano che il materiale con cui le giare sono state modellate ha “registrato” l’impronta del campo magnetico terrestre. La ceramica infatti, come altri materiali sottoposti a processi di cottura e poi raffreddato (pensiamo all’argilla o al cotto dei mattoni) è in grado di memorizzare le caratteristiche del campo magnetico al momento in cuil’oggetto prende forma.

Secondo gli autori, i reperti in questione confermerebbero che le forze geomagnetiche sono suscettibili di fluttuazione: il picco massimo di forza sarebbe stato registrato in corrispondenza dell’Età del Ferro – con il campo più potente degli ultimi 100.000 anni. Il trend avrebbe poi puntato verso il basso per poi riprendere di nuovo a crescere a fasi alterne. Per tale motivo, la preoccupazione relativa all’indebolimento attuale del campo magnetico sarebbe immotivata e non metterebbe in alcun modo a rischio la salute della biosfera.

Fonte : http://www.asi.it/it/news/fluttuazioni-impresse-nei-secoli

La truffa dell’eolico. Ieri ha supplito l’8.6% del fabbisogno

Il problema delle energia alternative è già stato focalizzato in numerosi articoli.

Energia. Il problema degli elettrodotti a lunga distanza. Le dissipazioni.

Energia. L’inverno mette in crisi il sud-est europeo.

Trump nomina Segretario all’Energia Rick Perry. Epa volta pagina.

Unione Europea. Il futuro energetico sarà nel nucleare.

Trump. Silurato ed affondato l’Office of Congressional Ethics.

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Riassumiamo in sintesi il problema. Il nodo è il rapporto prestazioni/costo.

– I paesi dell’Unione Europea hanno investito nell’eolico denaro pubblico con cui si sarebbero potute costruire un po’ più di cento centrali nucleari, che possono produrre corrente elettrica anche senza luce e senza vento.

– L’energia alternativa senza i continui finanziamenti pubblici a fondo perso costerebbe circa quattro volte quella generata da centrali termiche od atomiche, tenendo conto anche delle dissipazioni lungo le linee.

È stato recentemente attivato il sito Wind Europe.

«1. Europe, global leader in wind energy

Wind is an important and growing part of Europe’s industrial base.

The sector represents over 300,000 jobs and generates €72 billion in annual turnover.

The European industry has a 40% share of all wind turbines sold globally.

Wind energy provides the lion’s share of Europe’s €35 billion renewables exports.

European Commission President Jean-Claude Juncker has pledged to make the EU number one in renewables.»

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Si è tutti molto contenti che Mr Juncker, Presidente della Commissione Europea, si congratuli con sé stesso del fatto che l’Unione abbia posizione primaria a livello mondiale nel settore delle energie alternative. Il suo nome è un suggello a tutta questa operazione.

«Offshore wind is on a steady cost reduction pathway with expected costs of €100/MWh by 2020.»

Secondo i dati a suo tempo forniti dal Doe/Eia, ossia ente sicuramente dedito alle energie rinnovabili, le centrali elettriche alimentate a gas naturale producono corrente ad un costo di 66.1$/MWh, contro i 243.2$/MWh del Wind – Offshore.

Il sito Wind Europe ci indica come l’eolico abbia fornito l’8.6% dei consumi europei, con differenti livelli percentuali nei diversi paesi dell’Unione.

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Ci si rende conto dell’enormità degli investimenti effettuati per ottenere un risultato così antieconomico: un evento che non si era mai visto nemmeno nella vecchia Unione Sovietica che, lo si dica apertamente, non brillava certo per razionalità produttiva, ed infatti è implosa. Ci si rende anche conto che tutto questo fiume di denaro pubblico sia confluito sui conti correnti dei socialisti europei, consentendo loro di vivere in una serena agiatezza. Se non fossero stati spesi tutti questi fondi pubblici nelle energie alternative, il debito sovrano dei paesi afferenti l’Unione Europea sarebbe stato ridotto di un buon terzo e non sarebbe stato necessario che l’Ecb fosse stata costretta a varare il QE. Ripetiamo. Con lo stesso investimento si sarebbe potuta garantire la quasi totalità dei consumi elettrici dell’Unione Europea. Ce lo si ricordi al momento di andare a votare. Non si trova quindi motivo alcuno per cui questo stato di cose debba proseguire.

 Fonte :  https://senzanubi.wordpress.com/2017/02/10/la-truffa-delleolico-ieri-ha-supplito-l8-6-del-fabbisogno/