Archivio mensile:Maggio 2013

Rubrica Sole Aprile 2013

Introduzione e riepilogo
Durante la sua progressione verso il massimo solare, il ciclo 24 ha da subito manifestato un’intensità notevolmente inferiore a quella che gli esperti avevano pronosticato http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2006/21dec_cycle24/ . Ma gli ultimi mesi, dopo il picco dell’autunno 2011, hanno di fatto sancito l’impossibilità che questo ciclo possa prendere un diverso andamento rispetto a quello fatto vedere fino a questo momento. In definitiva il Sole è entrato in una fase di “stallo”: pur con naturali oscillazioni in alto ed in basso dei vari indici di attività, nel periodo in questione il solar flux (il miglior indicatore dell’attività solare finora noto) non ha mostrato in media alcun trend particolare, né crescente né decrescente. Ciò, a nostro modesto avviso, significa che il Sole è attualmente in fase di massimo. Pertanto, salvo qualche temporaneo picco, ben difficilmente ci potrà mostrare molto più di quello cui abbiamo assistito finora durante il ciclo 24.
Inoltre, negli ultimi mesi, si è persino osservato un calo di attività: nell’ultimo scorcio del 2012 e nei primi tre mesi del 2013, il solar flux ha mostrato una tendenza al ribasso; inoltre lo smoothed sunspot number è calato sostanzialmente rispetto al massimo raggiunto.

Il mese di aprile appena trascorso ha invece fatto segnare una ripresa dei valori di tutti i principali indici dell’attività solare: tale situazione, anche se era decisamente pronosticabile visto il troppo basso livello tenuto dal nostro astro negli ultimi mesi (specie a Febbraio), se dovesse proseguire con decisione nei prossimi mesi avvalorerebbe la tesi del 2° picco di attività, così come la NASA lascia intendere http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/01mar_twinpeaks/, in caso contrario il ciclo 24 sarebbe condannato ad un lento ma inesorabile tramonto.
Naturalmente manteniamo una certa prudenza: il Sole ci ha da anni abituato a continue sorprese, a repentini “cambi di marcia”, tanto da sorprendere persino chi, alla NASA, lo studia da decenni. Certo, ogni mese che trascorre senza evidenti segnali di ripresa, riduce le possibilità che il ciclo attuale possa offrire ulteriori massimi degni di nota e soprattutto in grado di superare il pur modesto massimo raggiunto a Novembre 2011.

In attesa di sviluppi ci limitiamo a constatare che il livello attuale di attività assomiglia poco a quello di un massimo solare, come quelli dei cicli immediatamente precedenti: il solar flux non ha mai raggiunto quota 200, che fu ampiamente superata più volte dai cicli precedenti. Anche il sunspot number risulta decisamente inferiore e analogo a quello dei cicli di fine Ottocento-inizio Novecento. Ricordiamo però che i calcoli attuali sono molto rigorosi nel tenere conto anche della macchia più piccola. Pertanto i valori del passato sono molto probabilmente sottostimati: attorno al 5% verso fine Ottocento, fino al 20% ed oltre in precedenza (ad esempio durante il Minimo di Dalton).
Il grafico seguente evidenzia la citata assenza di trend del solar flux e i valori complessivamente “depressi” di questo massimo in tono minore.

 

Il sunspot number
Come già accennato in precedenza, dopo il massimo registrato a Febbraio 2012 con 66,9, nel successivo mese di Marzo, per la prima volta dal minimo, la progressione del SSN (Smoothed Sunspot Number, media mobile su 13 mesi; fonte SIDC) si è interrotta ed invertita, continuando a calare sensibilmente nei mesi seguenti. Attualmente questo indice ( assieme anche al Solar Flux ) sembra proprio che sia entrato in una fase di stallo: la curva del SSN è di fatto diventata una linea piatta con piccole oscillazioni.

Riteniamo che il massimo relativo raggiunto nel mese di Febbraio 2012 sarà con buona probabilità anche il massimo assoluto del ciclo. Naturalmente, come già detto, non possiamo escludere che l’attività solare manifesti una consistente e duratura ripresa su livelli paragonabili o superiori a quelli dell’autunno 2011, prima che l’inversione magnetica dell’emisfero Sud si compia. Dopo, in base alle nostre conoscenze attuali, il massimo del ciclo potrà considerarsi avvenuto con certezza.
Ad onor di cronaca va rimarcato che il conteggio del NIA’s risulta essere leggermente difforme rispetto a quelli ufficiali del sunspot number SIDC, in quanto il mese del massimo relativo cade a Marzo 2012 anziché Febbraio. Per il “nostro” conteggio ad Agosto ed in maniera insignificante a Settembre e Ottobre 2012 si è registrata una piccola crescita (i dati definitivi sono da verificare). Inoltre, la curva della media “smoothed”, con le dovute proporzioni, sembra ricalcare l’andamento di quello che per la Scienza ufficiale è e rimane l’unico conteggio valido, ovvero quello del SIDC.

Come già detto e ripetuto, il ciclo 24 si conferma come “fuori dagli schemi” rispetto a quelli immediatamente precedenti. Questo ciclo davvero non vuole farci annoiare, fornendoci sempre nuovi elementi per i quali sorprenderci e sui quali discutere.
Ci preme sottolineare che il “fuori dagli schemi” è sempre e comunque da intendersi in modo relativo, a causa della limitata conoscenza di cui disponiamo circa il comportamento del Sole. Questa dipende anche e soprattutto dal brevissimo intervallo di tempo (50-60 anni), rispetto alla vita del Sole (5 miliardi di anni!), durante il quale la nostra stella è stata oggetto di osservazioni e di studi, da Terra e tramite satelliti, con gli strumenti più sofisticati oggi a disposizione.
Vediamo in dettaglio cosa ci ha riservato questo Aprile 2013:

Questo grafico, basato sulle medie mensili delle aree del disco solare coperte da sunspot (in rosso la smoothed) è abbastanza eloquente: l’attuale ciclo 24 per ora non riesce a tenere nemmeno il passo dei deboli cicli di fine ‘800 – primi ‘900.

 

In dettaglio, Aprile è stato caratterizzato da un maggiore livello di attività rispetto a quello del mese precedente, che già aveva fatto registrare una sensibile crescita rispetto a Febbraio. Il sunspot number ha registrato un sensibile aumento rispetto a marzo, passando da 57,9 a 72,4, valore più alto fatto segnare dal 73,0 di Dicembre 2011: anche in questo mese il dato numerico di questo indice emesso dal SIDC, parrebbe essere leggermente sovrastimato rispetto al reale livello di attività fatto registrare dal nostro astro anche se va detto che ad una generale scarsa coalescenza magnetica delle Regioni Attive e macchie si è contrapposta una maggiore area complessiva ricoperta da quest’ultime, vicina ai valori fatti registrare a fine 2011 ed in taluni singoli mesi . La relativa staticità, pur con gli “alti e bassi” relativi alle oscillazioni mensili, dei valori degl’indici di attività solare conferma ancora una volta la convinzione che il ciclo sia giunto al suo massimo e che questa incapacità di sovvertire una tendenza abbastanza netta al ribasso degli indici e non riuscire a produrre più di quanto fatto vedere fino ad ora, di fatto possa decretare l’inizio del declino effettivo dello stesso. L’andamento dei prossimi mesi è, a nostro modesto avviso, da monitorare con molta attenzione, per verificare se vi sarà o meno una (sempre meno probabile) ripresa più decisa dell’attività.

I valori del NIA’s di gennaio (33,5), febbraio (19,9) marzo (23,8) e aprile (33,2 stimato) 2013 sono provvisori e in attesa di validazione.
Un eventuale nuovo picco di attività, presumibilmente relativo al picco dell’emisfero sud che al momento sembra essere ancora “latitante” in questo ciclo 24, rimane comunque una ipotesi da non sottovalutare stante la recente previsione NASA e la relativa precocità del primo massimo (Novembre 2011) rispetto al minimo del 2008 . Nel grafico è ben evidente il raggiungimento del massimo a primavera e l’iniziale declino delle curve del SSN, con l’attuale “rimbalzo” tecnico (ci si passi l’espressione colorita!) ed il sostanziale stallo dell’indice in oggetto.

Solar flux
Il Solar Flux ad Aprile ha tenuto un comportamento quasi speculare a Marzo, contraddistinto da valori tendenzialmente stabili intorno alla media mensile, con un più netto calo nella seconda decade e successiva forte “ripartenza” nella terza decade del mese. Dopo molti mesi sembrava essersi interrotta la sequenza di oscillazioni regolari del Solar Flux: al momento l’attuale fase di “spinta” iniziata con il mese di Marzo sembra essere più convinta rispetto a quelle di Gennaio e Febbraio tanto da determinare anche visivamente una oscillazione più sensibile tra la fase “attiva” e quella “passiva” della rotazione solare: la situazione ancora da monitorare e verificare nei prossimi mesi.
In virtù di quanto sopra esposto, il valore medio mensile del solar flux (aggiustato), è ritornato attorno al valore medio fatto registrare negli ultimi 21 mesi (circa 122) ovvero da quando il ciclo 24 ha definitivamente superato il valore-soglia di 100 senza ancora ridiscendervi. Tali valori restano comunque ben al di sotto di quelli definiti “normali” per un sole in condizioni di massimo del ciclo; il valore di 125,84 pur salendo dal 110,22 del mese scorso, rimane comunque ancora molto lontano dal 142 di luglio e dal 150 di novembre 2011, finora massimo mensile.
Il solar flux testimonia in modo eloquente le difficoltà che il ciclo 24 ha incontrato nella sua progressione, ormai giunta al suo massimo. Dal grafico seguente risulta ancor più evidente la netta suddivisione dell’attività solare in due distinte fasi, spinta e riposo, la prima con valori relativamente elevati, la seconda con detti indici più vicini a valori da minimo che da massimo.

In termini generali, il grafico conferma la peculiarità del ciclo 24, rispetto a quelli immediatamente precedenti. E’ un ciclo “pigro”, con le “marce lunghe” e, come accennato in precedenza, è l’unico degli ultimi 6 cicli (dal ciclo 19, cioè da quando si misura il solar flux) che non sia ancora riuscito a raggiungere la soglia (di picco) di 200, ampiamente superata da tutti quelli precedenti. Ormai dubitiamo fortemente sia in grado di raggiungerla. Inoltre, si nota chiaramente una tendenza alla stasi, se non al declino, manifestatasi in questi ultimi mesi (dallo scorso autunno in poi), dopo un trend costantemente improntato al rialzo.
Più in dettaglio, nell’ultimo mese il valore medio del flusso “aggiustato” (ore 20) è stato pari a 125,84 (contro 110,22 di Marzo) mentre la “forbice” tra il valore minimo e quello massimo è rimasta compresa tra 99,2, (ore 23 del 18/04) e 156,7, (ore 20 del 30/04) valori che denotano la sia pur minima tendenza al rialzo rispetto a quelli degli ultimi mesi. Nell’ultima decade (dal 20 al 30 compresi) la media è stata pari a 124,83 (valori delle ore 20), valore assolutamente in linea con quello della media mesile.

Altri diagrammi: butterfly e inversione magnetica
Il cosiddetto “butterfly diagram”, per quanto ancora incompleto nella rappresentazione del ciclo 24 è eloquente: http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/bfly.gif

Il ciclo 24 risulta paragonabile ai cicli più deboli, perlomeno dal 1880 in poi, in termini di numerosità delle macchie, in rapporto alla loro estensione (in sostanza la colorazione del grafico “a farfalla”). Risulta addirittura inferiore a tutti i cicli rappresentati, in termini di estensione delle macchie (grafico in basso).
Per quanto concerne lo stato di avanzamento dell’inversione dei poli solari (o, per meglio dire, il tentativo di inversione), l’ultimo dato disponibile (7 aprile) su http://wso.stanford.edu/Polar.html#latest evidenzia un valore “filtrato” per l’Emisfero Nord pari a +12, ovvero in progressiva crescita rispetto alla rilevazione di giugno 2012 (mese dell’inversione). Dunque il cambio di polarità dell’emisfero Nord è avvenuto ormai da tempo e la nuova polarità si sta progressivamente rafforzando. Per quanto riguarda l’Emisfero Sud, fino a qualche mese fa sembrava che il momento dell’inversione fosse imminente. Invece, nonostante i valori degli ultimi 8/9 mesi siano scesi da +34 a +20, le oscillazioni magnetiche di breve periodo (si vedano i dati “non filtrati”, nelle prime colonne a sinistra, dal link precedente) indicano che l’inversione avverrà più tardi di quanto si immaginava. La sequenza dei valori (filtrati) fatti segnare dall’emisfero Sud e registrati mensilmente proprio con le uscite della presente Rubrica, lascia pochi dubbi al riguardo: +13 per Gennaio, +16 per Febbraio, +19 per Marzo e +20 per Aprile. E’ bene precisare che tali valori sono soggetti, nel breve termine, a variazioni considerevoli, meglio quindi aspettare ancora un poco per avere maggiori e più sicuri elementi a disposizione. In ogni caso, occorreranno ancora diversi mesi prima che l’inversione si completi. Storicamente, negli ultimi 30 anni, le inversioni sono avvenute a distanza di pochi mesi o al massimo di poco più di un anno. Ma, come testimoniato al link precedente, in nessun caso un emisfero si era trovato così distante dall’inversione e, per un lungo periodo di tempo, in progressione antitetica, mentre l’altro l’aveva appena effettuata. In virtù di quanto sopra esposto, come ovvia conseguenza anche la media dei due emisferi, benché prossima alla neutralità, ha fatto registrare un passo indietro rispetto ai valori in precedenza riportati per Febbraio (poi corretti e confermati), da -3 a -4.
Per una più immediata comprensione dello stato di avanzamento del fenomeno, si vedano i seguenti grafici, tratti dal sito di Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/WSO-Polar-Fields-since-2003.png,

andamento dei due emisferi dal 2003 e http://www.leif.org/research/Solar-Polar-Fields-1966-now.png,

andamento complessivo dal 1966. Per ulteriori informazioni in merito, si veda anche l’articolo http://solar-b.nao.ac.jp/news/120419PressRelease/index_e.shtml.
Le ultime immagini “Stereo Behind” al momento sembrano indicare una prosecuzione della fase di attività relativamente vivace attualmente in corso: le regioni attive, pur in numero limitato, sono presenti in entrambi gli emisferi. Bisogna però sottolineare che gran parte delle macchie presenta dimensioni davvero modeste, non è sede di alcuna particolare attività (es. flare o CME). Inoltre, nelle ultime settimane le macchie si trovano nuovamente ad una certa distanza dall’equatore solare. Ciò lascia pensare, come peraltro ci si attende, che il ciclo possa durare più dei “canonici” 11 anni: ad esempio David Archibald sostiene, in base ad uno studio delle emissioni coronali, che il ciclo 24 possa durare addirittura il 40% in più dei soliti 11 anni, cioè ben 17 anni, insomma fino al 2025!
Per i dettagli, si veda l’articolo al link seguente http://wattsupwiththat.com/2013/03/05/how-long-to-the-2425-solar-minimum/

Risulta comunque sempre valida quindi la regola che occorre attendere ancora qualche mese per poter avere un quadro complessivo della situazione solare. Intanto ormai il 2013 è iniziato da tre mesi: secondo le previsioni NASA il massimo del ciclo sarebbe in corso! E’ soprattutto essenziale comprendere se e quando vi sarà spazio per ulteriori picchi di attività, prima dell’inevitabile declino del ciclo verso il prossimo minimo. L’estrema debolezza e variabilità di questo ciclo non lasciano ancora spazio ad interpretazioni univoche.

Sunspot number per emisfero e conclusioni
Questo ciclo 24 è sicuramente una grande occasione per il mondo scientifico in quanto ci offre la possibilità di studiare “in diretta” situazioni che fino ad ora avevamo potuto solamente immaginare o “ricostruire” attraverso simulazioni, dati proxy e modelli matematici: molto probabilmente, e non siamo solo noi a dirlo, ci troveremo ad affrontare un periodo (forse anche relativamente “lungo”) di attività solare molto più bassa rispetto a quella a cui, in qualche modo, eravamo abituati. Ovviamente la prudenza ci impone di attendere conferme che necessiteranno, inevitabilmente, di parecchio tempo anche perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, il Sole è assolutamente in grado di smentire in un baleno anche la previsione dei più “quotati” esperti di fama mondiale, e anche loro ne sono pienamente consapevoli. Che questo ciclo fosse lontano da quella presupposta “normalità” di cui abbiamo più volte parlato ne avevamo sentore già da prima che il profondo ultimo minimo solare terminasse. La parvenza di “normalità” dell’autunno 2011, quando la progressione era parsa netta e, per la prima volta dal minimo, continua per qualche mese consecutivo aveva dato l’illusione che il ciclo 24 potesse essere solo un poco più debole di altri precedenti ma comunque “normale”. Gennaio 2012 ed in particolare Febbraio hanno fatto segnare un crollo difficilmente pronosticabile che ha di fatto minato l’ipotesi di un proseguimento “normale”, anche se contraddistinto da un debolezza di fondo. Il più recente massimo di Luglio 2012 e il picco di Gennaio 2013, pur inaspettati, hanno avuto il carattere di episodi isolati, come e più di quello di Novembre 2011 e dunque non hanno modificato il quadro complessivo. Da Agosto a Novembre abbiamo assistito a mesi interlocutori, senza “acuti”, pur con la novità del netto calo del SSN. I mesi di Dicembre 2012 ed il Febbraio 2013 potrebbero aver dato il “colpo di grazia” a questo ciclo. I valori degli indici di riferimento nuovamente così bassi lasciano intendere che il Sole non riesce a dare di più di quanto non sia riuscito a fare nel corso degli ultimi 4 anni e anche una eventuale forte ripresa dell’attività potrebbe non essere sufficiente a far cambiare “piega” alle cose. Ciò avvalora ancor di più la possibilità che i due massimi trascorsi possano essere quelli assoluti del ciclo. Certo,visto anche la tendenza al rialzo dell’attività degli ultimi due mesi, non si può escludere ve ne sia qualche altro nei prossimi mesi o nel periodo 2013/2015, come indicato nelle ultime previsioni NASA. La modesta attività degli ultimi mesi, tra i due massimi e da Luglio in poi, è ben poca cosa se confrontata con quanto accadeva al Sole negli approcci al massimo dei passati cicli e non è in grado di sovvertire quanto sopra scritto. Solo in caso di una forte ripresa nei prossimi mesi si potrebbe riaprire il discorso circa la natura del ciclo 24. Attualmente sembra essere entrata in decadenza la fase di maggiore spinta relativa proprio nell’emisfero Nord che, teoricamente, dovrebbe andare verso un fisiologico calo dopo il massimo raggiunto a settembre 2011 (SSN emisferico 41,29) mentre l’emisfero Sud, dopo aver apparentemente iniziato una decisa fase di crescita, al momento risulta essere in completo stand-by. Da monitorare però i prossimi mesi in quanto sembra che stavolta ci possa essere l’occasione giusta per il “picco” di attività questo emisfero.

(N.B: grafico aggiornato al mese di Marzo)

In definitiva, almeno per ora, stiamo vivendo una fase di stallo. Che cosa ci riserverà il ciclo nei prossimi mesi? La sensazione è che ben difficilmente riusciremo a vedere un Sole più attivo di quanto non lo sia stato nell’autunno scorso. Aprile 2013, benché caratterizzato da una maggiore attività rispetto ai mesi precedenti, avvalora ancora di più la nostra ipotesi. E’ più probabile un relativo picco di attività dell’emisfero Sud, magari coincidente con la prossima inversione magnetica.
Vi lasciamo con un grafico che evidenzia l’andamento dell’attività solare in base al SSN: in blu la curva relativa al sole nel suo complesso, in rosso ed in verde lo stesso indice preso in considerazione rispettivamente per emisfero Nord e Sud; nonostante l’aumento di attività dell’ultimo periodo, è evidente il tracollo dell’attività dell’emisfero Nord mentre il Sud, che, come detto, negli ultimi mesi ha drasticamente ridotto la sua già scarsa “spinta” sembra apparentemente entrato in una fase di stallo e la curva del SSN emisferico ha iniziato a scendere dopo il “picco” di aprile 2012 (SSN emisferico 30,09): .

Restate sintonizzati per i prossimi aggiornamenti!

Apuano 70 e FabioDue

UPGRADE 07/05/2013

Sono usciti gli ultimi aggiornamenti riguardo lo stato di avanzamento, o almeno presunto tale, dell’inversione magnetica dei poli solari: l’ultimo dato adesso disponibile, quello del 17 Aprile 2013, conferma ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la strada per l’inversione è ancora lunga…. Valori filtrati: Emisfero Nord + 13 , Emisfero Sud +21  ma la cosa che più fa riflettere è che quest’ultimo dato ha interrotto, al momento, la sua progressione verso la neutralità e conseguente cambio di polarità per riprendere ad aumentare il suo valore, come evidenziato nella serie che alleghiamo:

Apuano 70 e FabioDue

Manca poco …

La settimana scorsa, gli ingegneri, studiando il codice di programmazione per i Google Glass hanno trovato vari modi, con cui le persone potrebbero interagire con i computer, indossabili, senza dover dire una parola. Tra questi, un utente potrebbe annuire per accendere gli occhiali on o off. Un unico occhiolino potrebbe essere sufficiente per scattare una foto.
Ma non aspettatevi che questi gesti siano molto lontani nel tempo. Ben presto, potremmo interagire con i nostri smartphone e computer semplicemente utilizzando la nostra mente. Tra un paio di anni, potremmo accendere le luci a casa solo con il pensiero, oppure inviare una e-mail dal nostro smartphone senza neanche tirare fuori il dispositivo dalla nostra tasca. Più in là nel futuro, il vostro assistente robot apparirà al vostro fianco con un bicchiere di limonata, semplicemente perché saprà che voi avete bisogno di bere.
I ricercatori della Emerging Technology Lab di Samsung stanno testando dei tablets che possono essere controllati dal vostro cervello, utilizzando un elmetto, che assomiglia, ad un cappello da sci, tempestato di elettrodi di monitoraggio. Questo quanto riferito dalla rivista scientifica  tecnologia del Massachusetts Institute of Technology.
La tecnologia, l’interfaccia tra il computer e il cervello, è stata concepita per consentire alle persone con paralisi e altre disabilità di interagire con i computer o controllare bracci robotici, il tutto semplicemente pensando a tali azioni. In poco tempo, queste tecnologie potrebbero benissimo essere disponibili nei negozi di elettronica di consumo.

Alcuni apparecchi che sfruttano il collegamento cervello-lettura esistono già, lasciando che le persone giocano partite facili o spostare il mouse intorno a uno schermo. NeuroSky, una società con sede a San Jose, in California, ha recentemente rilasciato un auricolare Bluetooth che può monitorare i piccoli cambiamenti delle onde cerebrali e permettere alle persone di giocare su computer o smartphone. Tra questi, un gioco di caccia agli zombie, tiro con l’arco e un gioco in cui si devono schivare delle pallottole – tutte queste applicazioni usano la mente come il joystick. Un’altra società, Emotiv, vende un auricolare che si presenta come una grande mano aliena e in grado di leggere le onde cerebrali associate ai pensieri, sentimenti ed espressioni. Il dispositivo può essere utilizzato per giocare a Tetris o come cercare le foto su Flickr, pensando ad una emozione per la persona che si cerca e che si sente, come felice o eccitato – piuttosto che la ricerca per parole chiave.
I produttori di automobili, stanno esplorando delle tecnologie da inserire nella parte posteriore del sedile per rilevare quando le persone si addormentano durante la guida e un sonaglio volante per risvegliarli.
Ma i prodotti disponibili oggi in commercio, potrebbero presto apparire arcaici. “Le tecnologie cerebrali attuali sono come cercare di ascoltare una conversazione in uno stadio di calcio da un dirigibile,” ha dichiarato John Donoghue, neuroscienziato e direttore dell’Istituto Brown for Brain Science. John aggiunge : “Per essere veramente in grado di capire quello che sta succedendo con il cervello oggi è necessario impiantare chirurgicamente una serie di sensori nel cervello.” In altre parole, per ottenere l’accesso al cervello, per il momento è ancora necessario un chip in testa .
Lo scorso anno, un progetto chiamato BrainGate sperimentato dal Dr. Donoghue, ha permesso a due persone con paralisi completa di utilizzare un braccio robotico con un computer che rispondeva alle loro attività cerebrale. Una donna, che non aveva usato le sue braccia in 15 anni, ha potuto afferrare una bottiglia di caffè, servire a se stessa un drink e poi riportare la bottiglia sul tavolo. Tutto fatto immaginando i movimenti del braccio robotico.
Ma quel chip all’interno della testa potrebbe presto svanire, come dicono gli scienziati, siamo vicini nell’ottenere una maggiore comprensione del cervello e, a sua volta, le tecnologie che consentono l’interfacciamento tra il computer e il cervello. Una iniziativa da parte dell’amministrazione Obama di quest’anno chiamata “progetto mappa del cervello”, un progetto di ricerca decennale, mira a costruire una mappa completa del cervello.
Miyoung Chun, un biologo molecolare e vice presidente per i programmi scientifici presso la Fondazione Kavli che sta lavorando al progetto e anche se ha detto che ci sarebbe voluto un decennio per mappare completamente il cervello, le imprese saranno in grado di costruire nuovi tipi di prodotti di interfaccia per computer del cervello entro due anni.
La “Brain Activity Map” vi darà un sacco di nuovi strumenti hardware che cambieranno il modo in cui utilizziamo gli smartphone e i tablet”, ha detto il dottor Chun.  “Sarà rivoluzionare tutto questo, dalle protesi robotiche alle protesi neurali per i telecomandi, che potrebbe essere la storia in un prossimo futuro, in cui, per cambiare un canale televisivo sarà sufficiente il solo pensiero” Ci sono tuttavia alcune paure da affrontare. Sul sito Web di Muse, una F.A.Q. è dedicata a convincere i clienti che il dispositivo non è in grado di spiare i pensieri dalla mente delle persone.
Queste tecnologie di brain-lettura sono stati oggetti da fantascienza per decenni.
Nel 1982, nel  film “Firefox”, il protagonista Clint Eastwood, interpreta un pilota di caccia, in missione in Unione Sovietica, per rubare un prototipo di aereo da caccia che può essere controllato da un collegamento neurale del cervello. Ma il signor Eastwood deve pensare in russo durante il volo, e lui rischia quasi di muore, quando non riesce a lanciare un missile, nello scontro finale. ( Ma non vi preoccupate, nel film, il buon Clint sopravvive ) 🙂
Anche se la guida degli aerei con la mente è sempre lontana, la navigazione web sul nostro smartphone potrebbe essere molto vicina.
Dr. Donoghue della Brown ha detto che una delle tecniche attualmente utilizzate per leggere nel cervello della gente è chiamata P300, in cui un computer è in grado di determinare quale lettera dell’alfabeto qualcuno sta pensando in base alla zona del cervello che si attiva quando vede una schermata piena di lettere. Ma anche quando i progressi nelle tecnologia brain-lettura avrà raggiunto i traguardi previsti , ci saranno nuove sfide da affrontare. Infatti, gli scienziati dovranno determinare, se la persona vuole cercare sul web qualcosa in particolare, o se sta solo pensando ad un argomento a caso.
“Solo perché sto pensando ad una bistecca in un ristorante, questo non significa che io in realtà la voglio per la cena” ha detto il Dott. Donoghue. Proprio come  per gli occhiali di Google, che dovranno sapere se stai sbattendo gli occhi perché c’è qualcosa nel tuo occhio, o se si vuole realmente fare una foto. L’interfaccia tra il computer e il cervello avrà bisogno di sapere quindi se si sta solo pensando a quella bistecca o se veramente si ha voglia di ordinarla.

http://bits.blogs.nytimes.com/2013/04/28/disruptions-no-words-no-gestures-just-your-brain-as-a-control-pad/

 

Michele

Previsione dell’attività solare per i prossimi 500 anni

Friedhelm Steinhilber, Jürg Beer

DOI: 10.1002/jgra.50210

Recentemente, una registrazione a basso rumore dell’attività solare è stata ricostruita per gli ultimi 9400 anni, combinando le registrazioni del berillio 10Be provenienti dalla Groenlandia e l’Antartide con il carbonio C14, degli anelli degli alberi [F. Steinhilber et al., 2012]. Queste registrazioni confermano i risultati precedenti, vale a dire, che il Sole è variato con periodicità diverse in passato. Vi presentiamo una previsione media dell’attività magnetica solare media di oltre 22 anni per i prossimi 500 anni, soprattutto sulla base delle informazioni spettrali derivanti dalla registrazione dell’attività solare del passato. Supponendo che il Sole continuerà variando con le stesse periodicità per i prossimi secoli abbiamo estratto le informazioni spettrali del passato e le abbiamo applicate su due diversi metodi per predire il futuro dell’attività magnetica solare. Prima, i due metodi sono testati sui cambiamenti passati. I nostri metodi sono in grado di prevedere i periodi di alta e bassa attività solare, per un paio di secoli nel passato. Tuttavia, sono meno precisi nel predire l’ampiezza corretta. Poi, i metodi, sono stati utilizzati per prevedere il periodo 2000-2500. Entrambi i metodi prevedono un periodo di bassa attività fino al 2100 AD. Tra il 2.100 dC e 2350 dC, i risultati sono incoerenti per quanto riguarda la durata dello stato di bassa attività nel 2100 dC e il livello di attività fino al 2250 dC. Intorno al 2250 dC entrambi i metodi prevedono un periodo di attività moderata. Dopo il 2350 dC entrambi i metodi indicano un periodo di alta attività. Il periodo di alta attività si concluderà intorno al 2400 dC, e sarà seguita da un periodo di attività moderata.

 

 

Figura 4 Previsione dell’attività solare (Ф a sinistra asse y, e irradianza solare totale, TSI, sulla destra asse y) per i prossimi 500 anni, utilizzando gli stessi parametri per i test con dati del passato. La curva nera raffigura la ricostruzione dell’attività solare [1]. Fascia grigia chiara : i risultati del metodo FFT utilizzando un diverso numero di linee e finestre di calibrazione con una lunghezza di 4000 e 6000 anni. Banda grigio scuro: risultati metodo WTAR utilizzando diverse combinazioni di scale e gli ordini del modello AR e le due finestre di calibrazione (4000 e 6000 anni). Grandi minimi solari del passato, conosciuti dal numero di macchie solari, sono contrassegnati con lettere maiuscole (M: Maunder, D: Dalton, G: Gleissberg).

 

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jgra.50210/abstract

Michele

Un notevole scoperta: Tutti i periodi del sistema solare si adattano alle serie di Fibonacci e la sezione aurea

Molte altre persone hanno notato i rapporti Phi del sistema solare in passato, a partire da Keplero, e ci sono diversi siti web che trattano questo argomento interessante. Ma fino ad ora, per quanto ne so, nessuno è stato in grado di trovare un unico schema semplice che collega tutti i pianeti e il Sole in un sistema tutto armonico descritto dalla serie di base di Fibonacci. Un paio di settimane fa, mentre ero in vacanza, ho avuto un paio di lunghe ‘sessioni’ di brainstorming con Tim Cullen, che ha deciso di arrotolarsi le maniche e tenere la calcolatrice calda per testare le mie idee. Quello che ho scoperto è presentato qui di seguito nello stile di un semplice ‘carta’.

 

 

Le relazioni tra le serie di Fibonacci e le orbite del Sistema Solare. Roger Tattersall – February 13 2013

 


Astratto

L’equazione lineare ricorrente: an = an-1 + an-2 con le condizioni di partenza: a1 = a2 = 1 genera la serie di Fibonacci familiare: 1,1,2,3,5,8,13 … Questo documento utilizza i primi 20 termini della sequenza per dimostrare una stretta corrispondenza tra la serie di Fibonacci e le relazioni dinamiche tra tutti i pianeti, e due pianeti nani del Sistema Solare. L’errore medio di tutti i 28 punti di dati è dimostrato essere sotto il 2,75%. L’implicazione scientifica del risultato è qui discussa.

 

Introduzione

Da quando è stato notato che si verificano cinque congiunzioni sinodiche come la Terra orbita intorno al Sole otto volte mentre Venere orbita intorno al Sole tredici volte, molti tentativi sono stati fatti per collegare la serie di Fibonacci e il convergente rapporto della sezione a 1.618:1 alla struttura del sistema solare. La maggior parte di questi tentativi si sono concentrati sulle distanze radiali o semiassi maggiori delle orbite del pianeta, nello stile della Legge di Bode, e sono naufragati nel sistema solare interno.

Il presente documento adotta un approccio differente, al fine di studiare contemporaneamente le relazioni dinamiche tra le coppie di pianeti, come le frequenze delle loro congiunzioni sinodiche oltre alle loro orbite individuali.

Un’analisi statica dei semiassi maggiori è inadeguata per comprendere un sistema dinamico solare nello stesso modo in cui un volano, staticamente bilanciato, non può rivelare l’equilibrio di forze che causano vibrazioni quando è ruotato ad alta velocità.

 

Metodo

 

Il numero più alto nella serie utilizzata (6765) è stato assegnato come il numero di orbite fatte da Mercurio intorno al Sole, il pianeta più interno. Successivamente, viene calcolato il numero di orbite da parte degli altri pianeti e pianeti nani durante lo stesso periodo di ~ tempo, ossia 6765*0.2408 = circa 1.630 anni. Tempo necessario a completare le 6.765 orbite. Inoltre, il numero di congiunzioni sinodiche tra coppie adiacenti di pianeti effettuate nello stesso periodo è calcolato utilizzando il metodo derivato da Nicolaus Copernicus:

Periodo = 1 / ((1/orbita veloce) – (1/orbita lenta))

 

Inoltre, i periodi armonici associati con lo studio fatto della densità spettrale di potenza (PSD) del numero di macchie solari dal contributo su talkshop di “Bart” e utilizzato nella successiva pubblicazione sul rapporto di Giove e di Saturno con il ciclo solare e confermati indipendentemente da Nicola Scafetta 2012A sono incluse. I risultati vengono poi confrontati con i valori discendenti della serie di Fibonacci e le deviazioni dalla serie calcolata. Juno è selezionato come rappresentante della fascia degli asteroidi in quanto si trova vicino al centro del nucleo principale ad una distanza di 2,67 UA. Con la terza legge di Keplero questo oggetto ha un periodo orbitale di: P = (SQR) 2,673 = 4.36yr.

 

Risultati

I risultati sono riportati nella tabella 1. ‘Vulcano’ Il pianeta ipoteticamente scomparso è indicato al fine di dimostrare le interessanti relazioni che phi avrebbe avuto data la sua orbita di 2,67 anni.

 

 

Discussione

Si tratta di un risultato sorprendente. Non esiste un meccanismo fisico attualmente accettato che può spiegare il legame chiaro e forte tra la sequenza di Fibonacci, il movimento dinamico del sistema solare, i fenomeni ciclici terrestri e i circa 60 anni e 205 anni livelli dell’attività solare. Il rapporto sottostante è Phi, noto come sezione aurea o rapporto aureo. Questo rapporto si manifesta altrove in natura. In biologia vegetale, Phi è ben noto e compare nella spaziatura delle foglie, nei gambi e nell’involucro dei semi. Il gambo della foglia ottimizza la distanza, per l’esposizione alla luce solare e l’involucro dei semi lo massimizza. In Geologia, le relazioni Phi sono evidenti nelle strutture atomiche, quasi cristalline e nelle strutture chimiche.

Lo spazio non ha una struttura cristallina. Tuttavia, ci sono campi gravitazionali e campi elettromagnetici che lo permeano. Che tipo di interazione di questi campi con la materia, potrebbe portare a una situazione in cui, circa 4,5 miliardi di anni dopo la formazione del sistema solare, tali rapporti stretti di Phi, si trovano a collegare ogni pianeta e due pianeti nani del sistema solare? Evidentemente, perturbazioni periodiche armoniche e altri tra i pianeti e le coppie di pianeti hanno contribuito a plasmare il sistema, e continuano a mantenere le loro relazioni interne.

La deviazione media della serie di Fibonacci per le orbite degli otto pianeti più due pianeti nani è 2.75%. Questo regge bene il confronto con la legge di Bode, che presenta una deviazione media del 15%. I cicli dell’attività solare sono rappresentati con l’inclusione dei risultati dell’analisi della densità di potenza spettrale (PSD), che trova picchi di attività delle macchie solari (SSN) a 19,86 e 23,72 anni, generando armoniche a 10.8 e 122 anni. Ciò suggerisce che vi è un legame tra il movimento dei pianeti ed i livelli di attività solare.

Poiché la gravità del Sole diminuisce, in una legge dell’inverso del quadrato, tra i pianeti gioviani le perturbazioni interesseranno le loro orbite in maniera più forte rispetto ai pianeti interni. Di conseguenza, i pianeti gioviani, ad eccezione Saturno, mostrano una deviazione più grande dalla serie di Fibonacci che i tre pianeti più interni.

Viene suggerito da Miles Mathis che l’equazione gravitazionale interna di Newton: F = GM1M2/r2 e l’equazione di carica simile di Coulomb: F = kq1q2/r2 siano un campo unificato, piuttosto che due forze distinte descritte dalle due equazioni.

Mathis dimostra che con un minimo di postulati, completamente meccanici, “la piscina di palline fisiche” può essere sviluppata, compresa. Oltre a fornire un’accelerazione di gravità portando corpi estesi insieme, la piscina del sistema solare, contiene anche una forza repulsiva elettromagnetica che, se pur debole, nella nostra esperienza quotidiana, può diventare significativa a livello dei corpi celesti quando sono in prossimità. È importante sottolineare, che l’accelerazione gravitazionale e la scala di forza repulsiva agiscono in modo diverso, come cambia la distanza a causa delle diverse proprietà dei corpi.

Questo potrebbe spiegare perché le orbite vuote praticabili, siano prive di detriti. Il mutare delle orbite planetarie per creare l’ordine più efficiente nel corso del tempo ha attraversato e stravolto il sistema solare liberandolo da detriti. L’eccezione è la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove. Alcuni dati suggeriscono che la sua formazione può essere recente (3.2Ma).

Inoltre, Mathis nel suo “fondamento del campo E/M”, che pervade lo spazio a densità variabile (dipende dalla vicinanza dei corpi che emettono), fornisce un quadro con il quale i rapporti delle forze esercitate dagli organi operano. Mathis suggerisce che, piuttosto che tentare di capire Phi isolandolo, possiamo apprezzare il modo in cui le due quantità che formano il rapporto possono funzionare meccanicamente, con la comprensione del modo in cui essi sono relativi al campo ambiente in cui operano. Questa non è una proposta di “etere universale”, ma per uno spazio interplanetario che contiene una densità variabile di campi .. etc…

Conclusioni

La conclusione logica è che il feedback è presente attraverso perturbazioni tra i pianeti e il sole, che organizza i pianeti in un ordine che minimizza il lavoro svolto, aumenta la stabilità e massimizza l’entropia. Questo richiama alla mente la Constructal law, affermata da Bejan nel 1996 come segue:

” Per un insieme finito di sistemi di dimensioni, per persistere nel tempo (vivere), esso deve evolvere in modo tale che esso fornisca un accesso più facile alle correnti che scorrono imposte attraverso di esso.”

Un vero e proprio sistema che contiene retroazioni cibernetiche. Le relazioni Phi dimostrate qui sono la prova che il sistema solare è veramente un sistema, nel senso pieno della parola.

 

Riferimenti :

http://jwilson.coe.uga.edu/emat6680/parveen/fib_nature.htm

http://goldenratiomyth.weebly.com/phi-in-chemistry-and-physics.html

http://tallbloke.wordpress.com/2011/07/31/bart-modeling-the-historical-sunspot-record-from-planetary-periods/

http://milesmathis.com/uft2.html

http://milesmathis.com/phi.html

Bejan, Adrian (1997). “Advanced Engineering Thermodynamics,” (2nd ed.). New York: Wiley.

http://en.wikipedia.org/wiki/Constructal_theory

Scafetta, Nicola (2012a) “Multi-scale harmonic model for solar and climate cyclical variation throughout the Holocene based on Jupiter–Saturn tidal frequencies plus the 11-year solar dynamo cycle”  JASTP